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Racconti Erotici Etero

Don Giorgio

By 3 Ottobre 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Non sono brutta, né mi considero una ragazza bellissima. Ho un certo fascino soprattutto verso i ragazzi che mi piacciono, ma ritengo di essere sicuramente nella parte alta della media.  L’unica eccezione è il mio culo (meglio chiamare le cose con il loro nome). Da quanto dicono i miei amici, ho un culo superlativo. Rotondo, ben proporzionato e non troppo voluminoso, ma certamente evidente e, soprattutto, sodo. Lo so sin da quando giocavo in una squadra di pallavolo, perché il mio ragazzo di allora era disperato. Diceva che tutta la scuola veniva alle partite solo per vedere il mio culo in azione.

Da allora ho sempre fatto di tutto per tenerlo nascosto con gonne e pantaloni più grandi che nascondessero le sue maggiori doti. Non posso indossare magliette troppo aderenti con gonne morbide, perché finirebbero per mettere in risalto la prominenza del culo rispetto alla schiena. Il problema nasce quando non posso proprio nasconderlo, ad esempio, quando vado in spiaggia, oppure faccio sport. In quei momenti, se anche lo dimentico, c’è sempre qualcuno che me lo ricorda con fischi plateali mentre passo o con frasi a effetto il cui soggetto è sempre lui: il mio culo. I più discreti lo fanno con occhiate affatto discrete, altri con gesti di apprezzamento plateali, oppure addirittura non riuscendo a trattenere una mano morta. “Un culo da favola” gli è scappato detto a un poliziotto che stava controllando la mia patente e credeva che mi fossi allontanata. Sì, certo, dopo mi ha chiesto scusa, ma rimane il fatto che lo ha detto.

In ascensore, in autobus è un incubo al punto che anche quando faccio l’amore con il mio ragazzo, non sopporto che lui faccia apprezzamenti o che me lo palpi o, peggio, che desideri sesso anale. E questo, confesso, nonostante il sesso anale mi sia sempre piaciuto moltissimo. Qualcuno dice che il mio favoloso culo sia il frutto proprio del sesso anale praticato in abbondanza e con soddisfazione. Non so se sia vero, ma il sesso anale lo pratico senza risparmio.

Sento il bisogno di sminuire il mio culo, umiliarlo platealmente e mortificare le sue carni sode. Credo che il mio culo sia senza ritegno, che cerchi sempre di primeggiare e di mettersi in mostra e, alla fine, appare sempre troppo spudorato, senza vergogna ed esageratamente spavaldo. Tempo fa ero disperata. In spiaggia il mio culo sembrava diventata un’attrazione turistica. Ogni volta che dovevo andare a fare il bagno ero imbarazzatissima e raggiungevo il mare correndo nella speranza di passare inosservata. Al contrario, attirai l’attenzione di tutti. Il bagnino, che conosco da anni e con il quale sono in confidenza, nel chiudere la mia sdraio, mi disse: “Da quando sei arrivata, faccio ottimi affari. Viene gente dai bagni vicini che, con la scusa di prendere un caffè, spera d vederti quando via a fare il bagno. Io non ci ho creduto, mi sembra esagerato, ma la cosa mi preoccupa. 

Sono credente e praticante. La religione, per me, è il sale della vita. Non potrei vivere se non avessi qualcosa in cui credere. Il parroco della mia parrocchia, Don Giorgio, è un signore di mezza età che con il tempo si è conquistata la fiducia dei suoi parrocchiani. Egli è di una gentilezza estrema con tutti, accoglie le sue pecorelle quando ne hanno bisogno e non è mai troppo rigido nelle questioni che richiedono coniugare la religione con il mondo moderno. È di mentalità molto aperta e ci si può confidare con fiducia.  Mi persuasi che avrei potuto chiedere consiglio a lui sul come comportarmi con il culo troppo disinvolto. 

Un pomeriggio, accompagnata dal mio ragazzo, sono andai in parrocchia e ho raccontato questa mia esigenza a Don Giorgio che mi prese molto sul serio e mi disse: 

“Talvolta, mia cara, alcune parti del nostro corpo prendono il sopravvento sulla nostra ragione e bisogna intervenire con severe punizioni. Raggiungimi più tardi in canonica fra un’oretta, quando avrò finito l’ufficio della confessione per intervenire rapidamente e ricondurre la parte sulla retta via. Solo infliggendogli un’esemplare punizione otterrai qualche risultato!”.

Gli chiesi: “Posso venire a trovarla con il mio ragazzo?”

“È meglio di no, mia cara – mi ripose – perché l’unione non è stata ancora consacrata, egli non è tuo marito ed è bene che stia lontano dalle tentazioni.”

Mi recai dopo un’ora in canonica, con ancora il velo in testa. Si compiacque del velo perché indicava la mia profonda fiducia. In mancanza di un inginocchiatoio, mi fece inginocchiare su una sedia appoggiandomi con i gomiti sul tavolo. Indossò dei paramenti speciali e prese in mano un libercolo dalla copertina nera. Con le mani giunte, mi fece dire qualche preghiera e nel frattempo lui si sistemò alle mie spalle. 

Si avvicinò a me e, non appena io mi girai per vedere cosa stesse succedendo, con fare paternale, appoggiò le dita della mano libera sul mio mento spingendolo e disse: “Tu sei la pecorella che è posseduta da una creatura diabolica. Non guardare mia cara, potresti rimanere impressionata” Girai la testa senza resistere, ma rimasi un po’ interessata su quanto stava per accadere. Non perché non avessi fiducia in lui, ma perché sono facilmente impressionabile. 

Sentii che parlottava tra se, come quando si prega e poi sentii distintamente la parola “Amen”. Appoggiò entrambe le mani sul mio culo e riprese le preghiere. Poi si fermò ancora e accarezzò la gonna, come quando la si vuole stirare. 

Riprese a pregare e mentre pregava tirò su la gonna appoggiandola sulla mia schiena e scoprendo completamente il culo. “Abbassa i collant e recita con me la preghiera mentre scopri la parte. Abbassa il collant fino alle ginocchia” disse.

Io eseguii, appoggiandomi con il petto sul tavolo e badando di non girare la testa. Infilai i pollici delle mani dentro i collant e comincia a spingere per abbassarli. Quest’operazione era piuttosto difficile a causa del fatto che ero piegata e per abbassare i collant dovetti scuotere il culo in modo che, così facendo, il collant scendesse. Agitare il culo sotto il suo naso ebbe l’effetto di un corroborante. Divenne più determinato e a tratti mi sembrò che non riuscisse più a controllarsi.

Era dietro di me, non potevo vederlo e disse: “Sei posseduta dal demonio, mia cara. Ti comanda anche le più banali movenze, spingendoti a far risaltare il tuo culo senza vergogna. Bisogna lavorare sodo!”.

Si spinse in avanti per spostare un oggetto sul tavolo e potei vedere benissimo la sua fronte imperlata di sudore. Gli chiesi come mai e mi rispose che la situazione del mio culo era peggiore delle sue più nere previsioni.

Mi accarezzava il culo e con la mano scendeva fino sulle cosce mentre declamava preghiere a voce basse e, di tanto in tanto, dovevo terminarle io con uno stentoreo “Amen”. Poi mi fece allargare un po’ le gambe e prese ad accarezzarmi l’interno cosce, salendo di frequente a lambire la mia figa. Continuava a pregare ed io a dire “Amen”. Confesso che la situazione e quelle carezze cominciavano a eccitarmi e la figa a bagnarsi. Probabilmente lui se ne accorse.  Riprese a pregare. Ora potevo sentire quel che diceva, si trattava sempre dalla stessa preghiera, in latino, che ripeteva con voce stentorea a volume sempre più alto. 

Procedette allo smutandamento abbassando le mutandine fino alle ginocchia.  Un pezzo di slip rimase tra le grandi labbra e lui ebbe cura di allargarle per liberare gli slip e procedette con lo smutandamento.  Ora ero a culo nudo e buco ritto. Riprese ad accarezzarmi le chiappe, senza fretta, lentamente, scendendo sull’esterno delle cosce. Poi, senza staccare le mani dal culo, continuava ad accarezzarlo portando le mani all’interno delle gambe per poi risalire fino alla figa. Estraeva lentamente la mano, lasciando che il pollice strofinasse il clitoride e s’insinuasse all’interno delle grandi labbra provocandomi un sussulto di piacere che faticavo a tenere nascosto. Non volevo dargli l’impressione, infatti, che quella penitenza, in fondo, era assai soddisfacente.  Tuttavia ero determinata a fermarlo qualora si fosse spinto toppo in là. 

Alla fine di una nuova preghiera si abbassò e mi baciò il culo, in altre parole il buco del culo. Sentii che con la lingua tentava di introdursi dentro la qual cosa mi procurò una piacevolissima sensazione che richiamò alla mente tutti gi orgasmi anali che avevo collezionato nel recente passato. Con le mani apriva le chiappe per poter comodamente spingere la lingua nel buco e i miei umori vaginali cominciarono a colarmi lungo le gambe. Mi prese una eccitazione furiosa. Lui, passando la mano sul mio interno cosce, con le dita raccoglieva il mio nettare che colava e portava la mano alla mia bocca perché leccassi. La qual cosa mi suscitava maggior eccitazione. Continuando a pregare, mi fece divaricare un po’ le gambe e, delicatamente, con le dita allargò le mie grandi labbra e raccolse ancora abbondanti umori per spalmarli sul mio buco del culo.  Mi piaceva quell’operazione perché il parroco, ogni volta, stimolava il clitoride e raggiunsi il culmine dell’eccitazione. 

Poi si fermò con le mani e le preghiere divennero più intense e a voce alta. Ora potevo anche riconoscerle. Piano piano introdusse un dito nel buchino. Lo introdusse e poi cominciò a muoverlo e a ruotarlo all’interno del mio retto. Sentivo montare un pruriginoso sentimento di attrazione. E di attesa. Attendevo qualcosa di più. E, infatti, v’infilò un secondo dito, e poi sputava e spingeva con le dita, in modo che la saliva entrasse nel retto. Nello steso tempo, però, vidi con la coda dell’occhio che tirava su la tonaca. Si fermò un attimo e poi abbassò le mutande scoprendo un cazzo in piena forma. Non desideravo altro.  Prese ancora un po’ dei miei umori e li spalmò sul cazzo come se fosse olio e mentre io mugolavo di piacer, appoggiò il cazzo sul mio buco del culo e prima che io potessi dire o fare qualcosa per evitarlo, con un colpo di reni spinse fino in fondo quella spada infuocata.  Inarcai la schiena, come quando un ci prende un dolore lancinante, per favorire il suo ingresso e urlai. Sentivo il cazzo di Don Giorgio che continuava a entrare sempre più in fondo e un calore intenso si diffuse nel mio retto.  

 “Sta calma!  – disse – Prega. Prega anche tu. Mi aiuterai a scacciare il demone. Ecco…… ecco, lo sento. Sta uscendo!” 

Spinsi violentemente il culo all’indietro, verso Don Giorgio in modo che il suo cazzo entrasse prepotentemente dentro, fino in fondo. 

Pensai che, in questo modo, il diavolo o qualcosa di simile stesse uscendo dal mio corpo. Invece usciva il suo cazzo dal mio culo e sentivo, al suo passaggio, il retto che si apriva per poi richiudersi immediatamente. Una volta fuori, il cazzo rientrava immediatamente e più in profondità. Dal bruciore che sentivo, doveva essere un cazzo di proporzioni gigantesche. 

“Mi fa male “ dissi. 

“È naturale – mi rispose, mentre il suo respiro aumentava – ……. sto scacciando ….. il demonio”

“Ma io sento un gran bruciore …….. dentro “

“Certo figliola! Il demonio è dentro e quindi ti brucia dentro” rispose Don Giorgio senza smettere di andare su e giù, dentro e fuori. Faceva fatica a parlare, ora, e gli mancava l’aria. Aveva cominciato a godere del mio culo.

In seguito, ne ho presi parecchi nel culo. Conosco bene come vanno queste cose. Se escludiamo quelli che ci provano e abbandonano perché scoprono che ci vuole un cazzo bello duro, sono in pochi che riescono a fare il gioco dentro/fuori estraendolo proprio tutto. Il risultato è che il piacere è molto più intenso per me, ma spesso il cazzo s’inceppa, non inforca il buco e si piega e …. non entra più. Dico questo per dire che in quel momento apprezzavo molto quel giochino di Don Giorgio e sentivo l’orgasmo montare violento. Stringevo le chiappe per assaporare con maggior intensità la forza di Don Giorgio e la determinazione con la quale entrava e usciva, entrava e usciva. Lui non si fermava e, anzi, ora il ritmo andava aumentando. Io mi tenevo al bordo del tavolo per stare ferma e per far sì che i suoi colpi spingessero il suo cazzo sempre più in profondità.  Sembrava una macchina automatica: continuava a stantuffare senza soste. Sentivo il mio retto aprirsi sotto le sue spinte e richiudersi appena usciva.   

In pochi minuti anche il bruciore si trasformò in un piacere intenso e molto, molto soddisfacente. Le mie urla si trasformarono in gemiti fino a quando non sentii il suo cazzo accrescersi di vigore, il suo respiro aumentare d’intensità e in pochi minuti il suo sperma caldo m’inondò il culo. La qual cosa mi provocò una specie di tsunami di piacere. Ebbi un nuovo e violentissimo orgasmo anale, accompagnato da tremore di gambe che non riuscivo a controllare. 

Si fermò un attimo a riprender fiato e anch’io ne approfittai, mentre il suo sperma cominciava a colare lungo le mie gambe ancora tremanti di piacere. Con due o tre fazzoletti di carta, Don Giorgio raccolse lo sperma dal culo e mi tirò su le mutandine. Disse ancora un’altra preghiera e tirò su i collant. Poi abbassò la gonna. Rimise la sua arma ancora fumante nel fodero, sotto la tonaca. Mi fece alzare in piedi e girare verso di lui. Ero al settimo cielo e avrei voluto baciarlo per il regalo che mi aveva fatto e invece mi fece inginocchiare di nuovo e mi diede la benedizione. 

 

Poi, nel congedarmi, mi disse: “La situazione è più grave di quel che credevo. Dovrai venire qua in canonica due volte a settimana. Mi raccomando! Dovrai essere puntuale e rispettosa della terapia altrimenti andrà tutto perduto. Ora va, il tuo fidanzato ti sta aspettando”.

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