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Racconti Erotici Etero

Ci volevano proprio sti 4 soldi

By 23 Novembre 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Leggendo un giornale di annunci cercavo un lavoretto qualsiasi per arrotondare il mio budget visto anche gli imminenti festeggiamenti di compleanni e alcune lauree.
Il mio interesse cadde su un annuncio del tipo:
A.A.A cercasi ragazzo o ragazza disposti a tener compagnia a persona anziana autosufficiente per info chiamare al 0*******.
Stetti lì a pensarci poi inforcai il cordless e chiamai attendendo una risposta, la quale avvenne dopo alcuni squilli. Constatai che dall’altra parte vi era una donna:
“Pronto”
“Salve sono un ragazzo interessato all’annuncio sul tener compagnia alla persona anziana” dissi senza indugi
“Va bene venga domani nel pomeriggio presso la mia casa che ci beviamo un thè” e mi disse l’indirizzo; poi ci salutammo e riagganciai la linea.
Il giorno seguente comprai un cabaret di pasticcini per thè e intorno alle 17 mi presentai sotto il palazzo dove abitava la signora Francesca (così mi disse di chiamarsi) e, dopo aver citofonato, salii il piano di scale che portava al suo appartamento. Arrivato bussai alla porta.
Mi venne ad aprire una signora distinta alta all’incirca sul metro e sessanta con dei capelli sale e pepe ma un corpo ben fatto con un buon profumo di rose e con un bel sorriso; insomma a prima impressione dava l’idea della zia cui ogni nipote vuole bene. Per rompere il ghiaccio dissi:
“Deve essere Francesca”
“Si sono proprio io e tu sei Paolo giusto?” mi chiese porgendomi la mano
“Piacere si sono io” mentre le feci il classico baciamano.
Ci accomodammo nel suo salotto luminoso dove iniziammo a parlare e,soprattutto, capire se ero tagliato per il ruolo che la signora cercava.
Mi spiegò che faceva tutto da sola e che il mio ruolo, essendo lei vedova e senza figli nè nipoti, era solo quello di darle una mano in casa su qualche lavoretto e di accompagnarla da qualche parte se doveva fare delle commissioni o tuttalpiù rimanere a farle compagnia, inoltre mi espose la paga e mi disse che l’orario era di 6 ore che potevano essere dilazionate in tutto il giorno con un giorno libero a settimana.
Mi sembrava una soluzione vantaggiosa così le proposi di fare una settimana, dal lunedì al sabato, di prova e che poi se voleva mi poteva assumere altrimenti amici come prima. Accettò e ci mettemmo daccordo nell’incotrarci il lunedì per l’ora di pranzo.
Così fu che mi presentai per l’una ed entrai da lei vestendo con una semplice tuta e una felpa mentre la signora Francesca era nelle classiche vestaglie che metteono gli inglesi per fare colazione con delle ciabatte chiuse e credo avesse la camicia da notte sotto.
Insieme preparammo una pasta col sugo veloce e un pò di piselli di contorno il tutto accompagnato da del buon vino. Una volta iniziato a pranzare calò un pochino di silenzio che fu interrotto da me dubbioso:
“Mi scusi signora Francesca posso chiederle una cosa?”
“Si solo se mi dai del tu e senza il signora lo so già da me che sono vecchia” disse ridendo
“Proprio di questo volevo parlarle-dissi guardandola- lei cioè tu nell’annuncio hai scritto che eri una signora anziana beh-dissi quasi indugiando- avrai quanti cinquanta, cinquantacinque anni al massimo” dissi arrossendo lievemente pensando che lo avessi detto come un adulatore che vuole provarci infatti affretai a dire:
“Scusa non volevo sembrare un provolone adulatore solo che delle volte dico ciò che mi passa per la mente senza filtrare bene ciò che dico”
“Non ti preoccupare-mi disse sorridendomi- sempre meglio che tu sia sincero con me che un falso perbenista- guardandomi seria- comunque ho sessantacinque anni suonati e si sentono tutti” mi disse regalandomi un sorriso disarmante.
Finito di pranzare espresse il desiderio di voler andare a fare un riposino di due orette, insomma fino alle 16 circa, e mi chiese se potevo leggerle un libro mentre lei era distesa e cercava di rilassare le membra, così accettai di buona lena di farle da narratore di un libro riguardante la ricerca di un tesoro con intrecci amorosi e roba simile.
Quando mi accorsi, dopo una decina di minuti, che si era addormentata profondamente le rimboccai le coperte e andai nel salotto mettendomi su una sedia e una scrivania iniziando a sottolineare un libro per l’università. Sotto l’occhio tenevo l’orologio così da poter svegliare la signora per le 16 come da lei indicato.
La mia concentrazione crebbe man mano poiché l’argomento mi interessava quindi ero abbastanza isolato dal mondo esterno finchè non sentii due mani che si posavano sulle spalle e iniziavano a massaggiare, inutile dire che feci un salto dalla paura mentre dietro di me sentivo ridere:
“Scusami Francesca non sapevo fossero le quattro” dico arrossendo imbarazzato
“infatti non sono le quattro caro-ancora ridendo- solo che mi sono svegliata e sono venuta a curiosare”
“ah ok- dissi mentre alzando gli occhi noto che è rimasta in camicia da notte e che il sole fa vedere cosa c’è sotto, due splendide tette senza reggiseno – ehm…” rimango così fissandola allora lei nota dove guardo e abbassando lo sguardo dice
“scusa non volevo farti vedere quest’obbrobrio” arrossendo a sua volta
“magari fossero brutte almeno non le guarderei” dico cercando di alleggerire l’atmosfera mentre invece la signora si ammutolì di colpo e io cercai in tutti i modi di recuperare:
“mi scusi ma non arrossisca lei è veramente bella e il mio era solo un modo come un altro per dire che si sbaglia a definirsi anziana tutto qui”
“va bene- annuendo piano e guardandomi negli occhi- ma devi darmi del tu” ora ridendo divertita mentre mi prende la mano e mi porta nella camera sua e mi dice:
“ti prego mettiti nel letto con me e abbracciami voglio solo dormire cullata” e non aspettando la mia replica mi butta sul letto e mi toglie le scarpe per poi tornare sul suo posto e sdraiarsi di schiena intanto che mi stendo e l’abbraccio da dietro coprendoci con la coperta per il freddo.
Volente o nolente mi addormento anche io. Il mio sonno è travagliato fino a quando svegliandomi mi trovo le mie labbra attaccate alle labbra della signora Francesca. Nello stesso momento si sveglia anche lei e si allontana scusandosi:
“scusa scusa scusa” ripete di continuo quasi fino ad arrivare alle lacrime
“non ti preoccupare era bello stare così vicini” dico sorridendole gentile allora si avvicina e ci riabbracciamo mentre chiudo gli occhi come godendomi quello stato di tepore. Quasi nel dormiveglia sento le labbra della signora che si rincollano alle mie e la sua lingua che trafuga nella mia bocca.
In quel momento apro gli occhi e sento le mani di Francesca trafugarmi come quasi assetata di amore per strapparmi i vestiti allora la fermo e alzandomi dal letto mi spoglio pezzo dopo pezzo come per farle guastare il momento. Una volta nudo mi stendo sul letto e iniziando a ribaciarci mentre spoglio la donna con un ardore unico. Mi ritrovo un corpo pieno ma non sfatto dagli anni e un folto boschetto da cui sporgevano delle labbra rosse da impazzire e un bottoncino magico. Senza indugi mi ci fiondo iniziando a baciare il centro del mondo del godere. La mia lingua saettava mentre i gemiti femminili si innalzavano per tutta la stanza e le mie dita iniziavano a pistonare la fornace con un movimento  frenetico.
Il solo guardarla godere mi faceva indurire il cazzo e prima di farla venire mi stacco da lei che subito mi dice di continuare allora indirizzando la punta del mio cazzo entro in lei con un colpo solo facendole fare un sospiro profondo, il ritmo da dolce inizia a diventare forsennato mentre le lingue si scambiano dolci effusioni mentre le sue mani mi accarezzano le chiappe e seguono il mio ritmo.
Sento che lei sta venendo e che io sto venendo ma cerco di pensare a tutte le cose brutte per durare finchè lei con il suo indice mi va a stuzzicare il mio buchetto allora inizio ad esplodere in una copiosa sborrata mentre le sue pareti vaginali si contraggono e si rilassano emanando succhi.
Solo dopo alcuni secondi mi stacco ansimando mentre lei dorme beata con un sorriso stampato sul volto, solo guardando l’orologio noto che oramai le mie ore sono passate allora le scrivo un bigliettino: “sei una donna bellissima e stupenda non sentirti vecchia, se vuoi domani posso venire basta che in serata mi chiami al 3********* un bacione” e rivestitomi me ne vado sperando in una sua chiamata

Per commenti, critiche o suggerimenti e soprattutto se volete che vada avanti con la storia scrivetemi a: erdoctorm@libero.it

 

Che bella dormita mi feci la sera di ritorno da casa di Francesca, un sonno più che ristoratore fu proprio meditatore. Infatti rima di addormentarmi ripensai alle belle tette della signora che tanto mi eccitano e che mi costrinsero a farmi una sega per lenire la tensione.
Non mi accorsi di quanto dormii fino a quando non squillò il telefonino e comparve il numero di casa di Francesca, quasi mascherando la voce impastata risposi:
“Buongiorno” con un tono lievemente incerto
“A te ammazza quanto dormi- sentii una risata cristallina che mi ridiede vita scongiurando il peggio- allora oggi solita ora che ho voglia di una bella carbonara più mi devi aiutare a casa”
“Va bene badrona- ridendo a mia volta e aggiungendo- perfetto una cosa leggera insomma” e riattaccai dopo i soliti saluti di convenzione.
Arrivai sotto casa sua intorno alle 12 e 45 soffermandomi alcuni secondi a prendere una bella rosa bianca che mi ispirò in quel momento tanta dolcezza quasi quanto il viso della dama che mi attendeva in casa. Citofonai e mi feci aprire e salendo le scale che portavano nell’appartamento la cui porta trovai socchiusa. Entrai in punta di piedi mentre sentivo della musica soave arrivare dal salone e,preventivamente, misi la rosa dietro la schiena. Proprio in quel momento si alzò dal divano e si avvicinò emanando un profumo dolce e intenso.
Salutandoci con due bacetti sulle guance mi chiese:
“Cosa nascondi?” curiosa come una volpa
“Un cadeau” dissi portando la rosa davanti ai suoi occhi che furono contornati, subito o quasi, da un rossore sparso su tutto il viso.
“Non dovevi- imbarazzatissima come non mai- perché lo hai fatto?”
“Mi ricordava la dolcezza del tuo viso e del tuo animo” dissi mentre notai che era vestita di un tajer di un blu notte stupendo.
“Sei così in tiro per me?” chiesi prendendola per mano e facendole fare una piroette
“No sono dovuta andare a fare dei giri in città- facendomi la linguaccia continuando- e ora andiamo ai fornelli”.
Cucinammo, come promesso per via telefonica, la carbonara come la sa fare la mia mamma e fu un pranzo di vero gusto con tanto di guardata alla televisione ristoratrice. Come al solito Francesca andò a dormire nel suo letto chiedendomi se potevo svegliarla per le 16 circa, così che anche io approfittai della comodità del divano per farmi un pisolino pensando a quanto la situazione non sembrava cambiata di una virgola dal giorno prima.
La sveglia del telefonino mi annunciava che erano le quattro meno cinque e allora andai piano in camera della padrona di casa cercando di non svegliarla di soprassalto; solo a pochi passi da ella notai che era meno vestita del solito, era in slip e reggiseno anche grazie al fatto che aveva acceso i riscaldamenti e che le coperte erano veramente pesanti. Avvicinatomi iniziai a darle qualche bacetto sulla fronte e delle piccole, dolci, ma decise, scosse sulle spalle per svegliarla; per mia fortuna aprì gli occhi lentamente e flebilmente disse:
“Grazie sei un tesoro”
“Prego- risposi sorridendo- la signoria vostra vuole un caffè,un tè una camomilla?”
“Un tè andrebbe benissimo grazie ma ora lo vengo a preparare io” fece per alzarsi ma io la bloccai dolcemente
“No lascia fare a me tranquilla so già dove è tutto”.
Dopo alcuni minuti portai un tè con della marmellata e delle fette biscottate che Francesca apprezzò molto e che mangiò con molta voglia.
Dopo aver finito portai via il vassoio e mentre stavo riponendo tutte le cose sentii dei passi venire in cucina e voltandomi trovai Francesca ancora in intimo ma con una leggera vestaglietta sopra che mi fissava e diceva
“Se avessi 30 anni di meno ti sposerei”
“Beh puoi anche ora o non sei in grado di intendere o volere” dissi ridendo in risposta alla sua battuta
“Scemo- disse scuotendo la testa- io vorrei fare il bagno per rilassarmi rinfrescarmi e anche svegliarmi da dopo il sonnellino me la potresti preparare tu la vasca con un bel po’ di bagno schiuma mentre io mi preparo i vestiti sul letto?”
“Certo- risposi alla cortese domanda- puoi anche non vestirti sei bellissima comunque-mi voltai e notando il rossore in volto arrossii a mia volta- scusami non volevo è che il filtro al cervello mi manca”
“Eheh si va bene il filtro al cervello- disse soppesandomi quasi- io vado avvertimi”
“Va bene” dissi alzando la voce in modo che mi sentisse.
Una volta pronta la vasca chiamai Francesca la quale venne e mi ringraziò di nuovo aggiungendo:
“Sei un tesoro altro che settimana di prova”
“Grazie- imbarazzato- spero solo di non deluderti”
“ma cosa dici?-mi chiese guardandomi furba- stai tranquillo che se le cose non vanno come dico io lo dico subito”.
Appena iniziò a spogliarsi togliendosi la vestaglietta io feci per andarmene anche per lasciarla in pace ma prontamente disse:
“Dove vai? Mi devi lavare la schiena che io essendo vecchia non ce la faccio da sola e poi nuda mi ci hai già visto e quindi ti risparmio lo shock iniziale”
“Ancora con questa storia del vecchia?- dissi deciso- e poi lo sai che sei bellissima e ora entra nella vasca che ti devo lavare la schiena” il mio tono ere autoritario così Francesca ubbidì e mi ritrovai a lavarle la schiena dolcemente e con pazienza accovacciato in modo che lei potesse stare comoda mentre io potevo sentire il profumo della sua pelle.
Più mi avvicinavo più avevo voglia di baciarla e accarezzarla così quando mi ritrovai a pochi centimetri dal suo collo iniziai a baciarla dolcemente quasi succhiando la dolcezza da lei per poi staccarmi come se fossi stato colpito da una scossa.
“Ti sei deciso a muoverti?- mi disse lei con voce bassa e suadente mentre io rimanevo interdetto- tra poco sarei uscita io dalla vasca” mentre si girava verso di me e notava un bozzo prominente dalla patta dei pantaloni così mi prese dalle chiappe e se lo avvicinò.
Con tutte e due le mani mi abbassò la tuta insieme agli slip mentre il mio cazzo, quasi come caricato a molla, si alzo imperterrito davanti alla sua bocca che lo accolse con tutto il calore possibile e immaginabile.
Capendo il gioco la lasciai fare mentre la mano destra soppesava i miei coglioni e con l’indice andava a stuzzicare il mio buchetto. Questo movimento, unito alla voglia che avevo in me, mi fece vibrare e mi fece capire che non ero lontano dal momento fatidico così tentai di avvertirla ma lei non si staccò, anzi con tutte e due le mani mi prese le chiappe e dettò il ritmo fintanto non eruttai in lei tutta la mia sborra.
Fece fatica ad ingoiare ma mi guardò come se fosse la prima volta che lo faceva e non riuscii a trattenermi nel dirle:
“Ti voglio prendere così in piedi perché ho voglia di te” mentre mi spogliavo completamente e lei si alzava di fronte a me ponendo una gamba sul bordo vasca e lasciando che le grandi labbra sporgessero all’ingiù come affamate di cazzo. La presi così, di forza e senza nemmeno un po’ di tatto perché avevamo il sano bisogno di una cavalcata animalesca.
Le nostre bocche si unirono mentre io sentivo il gusto della mia venuta nella bocca, con le mani la palpavo tutta andando a stuzzicare, da dietro, il buchetto che sembrava bello duro e elastico. Il movimento lo dettavano i nostri corpi e l’andamento era forsennato. Per non venire subito la feci girare così da prenderla alla pecorina.
In quella situazione mi sentivo il toro che domina la sua vacca da monta e così glielo rinfilai senza preavviso con conseguente mugolata da parte di Francesca. La mia mano destra, nel mentre il ritmo prendeva corpo, andava a sgrillettare il bottone caldo e gonfio. Tutto ciò provocò il rapido sussultare delle sue pareti vaginali che mungevano il mio cazzo, così mi ritrovai a essere posseduto da una scarica al cervello che collegò il mio godimento al suo e ci fece sospirare come due animali dopo una lunga corsa nei prati.
Piano uscii da lei mentre abbracciati ci scambiavamo baci e coccole e guardandomi negli occhi mi disse:
“Vai che altrimenti ti rapisco” sorridente e dolce come sempre
“Ma io domani infatti vengo la sera perché tu hai problemi con la febbre-dissi baciandola in fronte- e ti farò mia tutta mia” stringendola a me
“Non ci pensare proprio- canzonandomi- quello è vergine e tale me lo porterò fino alla tomba”
“Staremo a  vedere” dissi ridendo per poi uscire lasciandola lavarsi in pace e andando a prepararmi per ritornare a casa. Dopo un breve saluto uscii dall’appartamento dell’amore e me ne tornai a casa.

Come sempre, se volete che continui, per critiche, contattarmi o semplici info potete farlo a: erdoctorm@libero.it

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