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Racconti Erotici Etero

Camerino

By 30 Ottobre 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Ti ho sentito, mentre mi giravi intorno, non solo con le parole, ma anche fisicamente.
Mi hai girato intorno, mi hai osservato, mi hai stuzzicato, hai cercato di carpire la mia attenzione, per poi nasconderti nuovamente. Mi piaceva questa danza, tutti e due sapevamo esattamente cosa volevamo, ma tu cercavi la strada accettabile sul piano della tua morale. Impossibile.
Poi è successo qualcosa, qualcosa che sai solo tu, e sei tornata allo scoperto, determinata.
La tua iniziale reticenza, si era sciolta davanti alla concreta possibilità di realizzare le tue fantasie, ma ancora qualcosa ti teneva ancorata ad una dimensione tropo distante dalla mia.
Mi hai lungamente parlato delle tue giornate, e del tempo trascorso nella normalità di una vita fatta di desideri disattesi. Ed è stata mia l’idea, sarei stato una parentesi all’interno di una tua normale giornata.
Quel breve lasso di tempo, in cui la tua collega andava a pranzo lasciandoti sola in negozio, sarebbe stato il momento in cui ci saremmo incontrati.
Ti chiesi cortesemente di non indossare slip, e se fosse stato possibile di indossare una gonna, all’una sarei arrivato e tu ti saresti fatta trovare nell’ultimo camerino di prova ad occhi chiusi. Il negozio non sarebbe rimasto abbandonato, avremmo comunque sentito l’arrivo di qualcuno.
E così venne il giorno. Puntuale come un orologio ho aperto la porta a vetri del negozio e dopo una rapida occhiata mi sono diretto verso i camerini. Dietro una di quelle tende c’eri tu, e il fatto di sapere che fossi in attesa non mi dispiaceva, anzi, rimasi di proposito qualche istante fermo davanti senza muovermi o proferire parola, per meglio gustare quella tensione. Trovai il tuo: ‘chi è?’, molto tenero. Risposi semplicemente: ‘Sono qui per te, sto entrando’
Eri in piedi, rigida come un tronco, gli occhi serrati e con un tremolio di fondo che trovavo molto sexy. Ti presi per le braccia, e dopo aver superato la tua prima reazione, che fu quella di scansarti, ti misi a sedere sullo sgabello del camerino. Delicatamente usai un foulard nero, che avevo preso per l’occasione, per non consentirti di guardare.
Mi accovacciai alla tua altezza e con il mio viso attaccato al tuo, sfiorando le tue labbra con le mie, ti chiesi di alzare la gonna. Eseguisti senza tentennamenti, ed era evidente quanto fosse già forte il tuo desiderio, ma alla mia seconda richiesta ti bloccasti. Insistetti: ‘non abbiamo molto tempo, allarga le labbra’. Ti apristi davanti a me. A questo punto, non resistetti, tutto quello che avevo pensato ed immaginato, venne accantonato per rispondere all’irrefrenabile esigenza di sentirti da dentro.
Calai i pantaloni e per quanto quella posizione sulle ginocchia fosse molto scomoda ti feci sentire il mio desiderio, appoggiandolo con energia, ed esercitando più pressione dove sapevo avresti percepito con più chiarezza le sensazioni. Percepivo chiaramente quanto fossi palpitante. Iniziai a farlo scorrere in superficie prestando sempre attenzione a dove imprimere più energia e dopo pochi passaggi, a tradimento, affondai.
Allargasti le braccia all’indietro cercando appiglio sulle pareti, e iniziasti a respirare in modo sempre più affannato, dal canto mio, le uniche cose a cui pensavo era spingermi dentro di te, gustarmi l’accoglienza e il calore del tuo ventre e ascoltare i tuoi tremori farsi sempre più frequenti ed intensi. E quando lungo la mia strada dentro di te mi imbattei nel tuo orgasmo fatto di sussulti e lamenti emessi con voce sorda, mi fermai su una affondo spingendoti contro la parete, lasciando che i tuoi tremori scemassero. Quindi mi alzai in piedi davanti a te e ti chiesi di aprire la bocca tirando fuori la lingua, appoggiai la punta su di essa, e gustandomi l’immagine riflessa sul grande specchio del camerino, mi massaggiai fino a raggiungere l’apice del piacere.
Ti salutai ringraziandoti, guardando il tuo splendido viso stanco e pensieroso nascosto da quel foulard. Sapevi che con ogni probabilità si trattava di un addio. Ma qualcosa rimarrà forse e quando guarderai quel camerino, lo farai con occhi diversi.

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