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Racconti Erotici Etero

Ebano.

By 25 Marzo 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Una trasferta all’estero per lavoro.
So di essere fortunata. Di avere un lavoro molto impegnativo ma che amo.
E che mi offre spesso queste opportunità.
Questa volta poi è speciale.
Perché sono nella città che più amo e in cui ho anche una casa tutta mia.
E perché nel fine settimana mi raggiungerà Alice, mia figlia.
Un week end lungo solo noi due.
Parleremo molto e, come sempre, ci divertiremo molto e staremo bene insieme..

Certo il programma della settimana è davvero molto impegnativo.
Davvero molto lavoro.
E anche una cena di lavoro. Noiosa come al solito.
Qualcuno come al solito ci proverà. E come al solito riceverà un cortese ma fermo rifiuto.
Non mischio mai il lavoro con il sesso.
Ormai è noto a tutti coloro che frequento abitualmente per lavoro.
La fama della “donna frigida” ormai è consolidata.
Ma in questi viaggi qualcuno che ci prova compare sempre.

Al rientro dalla cena sono esausta.
Mi addormento praticamente all’istante.
Avrei bisogno di dormire a lungo, ma il mattino successivo la sveglia fa tutto il suo dovere e suona  con il consueto anticipo.
Adoro prepararmi un te e portarmelo a letto.
Adoro iniziare la giornata molto lentamente.
Guardo la posta e i giornali.
Poi apro la mailbox segreta, ripensando vagamente al ragazzo con cui ho giocato via mail negli ultimi giorni.
Uno dei soliti flirt che nascono in rete.
Che raramente – per me almeno – si trasformano in qualcosa d’altro.
Ma che hanno il potere di eccitarmi e darmi piacere.
C’è una mail sua, della sera precedente che non ho ancora visto.
La apro.
“ … ti sto immaginando a quella cena…immagino gli sguardi dei tuoi colleghi sulle tue labbra…nella tua scollatura…sulle tue  autoreggenti accavallate sotto il tavolo…vorrei essere li e ammirarti mentre gli altri fanno a gara a chi ti porterà a letto mentre tu maliziosa li lasci cuocere a puntino per poi lasciarli a bocca asciutta perché sai che quando salirai in camera troverai me.. “
Sorrido lusingata. E inizio a seguire col pensiero la fantasia che ho appena letto.
Piacevole. Intrigante.
La scaccio infilandomi sotto la doccia.
Ma poco dopo mi ritorna in testa. Prepotente.
L’acqua della doccia fa il resto. La mia voglia di sesso non può essere contenuta.
Immagino un rientro a casa con lui ad aspettarmi…
Con lui nudo nel mio letto…
Immagino la foga con cui mi avrebbe spogliata.. le sue mani …la sua bocca…
Inizio a toccarmi … I capezzoli, la pancia, il mio clitoride gonfio di voglia…
Inizio a sgrillettarmi. A masturbarmi sempre più freneticamente.
Con l’acqua che bagnava il mio corpo fremente … e le mie dita che riempivano la mia fica ancora più bagnata…
Vengo dopo pochissimo. La schiena appoggiata al muro. Una gamba alzata.
E due dita che simulano il cazzo di cui avrei bisogno.

Mi ricompongo.
Finisco la doccia e mi preparo.
In taxi sorrido ad una giornata che in fondo è iniziata proprio bene.
Appena arrivata al lavoro apro la mail segreta e lo ritrovo lì.
Curioso e insistente.
Dopo pochi scambi gli racconto cosa è successo.
Quanto mi ha eccitata la sua fantasia.
Quanto ho goduto da sola sotto la doccia.
E’ un errore. Perché capisce con chi ha a che fare.
Capisce cosa mi succede quando vengo stuzzicata.
Passiamo la giornata a scriverci mail. Decine e decine.
Lui mi eccita in mille modi.
Mi ritrovo presto con le mutandine bagnate e una gran voglia di cazzo che mi riempie la testa e la pancia.
Ma devo lavorare.
Continuo tutta la giornata così.
Tra il lavoro e quelle mail sempre più intriganti ed eccitanti.
Ci salutiamo quando lui lascia l’ufficio.
A me restano ancora un paio d’ore di lavoro.

Poi il rientro.
A casa. Sola.
Non ho voglia di cenare. Basta uno yogurt.
Apro la mailbox e rileggo tutta la conversazione di quel giorno.
Sorrido un po’ divertita.
Ma la voglia risale. Prepotente come al mattino.
Penso che nei prossimi giorni ci sarà Alice con me e che farò solo la mamma.
Poi tutto diventa frenetico.
Mi alzo di scatto e mi preparo. Esco.
E’ la mia voglia di sentirmi solo femmina a guidarmi.

Un locale che conosco.
A solo due isolati da casa.
Pieno come sempre. Musica. Luci calde.
Mi accomodo su uno sgabello al bancone e ordino.
Un drink piuttosto forte.
E mi guardo intorno.
So che presto succederà qualcosa.
E so che il mio istinto di femmina in calore mi guiderà nella scelta.

Incrocio qualche sguardo. Sorrido.
“Sola?”
La risposta è secca.
“Aspetto un amico ma non sei tu”.
Sorride e mi offre un nuovo drink. Lo accetto ma solo per alzare il mio tasso alcolico.
E’ un bell’uomo. Elegante. Ma ha la fede al dito.
E non è il genere che fa per me.
Lo scarico dopo una mezz’oretta di chiacchiere inutili.
“Vado in bagno. E non è un invito a seguirmi. Buona fortuna”

Attraverso il locale.
So che mi stanno guardando in molti.
Il look non è certo di quelli che uso in ufficio.
Giubbino di pelle aperto. Maglietta girocollo bianca.
niente reggiseno.
Leggings aderenti e ballerine nere. Scalza ovviamente.
Lo string che indosso rende ancora più attraente il mio culetto.
Sguardi.

Al mio ritorno lo vedo alle prese con una birra.
A colpirmi sono tre cose.
Le sue mani grandi, enormi attorno al boccale.
I denti bianchissimi che la sua risata mi lascia vedere.
E il suo colore.
Ebano.

E’ un istante quello che mi serve per decidere.
E’ lui che voglio.
Aspetto che lo sgabello vicino al suo si liberi e mi siedo.
“Mi offri qualcosa anche se non sopporto la birra?”
Sorride e chiama il barman.
Iniziamo così.
Le chiacchiere ora sono più sciolte. Più maliziose.
E oltre alle mani, ai denti e al suo colore mi accorgo anche del resto.
E’ alto. Ben fatto.
Sembra piuttosto giovane.
25 anni o giù di li.
I pettorali spingono prepotenti sotto la maglietta grigia che indossa.
Le labbra sono carnose. Grosse come spesso capita ai neri.
E’ difficile non pensare a come mi bacerà.
Gli sgabelli si avvicinano.
Iniziamo a flirtare in modo decisamente più scoperto.
Credo che si accorga ben presto dei miei capezzoli dritti sotto la maglietta.
Allungo una mano sulla sua coscia.
Ne sento i muscoli sodi attraverso il tessuto dei jeans.
Si avvicina e mi sussurra qualcosa all’orecchio.
Mi fa sentire la punta della sua lingua.
Ridiamo.

Continuiamo a giocare così per almeno mezzora.
Assaggi. Sguardi.
Piccoli baci solo con le labbra.
Mi sto bagnando sempre di più.
“Forse è il caso di andarsene da qui…Che ne dici?”
Non se lo fa ripetere due volte.

Usciamo.
Due passi e ci baciamo.
Con foga. Famelici.
La sua lingua entra nella mia bocca con forza.
Mi spinge contro un muro e mi fa schiaccia con il suo corpo sodo.
Sento la sua erezione prepotente contro di me.
Lo cerco.
Le sue mani enormi mi stringono le natiche.
La mia voglia è enorme.
La sua non è da meno.
Infila una mano sotto la mia maglietta e l’altra nei leggings da dietro.
Gli ci vuole poco a capire in che stato sono.
La sua lingua mi arriva in gola mentre non smetto un istante di accarezzargli il cazzo da sopra i pantaloni.

E’ il momento di fermarsi.
Di avere 10 minuti di razionalità.
Di chiarire quali sono le mie regole.
Pregando che le accetti perché voglio essere sua.

Non porto mai sconosciuti a casa mia.
E non vado mai a casa loro.
Una donna sola deve essere molto prudente in queste avventure.
Ancora di più se non vuole rovinarsi la famiglia o la reputazione sul lavoro.
Solo in albergo.
E solo entrando separatamente e prendendo due camere.
In modo che il lui di turno non possa vedere i miei documenti.
Gielo propongo.
Abbozza qualche discorso ma accetta.
Non può certo pensare che gli farò uno scherzo.

L’albergo glielo indico io.
Conosco bene quel quartiere.
Ma manca ancora una verifica da fare.
“Spero tu abbia qualche preservativo con te”
Sorride.
“Si ma …forse è meglio prenderne un altro paio a quel distributore automatico”
Lo guardo entrare nella hall dopo che mi ha lasciato il numero di cellulare a cui chiamarlo.
Inganno l’attesa fumando una sigaretta.

Dopo un quarto d’ora sono nella mia camera.
Lo chiamo.
Lo raggiungo.

(continua)

Mi apre la porta con un sorriso malizioso.
Ancora quei denti bianchissimi.
Ancora quel colore scurissimo.
Ancora quelle mani grandissime che mi attirano a lui non appena ho superato la soglia.
Un bacio ancora più famelico di quelli in strada.
La mia mano cerca la sua cintura.
Le sue si muovono frenetiche su tutto il mio corpo.
La slaccio e gli apro i jeans spingendoli a terra.
Ora lo sento decisamente meglio sotto gli slip.
Mi stacco dalla sua bocca e scivolo a terra.
In ginocchio.
Mi struscio sul suo cazzo durissimo.
Lo voglio in bocca.

E’ incredibilmente duro.
Lungo.
Non molto largo ma dritto e lungo.
Inizio a segarlo lentamente mentre lo faccio scivolare nella mia bocca.
Ha un odore molto forte. Un odore inebriante.
Molto selvaggio. Molto maschio.
Lo spompino a lungo.
Lo sento crescere dentro la mia bocca.
Scendo a cercare le sue palle.
Grosse. Gonfie.
Lo sego mentre gliele divoro.
Lo sento urlare.
Schizza una gran quantità di borra sulla mia faccia.
Mi alzo e lo bacio.
Un po’ dispiaciuta per questa venuta piuttosto rapida.
Perché lo volevo dentro.

Mi spoglia con decisione mentre raggiungiamo il letto.
Mi sdraio sulla schiena.
Lui cerca la mia fica ormai fradicia.
Vorrei mi leccasse. Vorrei sentire quella grossa lingua e quelle labbra carnose darmi piacere.
Sceglie di usare le dita.
Di scoparmi con quelle.
Mi allarga con due dita e inizia a fottermi così mentre non smette un istante di baciarmi.
Sicuramente il ragazzo è piuttosto maldestro.
La sua foga però è incredibile.
Vengo dopo pochissimo così.
E qui la sorpresa è ancora maggiore.
Perché è di nuovo pronto.
Di nuovo durissimo.
“Scopami adesso … dammelo… voglio il tuo cazzo…”
Infila il preservativo e mi viene sopra.
Entra deciso.
Lo sento fino in fondo. Fino all’utero.
Una scopata voiolenta. animalesca.
Le mie mani sui suoi pettorali sodissimi.
Le mie gambe sempre più aperte.
Il mio bacino che si muove per cercarlo e prenderlo meglio.
Godo di nuovo. E poi ancora.
Finche si toglie il preservativo e mi schizza tutto addosso.
Sulle tette. sulla pancia.

La notte prosegue così.
Assalti continui. Frenetici.
Viene piuttosto rapidamente per i miei gusti.
Ma è sempre pronto dopo pochissimo tempo.
Mi faccio scopare in tutti i modi.
Un corpo e un cazzo così sopperiscono certo all’inesperienza e alla foga giovanile.
Peccato non sappia proprio leccare come si deve.
Ma riesce a farsi perdonare quando gli chiedo di prendermi dietro.
Del resto con un arnese simile è facile farsi perdonare….

Ho perso il conto delle volte in cui sono venuta.
Delle volte in cui lui ha sborrato.
Schizzandomi ovunque.
Esco da quella camera con il suo sapore di maschio addosso.
Con la sua sborra anche tra i capelli.
“Ti rivedrò?”
“Ho il tuo cellulare. E tra qualche settimana sarò di nuovo in questa città….”
I nomi ce li diciamo solo in quel momento.
So che lo rivedrò.

annamariasegreta@gmail.com

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