Skip to main content
Racconti Erotici Etero

Due colleghe straniere in una diabolica notte fiorentina

By 6 Agosto 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

In quel periodo lavoravo a Firenze. I primi mesi erano stati piuttosto tranquilli ma poi avevo iniziato a uscire con alcune colleghe.
Quella che mi piaceva più di tutte era una signora spagnola sui quaranta, Cristina. Capelli lunghi ondulati, sempre curatissima nei vestiti e nel trucco, labbra sensuali e fisico ancora perfetto, gambe lunghe e sedere tonico. I nostri sguardi si erano incrociati in istituto ed ero riuscito a farmi dare il suo numero di telefono. Cristina era separata e viveva con la figlia non lontano da casa mia. C’eravamo visti un paio di volte, mi aveva anche invitato a casa sua e io a l’avevo invitata a casa mia, ma non era successo nulla degno di nota.
Nel frattempo io avevo conosciuto Alina.
Alina aveva qualche anno di me e veniva dall’Europa dell’est. Si vestiva in modo poco appariscente, ma aveva bellissimi occhi verdi e un gran seno.
Siamo usciti un paio di volte per un aperitivo e un cinema, poi una sera l’ho invitata a casa a cena.
L’appartamento in cui vivevo in affitto, proprietario di un artista, aveva uno splendido soggiorno con un divano a ferro di cavallo.
Dopo cena ci spostammo sul divano per mangiare il gelato. Provai a baciarla e lei all’inizio si ritrasse, poi le nostre lingue si intrecciarono con il sapore del gelato. Le sollevai la maglietta scoprendo il seno generoso e inizia a baciarglielo.
Ci spogliammo continuando a baciarci, mentre io non riuscivo a staccarmi da quelle tette fantastiche.
Le aprii i pantaloni, mentre le nostre bocche continuavano a cercarsi. A fatica insinuai le dita nella sua fica. Avevo il cazzo che scoppiava nei pantaloni. Mi sbottonai e presto il mio sesso finì tra le mani di Alina, che però non dava segno di volerlo leccare.
Mi assentai per prendere un preservativo. Al mio ritorno Alina aveva tolto i pantaloni e le mutande.
Entrai dolcemente dentro di lei e iniziai a muovermi. Alina rispondeva ai miei movimenti in modo un po’ passivo. Era tutto un po’ meccanico, come se non scattasse la giusta scintilla.
Dopo un po’ mi staccai e mi diressi verso la cucina. Il mio cellulare lampeggiava. Era un messaggio di Cristina. ‘Dove sei?’ chiedeva. ‘Sono qui a casa che ti aspetto’ risposi, pensando di fare una battuta. Il cellulare vibrò e lampeggiò di nuovo ‘Allora aspetti poco, sto arrivando’.
Mi precipitai in soggiorno dove in fretta e furia imbastii una scusa per Alina ‘sta arrivando mio fratello, scusami’ (in effetti condividevo l’appartamento con mio fratello, che però quella sera non c’era). Alina era così stupita che si rivestì quasi senza discutere.
Feci sparire il preservativo e il gelato dal tavolo.
Dopo pochi minuti Cristina fece il suo ingresso in casa. Era molto sexy, con un miniabito arancione molto scollato.
‘Ma per caso hai una storia con Alina?’ mi chiese quasi subito. Si erano incontrate all’entrata del palazzo.
‘L’ho solo invitata a cena’ negai.
Nel giro di qualche minuto, tuttavia, la scintilla che non era scoccata con Alina s’incendiò immediatamente con Cristina. Le leccai avidamente i seni e le ascelle mentre lei mi cercava avidamente il cazzo sotto i pantaloni frettolosamente rimessi.
Ci spostammo freneticamente in camera. Il suo corpo nudo riluceva nella notte fiorentina. Mi slinguò lungamente e appassionatamente il cazzo e i coglioni mentre le titillavo il clitoride. Mi spostai per cercare un preservativo.
‘Scopami cosi, ti prego, ne ho una gran voglia’. La infilai in un colpo solo da davanti, mentre lei si aggrappava a me con le gambe. Sentivo il cazzo scivolare magnificamente, mentre la sua sbroda mi bagnava il pube. ‘Aahh, così, dammelo così’. La penetravo lentamente e dolcemente, per poi affondare sempre più dentro, mentre Cristina era scossa da brividi di godimento. Passavo la lingua sul suo orecchio, mantenendo lo stesso ritmo della penetrazione. Cristina si toccava il seno e i capezzoli da vera porca. Avrei voluto venire lì, inondare le sue belle tette di quarantenne.
‘No, vienimi dentro ti prego.’ Non mi feci pregare e le presi saldamente il culo in mano prima di inondarle la fica con uno, due, tre, quattro fiotti. Cristina si aggrappò alla mia schiena, graffiandomi con le unghie, e dovetti metterle una mano sulla bocca per evitare che il suo urlo di godimento svegliasse tutto il vicinato. ‘Non toglierlo, aspetta’. Mi trattenne finché l’ultima goccia di sborra non le fu colata dentro la vagina. Non paga, mi prese la mano e se la mise sulla fica perché le stimolassi il clitoride per un ulteriore orgasmo.
Una breve pausa per bere e poi Cristina riprese possesso del mio cazzo ancora umido di sperma e degli umori della sua fica, se lo infilò in bocca e prese a spompinarmi finché il cazzo divenne tanto turgido da debordarle di bocca. Per fortuna che con Alina non ero venuto.
Mi appoggia sul suo fianco e presi a stuzzicarle il buco del culo.
‘Lo sai che sono vergine lì? Magari un giorno mi aiuterai a fare questa esperienza.’
In effetti aveva un culo strettissimo, praticamente impossibile anche infilarci un dito.
La misi a quattro zampe e la infilai in fica allora, sempre pronta e bagnata, quella.
‘Sì, dai, fottimi così’
Muoveva il culo con l’agilità di una ventenne. Io le leccavo il collo e la tiravo per i capelli mentre infilavo quella fica madida di umori. Presi anche a sculacciarla sul culo. I suoi movimenti si accelerarono . ‘Ahhh’. Vengo’godo’.’
Ormai conoscevo i suoi gusti e la tenni ferma per le spalle mentre le sborravo di nuovo in fica.
‘Senti quanto schizzo’quanto m piace scoparti”
Cristina mi ripulì bene il cazzo, ma non era ancora sazia’di sicuro non avrei dimenticato facilmente quella notte (continua)

Leave a Reply