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Racconti Erotici Etero

Finalmente…

By 23 Novembre 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Appoggiata al tavolo della cucina, sorseggiava il suo bicchiere di Pinot grigio. Sapeva che avrebbe dovuto aspettare lui per aprire la bottiglia, ma era molto più nervosa di quanto lei stessa volesse ammettere. Aveva passato l’intera giornata a cercare di mantenere il controllo, assaporando la promessa che lo sguardo di lui le rinnovava ogni volta che i loro occhi si incrociavano. E adesso il suo corpo lo reclamava con un’urgenza che non riusciva quasi a spiegarsi. Stava davvero per succedere? Le sembrava tutto così assurdo.

Buttò giù un altro sorso di vino, chiuse gli occhi e sorrise. Ripensò alla prima volta che l’aveva visto, il primo giorno di lezione. Il giubbotto di pelle, i capelli lunghi, i movimenti decisi. E poi il suo sguardo, quegli occhi che riuscivano ad infilarsi dentro di lei senza che lei potesse fare nulla per evitarlo. Fin dal primo momento, le aveva provocato delle sensazioni che aveva più o meno consapevolmente deciso di ignorare. Sapeva che quella scossa che provava quando si trovava i suoi occhi piantati addosso aveva un significato, ma lei era fidanzata’e poi lui era un suo compagno di specialità, non si poteva nemmeno pensare. Era stato più facile spiegarsi quel fastidio che provava quando lo vedeva ridere e scherzare con le altre ragazze del corso dicendosi che, certo, desiderava per sé quelle attenzioni, ma soltanto perché lo trovava un ragazzo estremamente brillante e intelligente e, nel suo egocentrismo, desiderava che lui la stimasse quanto lei stimava lui.

La sua memoria scorrazzava tra una serie di episodi, soffermandosi su uno in particolare. Loro due al supermercato, davanti al reparto dei gelati. Lui con una vaschetta di gelato in mano, la fissava con quegli occhi che riuscivano a metterla così profondamente in imbarazzo. Lei, che non si sentiva praticamente mai in imbarazzo, soprattutto di fronte ad un uomo. Non riusciva a spiegarsi come facesse a farla sentire così disarmata solo inchiodandola con uno sguardo. Lei aveva cercato di riprendere il controllo di sé scherzando sul fatto che quando aveva del cioccolato tra le mani lui non capisse più nulla e su come pensasse di mangiare quel gelato, dato che non aveva un cucchiaio. Lui l’aveva fissata ancora un momento, poi aveva riso, dandole ragione e prendendo una confezione di Magnum al pistacchio. A posteriori, aveva iniziato a pensare che quello sguardo famelico non fosse soltanto per il gelato al cioccolato.

Un brivido. Un respiro profondo. La mente si era inevitabilmente spostata a quella sera di un mese prima. Locale buio, musica alta, tanta gente e un paio di aperitivi in corpo. Lui era appoggiato ad una colonna, non ballava. Lei si guardava in giro, studiando il locale e la popolazione maschile che vi si aggirava. La sua relazione era finita da qualche mese e si rendeva conto che aveva voglia di rimettersi in gioco. Si girò e vide che lui la stava fissando. Gli sorrise. Lui non ricambiò il sorriso.
‘Cosa guardi così attenta?’, le disse a voce alta, per cercare di sovrastare la musica.
‘Quel tipo laggiù, per capire se mi può piacere’, scherzò lei. Le mancava il respiro quando lui la guardava così.
‘E ti può piacere?’, gli occhi piantati nei suoi, senza darle scampo.
‘Mah’&egrave un po’bassino’ A me piacciono gli uomini alti”. Sorrise, cercando di nascondere l’imbarazzo.
‘Quanto dovrebbe essere alto? Così andrebbe bene?’. E si fece avanti. Troppo avanti. Il viso a pochi centimetri dal suo, i corpi così vicini da sentire distintamente il suo profumo.
Lei deglutì vistosamente e annuì appena, incapace di muoversi. Lui si avvicinò ancora e le disse qualcosa all’orecchio che lei non capì, perché quando sentì il suo respiro sul collo, tutta la sua attenzione si concentrò tra le sue gambe: era eccitata da morire. Una voce nella sua testa le ordinò ‘Vattene ora, oppure lo baci’.
Fece un passò indietro, un mezzo sorriso, si girò e si allontanò rapidamente. La testa vuota, gli occhi sbarrati e il perizoma umido.
Non ricordava quasi nulla del tragitto verso casa. Sdraiata nel letto aveva continuato a dirsi ‘Sei una stupida. Ma come puoi pensare una cosa del genere? &egrave tutto nella tua testa. Lui ti vede appena’&egrave tutto nella tua testa. Tutto nella tua testa.’.

Scoppiò a ridere da sola. ‘Già, tutto nella mia testa’. Peccato che qualche settimana dopo uno scambio di messaggi le avesse mostrato che in realtà non era proprio così. Lui la voleva. La voleva davvero. Non riusciva a non pensarlo senza sentire il desiderio che si impossessava del suo corpo e della sua mente. La schiena si inarcò per un brivido. La lingua accarezzò le labbra. Gli occhi si chiusero ad immaginare quello che da lì a poco sarebbe successo. Quello di cui, per tutto il giorno, aveva sentito un bisogno viscerale. Si erano tormentati a vicenda per ore, a scuola. Sguardi lascivi, battute maliziose, respiri accentuati, sfioramenti leggeri. Nessuno dei loro compagni sapeva e mai avrebbe dovuto sapere nulla. Far finta di niente quando il tuo unico desiderio &egrave aprire le gambe e godere &egrave una tortura inimmaginabile.

Il citofono. Un suono breve seguito dal ‘Chi &egrave?’ di rito. Un ‘Io’ pronunciato con sicurezza e un ‘Quarto piano’ strozzato dall’eccitazione. Uno sguardo veloce allo specchio: le autoreggenti di pizzo si intravedevano sotto al vestito nero’che sperava le sarebbe durato addosso per poco.

Aprì la porta d’ingresso e lui era lì. Il suo sguardo la accarezzò rapido facendola sentire desiderata come poche altre volte nella sua vita, poi tornò ai suoi occhi. Senza una parola, la spinse dentro casa e cercò la sua bocca. Mentre le labbra si incontravano per la prima volta lui sussurrò ‘Finalmente” e la fece appoggiare al muro. Le mani scorrevano sul corpo di lei frenetiche, ma allo stesso tempo metodiche e consapevoli dell’obiettivo che volevano raggiungere. Lei ringraziò mentalmente di essere appoggiata al muro, perché sapeva che le gambe non l’avrebbero retta. Si baciarono per qualche secondo o per qualche minuto, non avrebbe saputo dirlo. Mentre le loro lingue si intrecciavano liberando un po’ della tensione di quella giornata eterna, le mani di lei affondavano nei suoi capelli, spingendo verso di sé il viso di lui, che nel frattempo le accarezzava la schiena. Quando arrivò al suo culo lo strinse forte e la attirò a sé: lei senti la sua erezione premere contro il suo bacino e si rese conto di essere già completamente bagnata. Si staccò a fatica da lui, prese la bottiglia di vino e i due bicchieri che aveva preparato e, sempre senza dire niente, gli fece cenno di seguirla.

Appoggiata la bottiglia e i bicchieri per terra, si girò verso di lui e si sfilò il vestito, rimanendo solo con l’intimo nero e le autoreggenti dello stesso colore. Iniziò a spogliarlo, appoggiando finalmente la bocca sulla sua pelle. Tutto di lui la eccitava da morire, il suo odore, il suo sapore, la tensione dei suoi muscoli. Adorava le sue spalle e le sue braccia: le davano una sensazione di forza e protezione, di potersi lasciare andare completamente. Iniziò a percorrerle con la lingua e le labbra, alternando lievi leccate con piccoli baci, assaporando tutto di lui.
Sentiva le sue mani sulla schiena e rapidamente fu liberata dal reggiseno. Lui la fece sdraiare sul letto e la sua bocca si posò sul collo di lei, mentre le mani raggiunsero i seni. I capezzoli si fecero rigidi non appena lui li sfiorò e quando la sua lingua si posò su di essi lei non riuscì a trattenere una serie di gemiti’ Li succhiava, ci giocava con la lingua, mentre con le mani le stringeva il seno’

‘Devo leccartela.’. Si staccò dal suo seno, sfilandole rapidamente il perizoma e allargandole le gambe, senza darle quasi il tempo di rendersi conto di cosa stava succedendo. Si inginocchiò a terra e la sua lingua iniziò a leccarla piano, mentre con le dita le apriva le grandi labbra. Sentiva il suo respiro sfiorarle la pelle e la lingua affondare sempre di più dentro di lei. I suoi gemiti si mischiavano a quelli di lui, mentre il desiderio di sentirlo dentro cresceva ogni istante di più. Quando le infilò due dita dentro, iniziando a muoverle veloci, senza mai smettere di succhiarle il clitoride, lei non riuscì a trattenere un grido, buttando indietro la testa’ Le sembrava di non aver mai provato sensazioni tanto intense tutte insieme: le sue mani erano tra i capelli di lui che lo attiravano a sé e lei riusciva solo a mormorargli di non smettere, cosa che peraltro lui non sembrava avere nessuna intenzione di fare. Quando sentì arrivare l’orgasmo ne fu quasi spaventata: la velocità e la pressione delle dita di lui stavano aumentando e fu come se di colpo entro di lei si aprisse una diga, come se un fiume caldo la attraversasse impetuoso’e di colpo non capì più niente. Non c’era più il letto, le pareti, il soffitto. C’erano lei e lui. E quella sensazione di godimento allo stato puro, senza nessuna possibilità di essere capito o razionalizzato.
Sentì che lui si staccava da lei giusto il tempo di sfilarsi i pantaloni e tornare sul letto. Lo vide sdraiarsi su di lei guardandola dritta negli occhi: aveva un’espressione da bestia affamata che la faceva impazzire, le toglieva il fiato e le faceva crescere la voglia di lui in un modo incredibile.
Lui la penetrò lentamente, socchiudendo gli occhi, godendosi ogni istante di quel contatto. Lei lo sentiva entrare, duro, deciso, scivolare dentro con naturalezza’quando lui si fermò tutto dentro di lei si sentì piena, presa. Afferrò le braccia di lui, appoggiate ai lati della sua testa, stringendole forte. In quel momento lei era sua, completamente. Non esisteva più nulla intorno, non c’erano considerazioni da fare, voleva solo godere ancora. E ancora. E ancora.
Iniziò a muoversi per andargli il contro, stringendo i muscoli per sentire di più la sua erezione dentro di lei. Continuavano a baciarsi, a mordersi le labbra, a incontrarsi con le lingue. Sentiva che da lì a poco sarebbe stata travolta da un altro orgasmo, e quando lui le sussurrò ‘Dio’vengo” si lasciò andare, stringendolo a sé, e godendo’di nuovo’

Dopo un po’ iniziò a riprendere il contatto con la realtà. Aveva il respiro affannoso ed era completamente bagnata. Era avvinghiata a lui e la sua bocca cercava le sue labbra, la sua lingua, mentre lui le accarezzava i capelli. Aprì appena appena gli occhi e gli sorrise, forse con una punta di imbarazzo, sussurrando ‘Ciao”. Lui rise, le sfiorò le labbra con un bacio leggero dicendo ‘Ciao” e la strinse a sé.
Lei rimase un momento a godersi il calore di quel corpo, poi si divincolò piano dalla sua stretta per prendere il vino e gli porse un bicchiere. Sporgendosi per prendere l’altro, per terra, notò una pozza sul pavimento. Rapidamente si guardò intorno: la bottiglia di vino era intatta e l’acqua era chiusa. Rimase perplessa per alcuni istanti, quando improvvisamente realizzò: l’aveva fatta schizzare. Lei. Lei che pensava che quella fosse quasi una leggenda metropolitana. Lei. Quella sensazione di un fiume caldo che l’attraversava e sgorgava da lei, forse, era stata molto più reale di quanto potesse pensare. Si girò a guardarlo e lo vide seduto sul letto che la fissava con un’espressione a metà tra il divertito e il soddisfatto.
‘Cosa?’, le sorrise. Lei era sconvolta. Non si sentiva imbarazzata, nemmeno un po’. Aveva appena inzuppato il letto e il pavimento, era stata a letto con un ragazzo con cui il giorno dopo si sarebbe trovata a tu per tu in mezzo ad altre 18 persone che non sapevano nulla, e l’unica cosa che riusciva a pensare era che ne voleva ancora.
‘Niente, &egrave solo che’ Cio&egrave, non mi era mai successo di”, e con la testa fece un cenno alla macchia bagnata sulle lenzuola. Gli sorrise e accostò il bicchiere alle labbra, chiudendo gli occhi.
Quando li riaprì, lui la stava ancora fissando con lo stesso sguardo di prima. La voleva, e lei non chiedeva altro.

Posò entrambi i bicchieri e si mise a cavalcioni su di lui. Iniziò a baciarlo lentamente, esplorando con la lingua le labbra, la bocca’ La voglia era intatta, ma l’urgenza era lievemente diminuita, quindi voleva gustarselo, goderselo’ Iniziò a scendere piano, alternando piccoli baci a veloci leccate sulla pelle del collo’del petto’della pancia’ Fino ad arrivare tra le sue gambe’era ancora duro’
Delicatamente gli fece aprire le gambe e si accucciò in mezzo, guardandolo un istante negli occhi: bastò per farla eccitare da morire. Sarebbe potuta venire in quell’istante, senza neanche toccarsi.
Appoggiò le labbra alla cappella: la pelle era tesa e liscia. Lo sentì fremere. La sua lingua iniziò a muoversi in cerchio sulla cappella, bagnandola leggermente, per poi scendere lungo l’asta e tornare su. Ogni volta che scendeva, si soffermava un momento sulle palle, leccandole o prendendole in bocca e massaggiandole con la lingua. Poi tornava alla cappella, succhiandola ogni volta un po’ più forte, fino ad ingoiarla completamente. Lui tremava e mormorava qualcosa di incomprensibile, mentre le accarezzava i capelli. Lei continuava a salire e scendere con la testa, tenendolo tutto in bocca e massaggiandolo con la lingua ad ogni movimento. Ogni tanto, quando ce l’aveva tutto in bocca, con la lingua riusciva ad arrivare alle palle, leccandole’e la stretta di lui alla sua testa aumentava’ Non vedeva l’ora di sentire il suo sapore sulla lingua, di ingoiare tutto il suo piacere, assaporare fino all’ultima goccia’
Improvvisamente, però, lui la allontanò e fissandola negli occhi le disse semplicemente ‘Devo scoparti’. La fece girare e mettere a quattro zampe sul letto, lui in piedi dietro di lei e le scivolò dentro senza nessuna difficoltà: era vergognosamente fradicia. Le strinse forte il culo con le mani e lei sentì nascere dentro un desiderio che non aveva mai sentito prima’una voglia sfrenata di infrangere quell’ultimo tabù’era come se non le bastasse, come se sentisse di doverlo avere in ogni modo. Questo pensiero le fece contrarre forte tutti i muscoli e lo sentì sussurrare ‘Cristo”. Quasi senza rendersene conto, allungò una mano verso il clitoride, iniziando a toccarsi. Non ce la faceva più e quando lui iniziò ad aumentare il ritmo, appoggiò il viso al materasso, per attutire le grida dell’orgasmo che la stava travolgendo. Lui spinse ancora un paio di volte e poi si bloccò, venendole dentro e continuando a stringerle forte il culo. Poi scivolò fuori e si sdraio, attirandola dolcemente accanto a sé.

Lei era lì, tra le sue braccia, in una specie di trance. A stento si rendeva conto di dove fosse. Il suo odore le dava alla testa. Continuava a tirar su il viso, ad occhi socchiusi e cercare le sue labbra. Le gambe intrecciate, le mani che correvano le une sul corpo dell’altro, i respiri, il silenzio’
Lui le appoggiò due dita sotto il mento, facendo sì che lo guardasse: ‘Noi due scoperemo sempre così. E scoperemo tantissimo’.
Lei sorrise e annuì. Lui la guardò serio, con quegli occhi famelici che la colpivano così profondamente e scosse lievemente il capo.
‘Guarda che non era una domanda.’, le disse ancora, prima di appoggiare le labbra sulle sue e ricominciare a baciarla’

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