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Racconti Erotici Etero

Educazione

By 6 Marzo 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Sono passate solo 12 ore, e mi manchi, da morire.
Ricordi ieri sera? Il modo in cui mi hai presa, sbattuta e trattata da puttana, come piace a me? Hai capito quello che voglio, hai imparato a conoscermi, ma hai paura, delle mie voglie. Temi di non riuscire a soddisfare le mia insaziabile fame. Oh amore mio, quanto ti sbagli!
Quando apro le gambe e sento il tuo cazzo dentro di me… è quello il momento in cui tutto il mondo si ferma, quando vieni, riempiendo ogni mio piccolo orificio del tuo seme, l’apoteosi del piacere. Sentirmi totalmente nelle tue mani, in tuo possesso e di tuo proprietà, il piacere di essere tua moglie, la tua amante, la tua cagna, la tua puttana, una sensazione che non baratterei con nient’altro al mondo.

Vuoi vestirmi tu, come se fossi una bambola. Conciata come una prostituta d’alto borgo, mi fai togliere le mutandine prima di entrare al ristorante, infilandole rapidamente nella tasca della tua giacca. Mi ordini di accavallare le gambe, sporgendole lateralmente così che tutti, ai tavoli, mi notino e si eccitino guardando la tua donna. Vedo i tuoi occhi perversi posarsi su tutti quei porci, li, un sorriso beffardo comparire da sotto i baffi, un moto d’orgoglio, e la tua mano, da sotto il tavolo salire lungo le gambe, sulle cosce nude, alzando ancora il lembo della già cortissima gonna, lasciando intravedere il nero bordo delle autoreggenti.
Mostri la tua puttana agli occhi lucidi e sbarrati dei signori di mezza età di quel ristorante di lusso, molti dei quali tentano maldestramente di coprire con la giacca la palese erezione.
Poi, mi prendi per mano, piegandoti verso di me e mi sussurri all’orecchio i tuoi piani per la serata. La mia eccitazione sale… sale, mi sento sempre più bagnata, accaldata, il respiro irregolare, con una piacevole e contemporaneamente tremenda morsa al basso ventre.
Vorrei che mi scopassi qui, sul tavolo, davanti a tutti. Ma devo resistere, mi stai mettendo alla prova.
Mangiamo, io, in fretta, tu, con sadica calma, sorseggiando del vino e guardandomi con placidità serafica. Sai che non posso resistere, cazzo, lo sai!
Conosci perfettamente la mia voglia, il mio appetito sessuale, perenne, piacevole effetto collaterale della mia giovane età, ed ami giocarci. Tirare questa corda all’inverosimile, farmi spasimare dalla voglia, mentre mi osservi, placidamente, come un predatore e la sua piccola ed inerme preda.
Riesco a resistere, non so neanch’io come, mi stupisco di non averti implorato, a metà cena, di portarmi in bagno e chiavarmi li, come una qualsiasi puttana affamata di cazzo..
.
Finalmente siamo fuori, l’aria frizzante della sera mi rinfranca lo spirito, aggiungendo qualche punto alla mia resistenza. I sensi tirano un respiro di sollievo, si distendono, ma, lo so bene, è del tutto momentaneo . Arriviamo alla macchina, in fondo al parcheggio, isolata, al buio. Tutto secondo i tuoi piani.
E quando penso che la tortura stà per finire, ecco che ti inventi qualche altro diversivo per allungarla ulteriormente.
Hai acceso una sigaretta, fumandola con tanta calma quanta non te ne ho mai vista. Ed io mi siedo sul cofano, in trepidante attesa, attorcigliando nervosamente i capelli tra le dita.
Tiri due boccate e mi guardi, sorridendomi. Ti avvicini, con una mano tieni la sigaretta, con l’altra scorri lungo le gambe, sfiorandole leggermente. Sali, sali ancora, ed arrivi alla figa, rovente. Riesci a sentirne il calore, ed inizi ad accarezzarla col dorso della mano. Sospiro, pensando che sia finalmente finita. Mi penetri con un dito. Lo sento gelido, dentro una avvolgente ed umida fucina, muoversi con estrema lentezza, quanto basta per portarmi vicinissima all’orgasmo…
Il mio piacere è ormai appeso ad un filo, potresti farmi venire anche con il suono della tua voce. Sono un lago laggiù, un lago di fuoco, che aspetta solo e soltanto te!
“Non ti ho mai sentita così bagnata amore, ho fatto davvero un ottimo lavoro stasera.”
Mugolo, accennando un sorriso
“Ma non è ancora finita” prosegui, sfilando rapidamente il dito.
Il mio sguardo è implorante, sai che in questo momento l’unica cosa che voglio è sentirti dentro di me, lo desidero da ore. Ore che sembrano secoli….
“Aspetta, aspetta amore mio”. Butti la sigaretta per terra, afferri il mio viso ed inizi a baciarmi. Apro le gambe, avvicinandomi a te, ma nonappena il freddo metallo della tua cintura sfiora il caldissimo clitoride, il mio già labile autocontrollo mi abbandona definitivamente. Sento l’orgasmo partire, senza che la mia volontà riesca a fermarlo, ed irradiarsi ad ogni singola fibra del mio corpo.
Non riesco a dissimulare, lo capisci, dal mio respiro sincopato, dagli occhi chiusi e dal convulso movimento delle mie gambe. Mi guardi, in un misto di rabbia e comprensione.
“Gioco terminato, niente cazzo per stasera” mi rimproveri, salendo in macchina.
Scontenta, di me stessa per averti delusa, arrabbiata per la mia incapacità di autocontrollo. Stizzita, da morire, perchè tutti i miei sacrifici sono stati vani.
Non c’è modo migliore di perdere una cosa, che volerla troppo. E questo tu lo sai, vero Andrea? Per questo mi hai portato fino a qui, perchè cedessi e vincessi tu, sottolineando la tua totale giurisdizione sul mio corpo.
Sai che non ti tradirei mai, mi hai categoricamente proibito di masturbarmi. Vuoi farmi impazzire, vuoi che impari a dominarmi, controllando, o meglio, lasciandoti controllare, il mio estremo appetito sessuale.
In macchina non mi dici una parola, ma sei visibilmente soddisfatto, hai ottenuto ciò che volevi… Io no.
Guardo la strada, nervosa, la voglia non mi ha minimamente abbandonata. Ti osservo guidare, bello come il sole, eccitante da morire, guardo quelle mani, quelle splendide dita, lunghe, penso a quando mi penetrano, rapidamente, rudemente. Guardo quelle labbra sottili, la lingua che li si conserva, che con indiscussa abilità guizza sulla mia giovane passerina suggendone gli umori, abbondanti e filamentosi.
Quindi lo sguardo cade sul cavallo dei pantaloni. Quanto vorrei aprire la zip, adesso, mentre guidi e spompinarti come tu mi hai insegnato, con tutto l’amore di cui sono in possesso. Ingoiare il frutto del tuo piacere, mentre con una mano sul capo, mi tieni ferma, col viso incollato sul tuo pube, il naso, affondato tra gli scuri peli pubici ed il tuo membro, piantato, pulsante, infondo alla gola.

Penso, e mi dispiaccio ancora di più della mia giovane età ed incapacità di autocontrollo. Quanto ancora dovrò aspettare prima di avere il premio tanto agognato?

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