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Diana, l’ agente provocatore 02

By 26 Luglio 2024No Comments

02
Diana varca la porta e la lascia sbattere dietro di se.
Saluta a bassa voce guardando prima il dottore, poi gli arrapati seduti in cerchio scomposti come ragazzini, con gli occhi da sirena ingranditi dall’ eyeliner pesante.
Cerca di fare piú rumore possibile strisciando la sua sedia blu sul pavimento, sedendosi alla mia destra, al posto che ho tenuto libero per lei.
Poi a bassa voce saluta anche me.
Gli occhi del dottore si alzano quindi dal taccuino e attacca con le solite domande.
– Qualcuno vuole cominciare raccondandoci la sua giornata?
Ovviamente Mary, che é timida ma logorroica come pochi, prende la parola per prima, e attacca a parlare come al solito della sua vagina e della perenne voglia che ha di toccarsi. Fra gli altri arrapati c’ é chi ascolta attento e chi si fa gli affari suoi, come in una classe di liceali.

Diana la ascolta rapita, con le gambe magre accavallate sotto la gonna nera. Porta una gonna leggera, quasi una minigonna, ad un incontro per sesso dipendenti.
Come se a questi deviati non bastasse un lembo di pelle scoperta, per perdersi nelle loro fantasie erotiche. Come se non ne fosse perfettamente consapevole.
Il suo corpo minuto, sorretto da due sneaker bianche fa sognare sia uomini, sia le donne che apprezzano il genere. Il seno modesto ma proporzionato non ha bisogno di reggiseno, ed é coperto solo da un top bianco. I capelli tinti rosso bauxite scendono lisci a cascata coprendo le scritte tatuate sulle clavicole e sfiorando le ali della farfalla tatuata al centro del petto.
La gonna le copre a malapena le coscie nude e oltre l’ orlo si intravede il tatuaggio sbiadito di un serpente. Altre scritte e disegni, consumati come inchiostro di vecchi giornali, le scarabocchiano braccia e polpacci.

Dalla sua borsa escono sigaretta e accendino.
Il flash di pietra focaia dell’ accendino le illumina per un istante il viso. Sbuffa fumo al centro del cerchio di pervertiti, con le gambe accavallate e l’ espressione da diva del cinema.
Come una sorta di Marilyn Monroe, ma pervertita e antipatica. E senza diamanti.
“I cazzi sono i migliori amici delle donne” direbbe Diana.
La sua vita é un palcoscenico, e Diana é la ballerina solitaria e promiscua che danza sulle voglie degli uomini.

Il dottore si gira quanto basta per guardarla solo con la coda dell’ occhio.
– Diana, lo sai che non puoi fumare qui. Per favore.
Con il tono di chi ha ripetuto la stessa frase almeno quattrocento volte, e la ripete in automatico come un registratore.
Repetita iuvant, dicono. Non conoscono Diana. Con lei ripetere non giova proprio per niente, ti fa solo sentire stupido.
Fa finta di non sentire e continua a sputare nebbia nella stanza. E Mary ricomincia a parlare a macchinetta.

Diana, la causa persa.
É paziente del dottor Herzog da quando ha compiuto diciotto anni. Ora ne ha ventitré. In cinque anni non ha mostrato un benché minimo passo avanti.
Almeno così dice Herzog.
Le permette ancora di venire agli incontri solo per usarla come agente provocatore. Una sorta di agitatore infiltrato, che con la sua boccaccia volgare e le gambe in vista, provoca e crea dinamiche interessanti fra i pazienti.
Un infiltrato tra i maniaci.
Questo dice Diana.
Io ascolto e faccio finta di credere a entrambi, ma ho la sensazione che ci sia qualcosa che non mi dicono. Sembra esserci una gerarchia invisibile, e Diana é un alto ufficiale.
Infatti non si comincia mai senza di lei, e lei nonostante il ritardo non manca mai. Il motivo però, non me lo ha ancora saputo dire nessuno.

E poi credo che a ventitré anni si possa ancora cambiare.
Ma io non giudico nessuno, a me Diana piace anche cosí, eccentrica e un po’ troia.
Alla fine siamo tutti un po’ puttane, in un modo o nell’altro, sopratutto le persone in questa stanza.
Anche dire che é una causa persa non è corretto, in realtà un miglioramento c’ é stato.
Da qualche mese porta sempre le mutandine sotto la gonna. Ora quando apre le gambe da seduta per molestare qualcuno mostra il pizzo invece del pelo curato.
Questo lo so perché me lo ha detto il prete, rammaricato come pochi mentre ne parlava.
E senza dubbio lo sa anche Herzog ma continua a considerarla irrecuperabile.
Quando nessuno in crede in te, allora si, che si diventa irrecuperabili. Questo il dottore dovrebbe saperlo, ma semplicemente, se ne frega.
Io invece ci credo in lei.

Con la sua voce squillante, Mary continua ad ammorbarci con i suoi racconti bagnati. Distratto sento solo che parla di cetrioli, di cavalli e della sella inglese per cavalcarli.
Il desiderio di posare la mano sul ginocchio di Diana e accarezzarle la coscia fin sotto la gonna mi sta consumando, ma ci guarderebbero tutti, e il dottore attaccherebbe con le sue prediche.

Mi avvicino il piú possibile e le parlo a bassa voce .
– Mi piace il tuo profumo.
Le mie scarse capacità di seduttore sono compensate dalla dalla voce profonda e dal metro e novanta di statura.
Lei accenna un sorriso, probabilmente per tenerezza del mio goffo approccio. E si avvicina anche lei al mio orecchio, e mi risponde, anche lei sussurando.
– Voglio soffocare con il tuo cazzo in gola.
E mi sorride come la più innocente delle fanciulle.
Un lampo di adrenalina mi attraversa il corpo, risvegliandomi dalla noia dell’ incontro. Tossisco per schiarirmi la voce.
Il tessuto rigido dei jeans diventa stretto e mi costringe a a sedermi composto per coprire la mia eccitazione.
Diana si alza in piedi e trascina la sedia rumorosamente per disturbare. Dice a tutti che sta andando in bagno, mi lancia un’ occhiata di fuoco, e scompare dietro la porta dell’ aula.

Penso sia meglio aspettare un minuto prima di raggiungerla, per non rendere tutti partecipi del nostro incontro in bagno.
Qui quando qualcuno va in bagno di solito ci va per masturbarsi, e se ci rimane tre quarti d’ ora nessuno ci fa caso.
Se invece qualcuno, ad esempio il dottor Herzog, avesse qualcosa in contrario, puoi seguirci e unirsi a noi, sono sicuro che a Diana non dispiacerebbe.
Direi che un minuto é passato.

Il bagno é luminoso e bianco come quello di un ospedale, e lei, l’ unica nota di colore, mi sta aspettando poggiata al lavandino. Due giri di chiave e siamo da soli.
Mi gurda impaziente:
– Era ora!
Mi tolgo la maglia e la piego due volte per il lungo, la getto a terra davanti a me, mentre apro la cinta e libero l’ eccitazione che mi premeva nei pantaloni. Diana ora é in ginocchio sulla mia maglia, la gonna nera le copre le coscie e sfiora il pavimento.

Mi accoglie nella sua bocca e mi fa godere quello che mi aveva promesso poco fa. Il mio sesso é sempre piú duro, pulsa in lei e scopre le profondità della sua gola.
Le ondate calde di piacere mi fanno socchiudere gli occhi, dimenticare il mondo, e piegare le gambe. Ingoia il mio sesso fino in fondo, e mi tiene giù secondi che non conto, guardandomi con gli occhioni lucidi verde scuro. Poi mi libera e si affanna a riprendere aria. Sorride divertita a vedere sul mio viso l’ estasi che mi sta regalando.
E riprende subito a farmi godere.
Con la mano tra i suoi capelli ramati ora le do io il ritmo. Prima piano poi veloce, tratto la sua bocca come una fica.
La premo su di me e la tengo stetta sul mio corpo togliendole il respiro, a testare i suoi limiti. Ma Diana limiti non ne ha e non batte ciglia, si tiene alle mie gambe mentre soffoca dolcemente.
Il mio orgasmo bollente le riempie la bocca, accompagnato dai miei lamenti. Diana mi mostra la lingua e sorride, a far vedere che ha ingoiato ogni goccia.
Rivoli del mio piacere le sporcano mento e labbra, mischiati alla saliva e al trucco.

Rivolta verso lo specchio, alzando prima una, poi l’ altra gamba, le mutandine bianche cadono sul pavimento. Le seguono la gonna e il top. Con le mani sul lavandino e la schiena inarcata, mi offre il suo sedere piccolo e sodo, che freme le mie attenzioni.

Mi inginocchio anche io sulla maglia a terra ormai stopicciata, con le mani sulle sue natiche, affondo la faccia in lei, ricambiando a colpi di lingua, il trattamento appena ricevuto.
Essere scopata in gola in quel modo l’ ha resa un fiume di eccitazione. La mia lingua non bagna ma raccoglie umori che mi riempono la bocca e che le restituisco con un’ altra passata di lingua.
Lecco ogni centimetro di pelle tra le sue gambe, senza respirare.
La sento ansimare a bassa voce e respirare sempre piu veloce.
É sempre piú vicina all’ orgasmo.
Ad un passo dal venire, allontanano la bocca del suo piacere.
Un tremolio di frustrazione la le scorre lungo le gambe. La passera fradicia e impaziente di Diana mi piange davanti agli occhi, e basterebbe un colpo con la punta della lingua sul clitoride per farla esplodere nella mia bocca.
– Scopami nel culo, subito!
Mi ordina. Ma ha la voce di chi supplica.
Si piega in avanti verso lo specchio senza guardarmi.

La lascio ancora desiderarmi per qualche secondo, che per lei sembrano ore, accarezzandole le coscie e i fianchi e baciandola da dietro sul collo.

Il mio sesso ancora ricoperto della sua saliva mista al mia orgasmo, entra dolcemente in lei da dietro e inizio a scoparla con spinte decise e profonde. Dallo specchio la vedo abbandonarsi al piacere e seguire i miei movimenti per avermi piú a fondo. I suoi occhi implorano di avermi di piú e piú forte. E io sono qui per accontentarla.
Disegno con la mano sul suo ventre e cerco il suo seno, lo coccolo e stuzzico i suoi capezzoli turgidi.
Bastano le mie mani sul suo corpo, il mio respiro sul collo e pochi colpi da dietro.
Il primo orgasmo la incedia.
L’ orgasmo che prima le ho negato per gioco ad aumentarne il desiderio. Le sue gambe tremano e si tiene forte al lavandino come se la tempesta di sensazioni volesse portarsela via.
Da lí un treno di orgasmi, mentre la scopo piú forte che posso.
Fra i gemiti prova a dire un “piú forte”, per eccitarmi e impressionarmi, ma ha la voce spezzata e debole di chi sta per svenire.

Ogni volta che viene si irrigidisce e si contrae su di me rendendo davvero difficile resistere e rimandare il mio orgasmo, ma stringo i denti e resisto. Ogni volta divento sempre piu sensibile, ogni suo orgasmo aumenta la mia meravigliosa sofferenza.

Le premo delicatamente contro lo specchio del lavandino e la maschera di saliva, sperma, make up e sudore che le copre il viso lascia macchie appannate come strisce di pennello di grigio e rosa acceso.

Sono costretto a rallentare, per poi riprendere piú forte di prima. La prima volta con lei voglio impressionarla, voglio essere il suo migliore amante. Voglio che torni da me disperata per chiederne ancora.
Di sicuro i porci di là seduti in cerchio, ci stanno immaginando insieme, ma non possono immaginare quanto siamo sudati e animali. Provo a distrarmi dai lei e dai suoi gemiti. Penso a Mary, al prete peccatore.
La voce di Diana mi riporta al qui e ora.
– Puoi venire se vuoi. Lo sento che ti stai trattenendo da tanto.
Stringe le gambe e al mio rallentare muove il sedere su di me per farmi perdere il controllo.
– Vienimi dentro, dai. Riempimi il culo, ti prego.

Non fa in tempo a finire la frase che la sto stringendo forte e sto venendo dentro di lei, lasciandomi andare in qualche gemito e affondando la faccia nei suoi capelli profumati, in un momento interminabile e così intenso che fa tremare anche me.
Anche lei si prende il suo ultimo orgasmo.
Godiamo insieme. I suoi gemiti coprono i miei.
La stringo ancora per qualche secondo, entrambi sudati stremati, appoggiati scomodi al lavandino.

Dopo una pulita veloce tra le gambe, china sullo specchio ancora imbrattatato, prova a sistemarsi il viso, con un attento lavoro di salviette umide.
– Togliti quell’ espressione dalla faccia, o lo capiranno tutti, di là.
Mi rimprovera.
Mi scappa un sorriso ironico. Nonostante il suo meticoloso lavoro di riordino e pulizia, sembra uscita da una rissa da bar, madida e appiccicosa. Distrutta e felice.
– Non credo che qualcuno noterà la mia faccia piú della tua.
Le rispondo.
Raccolgo le sue mutandine bianche stropicciate e ancora umide dal pavimento e le appoggio sul lavandino.
– Ricordati le mutande.
– Si, papà.
Le do un meritato bacio da dietro, tra l’ orecchio e la guancia. E una pacca sul sedere.

– Tu torna di la dagli altri, io finisco di sistemarmi.

Prima di uscire la fotografo con gli occhi, nuda e perfetta davanti allo specchio, e torno di lá dagli altri.

Effe6677

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