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Racconti Erotici Etero

Cinquanta euro!

By 21 Ottobre 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

‘Cinquanta euro! Non chiedermi di più, perché non li ho, prendere o lasciare!’, la voce, mi scuote dal mondo fatto di pensieri che mi ero creata, stavo vivendo mentalmente l’incontro di lavoro che avrò fra qualche minuto, pensando a quello che avrei detto, fatto, come avrei agito. Mi giro verso il lato da cui proviene la voce, l’uomo ha sicuramente più di settanta anni, non mi sono nemmeno accorta che si &egrave avvicinato, lo guardo male.
‘Scusi… di cosa sta parlando?’, chiedo stranita, un pensiero sulle intenzioni del uomo mi &egrave già venuto, ma spero di essermi sbagliata, forse sopra pensiero ho capito male.
‘Abito qua vicino, ma non posso darti più di cinquanta euro!’, sbotta l’uomo infastidito, arrossisco un po’ sulle gote, mi do una occhiata, forse che a forza di stare soprapensiero, sia uscita in modo indecoroso? Indosso una camicetta, si, la gonna &egrave sopra al ginocchio, si, le scarpe hanno tacchi da dieci, magari potevo slacciare un bottone di meno sul decolleté, ma nel insieme, non sembro altro che una trentenne che sta per andare ad un appuntamento di lavoro, non certo una battona!
‘Ha per caso bevuto?’, chiedo al uomo seria e compita, ‘Fa uso di sostanze stupefacenti?’, lo incalzo, ‘E’ appena uscito da una casa di cura per malati mentali?’, continuo imperterrita.
‘Che cazzo ti sei seduta a fare qui? Se poi non sei una mignotta!’, continua l’uomo, sempre più irritato.
‘E’ una panchina, serve per sedersi, non per l’esercizio della prostituzione… Cristo, sono le dodici! Chi cerca sesso alle dodici, su una panchina davanti ad un istituto di credito?’, dico alzandomi indignata ed allontanandomi dal tipo strano, sono rimasta all’aperto perché odio le sale d’attesa, ma al mondo c’&egrave veramente pieno di pazzi.

Esco dalla spiaggia vestita con il bikini con cui ho preso il sole, infradito ed un pareo avvolto sui fianchi, vado alla mia mountain bike, nella lunga fila di bici individuo la mia ed una persona china su essa, che sia un ladro, mi avvicino rallentando, il cuore mi batte forte in petto per il timore, faccio difesa personale, ma non &egrave certo mia indole cercare scontri fisici violenti, odio la violenza.
‘Scusi… ma vuole rubarmi la bici?’, domando con un filo di voce, l’uomo sembra sorpreso di vedermi, si alza di scatto e fugge, lo fa ad una velocità che sembra quella della moviola televisiva, riconosco il pazzo che due giorni prima, mi aveva offerto cinquanta euro per fare sesso con lui. ‘Che cavolo stava facendo?’, mi chiedo, mentre apro il lucchetto e salgo in bici, mi allontano dal parcheggio dello stabilimento balneare, ma sono scossa.

Alle quattro del pomeriggio, decido di staccare dal lavoro, esco dal ufficio dopo aver spento i computer, ho voglia di farmi un bagno di mare, ma prima passo da casa, metto il costume e sopra un vestito leggero da mare, che mi arriva fino alle caviglie, sono indecisa, alla fine decido di prendere lo scooter, almeno faccio prima. Arrivo al mare, poso il vestito in cabina, prendo il telo e mi fiondo a fare il bagno, resto a mollo un bel po’, quando esco mi faccio la doccia, poi decido di andarmi a prendere un gelato. Il mio amico Alex, me lo passerà dalla porta, odia chi entra bagnato nel bar, lo capisco, ma sto rispondendo ad una voglia improvvisa. Fortuna che il bancone arriva fino alla porta laterale ed il mio amico Alex, si trova proprio nei pressi a fare un paio di caff&egrave. Gli chiedo il gelato con voce supplichevole, lui mi sorride, ha un debole per me, finisce di fare i caff&egrave, li serve e corre a portarmi il gelato, mi dice che sono antipatica, perché sono bagnata e non posso entrare, quindi nemmeno fermarmi un po’ al bancone per chiacchierare con lui. Gli sorrido civettuola e giro di scatto sui tacchi per spruzzarlo con i capelli bagnati, quando lo sguardo mi si posa dove ho parcheggiato lo scooter, il pazzo &egrave li, ha la testa china sul sedile, come se ci avesse appoggiato la faccia.
‘Ma che fa?’, penso ad alta voce, attirando l’attenzione di Alex su di lui.
‘E’ il tuo scooter?’, chiede Alex, io annuisco, lui si incammina veloce verso l’uomo, mentre io osservo immobile la scena.
‘Che cazzo fai?’, tuona Alex, &egrave una figura davvero imponente, alto circa un metro e novanta, grosso per la palestra che ha fatto prima di mettersi a fare il barista, adesso il fisico &egrave un po’ cadente, ma fa sempre timore. L’uomo si gira, vede l’energumeno che lo sta puntando ed alla moviola, si incammina verso l’uscita del parcheggio, Alex fortunatamente non lo segue, una volta l’ho visto arrabbiato con un piantagrane, non &egrave un bello spettacolo. Torna verso di me, sta sorridendo, gli rivolgo uno sguardo interrogativo.
‘Cazzo Ily… stava annusando il sedile!’, dice prima di scoppiare in una fragorosa risata, ma io resto turbata, abbastanza scossa.
‘Si, ridi! Quello &egrave un maniaco… allora, due giorni fa, annusava il sedile della mia bici… la settimana scorsa, mi ha proposto di fare sesso con lui… mi ha pure offerto cinquanta euro!’, esclamo un po’ preoccupata, Alex sulle prime diventa serio, poi distende le labbra in un sorriso.
‘Si vede che gli piace il profumo della tua micina…’, scherza, ‘Non posso davvero biasimarlo… sono sicuro che &egrave davvero inebriante… anzi, magari la prossima volta mi unisco a lui, o meglio, potrei precederlo ed annusare al suo posto…’, conclude Alex e poi scoppia in una fragorosa risata, ma non riesce a far ridere anche me, resto piuttosto scossa.
‘Sto scherzando Ily… se vuoi ci do un occhio e se ricapita, lo sconsiglio! So essere molto convincente quando voglio!’, ribatte serio.
‘Non voglio che ti metti a picchiare la gente per me… quello poi… non sembra molto pericoloso, ma resta il fatto che mi ha fatto venire la pelle d’oca… &egrave davvero disgustoso quello che ha fatto…’, replico nauseata da quanto appena visto, poi smetto di pensare alla scena disgustosa e di scatto, mi giro a dare una pacca sul braccio ad Alex, ‘Come sarebbe a dire che vuoi annusare i miei sedili… profumo di micina… ma cosa dici?!?’, lo rimprovero, facendolo un po’ arrossire sulle gote. In effetti siamo amici, parliamo spesso del più e del meno, scherziamo anche in maniera aperta, rivolgendoci doppi sensi maliziosi, ma non era mai stato così diretto.
‘Scherzavo, dai… sei proprio suscettibile tu, eh?’, sorride, rendendomi la pacca sul braccio, poco più di un appoggio, ma mi sposta di qualche centimetro. Gli sorrido di rimando.
‘Anche io scherzavo… ma che ne sai del mio odore… potrebbe essere pessimo!’, lo incalzo, spingendolo a mia volta, sorride contento, si vede dagli occhi che gli si accendono.
‘Credimi Ily…’, mi carezza la guancia con il dorso del indice, ‘Sono sicuro in senso assoluto che &egrave profumo… e del migliore che esista!’, conclude facendomi l’occhiolino e rientrando nel bar, sono entrati due clienti e subito torna dietro al banco.
Mi incammino sorridente verso la spiaggia, scarto il gelato e comincio a mangiarlo, torno con il pensiero al vecchio porco, ma chi cavolo può essere, devo indagarci su, do un altro morso al gelato e smetto di pensare al maniaco, i miei pensieri si spostano su Alex, &egrave stato davvero ardito oggi, magari &egrave arrivato il momento di premiare la cotta che ha da sempre, siedo sorridendo sulla sdraio, tanto che mia zia, si incuriosisce e chiede di essere messa a parte dei miei pensieri, ma non mi sbottono.

Esco di casa con un leggero vestito da mare in cotone, quando l’ho acquistato mi piaceva la fantasia, anche se &egrave un po’ da bacchettona, spuntano soltanto le punte dei piedi, ma &egrave meglio così, almeno non si vede sotto la gonna mentre guido lo scooter. Arrivo al parcheggio dello stabilimento balneare, prima di andare in spiaggia mi fermo a bere un caff&egrave da Alex, siedo su uno degli sgabelli al bancone, ordino e chiacchieriamo, sono passati tre giorni dalla sua battuta ardita, ma non si &egrave più spinto così avanti. Penso che sia un bene, del resto qui mi conoscono tutti e non devo fare troppo la stupida, ma in fondo mi dispiace anche, non credo che Alex sia un chiacchierone, soprattutto perché anche lui &egrave sposato, quindi non avrebbe nessun interesse a far trapelare chiacchiere. Lascio perdere i pensieri arditi sul barista, mi fermo giusto una decina di minuti e vado in spiaggia.
Mi sveglio di soprassalto, mi sono appisolata sul lettino, mentre prendevo il sole, sono accaldata e sudata, mi alzo in piedi e prendo il cellulare nella borsa per guardare l’ora, sono solo le quindici, alzo lo sguardo verso il parcheggio e vedo un po’ di trambusto, incuriosita infilo le infradito, metto il pareo e mi incammino per andare a vedere che succede. C’&egrave Alex che sta strattonando qualcuno per la camicia, intorno ad un capannello di curiosi, arrivo più vicina e riconosco il maniaco, il mio amico lo ha colto in fragrante, perché sono vicini al mio scooter e, come aveva promesso di fare, lo sta sconsigliando. Il vecchio porco &egrave paonazzo in viso, la paura gli si legge nel espressione, raggiungo Alex e gli tocco una spalla, lui si volta e mi guarda come una furia, quando realizza che sono io, mi sorride.
‘Visto che l’ho beccato!’, esclama senza mollare la camicia del uomo, ‘Allora adesso mi dici chi cazzo sei e cosa vuoi!’, tuona voltandosi di scatto verso l’uomo, a pochi centimetri dal suo viso.
‘Lascialo andare Alex… lo sai che odio queste scene… ti prego!’, gli dico con voce flebile, mettendogli entrambe le mani sulla spalla. Alex si volta a guardarmi, &egrave una furia, ma mi da retta e molla l’uomo. Ho le lacrime agli occhi, non mi piace vedere litigare, soprattutto quando io ne sono la causa.
‘Chi &egrave lei? Cosa vuole da me?’, piagnucolo al uomo, sembra un po’ più rinfrancato adesso che Alex non lo strattona più.
‘Vai a fanculo vacca… fatti sbattere dal tuo energumeno… con me hai chiuso!’, esclama con voce dura, rivolgendomi un espressione di odio, penso che sia davvero pazzo, cavoli, proprio a me doveva capitare questo matto.
‘Ma chi la conosce… se la rivedo, chiamo la polizia… &egrave avvertito!’, esclamo, combattendo con la voglia di dargli un pugno in faccia, ma guarda che razza di gente. Il matto si allontana ed io tremo per il nervoso, continuo a piagnucolare, oltre tutto mi sono beccata anche un epiteto, da una persona che manco conosco. Alex mi stringe fra le forti braccia per consolarmi, poi mi prende a braccetto e mi porta dentro al bar, mi serve un bicchiere d’acqua e mi invita a sedermi. Intanto le persone che hanno assistito alla scena, cercano di consolarmi, mi consigliano di chiamare davvero la polizia e di denunciarlo, non si sa mai cosa potrebbe succedere, io ringrazio tutti, bevo l’acqua a piccoli sorsi, lentamente mi riprendo, la gente si allontana e torna alle proprie attività. Improvvisamente mi accorgo di avere occhi solo per il mio salvatore, il mio bodyguard personale, penso e sorrido, Alex mi guarda da dietro il banco e mi sorride di rimando, serve un cliente e viene al tavolo dove sono seduta.
‘Stai meglio?’, chiede preoccupato.
‘Si, grazie! Per tutto… grazie di cuore, davvero!’, rispondo abbassando lo sguardo, sono un po’ imbarazzata, perché mi sta fissando davvero intensamente.
‘Figurati… non devi ringraziarmi… quello &egrave un pezzo di merda e secondo me, non avresti dovuto fermarmi!’, mi rimprovera, gli occhi mi si bagnano di nuovo.
‘Non voglio che ti becchi una denuncia per colpa mia… &egrave stato meglio così…’, ribatto, ripensando alla scena violenta.
‘Dai calmati… non hai nessuna colpa! E’ quel vecchio pazzo che mi ha fatto andare il sangue al cervello!’, dice accarezzandomi i capelli con una grossa mano, prima di tornare di nuovo dietro al banco, sono entrati due bambini e chiedono il gelato. Mi alzo in piedi, ringrazio di nuovo Alex appoggiando il bicchiere vuoto sul banco ed esco dal bar, torno in spiaggia, lo faccio più per uscire dal imbarazzo che stavo provando, piuttosto che per una reale voglia di farlo. Torno a sdraiarmi sul lettino e questa volta, anche per le chiacchiere che si sono sparse in spiaggia, devo per forza raccontare alla curiosa di mia zia quello che &egrave accaduto, anche lei mi consiglia di sporgere denuncia alla polizia, in effetti il tipo deve avere davvero dei problemi, magari lo conoscono già.
Resto in spiaggia fino a tardi, mi piace da matti rimanere quando c’&egrave poca gente, alle venti vado in cabina a rivestirmi, faccio una tappa obbligata al bar, per salutare Alex e ringraziarlo di nuovo, mi offre l’aperitivo e decido di fermarmi qualche minuto, per bere e chiacchierare un po’.
‘Certo che quel pazzo, deve proprio avere annusato un odore fantastico, se non riesce più a stare lontano dal tuo sedile…’, scherza Alex, mentre riempie una ciottola di patatine e ma la pone davanti.
‘Che scemo sei…’, replico sorridendo, dopo averci pensato tutto il giorno, ho deciso che domani andrò alla polizia, quindi adesso non mi sento molto turbata da quanto successo nel pomeriggio.
‘No, dico davvero… deve essere come una droga… visto che si &egrave azzardato a tornare e sfidare la mia ira…’, aggiunge mettendomi davanti un bicchiere dal contenuto colorato, ‘Quasi, quasi… visto che c’&egrave poca gente, vado anche io ad annusare… così magari diventa una droga anche per me…’, conclude, facendosi una risata.
‘Sai cosa penso… credo che per quel matto, i sedili siano l’unico modo per annusare certi odori… ma tu non dovresti porti su un piano così basso… non ti ci vedo ad annusare il sellino del mio scooter…’, lo prendo in giro ridendo.
‘Davvero non mi ci vedi? In effetti, non mi ci vedo nemmeno io… ma non credo che ci sia altro modo… oppure si, potrei entrare in cabina e fregarti le mutandine… ahaha!’, scherza Alex, mentre io penso che dovrebbe battere sul tempo il bagnino, per riuscire a fregare un paio delle mie mutande, cavoli, realizzo improvvisamente, dovrei farne un profumo e venderlo, visto in quanti aspirano ad annusarmi, mi viene da ridere, a pensare di realizzarne una fragranza assieme ad un chimico, lui a fare le formule, io a gambe aperte con il suo naso in mezzo.
‘Ma dai… non ti vedrei nemmeno a fregarmi l’intimo… senza contare che poi, senza mutande, la sella del mio scooter diventerebbe ancora più attraente per il matto…’, ribatto e finalmente mi faccio una bella risata, almeno cancella un po’ di malessere.
‘Bh&egrave… allora, visto che mi hai stoppato ogni iniziativa, ho perso tutte le speranze… pazienza… dovrò farmene una ragione!’, esclama sospirando, fingendo di essere sconsolato.
‘Forse un modo c’&egrave… anche senza espedienti… ma devi trovarlo da solo, io non ti suggerisco nulla…’, lo incalzo, so che stiamo scherzando, ma certe volte scherzando, si dice la verità.
‘Davvero c’&egrave un altro modo? Dunque vediamo se può venirmi in mente qualcosa… non posso annusare il sellino dello scooter, o della bici… non ti posso rubare le mutande in cabina… allora come? Mamma, perché mi hai fatto così stupido…’, sorride guardando in alto, mentre io rido di rimando, ‘Magari potrei infilarti il naso fra le cosce… rischierei un sonoro ceffone… ma sicuramente ne varrebbe la pena…’, insiste, ma il sorriso che mi rivolge adesso &egrave un po’ forzato, soprattutto guarda la mia reazione, stempero un pochino portandomi il bicchiere alla bocca, sorrido e penso che forse mi ha letto nel pensiero, quando mi vedevo con il naso del chimico, in camice bianco, fra le gambe.
‘Chissà…’, dico posando il bicchiere e ricambiando lo sguardo, ‘Magari, invece di un sonoro ceffone, ti becchi qualcosa di altro…’, butto li la frase, guardandolo con così tanta malizia, da essere assolutamente sicura di avergli provocato un’erezione. Alex si schiarisce la voce.
‘Questa &egrave una bella notizia… soprattutto alla luce del fatto che fra cinque minuti chiudo…’, esclama serio, schiarendosi ancora la voce alla fine della frase.
‘Hai delle idee?’, chiedo rivolgendogli uno sguardo da gattina in calore, anzi, da come mi muovo, sto già facendo anche le fusa al grosso barista.
‘Ilaria… sono quattro anni che ci conosciamo… e che fantastico su di te… credo di averti immaginato migliaia di volte in situazioni scabrose… non avrei scommesso un centesimo sulla possibilità di realizzarne qualcuna… ma non sono davvero a corto di idee!’, ribatte con un sorrisino che &egrave tutto un programma.
‘Davvero hai fatto fantasie erotiche su di me? Le voglio conoscere!’.
‘Se mi mettessi a raccontare adesso… credo che ci vorrebbe tutta la sera, probabilmente anche la notte… se vuoi ti faccio un riassunto… non so dirti quante volte ti ho avuta inginocchiata qua dietro il bancone a farmi sesso orale… o sdraiata qua sopra a gambe spalancate per riceverlo… qui appoggiata con i gomiti e piegata a novanta… seduta su di me, o mentre ti tenevo in braccio… la cosa più indicativa e che se devo essere sincero, mi sta facendo esplodere il cazzo, &egrave quello sguardo… ogni volta che ti ho scopata nelle mie fantasie, avevi lo sguardo che mi stai rivolgendo adesso…’, mi confida serio, ‘Le mie fantasie però, anche le più perverse, non sono mai arrivate nemmeno vicino a ciò che adesso ci sta facendo parlare di sesso… infilarti il naso fra le cosce per annusare il tuo profumo… trovo che sia un risvolto piacevole, un modo strano, geniale, ma sempre un modo per farti spalancare quelle splendide cosce per me!’, conclude Alex.
‘Ok, Alex… ho capito che aspetti questo momento da troppo tempo… ma non vorrai mica che spalanchi le gambe qui?’, chiedo e sorrido a guardare la sua espressione, visto che adesso, ha la definitiva conferma, oltre ogni ragionevole dubbio, che non sto affatto scherzando.
‘Quanto tempo ho a disposizione?’, domanda pensieroso.
‘Dipende da te… io non ho impegni e nemmeno fame, quindi non sono pressata neanche dalla cena…’, rispondo.
‘Allora chiudo il bar e ti porto in casetta… &egrave stata una delle mie prime fantasie su di te… averti a disposizione sul letto della casetta…’, sorride sotto i baffi Alex. Gira intorno al banco, mentre io finisco di bere l’aperitivo, chiude la serranda della porta laterale e mi invita ad uscire con lui. Chiude a chiave la porta e ci incamminiamo verso la casetta, niente più di una stanza da letto con doccia, sul angolo dello stabile, apre la porta e da buon cavaliere, mi invita ad entrare per prima.
La stanzetta &egrave pulita, l’odore che si respira dentro, malgrado abbia soltanto una piccola finestrina alta sulla parete davanti al letto, &egrave di pulito e freschezza, segno che viene tenuta pulita, malgrado non sia utilizzata, a giudicare dal fatto che il letto &egrave intatto e non ci sono vestiti sparsi. C’&egrave una sedia davanti al letto, uguale a quelle del bar, evidentemente l’idea di Alex, era quella di usarla per riposarsi nelle brevi pause, la sedia, visto che la mobilia &egrave costituita soltanto dal letto, probabilmente serve per posare i vestiti.
Il barista sorride e mi osserva attentamente, mentre guardo in giro, non si muove, &egrave rimasto vicino alla porta chiusa a chiave dal interno. Il momento &egrave topico, adesso siamo fermi all’imbarazzo iniziale, succede sempre quando ci si trova per fare sesso, dopo averne parlato, se fosse successo istintivamente, probabilmente adesso ci staremmo già spogliando con foga.
‘Io avrei bisogno di una doccia…’, esclama all’improvviso Alex, facendomi quasi trasalire, immersa come sono nei miei pensieri sulla stanza. Lo guardo e sorrido, secondo me, anche se sono chiusa qua dentro con lui, non ci crede ancora completamente. Gli vado incontro e mi giro di spalle, gli indico la cerniera dietro al vestito, posso sfilarlo dalla testa, ma così fa più scena, Alex la abbassa ed io piego le spalle, lasciando che le spalline scivolino lungo le braccia, mi agito un po’ ed il vestito cade attorno ai miei piedi, adesso ho solo il perizoma bianco e le infradito. Mi pone le grosse mani sulle spalle, stringe dolcemente le dita come se volesse massaggiarmi, mi volto e lo guardo negli occhi, devo alzare il viso per farlo, così vicina, non ci sono mai stata e noto la differenza di altezza. Alex invece mi guarda le tette con ingordigia nello sguardo, abbassa entrambe le mani dalle spalle e le prende in mano, le palpa e nello stesso tempo, accarezza i capezzoli con il pollice.
‘Toccarmi le tette, non faceva parte del accordo…’, dico maliziosa.
‘Ilaria… non credo di avere un accordo con te… se poi in realtà c’&egrave, non ho nessuna intenzione di tenergli fede…’, ribatte sorridente, continuando a guardarmi i seni, che adesso stringe da sotto, come se li stesse soppesando, ‘Adesso, ho la ferma intenzione di spingerti sul letto e spalancarti le cosce, anche se non credo che in mezzo, stasera, ci metterò soltanto il naso…’, conclude, alzando finalmente gli occhi a ricambiare lo sguardo. Alzo le mani ed infilo le dita dentro ai jeans, sento il calore che emana la sua pelle, non l’ho mai visto svestito, slaccio la cintola che gli sorregge i jeans sotto al ventre, mi ferma le mani.
‘Devo fare la doccia!’, esclama risoluto, senza smettere di stringermi i seni, sembra calamitato dalla parte anatomica, li strizza e allarga le mani, come se fossero un anti stress.
‘Non rompere… saltami addosso e smettila di pensare alla doccia… ho voglia di un maschio, non mi interessa un fighetto profumato…’, ribatto con altrettanta risolutezza nella voce.
Alex sorride e mi spinge indietro, con le mani a coppa sopra ai seni, perdo pure una ciabatta per retrocedere, quando le gambe toccano il letto, mi lascio cadere sopra e le sue mani, si staccano dal mio petto. Il barista si inginocchia sul pavimento, mi sfila il perizoma con foga e lo lancia sulla sedia, mi spalanca le cosce ed affonda il viso nel mio sesso, non si limita ad annusarmi, infila subito la lingua nella fessura, mi assaggia con ingordigia, poi con la punta dardeggiante, inizia a titillarmi il clitoride.
Tiene le grosse mani appoggiate all’interno coscia, proprio sul inguine, con i pollici apre le grandi labbra, il mio fiore e spalancato e fradicio, la lingua di Alex lo esplora tutto, dal clitoride al perineo e molto in profondità nella vagina, devo mordermi le labbra per trattenere un po’ i gemiti di piacere, sono sicura che se qualcuno passasse qui fuori, sentirebbe tutto. Il barista con la bocca spalancata mi pianta la lingua a fondo, sento i sui denti segnarmi la pelle sul pube, la rotea come se stesse limonando con la mia vagina, un bacio molto intimo, mi guarda serio, in modo provocatorio, io ricambio lo sguardo con le palpebre a mezz’asta, pongo entrambe le mani sui seni, mi palpo e mi pizzico i capezzoli, lo sto provocando a mia volta. Lui non smette di penetrarmi a fondo con la lingua, cerca di appoggiare le labbra spalancate e succhia, come se volesse aspirare il mio sesso dentro la bocca, ingoiarselo tutto, mangiarmi. La lingua mi sta facendo impazzire e sento come se avesse tutta la passera in bocca, esplodo in un intenso orgasmo, devo smettere di toccarmi i seni per tapparmi la bocca, con l’altra mano mi aggrappo al copriletto. Il mio corpo si contrae impazzito, tento di chiudere le gambe senza successo, le sue labbra perdono il contatto e la sensazione di essere ingoiata cessa di colpo, umori e saliva colano in basso, li avverto imbrattarmi l’ano sensibile e scendere ancora più giù, Alex toglie le mani dalle mie cosce e si abbassa i pantaloni, finalmente si decide a rialzarsi, ha tutto il mento viscido.
In piedi si spoglia completamente, lo guardo mentre riprendo fiato, avrei voglia di ricambiargli il magnifico sesso orale che ho ricevuto, ma &egrave lui che decide, mi spalanca di nuovo le gambe impugnandomi le caviglie, ci mette in mezzo il grosso busto, si appoggia al letto e scende a schiacciarmi sul materasso. Il suo pene trova subito la strada, entra di colpo nella vagina perfettamente lubrificata, lo sento aprirmi e riempirmi tutta, non sono riuscita a vederlo bene, ma dal ingombro, &egrave ben dotato, non esagerato, proporzionato alla sua stazza fisica. Ho le ginocchia contro il petto, il peso di Alex appoggiato sopra mi lascia quasi senza respiro, la sua faccia si trova a pochi centimetri dalla mia, continua a fissarmi e mi sbatte con foga selvaggia, pochi istanti, poi si appoggia con le mani sul materasso ed io posso riprendere fiato, lo uso per ricominciare a gemere di piacere. Mi sarei aspettata un bacio, ma non me lo da, si limita a guardarmi negli occhi ed a fottermi con foga, penso sia meglio così, solo sesso, selvaggio e brutale.
Sono sempre più fradicia, adesso il mio sesso si &egrave abituato al pene che sta accogliendo e quasi sguazza, Alex continua a scoparmi alla massima velocità ed ogni volta che affonda, sbatte con l’anca contro le cosce, dal rumore che si produce, sembra che mi stia sculacciando. Mi sento di nuovo molto vicina, ricomincio a mordermi il labbro inferiore e di nuovo devo tapparmi la bocca, se non lo facessi urlerei, visto che lui non si ferma ed il secondo orgasmo sembra estendersi e diventare lunghissimo, cerco di contrarre le gambe, lui capisce e si ferma, uscendo lentamente. Mi osserva attentamente, mentre ansimo a gambe strette e mi porto entrambe le mani sul pube, ogni tanto ho dei brividi che mi scuotono il corpo, se sapevo che era così, mi sarei concessa prima, chiudo un istante gli occhi per godermi un po’ il rilassamento post orgasmico. Quando riapro le palpebre, Alex &egrave ancora li, in piedi fuori dal letto, mi guarda soddisfatto, mentre lentamente masturba il proprio pene, mi da l’idea di un macellaio, che arrota lentamente la lama per conficcarla nella carne, si, proprio un bel pisello, niente che dire.
‘Allora? Vado bene per adesso?’, chiede sorridendo maliziosamente.
‘Ot… ehm…’, devo schiarirmi la voce, ‘Ottimamente oserei dire, davvero molto bene!’, esclamo alzandomi a quattro zampe sul letto e puntando la verga dura con la bocca, ma Alex mi ferma, non vuole proprio farsi assaggiare, pone la grossa mano sulla testa e mi spinge a voltarmi di spalle, eseguo, del resto, ho già stabilito che oggi decide lui.
‘Ilaria… non siamo ancora al momento in cui dovrai prenderlo in bocca… adesso mi godo il tuo corpo, devo cogliere l’attimo, non si sa mai…’, spiega, mentre mi sistema all’altezza desiderata divaricandomi le gambe, il glande &egrave di nuovo pronto all’ingresso, spinge e senza alcuna fatica mi riempie di nuovo, fino a sentire il solletico dei suoi peli pubici contro le natiche. Gemo di nuovo di piacere e lui ricomincia a sbattermi con foga, mi prende per i fianchi e mi tiene ferma, vuol fare tutto lui, poi sposta una mano e mi carezza la schiena, la sposta davanti e mi strizza una tetta, pizzica il capezzolo, stringe di nuovo e la usa come un appiglio per tirarmi verso di lui. Godo sonoramente, adesso me ne frego di trattenermi, mi sta scopando davvero in maniera sublime, sposta anche la mano sul fianco e prende in mano i capelli che tengo raccolti in una coda di cavallo, mi tira indietro la testa ed accelera il ritmo. Mi sta facendo impazzire di piacere, ma ad un certo punto si ferma, penso che sia il momento, mi giro di scatto, ma Alex siede sul bordo del letto, prende la mia mano destra e mi tira verso di se, vuole che lo cavalchi, mi accomodo a gambe divaricate in grembo al barista, per la prima volta tocco la sua verga, per guidarla di nuovo dentro di me.
Lo spingo e lui si sdraia sul letto, continua però a tenere le gambe di fuori, gli appoggio le mani sul petto ed inizio a muovermi, adesso sono io che comando il movimento, lui si occupa delle mie tette, le palpa con voglia, mentre io vado al galoppo, con la testa reclinata all’indietro, infilo una mano fra le sue cosce possenti e gli carezzo lo scroto in punta di unghie. Ansima di piacere, io invece continuo a gemere a ruota libera, mi impalo a fondo, finché arrivo di nuovo, non strillo, resto in apnea con la bocca spalancata in un grido muto, contrazioni involontarie mi spingono il bacino verso il basso, ad impalarmi sempre di più, alla fine riesco a riprendere fiato e mi abbandono sfinita sopra di lui, ha le mie tette in faccia, continua a strizzarmele e succhia i capezzoli. Ogni tanto da un colpetto di bacino verso l’alto, che mi provoca un brivido di piacere, mamma mia quanto ho goduto, mi sembra di avere un lago nella fessura. Alex si alza a sedere e si mette in piedi, tenendomi in braccio e ben piantata su di lui, da un paio di colpi che mi scuotono tutta, prima di voltarsi ed appoggiarmi sul letto, mi gira di nuovo di spalle, sono abbastanza sfinita, ma lo assecondo ancora.
‘Pronta per il gran finale?’, mi chiede spingendomi avanti, fino a farmi appoggiare la testa sul letto, appoggia il glande al ano, cavoli, penso, altro che naso fra le cosce, vuol farmi la festa completa! La lubrificazione &egrave senza dubbio ottimale, non ho fatto che colare umori come una fontana, ma il barista non si muove, sembra che attenda un mio rifiuto, o un rimprovero, ma io resto zitta ed immobile, mi rilasso il più possibile ed attendo la sua mossa.
Passano secondi lunghissimi, poi si decide e capisce finalmente che &egrave lui a condurre il gioco, spinge tenendomi per i fianchi, provo una fitta di dolore quando il glande fa il suo ingresso nel intestino, dilatando di colpo la muscolatura anale, ma non emetto un fiato. Spinge ed entra lentamente, mi sento riempire le viscere un millimetro alla volta, il dolore scema rapidamente, ma non provo piacere fisico, ciò che provo e piacere solo mentale, so che gli sto donando qualcosa di molto importante, adesso &egrave conscio di avermi in suo potere, sa che mi sto facendo dominare, chissà quante volte ha immaginato di avermi così asservita, di potermi usare sessualmente a piacimento. Mi sodomizza con calma, si muove lentamente, anche se spinge il membro in profondità, mi infila una mano sotto al ventre, la mette fra le cosce, preme il clitoride con un dito per masturbarmi, provo più fastidio che piacere, come se mi facesse il solletico, del resto sono già venuta tre volte, &egrave normale.
La mia lascivia passività lo incoraggia ad aumentare il ritmo, comincia a vibrare colpi sempre più forti, ogni tanto esce e rientra di colpo, come se volesse vedere quanto mi sta aprendo, constatare il risultato della sua opera. Comincia ad ansimare sempre più forte, segno che sodomizzarmi &egrave davvero molto eccitante per lui, vibra colpi sempre più veloci e profondi, fin quando esce di colpo e con una mano sulla spalla, mi tira verso l’alto. Si prende la verga in mano ed io, gli dono l’ennesimo momento di gloria, la mia disponibilità più completa, scendo dal letto e mi inginocchio ai suoi piedi, la faccia rivolta verso il pisello duro, socchiudo le labbra, la sua mano si muove velocissima lungo l’asta, finalmente emette un sospiro di sollievo che diventa un gemito gutturale, uno schizzo copioso mi colpisce lo zigomo e mi costringe a chiudere l’occhio sinistro. Altri schizzi copioso e caldi mi imbrattano il viso, mi finiscono in bocca, poi l’eruzione scema, escono pesanti gocce che Alex spreme sulle labbra, spalanco la bocca e tiro fuori la lingua, lecco il glande rosso, quindi me lo infilo in bocca e succhio con impeto. Il sapore di sperma predomina su quello dei miei umori, vaginali ed anali, gli ultimi li riconosco perché sono più salati, ingoio e succhio, lecco, lo ripulisco completamente, lasciandolo lucido ed intriso di saliva, lo tengo alla base con la mano destra e lo osservo mentre perde un po’ di vigore, non si ammoscia completamente, ma non &egrave eccitazione, &egrave gonfiore dovuto all’uso prolungato. Quando sono soddisfatta del mio lavoro mi rialzo in piedi, mi aiuto aggrappandomi ai suoi fianchi, le gambe mi cedono leggermente, devo appoggiarmi al suo petto per riprendere il controllo, mi sento completamente slabbrata in ogni pertugio, ma cavoli se ho goduto.
‘Ci facciamo la doccia?’, chiede Alex, adesso in faccia ha un’espressione di assoluta soddisfazione, un sorrisino compiaciuto gli tende le labbra, mentre mi guarda in faccia, credo che la mia espressione non sia da meno e rispecchi completamente la sua.
‘Basta che ci limitiamo a lavarci… perché mi hai spossata!’, rispondo e mi godo il motto di orgoglio che gli fa gonfiare il petto.
‘Bh&egrave… non credo che riuscirei ad andare oltre…’, ribatte sorridente, ammiccando verso il proprio pisello, che adesso punta deciso verso il basso, ‘Ma se ci facciamo una doccia veloce, ti invito a cena… dobbiamo festeggiare…’, conclude tirandomi verso la porta del bagno.
‘Ancora feste? Mi sembra che per questa sera, la festa me l’hai già fatta!’, esclamo, sorridendo al pensiero di quanto &egrave accaduto.
‘Allora, dobbiamo festeggiare la festa che ti ho fatto…’, replica, aprendo l’anta della cabina doccia e trascinandomi all’interno con lui, quando richiude, stiamo strettissimi. Apre l’acqua, il getto sulle prime &egrave freddo e mi increspa la pelle, quando l’aggiusta mi stringe cingendomi i fianchi, per qualche minuto restiamo in silenzio a guardarci sorridenti, godendoci l’acqua tiepida.
‘Se il vecchio pazzo vedesse cosa ha provocato, gli prenderebbe un colpo secco… chissà quanto pagherebbe per essere al mio posto…’, dice sorridendo Alex.
‘Cinquanta euro…’, rispondo, ‘Ha detto che non ne ha di più!’, concludo, lasciandomi andare ad una risata di gusto, Alex non capisce ma si unisce ugualmente alla mia ilarità.

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