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Racconti Erotici Etero

CENSIMENTO

By 25 Novembre 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Appena fuori casa si accorge di aver dimenticato lo zaino di Alice in camera. La bambina era già all’ascensore che scalpitava premendo il bottone. ‘Tu aspetta giù,tieni – e le passa le chiavi dell’auto ‘ apri e entra nella topoturbo e chiuditi dentro,vengo subito!’ Alice prende le chiavi e infila l’ascensore. Marina rientra in casa,corre in camera,afferra lo zaino,sfila in cucina,meno male pensa,dimenticavo perfino i documenti,che testa!,prende i moduli che stanno sul mobiletto accanto alla porta,corre fuori,infila le scale e si scaraventa fuori. Alice &egrave seduta composta in auto con le cinture allacciate,ma appena vede la mamma inizia a fare le boccacce e fa cenno che non aprirà le portiere dell’auto. Marina sbuffa,sorride DAI DAI DAI,Aliceeeeee! Ma la bambina niente,non apre. Poi fa la faccia seria,intima di aprire: ‘ALICE!!! Smettila subito e apri!!’intima alla fine. La bambina scuote la testa,ma poi,lentamente,sorridendo,apre. ‘Siamo in ritardo!’esplode Marina entrando. Schizza via appena la topoturbo(come la chiama Alice)si decide a partire(al terzo o quarto colpo),infila il breve tratto di controsenso che c’&egrave fuori dal parcheggio(fare tutto il giro le farebbe perdere del tempo)si becca un lungo urlo di claxon da una Renault che viene nella direzione opposta(quella giusta),scatta al giallo del semaforo in fondo a via M.,arranca nella salita di via D.,quindi si ritrova in colonna sul viale Y.T. e si procede a passo d’uomo. Marina guarda la figlia nello specchietto. Una smorfia nuova,un sorriso. Quindi infila le mani nella borsa e prende i cosmetici per finire di truccarsi. Nel lungo tragitto che porta al semaforo riesce a completare il tutto e a scambiare brani di conversazione prima con la bambina poi con la sorella che telefona per ricordarle che quella sera hanno yoga. Figurarsi se ne era già dimenticata! Su 5 lezioni ne ha già saltate 2,se continua così..ma insomma,riflette,qui devo fare tutto io,e il condominio,e il ricevimento dei genitori a scuola,e portare sua madre dal dottore e trovare una nuova badante e via così. Quella mattina c’&egrave pure da consegnare quello stupido censimento,che palle. Al solito si era ritrovata all’ultimo giorno utile per farlo. Perché? Il perché lo sapeva. Per fortuna che quel giorno aveva il turno dalla 12 alle 18,altrimenti non lo avrebbe neppure portato,ma sua sorella aveva detto che era prevista una multa per i ritardatari e lei di multe ne aveva fin troppe da pagare:2 per parcheggio,1 per ritardo sulla bolletta del gas e 1 che non ricordava neppure più per cosa. Dopo piazza F.accellera fino al viale U.,brucia un semaforo e parcheggia in terza fila l’auto vicino alla scuola. Scende,intimando ad Alice di fare altrettanto,al solito &egrave in ritardo. Bacia la bimba,le passa lo zaino,la vede correre sulle scale della scuola. Riprende l’auto e schizza via. In corso D. si ferma a comprare della frutta e della verdura,riprende l’auto in seconda fila mentre un tizio in giacca e cravatta la maledice apertamente perché non può passare,Marina sorride e corre alle poste. Un quarto d’ora per trovare parcheggio,cinque per capire quale &egrave lo sportello giusto. Alla fine lo individua. &egrave quello con la fila più lunga,sbuffando a lungo si mette in coda. Una telefonata di Sabrina,una sua amica,un’altra della sorella,due messaggi ai quali rispondere. Dopo mezz’ora si sono appena mossi. Marina si guarda intorno smarrita. Che palle! Perché ci vuole una vita? Sbircia di fronte a lei,ma riesce a vedere poco della coda. Proprio di fronte a lei si parano le spalle di un uomo alto. Per un attimo rimane a fissare senza pensare a nulla se non al fastidio di quella situazione la sua nuca. O meglio il collo e la nuca. &egrave un collo piccolo almeno rispetto al resto del corpo che può immaginare massiccio come le spalle,porta i capelli corti dietro,deve averli appena fatti,perché la m che disegnano sotto la nuca appunto ha una sfumatura pulita,chiara,perfetta. Le orecchie sono piccole, i lobi sembrano appena accennati. L’uomo indossa una lunga camicia di velluto e jeans,per quanto sia impossibile giudicare l’espressione di uno di spalle,Marina pensa che l’uomo non sia infastidito dalla fila quanto lo &egrave lei. Legge un quotidiano. Una nuova telefonata,Cristina,la festa di Carla? Quando? Domani? Mannaggia’ok..ci penso’ma tu?..e Giovanna? Con Dario? Ma dai’te lo dicevo però..ok..da lei me lo aspettavo’e tu?..non dirmi’e lei..? figuriamoci’seee..conosco il tipo’certo,come no? Ok’ma tu lascia perdere,dammi retta’no..certo..si lo so’va b&egrave..non mi pare’Cristina tu sei troppo’come no? Ma certo! Nessun problema’.figurati!…stai tranquilla’ok’sono qui alla posta..una fila’il censimento! Anche tu? Siamo due sciagurate’ok a dopo.ciao,bella,ciao,un bacio.
Ancora non si sono mossi. L’uomo dal collo stretto continua a leggere il suo quotidiano. Che palle! Ancora’Marina prende il plico dalla borsa. Ma lo avrà compilato tutto il censimento? Sfoglia le pagine, si mette a cercare una penna in borsa e facendolo,metà del contenuto le cade per terra:chiavi,i trucchi, assorbenti,un guanto schizzano via lungo il pavimento del locale. Si precipita a raccogliere tutto e non vede che l’uomo davanti a lei fa altrettanto. Sbatte violentemente la testa contro la spalla di lui. ‘Mi scusi..oddio che sbadata..si &egrave fatto male” chiede. ‘No,affatto,piuttosto lei ha battuto la testa?’ ‘No,niente,ce l’ho dura come una noce di cocco’ e ride. Lui no. Che stupidità mi vengono in mente,pensa. Si piega per raccogliere la roba per terra,ma il gesto veloce gli fa scivolare la borsa e il plico cade a terra mentre lei cerca di fermare la deriva della borsa,i fogli si sparpagliano attorno. Fa per accucciarsi,ma l’uomo gli blocca un braccio con una presa forte. Vedendola in difficoltà dice: ‘Faccio io,non si preoccupi.’ In un attimo recupera i fogli del censimento,riprende il contenuto della borsa che si &egrave rovesciato e lo depone nel grembo di Marina.
‘Grazie,grazie’
‘Nulla,si figuri..’ e si volta di scatto,riprendendo a leggere il suo quotidiano.
Lo ha visto in faccia? No, fra il casino della borsa,il suo imbarazzo,manco ce l’ha fatta.
‘Anche lei ha atteso l’ultimo giorno utile per riconsegnarlo,eh? Pensi che io l’ho compilato questa mattina mentre facevo colazione. Io faccio sempre così,le cose all’ultimo minuto..per fortuna che mia sorella mi ha ricordato che oggi scadeva il termine e..’
L’uomo si volta. Ha occhi chiari,&egrave la prima cosa che nota Marina,una barbetta leggera sul volto scavato e più intensa sul mento. Il naso &egrave lungo e fine. ‘No,pensi io l’ho compilato il primo giorno utile,l’ho riposto con cura in camera e per più di un mese mi sono dimenticato di riconsegnarlo. Un caso peggiore del suo,quindi.’
Marina sorride. ‘Piacere ‘ dice porgendo la mano ‘ Marina.’ ‘Alberto.’
Scambiano qualche battuta sulla fila,su quanto stia diventando caotica la città,su quanto sia stressante la vita. Quando tocca a lui,Alberto la saluta con freddezza e la lascia oltre la linea gialla ad attendere il suo turno.
Finalmente esce dalle Poste. Tre minuti per ricordarsi dove ha la macchina,altri per uscire,sbagliare direzione e trovare quella giusta dopo la rotonda. Becca il semaforo rosso in via Q. e alla fermata del 32/ nota l’uomo,ancora con il giornale in mano. Sorride,se lo deve aver letto tutto quel quotidiano. Su impulso suona il claxon richiamando la sua attenzione. Lui saluta con la mano,poi si avvicina alla topoturbo. ‘Dove vai?’ chiede lei. ‘Zona E.,via G.,pratica?’ ‘Ci sta la mia amica Carla,se vuoi posso darti un passaggio fino a viale Z.,da lì sono due passi a piedi,che dici?’
‘Accetto’ e sale in macchina.
Ripartono. ‘Coi mezzi quanto ci impieghi?’ ‘Venti minuti.’ Parlano del traffico,di un film che hanno visto. A lui &egrave sembrato geniale, a lei stupido e noioso. Vuoi per la vicinanza,vuoi perché stare in un’auto le dà una sensazione di intimità,Marina si ritrova ad osservarlo con più attenzione. Il volto &egrave delicato,per quanto quei peli sul mento,fosse per lei,li toglierebbe,gli occhi sono proprio belli,chiari,anche se vagamente tristi o almeno quella &egrave l’impressione che ne ricava. La bocca &egrave carina,il labbro superiore le pare leggermente più grande di quello inferiore e gli dona un tono particolare,le ricorda il suo insegnante di pittura di un corso che ha fatto mille secoli addietro,un napoletano affascinante dietro al quale era morta dietro,prima di scoprire che era gay e se la faceva con il tipo che aveva il posto due file avanti a lei al corso. Porta delle basette lunghe fini. Le sono sempre piaciute le basette,sono così maschili. Ma odia i baffi. Alberto non ne ha. Sta impacciato nell’auto,come fosse costretto a rannicchiarsi per quanto &egrave alto.Sorride pensando che la turbotopo non &egrave un auto da uomini come lui. Per un attimo si vergogna dello Snoopy appeso allo specchietto,del serpente birichino che sta attorcigliato al cambio e per gli adesivi di cartoni appiccicati ovunque da Alice. Poi pensa:chi se ne frega! Parlano ancora: di cibo? Viaggi? Gli argomenti scorrono veloci,così come le strade,gli incroci,le ripartenze. Per un attimo Marina ripensa a quando lui le ha afferrato il braccio per fermarla dal raccogliere gli oggetti caduti dalla borsa. Era una presa forte,sicura. Con la coda dell’occhio continua a fissarle il volto,gli occhi chiari mentre lui parla,di cosa? Vienna? Quando ci &egrave andato? Oh chi se ne frega..mentre lo scruta,Marina inizia a pensare a come sarebbe eccitante se lui le posasse di nuovo la sua mano sul braccio o su una gamba. Immagina che sarebbe bello sentire quella sua presa sulla coscia e poi che risale verso l’alto,le dita appena oltre la cucitura interna dei suoi jeans in modo tale che possa sentirne la pressione,mentre il palmo della mano,caldo,spinge sulla parte superiore. Il pollice che affonda l’unghia ancora più in alto,facendola rabbrividire,poi la mano avrebbe continuato il suo viaggio,leggera e sicura,diffondendo il suo calore sulla sua coscia. Avrebbe risalito decisa verso il sesso. Un mano dolce e piacevole,un tocco forte ma contemporaneamente delicato. Lei avrebbe leggermente divaricato le gambe,per accoglierlo,ma non troppo,avrebbe voluto che lui si facesse strada da solo,premendo e avanzando,voleva sentire quella mano,la sua mano sopra il tessuto dei jeans,sopra di lei,voleva il contatto. La mano sarebbe arrivata alla fica. Con un rapido gesto lui avrebbe messo le 4 dita contro la patta dei jeans e il pollice a contrasto,sopra. Le dita avrebbero spinto da sotto,il pollice da sopra,un movimento lento e deciso,un palpeggiamento dolce e confortante. Un palpeggiamento che avrebbe risvegliato il suo sesso,quella mano calda che sopra due strati,pantaloni e mutandine,si faceva sentire e il suo sesso,al centro delle attenzioni,veniva cercato,bramato,desiderato. Poi la mano avrebbe cercato di forzare il bottone dei jeans,così una volta trovato il modo,prima il pollice sarebbe scivolato dentro,quindi,come la coda di un serpente che segue rapido il resto del corpo,le altre dita l’avrebbero seguito e si sarebbero trovate a contatto con le mutandine. Lì si sarebbero fermate un momento,valutandone la consistenza. Ma le aveva pulite? Ma cosa andava pensando?che stronzate?cosa contava in un sogno? La mano sulle mutandine,ecco quello che contava. La mano avrebbe premuto,spingendo sulla sua passerina,quindi avrebbe facilmente trovato il modo di superare quello sbarramento e passare dentro a contatto diretto di pelle contro pelle,di mano calda sulla sua figa pronta,una mano gentile e affettuosa,sexy e divertita. Poi.
Poi lui avrebbe sussurrato: ‘Ci fermiamo da me?’
Meglio, avrebbe pensato lei,da me &egrave un tale casino.
‘Sì’
Lui l’avrebbe guidata fino ad un quartiere anonimo,appena fuori dal centro,piccoli palazzi con terrazze su un lato. Fermata la macchina sotto casa,lui l’avrebbe baciata con passione. Un bacio dato prima fissandola negli occhi. Un bacio bello,pulito,caldo,forte. Si sarebbero baciati nell’auto come 2 ragazzini,poi lui l’avrebbe baciata sul collo lentamente,risalendo fino all’orecchio,bacaindo anche quello,mordicchiandolo,tintinnandolo e poi avrebbe detto: ‘Ti voglio,sei bellissima.’ E lei avrebbe riso di piacere.
In camera da letto di lui, luci soffuse un materasso buttato per terra con bianche lenzuola candide,una libreria bella di legno scuro,molti libri di scienze e biologia,un Mac acceso,una seduta di classe,una libreria piena di fogli e riviste di architettura,si sarebbero baciati in piedi,avvinghiati gli uni all’atro. Il suo corpo duro contro di lei. i suoi seni eccitati,il suo profumo da uomo,le sue braccia lunghe,il contatto dei genitali sotto le mutande:il suo cazzo già eretto,la sua figa già bagnata. Lei che bacia il suo volto,le sue basette,la sua pelle. Lui che bacia il suo collo,la sua bocca,le guance,gli occhi,la fronte e poi di nuovo la bocca,il collo prima di passare al seno. Avrebbe succhiato i suoi capezzoli,morso leggermente il suo seno bianco,piccolo,ma bello,l’avrebbe strinta a sé e di nuovo toccata sotto,baciata,leccata.
Si sarebbero buttati sul materasso,nudi. Lui ha un bel corpo,forse un po’ magro per quell’altezza,un bel cazzo,non lungo,ma grosso. Lei ha paura della sua nudità totale,ma le piace come lui la guarda. La guarda desiderandola. Lei lo bacierebbe sul petto,sui peli attorno ai capezzoli,sul ventre,salendo e scendendo.
Poi lui l’avrebbe spinta verso il basso e l’avrebbe penetrata.
Il suo cazzo accolto con voluttà dalla sua figa.
Caldo.
Piacere.
Sensazioni che avanzano e crescono.
Il cazzo dentro.
Ancora piacere,ancora voglia.
Il movimento di lui avrebbe preso ritmo e confidenza. Lei lo avrebbe stretto a sé. Lui avrebbe continuato a pompare.
Dentro. Fuori.
Caldo.
Piacere.
Dentro. Fuori.
Caldo.
Piacere.
AHHHHHHHHH avrebbe gridato. Si sarebbe goduta quel momento quel piacere protratto. Il corpo di lui,le sue braccia.
Avrebbe cercato di mordere.
Poi avrebbe stretto le sue mani al culo di lui.
Dentro. Fuori.
Caldo.
Piacere.
Avrebbe stretto le mani sul suo culo,godendo tutto quel cazzo dentro di lei. la sua pelle,il suo odore,il suo sudore.
Avrebbe infilato un dito nel culo di lui mentre quello spingeva,spronato e accettando quel dono,con più forza. Più forte,più duro,più in fondo.
Dentro. Fuori.
Caldo.
Piacere.
La spinta continua. Il cazzo dentro di lei gli fa sentire le stelle,la lussuria più sfrenata,viene viene più volte in un orgasmo fortissimo,violento. Sente anche lui venire dentro di lei(nel preservativo,spera)e si gode il suo piacere e quello del compagno.

‘Ecco,puoi fermarti qui,vicino all’edicola,sono arrivato’ dice lui d’un tratto.
Lei inchioda di colpo e la Mercedes dietro strombazza.
Riapre gli occhi o meglio vede meglio o torna a rivedere.
”..grazie ‘ fa lui smontando di auto.
Lei &egrave scioccata. Come? dove? Perché? Aspetta!
Sorride. Ok, che cazzo pensi Marina?
‘grazie,allora..pensavo..magari..se ti lasciassi il mio numero?una sera potremo andare al cinema? Che dici? Scelgo io però!’ e ride.
‘Sì..no..cio&egrave..ora..voglio dire ‘pensa cretina,pensa!- il tuo numero? Mi pare una buona idea,come no?’

per commenti,critiche,suggerimenti:dorfett@alice.it

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