Durante l’ultimo periodo di permanenza in una grande città del nord, durato alcuni anni, ho scoperto di avere una particolare sintonia con una collega. Avevamo gli stessi problemi, gli stessi gusti, avevamo frequentato lo stesso tipo di scuole, insomma, eravamo parecchio in sintonia. Lei, che per sicurezza chiamerò Sofia, era una donna sposata, come me non troppo felicemente, aveva circa 40 anni (io quasi 50), e non era la classica “bellona” per la quale si perde la testa. Visetto normale, fisico normale, anzi, direi un po’ sottotono dal punto di vista dell’attributo che più di tutti caratterizza la femminilità e catalizza l’attenzione di noi maschietti, ossia il seno. In compenso aveva un misto di sensualità e carica erotica inconsapevolmente indossata che si esprimeva in un lato B da infarto (non voluminoso o sfacciato, anzi, al contrario elegantemente proporzionato e perfettamente disegnato) sottolineato da un incedere molto femminile e sexy su due splendide gambe, perfettamente tornite. Insomma, vederla passare tra le scrivanie era per me uno dei momenti più piacevoli della giornata lavorativa (e non). Era comunque una donna molto seria e riservata, e mi sembrava anche fosse poco propensa agli apprezzamenti da parte dell’altro sesso Tuttavia quando, battuta oggi e battuta domani, il nostro livello di confidenza mi parve adeguatamente maturato, decisi di manifestarle (con tutto il tatto e la prudenza di cui ero capace) il mio pensiero. Incredibilmente sembrò gradire le mie attenzioni e i complimenti che le rivolgevo. Cominciammo ad uscire insieme per la pausa caffè e diventammo sempre più complici. La chiamavo “culetto d’oro” e ogni volta che lo facevo arrossiva e sorrideva imbarazzata assumendo un’espressione deliziosamente quanto innocentemente maliziosa, da adolescente alla sua prima cotta che non sa bene come comportarsi ma che sta cominciando a capire quale ascendente abbia sugli uomini. Fin qui, tutto normale e più o meno entro i limiti delle convenzioni sociali. Fino al giorno in cui fummo mandati insieme in trasferta a Verona, la città degli innamorati per antonomasia, per due giorni. Inutile dire che l’idea di rimanere solo con lei, di sera (e di notte) nello stesso albergo stuzzicava la mia immaginazione oltre ogni limite, anche se ero ragionevolmente sicuro che la cosa non sarebbe andata oltre i soliti complimenti che le rivolgevo durante la giornata. Arrivati a Verona, finito l’orario di lavoro, andiamo in albergo… Hotel Giulietta e Romeo, in vicolo San Nicolò. Ci diamo un’ora per docciarci e cambiarci d’abito e ci rivediamo nella hall. Solito giro attorno all’arena e poi giù nei vicoli fino alla casa di Giulietta, per la consueta visita al famoso balcone, dal quale ci affacciamo assumendo la classica posa “da foto”, dopo aver pregato un turista con la faccia particolarmente idiota di immortalare il momento con la mia fotocamera. Sarà l’atmosfera, la circostanza “trasgressiva”, sarà il contatto del mio corpo abbracciato al suo, il profumo dei suoi capelli, ma ero visibilmente eccitato e ovviamente lei se ne accorse. Imbarazzo generale (tranne del turista che nel frattempo ci aveva fotografato restituendomi la fotocamera) e ci stacchiamo da quella posizione che stava per diventare compromettente. Decidiamo di tornare verso l’albergo per trovare un ristorantino e ci sediamo alle “Cantine dell’Arena” in una piazzetta antistante l’omonimo celebre monumento. Il ristorante offriva anche della buona musica dal vivo per cui, dopo una bella cenetta a lume di candela, durante la quale nessuno dei due ebbe il coraggio di accennare all’episodio del balcone, vuoi per la bottiglia di Chianti bevuta in due, vuoi per la situazione, decidemmo di metterci a ballare. Ancora una volta i nostri corpi erano stretti in un’abbraccio, ancora una volta il suo profumo inebriava e risvegliava i miei sensi dal torpore di un menage matrimoniale ormai assopito… ancora una volta la mia eccitazione si manifestava, prepotente ed evidente. Ma stavolta non ci fu imbarazzo…non so, forse a quel punto entrambi eravamo preparati ed attendevano che accadesse l’inevitabile. Mi guardò con un sorriso dolcissimo, come se attendesse la mia prossima mossa… quello fu il momento in cui ci baciammo appassionatamente…così, davanti a tutti, mentre ballavamo…probabilmente in quella città queste sono scene di ordinaria amministrazione, fatto sta che nessuno sembrava essersi accorto di niente…e forse in effetti era proprio così…in fondo potevamo sembrare una coppia regolare…non avevamo certo scritto in faccia “siamo solo due colleghi in trasferta”… Finito il ballo paghiamo il conto e ci incamminiamo verso il vicino albergo, mano nella mano, con la fretta di chi sa già quali saranno gli sviluppi della serata, anche se ancora cerca di dissimulare. La sua camera è di fronte alla mia ed io, cavallerescamente, l’accompagno e la saluto con un bacio sulla guancia, ringraziandola per la splendida serata. La sua espressione era indecifrabile…probabilmente era sollevata, anche se io voglio illudermi fosse delusa e, con un sorriso, chiuse la porta della camera. Ma io avevo altre intenzioni… Attraversai lo stretto corridoio e andai in camera mia. Doccia veloce e, prese due bottigliette di Chardonnay Cinzano dal frigo-bar e due bicchieri (purtroppo di carta… non c’era altro), torno nella sua camera e busso alla sua porta. Mi apre subito (mi aspettava?) con indosso una corta vestaglia di seta, una specie di baby-doll e due scarpette da notte col tacco… L’insieme è esplosivo, perché mette in risalto le sue splendide gambe. Alla vista dello spumante mi sorride, complice, e mi invita ad entrare. Stappo una delle bottigliette e le verso da bere. Brindiamo “alle occasioni da non lasciarsi scappare…”. Finito il bicchiere fa una piroetta, per accertarsi che il completino fosse di mio gradimento anche dietro. Indossa un perizoma di quelli che in ufficio non avrebbe mai avuto il coraggio di mettere, ma che in quella circostanza era perfettamente appropriato. Inutile dire che la vista del mio culetto preferito, praticamente nudo, sconvolge i miei sensi già duramente provati fin dal pomeriggio. Mi avvicino, le prendo la testa tra le mani e le do un bacio sulla bocca, quasi a manifestarle tutta la mia ammirazione. Con le mani le afferro il culetto, quello splendido culetto che tanto ha turbato la mia immaginazione adesso è lì, tra le mie mani. La attiro verso di me, stringendola con passione crescente, mentre le nostre lingue si rincorrono freneticamente. La sollevo di peso, entrambi in preda all’eccitazione di un momento troppo a lungo rimandato e tanto atteso (da me, almeno, certamente)… La poggio delicatamente sul letto e mi spoglio, dando dimostrazione di una ritrovata virilità repressa da diversi mesi. A quella vista Sofia mi guarda con un sorriso malizioso e protende la mano per prendere il frutto maturo. Ma io ho altre intenzioni. Mi inginocchio verso la sponda del letto, la faccio sdraiare e le sfilo delicatamente il perizoma. A quel punto la sua intimità è a portata della mia bocca, e comincio a suggere il suo nettare dolcissimo, già abbondante per l’eccitazione, strappandole piccoli sospiri di piacere. Ma non ho fretta, e comincio invece a percorrere le sue gambe, dall’alto verso il basso, con la lingua desiderosa di esplorare terreni sconosciuti. L’interno coscia, l’incavo delle ginocchia fino ai polpacci, le caviglie e ancora più giù fino alle dita dei piedi. Piano piano, ma con decisione, risalgo ripercorrendo la stessa strada all’inverso e tornando all’origine del mondo, croce e delizia degli uomini. Lei nel frattempo inizia a muoversi, eccitata e in preda alle sensazioni. Mi sdraio accanto a lei, offrendo il mio sesso alle sue mani, alla sua bocca, mentre con la mia bocca prendo possesso del suo. Le nostre lingue e le nostre bocche sono ormai padrone dei nostri rispettivi sensi, portandoci sempre più vicino all’estasi. Con un dito la penetro davanti, per raccogliere un po’ del suo umore, e subito raggiungo la soglia, inviolata, del mio panorama preferito. Cerco di introdurmi col dito intimidito, e lei smette subito di darmi l’estasi di un bacio interminabile sul mio sesso. Quasi stupita e indecisa se accogliermi o meno. Poi si rilassa e riprende il suo su e giù che tanto piacere sta regalandomi. Allarga i muscoli per consentire l’ingresso del mio ditino. Io non smetto di suggere il suo nettare e continuo a penetrare il suo orifizio con il dito. É arrivato il momento. Mi alzo, mi giro e la guardo negli occhi, baciandola di nuovo in bocca con passione. Lei allarga le gambe, già pregustando il momento in cui sarei entrato in lei. Mi accoglie con un gemito, come se non avesse aspettato altro in tutta la sua vita e incrocia le gambe dietro la mia schiena, come a volermi trattenere per sempre. Iniziamo la lenta e antichissima danza dell’unione tra uomo e donna, nella più classica delle posizioni, sempre baciandoci in bocca e guardandoci negli occhi. I movimenti, sono sempre più veloci e appassionati. Poi le mie mani si aggrappano dietro di lei, sollevandola. É un fuscello, un dolce peso che sollevo quasi senza sforzo, per cambiare posizione. Adesso la giro, per avere una visione piena della sua splendida schiena… e del suo posteriore… Lei è inginocchiata sul letto mentre io sono in piedi, e continuo i miei movimenti, sempre più possenti e in profondità. Raggiungiamo insieme il climax con un dolce sospiro di piacere e ci buttiamo sul letto, esausti ma soddisfatti. Ci abbracciamo in un silenzio complice e rimaniamo così, senza parlare, per un po, continuando a guardarci negli occhi ed a baciarci con complicità. Poi io vedo l’altra bottiglia di chardonnay, ormai calda…non vale la pena berlo, ma ho un’idea migliore. La faccio sdraiare con le gambe leggermente allargate sul bordo del letto e mi inginocchio con la bocca davanti al suo fiore profumato. Con una mano verso il contenuto della bottiglia sul suo monte di Venere, in modo da farlo scorrere verso la mia bocca che, assetata, lo beve direttamente dall’interno della sua rosa, in fiamme dopo la battaglia appena vinta. Evidentemente le provoco brividi di piacere, ai quali risponde alzandosi in piedi e costringendomi a fare altrettanto. Si inginocchia di fronte a me solo per accogliermi nella sua bocca e per ridare subito vita al guerriero stanco e battuto. Lui la ringrazia riempiendola repentinamente con l’ingombro della sua eccitazione. Sarebbe bello finire così, nella sua bocca, ma io ho ben altro per la testa. Esco da lei e faccio in modo da farla girare. Di nuovo ho la vista del suo delizioso cuscino che tanto sconvolge i miei sensi. Ho ancora un po’ di spumante e lo utilizzo per lubrificare il buchetto non ancora esplorato. Lei intuisce le mie intenzioni non proprio candide, e mi tranquillizza, guardandomi con un sorriso complice e malizioso. Incoraggiato, mi dirigo verso di lei e comincio a spingere piano, piano ma con decisione. Sofia è rilassata, quasi come se si fosse aspettata una conclusione del genere. Sono tutto dentro di lei… per la prima volta qualcuno è dentro di lei nei suoi anfratti più segreti e privati. Ma questo non la disturba, anzi… Comincia ad assecondare i miei movimenti rilassandosi sempre più e regalandomi sensazioni indescrivibili. La afferro dai fianchi mentre si appoggia al materasso. Siamo entrambi in piedi e io non riesco a togliere gli occhi di dosso dalla sua schiena, dal suo culetto ormai completamente mio… Il mio culetto d’oro. Minuti che sembrano ore in un continuo movimento in cui sembra si sia perduta la nozione del tempo, la coscienza, la ragione. Il fondersi in un essere unico in cui due volontà coincidono nell’unico fine, selvaggio ma al tempo stesso dolce, antichissimo ma sempre attuale, in cui un uomo e una donna si desiderano al di là della ragione e della coscienza. Ci addormentiamo sfiniti, l’uno tra le braccia dell’altra. Al mio risveglio sono solo in camera mia, a mille chilometri di distanza. É stato solo un sogno. Sento il bip del mio cellulare: è arrivato un sms. Deluso, do un’occhiata distratta. É Sofia…col cuore a mille leggo il messaggio… Mi comunica che andrà a Verona con un collega per due giorni E DUE NOTTI… Dio, quanto riescono ad essere stronze le donne!!!
grazie amore
Non credo di aver avuto il paicere, ma grazie intanto della lettura.
Leggendo i tuoi racconti continua a venirmi in mente Potter Fesso dei Gem Boi
grammaticalmente pessimo........
Ciao Ruben, sei un mito! Hai un modo di scrivere che mi fa eccitare! La penso esattamente come te. Se…