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Racconti Erotici Etero

avere trenta anni, e tutte queste ninfe intorno.

By 15 Febbraio 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

1.

Sono Massimo, ho 30 anni e lavoro in una scuola di lingue.
Esteticamente immaginatemi come volete, in fondo non è importante quando hai un bel modo di porti. Possiamo anche trovarci nel decennio dell’uomo oggetto (e so di cosa parlo!), ma il fascino continua ad essere una componente del tutto psicologica.
Da quest’anno la mia scuola a cominciato a collaborare con i licei della città offrendo corsi pomeridiani a gruppi di studenti. In quanto giovane insegnante ero ovviamente il candidato ideale nel ruolo di professore per adolescenti. Mi erano state affidate 3 scuole: uno scientifico, un classico ed uno psicopedagogico (quello che una volta si chiamava magistrale).
Lo psicopedagogico era un paradiso!
La classe era composta da 14 ragazze e due soli ragazzi. La competizione era enorme. Tutte si combinavano splendidamente per attirare l’attenzione dei maschi sotto il loro radar, tra i quali, oltre ai fortunati ragazzi, c’ero inevitabilmente anch’io.
Negli altri due licei la situazione era più equilibrata, in qualche modo le ragazze apparivano più piccole, forse perchè meno “attivamente” provocanti. Ma anche lì devo dire che ce ne erano di molto carine. Abbastanza grandi (tra i 17 e i 19 anni) per interessarmi, ma ancora tanto acerbe. In particolare Lucia, allo scientifico, dreeds kefia e piercing a definire quella ribelle diciottenne. Ci siamo trattenuti un paio di volte a parlare dopo la lezione e la ragazza dimostrava una bella testa, mi ci stavo affezionando come ad una sorellina.
Al classico erano per lo più secchione e/o di buona famiglia … sembrava di trovarsi in un film di Moccia, ben vestite e pulitine la competizione, tra loro, era anche più dura, ma si combatteva tutta al solo scopo di ottenere un bel voto, risultati. Ho assistito a sottili linciaggi verbali da far accapponare la pelle. Si capiva, anche se le regole mi erano sconosciute, che si stava svolgendo sotto i miei occhi una battaglia. Mi riguardava poco, io facevo la mia lezione e tutti erano diligenti e attenti; ma certi atteggiamenti, certe frecciatine, tutta quella cattiveria in quelle ragazze tanto pulitine ed educate aumentavano la mia, di cattiveria. Come si permettevano quelle ragazzine di trattare le loro compagne in quel modo?! Qualcuno avrebbe dovuto dargli una lezione… a due in particolare, che facevano comunella, Giada e Marina, pronte a spalar merda su chiunque e che si rivolgevano a me con un sorriso da prime della classe. I loro nemici giurati erano un gruppetto di tre, un ragazzo (luca, che ho scoperto in seguito essere gay) e 2 ragazze Margherita e Serena, che rispondevano a tono, acide pure loro, ma più simpatiche, meno manipolatorie, facevano ciò che dovevano per sopravvivere in quell’ambiente.

Ogni giorno di lezione mi dava sensazioni diverse e contrastanti… e la mia ragazza se ne accorgeva.
Se la vedevo la sera dopo aver lavorato allo scientifico ero tutto carino e dolce, diventavo un bambino tra le sue braccia, e lei una piccola cosa preziosa da accarezzare e percepire con tutto il mio corpo. La baciavo e mi dedicavo a lei completamente … la adoravo, quasi.
Dopo Il classico usciva la cattiveria, la prendevo con la forza, a volte la legavo. la prendevo a parolacce e godevo nel sentirla godere di questo mio essere rude.
Ma era il weekend, dopo il venerdì allo psicopedagogico, che davo il meglio di me: ero un animale, e lei una dea da montare e violare, ero tutto e mi prendevo tutto.
Nell’essere dolce ci mettevo così tanta sessualità che la mandavo in estasi, e dal suo sguardo traspariva adorazione ed una sorta di silenzioso “grazie”. Quando saliva in me la violenza e la forza ero così preso dal sesso che volavo via, ed in qualche modo la portavo con me. Ero totalmente nell’atto, totalmente in lei, a prendermi e darmi il piacere… vedevo nei suoi occhi la passione, la violenza, il volerne sempre di più, sudata, ansante.

Fu una domenica sera… lei era da poco uscita dal mio letto. avevo ancora addosso l’odore del sesso e non avevo voglia di togliermelo con una doccia, solo, a casa, ancora praticamente nudo.
Accendo il computer, controllo la posta.
Un messaggio: “ciao prof…” lo apro e mentre carica il doppio bip del cellulare: è arrivato un messaggio.
E’ lei, la mia donna: mi hai fatto godere come una cagna, mia hai trattato come una puttana, mi hai amato come un dio. ti amo”
Sorrido, torno al computer, e quasi mi prende un colpo!

sul monitor vedo le immagini seminude di una ragazza, bellissima, il volto tagliato, le pose da farmelo tornare duro nonostante tutto il sesso appena fatto.
non riesco ad immaginarmi chi possa essere, nessun segno di riconoscimento, solo un piccolo tatuaggio, una stellina, vicino alla fica.

La mia mano scende, a impugnare il mio cazzo.

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Raccontatemi cosa pensate di questo inizio, che sviluppi immaginate, in chi vi siete immedesimati/e, consigliatemi e criticatemi.
Raccontatemi le vostre sensazioni, quello che ha suscitato in voi.
Ispiratemi.

Niente è come il feedbeck di lettori e lettrici per far crescere la voglia di continuare a scrivere e di immaginare e portare nero su bianco, condividere, fantasie.
mailto:
sempronio81@yahoo.it fino ad ora:
Sono Massimo, ho 30 anni e insegno lingue in alcuni licei. Un giorno mi arriva un email con all’interno le foto nude e provocanti di una giovane ragazza, unico segno di riconoscimento un piccolo tatuaggio. Questo è il racconto di ciò che ne seguì.

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Il capitolo precedente:
https://raccontimilu.com/viewstory.php?sid=17815
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2.

Lunedì a scuola potete immaginare il mio stato d’animo: teso, eccitato, assolutamente non lucido.’
Ero entrato in classe con mille pensieri che prepotentemente mi assillavano dal giorno prima.
passavo da momenti di totale euforia, immagini di sesso estremo con 18enni arrapate e sottomesse, alla paura di poter venir molestato e sputtanato da una psicopatica ragazzina viziata.
E a proposito di ragazzine viziate ne avevo parecchie in classe quel giorno, ed ora le guardavo tutte con altri occhi.
Certo, già le vedevo come giovani e belle ninfe, non che non avessi fatto pensieri su di loro. ma adesso quei pensieri erano assolutamente concreti, prendevano il sopravvento, non riuscivo a scacciarli.
Schiacciate sotto quelle camicette potevano esserci quei seni che avevo visto nel video, poteva fare capolino dalle mutandine il tatuaggio, quella piccola stellina vista nelle foto sulla mia e-mail. (Le mutandine le immaginavo bianche e caste, proprio da brava studentessa suorina del liceo classico)
Tutte, nella mia mente, mi guardavano sottecchi e vogliose. Giada e Marina, le stronzette, si lanciavano occhiate d’intesa… sicuramente dal mio atteggiamento avevano capito che il loro perverso gioco aveva funzionato; o stavo vaneggiando, paranoico?
E le altre?
Una più insospettabile magari.

Tornato a casa chiamai immediatamente la mia ragazza, ero eccitato come poche volte lo sono stato, la andai a prendere con l’idea di scoparmela con forza. Non aspettai neanche di arrivare a casa, fermai la macchina in un parcheggio di quelli molto frequentati dalle coppiette, che si trova proprio sulla strada per casa mia.
“ma cosa fai? non mi porti a casa?” “no” e cominciai a baciarla e a toccarla. tanta era la mia foga e la mia passione (e la sua) che la convinsi subito -c’è da dire che è il tipo di ragazza che si lascia convincere facilmente per questo genere di cose-
Ribaltai i sedili e cominciai a farmela con foga e passione, niente pompini, niente tenerezze, ma tanta tanta voglia. Lei era un lago, come se la mia passione si fosse immediatamente trasferita in lei, e mi incitava. “sii, scopami” ed io immaginavo che nelle altre macchine la sentissero, sentissero le sue urla di piacere.’
Ritornavo 20enne, sesso in macchina, poco spazio, tanto sudore, quella strana sensazione di farlo vicino ad un sacco di altra gente. Zero pudore.’
Come sicuramente lo facevano quelle ragazzine tanto caste della classe di oggi, in macchina in qualche parcheggio vicino a coppiette esattamente come loro, tra guardoni e amanti.’
Quanto godevo!
Mi misi sotto, incurante del fatto che quelli accanto a noi (saranno stati 5 metri) potessero vedere le sue tette, anzi, eccitato da questo fatto. e lei ancora con i suoi “siiii, amore scopami” che altri avrebbero potuto sentire. “Vengoooooooo, oddio, vengooooooo” urlava. e poco dopo anch’io, con un rantolo le venni dentro.
Poi sapete come vanno queste cose, comincia il rito del fazzoletto, cercarlo ovunque, ed una volta trovato pulirsi e buttarlo fuori dal finestrino… in quel momento dalla macchina accanto sentiamo un rantolo, un “siiiiiiiii”, una voce femminile.
La mia donna mi guarda e mi chiede, ridendo “dici che ci hanno sentiti?”.
“speriamo.”

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Raccontatemi cosa pensate di questo racconto, che sviluppi immaginate, in chi vi siete immedesimati/e, consigliatemi e criticatemi.’
Raccontatemi le vostre sensazioni, quello che ha suscitato in voi.
Ispiratemi.

Niente è come il feedback di lettori e lettrici per far crescere la voglia di continuare a scrivere e di immaginare e portare nero su bianco, condividere, fantasie.
mailto:
sempronio81@yahoo.it —————————————————————————————–
I capitoli precedenti:
https://raccontimilu.com/viewstory.php?sid=17815
https://raccontimilu.com/viewstory.php?sid=18578&i=1
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3.

E quel sabato gli eventi precipitarono.
Fu un insieme di cose, tutte in solo giorno. Ogni singolo tassello di un puzzle composto da chissà chi era finito al suo posto, ed io ero finito con il mio naso tra quelle fresche cosce.
E niente sarebbe stato più come prima.

E’ sabato sera, e mi trovo al concerto dei Depeche Mode. Sono solo.
La mia ragazza è partita. Lunedì proossimo ha un importante colloquio per una borsa di studio in un’altra città (non dico quale, non do indizi). Aveva deciso di approfittarne per passare il week-end con un’amica che vive lì. Fantastica idea.
L’amico con cui dovevo venire al concerto purtroppo (o per fortuna?) ha avuto un incidente un paio di giorni fa, ancora vivo ma acciaccato ha deciso di rimanere a casa.

Eccomi quindi così, tra la folla, in attesa che il concerto cominci, e con una notevole quantità di marjuana addosso. Di norma non fumo molto, ma l’acquisto era stato fatto in previsione della presenza del mio amico, che invece ci dava giù alla grande. e comunque questa sera ho veramente bisogno di distendere i nervi perchè sono eccitato come un satiro. E non solo per l’imminente concerto.

Questo pomeriggio ho ricevuto un altro video.

Questa volta è nuda, completamente nuda. Inizialmente semplicemente sta in piedi, dritta, con le gambe unite, una statua di perfezione. I seni e la fica li, davanti alla telecamera, plastica. Solo la testa era tagliata fuori dall’inquadratura. Posso vedere questo stupendo corpo perfettamente, ma solo fino al collo, un bellissimo collo.
E poi parte una musica, è qualcosa di chillout che non conosco, e lei comincia a ondeggiare, come un serpente. Andrà avanti mezzo minuto così, muovendosi a ritmo della musica che diventa sempre più veloce. I suoi seni ondeggiano, mi danno l’idea del mare, i suoi fianchi sono perfetti, non troppo magri, da afferrare quando si scopa, da mordere. Ma non in quel momento, in quel momento sono solo da guardare. Il ritmo aumenta e lei si gira, il suo culo è perfetto.
Allarga le gambe, lunghe, bianche, toniche. Sono la via perfetta per una lingua che dai piedi voglia raggiungere quei glutei sodi e tondi. Ma prima indugerei nell’incavo del ginocchio leccando avido, e morderei le cosce lì dove i nervi sono più sensibili. Quel culo si merita un ottimo antipasto.
Lo muove velocemente, i glutei sembrano gelatina. Si china un po’ in avanti, ed io mi sento impazzire di desiderio.
Poi lo schermo diventa nero, e di nuovo si illumina.
Ora ho la visione oscena e bellissima della sua fica in primo piano, il boschetto di peli curato, il tatuaggio, l’unico suo segno di riconoscimento, ben visibile. Non c’è più la musica e questo mi permette di godere i gemiti che accompagnano la sua lenta masturbazione. Come da copione inizia con il clitoride e presto si allarga le labbra della fica. Vedo sfocati, in secondo piano i suoi seni, i capezzoli turgidi, sento i suoi sospiri, un suo dito entra dentro, poi un altro. Aumenta il ritmo, gode: si vede dagli umori, si sente dai gemiti, e dal suo corpo che si inarca e trema sempre di più. Inarcandosi mi regala la visione del buco del suo culo per un attimo, vedo i muscoli tesi, sento le dita che bagnate entrano ed escono, e viene. Viene urlando un lungo ‘Siiiiiiiiiiiiiiiiiiii’. E poi si ferma, ansimante, il petto sale e scende affannato. E comincia a cantare, a bassa voce: ‘Ur own, personal, Jesus’.
Cosa?!
Prende un foglio di carta, su cui e scritto: ‘buon concerto prof.’
Come fa a saperlo?! Come cazzo fa a saperlo?!?!?
Dissolvenza in nero.

Rispondo alla sua mail con un semplice:
chi sei?

L’eccitazione mi travolge come un onda impazzita quando qualche minuto dopo leggo la sua risposta:
‘lo scoprirai.’

Non so cosa dire, non so se e cosa risponderle. Alla fine decido di non fare nulla. Potrebbe essere uno scherzo, o peggio potrebbe non esserlo. Potrei mettermi in un mare di guai, e non sarebbe saggio.
Ma non sono esattamente famoso per essere saggio.

Così non faccio niente, mi preparo per andare al concerto e ci vado. Mi porto dietro un bel po’ di marjuana, più di quanta me ne fumerei normalmente, supero i cancelli, mi mescolo tra la folla, ed il flashback è finito.

Ora sono qua, tra la folla in attesaa, ancora non troppo accalcato,mi sto fumando di gusto la prima canna della serata ed ha l’effetto di calmarmi e rendermi contento. Mi godrò il concerto e mi rilasserò, e domani, a mente lucida, penserò a cosa fare.
‘Ehi prof!’ è la voce allegra di una ragazza, so che sta chiamando me, so che la serata si prospetta piena di sorprese. So che sto per fare qualcosa di poco saggio.
Ma l’ho già detto, non sono famoso per essere saggio.

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Raccontatemi cosa pensate di questo racconto, che sviluppi immaginate, in chi vi siete immedesimati/e, consigliatemi e criticatemi.
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