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Racconti Erotici Etero

Cognata

By 24 Dicembre 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

Mia cognata era il più perfetto esempio di zitella: 41 anni, autoritaria, logorroica, eternamente critica e polemica verso tutto e verso tutti, mai avuto un legame fisso in vita sua. Mia moglie, sei anni più giovane, carattere mite e equilibrato e un’autentica profonda passione per il cazzo fin da ragazzina, sintetizzava spesso il suo pensiero sulla sorella senza tanti giri di parole… ‘mia sorella non capisce un cazzo perch&egrave un cazzo non l’ha mai visto’… ‘non sai come vorrei chiuderla a chiave in una stanza con due matumbo che non scopano da un anno’ e cose simili. In occasione di una delle tante liti con sua sorella si era anche lasciata andare ad uno sfogo molto esplicito….. ‘non la sopporto più senti, ti autorizzo io, vai a casa sua e infilagli il cazzone dove sai, fagli passare l’acidità a quella stronza…’. Doveva essere solo uno sfogo dettato da un momento di estrema esasperazione, in realtà divenne qualcosa di vagamente premonitore su quanto sarebbe in realtà successo appena un paio di mesi dopo.
In effetti mia cognata era acida come una botte di cianuro e litigava a rotazione con quasi tutti i componenti della famiglia, non ammetteva sbagli e non accettava critiche ne pareri contrari.
Era il periodo di Natale 2005, durante una cena in famiglia disse che aveva acquistato un PC nuovo. Il venditore era andato ad installarlo a casa sua ma dopo appena dieci giorni si era bloccato tutto; ne parlava arrabbiata come al solito, aveva chiamato più volte l’assistenza ma nessuno si era fatto vivo, come al solito il mondo intero tramava contro di lei. Impossibile che un PC si blocchi così, pensai, avrà combinato chissà quale cazzata ma inutile sperare in un’ammissione. Sapeva che con il computer me la cavavo, ma non mi chiese nulla e mi guardai bene dall’offrirle aiuto. Tornò sull’argomento a fine cena e fu proprio mia moglie, ormai stanca di sentirla lamentarsi, a proporre davanti a tutti la mia candidatura tecnica: ‘per favore vacci tu a sistemare quel benedetto PC!’
Per quindici giorni la cognatina chiamò tre volte a settimana per sapere quando sarei andato, ogni volta più impaziente e arrogante come se l’aiuto promesso fosse un suo diritto elementare, ogni volta inventavo una scusa diversa ma sapevo che prima o poi dovevo andarci altrimenti scoppiava la terza guerra mondiale. Quel giorno arrivò durante il mese di gennaio.

Da poco passate le dieci di mattina, ma la nebbia &egrave così fitta che sembra l’alba. Nonostante il giorno feriale la città &egrave deserta…. &egrave la festa del patrono e, visto il tempo, forse anche la festa di chi ama restarsene a letto. Districarmi fra strade e stradine di quella città era sempre stato uno stress nonostante ci andassi da vent’anni; gira di qua, gira di la, finalmente riconosco la zona e imbocco la strada giusta.
Suono… un paio di minuti in fiduciosa attesa a quattro sottozero ammirando il nulla poi finalmente mi apre con uno sguardo seccato manco fossi li per prenderla a sberle! Andiamo bene, penso. Entro, due parole distratte sul tempo e accendo l’ormai celebre PC; lei si siede al mio fianco per seguire il lavoro. Il PC parte in ‘modalità provvisoria’, nessun problema hardware, probabilmente non sarà cosa lunga. Passa mezzora, clima formale, quasi austero…. un caff&egrave, lunghe fasi di silenzio rotte da brevi considerazioni tecniche, lei sembra via via disinteressarsi sempre più al lavoro.
Il PC ora si avvia normalmente e provando i vari applicativi apro per caso una foto: intorpidito dall’ambiente soporifero per un attimo fatico a rendermi conto… MA CHE RAZZA DI FOTO E’ QUESTA?? Sgrano gli occhi, impossibile, assurdo! Una donna nuda qui?? Follia! La faccia non si vede ma sembra proprio mia cognata nuda sul divano. Mi giro un istante a guardare il divano a fianco…. identico a quello della foto, &egrave il suo, CAVOLO E’ PROPRIO LEI!!
Non se n’&egrave accorta, il dito corre sul pulsante sinistro del mouse ma si blocca un istante prima del click…. la folle tentazione di guardare meglio quella foto prevale. Il seno &egrave piccolo ma ben fatto, con grandi capezzoli scuri; anche le gambe sono una piacevole sopresa, lunghe e magre, accostate ma non a sufficienza da nascondere il suo sesso che si mostra in un piccolo triangolo sfocato e molto chiaro, quasi da dipinto cinquecentesco. I secondi passano rapidissimi fino a quando lei si gira improvvisamente verso il monitor. E’ tardi, neppure una frazione di secondo e si alza con uno scatto talmente felino che la sedia vola a terra scivolando fragorosamente fino al muro…… MA MA MA… MA CHE CAZZO FAI!! CHIUDILAAAA!!
Poche volte nella mia vita mi ero sentito così vicino ad un arresto cardiaco, impietrito accenno a riprendere il lavoro e chiudo la foto; non so cosa dire, con un filo di voce cerco di spiegare che sono una persona riservata, che non si saprà nulla, classiche parole di circostanza che la sensazione di non essere ascoltato rende cariche di banalità. Lei &egrave li, in piedi al mio fianco, immobile, sguardo e atteggiamento da vecchia maestra incazzata che ha perso il controllo della classe, seguo ogni suo movimento con la coda dell’occhio. Il silenzio si fa sempre più assordante e sembra presagire al peggio, faccio finta di proseguire il lavoro ma in realtà non ho la minima idea di cosa faccio.
Lentamente si muove verso la finestra e si mette a guardare fuori…. passa mezzo minuto, forse un minuto e quel silenzio ormai insopportabile viene improvvisamente rotto da una sua domanda del tutto imprevista: ‘OK CARISSIMO VA BENE! dimmi dai, almeno ti &egrave piacuta la foto?’. Anche il tono della voce mi sorprende, autoritario come solito, forse un po’ ironico ma non incazzato. Mi volto verso di lei, &egrave seminascosta fra le tende ma mi vede, annuisco con un sorriso talmente tirato che manco a Swarzenegger sarebbe venuto così; mi accorgo però che &egrave appoggiata alla finestra con una posa vagamente ‘glamour’ ed &egrave tutt’altro che imbarazzata. Per la prima volta la guardo come mai avrei pensato di fare un giorno con lei; il suo carattere l’aveva sempre messa in cattiva luce ma vista semplicemente con gli occhi di un uomo non &egrave affatto male… circa 1.70, magra, sedere ben fatto, camicetta bianca aderente al punto da evidenziare un seno deliziosamente scolpito e gonna al ginocchio leggera ed elegante.
‘Dai, lo so che non lo dici a nessuno, mi fido, avevo fatto quelle foto solo per divertirmi un po’ nelle chat, me le chiedevano sempre ma non ho mai incontrato nessuno…. era solo per fare un po’ la cretina come tanti…’
Il suo atteggiamento si ammorbidisce ulteriormente divenendo una sottile via di mezzo fra complicità e malizia: ‘chissà quante ne avrai sentite da mia sorella, non te l’aspettavi he? sai una cosa? ce ne sono altre e se ti va guardale, tanto ormai!’. Mentre lo dice torna ad avvicinarsi e i miei occhi si posano impertinenti sul suo corpo.
Non so cosa fare, mi sembra una stronzata colossale ma dopo ciò che ho visto nella prima foto l’invito colpisce dritto all’istinto… situazione da manuale in cui razionalità e desiderio si scontrano frontalmente. Torna a sedersi al mio fianco molto più vicina di prima, tanto vicina che le nostre gambe iniziano subito a cercarsi e a sfiorarsi, cerco le altre foto e inizio ad aprirle. Foto mai troppo esplicite e proprio per questo particolarmente eccitanti, mi soffermo a lungo sul primo piano di una profonda scollatura. Mi mette una mano sulla spalla…. ‘non sono messa male eh?’.
L’imbarazzo ormai &egrave un ricordo, la sua mano sulla spalla scatena un brivido di eccitazione che sale intenso come come una frustata. Appoggio la mano sul suo ginocchio e inizio ad accarezzarle delicatamente le gambe appena sotto la gonna, voglio capire se &egrave solo un gioco dei sensi o se vuole andare oltre. Non reagisce, guarda la mano che la accarezza ma non dice nulla… proseguo con maggiore decisione, la pelle &egrave bianca e morbida, più la accarezzo più allarga le gambe, sorride, socchiude gli occhi, si distende un poco, respira lentamente… &egrave evidente che apprezza e sembra quasi volerlo ostentare ma mi interrompe improvvisamente: ‘aspetta, non ti ho fatto vedere una foto particolare, non ti spaventare eh?’. La foto non &egrave nel PC, la prende da un piccolo cassetto del tavolino a fianco: ‘indovina chi &egrave?’ Accidenti, sono io, come l’hai avuta? ‘Mia sorella ha dimenticato qui alcune foto, prima o poi le rendo…. qui sei appena uscito dall’acqua, mi piace’. Capisco a cosa allude guardando meglio la foto, il mio corpo &egrave completamente bagnato e il cazzo &egrave evidenziato fin nei minimi dettagli da slip talmente leggeri e fradici che sembrano quasi non esserci. Riprendo a toccarle le gambe con maggiore decisione, molto vicino. La gonna ormai &egrave completamente sollevata, le mutandine piccole e bianche faticano a nascondere una leggera peluria che ne fuoriesce ai lati come una delicata cornice…. mentre faccio scorrere un dito sotto il lembo delle mutandine allarga ulteriormente le gambe e sussurra con un pizzico di impazienza: ‘Dai toccala….’. La mano scivola decisa sotto le mutandine e si tuffa in quel mare caldissimo. Lei si contrae un poco, un breve sospiro, stringe per un attimo le gambe quasi a voler imprigionare la mano poi torna ad allargarle più di prima; le dita si immergono senza esitazione nello spacco morbido e leggermente umido, una delizia dei sensi… lo allargo con decisione e affondo due dita nel suo corpo. Una volta, due volte, lo faccio più volte, ogni volta sempre più a fondo, sempre più forte, la fica si allarga ritmicamente, si gonfia e pulsa ad ogni spinta, le dita iniziano a brillare intensamente….. il suo umore più intimo le ha rapidamente invase, la voglia di godere l’aroma di quella fica &egrave irresistibile… porto le dita alla bocca e inizio a leccarle.
Il suo sguardo &egrave un po’ sorpreso, mormora: ‘com’&egrave la degustazione?’. Ottimo sapore, molto eccitante rispondo. Appena un attimo di esitazione e chiede con finta curiosità: ‘scusa ma a te piace anche leccarla?’. Certo, moltissimo! Torna rilassata, se la tocca, si distende leggermente e allarga le gambe con decisione come a voler preparare l’invito: ‘guarda che se vuoi puoi leccare anche la mia!’
Non desideravo nulla di meglio in quel momento e vedere allargarsi le gambe in maniera così esplicita e disinibita era quanto di più invitante potessi sperare. Mi chino davanti a lei e affondo la lingua con decisione, la faccio scorrere più volte per iniziare ad assaporarla, lei inizia quasi subito a sospirare. Pochi istanti e la sua carne diviene fradicia, vibro la lingua sempre più forte, la infilo tutta dentro e poi torno a vibrarla con decisione la dove gode di più; tutta la bocca si immerge ritmicamente in quella morbida delizia, la lecco sempre più freneticamente a piena lingua fino a bagnarmi quasi tutta la faccia. Ormai ho perso la testa, mentre apro ritmicamente la bocca per succhiare ogni goccia di quei caldi umori vedo che ha aperto così tanto le gambe che anche le coscie sono quasi aperte…. la voglia più porca che un vero amante del sesso orale desidera soddisfare sale prepotente… un’autentica schifezza che in quei momenti l’eccitazione tramuta in un piacere a cui non rinunceresti per nulla al mondo. La lingua scivola via dallo spacco della fica e scorre rapida verso quel culo semiaperto, inizio a spingerla con forza fra le coscie. Alle prime spinte non reagisce, ma appena la punta della lingua sfiora il buchetto si contrae profondamente… mi fermo un attimo, ci guardiamo per pochi istanti, mi fissa ansimante dopo quella frustata di piacere… ‘ti va di farlo?’ chiede con un filo di voce. Non preoccuparti, si lo voglio fare! Nemmeno un istante e spalanca letteralmente il culo tirandolo a due mani fino allo spasimo, senza il minimo ritegno mi piazza proprio davanti alla bocca un buco leggermente aperto e umido, quasi certamente vergine. Un paio di leccate lungo tutto lo spacco del culo poi la punta della lingua si posa con decisione sul buco e inizia a vibrare freneticamente. Spingo sempre più forte, si rilassa tanto che riesco ad affondarle dentro al buco del culo tutta la punta della lingua vibrandola fino allo sfinimento. I sospiri di prima divengono intensi gemiti di piacere.
Quasi in estasi dopo tante attenzioni così intime si avvicina e mi slaccia cintura e pantaloni…. il cazzo &egrave duro come un sasso, le vene scolpite lungo l’asta. ‘L’avevo sempre immaginato che ce l’avevi grosso!’. Affondo il cazzo nella fica con una forza che mai avevo usato prima con una donna, entra scivolando alla perfezione fino a sparire nel suo corpo già alla prima spinta. Altri momenti di piacere puro, in piedi, sul divano, spingo con sempre più forza dentro di lei, ad ogni spinta i seni vibrano e tutto il suo corpo salta in avanti, geme intensamente. Ad un certo punto mi invita a distendermi sul tappeto e mi si siede sopra…. Inizia a giocare con il cazzo, intimi giochi di donna senza la minima inibizione…. fa scorrere varie volte l’asta nello spacco bagnato, sembra cercare una posizione ottimale poi improvvisamente afferra il cazzo stringendolo con forza e affonda la cappella dritta sul clitoride vibrandosela addosso. Spinge freneticamente, i gemiti ormai sono piccole grida, si masturba con la cappella mostrando in ogni dettaglio di quel gioco così intensamente intimo ed egoista. Sempre più ansimante e sudata, quasi frenetica, rimette il cazzo dentro al corpo poco prima di toccare l’apice del piacere.
Finalmente si distende al mio fianco, prende il cazzo in mano e inizia a segarlo con vigore avvicinando sempre più la bocca… Adesso l’egoismo &egrave tutto mio, sicuramente voglio infilargli il cazzo in bocca ma in realtà ho altri progetti per il mio piacere.
La cappella &egrave enorme e scura per la prolungata eccitazione, se la infila in bocca spompinandola nell’attesa di essere sborrata. Ma quando sento di essere prossimo a inondarla decido di togliermi uno sfizio: dopo un primo incontro ravvicinato fra la mia lingua e il suo buchetto la voglia di incularla &egrave diventata enorme ma capisco che probabilmente non ci starebbe, almeno non la prima volta. Girati, chiedo… le apro le chiappe con decisione ma lei: ‘no per favore, li no!’. Non voglio fare quella cosa, tranquilla… in realtà il desiderio di penetrarla &egrave immenso, ma mi limito ad appoggiare la cappella sul suo buchetto fradicio di sudore e di umori; inizio a sfregarla freneticamente e a segarmi fino inondarle il culo di sborra.

Ci sediamo sul divano entrambi sfiniti, proprio quel divano da cui tutto era partito. Restiamo a lungo in silenzio. Abbiamo fatto una magnifica stronzata e basta un incrocio di sguardi per capire che &egrave solo l’inizio. Durante il viaggio di ritorno penso più volte a quel ‘no per favore, li no!’ detto senza particolare convinzione, un rifiuto così debole e poco convincente da essere già desiderio.

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