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Racconti Erotici Etero

Gita nel bosco con Silvia

By 8 Dicembre 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Se avete letto il mio ultimo racconto dovreste ricordare che Silvia ed io ci lasciammo con la promessa di fare presto una gita nel bosco condita con qualcosa di libidinoso a sorpresa.
Erano passati circa una decina di giorni e dopo l’acceso incontro dell’altra volta mi era rimasto addosso una certo languorino, immaginate voi a cosa mi riferisco, ma non avevo ancora preparato nulla da soddisfare il voglioso appetito.
Non sapevo proprio cosa preparare poi mi venne in mente un’idea e visto che sono bravo a lavorare il legno mi misi subito all’opera con tornio e scalpello che ne uscì un bel cazzone di ciliegio lungo una trentina di centimetri e largo sette con un accenno di palle annesse, risultò molto più grosso del mio dopodich&egrave lo levigai ben bene con la carta vetro e la cera da farlo diventare liscio e lucido che quasi quasi ti ci rispecchiavi dentro.
Guardandolo bene però pensai ‘sì che in mezzo alle gambe ha una caverna, ma forse ho un po’ esagerato’ allora ne feci un altro molto più piccolo, più o meno la metà e dopo averli fasciati bene li misi nello zainetto pronti per essere usati al momento opportuno.
Dopo un paio di giorni mi arrivò un sms con scritto: < ti va bene sabato per quella famosa gita? >
< ceertoo che mi va bene, non vedo l'ora... > e lei: < l'ora te la dico io alle otto davanti al distributore, andiamo con la tua macchina perch&egrave la mia in salita &egrave una cippa >, solo al pensiero di rivederla lo sperma mi ribolliva nei testicoli.
Finalmente giunse il sabato e nello zainetto, oltre alla sorpresa che avevo preparato ci infilai anche un paio di panini, acqua e due di banane oltre a un tubetto di gel lubrificante, sempre utile in queste occasioni, poi presi la macchina e mi recai al luogo dell’appuntamento.
Lei mi aspettava seduta sul muretto, mi accostai e salì a bordo salutandomi con un bacino sulle labbra.
Ci mettemmo in marcia e subito mi chiese cosa avevo preparato di bello sapendo bene che non intendeva a nulla di culinario, lei mi disse di aver portato della crema pasticcera e un liquorino alla fragola che aveva preparato lei io le risposi di aprire lo zaino e guardare, lei lo prese ci ravanò dentro e tiro fuori il pacchettino con le due ‘sculture’ fasciate.
Appena lo sfasciò rimase incantata dalla dimensione dell’oggetto e dalla dovizia dei particolari, persino i buchini da dove fuoriesce la pipì.
Poi prese in mano quello più piccolo e mi disse: < questo lo voglio provare subito > , si sfilò all’istante i pantaloni appoggiò i piedi ai bordi del cruscotto con le gambe belle divaricate mi prese la mano la posò sulla fica e mi sussurrò: < bagnamela un po' > mentre lei si ficcò in bocca il pene finto per inumidirlo bene di saliva mentre con l’altra mano si accarezzava i capezzoli da sopra la maglietta.
Meno male che ormai eravamo fuori dal centro abitato e la stradina era abbastanza dritta, nessuno poteva vederci, così le scostai il perizoma e introdussi due dita nella fica in cerca del clitoride da trastullare.
Non &egrave che dovetti faticare molto era già abbondantemente bagnata, sentivo le mie dita ricoperte dal suo liquido, lei allora appoggiò il piccolo fallo alle labbra della fica e con un colpo deciso lo spinse dentro fino a farlo sparire del tutto.
Comincia bene la giornata pensai, poi a vedere lei che si dimenava dal piacere il mio attrezzo cominciò a sussultare, lei vedendo i pantaloni crescere improvvisamente allungò la mano in mezzo alle mie cosce, tirò giù la cerniera e scostate le mutande vide fuoriuscere il mio cazzo in tutta la sua lunghezza.
Subito lo accarezzò un pochino poi tirò giù la pelle che circondava la cappella e vedendola che si gonfiava sempre più prese a succhiarla per poi farselo scivolare tutto in bocca mentre continuava a smanettarsi dentro la fica il fallo legnoso.
Ad un certo punto non ce la feci più a guidare, ero troppo eccitato non vedevo neanche più la strada e visto che ormai eravamo in un sentiero al limitar del bosco bloccai la macchina, spensi il motore e mi abbandonai alla dolce sensazione della sua bocca che continuava a spompinarmi con vigore finch&egrave non sentii la sborra risalire via via verso la punta, fuoriescere dalla cappella e inondare tutta la sua bocca.
Silvia allora risucchiò il cazzo sino a sentirlo toccare la gola e ingoiò tutto il nettare che gli avevo iniettato dentro.
Subito dopo, avendo forse sentito i miei gridolini di piacere, raggiunse l’orgasmo anche lei dimenandosi con foga lasciandomi anche una bella macchia un sedile.
Spossati ci rilassammo un attimo, ci scambiammo un lunghissimo bacio, aveva ancora in bocca il sapore di sperma ( che dolce sensazione!!!) poi rimisi in moto in cerca di uno spiazzo dove lasciare la macchina.
Il seguito al prossimo capitolo……. A presto

Dopo circa un km arrivammo ad uno spiazzo, parcheggiai l’auto e presi zainetti, plaid e un asciugamano, che tenevo sempre in macchina per queste occasioni, ci mettemmo in marcia.
Il caldo cominciava a farsi sentire così mi tolsi la maglietta, lei cogliendo la palla al balzo disse: < perché non ci togliamo tutto e continuiamo nudi? > e senza neanche aspettare la risposta in men che non si dica si tolse tutto e me la ritrovai davanti come ‘ come facette mammeta’, così la imitai all’istante.
Aveva un fisico veramente bello, due seni da favola per non parlare del didietro e una vulva perfettamente depilata fatta eccezione di un piccolo ciuffetto sul monte di venere.
Il sangue cominciò a ribollirmi dentro, ci rimettemmo in marcia, con la sua mano che ogni tanto accarezzava l’uccello o mi tastava i testicoli e la mia che a sua volta accarezzava le sue natiche facendo scivolare di tanto in tanto il dito medio nel buchetto per poi portarmelo sotto il naso per sentire il suo odore, mi piaceva da impazzire.
Dopo circa mezz’oretta di cammino giungemmo a destinazione, un’ansa scavata nella roccia con al centro un piccolo laghetto dall’acqua limpidissima alimentato da una sorgente e circondata da un fitto bosco di faggi e castagni,
era proprio un paradiso e noi due li tutti nudi sembravamo Adamo ed Eva.
< Mi scappa la pipì > le dissi, lei a venne di fronte a me lo prese in mano e mi rispose: < dai pisciami addosso >, rimasi un po’ sbalordito dalla sua richiesta ma l’accontentai all’istante così cominciai la minzione.
Lei si accucciò e si fece annaffiare tutto il corpo, faccia compresa con la mia urina tiepida come se fosse sotto la doccia, sembrava davvero estasiata.
Dopodich&egrave andò a risciacquarsi nel laghetto mentre io, steso il plaid sotto un faggio mi misi a pancia in giù, ad un certo punto venne a sedersi accanto a me e la vista del mio culetto tondo e liscio (mai quanto il suo), stimolò il suo appetito sessuale così cominciò ad accarezzarmelo, poi mi aprì dolcemente le chiappe e iniziò a leccare il buco del culo imperlandolo continuamente con la sua saliva.
A sentire i miei primi gemiti di godimento Silvia prese il fallo di legno che aveva usato prima per masturbarsi in auto e immaginando cosa volesse fare le dissi di mettermi un po’ di gel lubrificante, mi rispose che andava più che bene così e appoggiò il pene finto al mio sfintere che ad una piccola pressione risucchiò subito la punta.
Preso dall’ eccitazione inarcai il ventre verso l’alto e lo feci scivolare tutto dentro, mi piaceva da morire e subito il mio cazzo raggiunse la lunghezza massima ingrossando la cappella ed emettendo un piccolo spruzzo di liquido.
Alla vista del mio perno in tiro lei si infilò piano piano sotto di me lo prese in mano e se lo infilò nella fica sussurrandomi < siii dammelo tutto > dimenandosi sotto di me.
A sentire il contatto con la sua vagina calda e morbida e lo stantuffare di quell’oggetto che Silvia introduceva nel mio deretano raggiunsi il massimo del godimento, il mio respiro si fece sempre più affannoso e lei accortasi che stavo per venire, lo tirò fuori e se lo mise in mezzo alle tette strofinandolo ben bene.
Non ce la feci più e la mia cappella ormai al massimo del gonfiore eruttò sborra calda e densa in quantità tanto da inondarle tutto il petto, tette comprese.
Essendo ancora eccitato ne raccolsi un bel po’ con la lingua e la baciai appassionatamente sulla bocca facendo rigirare quel nettare dolce e cremoso fra le nostre lingue provocandoci una sensazione indescrivibile.
Non avendo ancora raggiunto l’orgasmo lei mi disse: < ora voglio provare il pezzo forte >, presi allora il cazzone grande che avevo preparato lo cosparsi di gel per paura che le facesse male e glielo presentai davanti, lei allora si aprì le grandi labbra con le mani e mi sussurrò < lo voglio tutto sino in fondo >.
Si fece strada senza nessuna fatica e in un attimo la sua vagina lo risucchiò completamente, lei continuava a dimenarsi dal piacere ed io presi a rotearlo dentro sempre più, sembrava quasi impostile che un attrezzo di quelle dimensioni non le provocasse dolore, ma a vederla gemere in quel modo e a sentirla dire < si ancora ancora > che dovetti ricredermi.
Poco dopo raggiunse l’orgasmo anche lei facendo fuoriuscire dalla vagina abbondante liquido seminale nonostante avesse ancora quella grossa mazza dentro, aveva veramente una fica accogliente.
Spossati tutti e due finalmente ci concedemmo un po’ di relax.
Ma non era ancora finita ed eravamo ancora a metà giornata………..
All’ombra di quel faggio ci rilassammo per quasi un’oretta senza proferir parola, sentivamo solo il canto degli uccelli e lo scorrere dell’acqua, beatitudine assoluta.
Dopo tutte quelle fatiche la fame iniziò a farsi sentire e tirate fuori le vettovaglie iniziammo a far lavorare anche le mandibole, panini, bibite etc. etc. ad in certo punto tirai fuori la banana e incrociai lo sguardo di Silvia che emise un sorrisetto malizioso, ci fissammo senza parlare per un secondo poi la telepatia fece il resto.
Tolsi la buccia con i soliti movimenti che ben conosciamo gliela infilai nella vagina e dopo tre o quattro ‘colpetti’ la divorammo, un morso per uno.
< Ora ci vuole il dolce > mi disse < in tutti i sensi > , tirò fuori il vasetto che aveva portato, prese il mio uccello in mano ancora visibilmente floscio abbassò la pelle per liberare la cappella e la spalmò ben bene di crema pasticcera per poi iniziare a leccarla dall’esterno verso l’interno assaporando insieme i due sapori tanto diversi ma altrettanto piacevoli del cazzo a della crema.
Preso dalla curiosità volli fare lo stesso anche io, afferrato il vasetto con due dita prelevai un bel po’ di crema e gliela distribuii, dopo averla fatta sdraiare, parte sulle tette, intorno ai capezzoli, parte sulla pancia e il resto sulle labbra della fica dopodich&egrave iniziai la degustazione slinguazzandola copiosamente sui capezzoli che al tatto della lingua si inturgidirono per scendere poi sempre più giù sino ad arrivare all’oggetto del desiderio.
Il gusto era talmente buono che fece letteralmente impazzire la mia lingua, continuava a leccare con foga la vulva ancora inzuppata di crema pasticcera per poi penetrare all’interno in cerca del clitoride che nel frattempo si era inturgidito per l’eccitazione, glielo stuzzicai copiosamente finch&egrave non raggiunse l’orgasmo spargendomi in bocca il suo liquido mescolato con la crema, non era male….
Ingoiai tutto lasciandomi un buon sapore agrodolce.
Nel frattempo in mezzo a tutto quel ben di dio anche il mio trapano si era risvegliato avendo già raggiunto la sua massima estensione e visto che non avevo ancora assaggiato il suo didietro la feci mettere in ginocchio con la testa in basso.
Alla vista di quei due buchi da favola contornati da quelle natiche lisce e sode, la mia cappella esplose in tutta la sua potenza e iniziò a lubrificarsi abbondantemente, era ormai al limite.
Presi allora quel liquorino che Silvia aveva portato, ne versai un po’ nel canale divisorio e quando giunse all’ano iniziai a leccarglielo profusamente, sapeva davvero di fragola.
Continuai a leccare e salivare sino a che sentii lo sfintere cedere alla pressione della lingua, era pronto a riceverlo, appoggiai delicatamente il cazzo al buco e lei appena se lo sentì sfiorare diede un colpo di reni indietro facendolo penetrare sino all’attaccatura delle palle e godendo come non mai continuò a muoversi avanti e indietro facendomi impazzire dal piacere, spingevo sempre di più mentre lei continuava a gridare < sfondamelo sfondamelo > . Ad un certo punto, raggiunto ormai l’apice del godimento raggiunsi l’orgasmo iniettandole dentro spruzzi di sperma che fuoriuscivano dalla cappella.
Eravamo talmente presi che dovetti aspettare qualche minuto per farlo uscire poi improvvisamente sgusciò fuori da solo ormai esausto.
Eravamo davvero giunti al limite, non avevamo più nulla da dare, ci sedemmo in silenzio uno di fronte all’altro.
Era quasi il momento di ripartire e ci alzammo per ritirare la roba quando mi scappò di fare la cacca, presi un pacchetto di fazzoletti di carta e cercai un angolo per espletare questa funzione, lei a tutti i costi volle accompagnarmi: < ti aiuto > mi disse, non c’era proprio niente che la metteva a disagio pensai.
Cosi quando mi accucciai lei mise vicino a me e mi aprì le natiche, subito ero un po’ imbarazzato, non mi era mai successo prima, ma poi non ce la feci più e scodellai tutto.
Dopo di che si mise in testa anche di pulirmi il culo, così mi fece sdraiare su un masso a mò di neonato mi fece alzare le gambe ed esegui anche questa ‘delicata operazione’ e giusto per finire in bellezza mi risciacquò per bene nel laghetto ( mi mancava solo il pannolone per sembrare un vecchio rincoglionito).
Alla fine scherzando le dissi:< più che un'amante sei una badante >, si mise a ridere.
Finalmente raccogliemmo tutto e ci avviammo verso la macchina.
La giornata era finita.

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