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Racconti Erotici Etero

Diario cap. 1

By 28 Novembre 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Chiunque abbia alle spalle una lunga relazione, nel mio caso quasi due decenni passati insieme alla propria moglie, alla madre dei propri figli, alla compagna di mille esperienze e difficoltà, sa che per quanto amore ci possa essere, il desiderio di qualcosa di nuovo e/o diverso, o la voglia di trasgressione dopo anni di sesso quasi sempre prevedibile, arriva.
E quando ci si trova a pensare continuamente al corpo di altre donne, ricordando la gioventù lontana che regalava scoperte e delusioni ma la possibilità di cambiare partner con molta più facilità ,allora il passo successivo &egrave abbastanza scontato. Tradire. Per un bisogno della testa, per sentirsi ancora vivi, per assaporare il piacere di spogliare una donna per la prima volta, per provare l’ imbarazzo dei primi momenti insieme a una sconosciuta nudi, quando ognuno cerca di nascondere i propri difetti, o presunti tali, prima che l’ istinto prenda il sopravvento e tutto diventi superfluo, ininfluente.
La grande differenza tra lo ieri, fatto dei miei diciotto anni e della giusta e sana incoscienza che divorava rapporti umani ma soprattutto sessuali con la fame della curiosità, e l’ oggi, in cui un uomo quarantenne sposato in cerca di avventure parte svantaggiato, &egrave Internet.
E io cominciai a usarlo davvero, navigando in molti siti creati apposta per chi cerca incontri clandestini, creando profili a metà tra la verità e la fantasia, il giusto compromesso per non essere riconoscibile ma credibile.
Pubblicare foto mie era all’ inizio imbarazzante, mettersi davanti a uno specchio con il cazzo dritto non era il massimo della vita, o quantomeno non mi attraeva come idea ma pare che quello fosse l’ unico modo per poter esistere, per essere uno dei tanti. E infatti, per mesi fui uno dei troppi maschietti affamati che riempiono i siti di incontri porno, siti in cui già le donne sono minoranza, e quindi ricevono decine di proposte di ogni genere e in cui, comunque, a parte le foto e qualche generica frase di presentazione, non si riesce a spiegare chi si &egrave e cosa si cerca veramente.
Mesi di inutile ricerca, ma anche mesi di una nuova consapevolezza: le donne desiderose di sesso e di avventure ci sono, anche alle mie latitudini, tutt’ altro che metropolitane e certamente non libertine.
La svolta avvenne in una serata infrasettimanale per caso, dopo una cena di lavoro. Un paio di colleghi decisamente più intraprendenti di me (e anche più incasinati di me, con divorzi e figli vari sparsi per la provincia’) era come al solito a caccia della ragazza della serata, magari non per scopare ma solo per il gusto di provarci, per tenersi in allenamento. Molte volte li avevo visti e sentiti fare complimenti in serie a tutte le ragazze carine che incontravano in una serata (ma anche la mattina o il pomeriggio, chi conosce il genere sa che per istinto ci prova sempre) e quel giorno non faceva differenza.
In un locale dove ci eravamo spostati dopo il ristorante eravamo rimasti in tre, io quello serio e sposatissimo che cercava inutilmente avventure su internet e due professionisti del rimorchi reale.
Il primo, il più anziano di noi, era praticamente fuori gioco, troppo vino a cena, troppi cocktail dopo.
L’ altro invece si era attaccato a un tavolo in cui c’ erano quattro donne sulla quarantina che prima parevano scocciate e poi avevano iniziato a socializzare con il mio collega, sempre più dimentico del mondo man mano che aumentava la possibilità di aggiungere una tacca alla vasta collezione di conquiste.
Non erano donne meravigliose, erano tutte persone normali, un paio troppo truccate e sempre lo stesso paio decisamente troppo poco vestite. E poi non ero il tipo capace di andare lì a iniziare una discussione sul nulla guardando, tra le scollature, quella più invitante. Ma vedevo che una delle quattro era ormai a contatto con il mio collega, si guardavano negli occhi e si erano dimenticati del resto della compagnia.
Insomma, al solito quello sveglio si era trovato una donna in dieci minuti. E magari lei gliela avrebbe perfino data, cosa che mi fece incazzare parecchio in verità.
Comunque i due si alzarono con l’ idea di andare a bere qualcosa in centro città, cosa che fece eclissare il nostro collega ormai cotto dall’ alcol e una delle due tipe mal vestite e mal truccate.
Decisero di andare tutti con una sola auto, quella del mio collega, e non serve dirlo ma lui guidava e alla sua destra si era messa subito la sua nuova ‘amica’. A me toccava dividere lo spazio dietro con due donne mai viste, con cui non avevo neanche parlato e di cui in verità mi importava poco. Potrei chiamarla selettività, o timidezza estrema, il fatto &egrave che non vedevo donne da sedurre ma sconosciute a cui non sapevo cosa dire.
Comunque nei venti minuti di viaggio mi rilassai parecchio, era tardi, qualche bicchiere di vino lo avevo bevuto, la donna accanto a me aveva un profumo molto buono e la sua gamba stava attaccata alla mia per evidenti ragioni di spazio, così come le nostre spalle si toccavano.
Parlavamo di cose innocue, che lavoro fai, quanti anni hai etc; notai che non aveva fede nuziale al dito mentre la mia sembrava brillare al buio più del solito, ma forse era una mia idea. La verità &egrave essendo un po’ più alto di lei riuscivo a guardare bene la scollatura della maglia, a vedere la linea dei seni che scendeva per qualche centimetro prima di essere coperta, e se di solito la cosa mi lasciava indifferente sentivo salire il desiderio di guardare, la curiosità di scoprire come era fatta sotto i vestiti, di vedere la forma dei seni, sentire i capezzoli tra le dita e poi in bocca, la consistenza della sua carne. Avrebbe pensato male se avesse letto nei miei pensieri? Un’ altro sposato che va in giro a mettere le corna alla moglie? Pensiero tanto errato nella realtà quanto vero nei desideri’
Così continuai fino al parcheggio ad alternare sguardi al mondo attorno (la terza donna attaccata a facebook sul telefonino, i due davanti che già si sfioravano le mani con ogni scusa) al poco seno scoperto della mia vicina. Che se ne accorgesse, tanto non l’ avrei mai più rivista da lì a un’ ora, pensavo.
Un’ ora che passò in modo noioso, tante chiacchiere e poco più, la luce del locale mi faceva trattenere da certi sguardi, la confusione mi distraeva da certi pensieri e fui felice quando finalmente si decise di tornare a prendere le auto per tornare a casa. Stranamente la terza donna si mise al posto di quella che avevo vicina prima, non so se per gelosia o noia ma invece del panorama di prima, che avrei rivisto volentieri, c’ era questa con cui mi par di ricordare nessuno aveva scambiato una parola. E questa aveva un giubbotto chiuso che non permetteva di vedere niente neanche per distrarsi un po’ e continuava a scorrere facebook come se non ci fosse null’ altro al mondo.
Noi tre dietro scendemmo dalla macchina, i due davanti avrebbero continuato da soli, il giorno dopo io e il mio collega avremmo fatto finta di niente anche se io lo ‘odiavo’ per la faccia tosta che gli permetteva sempre di mettere le mani addosso a donne diverse.
La ragazza con il telefono in mano si eclissò nel buio senza staccare gli occhi dallo schermo e nemmeno salutando nessuno, cosa abbastanza imbarazzante dopo ore trascorse con le amiche. La mia vicina di posto dell’ andata se ne uscì invece con un:
Mi accompagni alla macchina?
Certo, dove?
In centro!
Ma siamo appena venuti via dal centro’
Volevo stare fuori ancora un po’, ma se ti secca aspetto la mia amica (quella in macchina con il mio collega, ripartito un secondo dopo che avevamo chiuso le porte per luoghi più tranquilli).
No, figurati, vieni. E così raggiungemmo la mia auto e partii.
C’era un silenzio abbastanza imbarazzato, che durò quasi per tutto il tempo necessario ad arrivare nei pressi della sua auto. Iniziò lei a parlare solo quando mancavano poche centinaia di metri al momento in cui sarebbe scesa per andarsene.
Secondo te che stanno facendo Michela e il tuo amico?
Qualcosa di divertente, immagino. E lo dissi con un sorriso, in effetti li invidiavo, mi immaginavo le mani di lui infilarsi sotto la maglia prima, e poi tra le gambe di lei che lentamente lo accarezzava da sopra i pantaloni prima di sbottonarli e abbassarli’ con questi pensieri in testa quasi d’ istinto aggiunsi ‘beati loro’.
Scese il gelo in auto, o almeno così mi sembrava. Mi pentii subito di essermi lasciato scappare quelle due parole, ma ormai eravamo arrivati e mi sarei tolto dall’ imbarazzo in pochi secondi.
Perché beati loro? Me lo chiese girando anche il busto dalla mia parte, con la voce più bassa di pochi secondi prima e con una dose di civetteria che fino ad allora non avevo ascoltato.
Perché &egrave un bel modo di concludere una serata se &egrave quello che si cerca, e Matteo, il mio amico, e la tua amica mi pare cercassero quello.
Quello intendi sesso?
Sì, o qualcosa che ci si avvicina.
Tipo?
Uff non so, non mettermi in imbarazzo, sai che non serve fare sesso davvero per fare un maschietto felice
Ahah, hai ragione. Allora il tuo amico sarà soddisfatto, Michela &egrave bravissima in quello.
In pratica senza dire nulla stavamo parlando della capacità di fare pompini della sua amica al mio collega, o almeno mi sembrava stessimo parlando della stessa cosa. E ormai che eravamo in argomento commentai:
Sono fortune!
Cosa?
Certe abilità!
Fortune di lei o lui?
Sciocchina. Non farmi fare strani pensieri’
Se ti sbrighi e torni là e li ritrovi magari ci scappa che fa contento anche te.
Questo avrebbe dovuto chiudere l’ argomento, mi sembrava evidentemente una battuta fatta per farmi intendere che non era una che faceva pompini al primo conosciuto in un bar.
In effetti non lo pensavo. Non mi interessano i pompini della tua amica!
Ah no?
No.
E cosa ti interessa allora? Continuare a guardarmi di nascosto le tette?
Qui mi sarei fermato, se non avessi pensato tante volte al possedere per la prima volta una donna di nuovo dopo tanti anni si sarebbe chiusa lì, con quella frase provocatoria sì, ma detta come un rimprovero.
Per il poco che si vede, &egrave un bel guardare.
Scemo
Non &egrave colpa mia se lo sguardo cade lì’ prima in auto non c’ erano molte alternative!
Quindi mi guardavi le tette per noia? Perché non avevi altre cose più interessanti da guardare?
Dai non far finta di non capire
Capire cosa?
Uffa dai, sono un uomo, tu sei una donna e eri a pochi centimetri da me, lo sguardo cade sulle cose belle!
Che ne sai tu se sono belle?
Te l’ho detto, si vede poco ma quel poco’
Maiale! Ma lo dice con ironia, per gioco, e io concentro lo sguardo proprio sui centimetri di pelle in vista, dove le curve del seno si vedono per poco, e fisso quella piccola parte del suo corpo senza dire niente per parecchio tempo. Mi immagino la linea del seno che continua sotto la maglia, e sento il desiderio di toccarla, di vederla nuda, di baciarla.
Sempre con un tono giocoso chiede: hai smesso di guardarmi così? E’ imbarazzante. Ma sorride, sorride molto.
Siamo vicini, entrambi seduti ma con il busto ruotato verso l’ altro e credo sia il momento giusto per fare un passo nella direzione in cui tutti e due vogliamo andare. La guardo negli occhi e a un tratto mi appare molto più bella di come avevo giudicato fino a quel momento. Sarà che ha uno strano sorriso, o sarà una luce negli occhi. Le prendo una mano continuando a guardarla e me la porto alla bocca, la bacio sul dorso ma mi stupisce il calore del suo palmo, morbido ma non sudato. E il profumo della sua pelle, delicato e femminile.
Le apro la mano, la giro con i palmo verso l’ alto e la sfioro:
Hai delle mani bellissime, calde, morbide.
Lei continua a stare zitta e io continuo a baciarle la mano, il gesto più intimo che abbia fatto insieme a una donna che non fosse mia moglie da quasi vent’ anni.
Ad un tratto, finalmente, sento la tensione scomparire, &egrave come se scattasse qualcosa anche se non saprei spiegare cosa, le lascio la mano e mi sporgo verso di lei per schioccarle un bacio sulla bocca.
Sei bella, per quello ti guardo. Siccome non si &egrave mossa di un millimetro e non riesco a capire nulla dal suo sguardo mi avvicino di nuovo, più lentamente e la bacio davvero. Una, due, tre volte. Le accarezzo il viso ma non reagisce, sta lì in silenzio a guardarmi anche se non sembra spaventata o infastidita.
Baciami ancora riesce a sussurrare a un certo punto, e allora le prendo la testa tra le mani e mi incolla alle sue labbra, la bacio finch&egrave non sento che vuole la lingua contro la sua e allora mi rilasso godendomi il bacio; lungo e teso, pieno di tensione e desiderio. Ci baciamo per parecchio, come a prenderci le misure, a trovare sicurezza nell’ intrecciare le lingue e a respirarci addosso. Quando si stacca prima le sorrido e poi le appoggio una mano su un seno. Prima immobile, poi inizio ad accarezzarlo, a stringerlo, a prenderne possesso finch&egrave non passo sotto la maglia per toccarla meglio. Deve avere anche una canottiera sopra il reggiseno e glielo dico: sei troppo vestita. Non smette di baciarmi ma facendo un po’ di contorsionismo si slaccia da sola il reggiseno e in un attimo io in qualche modo riesco a toccarle il seno nudo, anche se sento le spalline della canotta tirare quando la abbasso per infilarci la mano.
Siamo indiscutibilmente scomodi. E anche nel posto sbagliato, benché sia ormai molto tardi.
Le dico solo aspetta un attimo che ci spostiamo da qui; rimetto in moto e vado verso la zona tranquilla più vicina, le cerco la mano mentre guido per non far sparire la magia di quel momento, e la sua mano mi guida verso il suo inguine, tiene la mano chiusa attorno alla mia e se la porta tra le gambe, chiuse anche quelle.
Non dico niente ma con un paio di dita provo a spingere su suo pube, per quanto possibile. Sospira e un po’ le cosce si allargano e le mani scendono di qualche centimetro verso il basso, e io spingo fin dove posso, fino all’ altezza della sua vagina che guidando nel buio con la voglia al massimo mi immagino bagnata. Quanto la vorrei baciare laggiù. Sentire il suo sapore, leccarle le labbra e scoprirle il clitoride.
Guido piano, con la mano sinistra e basta, cercando di concentrarmi sulla strada anche se inizia la periferia e tra poco mi infilerò in una delle strade che portano nei campi ma quel calore, sentire le mie dita che scorrono sempre più libere finch&egrave la sua mano non mi intralcia più e posso appoggiare tutte le dita tra le sue gambe mi eccita tantissimo, sento il cazzo duro spingere contro i pantaloni e allora tolgo la mano per un attimo da sopra la sua figa, le prendo la mano e la porto sopra il mio uccello duro. Ci accarezziamo a vicenda mentre finalmente imbocco una strada che so portare nel nulla, la sua mano che scorre sull’ asta schiacciata dalla stoffa. Mi slaccia la cintura e tira giù la zip proprio mentre cerco di parcheggiare al riparo da eventuali benché improbabili sguardi e la scio che faccio, non vedo l’ ora di sentire quella mano calda stringermi l’ uccello. Quando mi fermo e chiudo tutto diventa buio, e per quanto possibile con i pantaloni ancora addosso lei mi sta segando con calma e dolcezza. Alzo il bacino il tempo per sfilare tutto e restare nudo e sentire la sua mano che finalmente arriva a prendere il mio cazzo dalla base e a masturbarmi davvero, cerco il suo viso per baciarla, per limonarla di brutto mentre le alzo la canottiera infilata nei jeans per scoprirle finalmente le tette. Le stringo in mano, sento i capezzoli duri sotto i palmi, mi piacciono e mi stacco dalla bocca alzandole la maglia per scoprirla
Cadono, dice come se fosse una cosa importante e a me dispiace non poterle guardare le sue tette che cadono, ma le cerco con la bocca, mi attacco a un capezzolo che sento duro tra le labbra e sotto la lingua, la lecco e la succhio mentre con una mano inizio a sbottonarle i pantaloni e a infilare la mano negli slip.
E’ pelosa, sento il ruvido dei suoi peli poco prima di incontrare le sue labbra, le mie dita scivolano sui suoi umori, la accarezzo più volte facendo scorrere il clitoride che riesco a sentire bene tra il solco di due dita prima di penetrarla con l’ indice e il medio e poggiare il pollice sul clitoride. Sfilo le dita per assaporarle, sento l’ odore forte della sua figa, un odore eccitante che voglio in faccia. Dobbiamo spostarci le dico, vieni dietro.
Passiamo a turno attraverso i sedili, io prima tolgo scarpe e pantaloni perché voglio essere libero, libero di essere toccato quando sarà il mio turno.
Lei si siede e inizia a spogliarsi da sola mentre io cerco una posizione comoda in ginocchio per poterla leccare bene. Mi regolo con le mani, il buio &egrave tanto ma arrivo con il viso tra le sue gambe,il suo odore mi fa impazzire da così vicino e glielo dico, hai un profumo fantastico, poi inizio a leccarla lentamente, &egrave un piacere nuovo , una pelle nuova, un sapore nuovo e diverso ma buono. Lecco tra le labbra, le tiro con la bocca, le allargo con le dita, cerco di far entrare la lingua un po’ dentro di lei prima di passare al clitoride.
Mi piace leccare la figa. Lo farei per ore. E mi piace far godere una donna con la lingua e un dito. E quindi mi impegno a cercare di capire quanta pressione usare, che ritmo avere, cerco di seguire il suo di ritmo quando muove il bacino e poi la penetro con il dito medio, la lecco e sfrego il dito sulla parete superiore della vagina, cerco il punto più liscio e resistente alla pressione fin quando il dito e la lingua si muovono in sincrono, stuzzicando i suoi due punti più sensibili. Adesso che sono sicuro di aver trovato il modo migliore per stimolarla allungo una mano alla ricerca di un seno, alla ricerca di un capezzolo con cui giocare, da toccare, stringere, tirare. Voglio farla godere. E continuo fin quando non aumenta il respiro, il bacino si alza e si abbassa e inarca la schiena tanto che temo scivoli il capezzolo dalle mie dita che lo stanno tormentando.
Gode in silenzio, solo il respiro indica il suo orgasmo. Quando si placa mi fermo e ritraggo il dito per sostituirlo solo per qualche secondo con la lingua, devo sentire il sapore del suo piacere, &egrave più amaro e più intenso ma sempre molto eccitante. Mi metto a sedere, sono tutto indolenzito a causa della posizione e la mia erezione &egrave quasi sparita, anche se adesso stando seduto e respirando meglio mi riconcentro sulla situazione allungando la mano verso di lei. Le tocco un braccio e la tiro a me, voglio baciarla, voglio darle il profumo e il sapore della sua figa e quando la bacio lei mi lecca, lecca il mio viso bagnato dai suoi liquidi e ne annusa l’ odore. L’ erezione torna rapidamente e voglio godere anche io quindi cerco la sua mano per portarla sul mio uccello quasi dritto al massimo. Mi accarezza le palle e poi inizia di nuovo a farmi una lenta sega e io non resisto più
Fammi godere riesco a dirle con un filo di voce, e subito dopo lei china il capo per prenderlo in bocca. Toglie la mano e inizia a scoparmelo come se fosse una figa, lo fa entrare quasi tutto e lavora anche con la lingua quando &egrave quasi fuori. Un pompino meraviglioso. Le accarezzo la schiena, ha una pelle davvero morbida e liscia ed &egrave un piacere accarezzarla ma scendo più giù scorrendole sul fianco lasciandola libera di dedicarsi al mio cazzo. Voglio toccarle il culo, stringere una chiappa mentre me lo succhia, e mi aiuta spostandosi con il sedere verso di me. In verità voglio toccarle il culo davvero, e dopo poche carezze sulle natiche porto la mano in mezzo a cercare il buchetto. Sento le grinze e le pieghe sotto le dita sempre più lisce e morbide, cerco di scendere un po’ per raccogliere un po’ di umori dalla figa e bagnare il buco meglio, almeno puntare un dito dentro il suo culo sarebbe meraviglioso per godere, e lei mi lascia fare. E quando riesco a infilare due falangi del dito medio nel suo culetto sento l’ orgasmo salire.
Tra poco vengo, le dico, ma lei continua come se nulla fosse a ingoiare quasi tutto il mio uccello senza fatica. Le prendo un seno in mano, lo stringo e lo massaggio mentre ansimo un’ ultima volta che sto per venire ma lei continua e allora sento il primo schizzo di sborra uscire e lei che continua a succhiare, e così anche per tutti gli schizzi successivi fino alla fine, quando mi lascia il pisello solo dopo averlo leccato e baciato tutto. Non tutti gli orgasmi sono uguali, e certamente questo, per mille motivi, era uno dei più belli e potenti della mia vita. Sto ancora ansimando quando mi si avvicina per baciarmi, sa di sperma e mi bacia in un modo bello, anche se mi ha fatto un pompino da professionista con ingoio il bacio &egrave da complice, da ‘compagna di avventure’.
Ci rivestiamo in silenzio, in fondo non avrei molte cose da dire, scendiamo dalle porte e respiriamo aria vera dopo essere stati chiusi in macchina per più di mezz’ ora, la luce interna dell’ auto dà fastidio agli occhi ma mi viene in mente una cosa. Giro attorno all’ auto per andare dalla sua parte, la vedo impegnata a sistemare la scarpa sfilata per togliere i pantaloni e aspetto che si ritiri su prima di stringerla da dietro, le mani sul seno da sotto la maglia a tastare la pelle nuda.
Che fai? Ha un tono incuriosito, non infastidito.
Ti tocco le tette
Perché?
Perché mi piacciono tanto ed &egrave merito loro se siamo qui
Scemo, &egrave perché sei un maiale che siamo qui
Girati ; e sento che vuole restare girata dandomi la schiena.
Allora giro io attorno a lei, la bacio in bocca mentre le mie mani continuano ad accarezzare la pelle sotto la maglia, girandomi una mano &egrave sulla sua schiena mentre una risale sul seno per chiudersi attorno ad esso più e più volte.
Mi piacciono le tue tette
Ti ho detto che cadono
Fammele guardare
Mi imbarazza
Fammi questo regalo.
Non ho mai smesso di accarezzarla, nemmeno di baciarla tra una frase e l’ altra, ma adesso voglio guardare le sue tette alla luce della lampadina dell’ auto, ho voglia di guardarla e metterci il viso in mezzo perché mi &egrave tornata la voglia e ho di nuovo il cazzo dritto.
Mi siedo sul sedile posteriore con le gambe verso l’ esterno e la avvicino, lei appoggia le mani sul tetto e io nello stesso istante sollevo la maglia liberandole i seni. Lei chiude gli occhi e le mie mani li afferrano avvicinandoli, le areole si toccano mentre le lecco tutte e due contemporaneamente, li faccio dondolare davanti al viso e dico hai due tette magnifiche, me lo fanno drizzare tantissimo.
Lei resta ferma e zitta mentre io continuo a giocare con quei seni, li consumerei con la lingua da quanto mi piace guardare la pelle scura e indurita dei capezzoli, sono eccitanti, sono tette da donna, da femmina, e lei mi lascia giocare finch&egrave non la sposto un po’ in avanti per mettermi in piedi.
Slaccio i pantaloni richiusi da poco e li faccio calare insieme al resto, il cazzo dritto nella penombra fuori dal’ auto mentre continuo a cercare il suo seno da baciare. In piedi &egrave ancora più bello guardarla. Alzo i seni con una mano per portarli alla bocca, per sentirli pesare nella mia mano e le chiedo di toccarmi, di farmi godere mentre le ciuccio le tette. Allora &egrave lei che si sposta, si siede nell’ auto e si toglie la maglia restando nuda dalla vita in su, nella luce forte dell’ abitacolo la trovo ancora più eccitante e mi avvicino con le mani ma mi ferma, mi prende in mano l’ uccello durissimo e inizia a passarselo sui capezzoli mentre lo sega piano.
Ti piacciono davvero?
Tantissimo.
Allora ti faccio un regalo. Continua a masturbarmi sopra le sue tette , a volte mettendoselo in mezzo anche se non riesce a stringerlo completamente e a volte leccandolo quando si avvicina alla bocca fin quando non inizia a aumentare il ritmo con la mano e a accarezzarmi le palle con l’ altra prendendo la cappella in bocca e martellandola a colpi di punta di lingua. Duro poco, il tempo che se ne accorga e diriga gli schizzi sul seno, vedo lo sperma bagnare tutti e due i capezzoli e spargersi lucido sul petto e su una spalla. Lei mi molla e si prende le tette sporche di sborra in mano, se le strizza e ci gioca bagnandosi ogni dito e tutto il palmo e poi se le lecca. Io sono in estasi pura, questa donna &egrave una meraviglia ed &egrave decisamente porca, e mi ritorna in testa l’ idea di prima: una perfetta compagna di avventure.
Poi di corsa ha tirato fuori delle salviette dalla borsa, si &egrave ripulita e rivestita e mi ha detto che era tardissimo e doveva rientrare. Siamo rimasti in silenzio fino al parcheggio, la mia mano nella sua senza sapere bene cosa dirsi quando sarebbe arrivato il momento di salutarsi. Appena fermi le ho dato uno dei biglietti da visita che ho nel portaoggetti, e anche se sapevo di rischiare qualcosa con questa sconosciuta che mi aveva fatto godere in modo fantastico volevo rivederla.
Se ti va chiamami, o mandami un messaggio, mi piacerebbe rivederti.
Vediamo ; e con un ultimo rapido bacio &egrave scesa ed &egrave andata via.

Qualche giorno dopo mi ha scritto, ma questa &egrave la prossima parte

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