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Racconti Erotici Etero

CONFIDENZE DI UNA CASALINGA

By 26 Luglio 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

 

Il mio nome non ha molta importanza, sono una casalinga di quarant’anni, ho un marito e due bambini, conduco una vita tranquilla, ho le mie soddisfazioni come donna e come moglie, sono spigliata, discretamente simpatica e piacente. Ho un sorriso accattivante, due occhi nocciola che hanno la loro profondità, un caschetto di capelli corti e scuri, un corpo morbido senza risultare grasso ma ho anche un lato oscuro, che nessuno tranne me conosce.

Ho cominciato ad avere coscienza di questo mio lato da qualche anno, quando mi ritrovai casualmente a sfogliare un libro erotico in libreria, mai prima d’allora avevo fatto simili letture; intendiamoci, non sono una sciocca, diciamo che mi sono affidata più all’esperienza invece che documentarmi attraverso canali differenti, fossero pure letterari. Le mie esperienze sono ridotte purtroppo – aggiungo adesso – perché prima di mio marito ho avuto solo un’altra storia giovanile, nella quale ho scrutato il sesso senza affondare il dente nel farcito piatto che ho scoperto poi essere assai prelibato. Mio marito è stato l’unico col quale abbia fatto l’amore e scoperta completamente, spesso sotto la mia guida, è un tipo timido.

Chissà dove saremmo se non avessi preso l’iniziativa quel pomeriggio di vent’anni fa, quando lo baciai sotto il portone di casa mia, dopo l’ennesima passeggiata per accompagnarmi che si sarebbe conclusa con un – ciao – mi sono alzata sulle punte dei piedi e l’ho baciato con la lingua, nonostante il suo imbarazzo e la goffaggine che mise in quel gesto ci mettemmo insieme e dopo tre anni ci sposammo.

In questi anni di matrimonio abbiamo avuto una buona intesa sessuale ma dopo aver letto quelle pagine, come se la mia mente si fosse illuminata all’improvviso mi domandai – è possibile godere di più di quanto non abbia mai fatto fin’ora? – che cosa mi spingeva a pormela? Curiosità.

Virtù – la intendo tale – che mi ha sempre contraddistinto e che dal punto di vista sessuale per molto tempo ho accantonato, senza rendermene conto.

La masturbazione era una pratica che solo di rado frequentavo dopo il matrimonio, spesso per mancanza di tempo altre per pigrizia, così da qualche tempo ho ricominciato a carezzarmi, rubando preziosi minuti alla mia giornata di casalinga per godermi momenti di gioia solitaria, a volte lo faccio con le dita, comincio massaggiando il clitoride con il polpastrello del dito medio, facendolo scorrere lungo il sottile solco di carne rosa che compone le mie labbra carnose e villose per poi tuffarlo all’interno del mio sesso, altre – una scoperta veramente eccitante – utilizzo degli oggetti, prevalentemente di forma cilindrica o conica, possono essere deodoranti, tubetti di pomate o affini oppure ortaggi, probabilmente risulterò banale, ma un cetriolo nodoso e robusto suscita sensazioni non facilmente descrivibili.

Una volta preso atto di questa curiosità ed essermi resa conto che non contemplava la presenza di mio marito, ho cominciato anche a mettere alla prova la mia capacità di seduzione, iniziando con quello che rappresenta la mia quotidianità.

Nei negozi che frequento ci sono diversi uomini e una battuta, un doppio senso aprono mille situazioni che vale la pena di scoprire lentamente e qualche volta ho deciso di andare fino in fondo, dopo essermi creata quell’aura di donna divertita e civettuola che suscita interesse nell’altro sesso, preparo l’assalto finale e vedo se la mia preda può soddisfare le mie richieste.

 

 

Vi avevo lasciato con il dubbio che il mio prologo fosse già un epilogo, invece comincerò da qui a raccontarvi del mio primo tentativo di portare a termine quello che amo chiamare con un pizzico di civetteria femminile: il messaggio seduttivo.

Ogni mattina esco di casa per fare la spesa, vivo in un quartiere che come molti nelle grandi città sta attraversando un mutamento, dovuto al forte afflusso d’immigrati di diversa provenienza, così nella frutteria gestita da cingalesi dove amo servirmi, mi capita ormai da qualche settimana d’incontrare un uomo simpatico e dalla battuta pronta che come me compra frutta e verdura, tra occhiate e sorrisi di circostanza abbiamo cominciato a scambiare opinioni sui prezzi decisamente fuori mercato dei supermercati in ambito vegetale e qualche altro argomento.

Ho scoperto così che è un uomo libero da legami sentimentali, vive là vicino e approfitta della mattina per fare la spesa perché nel pomeriggio è impegnato al lavoro.

È senz’altro un uomo piacente, alto, piuttosto magro, dalla barba rada e ben tenuta, con un profumo che senza ombra di dubbio è acqua di colonia, le sue mani sono robuste ma definite; vedendole tastare con dolcezza delle pesche, ho immaginato subito come avrebbe potuto tenere saldamente fra quelle dita aggraziate i miei piccoli seni puntuti o chissà, le mie natiche rese ancora più morbide dalle gravidanze, un brivido è corso lungo la schiena a quell’immagine di me sdraiata sul letto, completamente nuda con lui accanto che mi bacia il collo mentre l’altra mano solletica il pube folto e scuro.

Dopo qualche giorno che non c’incontravamo,  una mattina appena mi vide m’invitò a prendere una caffè in un bar accanto, accettai e dopo esserci seduti, mentre le chiacchiere procedevano sul generale decadimento della società, spunto preso da un titolo esposto sul giornale che aveva con se, sentii la sua mano poggiarsi sulla gamba destra.

Quel giorno indossavo un vestito di lino rosso, fresco ma allo stesso tempo così sottile da permettere a me di sentire il calore della sua mano ed a lui quello della mia coscia, accondiscesi al gesto fatto con maliziosa distrazione, in attesa del passo successivo che non tardò a giungere.

Mi chiese con molta cortesia se fossi occupata nel corso di quella mattina, poichè nutriva il desiderio di recarsi in centro per vedere una mostra di quadri, ma gli seccava andarci da solo, sarebbe stato lieto di offrirmi il biglietto in cambio della mia compagnia.

Era senz’altro un approccio fuori del comune, ma l’uomo m’intrigava e volevo capire fin dove sarebbe giunto dopo le moine che avevo distillato nel corso delle ultime settimane.

Il viaggio sul bus mi gratificò, si pose dietro di me e con la scusa della calca e degli esigui spazi del mezzo ad ogni sbalzo, dovuto alle dissestate strade della periferia oppure alla spinta importuna di un viaggiatore, mi copriva quasi completamente col suo corpo, mostrandomi una fisicità che non mi spiaceva affatto.  Sentivo all’altezza della schiena il suo sesso stirato dentro i pantaloni leggeri, come donna mi sentivo eccitata all’idea di cagionare una simile tortura in quell’uomo ed anche io facevo di tutto per strofinarmi contro di lui, per assaporare quel momento più a lungo.

Scendemmo ed entrammo nei freschi spazi espositivi, con mia grande soddisfazione non c’era molta gente, mi sentivo accaldata dopo il viaggio in bus e volevo rinfrescarmi, così chiesi dove fosse il bagno, da evidente frequentatore del luogo mi condusse alle toilette e non essendoci modo di chiudere l’unica libera si offrì di controllare lui eventuali avventori.

Lasciai di proposito la porta semichiusa per stuzzicare la sua fantasia e mentre sollevavo il sottile abito e calavo gli slip alle ginocchia, alzando lo sguardo vidi attraverso la fessura lasciata aperta i suoi occhi celesti su di me, guardandolo sorrisi impercettibilmente e dopo avere terminato, gli chiesi se avesse un fazzoletto di carta in quanto non c’era nulla per asciugarsi, il gioco era fatto; aprì con lenta fermezza la porta, quel tanto che gli permise di entrare, mi sollevò dal water e inginocchiandosi fra le mie cosce ormai spalancate oscenamente, mi disse: “ti asciugo con la mia lingua” annuii candida e spinsi la sua testa sul mio sesso gonfio, l’orgasmo fu immediato, bastarono pochi colpi della sua esperta lingua per farmi sciogliere in un fremito di piacere. La mostra fu un’agonia, le sue mani mi frugarono ovunque durante il percorso, all’uscita chiamò un taxi e ci dirigemmo a casa sua.

Mi prese in diverse maniere, dimostrando di essere un esperto amatore, l’eccitazione che per tutta la mattina mi aveva accompagnato deflagrò fra le lenzuola pulite di quel letto morbido.

Ci vediamo ancora dal fruttivendolo ogni tanto e qualche volta ci rechiamo a vedere delle mostre.

 

 

Prima di partire per le meritate vacanze volevo raccontarvi un episodio estivo accaduto lo scorso Agosto.

Attraverso degli amici, io e mio marito eravamo entrati in contatto con un costruttore della provincia di Reggio Calabria che affitta immobili in questo splendido paese che per discrezione non citerò; vi basti sapere che il mare è di un colore verde smeraldo con riflessi turchesi, i ragazzi e mio marito erano estasiati da tanto spettacolo ed io non ero da meno.

Lunghi bagni di sole, grigliate di pesce e passeggiate per il paese con aperitivo a metà pomeriggio.

Non avrei potuto chiedere di meglio per il riposo della mia mente e del mio corpo, messi a dura prova da un inverno pesante.

Il nostro affittuario si aggirava per il paese con la sicumera dell’uomo ricco e rispettato per il potere che esercitava nella zona; un bell’uomo sulla cinquantina, capelli brizzolati, abbronzatura invidiabile, un Panama calcato sulla testa, un sorriso ed una simpatia sempre al servizio dell’ospitalità. Mi affascinava.

Ogni tanto il nostro ospite amava offrirci l’aperitivo ed è noto che nel meridione ogni rifiuto viene interpretato come un’offesa, quindi, anche se a mio marito la cosa non faceva particolarmente piacere accettavamo di buon grado.

In questi pomeriggi alcolici avemmo modo di conoscerci meglio, parlava dei suoi affari e dei suoi viaggi, intrapresi per lo più durante l’inverno, perché d’estate amava godersi il suo mare ed intrattenere gli ospiti che aveva l’onore di servire.

Le sue mani robuste e lunghe mi procuravano brividi che controllavo a stento, mi ero fatta l’idea che fosse un amante vigoroso, cominciai a lanciare sguardi maliziosi alle spalle del mio povero marito e sfruttai la mia innata civetteria per ridurre la distanza fisica, così al termine dei nostri rendez-vous mi salutava col baciamano.

Evidentemente i miei segnali vennero interpretati positivamente, perché l’occasione per verificare le sue intenzioni non tardò a presentarsi.

Al termine di una mattinata trascorsa in riva alla battigia insieme alla mia famiglia, impegnata a leggere e giocare con i miei uomini a racchettoni, rientrai come d’abitudine prima di loro per farmi la doccia e preparare un pasto semplice e fresco, non appena tutto fosse stato pronto avrei squillato al cellulare di mio marito e mi avrebbero raggiunto.

Quando uscii dalla doccia però il campanello trillò, andai a rispondere e non rimasi sorpresa nel vedere che alla porta c’era il nostro imprenditore di provincia; lo invitai ad entrare e dopo averlo fatto accomodare gli offrii del tea fresco.

Indossava una camicia di lino blu e dei pantaloni dello stesso tessuto color panna, posò il suo Panama sul divano e dopo avermi chiesto dove fosse la mia famiglia, m’invitò a sedermi accanto a lui, il suo sguardo infuocato cominciava a sciogliermi, allungò leggermente la mano sulla coscia rimasta scoperta dall’accappatoio, non disse nulla mentre si faceva più audace.

Mi resi conto che rischiavo di essere intrappolata nel mio stesso gioco, così presi il cellulare e chiamai il mio ignaro consorte, dicendogli che il nostro ospite ci aveva fatto visita e facendo leva sul crescente disagio che quell’uomo provocava in lui, gli dissi che mi sarei occupata della faccenda e che l’avrei richiamato quando se ne fosse andato.

Avevo liberato il campo da eventuali imprevisti, mi sedetti di nuovo accanto a lui e accettai le sue avance, arricchendo l’incontro con frasi e inviti che non starò qui a ripetere, infine quando gli slacciai i pantaloni misi in evidenza un membro di dimensioni ragguardevoli del quale mi colpì particolarmente il glande, sembrava la testa scarlatta di un fungo, a stento la mia piccola bocca lo contenne ma dovetti essere veramente capace perchè raggiunse una tale turgidità che entrò in me con estrema facilità, certo aiutato dai copiosi umori che la parte più intima di me stessa continuava a secernere.

Mi prese in più posizioni, facendomene scoprire di nuove ed alla fine volle essere ricompensato con il pertugio scuro che di rado ho concesso a mio marito.

Mi afferrò per i fianchi e con maschia vigoria affondò nelle viscere del mio corpo, eruttando piacere bollente accompagnato da un suono gutturale quasi belluino.

Lo salutai come si conviene ad un ospite importante, feci una nuova doccia, preparai il pranzo e chiamai mio marito.

Fra qualche giorno torniamo giù in Calabria, quest’anno abbiamo affittato una villetta con giardino indipendente, allo stesso prezzo dello scorso anno, per la felicità di mio marito.

 

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