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Salve a tutti! Perdonatemi se non ci sono stato in tutto questo tempo, purtroppo ho avuto alcuni impegni da sistemare.
In ogni caso è arrivata la quinta parte di Coppia Inattesa. Per capire bene tutto quanto, suggerisco di leggere anche gli altri capitoli.
Qualunque suggerimento è ben accetto.
Buona lettura a tutti!

‘Tutto era cominciato da quell’attimo. Quel giorno avvertivo qualcosa di diverso nell’aria. Una strana fragranza. Odore di cucinato forse? A quell’ora nessuno si trovava a casa. Riuscii ad alzarmi, uscito dalla mia stanza, la porta dava nella salone con angolo cottura, odore di cornetto appena scaldato col microonde m’inebriava. La dolce melodia degli uccelli giungeva dalla porta finestra socchiusa, assieme alla luce del mattino, mi accompagnarono fino al tavolo apparecchiato.
Seduta sulla parte libera della tovaglia c’era… Non potevo crederci.
“Ben svegliato amore.”
La sua voce era così dolce e servizievole. La testa era coperta da una maschera di lattex nero con delle puntine, all’altezza del volto era attaccata l’immagine di Claudia? Una foto col suo volto, espressione tranquilla e sorridente. Indossava solo delle calze scure, con eleganti giarrettiere, scarpe nere con tacchi alti, simili a quello delle cubiste.
All’altezza del pube teneva un fine tanga nero anch’esso. Lasciava ben poco all’immaginazione. Per il resto, null’altro copriva quella figura snella. Dopo essermi seduto lei iniziò ad imboccarmi, poi non ricordo nemmeno come avvenne, dopo l’abbondante colazione, lei era in piedi davanti il lavello a lavare la tazzina assieme al piattino, la vidi mentre mi dava le spalle, di colpo l’abbracciai: le feci sentire tutta la consistenza del mio pacco. Il mio cazzo dritto, quasi di pietra s’insinuò tra i suoi glutei pieni, tondi, sodi, separati solo dal perizoma. Poi le mani sulle sue tette nude, carezzadole in tutta la loro rotondità, i capezzoli sono turgidi, dolci chiodini in quelle morbide protuberanze. Dopo averle impastate per bene mi tirai giù le mutande, strofinandole l’uccello in tutta la sua lunghezza nel solco delle chiappe, e poi nelle calde labbra vaginali. La sua voce ansimante, mi arriva alle orecchie. A quel punto non mi tenni più: con furia le strappai via le mutande, saggiando la sua fessura, senza peli, bagnata, entrai senza fatica, il suo calore mi avvolge l’intero pene. Le stringo le bellissime tette, continuando a pomparla alla grande, senza più fermarmi.
Sento… Sento…
Qualcosa cambiò all’improvviso. Il suo volto, si sgonfia come un palloncino, mentre il suo corpo si sgretola. Nemmeno fosse una bambola di porcellana, tutto attorno a me si ruppe. Nulla rimase coeso.
Poi vedo la foto di Serena sorridente. La mia ex-fidanzata…
“Non azzardarti a tradirmi!”

Davide si svegliò, tutto sudato, con la faccia tra le mani e il respiro corto.
Che razza di sogno aveva fatto.
“Ehi!” Fece la madre che bussò alla porta. “Mi è sembrato che urlassi. Tutto a posto?”
Cercò di rassicurare la madre che si preoccupando.
“Niente mamma! Ora vengo a fare colazione.”
Così fece il ragazzo. Dopo essere andato in bagno, dandosi una sciaquata, scese in basso, tutto stranito da quella situazione.
Al tavolo rotondo con una simpatica tovaglia a quadretti verdi: dov’era il salone con angolo cottura, lì, c’era, eccezionalmente, suo Padre. Stava facendo colazione, mentre sua Madre finiva di prepare il caffè con latte, come piaceva a lui.
“Incubi Giovincello?” Fece subito ironico il padre.
“Ho bevuto un po’ troppo ieri notte.”
Disse Davide stroppicciandosi gli occhi. La testa suonava come un tamburo, era ancora scombussolato.
Prese posto al tavolo, dove già era pronto un pacchetto di biscotti, come piaceva a lui.
“Poverino!” Disse ancora il Padre ridacchiando.
“Smettila di prenderlo in giro.” Intervenne la madre.
“Non gli sto dicendo nulla.” Disse l’uomo grattandosi appena i capelli corti e brizzolati.
“A proposito.”
Tirò fuori una bustina di carta di quelle delle lettere e gliela porse. Davide controllò l’interno dentro c’erano un bel po’ di soldi in contanti.
“Tuo zio ti manda le ultime due mensilità. Sei contento?”
“Cavolo sì!” Rispose con un ritrovato vigore. “Apprezzo sempre i giorni di paga.”
“Lo credo.” Riprese il padre. “In ogni caso, per ora hai appreso solo le prime piccole cose. Lui vorrebbe pure farti crescere, però, devi essere tu a scegliere. Tieni presente che fino a fine ottobre, continuerai a stare da lui. Poi inizierà un periodo, da novembre a dicembre, dove non avrà il tempo di starti dietro. L’anno prossimo se vorrai lavorare con lui, dovrai cominciare ad imparare sul serio. Tranquillo.” Aggiunse ancora il Padre. “Non si tratta mica di una bocciatura.”
“Magari.” Intervenne di nuova la madre. “Visto che hai capito come funziona il lavoro: potresti andare in qualche azienda che ti tratta come tutti gli altri, anche se in un campo diverso.”
Per Davide quell’idea non era male. Cercare qualcosa in cui riuscisse bene. Anche vedere come funziona quando nessuno ti conosce.
Tanto da suo Zio ci poteva tornare quando voleva.
Sua madre gli porse il caffè latte già zuccherato.
“Forse potrei provare a cercare un lavoretto per natale.”
Suo padre assentì tutto contento.
“Cosi mi piaci Giovincello.”
Anche la madre sorrise, molto soddisfatta.
“Nella vostra collaborazione, mio fratello si è comunque divertito a modo suo. Ha persino parlato di un bel flirt che hai avuto con una studentessa qualche settimana fa.”
Quell’affermazione fece quasi andare di traverso un biscotto a Davide, per non parlare della conseguente vergogna.
“Io e mio fratello non abbiamo mai avuto segreti.” Ironizzava ancora il Padre. “Hai combinato qualcosa con la biondina?”
“Papà”
“Cos’è questa storia?” Chiese piuttosto incuriosita la madre. “Perché accidenti non mi hai detto nulla?”
Stavolta era abbastanza contrariata. Davide venne colto da un’improvviso senso di vergogna.
Si chiese se lo Zio avesse detto quella cosa di sua iniziativa.
Neanche gli avesse letto nel pensiero. Il padre serioso per la prima volta.
“Io non voglio intromettermi nella tua vita, ma, se tu mi nascondi qualcosa, io penso automaticamente che si tratti di qualcosa di brutto, e se non so di cosa si tratta poi non posso proteggerti.”
“Papà. Non è successo nulla.” Disse Davide cercando di sdrammatizzare.
“Se non è successo nulla di grave.” Intervenne la madre. “Allora perché mi hai taciuto una cosa del genere?”
“Il fatto che io parli con una ragazza è diventato un problema? Così all’improvviso?”
Entrambi i genitori, seriosi, lo fissarono.
Temevano che succedesse un’altro caso come Serena.
Ci aveva messo mesi a riprendersi e non volevano rivederlo in quello stato.
“Io non pensavo fosse tanto importante.”
“Guarda che nessuno vuole impedirti di frequentare ragazze nuove!” Sua madre si stava arrabbiando, la cosa non le piaceva neanche un po’.
“Però, vogliamo essere informati. O dobbiamo fare anche noi come Renata?”
Addirittura lo minacciava di ricorrere alle maniere della madre di Claudia.
“D’accordo.” Fece Davide con calma. “Vi ribadisco che non c’è stato nulla con quella ragazza. E vi giuro che non volevo farvi preoccupare.”
“Lo spero per te Giovincello.”
“Finisci la colazione.”
Concluse la madre.
Davide passò il resto della giornata in camera sua. Non si aspettava davvero una cosa del genere. Su una questione, tra l’altro, del tutto innocua.
Poco importava, sarebbe passata a tutti e due.
Stava giocando ad un videogioco di Call of duty, uno sparatutto in prima persona, per ingannare il tempo. Non era proprio il suo tipo di gioco, ogni livello era sempre troppo simile agli altri, ma era divertente.
Al quel punto suonò il suo smartphone. Spinse pausa. E poi guardò il cellulare. Il numero non lo conosceva.
Chi poteva essere?
Rispose alla chiamata.
“Pronto?”
“Pronto.” Una voce femminile. “Ciao Poeta! Spero di non disturbarti! Ti ricordi ancora di me, vero?”
Quella voce… Ma certo che la riconosceva.
“Michela.”
“Sì. Sono io.” Disse scherzosa. “Piacere di risentirti.”
Era proprio lei. Gli venisse un colpo. Davide sentiva il cuore battergli all’impazzata. Come poteva essere? Aveva appena preso un rimprovero bello grosso dai suoi. Per una cosa che non c’era stata. Ed ora quello?
Una situazione davvero pazzesca.
“Qualche problema?” Chiese con garbo.
“No. Sono solo un po’ stanco. Ieri ho fatto nottata.”
“Davvero? Ma bravo. Immagino che tu abbia rimorchiato.”
Davide sentendo quella battutina, gli venne in mente Claudia e quanto accaduto la notte prima.
“Veramente… No.”
“Anche se fosse non lo diresti, giusto?”
Parlava se fossero vecchi amici. Da dove arrivava tanta confidenza? Non riusciva davvero a capire perché dovesse rendere conto a lei?
“Invece di fare battutine.” Tagliò corto. “Vuoi spiegarmi come hai avuto il mio numero?”
“Tuo zio.” Rispose prontamente lei. “Mi ha gentilmente lasciato il tuo cellulare.”
Adesso capiva perché suo Zio aveva pensato che avessero una relazione.
“Non sembri tanto contento di sentirmi.”
“In effetti.” Disse serioso Davide. “Perché dovrei esserlo? Quella volta non ti sei più fatta sentire.”
“Temo che tu stia facendo un po’ di confusione Poeta: avevo solo detto che dopo l’esame, ci avrei pensato sopra. Dal mio punto di vista non dovevo fare altro. Comunque ci stiamo sentendo adesso. Giovedì prossimo, in serata, possiamo andare a mangiare una pizza, così riusciremo a parlare un po’. Se la cosa t’interessa beninteso.”
Davide quasi non riusciva a crederci. Non sapeva bene cosa fare in realtà. Paradossalmente aveva appena bisticciato coi suoi genitori, proprio per quanto accaduto con lei. Anche se poi, Michela non c’entrava nulla: erano seccati per il fatto che lui nascondesse le cose.
Però, alla fine, neanche loro dovevano trattarlo come un bambino. L’idea fare conoscenza con una ragazza tanto avvenente non era semplice da rifiutare.
“E va bene.”
“Ma dai.” Ironizzò lei. “Ci hai dovuto pensare tanto prima di fare questo sacrificio.”
“Hai già in mente il posto?” Chiese Davide.
“Mercoledi ti mando i link su WhatsApp. Puoi scegliere tu se vuoi.”
“Grazie. Quanto sei gentile.”
Lei rise tutta tranquilla.
Poi lo salutò cordialmente.
Bravo idiota, si disse Davide.
Aveva fatto quello che non doveva. Prendere appuntamento con qualcuno di cui non poteva dire nulla ai genitori. Ed ora? Voleva davvero fare un passo del genere? Rischiando di perdere la stima dei suoi?
C’era sempre il rischio che se glielo avesse detto, avrebbero pensato che li stesse prendendo in giro. Una gran bella seccatura.
Ormai aveva detto di sì, purtroppo. Forse era meglio chiamarla e disdire.
Un trillo dello Smartphone lo fece quasi balzare.
Era proprio Michela che gli aveva mandato un messaggio.
‘Grazie per aver accettato. Questo è un piccolo incentivo ad esserci’.
Sotto c’era una foto della sua scollatura, i suoi seni erano quasi scoperti. Cavolo! Gli stava già venendo duro.
Alla faccia dell’incentivo. Quella sapeva davvero come provocarlo.
Gli mise un paio di faccine sorridenti col fuoco. E poi chiuse la conversazione. Sarà meglio metterci una piccola password allo Smartphone.

Claudia era seduta sul suo letto. Mentre sua madre stava finendo di urlare.
Dicendole di lasciar stare Davide. Lei, sentendo quelle parole era sempre più rabbiosa, la gote le stava andando in fiamme, ogni volta che provava forti emozioni, purtroppo piangeva. Le lacrime calde le rigavano le guance, sentiva il sapore salato quando arrivarono alla bocca.
L’espressione severa di sua madre, che le aveva requisito lo Smartphone.
“Mamma stai esagerando.” Disse con piangente.
“Tuo non sei in grado di ragionare in questo momento. E rimarrai sotto la mia osservazione. Che ti piaccia o meno uscirai solo quando io sarò d’accordo.”
Claudia scosse la testa. “Perché devi essere cattiva mamma?”
“Prima o poi lo capirai da sola. Adesso è importante che tu rimanga segregata. Quello che è successo il mese scorso, non dovrà più accadere.”
Si riferiva a quel giorno di Agosto, quando l’aveva sorpresa assieme a Davide. Non era più stata la stessa da allora, si era messa in mezzo in tutti i modi, con metodi piuttosto rozzi a volte. Ma quello che stava facendo era troppo.
“Cosa hai contro Davide?” Sbottò Claudia.
La madre la fissò senza cambiare espressione.
“Io non ho nulla contro quel ragazzo. Sei tu che dovresti capire come lo consideri. Sai di essere desiderabile, giusto? Approfittando del fatto che Davide, come parecchi maschi, farebbe qualunque cosa per te, quel giorno, lo stavi usando come una bestia da monta.”
Claudia rimase scossa da quelle parole, le bruciavano dentro come tizzoni ardenti.
Non è vero. Si disse.
Cercò di scuotere la testa, ma sua madre la fulminò di nuovo.
“E’ inutile che lo neghi, quel giorno ti saresti scopata chiunque. Rischiando di distruggere il vostro rapporto. Quindi fatti alcune domande Claudia e cerca di maturare un po’.”
Claudia rimase scossa profondamente da quella discussione. La cosa tremenda era che, ragionando in maniera fredda, e con maggior sforzo analitico, sul quel dannato giorno. Purtroppo sua aveva ragione.
Ora che ci pensava forse tutto era partito da quella notte di Novembre dell’anno precedente.
Era rimasta a dormire a casa di Simone, aveva un letto a due piazze. Le piaceva quando dormivano abbracciati, il ragazzo era abbastanza robusto, le dava sempre un senso di protezione. Lui non glielo negava mai, anche perché andava sempre a palparle il culo, e ogni volta tra una carezza e qualche bacio: dolci all’inizio che diventavano, man mano, sempre più irruenti. Normalmente dopo un pompino si fermava.
“Quando lo faremo il sesso completo? Maledizione. Sono due anni che siamo assieme.”
Partiva con la solita lamentela. Claudia, ogni volta sospirava.
“Attendere che mi senta pronta. Attendere che la persona che ami sia pronta a fare uno dei passi più importanti della sua vita.”
“Credo di essermelo guadagnato questo diritto.”
“Diritto? Ma che cavolo stai dicendo?” Sbottò lei.
Erano al buio, quindi non poteva vederlo in faccia. Lui, per tutta risposta iniziò a baciarla con tremendo furore. Lei subì passiva.
“Se devo aspettare.” Fece lui con irruenza. “Aspetterò. Ma non te la cavi con un pompino stavolta. Quindi potresti darmi qualcos’altro.”
Sentì la mano di Simone stringerle forte le chiappe, poi con un dito le massaggiò l’ano.
“Ma sei impazzito?” Fece lei tentando di staccargli la mano. Ma lui non si fermò.
“Mi farai male così.”
“E’ dai.” Disse con arroganza. “Visto che non posso usare la via principale, almeno fammi passare da quella di servizio.”
A Claudia non piaceva per nulla quella situazione, ma non poteva negargli sempre tutto.
“Vai bene.” Sbuffò. “Ma fai piano.”
Senza pensarci troppo le abbassò i pantaloni del pigiama, assieme alle mutandine, sentì il dito continuare a massaggiarle il buchino con un dito.
La sensazione non le piacque all’inizio. Finché il dito non entrò nello sfintere.
“Non resistere. Spingi invece di contrarti.”
Claudia fece un grosso sospiro. Il suo sfintere presto si rilassò lasciando entrare il dito invasore. Poi Simone iniziò un lento sali e scendi.
Era una sensazione strana. Comunque si abituò. Avvertì un secondo dito entrare dentro di lei. Pian piano la strada si allargava sempre di più.
Il dolore era leggero ma… Sentiva una scossa elettrica nel cervello che espandeva un calore sempre più elevato in tutto il corpo. Il respiro diveniva sempre più affannoso.
Simone infilò anche il terzo dito. Continuando con quello scorrimento.
“Fai più piano maledizione.”
Simone rise.
“Sicura che non ti piaccia?”
Le portò l’altra mano sulla apertura principale, la carezzò le labbra. Quel tocco le diede una nuova scarica in tutto il corpo, facendola ansimare. E quando lo ritrasse glielo infilò in bocca, era il suo sapore quello?
Non poteva crederci. Si stava eccitando per così poco.
Simone sicuro di sè, scorreva le tre dita dentro di lei sempre più agevolmente.
“Voltati e mettiti a quattro zampe!” Ordinò perentoria. Per ragioni che non comprese. Forse per la sempre più intensa eccitazione, si mise a pecorina. Lui continuò a giocare ancora con le dita poi…
“Sembra che tu sia pronta.” Disse Simone tutto pimpante. “Cerca di rilassarti e cerca di non urlare troppo forte.”
Sentì la cappella del cazzo violare il suo sfintere, facendo una leggera pressione.
Iniziando a spingere lentamente con il bacino, superando con un suo sospiro la prima resistenza. Claudia avvertiva quella sensazione pazzesca.
Il suo buchetto cedette e sentiva l’attrezzo di Simone avanzare di millimetro in millimetro, fermandosi sempre alcuni secondi per darle il tempo di adattarsi.
Un’ultima spinta ed entrò completamente dentro di lei. Si sentiva così piena. Era una sensazione nuova, strana, bella. Forse il gusto del proibito la rendeva così eccitante. Incominciò a toccarsi.
Simone, iniziò a stantuffarla, con sempre maggiore velocità, sentiva dolore, ma, presto, scomparve lasciando il posto al solo piacere: stringendole le chiappe, mentre si faceva strada sempre più dentro il suo intestino.
Dio che sensazione!
Si portò il cuscino alla bocca cercando sempre di bloccare i suoi ansimi sempre più rumorosi, per non parlare delle dello schiocco continuo delle palle contro il suo culo.
Simone aveva iniziato anche anche a penetrarle le labbra, con le dita, con una velocità ed un energia che la stavano facendo esplodere. Le sue membra tremavano, il suo viso era arrossato, ansimava con passione e desiderio.
Simone aumentò ancora il ritmo, eccitato dai suoi ansimi di piacere. Era sempre più elevato, finché un’ orgasmo incredibile la sconquasso’ completamente. E dovette urlare contro il cuscino, per evitare di farsi sentire.
Wow! Non ricordava di essere mai venuta così. Una vera ondata di piacere.
Simone che ancora non era venuto, la fece girare.
“Guarda che faccia da troia che ti ritrovi. Rimani con quell’espressione.”
Dopo una leggera masturbata, le venne in faccia. Avvertì un calore che le schizzò su tutta la faccia, il collo, capelli e parte del pigiama.
Cavolo. Ma quanta ne aveva?
Claudia, ne assaggio una parte.
Sia lei che Simone erano entrambi ansimanti. Si lasciarono andare sopra il letto per riprendersi.
“Lo sapevo io.” Disse poi lui. “Sotto i tuoi sproloqui da Santarellina. Sei una troietta infoiata.”
Concluse ridendo di gusto.

Continua.

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