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Racconti Erotici Etero

Che cosa si vede dal Buco?

By 12 Agosto 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Ho veramente fretta. Mi scappa la pipi e non ho intenzione di guardare in faccia nessuno. Non so come ho fatto a trattenerla così a lungo, ma mi sento scoppiare.

Per fortuna un bar solitario lungo la strada fa capolino da dietro una curva. Una benedetta oasi nel deserto. Metto immediatamente la freccia e mi ci fermo.
In un attimo ho raccolto tutte le mie cose nella borsa e scendo dalla macchina. Sto per entrare nel bar quando mi tocca ritornare indietro per chiudere lo sportello della macchina. Non si sa mai con certi tipi che ci sono in giro.

Il bar è piuttosto vecchio, intonaco consumato dal tempo e insegna quasi sbiadita. Per fortuna l’interno è in condizioni leggermente migliori dell’esterno. C’è persino l’aria condizionata.
Ordino una bottiglietta d’acqua e chiedo subito del bagno.

Seguo il cenno del barista e mi dirigo verso il retro bottega. Il bagno tiene sempre conto degli anni del posto. Mattonelle bianche che sono diventate beige a causa del tempo e tanto sporco accumulato negli angoli che orma è parte del muro. Nel bagno non c’è l’aria condizionata come nel locale principale e c’è tipo un microclima tropicale.

Continuerei a descrivere dei fasti di questo bagno; ma, come dicevo prima, ho veramente fretta.

Mi fiondo nell’unico gabinetto disponibile del bagno delle donne e mi chiudo dentro. Appena mi libero del mio fardello emetto un sospiro di sollievo. Ora posso guardare al mondo con occhi più sereni e sentirmi pure un tantino ottimistica sul futuro.

Faccio per prendere la carta igienica quando sento un sonoro ‘paf’. Con le dita ho urtato qualcosa e lo devo aver rotto. Alla faccia dell’ottimismo. Osservo bene il dispenser della carta igienica. Non è uno di quelli classici di ceramico o plastica con il solo supporto per inserivi il rullo della carta. Questo dispenser è un casermone di plastica. La carta è al suo interno. Provo a sbirciare attraverso la plastica trasparente; ma purtroppo il rotolo della carta è esaurito.

Che cosa ho rotto quindi? Ancora seduta sul water mi chino leggermente. Sotto di quel dispenser c’è, o meglio c’era, un pezzo di carta di giornale tutto fissato con il nastro da pacchi sul muro che ho rotto con le dita.

Strano, però, averlo forato se è attaccato al muro. Indago meglio e scopro che dietro c’è un vero e proprio buco nel carton gesso grande quanto due mani.
Per pura curiosità frugo nel varco che ho creato. C’è un pezzo di carta simile attaccato anche dall’altra parte del carton gesso.

Speriamo che quel giornale non sia una struttura portante. Visto com’è messo il posto, potrebbe benissimo crollare tutto quanto.
Visto che ci sono, provo a rimuovere anche quell’ultimo pezzo di giornale. Brutta cosa la curiosità.
Ora il buco è libero. Dall’altra parte scorgo un altro gabinetto. Deve essere per forza quello degli uomini. Che cosa bizzarra. Chissà perché hanno dovuto tamponare un buco nel muro con una soluzione così scema?

Provo a guardare meglio dal buco. Avvicino la testa e cuzzo contro il dispenser della carta igienica. Ho dato una craniata tale che il dispenser cade. Che figuraccia. Vado un attimo in panico pensando che mi tocca pure dirlo al gestore; quando vedo che quella scatola di plastica è solo appoggiata al muro con un gancetto. Meno male, così non ho rotto nulla.

Armeggio per rimettere a posto quel maledetto pezzo di plastica quando la porta del gabinetto a fianco si apre ed entra qualcuno. Lascio stare il dispenser e lo rimetto silenziosamente per terra.

Forse non dovrei farlo, ma la cosa sembra intrigante. Alla fine, anche se leggermente combattuta, mi metto a spiare dal buco avida.
Riesco a vedere l’uomo solo dalla pancia in giù; ma in fondo è solo quella la zona che m’interessa.
L’uomo è alle prese con la cintura dei pantaloni. Con pochi movimenti se la slaccia. Io rimango incollata al buco. La situazione si fa veramente eccitante. Quasi non sto più nella pelle. Quando l’uomo libera finalmente l’uccello quasi sobbalzo sul water.

Il tipo srotola fuori dai boxer un uccello di dimensioni veramente apprezzabili. Come se non fosse sufficiente è pure depilato e l’uccello sembra ancor più grosso.

Rubargli quel momento d’intimità è veramente fantastico. Quasi mi eccito pure io. Mentre fa pipi, mi porto le mani sul mio sesso. Lo avverto umido; ma non è di certo colpa della pipi. Quando faccio pipi non ho il clitoride così sensibile.

Il tipo finisce di fare pipi e tira lo sciacquone. Per sbaglio urto la scatola di plastica della carta igienica con un piede. Fa veramente un rumore assurdo. Cavolo spero che non abbia sentito nulla; in fondo è successo in contemporanea dello sciacquone.

Per un istante il tipo sparisce dal campo visivo del buco. Mi tranquillizzo, forse è già uscito.
Poi all’improvviso sento la sua voce.
– Che cosa fai? Mi spii? – La sua faccia fa capolino dal buco del muro.
Cavolo che faccio ora? Provo a giustificarmi in un qualche modo.
– No, si è rotto il dispenser della carta igienica. Non ti stavo spiando. –
– Sei veramente una sozzona. –
– Ma è vero, il dispenser è rotto. –
– Ti è piaciuto lo spettacolo? –
– Guarda che non l’ho fatto apposta. –
– Non ti credo, sei anche mezza nuda. –
Cavolo sono seduta sul water ancora da prima, con la gonna e le mutandine abbassate. Provo a coprirmi imbarazzata.
– Ehi, ascolta nessun problema, se mi fai vedere la tua patatina, considero chiusa la faccenda. –
– No! – Gli dico indignata.
– Vedi di non fare la difficile se no mi arrabbio, dai fammela vedere. –

Non so cosa mi prende. Non ho nemmeno pensato di farlo eppure il mio corpo quasi si muove da solo. Mi alzo dal water, scosto le mani che tenevo proprio lì e gli faccio vedere la mia mercanzia.
– Fantastico grazie. – Mi fa il tipo.

– Ehi senti, ti vuoi divertire un po’? – Che intende dire il tipo?
– Aspetta un attimo. – Continuo a fissare il buco nel carton gesso perplessa.
– Dai succhia. – Questa volta è il suo uccello in tiro che fa capolino dal buco e invade lo spazio del mio gabinetto.
Non so cosa rispondere; è veramente un cazzo enorme. Forse non è lunghissimo, ma è grosso, spesso. Ora che lo vedo pure in erezione mi sembra impossibile. Non trovo l’aggettivo adatto per descriverlo.

Con un po’ di esitazione sfioro la cappella di quel cazzo con la punta delle dita.
– Dai continua così. – M’incita il tipo dall’altra parte.
Cazzo, ho il cuore che mi batte a mille.
Lentamente afferro con una mano l’uccello e lo stringo con delicatezza. Il membro è caldo, quasi bollente; ma soprattutto è grosso. Con una sola mano non lo riesco a tenere in pugno per intero.
Non riesco a credere che sto stringendo quel cazzo super dotato tra le mani.
Non ho mai gestito un affare simile.

Inizio a segarlo molto lentamente. Lungo la mano mi cola un po’ di liquido uscito dalla punta della sua cappella. Mano a mano che continuo la mia opera, sento il tipo genere qualcosa dall’altra parte.

Passa qualche minuto in quell’afoso gabinetto. Sono tutta sudata, ma sarebbe stupido dare la colpa al caldo. In realtà sono accaldata ed eccitata di mio. Ignoro quindi il sudore che mi deve imperlare il viso.

Allungo la faccia di fronte a quell’arma. Rallento il ritmo con cui lo sto segando e provo a leccargli la cappella.
In bocca un’esplosione di sapori mi assale. Quel cazzo odora ancora di pipi e ne deve essere rimasta sulla punta. Sa di salato, di sudore e altre schifezze simili. Se non fossi così eccitata, lascerei stare schifata; però continuo a tenerlo in bocca.

Passato qualche secondo mi abituo all’odore e al sapore e inizio a leccare avida. Quando sento che l’uccello è inumidito bene lo prendo in bocca.
La cappella di quell’uomo è talmente grossa che sono costretta a spalancare la bocca per accoglierla tutta, poi lentamente spingo la faccia verso il sesso dell’uomo.
Tento di spingermi più profondamente possibile, ma dopo un po’ sono costretta a fermarmi. Ho la bocca piena di cazzo che mi arriva sino in fondo. Mi vengono anche conati di vomito.

Velocemente me lo tolgo tutto di bocca con un sonoro ‘Fop’ e ritorno a respirare. Mentre ansimo, guardo quell’uccello bagnato della mia saliva. La cosa mi eccita ancora di più e mi spinge a ripetere l’operazione.
E’ come una sfida. All’inizio è difficile mettermelo per intero in bocca senza soffocare o tossire, poi mi abituo sempre di più. Quando ormai ho preso dimestichezza con quell’ammasso di carne, non ho più bisogno di usare le mani per segarlo.
Ogni volta prendo un bel respiro e m’infilo in bocca quell’uccello. Riesco a pompare avanti e indietro quattro o cinque volte con un buon ritmo fino a quando non devo riprendere il respiro.

Non so per quanto tempo dura quel pompino, so solo che sto sudando come una maiala. Avverto rivoli di sudore che mi colano lungo la schiena e sul volto; i capelli dietro la nuca sono tutti bagnati. Mi sento eccitatissima. Mi sento letteralmente avvampare di desiderio.

– Cazzo, vengo. –
Per fortuna quando gli parte il primo schizzo di sperma, sono prossima a togliermelo di bocca per riprendere fiato.
Per cui avverto in bocca un primo schizzo potente che mi colpisce praticamente il fondo della gola; poi riesco subito a togliermelo. Mi viene come un colpo di tosse secca come reazione.

Mentre tento di controllare lo stimolo a tossire, il tipo mi viene in faccia. Il suo sperma caldo e vischioso mi colpisce in faccia quasi allagandomi. Non mi colpisce una sola volta. Non due o tre. Per ben quattro volte un suo getto di sperma mi centra in pieno volto. Solo l’ultimo getto mi prende di striscio il mento e colpisce la gola. Non so perché; ma mi viene in mente una doccia.

Non riesco a credere ai miei occhi. Proverei ad aprirli se potessi, ma sono tutti ricoperti di sperma. Posso solo avvertire dal calore e dalla sensazione di bagnato che mi ha preso tutto il volto dalle sopracciglia in giu. Quel tipo mi ha letteralmente scaraventato una secchiata di sperma in faccia.

Provo a liberarmi almeno gli occhi; così posso rendermi conto meglio della situazione. Mentre provo a ripulirmi sento tutto lo sperma colarmi via dalla faccia e ricadere verso il basso.

– Aspetta. – Mi fa il tipo. Come aspetta? Che cosa succederà mai?
Un altro schizzo mi colpisce in pieno proprio in fronte; l’unico posto che era rimasto illeso.

Mi siedo per terra proprio di fronte al water. Ne profitto per riprendere fiato. E’ difficile avere il fiatone con dello sperma che ti cola sulle labbra. Continuo a pulirmi come meglio posso. Solo che la carta igienica e finita. Riesco ad aprire un occhio per tentare di tirare fuori dalla mia borsetta dei fazzolettini.

– Cazzo se sei stata brava. – Il tipo è nuovamente con la faccia sul buco nel muro.
Vorrei provare a ringraziarlo, ma non mi viene proprio.
– Ti sei sporcata tutta. –
– Cazzo; ma cos’hai tra le gambe un rubinetto? –
– Se vuoi il bis, sono a tua disposizione bella. –

Sto ancora ansimando per l’eccitazione di poco fa e ho il volto ricoperto del suo sperma che mi sta sicuramente sporcando tutta la maglietta. Quel gabinetto è un dannato forno. Ho veramente voglia di scoparmelo?

Mi fisso le mani, sono sporche e impiastricciate. Provo a stringere tra loro i polpastrelli per saggiare la consistenza del seme di quel tizio. Sono come ipnotizzata da quella vista. Lo sperma forma dei sottili fili che poi si spezzano quando allontano le dita tra loro. Tutto il resto si sfoca tranne le miei mani e il loro contenuto colante.

Nell’aria afosa c’è un odore fortissimo ed intenso. Quasi dà alla testa quanto è penetrante e inusuale. Il tempo sembra essersi fermato. Da quando ho succhiato l’uccello di quel tipo e poi mi ha inondata la faccia è cambiato qualcosa.

Mi sento diversa. Prima si trattava solo di eccitazione, voglia di trasgredire e divertirsi. Ora non riesco a capirlo.

– Allora, vuoi il bis? –
Mi riscuoto dal torpore. Che succede? Ah già il tipo mi sta parlando dal buco nel muro.
Lo guardo in faccia come se fosse la prima volta che lo vedo. Volto normale, naso un po’ grosso mento con la fossetta, barba incolta di qualche giorno. Non c’è nulla di strano. O meglio non in faccia. Da un’altra parte è assolutamente fuori del normale.
– Che hai detto? –
Il tipo ride. – Ho chiesto se vuoi il bis zoccola? –

Mi ritorna in mente prepotente il suo cazzo. Grosso, cappella ben pronunciata, asta muscolosa tutto lucido a causa del sudore e della mia saliva. Un lago di sperma che ancora mi bagna tutta.
Ecco cosa non riesco a capire. Desiderio, fame ecco cosa mi si contorce dentro. Un’inesauribile voglia di Cazzo. Ne voglio ancora.

Bramo ancora un altro incontro ravvicinato con quella virilità enorme. Voglio tornare a leccare, succhiare, ingoiare di nuovo quell’uccello e questa volta dissetarmi da quella fonte. Voglio tutto, ecco cosa.

– Sì. – La risposta è scontata, rapida, senza tentennamenti. Non me ne frega di nient’altro. Che il tipo mi chiami pure zoccola; in fondo mi sento zoccola.
– Grande, aspetta un attimo che ritorno subito. –
Come va via? Io lo voglio adesso.
– Dove vai? –
– Ritorno subito non preoccuparti. Intanto vedi di darti una ripulita. –

Lo sperma, giusto, ne sono ancora ricoperta. Appena il tipo non c’è più mi infilo un dito in bocca furtiva. Non so perché non voglio che si accorga quanto sia disperata ed affamata. Mi vergogno come una cagna ma assaporo il suo seme con una voracità quasi animale.

In breve mi ritrovo a raccogliere ogni stilla di sperma sul volto con le mani e poi mi ripulisco le dita con estrema cura. Lecco tutto e poi ingoio subito. Ogni volta che mando giù un sorso di sperma rabbrividisco di vergogna ma subito si trasforma in piacere, in desiderio di volerne ancora di più. Proprio come le ciliegie.

Mi sfrego le gambe tra loro. Il desiderio mi elettrizza, riesco a sfogarlo solo così. La mia figa è un lago di umori caldi che colano sulle mattonelle fredde dure del bagno. Sono tutta accaldata e fradicia di sudore.

– Ehi ci sei? – Mi riscuoto dalla mia catalessi. Vedo muoversi qualcosa dal buco del muro. Pantaloni beige.
Mi rimetto in ginocchio in trepidante attesa. Il cuore che batte a mille. Per sicurezza mi tolgo pure la maglietta. Tanto è già tutta sporca e mi fa un caldo terribile.

Appena me la sono sfilata sobbalzo. Per un attimo ho avuto la maglietta sugli occhi e non visto quello che succedeva. Ora di fronte a me si staglia un uccello in erezione. Non è quello del tipo di prima. Non capisco. Si trattava della sua voce ne sono sicura. Allora lui dov’è?

L’uccello che ho di fronte è più scuro, incorniciato da una folta massa di riccioli neri ma anche più piccolo. Ci rimango quasi male.

– Ho portato degli amici che aspettano tutti il loro turno. –
Capisco subito la dura realtà dei fatti. Mi immagino per un istante la fila di persone davanti al gabinetto degli uomini. Penso a tutti i loro cazzi e a quanto avrei dovuto lavorare, succhiare e al loro sperma. Il cuore mi si ferma solo per un secondo pensando a tutto quel bianco liquido che avrei presto ingoiato.

Improvvisamente quel cazzo che ho di fronte non è più tanto male anche se molto meno dotato del precedente. Chissà quanti ce ne sono? Chissà quanti ne posso affrontare? Il cuore riparte, torna a battere a mille.

– Già che ci sei aprimi la tua porta. Non mi voglio perdere lo spettacolo. –
Strabuzzo gli occhi. E’ proprio qui di fuori e mi vuole vedere. Che sia nudo? Che mi voglia scopare mentre soddisfo i suoi amici?

Non me lo faccio ripetere due volte. Non mi importa se mi considera una zoccola. Oggi voglio solo essere uno strumento di piacere. Allungo un braccio e apro la serratura.

Ci guardiamo come si deve per la prima volta. Lui in piedi, alto e ben piazzato, decisamente compiaciuto. Io in ginocchio seminuda lucida di sudore e sperma. Di fronte a me un uccello in tiro di un perfetto sconosciuto.

– Beh che aspetti succhia. –
Speravo che si spogliasse che mi prendesse lì sul posto. Che mi penetrasse con quel suo cazzo enorme in tutti i miei buchi e che mi riempisse, ma niente. Prima devo soddisfare i suoi amici.
Non importa.

Prendo l’uccello che ho di fronte con le mani ed inizio a leccarlo. Appena è pronto e fremente spalanco la bocca e lo accolgo quasi tutto. Comincia il divertimento.

Non so per quanto ho succhiato cazzi. Ho perso il conto e la concentrazione già dopo il terzo uccello che si è presentato da quel buco. Da quel momento in poi non c’è stata tregua.
Se ne sono presentati tanti, di tutti i tipi e dimensioni. A tutti loro ho fatto la festa come se fosse la prima volta.

Passati altri non so quanti cazzi mi fermo un attimo. Devo essere un disastro. Sto letteralmente grondando sudore da tutti i pori. Sento le goccioline che mi scendono copiose lungo tutta la pelle. Ho i capelli quasi bagnati tutti appiccicati sulla schiena e sulle spalle. Ad un certo punto, non so quando però, mi sono tolta pure il reggiseno. Troppo caldo, troppo fastidio. Le ginocchia mi fanno male. Alterno il peso ora sull’una, ora sull’altra. Ho provato ad usare la maglietta come cuscino ma serve a poco.

L’unica cosa che mi spinge ad andare avanti è la mia lussuria. Ardo e godo all’idea di ingoiare tutto quello sperma e a ricoprirmene come se fosse una coperta.
C’è il tipo superdotato che mi guarda avido e tutti i suoi amici che ho già soddisfatto. Sembrano già una piccola folla. Li sento che mi incitano, mi insultano, urlano e parlano tra loro come se nulla fosse.

Sono l’oggetto del loro desiderio, il ricettacolo del loro seme, il bersaglio dei loro insulti. Sto sudando, ma godendo anche come una porca. Mi sento totalmente umiliata. Volontariamente mi presto ai loro giochi e divento via via sempre più svergognata.

Ingoio i cazzi che mi si presentano di fronte fino in gola, Lì sego velocissima ogni qual volta ho il bisogno di prendere il fiato, li stuzzico leccandogli tutto il pene o anche lo scroto. Mi assicuro che ogni volta che mi vengono in bocca o in faccia o sul seno di averlo spremuto bene e lecco le ultime gocce come se fosse l’ultima acqua rimasta sulla terra.

Ogni tanto mi fermo per un attimo, mi volto verso il mio pubblico. Mi esibisco un po’. Mi ripulisco la faccia e il seno con le mani che poi lecco avida. Mostro loro con la lingua lo sperma che ho appena preso in bocca e che poi mi ricaccio subito dentro ingoiando.

Non mi sembra di essere più me stessa. Ho perso tutto, vergogna, dignità. Esisto, godo, do piacere a quei perfetti sconosciuti e basta. Non mi serve di più. Voglio solo non essere interrotta.

Sto per dare l’assalto al nuovo cazzo che mi si presenta di fronte, ma prima prendo un attimo il respiro.
– Ma quanti amici hai? – Chiedo al tipo superdotato. Guardo di fuori dal gabinetto e mi sembra che il bagno sia mezzo peno.
– Cosa? Non sono miei amici, stiamo invitando tutti quelli che entrano. –
Ci rimango quasi allibita. Provo una vampata di desiderio, ma incomincio anche ad essere provata.
– Ma quanti ne mancano ancora? –
Il tipo chiede qualcosa ad uno dei suoi amici che sparisce per un attimo. Quando è di ritorno grida ‘Otto’.

Torno a succhiare. Devo fare presto, non so come potrò tenere quel ritmo ancora a lungo. Nonostante tutta quella fatica mi sento sempre affamata, presa dal demone della lussuria. Incomincio a segare quegli uccelli saltando tutti i preliminari. Non ho tutto quel tempo ancora da perdere.

Mi sembra di essere diventata una macchinetta. Arriva un uovo cazzo, lo sego subito per qualche minuto, poi quando mi sembra pronto e dai gemiti del tipo che ho di fronte me lo metto in bocca e mi viene quasi subito. Altre volte, invece, sono meno fortunata e vengo spruzzata ovunque.

I tipi applaudono e fischiano. Non capisco. C’è molta confusione. Sono anche piuttosto stanca, il che non aiuta. Quando non vedo altri cazzi che compaiono dal buco incomincio a realizzare.
Ho finito. Ho vinto la maratona dei cazzi. Devo aver ingoiato quantità incredibili di sperma senza essermene nemmeno accorta. La mia bocca ha accolto una moltitudine di sperma ognuno dal diverso sapore.
So anche di aver le ginocchia doloranti. Sono veramente fradicia ed ansante. Ma mi sento appagata e porca come non mai.

Il tipo superdotato si congratula con me. Tutti mi fanno i complimenti. Mi aiutano a rialzarmi da dove mi trovo. Avevo quasi le articolazioni anchilosate ad aver tenuto la stessa posizione per chissà quanto.

Mani avide mi toccano e mi palpano. Vengo portata verso il centro del bagno. Sono in mezzo ad una piccola folla di gente; ma come facciamo a starci tutti quanti? Mi sembra di essere una sardina. C’è un caldo soffocante ed una puzza tremenda di sudore. Poi mi rendo conto che sono io a puzzare.

Ognuno di quegli sconosciuti ha qualcosa da dirmi, da toccarmi. Rispondo brevemente, vengo sballottata a destra e a sinistra; quasi non ci capisco più niente. Ma avverto l’euforia generale, la bramosia che c’è nell’aria. Sono al centro di tutto quello e mi piace.

– Allora sei pronta per il bis? –
Quasi non ci credevo, quasi non osavo sperarci. Mi viene subito in mente il suo cazzo superdotato. Ho la figa fradicia che quasi mi pulsa dal desiderio.

– Facciamo spazio e prepariamoci. –
Cosa tutti? Non riesco a crederci ancora. La gente si sta spogliando tutta. Improvvisamente ovunque mi volti scorgo solo cazzi peli, gambe e pance tutte nude. Se non sono già arrossita ora lo sono sicuramente.

Vengo fatta sdraiare nel piccolo spazio creato nel centro del bagno. Sento qualcuno protestare perché è stato fatto uscire. Mi fanno anche togliere la gonna che indosso. Ora sono proprio nuda. Avverto il calore del muro di corpi che mi circonda, ne sono estasiata. Centinaia di regali tutt’attono che aspettano soltanto di essere scartati. Mi sembra di essere tornata bambina a Natale.

Il tipo superdotato mi viene sopra ed inizia a scoparmi. Il suo cazzo si fa largo tra le mie labbra. Sono così eccitata che mi sento venire subito quando mi penetra. Grido di un piacere intenso ed inaspettato. Riprendo poi a respirare regolarmente. Se ho goduto così tanto solo per la sua cappella sbavo impaziente per il resto. Il tipo non si fa pregare, ma anzi ci da dentro come se fosse la fine del mondo.
Tutt’attorno gli uomini si stanno toccando. E’ una cosa quasi inquietante vedere tutte quelle verghe che vengono stimolate dai loro proprietari; ma non me ne importa più di tanto al momento sono troppo impegnata a godere.

Sto godendo come non mai da almeno cinque minuti. Urlo mi dimeno, inarco la schiena per gli spasmi di desiderio quasi atroce che mi stanno percorrendo tutta. C’è un tipo che mi sta impalando con il suo cazzo enorme. Lo sento che mi riempie tutta. Proprio come un tacchino troppo farcito. Mi deve aver invaso tutto l’utero, penso mentre ansimo svergognatamente.
Alla fine gli stimoli sono talmente tanti ed eccessivi che vengo nuovamente per la seconda volta di fila. A quel punto, non so perché ma, il tipo me lo toglie da dentro.

Vengo fatta rialzare. Mi sollevano come un fuscello e poi mi mettere in ginocchio. Si avvicinano tutti, ancora intenti a menarsi il cazzo come ossessi. Poi torno a guardare il tipo superdotato davanti a me. So cosa sta per succedere. Arriva la pioggia.

Chiudo gli occhi ed apro la bocca. Inizia la doccia. Il superdotato inaugura le danze. Mi scarica tutto il contenuto delle sue palle in bocca. E’ di nuovo un getto come prima, mi sembra di affogare.
Poi altri schizzi mi colpiscono ovunque. Anche gli altri tipi mi stanno sborrando addosso. Vengo sempre presa per le spalle e fatta voltare nella direzione del tipo che sta venendo. Anche se non tutti i tipi riescono a trattenersi fino al momento giusto. Sento degli schizzi colpirmi la schiena, sulla nuca anche uno fastidiosissimo sull’orecchio.

Tutti i presenti della stanza si stanno facendo largo per scaricarmi tutto il loro sperma addosso. E’ una sensazione incredibile essere ricoperta da quel liquido caldo.
Sto ansimando di puro piacere. Riapro gli occhi e mi guardo finalmente attorno. E’ stata dura tenere gli occhi chiusi per tutto quel tempo.

Mi tocco nuovamente la faccia come ho fatto poco tempo fa, ma questa volta è diverso. Sto letteralmente grondando sperma. Tutto il volto e i capelli ricoperti. Devo sembrare terribile.
Ma non voglio sprecare tutto quel tesoro. Lo raccolgo raschiandolo dalla mia pelle a mani giunte e poi lo ingoio subito. Questo sembra mandare in visibilio gli uomini che urlano all’unisono ‘Ingoia’.
Sono felicissima di renderli felici.

Mi riesco a ripulire alla buona e mi guardo attorno.
Cazzi ovunque. Quasi tutti ancora in tiro e gocciolanti. Ora è cambiato qualcosa. Lo avverto nell’aria. C’è una tensione che prima non c’era. Alzo la testa per guardarli meglio. Ci sono sguardi allucinati. Mi fanno persino paura. Provo a dire qualcosa, ma loro si avvicinano minacciosi.

Mi sbattono per terra. Questa volta non c’è cura o gentilezza come c’è stata fino adesso. Sono diventata una bambola per sfogare i loro istinti.

Mi costringono a pecorina. Qualcuno mi tiene una mano sulla nuca per impedirmi di alzare lo sguardo. Altri mi tengono ben salda al pavimento. Mi divaricano le gambe bene. Il superdotato si fa avanti ovviamente per primo. Incomincio ad iperventilare con il cuore che batte a mille.

La punta del suo cazzo mi sfiora le parti intime, solo che incomincia dal punto sbagliato. Avverto prima una sensazione di caldo sull’ano, poi una leggera pressione. Cazzo adesso mi sfonda il culo. Panico a mille.
– Cazzo, non il culo ti prego. – Imploro.
Inutile, sento che mi sta penetrando. Vorrei provare a girare la testa per pregarlo di fermarsi, ma sono ben inchiodata. La sua cappella deve essere entrata. Solo quella m’infiamma il buco del culo e siamo ancora agli inizi. Tutta l’altra gente invece incita il tipo dietro di me che si esalta pure.

Gemo di dolore. Sto avendo un incontro ravvicinato con una trave. Non ho mai amato il sesso anale, forse perché temo di avere un buco del culo talmente stretto che raramente provo piacere quando mi penetrano. In questo caso il dolore è lancinante.

Lentamente sento la sua inesorabile avanzata dentro di me un centimetro dopo l’altro. Dopo un eternità di dolore sento che si ferma. Mi ha inculata tutta, sento gente che esulta. Per un istante penso che sia finita, poi parte l’inculata e il tipo non si trattiene più ormai.

Prima mi lamentavo, ma questo è molto peggio. Più gemo di dolore più la folla si esalta, un tipo mi si inginocchia vicino e sento che si sta tirando una sega proprio vicino alla mia faccia. Riesco a scorgerlo con la coda degli occhi.

Qualcun altro allunga una mano a ravanare nella mia figa. In un attimo mi riaccendo eccitandomi tutta. Grazie a questo incomincio ad avvertire meno dolore a causa dell’inculata pazzesca che sto subendo.

Il cazzone di quel tipo non mi da tregua. Mi sembra di essere scopata fino allo stomaco; per fortuna grazie a quel’altro tipo che mi sta masturbando incomincio a gemere non più di dolore ma di piacere. Alla fine godo ogni volta che il tipo sbatte in profondità quel suo palo di carne dentro di me.

Ora urlo di piacere. Chiedo a pieni polmoni sempre più cazzo. Voglio essere sfondata e il mio piccolo pubblico si esalta alle mie dichiarazioni.
Il tipo dentro di me, evidentemente, si è infervorato perché mi sembra che me lo stia sbattendo ancora più dentro. Io di conseguenza urlo ancora più forte. Se non ci fossero dei tipi che mi tengono ferma cascherei distrutta per il trattamento al culo che sto ricevendo.

Alla fine dopo un tempo che mi pare eterno il tipo mi viene direttamente dentro al culo. Lo fa dandomi un ultimo colpo possente che mette a dura prova la gente che mi trattiene. Spero che non mi abbia spostato gli organi interni.
A me sembra quasi di svenire dal piacere, ma poi il superdotato me lo toglie dal culo. Subito un altro prende il suo posto. Sento delle grandi risate.

La folla si accalca per venirmi dietro. A quanto pare c’è un grande spettacolo. Io purtroppo non capisco niente, troppa gente che parla in contemporanea, poi un tipo mi viene vicino e mi fa.
– Cazzo, hai il buco del culo che sembra una galleria. C’è l’eco. – E si mette a ridere. Nel frattempo il tipo che si segava mi viene addosso sul collo.
Sorrido, poi più tardi so che la pagherò, ma per adesso mi limito ad ansimare di piacere.

Alla fine il branco fa di me quello che vuole. Io non oppongo più resistenza. Lascio che usino il mio corpo come più gli aggrada. Vengo penetrata più e più volte contemporaneamente da tutte le parti. Non è sufficiente, però, Alcuni non possono aspettare il loro turno così sono costretta a segarli con le mani o a succhiarglielo, mentre sono presa da davanti e da dietro.

E’ un orgia intensa. Fatico a respirare. Provo continuamente tanto piacere che sto ululando quasi.
Sono sempre presa tra due o più uomini. Mi muovo tra un mare di corpi che mi toccano, graffiano e ogni vota che hanno l’opportunità mi penetrano.

Non so quanto passa e quanti uomini riesco a soddisfare. So solo che dopo un eternità di tempo la stanza si è quasi svuotata. Rimangono solo un ultimo paio di irriducibili. Il super dotato ed un altro.

Sono letteralmente sfinita. Mi si stanno chiudendo gli occhi dalla stanchezza. Un paio di tipi che mi hanno usato in contemporanea se ne sono già andati via senza neanche salutare.

Ora l’altro tipo mi tira a se, mi fa sdraiare sopra di lui. Mi preparo ad un ultima scopata quando sento che me lo sbatte nel culo. Strana posizione per farlo. Sarà stata la stanchezza ma intuisco con un attimo di ritardo cosa vuol fare l’atro.

Avrò anche ormai il culo slabbrato, ma il superdotato me lo sbatte nuovamente nel culo. Mi stanno penetrando in due. Pensavo che il peggio fosse passato, ma mi sbagliavo.
Cazzo non mi immaginavo una cosa simile. Vengo abusata come non mai. Sicuramente i miei gemiti si sentono anche dal bar a fianco.

Godo svergognatamente, ma urlo anche altrettanto forte, poi non so come, ma il mio corpo non regge più. Quando sento uno dei tipi che mi vien dentro ed avverto l’ultimo colpo di bacino, mi addormento sfinita.

Il risveglio è brusco. Tutta’ad un tratto apro gli occhi. C’è un tipo grosso e grasso che ansima e grugnisce quasi come un animale proprio sopra me. Mi sta scopando e a quanto pare ce la sta mettendo tutta. Sembra pure concentrato. Non si deve essere accorto del mio risveglio.

Vista la situazione, dovrei godere ma avverto appena una vaga sensazione di piacere. Più che altro mi sento ancora confusa. Guardandomi attorno posso constatare che mi trovo ancora nel bagno degli uomini del bar. C’è una puzza tremenda. Guardo schifata il tipo, ma mi trattengo temo proprio di essere io la colpevole.

Sono ancora dove mi ricordavo l’ultima volta, prima di addormentarmi esausta. A quanto pare non mi sono mossa di un centimetro.
Della bolgia di prima, però, nessuna traccia. Questa faccia non la riconosco. Non mi ricordo se era nel mucchio o se è uno nuovo. Che razza di risveglio, mi sento tutta rigida.

– Ehi. – Faccio al tipo.
– Oh cazzo sei sveglia. – Non so perché si ferma di colpo. Si sbianca completamente in faccia come se avesse visto un fantasma.
– E non smettere, dai continua. – Sono seccata. Non mi sento molto in forma, ma non mi va di certo di smettere di provare quella sensazione di piacevolezza che sto provando con il tipo che mi scopa sopra.
– Io non, non volevo. – Si scusa balbettando disperato.
– Cazzo di ho detto di continuare. – Lo schiaffeggio sui fianchi.
– Io.. sì scusa. – Almeno ha ripreso a pompare. Dio, spero che non si smonti proprio adesso. Sarebbe detestabile.

– Che ore sono? – Il mio cellulare sarà ancora nella borsetta che spero vivamente si trovi nell’ultimo posto in cui l’ho lasciata.
– Ah… non lo so. – Ansima il tipo.
– Come non lo sai? – Razza di uomo inutile. – Hai l’orologio al polso, no? –
– Ah sì, sono’ è quasi mezzanotte. –

Cavolo saranno passate quattro ore da quando mi sono addormentata questo pomeriggio.
Un eternità che ho trascorso in quello schifo di bagno. Non che mi dispiaccia più di tanto. Oggi ho goduto scandalosamente abbandonandomi alla perversione più pura. Sorrido è stato qualcosa di fantastico. Ora però devo riprendere il controllo della situazione.

– Ehi, quanto ci metti a venire, ce la fai o no? –
– Io’ dammi un minuto. – Il tipo riesce a mettere il turbo. L’avverto subito, mi viene da ansimare anche a me. A questo punto spero in un buon risveglio dopotutto.

Alla fine il tipo mi viene dentro. Rantola quasi, spero che non mi crolli addosso. Non male l’impegno che ci ha messo alla fine. Aspetto giusto qualche istante per godere appieno di quel momento, poi senza tante cerimonie mi tolgo di torno il tipo.
– Su fila via che chiudo bottega. –

Guardo disgustata il culo flaccido del tipo che si rialza e si rimette i pantaloni chiudendosi poi la porta dal bagno alle spalle. Ho come la strana impressione che abbia abusato di me mentre dormivo o qualcosa di simile. Vabbè tanto un cazzo o più in meno oggi non fa nessuna differenza.
Sono rimasta sola.

C’è un bel casino attorno a me. Il pavimento che prima poteva dirsi bianco sporco è tutto ricoperto di pedate nere. Carta appallottolata, mozziconi di sigarette, fazzoletti e preservativi sono sparsi in ogni direzione. Ci dovrebbe essere un cestino per quelli; ma è ribaltato, con parte del contenuto sparso per terra. Che schifo.

Tento di mettermi seduta sul pavimento. I muscoli della schiena gemono di dolore. Il cambiamento di posizione mi fa provare tanti piccoli dolori in ogni parte del corpo. Sento che mi fa male pure il culo. Cazzo che male. Ripenso a quel cazzone che mi ha sfondato qualche ora fa.

Al solo pensiero di quella verga quasi mi si riaccendo le voglie di questo pomeriggio. Sono contenta, me lo sono goduto in tutti i posti che volevo. Solo che adesso ne pago le conseguenze.

Seduta sul pavimento incomincio a sentire un po’ di freschino. C’è ancora un aria torrida e densa lì dentro, ma il pavimento è freddo e io sono a culo nudo da chissà quanto.

Appoggio una mano per terra, ma la ritraggo subito. Ho toccato qualcosa di viscido. Guardo meglio. Sembra un qualche fluido . Probabilmente sperma di un tipo dell’orgia di oggi. Che strano. Rido quasi. Oggi pomeriggio sbavavo per quella roba, adesso cerco solo un posto dove pulirmi la mano.

Con fatica mi rialzo. Ahi, ahi i doloretti alla schiena mi affliggono tutta. Il culo, poi, mi fa veramente male. Zoppico verso i lavabi del bagno. Faccio attenzione a dove metto i piedi, ma tanto ovunque ci sono orme sporche o fluidi schifosi.

Mi guardo allo specchio. Cazzo nonostante tutto non sono pronta a quel che vedo. Dio, sono conciata da far schifo. Sembro invecchiata di dieci anni. Ho due pestoni sotto gli occhi di color verde bluastro. Come temo placche semitrasparenti di sperma incrostato mi ricoprono parte del volto. Provo a togliermele strofinando con la punta delle dita, ma sembra sfregare via della pelle morta. Cade sperma secco. Che schifo.

Per il resto ho segni, graffi e lividi su tutto il corpo. Riesco a scorgere i segni delle dita dove mi hanno afferrata. Lividi bluastri sulle braccia e sul collo, graffi sul seno e arrossamenti di pelle irritata un po’ ovunque.
Ci vorrà un po’ di crema per questi ricordini, rifletto. I capelli non sono messi di certo meglio. Mi passo le dita come per pettinarmeli, ma nodi di ogni tipo me lo impediscono. In alcuni casi alcune ciocche non si vogliono staccare dalla pelle dove si sono incollate.

Ne ho di pulizie da fare. Lentamente mi volto per controllare la schiena. Anche lì graffi di tutti i tipi; poi lentamente mi tasto le parti intime. Ho le labbra ingrossate, irritate e sensibilissime. Anche lì un grossa massa di liquidi semi asciutti mi imbratta tutta sino nelle gambe. Mi cola persino giù un rivolo di sperma fresco mentre dilato le labbra.
Il culo poi non ne parliamo. Poveretto è quello che se l’è visto più brutta di tutte.

Sono ridotta ad uno straccio. Il mio corpo è distrutto, solo nel mio intimo mi sento soddisfatta ed appagata. Mi guarderei allo specchio orgogliosa della mia performance. Con quella faccia che mi ritrovo, però, non me la sento.

Mi lavo bene le mani. Finalmente un po’ di buon odore. Riesco a rilassarmi per un attimo, poi mi odoro un attimo l’ascella. Rabbrividisco meglio lasciar perdere e fare una buona doccia a casa.
Cerco in giro la mia roba. La trovo sparsa un po’ qua e là. Mi chino sempre con difficoltà per raccoglierla. Ho proprio bisogno di fare un po’ di stretching. Per prime tocca alle mutandine. Mi fermo. Mi ricordo di come sono state usate ed abusate. Arriccio il naso per lo schifo, ma mi faccio coraggio e le infilo. In fondo quella roba che le impregna me l’hanno inculcata in ogni orifizio; non possono essere più sporche di me.

Finisco di rivestirmi. La maglietta è messa da fa schifo anche lei. Almeno nella gonna le macchie non si notano. Per fortuna la mia borsetta è stata risparmiata.

Passo per un ultima volta davanti allo specchio. Inguardabile. Provo a rimettere in ordine i capelli, ma riesco solo ad arruffarli in un modo diverso. Lascio perdere, ci vuole una doccia; anzi una doccia e poi un bagno.

Esco dal bagno. C’è un cartello che dice ‘Fuori servizio’.
– Anch’io. – Mormoro piano, allontanandomi zoppicando.

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