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Racconti Erotici Etero

Colpevole!

By 26 Marzo 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

‘In piedi, entra il giudice’.
La giuria si alza e attende che il magistrato sieda.
‘Apriamo a ruolo la causa numero 304 del 20 novembre. Gibson contro Marley. L’imputazione è di truffa aggravata ai danni di mister Marley. ‘.
L’accusa si avvicina al banco dei testimoni per porre le sue domande.
L’imputato vi aspetta in ansia. Rigira tra le mani un fazzoletto sgualcito.
‘Buon giorno signor giudice e buon giorno a voi, signori della giuria’ si volta ad osservare la donna seduta al banco in evidente tensione. E’ lei l’imputato.
‘Può dirci il suo nome?’ le chiede.
‘Marlaine Gibson’
‘La sua età?’
‘Io’ ho 25 anni’ risponde incerta.
‘Bene. Oggi, signori giurati, vi racconterò la truffa ordita da questa giovane. Un piano, oserei dire, machiavelliano, studiato in maniera così sottile da essere impossibile anche per uno scaltro uomo d’affari come il mio cliente riuscire a sfuggirvi.’
‘Obiezione vostr’onore! L’accusa emette un giudizio sulla vicenda!’ tuona l’avvocato della difesa.
‘Obiezione accolta’ afferma il giudice ‘la prego avvocato, si limiti alle sue domande e all’esposizione dei fatti’.
‘Si certo, mi perdoni signor giudice. Signorina Gibson, qual’è stata la prima volta in cui è entrata in contatto col mio cliente?’
‘Circa 5 mesi fa’.
‘La prego, ci esponga come è accaduto’.
Marlaine parla con voce tremolante senza guardare in volto l’avvocato di quell’uomo’ teme ogni minima defaillance ma non rinnega nulla’ se pensa al modo in cui è finita lì, coinvolta nel processo, gode di se stessa nonostante non sia riuscita a portare a compimento tutto il suo piano.
5 mesi prima si aggirava con passo felino alla festa d’inizio estate organizzata dal comitato del Country club, Welcome summer.
Era avvolta in uno strettissimo vestito azzurro, la scollatura ampissima copriva solo i capezzoli. Tutta quelle persone che ridevano, lo champagne che scorreva a fiumi’ prende un calice e lo porta alla bocca mentre osserva gli invitati al party. Odia quel tipo di gente, tutti quelli che le hanno voltato le spalle, a lei e alla sua famiglia. In un attimo si sono ritrovati sul lastrico, a fare la fame e i suoi amici? Si certo, amici, e nel momento del bisogno sv’ eccolo!
I suoi pensieri sono bruscamente interrotti.
E’ lì, fermo a chiacchierare.
Il suo nome è Steven Marley, la sua compagnia è tra le più quotate in borsa dell’ultimo trimestre. Fruttano più le sue azioni di quelle dei colossi automobilistici.
Lo segue con gli occhi, studia ogni suo passo.
Lui è abbracciato alla sua terza moglie’ chissà questa volta quanto durerà’ lo vede uscire verso il terrazzo e lo segue.
Esce dalla porta laterale in modo da incontrarlo in senso opposto, faccia a faccia, e ci riesce.
Gli si scontra. Poco champagne le finisce addosso iniziando a scivolare in un sottile rivolo dorato tra i seni.
‘Dio mio’ mi perdoni’ sono mortificata” si giustifica Marleine.
‘No, la prego signorina, colpa mia’ posso darle una mano?’ l’uomo rimane incantato a fissare la scia bagnata tra i seni che scende a nascondersi tra i vestiti e le porge un fazzoletto.
‘La prego, si asciughi’.
‘Grazie’ risponde Marleine.
‘Perdoni la mia maleducazione: Steven Marley’ le bacia una mano ‘e lei? Miss?’
‘Marleine Lewis’
‘Miss Lewis’ la prego, la invito a prendere dell’altro champagne’ e la conduce in terrazzo. Prende un calice dal vassoio del cameriere in livrea e glielo porge.
‘Lewis’ il suo nome non mi è nuovo’ è per caso imparentata con i Lewis di New York?’
‘No, mister Marley, la mia famiglia è originaria di Washington’
‘Lewis di Washington, capisco’.
La conversazione continua brillantemente per svariato tempo. Marleine lo lusinga più e più volte, lo sfiora, lo tocca, lo guarda maliziosa mentre lui incede in complimenti sempre più espliciti.
Il passo si fa breve.
Poche ore dopo si ritrovano in una delle camere al piano superiore.
Lui che le sfila quel vestito sottilissimo, lei che gli sbottona la camicia e gli apre la patta dei pantaloni.
E’ un uomo adulto, 50enne circa, eppure il tempo non sembra aver avuto effetti sul suo corpo.
Il suo membro è durissimo, ricurvo, il glande che volge verso l’alto, abbastanza lungo e spesso, la cappella scoperta di un rosa vivo che si scurisce sempre più.
Lo prende in bocca piano.
Con la punta della lingua inizia ad insalivarlo, introduce tra le labbra il glande e lo succhia avidamente mentre la sua lingua si sofferma sul frenulo, accarezzandolo in lunghe leccate. Sente l’uomo che inizia a perdere la ragione, le mette le mani in testa intrecciandole nei suoi capelli e la spinge a fondo per farglielo prendere tutto.
Le fotte la bocca. Si spinge dentro lei che resiste all’impeto. Lo sente entrare ed uscire luccicante di saliva, sente i suoi umori scenderle lungo le cosce impregnando l’intimo. L’uomo freme, le scopa la bocca e con una mano le palpa un seno’ le viene dentro, facendola bere tutto. La guarda in volto, ha lo sguardo di un pervertito, la fa alzare e le infila le dita tra le grandi labbra’ ne raccoglie il miele e lo porta al naso. Si impregna di quel profumo di sessualità di donna’ vuole scoparla’ gli squilla il telefono’ sua moglie.
Si riveste in fretta e le porge un bigliettino.
‘Miss Lewis, questo è il mio numero privato. Avrei piacere di vederla ancora.’.
Le tiene il mento con le dita e le da un bacio succhiando uno degli schizzi rimastogli sul volto, poi afferra la giacca e si dilegua.
‘A questo punto è iniziata la vostra frequentazione. Conferma miss Gibson?’ ingiunge l’accusa.
‘Si, iniziammo a vederci’
‘La mattina del 27 giugno lei telefonò il mio assistito per fissare un appuntamento e cosa accadde? La prego, ce lo esponga’.
Quel mattino sul molo era ormeggiato lo yacht sotto il sole battente. L’acqua era limpidissima, cristallina. Marleine ne fissava i riflessi azzurrini quando sentì la voce dell’uomo.
‘Sono qui! Mi vede?’ agitava un braccio per richiamarne lo sguardo ‘Sono contento di averla mia ospite’
Si avvicinò e le porse la mano per aiutarla a salire.
La gonnellina lasciava scoperte le gambe abbronzate e nel salire a bordo si sollevava sempre più.
‘La porto a fare un giro’ spero abbia con se il costume! Posso darle del tu?’
‘Ma certo signor Marley!’ rispose con tono suadente.
‘Perfetto Marleine! E per lei io sono Steven!’
Quell’atteggiarsi in modo così confidenziale l’aveva leggermente imbarazzata. Era una cosa che non si aspettava ma l’odio la riportò coi piedi per terra. Avrebbe proseguito nel suo intento e evitato gli imprevisti.
Quando si fermarono abbastanza al largo, Steven la raggiunse e si sedette vicino a lei sul divanetto posizionato a prua.
Le sue mani si posizionarono sulle caviglie, risalivano in pesanti carezze, le ginocchia, le cosce, poi fin sotto la gonna’.
‘Allora Marleine, hai portato il costume?’
Marleine sorrise ‘In realtà no’ però con un’acqua così bella’ è un peccato non fare il bagno”
Si spogliò tutta, sfilò uno per uno i suoi indumenti’ il top, la gonnellina, il reggiseno e lo slip, li buttò a terra in rapidi gesti rimanendo in piedi davanti a lui completamente nuda, solo con un paio di sandali dal tacco altissimo.
Lo fissò pochi secondi e si diresse alla scaletta’ tolse anche i sandali, scese pochi gradini e si tuffò nell’acqua.
Dopo un paio di bracciate riemerse e tornò a bordo dell’imbarcazione.
Steven le porse un asciugamano bianco in cui lei si avvolse.
Si sedettero di nuovo sul divanetto mentre Marleine strizzava i capelli inzuppati d’acqua. La sua pelle profumava del suo odore naturale e di acqua salata. Steven le toccò le spalle lucide e prese a massaggiarle la schiena, infilando le dita sotto i lembi dell’asciugamano.
Glielo fece togliere e la fece piegare in avanti con le braccia poggiate sul divanetto. Iniziò ad osservarle il culo sodo di ragazza, rotondo, alto, leggermente più chiaro del resto del corpo. Svettavano i segni dell’abbronzatura lasciati in altre occasioni dal costume. Ci poggiò le labbra e iniziò a baciarlo, poi a leccarlo. Le aprì le natiche facendoci passare le dita fino alla figa. La strofinava tra una fessura e l’altra, strappandole qualche flebile gemito. All’improvviso le sue dita sprofondarono nella sua figa bollente. Marleine incurvò la schiena’ qualche brivido le era comparso a fior di pelle. Steven inizio a leccarla, con la punta della lingua penetrò prima nel pertugio più stretto inumidendolo e ammorbidendolo, poi scese verso le labbra e iniziò a succhiarle. Erano rosse, gonfie, impregnate dei suoi umori, cui l’uomo beveva avidamente come ad una fontana.
Tirò fuori il suo cazzo rigidissimo e lo puntò in figa. Scivolò lento e ruvido mentre con una mano le toccava il clitoride e con l’altra la reggeva saldamente da un fianco. Iniziò a scoparla piano, la fotteva a duri colpi, in lenti affondi profondi mentre la ragazza gemeva’ ‘fammi godere’ gli chiedeva ‘scopami più forte’ forza!’.
A quelle parole sentì le palle dell’uomo sbattere sempre più violente contro di lei e l’orgasmo che si avvicinava.
‘Puttanella’ sei una bella puttanella’ l’ho capito appena ti ho vista” le sussurrava tra un grugnito e l’altro.
‘Stronzo’ pensava ‘maledetto’ tu sei solo un maledetto’ sei stato la rovina della mia famiglia e ora io sarò la tua’ bastardo’!’.
Godeva violentemente del sentirsi sbattuta da quell’uomo, scopata dal suo più acerrimo nemico, godeva della violenza che si autoinfliggeva.
E non contenta gli porse volentieri anche il culo. Lo sentì sfrangiarsi, brevi stoccate di piacere e di dolore mentre Steven sforzava sempre più, estraeva e infilava il suo membro fino a farglielo prendere tutto, fino ai coglioni. Quel pelo ruvido, ispido, che la graffiava, quei colpi sempre più profondi e veloci man mano che si faceva largo nella sua carne’ venne così tante volte da non aver mai goduto così tanto e in modo così osceno e disgustoso. Nella sua testa in quel momento sentiva il ripetersi di due parole: oscenità e disgusto. Godeva di chi le aveva rubato la sua vita e godeva del disgusto che le procurava scopare quell’uomo rivoltante.
‘Dopo quella prima uscita la signorina iniziò una frequentazione abituale col mio cliente. Frequentazione dalla quale ottenne cene, viaggi, regali costosissimi. Perché, a dispetto del modo in cui lo vedeva lei, cito sue testuali parole -maiale schifoso- mister Marley aveva cura di lei.
Provava affetto, addirittura amore. Si confidava con questa donna, si fidava di lei a tal punto da portarla a conoscenza di suoi affari di una certa portata! Senza togliere i numerosi immobili intestatigli come mere liberalità: doni che il mio cliente le aveva fatto per compiacerla.E non semplici appartamenti, no signori della giuria’ ville: ben 5 ville dal valore di decine di milioni di dollari.
E il tutto pilotato dalla signorina che, truffando il mio assistito, accumulava ricchezze e informazioni allo scopo di rovinarlo!
Ma l’epilogo arrivò a settembre del medesimo anno quando mister Marley si accorse di una menzogna fondamentale’.
In europa non era mai stata, a Parigi poi’ quando arrivarono lasciarono i documenti in reception e salirono in camera per darsi una rinfrescata. Dopo essere uscito dalla doccia, Steven vide Marleine distesa sul letto con lo sguardo rivolto alla finestra.
‘Vestiti, ti porto a cena in un posto esclusivo’ e vestirai come voglio io”
Poco oltre, su una poltrona, uno stupendo abito rosso spiccava, lucido, di una finezza impressionante ma che, al contempo, lasciava scoperte le spalle fin sopra la sottile linea delle natiche.
‘Faccio una doccia’ disse entrando in bagno.
Il fattorino bussò alla porta.
‘Monsieur Marley?’
‘Oui, c’est moi.’
‘Votre documentation.’
‘Merci beaucoup’ gli mise in mano un centone.
Posò le carte d’identità sul comodino e si distese sul letto. Sentiva lo scorrere dell’acqua contro le pareti della doccia e la voce della ragazza canticchiare. Si voltò ancora verso le carte d’identità e le prese. Aprì la carte di Marleine.
‘Marleine Gibson, nata a San Francisco il 12 novembre del 198.. Gibson???’ osservava il documento con un ghigno di rabbia.
Si alzò infuriato dal letto e aprì la porta del bagno. Spalancò l’anta della doccia e la trascinò fuori buttandola a terra.
‘GIBSON??? SPIEGATI!’ la strattonava nervosamente mentre lei tentava inutilmente di alzarsi.
‘Gibson, si, GIBSON! Come Carl Gibson, ricordi eh??? Il tuo amico Carl? Quello che ti parò il culo durante la crisi del 1993???’ gli urlo contro.
‘Tu’ tu sei sua figlia!!!’ la trascinò nella camera da letto spandendo gocce d’acqua ovunque.
La gettò sul letto furente.
‘Cosa vuoi da me eh??? Cosa vuoi, soldi? Cosa vuoi per tenere la bocca chiusa eh?’
‘I tuoi soldi li ho già’ molti dei tuoi soldi e molti dei tuoi segreti’ ti rovinerò come tu hai fatto con mio padre!’
Le mollò uno schiaffo.
‘Puttana’ SEI UNA PUTTANA!’
‘Lei ha mentito al signor Marley -per riprendersi ciò che le era stato tolto-‘ conferma signorina?’
‘Le cose non sono così semplici” replicò Marleine.
‘Si limiti a rispondere alla mia domanda! Conferma?’
‘Si, confermo.’
‘Non ho altre domande signor giudice’.
‘La parola va alla difesa, prego avvocato’ il giudice invita l’avvocato della controparte ad alzarsi.
La difesa chiama al banco dei testimoni mister Marley.
‘Mister Marley’ può spiegare alla giuria il motivo del comportamento della signorina? Il perché della vendetta verso di lei?’
I fatti che espone risalgono a oltre 15 anni prima’ anni di gioventù per lui.
E’ scapolo, figlio di una famiglia importante. E’ uno dei suoi primi affari, dei suoi primi lavori importati. Conosce Carl, giovane imprenditore di successo, laureato, un ragazzo per bene, con la testa sulle spalle. Ha moglie e figlia. Una vita perfetta.
I due trovano subito un’intesa.
Escono spesso per un aperitivo, condividono viaggi e spesso anche divertimenti.
E i divertimenti si fanno sempre più forti’ viaggi di piacere, prostitute di tutti i tipi’ subentra la droga e gli investimenti sbagliati. In breve Carl Gibson si ritrova sul lastrico dopo la crisi dell’impresa di Steven cui aveva prestato un mucchio di soldi. Il grande amico Steven, si’ prende qualche milione di dollari e scappa. Torna quando le acque si sono calmate. Ma Carl non era stronzo’ i debiti e l’umiliazione del marcio in cui è caduto lo spingono al suicidio. Marleine e sua madre vedono gli amici svanire, le proprietà vendute all’asta per sanare i debiti e poi il lutto che segna la loro vita in modo devastante.
‘La mia assistita, dopo questi tragici eventi, cresce nella povertà e nell’odio. Vive in modo disagiato la sua infanzia e la sua adolescenza. E nel frattempo cova rabbia verso l’uomo che è stato l’inizio della loro rovina.
Poi un giorno scopre di lavorare nella stessa città del signor Marley e crede di potersi vendicare.
Signori giurati’ quanti di voi non avrebbero reagito in modo analogo?
Quanti di voi avrebbero porto l’altra guancia?
Quanti di voi non avrebbero desiderato far pagare al proprio nemico ciò che hanno sofferto a causa sua?
La mia cliente ha agito sotto un influsso di rabbia determinato dallo stesso mr. Marley che, con la sua condotta, ha pregiudicato il futuro di quella che era una famiglia serena.
Chiudo la mia arringa e mi rimetto alla vostra ragionevolezza.’
L’avvocato si siede e attende il verdetto.
Dopo 5 ore di consiglio la giuria si reca in aula.
Il rappresentante, a nome di tutti i giurati, esprime il verdetto.
‘Alla luce dei fatti emersi dichiariamo l’imputata colpevole del reato di truffa aggravata’.
Il giudice accetta la decisione e si ritira a fissare la pena. Nel frattempo per Marleine viene disposto l’arresto e viene portata via in manette.
La vicenda finisce su tutti i giornali, la reputazione di mr. Marley ne esce quasi pulita così come la sua fedina penale mentre quella di Marleine è ormai macchiata dal reato.
Viene condannata alla restituzione dei beni regalategli, al pagamento di una multa 10 mila dollari per danni morali nonchè a 2 anni di carcere.
E mr. Marley? Ha rilasciato dichiarazioni secondo le quali non prova rancore verso la sign.na Gibson e ha espresso la sua ammirazione verso la correttezza della corte.
Correttezza? Si, certo’.
Incredibile il potere dei soldi’.

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