Ecco qui! Come promesso ho caricato il capitolo finale di Coppia Inattesa. Spero che possa piacervi.
Potete inviare commenti e suggerimenti alla mail le9ygf@gmail.com.
Buona lettura.
Lei si rese conto che nonostante quel trattamento non le fosse dispiaciuto, gli aveva dato della troia. Una cosa che non poteva accettare. Inoltre, ed questa la vera problematica. Niente baci sulla bocca, niente sguardi, neanche i suoi occhi cercava. Nessun contatto visivo. Praticamente l’aveva usata e basta. Era davvero quello il suo pensiero? Non era un insulto dovuto all’eccitazione del momento. La trattava davvero da puttana.
Io non sono una puttana. Si disse scuotendo la testa. Non sono una puttana.
Diede un violento ceffone a Simone, il rumore scosse l’intera stanza.
Lui, ovviamente, non era riuscito a capire. “Sei davvero una merda! Non azzardarti più a toccarmi. O ti pesto più forte la prossima volta.”
Il giorno dopo tornò a casa sua.
Claudia mantenne la parola. I due non fecero più sesso.
Simone comprese che aveva esagerato, e si scusò. Per Claudia era comunque troppo tardi.
Lui divenne arrogante e ogni volta che si vedevano litigavano. Che grande scocciatura che fu quel periodo.
Intanto, arrivarono le feste natalizie e poi Capodanno. Solo allora riuscirono a fare pace. Per un po’ divenne molto più gentile, e meno ruvido nei suoi confronti.
Si stava impegnando molto.
Col senno di poi comprese cosa era successo davvero. Si era consolato con Serena. Una puttana vera e propria, e quando scoprì tutto con quella ridicola lettera.
“Ciao Puttanella! Ringrazia che sei bella! Perché sei di una noia esasperante, scassa-palle, e mezza Santarellina; anche se entrambi sappiamo la verità. Ho trovato in Serena una ragazza perfetta. Migliore di te in tutto.
Addio stronzetta.”
Quando lo lesse le prese uno sconforto seguito da una rabbia brutale sia per lo smacco subito ma e l’incredibile falsità di quei due.
“Quei due stronzi!” Non esitò a dire, in lacrime, quando Davide venne da lei.
Quel giorno piansero entrambi tantissimo, fu uno dei più brutti giorni della sua esistenza. Come aveva potuto quel bastardo? La questione di Simone, la chiuse in una morsa di nulla. Perse la voglia di fare qualunque cosa, persino mangiare, lavarsi e farsi la doccia. Passò le giornate sul letto, senza fare nulla, guardare la televisione senza vederla.
Chissà come sarebbe finita se non ci fosse stata sua madre a prendersi cura di lei: lavandola e facendola mangiare come fosse una decente in ospedale.
Rimase così per due mesi. Poi incominciò a chiedersi se davvero a una persona che non l’aveva mai davvero amata poteva permettere di ridurla in quello stato lì.
Come se la colpa fosse sua. Lei voleva solo fare sesso completo con una persona che amava, ed era stata punita per questo. Come poteva anche solo immaginare una cosa del genere? Come poteva lasciarsi sopraffare in quel modo?
Io non mi farò più mettere con le spalle al muro.
Mai più! Lo giuro!
Il suo recupero non fu semplice, né troppo veloce, sua madre, oltre ad una lunga seduta dall’estetista, gli dovette pagare un mese di recupero. Causa il troppo tempo seduta, le gambe all’inizio non reggevano. Le ci vollero settimane di fisioterapia, dove la madre l’accompagnava sempre.
Lei si era davvero messa sotto per lei.
“Grazie Mamma.” Disse più volte. “Ti ringrazio davvero per tutto quello che hai fatto per me.”
La donna la fissò, espressione sempre severa, tanto da sembrare scolpita nel legno, era scossa da uno spasmo misto di commozione e felicità. Gli occhi lucidi della donna, le rigavano il volto non troppo avvezzo a piangere.
“E che altro ti aspettavi?” Fece la donna tra un singhiozzo e l’altro.
“Sei mia figlia Claudia.”
Vedendo la Madre in quello stato Claudia non resistette, e lasciò uscire tutta in una volta la sua disperazione assieme alla commozione che tanto l’affetto della madre le aveva procurato. Come un fiume in piena si mise a piangere anche lei.
Le due si abbracciarono affettuosamente.
Claudia si godette quell’abbraccio più che poteva.
“Ti voglio tanto bene, mamma.”
Nel mese successivo, dopo essersi ripresa, almeno fisicamente, dal suo ‘momentaccio’. Claudia riprese i contatti con le sue amiche, che le erano rimaste vicino, e anche con Davide. I due si sentirono tramite messaggio.
Anche lui si era ripreso dalla batosta.
Se c’era una persona che sicuramente lo poteva capire più degli altri era lui.
Si rividero qualche volta, a casa sua, dove la Madre di Davide la riempiva d’attenzione. Era davvero brava quella donna. Si disse Claudia.
Purtroppo sua madre non fu altrettanto dolce con Davide, quando veniva ospite da loro. Per fortuna, il suo astio rimase celato.
Tra lei e Davide comunque c’era sempre stata una certa complicità, cosa che, per fortuna, si rafforzò. Le piacevano tanto i suoi occhi neri, i suoi castani lunghi e spettinati, quando gli crescevano non avevano più senso. Il volto sbarbato, espressione da bravo ragazzo. Per certi versi era l’esatto opposto di Simone.
Poi fece bruttissimo sogno in cui proprio quel bastardo, le diceva che le finte Santarelline come lei, non avranno mai nessuno che le ami veramente.
“Siete tutte troie!”
Non ci poteva credere. Era ancora nei suoi pensieri quel bastardo! Maledetto pezzo di merda! Ti farò uscire fuori dalla mia testa, in una maniera o nell’altra!
Io non sono una troia! E te lo dimostrerò: dando tutta me stessa all’unico ragazzo che ha dimostrato di tenere a me.
Quel giorno d’agosto mettendosi in abiti da battaglia, chiamò Davide, con la chiara intenzione di sedurlo. E Davide anche se incredulo si dimostrò piuttosto titubante, preoccupandosi del suo stato in quel momento. Cosa che, quando ci pensò con mente più fredda, lei gradì molto.
Stava per cedere; poi giunse sua madre.
Davide venne quasi cacciato fuori. E sua madre si arrabbiò con lei. Accusandola di aver cercato di usare quel ragazzo come fosse un’animale da monta.
Da lì, la decisione di toglierle il cellulare, e tenere Davide sotto controllo, se uscivano assieme gli dava sempre delle restrizioni pesanti. Si capiva che al minimo sgarro sua madre sarebbe andata subito a litigare coi genitori di Davide, impedendo ai due di vedersi ancora.
Le uniche persone che poteva ancora sentire erano le amiche che la chiamavano al telefono di casa, dove la madre poteva comunque sentire cosa si dicessero.
Che pesantezza! Suo padre purtroppo era quasi inesistente quand’era in casa. Ogni volta che tornava dalle sue trasferte lavorative rimaneva quasi sempre in camera sua a riposarsi.
“Fai come dice tua madre e basta!” Quella era la frase con cui le rispondeva.
Parafrasando: a casa mamma comanda e basta.
Claudia passò quindi diversi mesi in uno stato di clausura quasi totale. Le amiche venivano a trovarla e con loro si rilassava.
Poi, quando ci ripensò, a mente più fredda. Perché era successo tutto questo? Voleva davvero stare con Davide? O semplicemente doveva dimostrare all’ombra di Simone che si sbagliava?
Giocandosi un tranello da sola. Stupidità. Era stata solo stupidità la sua.
Incredibile. Non si capacitava di come fosse successo… Eppure era accaduto.
Ancora una volta doveva ringraziare la durezza e la severità della madre. Le aveva impedito di diventare quello che non voleva essere.
Una troia.
La madre fu contenta che avesse compreso finalmente. E decise di darle un di po’ fiducia.
Le ridiede il suo cellulare. Dopo mesi, si riprese una parte della sua essenza. E poté uscire con le amiche finalmente. Cosa che le piacque tanto peraltro.
Dopo aver visto che uscendo era più che tranquilla, senza nessuna ricaduta: “Visto che sei andata bene.” Disse la Madre. “Alla prima occasione potrai invitare anche Davide.”
La prima occasione fu il compleanno della sua amica.
Il tempo era passato intanto. Era ottobre inoltrato. Tramite la madre seppe dov’era, raggiunse il negozio del tappezziere vicino Roma Prenestino. Non era difficile da raggiungere in realtà, era un negozietto abbastanza piccolo. Quando entrò e lo vide.
Il tempo era passato, ma lui aveva avuto uno sviluppo piuttosto elevato. Più mascolino. Vestito con maglietta bianca larga, madida di sudore, fisico più equilibrato, non scolpito ma neanche scheletrico. Braccia abituate allo sforzo fisico, manacce belle ruvide che vorrebbe già sentirsele addosso.
Forse stava sbagliando a fare già certi pensieri.
Quando la vide, la sua espressione s’illuminò parecchio, prima sorpresa, poi la fissò con gioia ritrovata. In parte fu piuttosto contenta di essere ancora un oggetto del desiderio per lui. Era così carino quando parlavano, così felice di vederla e lo fu ancora di più quando lo invitò al compleanno dell’amica. Giunse quindi la sera del compleanno. Si divertì tanto nella prima parte. Poi si lasciò andare un po’ troppo. Cadendo in uno stato semi-comatoso. Una cosa davvero vergognosa per lei, che voleva solo divertirsi. Purtroppo, la sua situazione era quella.
La sua sensibilità era piuttosto ridotta. Ma non era del tutto fuori di lei, anzi un minimo di realtà la percepiva abbastanza. Davide la prese e dopo averla infilata in macchina, la portò in casa e poi addirittura un camera sua.
Cavolo che razza di pazienza che aveva avuto. Si disse Claudia. Ti ringrazio tanto.
“Scusa se ti ho rovinato la serata.” Riuscì ad articolare più di una volta.
“Figurati.” Rispondeva lui.
Si prese anche la briga di lavarla, cosa abbastanza ovvia visto l’odore di vomito che emanava.
Lei non poteva che assecondarlo. Avvertì poi, mentre la teneva in piedi, il contatto tra i loro bacini. Più che altro, lui, strusciò parecchio il pacco sul suo culo. Certo, poteva essere solo una svista, ma poi divenne sempre più insistente, non solo strusciava il pacco tra le sue chiappe, ma lo carezzava con le mani, in modo piuttosto curioso.
Incredibile. Lo stava facendo per davvero. Era molto irregolare, anche se, quella lunga palpata l’aveva però anche eccitata.
Poi la portò sul letto. Cercò di strattonarla per toglierle i pantaloni e quando lo fece…
Non aveva più le mutande. Sentiva il freddo tra le gambe.
Ma quello non era il vero problema. Sentì distintamente Davide che…
Oh no! La stava leccando.
La leccava tra le gambe. Davide come puoi? È sbagliato quello che stai facendo! Neppure Simone aveva mai fatto questo.
Oddio… Sì. Che roba.
Si era toccata tante volte prima, ma nulla di così vivo come la calda lingua di una persona che faceva tanti movimenti inattesi e decisi. Anche sul clitoride. Era troppo intontita per sentire tutte le sensazioni che quella inattesa invasione della sua più sacra intimità le stava dando.
Ansimò parecchie volte durante i vari movimenti di lingua. Poi… La sua testa era carica di tuoni e scintille, che nel suo cervello si tramutarono in onde calde cariche di piacere. Un piacere rombante che la fece tremare, soprattutto tra gambe.
Venne come una fontana. Dio che sensazione.
Non poteva crederci… Era stato incredibile.
Mai nella sua vita aveva goduto così.
Grazie Davide. Grazie davvero per questo.
Poi cadde nel sonno più profondo. La mattina dopo si riprese con un mal di testa terribile.
Ma ricordava tutto e per fortuna ricordava bene.
Si fece una bella e salutare doccia. Sua madre non sembrava essersi accorta di nulla l’altra notte. Meglio così.
Ora però come si doveva comportare? Con Davide soprattutto. Poteva davvero dirgli che l’altra notte una sua leccata da ubriaco gli aveva fatto provare una delle sensazioni più belle della sua vita?
E lui come avrebbe potuto reagire? Una parte di lei più fredda poteva usare quella posizione per comprendere che tipo fosse Davide, a livello sessuale almeno. La parte più emotiva di lei, temeva però di chiuderlo in una morsa. Rischiando di allontanarlo. Però, anche l’amore che entrambi sembravano provare l’uno per l’altra.
Insomma… Era certa di tenere a lui. Ma lui quanto teneva effettivamente a lei? Era una domanda cui sentiva di volere una risposta.
Mettere con le spalle al muro Davide forse era il modo migliore.
Wow! Davvero un bel casino aveva nella testa.
Il giorno dopo la ‘nottataccia’, era domenica verso l’ora di pranzo. Arrivò un messaggio su WhatsApp. Era proprio lui.
-Ciao- Scrisse. -Stai meglio?-
-Mi sono ripresa ormai. È stato un brutto dopo sbornia, ma per fortuna sono sobria. E voglio rimanerlo. Almeno per un pò- Finì con una faccina sorridente.
-Sono contento- Altra faccina sorridente.
-Stai facendo qualcosa?-
-Aspetto che mia madre mi chiami per pranzare-
-Con lei è tutto apposto vero?-
-Eddai! Cos’è? Un’ossessione? Ti fa proprio paura, eh?- Faccine ridenti.
-Purtroppo sì. In generale tutte le madri mi fanno paura ultimamente-
-Che vuol dire scusa?-
-Qualche piccolo litigio con mia madre-
-Tua madre è la donna più dolce e tranquilla del mondo. Come fai a litigarci?-
-Hai ragione. Eppure l’abbiamo fatto-
-Ma che è successo?-
-Questione personale-
-Sul serio?-
-Certo. Tranquilla tra qualche giorno cercherò di scusarmi-
-Perchè non subito?-
-Sto aspettando che mia madre si raffreddi un po’-
-Ma cosa hai combinato?!-
-Questione di lavoro. Non preoccuparti-
Non la convinceva per quella risposta, ma preferì soprassedere.
-Come preferisci. Volevo chiederti se domani pomeriggio vogliamo andare a farci una passeggiata trekking? Così ci svaghiamo un po’. E avremo anche tempo di parlare in santa pace. E direi che di cose da dirci ne abbiamo parecchie-
-Ma certo- Con faccine sorridenti. -Hai già in mente un posto?-
-Ci sentiamo domani e poi decidiamo-
-Ok. A presto allora!-
-Ciao-
Pollice e manone.
Claudia rimase un po’ esterrefatta. Strano che Davide litigasse con la madre e non volesse spiegare il perché. Insomma stava cominciando ad avere segreti? E cosa stava nascondendo? Si chiedeva se non dovesse parlarne con la signora? Oppure, poteva lasciarsi andare e basta. Domani avrebbe capito che tipo di persona fosse, nel suo intimo, Davide e avrebbero deciso se portare avanti la loro relazione.
Cap 5 Giorno d’Autunno.
Quel lunedì Davide lo ricordava bene. Per fortuna era una bella giornata. Sapeva che dopo pranzo aveva l’appuntamento con Claudia, e il cuore gli batteva a mille, temeva quello che poteva uscire fuori nel pomeriggio. Non sapeva bene come prenderla.
Da una parte l’essere animalesco era fin troppo eccitato dalla situazione: il cazzo si stava già svegliando. Però la sua voglia doveva essere smorzata. La parte più rispettosa di lui, anche più sentimentale, voleva essere sicura del fatto suo: sperando di sentire parole sincere di vero amore, una cosa che non fosse una menzogna.
Dietro consiglio di Claudia, aveva deciso di riappacificarsi con la Madre. Per fortuna era troppo dolce per rimanere arrabbiata.
Anzi, quando seppe dell’appuntamento con Claudia, si dimostrò più che mai felice per lui.
“Mi raccomando. Non fartela sfuggire.”
“Grazie Mamma.”
“Ti voglio bene” fece infine sorridendo.
Dopo pranzo, giunse il momento. La temperatura non era troppo bassa ancora. Lui uscì con un paio di pantaloni e una giacca a vento grigia.
Lei arrivò puntualissima al parco. Un posto dove non c’era troppa gente in effetti.
Inizio della fine
Il pomeriggio, Davide arrivò al Parchetto, quello vicino casa loro, erano circa le 16.30 e 17.00 ci andò in orario preciso, anche qualche minuto prima, e lei ancora non si vedeva.
Attese per qualche minuto, sapeva che Claudia non era tipo da dare buca. Poi eccola arrivare, la vide in lontananza e subito gli andò incontro: era piuttosto carina quel giorno. Vestita con un giubbotto antipioggia grigio con la zip aperta, un maglione verde con girocollo che la copriva come una sciarpa, jeans lisci e stretti, con stivali di pelle di camoscio che le arrivavano fin sotto le ginocchia. Una cintura con lo stemma Dolce e Gabbana. Una borsetta a tracolla di pelle liscia. Aveva cambiato parzialmente il taglio, o meglio aveva fatto una piccola modifica, i capelli castani scuri erano sempre lunghi e lisci, ci aveva giunto una piccola treccina sulla tempia destra: un particolare sbarazzino che la rendeva più carina di quando non fosse.
Davide velocemente la raggiunse ci la salutò con un bacio in guancia, lei sorrise tutta contenta. Cominciarono a parlare del più e del meno: per diverse ore parlarono e scherzarono, ad un certo punto mentre camminavano per le stradine a sassolini del parco, ad un certo punto si presero mano nella mano, stringendosi come due ragazzini quindicenni, una cosa che nessuno dei due credeva di riuscire a fare. Assieme a loro c’erano parecchie coppie e amanti delle corsette pomeridiane, per la prima volta si guardarono l’uno negli occhi dell’altro, sorrisero assieme, e si sedettero su una panchina, per Davide faceva un po’ freddo quel giorno, e non c’era più molta gente in giro quando il sole era sul punto del tramonto: la panchina dove si erano sistemati si trovava sotto alcuni alberi di tipo diverso, ognuno con foglie di colore diverso, verdi di tonalità diverse, una con foglie rossastre, una con foglie viola che volarono via, col vento che tirava crearono una serie di piccoli vortici con diverse foglie dai diversi colori. Uno spettacolo che piacque ad entrambi. La natura era davvero uno spettacolo stupendo. A Davide parve il momento perfetto. Si sporse in avanti, le labbra si toccarono in un lungo bacio appassionato, le loro calde lingue si erano letteralmente intrecciate, lei cominciò ad accarezzargli la guancia, con la manina vellutata, era davvero intenso, caldo ed impressionante per essere il loro primo bacio dopo il ‘momentaccio’. Continuarono a far ballare le proprie lingue. Davide cominciò ad avere una bella erezione, il suo sangue si stava scaldando, il suo amico scoppiava dentro i pantaloni.
“Claudia.” Disse rifiatando appena. “Devo dirti una cosa importante.”
Lei annuì fissandolo con i suoi occhi da cerbiatta.
“Credo di amarti.”
Lei rimase di sasso per qualche secondo. Volto dalle gote rosse, forse non si aspettava tanta schiettezza in una persona che fino a qualche giorno prima era un amico. Ma le cose erano cambiate, per lui e anche per lei.
Claudia con un sorriso ed un espressione dolcissima lo abbracciò e ritornò a baciarlo con passione.
“Ti amo anch’io.” Disse dopo alcune ottime effusioni.
Per poi riprendere con baci sempre più intensi. Davide era ancora incredulo. Eppure lui e Claudia erano riusciti ad esternare i propri sentimenti, e farlo più serenamente possibile.
Erano le 17:30 o le 18:00, il buio era sceso completamente, il freddo era più intenso, tuttavia non si sarebbe fermato e per fortuna anche Claudia la pensava allo stesso modo, a malincuore si staccarono.
Sotto gli alberi, in mezzo ai tronchi c’erano una piccolo spazio sopra le foglie di colori diversi, ottimo per celarsi a sguardi indiscreti, luci dei cellulari accesi per poterci vedere bene. Entrambi si tolsero le giacche, e le poggiarono sopra sul terreno, come fosse una specie di coperta, poi s’inginocchiarono riprendendo ad abbracciarsi e baciarsi, mentre le mani di entrambi andavano poi a toccarsi un po’ da tutte le parti, finalmente erano liberi di toccarsi come volevano senza nessuno che si mettesse in mezzo. C’erano solo loro ormai, e le loro effusioni erano davvero grandi e forti.
Era l’inizio della loro prima volta.
Anche perché lei era vergine, in base a quanto gli aveva confessato proprio quel pomeriggio. Davide sapeva di avere una grande responsabilità sulle spalle. Intanto il vento che tirava era sempre più freddo, ma la voglia era tanta che non si sarebbero fermati neanche con una tormenta di neve, così trovammo un posticino perfetto, l’erba tagliata rasa, ben curato, e soprattutto non c’era un anima. Si tolse la maglia, dandole modo di carezzargli petto e spalle, poi lui fece altrettanto, i due erano seduti l’uno di fronte all’altro, sopra i due cappotti, le tolse il maglione con girocollo, sotto aveva una semplice maglietta senza reggiseno.
Davide la sentì ansimare, mentre le baciava il collo, con una mano le tenne ferma la testa per qualche secondo stringendogli i capelli.
Non si controllava quasi più, si disse Davide. Poi prese la mani la maglietta intima e le scoprì per bene i seni, li aveva piuttosto grandi e sodi, inoltre il freddo aveva reso i capezzoli rossi dritti e duri, poteva accarezzarli per bene: altra soddisfazione non da poco, erano caldi, pieni e la pelle soffice. Sentiva la durezza dei capezzoli sul palmo delle mani, mentre li massaggiava. Poi con la bocca scese giù, leccando proprio i due puntini rosei, succhiandoli delicatamente, facendo quasi ululare Claudia dal piacere. Ed era solo l’inizio.
Dopo qualche secondo, con le mani Davide andò a strattonare i jeans di lei.
A malincuore si dovette staccare da lei.
“Solo un secondo.” Disse lei togliendosi la cintura, poi gli stivali.
“Non farmi attendere troppo.” Fece lui ansimando come un toro, fissandola.
“Scherzi?” Fece lei altrettanto ansimante. “Nemmeno io voglio attendere più.”
Dopo essersi tolta stivali, riuscì a levarsi anche i jeans attillati.
Davide fissò la figura stupenda di Claudia, snella, con gambe lisce e affusolate, un bel tanga rosso, che diventava un filino nel mezzo delle sue chiappe, coi seni scoperti, si era sdraiata allargando per bene le gambe e sorridendo ammiccante.
Cavolo quanto era arrapante! Davide tornò ad abbracciarla e baciarla. Poi le portò una mano in mezzo le cosce, la trovò già bagnata. Con due dita scostò i lembi e vide la fica bellissima glabra e grondante umori. Rimase a fissarla ammirato per qualche secondo, poi le tolse le mutandine fradice, s’inumidì le dita e cominciò a sfiorarle delicatamente le labbra esterne, dal basso verso l’alto. Poi torcendo il busto riuscì ad arrivare a leccarla, lei per tutta risposta spalancò le gambe il più possibile per facilitargli la dolce impresa: aiutandosi con le dita, allargò le labbra iniziando a leccarla con movimenti verticali e orizzontali mentre le infilava le dita dentro.
Che buon sapore che aveva. Si disse Davide. Il sapore di ogni donna era unico nel suo genere.
Claudia nel frattempo gemeva abbastanza forte, spingendogli la testa contro la sua femminilità, pregandolo di non fermarsi.
Davide si dedicò quindi al suo clitoride: lambendolo con movimenti di lingua lenti e circolari, ma preso dall’eccitazione aumentò sempre di più il ritmo, sentiva il cazzo dentro i pantaloni che vibrava. La penetrò sempre di più velocemente con le dita, mentre leccava labbra e clitoride, nel modo più imprevedibile possibile.
Lei intanto tremava sempre di più. I suoi gemiti erano sempre più forti. La sentì inarcare la schiena, i muscoli delle gambe tesi allo spasimo, per un istante che sembrò lunghissimo. Accompagnato da un gemito più forte e prolungato rispetto gli altri.
Claudia era venuta, lui bevve senza troppi problemi i suoi umori.
“Wow!” Sbraitò con voce rotta Claudia e soffusa. “Ti sei adoperato parecchio devo dire.”
“Ho fatto il meglio che potevo.”
La vide annuire sorridendo soddisfatta. “Me ne sono accorta.”
“Sabrina mi ha dato qualche consiglio.” Disse Davide in modo provocatorio.
“Almeno è servita a qualcosa quella troietta.” Sbottò Claudia con un certo impeto. “Ora però tocca a me.” Concluse con espressione infoiata, alludendo alla patta dei suoi pantaloni.
Stavolta fu Claudia a muoversi, riuscendo ad aprirgli la patta dei pantaloni. Dopo aver tirato fuori il suo cazzo, che quasi scatto come una molla, lei lo studiò per diversi secondi con lo sguardo da cerbiatta.
“Povero piccolino.” Lo carezzò lei, con dolcezza, partendo dalla cappella. “Sei rimasto chiuso là dentro. Goditi un po’ d’aria.”
Dopo averlo scalpellato, gli diede qualche colpetto di lingua e poi iniziò a leccarlo con sempre maggiore foga. Davide avvertì il calore del fiato, la lingua che saettava sulla cappella scoperta, poi lo prese in mano cominciando una sega rallentando molto il ritmo, Davide abbassò lo sguardo la vide tutta concentrata a fargli quel lavoro di bocca. Lei alzò lo sguardo fissandolo senza fermarsi, Davide rimase per un attimo incantato da quella visione.
Lei riuscì solo a proferire un “Wow!” Sinceramente stupito poi ripartì.
Davide chiuse gli occhi godendo quel fantastico pompino. La sua mano piccola e calda andava su e giù lentamente. Le passò le dita fra i capelli e con cortesia le accompagnò la testa verso il basso mentre le sue labbra si dischiusero avvolgendo per bene il suo glande. Ogni tanto sentiva qualche dente che lo punzecchiava, segno che non era troppo propensa ai pompini, ma ugualmente se lo godette. Aveva due labbra soffici, a parte qualche piccolo accorgimento, Claudia gli fece un pompino da urlo. Forse perchè erano parecchi mesi ormai che non gli capitava più.
Tuttavia, forse comprendendo suoi limiti, o volendo farlo godere di più, Claudia, cambiò idea e fissando il pene con faccia divertita, accarezzandolo come fosse un animale bisognoso di coccole, quella sensazione provocò in Davide un’eccitazione ancora più grossa.
Si abbassò e senza dire nulla, prese il suo cazzo e dopo averlo inumidito ulteriormente, si porse con le tette verso l’alto e alloggiò il pene in tutta la sua lunghezza nell’incavo. Cominciò a fargli una spagnola stratosferica dando delle leccatine al glande quando le arrivava alle labbra.
Se prima era eccitato, quell’improvvisa spagnola, per Davide fu come un treno lanciato a massima velocità contro il debole muro della sua resistenza. Sentire il suo cazzo venire scopato dalle tette sode e bellissime di Claudia.
“Sembra abbia scelto bene.” Affermò lei ridendo. “Vienimi in faccia! Voglio il tuo sperma bollente.”
Non resisteva più. Il suo cazzo eruttò cinque o sei fiotti di sborra che la colpirono ovunque: sul collo, le tette, la bocca.
Lui respirò affannato e stremato, mentre lei se ne stava lì estasiata a fare le fusa come una gattina, che si era spalmata meglio sulle tette.
“Sei stata davvero incredibile!” Fece Davide tutto contento.
Lei per tutta risposta lo abbracciò dandogli un bacio appassionato con la lingua. Erano entrambi in ginocchio sulle giacche, il vento un po’ fiacco, ogni tanto, faceva volare delle folate di foglie secche, di diversi tipi che vorticavano attorno ai due.
Intanto, quelle calde effusioni avevano rivitalizzato Davide. Sentiva il cazzo tornato durissimo.
“Credo sia giunto il momento.” Disse lui fissandola negli occhi.
Lei sembrava un po’ titubante ma Davide non lesse nessun segnale sul fatto che dovesse fermarsi.
“Vuoi?” Preferì chiedere mentre la punta del cazzo strusciava sulla sua vulva.
In tutta franchezza, sperava di andare fino in fondo, ma non voleva forzarla.
Memorabile la risposta di lei.
“Ho l’impressione che i nostri ‘amichetti’ ci odierebbero se li teniamo ancora separati.”
A Davide non serviva altro, prima la fece sdraiare sui giacconi a terra coperti di foglie. Poi la osservò, dal volto bellissimo e sorridente, i seni che si muovevano a ritmo di respirazione. Poi fissò le cosce oscenamente aperte, ancora una volta, pronte ad accogliere il loro primo uomo. Senza pensarci ulteriormente, prese la mano di lei, permettendole di stringere la sua. Intanto lo infilò dentro con molta delicatezza. La sua figa era tutta bagnata, e quindi scivolò dentro da solo, era bella calda, immaginava che fosse meglio con un colpo secco, e così fece. Un colpo di reni forte e deciso.
Lei urlò per il dolore, c’era qualcosa che si era rotto ma, continuò: uscendo fuori quasi del tutto dal quel caldo rifugio per poi entrare, riuscendo ad entrare fino ai testicoli stavolta. Lei intanto si contorceva tutta.
“Non ti fermare!” Disse con una voce sempre più eccitata e meno dolorante.
Davide cominciò, dopo che si era abituata, a sbatterla con sempre più forza. Si sentiva il rumore delle palle che sbattevano con le labbra, lei ansimava sempre più forte, si contorceva, l’abbracciava piantandogli le unghie sulla schiena.
“Oddio! Sì!”
Davide intanto sempre più eccitato aumentò il ritmo, pompandola con forza, ad ogni schiocco le tette e le chiappe di Claudia ballavano, con le foglie secche che si erano attaccate su entrambi. Ormai erano diventati incontenibili, nemmeno il freddo sentivano più.
“Dai, non ti fermare!” Gridava sempre più elettrizzata Claudia.
Quell’espressione carica di goduria, che lo fissava, quasi sembrava un’altra persona, lontana dalla ragazza piena di problemi che conosceva.
“Ti prego Davide!” Urlava con voce eccitata come non mai. “Continua! Mi sento tutta strana, ancora! Dai spingi, dai, dai, di più ancoraa!Siiii!”
Aveva raggiunto l’orgasmo, un’altra volta, una cosa davvero eccezionale. Entusiasmante oltre ogni limite. Non c’era confronto con Sabrina, con lei non aveva provato nulla di così completo, di così bello. Così eccezionale.
Claudia era davvero una ragazza incredibile.
Tirò fuori il suo arnese tutto bagnato del suo umore, lei con espressione ancora sconvolta e carica di eccitazione, gli carezzò le guance, e gli diede un bacio altrettanto intenso.
“Ti amo Davide! Non me ne frega niente di quello che hai fatto finora. Da ora sei mio!”
Ti amo… Le parole più belle del mondo, nella più bella di sempre, quella che chiunque sogna di sentire.
Fissò i suoi bellissimi occhi. Bellissime sfere nere che brillavano di una luce quasi abbagliante come l’alba del mattino. Beneamato fulgore carico di purezza che brillava nella notte.
“Ti amo anch’io” Disse Davide prima di scambiare un altro bacio carico di enfasi.
Dopo qualche attimo però Claudia abbassò lo sguardo, verso il cazzo ancora coperto dei suoi umori, notò un po’ di sangue sopra, ma niente di troppo inquietante.
“Vedo che il tuo amichetto è ancora in tiro.” Fece ammiccante con espressione ancora più arrapata.
“Tu non sei ancora venuto?” Domandò come se già sapesse la risposta. “E’ giusto che sia io a preoccuparmi di te stavolta. Facendoti una piccola sorpresa.”
Così dicendo si voltò, mettendosi a quattro zampe, sui giacconi. Cavolo, in quella posizione, il culo di Claudia sembrava più, più tondo e rigoglioso.
Lei intanto si era voltata, fissandolo.
“Sentiti libero di usare la porta di servizio per svuotarti le palle!”
Cavolo. Si disse Davide. Non pensava che a Claudia piacessero certe cose, anche lui non era un grande fan dei rapporti anali, ma era troppo eccitato per fermarsi.
“Cosa aspetti?” Lo spronò ancora di più lei.
Sempre piano lo infilò in quel buco, così stretto sì, ma non bloccato, evidentemente l’aveva già concesso a qualcuno. Forse proprio Simone.
‘Caro il mio stronzetto, io sto con la ragazza più straordinaria di sempre, mentre tu hai scelto una troia: questo prova quanto sei idiota’. Si disse Davide.
Poi tornò a concentrarsi. Sentiva che si contorceva, ma in modo più tranquillo rispetto a prima, anche stavolta la sensazione di calore c’era, con una stretta maggiore, una cosa un po’ strana. Sentiva che Claudia godeva, e tanto gli bastò. Piazzò le mani sulle sue bellissime chiappe ed iniziò a pomparla con la stessa irruenza di prima.
“E’ bello ma doloroso, non spingerlo troppo in fondo che mi fa male.”
Davide non l’ascoltò più ormai preso dall’eccitazione, la sbatteva sempre più forte, ma durò per qualche secondo; perché sentì che dai coglioni stava salendo un fiume di sborra. Tuttavia, l’idea di venirle nel culo non gli piaceva, così uscì da lei.
“Ma che …?” Chiese lei voltandosi.
Poi la fece voltare del tutto, e finalmente anche lui tendendosi come un molla, venne di nuovo. I primi tre o quattro schizzi uscirono fuori a getto violentissimi e finirono dritti in faccia, a Claudia, sui capelli, sulle tette, gambe, quasi ovunque stavolta.
Quasi perse l’equilibrio, lei lo aiutò a sdraiarsi per qualche secondo. Quando riaprì gli occhi, vide la sua sborra sul viso di Claudia che gli colava sulla fronte e sulle guance, ma non parlava. Non capiva se quel gesto le fosse piaciuto o no. Prese dei fazzoletti dalla tasca del suo cappotto e gliene porse uno.
Lei, mentre si ripuliva, aprì la bocca mostrando della sborra. La sua sborra.
“Il primo schizzo di sperma mi è finito dritto in bocca, l’ho assaporato, non sapevo se sputarlo o ingoiarlo, ma ho deciso di ingoiarlo per te, perché ti amo, e devo dire che con questo freddo una cosa calda mi è piaciuta anche se è un po’ salata.”
Come si fa non apprezzare quella ragazza? Si disse Davide tutto contento. Si rivestirono e poi tornarono a casa.
“Ti amo Claudia.” Le disse salutandola con un bacio, sulla soglia di casa sua.
“Ti amo anch’io.” Espressione di lei così bella e dolce.
Ormai stavano assieme e Davide sapeva che doveva prendersi le sue responsabilità. Stare con Claudia significava anche crescere e cominciare a muoversi.
Tagliò i contatti con la biondina siciliana, per cominciare, poi decise di andare all’università.
Sapeva che anche Claudia avrebbe fatto del suo meglio.
Ora cominciava la loro storia, di una coppia davvero inattesa.
Fine.



Entrambe le possibilità sono valide: in entrambi i casi, se ci pensi, riemerge la nostra morale cattolica (anche se non…
Sono arrivato ad un bivio: - lasciare evolvere gli eventi fino al degrado delle mogli, quindi dare ai mariti solo…
Wow, sei arrivato già al quarto capitolo: fantastico, posso chiederti perchè ti sei bloccato? Forse con l'evolvere della storia diventa…
Molto bello
scusa, al quarto sono bloccato!