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Racconti Erotici Etero

Giunonica Sardegna

By 28 Ottobre 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Quando mi svegliai ero in un letto bianco, completamente bianco, lenzuola e cuscini bianchi. Passai la mano tra i capelli e realizzai di non sapere dove fossi. Non ricordavo nulla della precedente notte, non ricordavo nulla di nulla…mi mancavano almeno un paio di giorni all’appello. Cos’era successo?

Una donna giunonica entrò nella stanza e mi disse: “Buongiorno stallone…”

Chi era? Mai vista prima d’ora…la guardavo cercando qualche informazione su di lei ma il vuoto cosmico mi annebbiava la mente. La donna doveva avere una quarantina d’anni, capelli color biondo, corti sino al collo, una gran bella donna, le forme giunoniche spuntavano da sotto la sua vestaglia color bianco e la pelle della gamba che fuoriusciva dalla stessa sembrava davvero morbida.

“Buongiorno a te…” le risposi.

“Come hai dormito tesoro?”

“Bene…ho solo un gran mal di testa…”

“Anche io, stai tranquillo…è normale, abbiamo passato una notte da paura…”

E si avvicinò per darmi un bacio distendendosi su di me.

“Tieni, una mentina…sai com’è di prima mattina l’alito non è dei migliori…”

“Ah…grazie…”

 

Cominciai a passarmi la caramellina da una parte all’altra della bocca, notai che l’accento della donna sembrava sardo.

“Va meglio ora?”

“Beh si…” risposi.

“Bene”

 

Mi infilò la lingua in bocca e cominciammo a limonare. Si spostò verso il mio collo e disse:

“Mmm…stanotte mi hai fatto godere come poche volte avevo goduto…”

Non ricordando davvero nulla le chiesi:

“Dai raccontami tutto…fai finta di dover raccontare la notte ad una tua amica…”

Si mise a ridere e mentre leccava il mio collo disse:

“Beh sei stato un portento, anzi, sono stata con un portento…un mezzo stallone, mamma mia che notte. 

 

Mi ha scopata ovunque, non si fermava mai, credo di aver goduto poche volte in quella maniera…sarò venuta tre o quattro volte, mi ha scopato come se non scopasse da mesi, con una riserva infinita, anche lui è venuto due volte inondandomi di sperma ovunque…”

 

Nel frattempo era arrivata al petto e allo stomaco.

“Mi ha fatto sentire la donna più desiderata del mondo, mi leccava ovunque, mi ha fatto venire solo con la lingua e poi due volte con il suo bell’arnese, mamma che fuoriclasse, mi sono concessa totalmente e ne è valsa la pena. Vorrei che rimanesse sempre qui con me, che mi aspettasse ogni giorno che rientro da lavoro e che mi scopasse come mi ha scopato questa notte, che mi prendesse sulla porta e mi facesse male con tutta la sua voglia…ah, peccato che Mino presto tornerà e tutto questo sarà finito.”

 

EH?! Chi è questo Mino!?

“Come Mino…”

 

“Lo sai, mio marito tornerà dalla missione tra qualche settimana, e tutto questo sarà finito…ma io non voglio, voglio averti qui…”

Oddio, in che pasticcio mi ero infilato?

Nel frattempo era arrivata all’ombellico ed il mio arnese era già bello teso verso l’alto.

“Ma non importa quando tornerà, ora ci sei e ti voglio sfruttare appieno…mmm…”

 

Cominciò a leccarmi la cappella ed a farmi sospirare, accucciata con la sua testa sul mio stomaco mi leccava l’uccello tenendolo con grazia nella sua bella mano.

La bocca accompagnava il movimento della mano che andava su e giù ed io muovevo la mia testa sul cuscino imprecando per il desiderio.

 

“Ti voglio anche di mattina, voglio bere il tuo seme, ti voglio tutto…”

Appoggiai la mia mano sulla sua testa e su i suoi bei capelli biondi e la spinsi verso il basso sempre di più, così cominciò a massaggiarmi le palle ed a farsi scopare in bocca dal mio movimento. Dopo alcuni minuti esplosi nella sua bocca e da brava concubina leccò tutto e si accucciò sul mio stomaco continuando a leccare il suo giocattolo.

Mi riaddormentai e mi risvegliai da solo.

 

Mi alzai per andare di là ma non c’era nessuno. La casa era una bella casa piena di luce, il salotto completamente bianco risplendeva la luce del sole che entrava dalle finestre. Il giardino rigoglioso regala una bella visione. Girai un po’ per casa trovando un’altra stanza da letto, di una ragazza, un’altra di un ragazzo e poi un bagno.

Una bella casa senza dubbio. Mi infilai qualcosa per uscire un po’ e sentire l’aria ma notai che la porta era chiusa…mi aveva chiuso dentro casa!

 

In salotto notai una piccola nota:

“Ciao stallone, ti ho chiuso perché non ti voglio perdere…ti voglio tutto mio, voglio essere accolta quando torno come una regina, anzi…no, voglio essere la tua puttana come stanotte, non vedo l’ora di tornare a casa e rivederti voglioso…non preoccuparti, in casa c’è tutto  quello di cui potresti aver bisogno, rigenerati. Buona giornata. Torno per pranzo.

Ps: Ho anche sky!”

 

Sorrisi e mi guardai intorno.

Aprì il frigo in cerca di qualcosa da mangiare, notai uno yogurt alle ciliegie che presi. Aprendo un’anta di un mobile ci trovai le macine e cominciai ad inzupparle dentro il mio yogurt.

Poco dopo, visto che ero solo, cominciai a girare per casa. Nel salotto c’erano delle foto della famiglia al completo e notai subito quel gran bel bocconcino della figlia, sembravano una famiglia felice dalla foto, chissà perché lei stava tradendo il marito.

Curioso di cercare altre foto della figlia entrai nella sua camera, una parete era costellata di sue foto con amiche, era davvero una gran bella topa. In una foto a mare notai il suo bel fisico snello contornata dalle grazie che sua madre, gentilmente, le aveva donato. Doveva avere una ventina d’anni o poco più, insomma dieci anni meno di me. Notai il suo portatile ed instintivamente lo accesi.

Il sistema mi chiedeva una parola d’ordine…accidenti, non avevo completamente idea di quale potesse essere, non sapevo neanche come si chiamasse. Incuriosito e soprattutto per occuparmi il tempo, cominciai a cercare nella sua camera qualcosa.

Su di una bacheca erano riportati alcuni numeri di cellulare e frasi fatte d’autori, cantanti e poeti…e poi notai sul bordo della bacheca una scritta , fatta sicuramente da una matita, cancellata da una gomma.

 

“L’essenziale è invisibile agli occhi”

Così mi portai al pc e provai a scriverla al pc, ma niente da fare, pensai quindi al “piccolo principe” e niente, mi venne un lampo: “Piccola principessa” bingo!

Il suo pc non presentava nulla di interessante, provai a spulciare tra le sue foto, alcune interessanti per soggetti e per quello che mettevano in risalto ma poi nulla di interessante. Mentre però mi accingevo a spegnerlo notai una cartella sul dekstop: “Dati Uni”, cartella innocua, che però mi fece un attimino pensare.

Dati Uni, era proprio il nome che mettevo solitamente alle mie cartelle un po’ osè, per non dire porno, o che solitamente riportavo sui cd per ricordare quali fossero quelli porno.

Così la aprì e ci trovai dentro tante cartelle, nomi di esami e file pdf a go go in ognuna…mmm, che flop. Poi mi ricordai della ricerca direttamente dal pc dei video e la avviai. Dopo un paio di minuti trovò alcuni suoi video con amiche ma niente di interessante, così stufato spensi il pc e me ne andai in salotto per vedere Sky.

Passai anche nella camera del ragazzo, che doveva avere sui quindici/sedici anni e notai l’xbox piena zeppa di giochi a fianco. Tornai in salotto e guardai: “Demolition Man” !

 

Finito il film pensai alla possibilità di avere un cellulare con me e pensai di farlo squillare ma non essendoci un telefono fisso dentro casa, come avrei fatto? Mi feci una doccia ed aspettai che tornasse la donna del mattino.

 

Dopo quasi un’oretta sentì le mandate del portone e mi diressi con il solo accappatoio verso l’entrata, lei entrò felice e sorridente nel vedermi così.

 

“Wow…sei tutto nudo sotto quell’accappatoio…”

“Beh si…”

“Mmm…”

 

Era stupenda, un magliettina scollatissima trattenuta a stento da un golfino altrettanto scollato supportava una gonna sino al ginocchio aderente. Si avvicinò e mise la mano dentro l’accappatoio.

 

“Mmm mi piace toccarti…”

 

Mi tolsi l’accappatoio e la abbassai per farmelo succhiare un po’, le sue calde labbra vogliose non aspettavano altro. Da brava concubina prese a succhiarlo con ardore menandolo su e giù. Arrivato all’apice della grandezza la accompagnai sul divano e dopo averle fatto scendere la gonna giù cominciai a massaggiarle le gambe con le mie mani. Le calze nere aderenti mi eccitavano da morire, strappai un piccolo foro all’altezza della sua passera e dopo aver spostato le mutande cominciai a leccarla per bene. Prese dalla goduria si mise a sedere ed allargò le gambe per permettermi di succhiarla meglio, così affondai la mia faccia nella passera e presi a leccarla per bene. I suoi umori colavano che erano una bellezza, dopo poco esplose con mia grande felicità, così mi alzai e la colpì con forza.

La foga con cui scopavo era degna di uno stantuffo da fabbrica e le sue grida aiutavano la mia lavorazione; decisi di toglierle il golfino e la magliettina e dopo averla messa sopra le liberai le sue grandi tettone che scivolarono automaticamente sul mio viso. Cominciò a cavalcarmi e dovetti sforzarmi parecchio per non inondarla subito. Era molto sensuale, ed era stupendo scoparla. Arrivai all’apice così la spostai sul lato del divano e dopo aver messo la mia mano sulla sua tettona cominciai a trapanarla con forza sino a quando non le venni sul suo bel pancino.

Rimanemmo abbracciati per un po’ e poi disse che si faceva una doccia e che dopo avremmo pranzato.

 

 

Durante il pranzo le chiesi il mio cell e lei mi disse di averlo trovato nella sua borsetta stamattina. 

Provai a scorrere l’elenco delle ultime chiamate e dei messaggi ed effettivamente ce ne erano alcuni con mio zia di Cagliari ed i miei cugini…poi un lampo, io che salivo sull’aereo…io che scendo, mia zia che mi accompagna, entriamo dentro casa sua, la sera esco con i miei cugini poi…il vuoto.

Ero in sardegna, almeno questo era assodato, per confermare questa ipotesi accesi rai tre per le notizie della regione ed effettivamente mi accorsi di essere in sardegna.

 

Intanto la donna, di cui ignoravo ancora il nome, dopo essere stata un po’ sul divano con me a sonnecchiare si rivestì e tornò a lavoro salutandomi con un potente bacio.

Le dissi ovviamente che non avevo intenzione di scappare e di lasciarmi la porta aperta sorrise e mi chiese se lo scherzo mi era piuciuto. Chiamai quindi i miei cugini:

 

“Oh ma dove cazzo state?”

“Noi? E tu? Sono due giorni che ti cerchiamo!”

“Si ho visto le chiamate…”

“Ma dove stai? Sempre con Ester?”

“Ester? la bionda?”

“Ahahahah ma come la bionda? Non sai come si chiama?”

“Guarda non mi ricordo come cazzo ci sono arrivato qua a casa sua ma credo che sia lei, sposata con due figli giusto?”

“Ahahahahahah è lei, ma sei da manicomio tu! Ahahahahah”

“Si si ridi…io qua non so davvero come ci sono arrivato…”

“Ma sei stupido avete fatto schifo in pubblico, alcolizzati e drogati più che mai e poi nel parcheggio…mamma lasciamo stare dai…”

“Aspetta aspetta…io non ricordo davvero nulla…”

“Oddio il mix ti ha fatto perdere la memoria breve!? ahahahahah”

“Pare di si…”

“Beh siamo usciti tutti insieme, io e Daniela eravamo con te, e poi c’era Ester con Sara la figlia, siamo usciti perché Sara era appena tornata dall’università e volevamo festeggiare…”

“Ma lei non c’è qui…siamo soli..”

“Eh si, lei è rimasta a dormire a casa nostra perchè tu e sua madre eravate spariti…”

“Oddio…”

“Lei conosce sua madre, però stanotte mi è sembrato di sentirla piangere…”

“Poveraccia…”

“Comunque scatenati come non mai avete ballato davanti a tutti e poi siete spariti…vi ho trovato in bagno che vi baciavate come pazzi, vi ho detto di sparire perchè Sara avrebbe potuto vedervi, e voi dove siete andati? nel parcheggio all’aperto, con lei che ti spompinava e che si vedeva lontano un miglio! Ho dovuto fare mille peripezie per non far passare Sara e Daniela davanti a voi, e poi siete spariti…”

“Mamma mia…ho trovato un troione comunque, ma non ricordo davvero nulla…ma Sara ora non torna a casa? “

“Non lo so, è uscita oggi dopo pranzo e non so dove sia andata.”

“Va bene dai, ora che torna Ester ne parlo un pochino e poi me ne torno a casa vostra…anche perché qua dice che tra poco torna il marito…”

“Si capirai il marito…va bene dai, ti saluto a presto”

“Ciao e grazie!”

 

Mamma mia che storia.

 

Rumore al portone, mi giro, una ragazza.

“Ciao…”

“Ciao” le rispondo.

“Mia madre dov’è?”

“E’ a lavoro” era Sara quindi…

“E tu sei qui solo a casa mia?”

“Eh si…”

 

Che fregna che era Sara, lunghi capelli castani lisci, due gambe belle muscolose, piccole superga ai piedi e due tettone dure ed alzate grazie all’età.

 

“Vado in camera mia, se vuoi puoi andartene, anzi vorrei te ne andassi, grazie.”

“Ma tua madre mi aspetta per cena…”

“Mia madre ti aspetta per cena? Non ti basta quanto te la sei scopata?”

“Guarda io sinceramente non ricordo davvero nulla di quanto successo, mi sono svegliato stamattina qui con un vuoto assurdo e Giulio ti potrà confermare tutto quanto perché gli ho raccontato tutto poco fa…”

“Non me ne frega nulla se non ricordi niente, mi è bastato vedere quello che avete combinato ieri per capire come è potuta finire la serata…e la colpa sai di chi è? E’ mia, mia perchè sono tornata, mia perché ho fatto bere mia madre, mia perchè col trip che si è fatta non è più riuscita a controllarsi, e mia se scopa con i ragazzi della mia età…”

 

E se ne andò sbattendo la porta.

Non sapevo cosa fare.

Dopo un po’ provai a bussare alla sua porta per poterle parlare, ma mi disse di andare via. Ma io ormai ero lì, per cui bussai ed entrai subito.

Era in reggiseno e mutande.

 

La visione di Sara in reggiseno e mutande fece rizzare le antenne non poco al mio socio.  I suoi lunghi capelli lisci, le sue gambe belle muscolose, e quelle due tettone dure venivano evidenziate ancora di più sotto quella luce in camera.

Avrei voluto sbattermela, avrei voluto farla piangere dagli schiaffi che le avrei dato su quelle tettone, avrei voluto farle il culo rosso dagli schiaffi che le avrei dato…ma di schiaffi in quel momento ne arrivò solo uno, il suo sulla mia faccia.

Non dissi nulla, i suoi occhi erano lucidi, anzi dopo poco pieni di lacrime.

Si accasciò al suolo in ginocchio e scoppiò a piangere.

“Perché mi fai questo?”

“Sara scusami non volevo entrare…”

“Non fare lo sciocco sai a cosa illudo…”

“Ascoltami Sara, non so davvero di cosa tu stia parlando…”

 

Silenzio. Si asciugò le lacrime, si alzò e mise su un pantaloncino ed una maglietta.

“Cioè tu davvero vuoi farmi credere che non ricordi nulla?”

“Te lo giuro…”

Ero sincero e se ne accorse pure lei.

“Dimmi sinceramente cosa ricordi di ieri…”

“Come ho detto a Giulio ricordo che siamo usciti io, lui e Daniela e ci avete raggiunto te e tua madre…ma poi ho il nulla assoluto, Giulio mi ha detto che abbiamo preso qualcosa e che io e tua madre siamo spariti…”

“Non voglio parlare di mia madre…tu cosa ricordi di me?”

“Di te ho solo il ricordo di quando vi siete uniti a noi…”

Si allontanò di qualche passo.

“Bello…noi abbiamo fatto il viaggio in aereo assieme, te lo sei dimenticato?”

“Si…”

“Ti ricordi da dove siamo partiti per arrivare a Cagliari?”

“Mmm…no, Roma?”

“Noi viviamo a Roma”

“NOI?!”

“Non siamo una coppia, siamo amici, ci stavamo frequentando, non era ancora successo nulla tra di noi…ci siamo visti per la prima volta all’università…io uscivo da lezione tu uscivi dal laboratorio”

“Perdonami Sa…non ho memoria di nulla…”

“Il trip ha fatto troppo effetto…l’alcool deve averti sbarellato il mondo”

“Già…”

“Che strano…quasi quasi ti credo…”

“Perché è la verità…”

“Tutto molto strano…”

“Mah non lo so…ora che mi racconti ste cose ho parecchi flash, ma mi mancano gli ultimi due giorni…e molto altro…”

“Non so che pensare…sicuramente col passare dei giorni ti tornerà qualche altra cosa…”

 

Silenzio.

“Quindi a Roma usciamo insieme?”

“Spesso si, nella stessa combriccola di amici, ci sentiamo spesso…ho pensato a te come mio futuro ragazzo ed anche per te era lo stesso…”

“Che guaio…”

“Si…ti sei giocato tutto”

E se ne andò nel suo bagnetto.

Uscì e decisi di chiamare mio cugino per andare a casa sua e sparire da quella casa. Salutai Sara quando arrivò mio cugino a prendermi ma lei a malapena mi rispose.

Dopo un paio di giorni a casa di mia zia, mi tornarono alla mente molte cose ed ebbi la situazione ben sviluppata in mente.

Mi chiamarono dall’università e sinceramente neanche ricordavo tutto quello che mi stavano chiedendo, trovai la scusa di una sbronza e fui perdonato.

Giulio mi ricordò che domani sarei dovuto partire così feci i bagagli e chiesi a mio cugino di chiamare Sara perché sicuramente sarei dovuto tornare con lei. Così fu. Il volo fu breve ma pesante per la situazione tra me e Sara, si limitava ad annuire o dire no con la testa e niente più.

Sua madre all’aeroporto mi abbracciò e mi disse di tornare, io ringraziai per l’ospitalità.

 

 

Arrivati a Roma, lei si diresse verso casa sua ed io verso la mia. Sparì per un mese, sino a quando non arrivò il mio compleanno.

Ero insieme ad amici a festeggiare in un piccolo locale dove fanno karaoke, quando la vidi entrare. Si sistemò lontano dal nostro tavolo ma nella penombra i due tavoli erano ben visibili tra loro.

Sinceramente le diedi poco peso perchè al tavolo con me c’era una mia amica di laboratorio che mi aveva espressamente chiesto di uscire con noi perché aveva una sorpresa per me. Tra di noi, soprattutto in questo ultimo mese per la mia memoria, c’erano sempre state battutine sulla possibilità di lavorare assieme, e si fantasticava sul fatto che io sarei potuto essere il suo titolare e lei la mia segretaria ed ovviamente da brava segretaria avrebbe dovuto soddisfare tutte le mie richieste. Lei sempre divertita dalle mie allusioni stava al gioco e stasera mi aveva promesso che mi avrebbe fatto una sorpresa. Di lì a poco infatti ringraziai i miei amici e mi diressi presso casa sua.

Stefania si chiamava, era bassina, bel culetto, una seconda scarsa, ma due occhi da porca contornati da un paio di occhiali che le cascavano a pennello. Durante tutta la serata la pub Stefania con la scusa di sporgersi verso un’amica e per prendere qualsiasi cosa aveva sempre trovato il modo di toccarmi il pacco o appoggiarmi il petto sul mio braccio, avevo quindi un bastone nei pantaloni già da qualche ora.

Arrivati nel suo appartamento ci dirigemmo in silenzio (era con altre coinquiline) nella sua stanza, una volta entrati e chiusi a chiave mi diede le spalle e si diresse verso il letto. Si sfilò i pantaloncini ed alla vista della calzamaglia rosa e le sue mutandine dello stesso colore non ragionai più.

Sempre alla sue spalle la presi da dietro e cominciammo a strofinarci con forza, quella sensazione delle sue calze sui miei jeans fù bellissima. Le leccavo il collo e le orecchie e cercavo con le mani di accarezzarle con forza la sua patatina, lei ansimava e si contorceva sotto le mie mani. Poi con la forza la buttai sul letto e dopo averle dato due schiaffi su quel suo culo le abbassai le calze e mi fiondai a leccarla per bene. Fortunatamente era profumata, le sfilai le mutandine e cominciai a succhiarla per bene. Sempre di spalle inarcava il culetto per permettermi di leccarla ancora meglio.

Godeva, ed il suo viso era felice. Dopo qualche minuto mi alzai, mi spogliai in due secondi e con il socio in grande spolvero entrai nel suo grande lago. Il suo grido svegliò molto probabilmente le coninquiline ma stava godendo come una pazza e non si preoccupò per nulla di abbassare la voce. I colpi erano secchi, decisi e precisi. Gli schiaffi che le davo accompagnavano le sue urla, un piacere per me.

Le presi i capelli e provai a pomparla per bene, ormai godeva come una forsennata. La girai verso di me ed alla vista del mio socio stralunò gli occhi:

“Figlio mio che potenza…”

Sorrisi e prendendola per i fianchi entrai dentro di lei. Scopammo per qualche minuto sino a quando non si raccolse completamente attorno alla mia spalla e gridò per qualche secondo sino a fermarsi. Mi spostò su di un lato del letto e compiaciuta prese a baciarmi, poi a leccarmi i capezzoli ed il petto.

“Come vuoi venire…?”

“Mmm…fammici pensare…la pecora è sempre la pecora…”

Sorrise.

Mi diede le spalle e dopo alcuni minuti di urla e schiaffi esplosi nel suo bel culetto. Ci addormentammo dopo esserci coperti con le lenzuola.

 

 

 

Il mattino seguente Stefania non c’era nel letto. Aprì la porta della camera piano ed ascoltai le voci che provenivano dalla cucina.

Aveva raccontato la notte alle amiche e tutte divertite stavano a pettegolare. Una frase mi rimase in testa: “Ragà mai vista na bestia simile…”

Compiaciuto feci rumore ed entrai nella cucina. Facemmo colazione e tra le loro risatine fu molto piacevole avere i loro occhi sopra.

Di tutte le sue amiche mi colpì Sara…che casualità pensai, lo stesso nome.

Questa Sara qui era in pigiama, ma si intravedeva un fisico niente male. E poi mi guardava come vogliosa ed incuriosita.

Decisi che era ora di andarmene, così cominciai a sistemarmi. Nel frattempo anche le altre coinquiline si sistemarono per uscire, tranne Sara. Così feci preparare prima loro e poi io in dieci minuti fui pronto. Volutamente lasciai in cucina il mio cellulare ed uscimmo. Salutai Stefania con un bacio sulle guance ed aspettai che tutte le ragazze fossero uscite.

Dopo cinque minuti suonai nuovamente al campanello.

“Chi è?”

“Sara scusami sono l’amico di Stefania, ho dimenticato il cellulare in cucina, posso salire a prendermelo?”

“Ah si si…sali”

Non sapevo ancora cosa avrei fatto, ma quelle sue occhiate me lo avevano fatto diventare duro.

Mi aprì la porta e seguì il suo culo sino alla cucina, mi prese il cellulare e me lo diede così tornammo verso il corridoio che conduceva alla porta. Ritardai un secondo in modo che mi stesse affianco e con un colpo la spostai verso il muro.

 

“Che fai?”

“Ho voglia di te…”

 

Rimase a guardarmi per qualche secondo ed io immobile la tenevo con le mani ferme verso il muro.

Al primo sospiro che fece la baciai, e lei rispose al mio bacio. Cominciammo a limonare sul muro. Provai a metterle la mano nei suoi pantaloni del pigiama ma me la tolse e cominciò a muoversi.

“Cosa stiamo facendo?”

“Quello che vogliamo tutti e due”

“Ma tu stai con Stefania…”

“Io non sto con nessuno”

E ripresi a baciarla.

“Qual è la tua camera?”

“Di qua…”

 

Ci mettemmo sul suo letto e riprendemmo il bacio. Dopo un po’ si alzò dicendomi che non voleva continuare, che era spaesata e che si sentiva in colpa.

 

Con forza le aprì le gambe e mi gettai verso il suo fiore con la bocca. Cominciò a divincolarsi ma ormai le avevo spostato il pantalone e stavo leccando le mutande. Sempre più agitata per la vergogna forse si spostò verso il cuscino ed arrivata la muro si fermò, così la tirai verso di me per farla stendere e presi a limonare con la sua patatina. L’odore non era dei migliori, ma non era male.

Cominciò così a toccarsi da sola e ad accarezzarmi la testa. Da un comodino prese un vibratore e me lo diede:” Infilalo e continua a leccare per favore…”

Le diedi ascolto e così mentre il simulavo il dentro fuori con lo strumento leccavo le sue belle labbra. Dopo alcuni minuti inondò il letto con i suoi umori. Fui soddisfatto ed anche lei.

Avrei voluto scoparla ma mi disse che non voleva avere rapporti, le chiesi il perché ma non me lo disse. Mi girò di lato e mi fece un pompino. Non fù uno dei migliori, infatti dopo poco le dissi di aprire la bocca e di uscire la lingua perchè mi sarei masturbato su di essa, almeno avrei avuto un piacere migliore.

“Non venirmi dentro però, vieni sul letto, tanto devo cambiare tutto ormai…”

“Ok…”

Dopo qualche avvitamento e leccata mi girai e venni sulle sue lenzuola. Soddisfatta mi sorrise.

Dopo aver cambiato tutto, andammo in cucina per un caffè…parlammo una buona mezz’ora, di chi eravamo e di cosa facevamo. Quando ci salutammo sulla porta mi fermò e mi disse:

 

“Sai perché non voluto avere rapporti con te?”

“Perché sei fidanzata?”

“No, però sono innamorata…”

“Ah ecco…”

“…di una ragazza…”

“Azzo che spreco!”

“Come che spreco?”

“Ma si dai…una così bella ragazza…”

“E che significa scusami? Che sia innamorata di un uomo o di una donna cosa dovrebbe cambiare?”

Aveva ragione, nulla.

“Che stupido…hai ragione”

Ci scambiammo comunque un bacio a stampo e sorridendo me ne andai a casa.

 

 

Dopo qualche giorno mi scrisse Sara, la sarda.

“Sei proprio uno stronzo”

“Sempre gentile, grazie”

“Ovvio…da quanto non ci sentiamo?”

“Non lo so…non ricordo…”

Speravo cogliesse la battuta.

“Ahaha divertente…sabato venite con noi tu e la tua truppa?”

“ok…dove si va?”

“Un nuovo locale, si balla, musica anni 80…”

“Ottimo, ci aggiorniamo allora”

“Bella stronzo”

“Bella.”

 

 

Il sabato sera arrivammo in questo locale.

Sara era di un sballo assurdo. Vestitino ino ino con scollatura da lasciare poco all’immaginazione, non ci volle molto che divenne l’attrazione principale del nostro gruppo e del locale. Cominciammo a ballare e come volevasi dimostrare fù la più corteggiata. Lei sorrideva compiaciuta, chiunque si avvicinasse lei azzardava un piccolo ballo per lui, soprattutto se del nostro gruppo. Si avvicinarono tutti, tutti tranne me.

Io nella mia zona, ben in vista da lei, continuavo a ballare con chi capitava a tiro, cercando sempre di cogliere eventuali suoi sguardi. Di lì a poco mi ritrovai al bar a bere qualcosa e venne lei al mio fianco, mi disse gridando:

“Ma tu con me non vuoi proprio ballare?”

“Non ti mancano i corteggiatori per cui…”

“Ma che c’entra?”

“Ti vedo che sei felice e che ti stai divertendo, perché dovresti voler ballare con me?”

“Perché ho ballato con tutti tranne che con te…”

“E continua a ballare con loro, scusami eh…”

Me ne andai in parte stizzito cercando di lasciarla di sasso lì da sola.

 

Cercai di accalappiarne qualcuna intanto, ma invano. A metà serata tornai verso il gruppo dei miei amici e Sara era completamente andata. Anche estranei cominciarono a ballarle intorno, lei come una pazza gridava e si agitava, e da vera femmina in calore aveva attirato tutti i maschi attorno a lei.

Sempre in disparte continuai a ballare, tenendo sempre ben in vista la sua figura. Sara continuava a ballare. Arrivò uno che le portò un bicchiere e lei lo mandò giù tutto d’un fiato…ecco, pensai, ora è davvero andata. Di lì a poco la situazione peggiorò.

Ballava ormai come ballano solitamente gli alticci, anzi i super alticci. Gli amici del suo gruppo per nulla infastiditi dalla situazione continuavano ad incitarla e lei per inerzia continuava a muoversi.

Ad un certo punto le si avvicinò un tipo che prese a ballare con lei, cominciarono ad avvicinarsi, lui le disse qualcosa all’orecchio ma lei fece di no con la testa. Ancora, lei disse qualcos’altro ma lei rispose negativamente. Chissà cosa le stava chiedendo.

Lui era molto attivo e la cingeva spesso per la vita attirandola a sè, cominciai a provare un certo fastidio per questo. Lei credo non rispondesse più di niente. Quando la tirò verso di se facendola aderire al suo corpo ebbi un battito forte. Ormai strusciavano davanti a tutti, mi avvicinai. La mano del tipo passò dalla vita al culo…non ci vidi più.

Andai in mezzo e li staccai, si accese una piccola scaramuccia. Dissi al tipo di andarsene perché era mia sorella ma lei per nulla stizzita cacciò via me. Feci insomma la figura del coglione.

Si spostarono verso una colonna del locale ed appoggiati lì cominciarono sonoramente a limonare, le sue mani erano ormai su tutto il corpo di lei, Sara tra l’altro non si reggeva neanche in piedi per cui credo fosse lì senza neanche saperlo.

Mi urtò una ragazza, mi girai e mi disse: “Sara è così per te”

La guardai, era seria. Mi fiondai vicino la colonna e allontanai il tipo, gli dissi di andarsene ma ovviamente ci fù una lite e volarono parecchi schiaffi e pugni. La sicurezza ci separò e ci cacciò fuori insieme alle nostre comitive.

 

 

Dopo un paio di giorni mi contattò Sara:

“Ehi..eroe come stai?”

“Benone…quel tipo menava come una femminuccia”

“Ahahaha…Mina mi ha raccontato tutto…”

“Mi fa piacere…stai bene? ti sei ripresa?”

“Si ci sono voluti due giorni ma oggi sto bene…”

“Ok…”

“Allora…”

“Cosa?”

“Non vuoi chiedermi nulla?”

“No…”

“Non vuoi dirmi nulla?”

“No…”

“Allora possiamo anche chiudere…”

“Come vuoi…”

“Mmmm…ma quando lo ammetterei a te stesso?”

“Cosa?”

“Che c’è un motivo se hai fatto quello che hai fatto l’altra sera…”

“Non c’è nessun motivo, ho agito così perché eri ubriaca e tutti i tuoi coglioni di amici non ti aiutavano…”

“Questo lo so e ti ringrazio per questo…Mina mi ha detto tutto, tutto di tutto.”

“Ma ripeto non ci sono altri motivi…”

“Ah ok…”

“Ok…”

“Senti…sabato uscite di nuovo con noi?”

“Non lo so…vedremo”

“Dai un semplice pub…niente di eccezionale, stiamo tutti assieme…”

“Dai vediamo.”

 

 

Sabato sera eravamo tutti insieme.

Lei volle sedersi in mezzo a me e ad un suo amico. Casualmente Mina era proprio di fronte a me.

La serata ovviamente finì in bellezza con alcolici a morire.

Sara era la più scatenata. Cominciai a pensare che aveva scelto quella maglietta scollata di proposito, ogni volta che parlava con qualcuno si chinava in avanti per donare una bella visuale. Le calze a rete nere poi gliele avrei voluto strappare con i denti.

Dopo il terzo bicchiere Sara era ormai andata, si buttava completamente sul suo amico facendo cadere sempre la sua mano sulle gambe e sul pacco del tipo. Cominciai nuovamente ad innervosirmi.

Lo riempiva di baci e carezze e lui per nulla imbarazzato faceva il figo. Dopo il quarto bicchiere si alzarono con la scusa della sigaretta ed uscirono. Passarono pochi secondi ed uscì pure io. Nella pinetina su una panchina li trovai che pomiciavano. La mano del tipo cercava di trattenere e massaggiare quell’enorme tetta nella sua mano, invano. La testa di Sara cadeva all’indietro, lei era completamente partita, stava facendo tutto lui. Ormai ero partito anche io.

Arrivai dietro e la presi per un braccio cercando di farla entrare dentro, ed anche questa sera ci fù una bella rissa per Sara. Alla fine Mina, che era uscita con me di nascosto, richiamò tutti e ci divisero.

 

 

Passò un giorno e mi contattò Sara:

“Ehi eroe, come stai?”

“Benone come sempre…questi menano come femminucce…”

“Certo…ma sei tu che sei più forte…

“Ovvio…”

“Allora…cosa pensi?”

“In che senso?”

“Cosa pensi di quello che è avvenuto?”

“Nulla…che eri sempre alticcia e non volevo se ne approfittassero di te…”

“Ah grazie…e perché non volevi?”

“Perché volevo fossi in te per fare quelle cose…”

“Io ero in me…”

“No, non lo eri…”

“E che ne sai tu?”

“Perché ti vedevo…eri spaesata…”

“Oh…”

“Mina mi ha raccontato tutto…”

“Era normale…”

“Allora vuoi ammetterlo?”

“Ammettere cosa?”

“Che sei innamorato di me…”

“Ma anche no…”

“Certo…”

“Ci puoi giurare…”

“Certo…tu ti stai consumando per me ammettilo…

“No…”

“Muori dalla voglia di stare con me e la sola vista di altre persone con me ti fanno imbestialire…”

“Ti sbagli”

“Ascolta tra poco vorrei fare un caffè, vieni così ne parliamo?”

“Non dobbiamo parlare di nulla, comunque il caffè lo accetto volentieri”

“Ti aspetto.”

 

 

Dopo una mezz’oretta ero a casa sua.

“Ciao”

“Ciao a te…sei sola?”

“certo, altrimenti non ti avrei fatto venire…”

“Perché?”

“Perchè sei pericoloso tu, se vedi persone al mio fianco ti trasformi in una bestia…ahahahaha”

“Si si ridi…”

 

Sara aveva una canottierina rossa e dei leggins neri, l’avrei volentieri mangiata completamente.

 

Sara aveva una canottierina rossa e dei leggins neri, l’avrei volentieri mangiata completamente.

La sua andatura era provocante, ed avendomi alle sue spalle sapeva che la stavo desiderando ardentemente. Ma quello che non mi piaceva era il dover ammettere che avesse ragione. In testa avevo una guerra. Non volevo capire se avesse ragione. Volevo vivere alla giornata. Non volevo tornare ad essere cotto di una ragazza ed a morire dietro, magari anche invano, perché quella era una mia paura: dichiararmi a Sara, ad esempio, e poi essere lasciato implorante all’amo. Non esisteva.

Dovevo essere io a portare avanti il gioco. Ci sedemmo così nel cucinino, lei si alzò subito per preparare la moca e seguì quel culo in tutti i suoi movimenti, il nero dei leggins poi faceva tutto il resto. Sotto la luce del giorno risplendeva e scintillava di fronte ai miei occhi. Quella canottiera rossa aderente poi non lasciava alcun dubbio sulle forme trattenute, era proprio figlia di sua madre.

Già sua madre…una milf notevole, divorziata a quanto pare dal marito, che si diverte con noi giovani. 

Sara ne risente tanto, troppo. Da allora non siamo mai più tornati sull’argomento e sinceramente non mi sembra neanche il caso visto che Sara c’era rimasta davvero male.

I suoi modi di fare erano fini, sensuali, provocanti, ma le sue parole erano troppo sicure. L’aver fatto a botte per lei aveva fatto crescere il suo ego, e per lei io ero stracotto.

Cominciò ad incalzarmi con le solite domande, sul perché avessi fatto a botte, sul perché mi fossi preoccupato, sul perché fossi così freddo visto che ero cotto di lei, ma io, ripeto, non gliela avrei mai data per vinta. Così negavo, negavo sempre. Dovevo andare in bagno per fare pipì così mi feci indicare la porta. Non so perché ma mi venne in mente che forse lei mi avrebbe spiato dalla porta così prima di entrare in bagno accesi la luce nel corridoio. Dopo aver pulito il bordo del water mi sedetti. 

 

Una volta finito ebbi la sensazione che ci fosse qualcuno che mi spiasse così portai la mano avanti agli occhi, con la scusa dei capelli, e da sotto la porta vidi due ombre scure, erano i suoi piedi che oscuravano la luce lasciata accesa nel corridoio. Come se nulla fosse mi pulì e mi girai di proposito verso la porta facendo finta di ripulirmi nuovamente. (così penserà: cavolo questo è davvero pulito!)

 

Fortunatamente il mio socio sapendo della situazione era già bello barzotto per cui Sara avrebbe potuto leccarsi i baffi a quella vista. Scaricai e pulì il bordo nuovamente sempre con il socio penzolante e poi lo sistemai con cura nelle mutande e tirai su i jeans. Mi lavai le mani e dopo un paio di minuti, con calma, uscì. Soddisfatto della mia trappola uscì raggiante ma Sara seria in viso mi disse che dovevo andarmene perché stava arrivando un suo amico per studiare. Le chiesi come mai così all’improvviso e mi disse che lo studio veniva prima di tutto. Così senza neanche fumare una sigaretta dopo il caffè me ne andai. Sulla porta le chiesi se tutto ok, e lei annuì. Era chiaramente offesa…che se ne sia accorta che l’avevo vista? Non credo…non avevo mai girato lo sguardo verso la porta.

 

Avrà avuto timore del mio socio? Ma una ragazza non reagisce così…camminavo per le strade di Roma e mi chiedevo ancora il perché di tale comportamento.

 

Quanto era lunatica pensavo. Arrivai a casa e mi distesi sul letto. Perché aveva reagito così?

Provai a mandarle un messaggio:

“Sa ma cos’è successo?”

“Niente”

“Non è vero, forza sputa il rospo!”

“Non devo sputare nulla”

“Non è possibile che ti lascio col sorriso poi torno e mi cacci da casa”

“Dovevo studiare, anzi sto studiando. Ti saluto”

 

Un ghiaccio. Porca miseria.

 

Guardavo il soffitto quando mi chiamò Stefania:

“A Moro”

“A bella”

“Allora che ne pensi?”

“Del nome?”

“No della proposta…”

“Quale proposta?”

“T’ho mandato un messaggio…stasera a casa mia, sono sola in casa ed ho paura”

“Non mi è arrivato nulla, comunque va bene, mi lavo e vengo.”

“Vieni?”

“Ahahahahahah ciao”

“Ti aspetto”

Mi fiondai in bagno perché Stefania aveva un potere: la sua voce. Mi aveva fatto rizzare il socio.

Arrivato a casa sua mi aspettava in una vestaglia trasparente che le durò sopra qualche secondo.

Ma mi disse di fermarmi perché voleva fare un gioco, mi disse di aspettare in salotto perché doveva cambiarsi. Così mi sedetti sul divano ed aspettai. Dopo un quarto d’ora circa entrò vestita in gonna, camicia e giacca, si era sistemata i capelli ed aveva messo quei suoi occhiali da porca.

“Prego per il colloquio da questa parte”

“Cosa? ahahahaha”

“Ha cambiato idea per caso?”

“No no, mi scusi”

“Ecco”

Entrammo nella sua camera. Aveva sistemato la scrivania più al centro della stanza con due sedie, una da una parte ed una dall’altra. Prego si sieda.

“Ok”

“Allora…ho letto il suo curriculum…”

“Ahahah…si?”

“Vuole essere serio per cortesia?”

“Si si mi scusi…”

“Allora dicevo il suo curriculum…bene…”

“Mmm”

“vedo che è ben dotato, vero?”

“Beh si”

“Molto bene, parliamo di 18 centimetri giusto?”

“Credo di si, non ricordo con precisione”

“Dovremmo verificare perché sa qui non si scrive nulla che possa essere falso, lo sa giusto?”

“Certo”

“Bene…andiamo avanti…”

“Lei non utilizza farmaci giusto?”

“No…però dipende, prendo le aspirine…”

“No intendevo farmaci come il viagra”

“Assolutamente no”

“Molto bene, quindi è tutto frutto del suo vigore”

“Esatto”

“Molto bene”

“Qui leggo che a lei piace leccare le patatine vero?”

“Si, confermo”

“E a lei piace il sesso orale verso di lei?”

“Si si”

“Molto bene…allora lei lavorerà proprio qui, prenda il mio posto e cominci a lavorare col pc”

E se ne andò. Mah pensai…che starà combinando ora?

Tornò dopo un po’ con alcuni fogli in mano:

“Tutto bene?”

“Si si”

“Se ha bisogno di me mi contatti pure…”

“Va bene”

Divertito dalla situazione aprì google ed andai su un sito porno ed aprì uno dei miei video preferiti, e la chiamai.

“Mi scusi non riesco a sistemare questo file…ops, mi scusi questo non doveva vederlo…”

“Oh non si preoccupi, vediamo di cosa si tratta…”

Su di un divano una milf con maglia e pantaloni bianchi seduceva un giovane e poi lo masturbava mentre lui le succhiava i suoi bei capezzoli, dondolando spesso la ligua in mezzo ai due grandi meloni che si ritrovava.

“Mi scusi è così imbarazzante…”

“Ma no…guardi qui piuttosto, come mai è così gonfio qui?”

“Beh l’eccitazione…”

“Vero…visto che ci siamo misuriamo la lunghezza così posso confermare o meno i dati da lei scritti…”

Va bene…”

Mi aprì i pantaloni e cominciò a masturbarmi, dopo poco prese un righello da un tiretto e venne a misurarlo. 

“Ecco qui…18 cm e due millimetri…ha scritto la verità, complimenti”

“Sono sincero…”

“Che peccato però metterlo a posto ora, non crede?”

“Decisamente”

Si abbassò e cominciò a spompinare quella grossa cappella, la sua piccola bocca non riusciva nemmeno ed inglobarla completamente. Mi rilassai sulla sedia ed aprì le gambe.

Le sue mani sulle mie gambe si facevano strada ed i suoi occhi non si staccavano da me, avevo deciso di farle quegli occhiali completamente bianchi. Scese più giù e cominciò a succhiare le palle ed a masturbarmi.

Di lì a poco la feci alzare e cominciammo a pomiciare sulla sua scrivania, presi dal gioco appoggia il pc sulla sedia e feci cadere tutte le cianfrusaglie che aveva sopra e dopo averle tirato su la gonna e strappato le calze nel mezzo vidi che non aveva neanche mutande la troia, così le allargai le gambe e cominciai a leccarla per bene.

Distesa sulla sua scrivania godeva mantenendomi la testa sulla sua passera, era la classica scena da film hard. Mi bagnai un po’ il socio con la saliva e la penetrai con forza. Si aggrappò alla mia schiena e cominciò a godere sonoramente, era un lago ed avevo difficoltà a sentire il contatto con le sue pareti.

Volevo essere un po’ brutale con lei, così la distesi sulla scrivania e presi a scoparla con una mano sul suo petto e poi sul collo, colpendola con forza. Poco dopo, sempre con forza, la feci girare e cominciammo la tanto sognata pecora. Il freddo della scrivania le dava piacevoli sussulti.

Mi disse di fermarmi che voleva cavalcarmi sul letto, dopo un paio di minuti la sentì gridare più forte. Mi chiese come volessi venire e le dissi di continuare il suo lavoro di lingua precedente.

Dopo poco la feci alzare e le dissi che volevo baciarla, così mentre limonavamo con una mano masturbava il glande e con l’altra massaggiava le palle. Le dissi di non togliere la mano perché volevo venirle lì.

 

Così le venni in mano mentre lei continuava a sfregare la cappella, fu una bella venuta.

Dopo essersi sciacquata tornò al mio fianco e ci coprimmo con un lenzuolo.

Mentre tornavo soddisfatto a casa decisi di chiamare Sara, ma ovviamente non mi rispose.

 

 

Nei giorni appresso provai a contattarla per sms ma le sue risposte erano sempre secche e fredde, ogni volta che provavo a contattarla non rispondeva dicendomi per sms che era impegnata. Dopo un paio di situazioni simili non la contattai più.

 

Stava arrivando l’estate, il caldo si faceva sentire. Erano passate un paio di settimane da quando avevo sentito l’ultima volta Sara, pensai che forse lo stress per gli esami la stava martoriando, così provai a chiederle se avesse voluto venire a mare con noi domenica.

“No”

Dopo due giorni arrivò la domenica, ci organizzammo insieme anche ad altri amici e ci dirigemmo verso Ostia. La spiaggia non era delle migliori, ma purtroppo dovevamo accontentarci.

Sistemammo gli ombrelloni e dopo una mezz’oretta circa la vidi arrivare insieme agli altri.

“Ehi hai deciso di venire alla fine?”

“Si”

“Potevi dirmelo…”

“E perchè mai?”

“Ok…hai ragione…”

Scontrosissima. Ma quando tolse la maglietta e liberò il suo petto richiamò l’attenzione di cento metri quadri di spiaggia. Il costume bianco esaltava ancor di più il suo prosperoso seno, e la brasiliana sotto era un cono da mordere e leccare. Sapeva di essere eccezionale e la situazione la divertiva tantissimo.

Provai ad ignorarla. Lei parlava con un tipo nuovo del gruppo che non conoscevo e che nessuno si prodigò di farmi conoscere. Dopo un breve bagno tornai sotto il nostro ombrellone e lei con il tipo andarono in acqua. Dopo alcuni minuti tornò verso il nostro ombrellone e vidi che il suo costume bianco era completamente trasparente, così mi alzai ed andai verso di lei.

“Sara il costume è trasparente?”

“Ma fatti i cazzi tuoi tu”

“Ma dai, mettiti qualcosa no?”

“Ma mi spieghi che vuoi da me?”

“Scusami ma perché mi rispondi male?”

“Non ti rispondo male però non dirmi quello che devo o non devo fare…non credi?”

“Ok però hai qualcosa contro me…”

“Te lo assicuro, nulla, ma non fare così con me”

“Va bene…”

 

Che scontrosa.

Se ne tornò in acqua.

Tornai a sedermi e Mina mi guardava:

“Cosa c’è?” le chiesi

“Nulla perché?”

“Mi guardavi…”

“Non posso guardarti?”

“Certo ma pensavo volessi dirmi qualcosa”

“Perché fai il geloso con lei?”

“Non faccio il geloso però non sono modi di andare in giro quelli…”

“E a te che ti frega scusami?”

“Nulla hai ragione…”

“Se ti innervosisce questa cosa fatti qualche domanda tu, non farle agli altri”

 

E se ne andò in acqua.

Mi girai così per prendere il sole di spalle, dopo una decina di minuti circa trovai Mina seduta sotto l’ombrellone intenta a leggere un libro. Da sola. Mi girai verso il mare ma non c’era nessuno.

“Dov’è Sara?” le chiesi immediatamente.

Mina alzò gli occhi dal libro, mi guardò e mi disse di non saperlo. Sarà andata a farsi una passeggiata forse, forse verso il bar…Ecco. Cosa fare ora? Andare al bar? Ma soprattutto per dire o fare cosa poi? Solitamente sono uno che non muove un passo sulla spiaggia, se avessi chiesto a qualche amico di fare un giro sarebbe sembrato troppo sospetto.

Fortunatamente dopo poco li vidi arrivare, lei con il tipo. Feci finta di nulla e rimasi girato dall’altra parte.

Non appena arrivati cominciarono a raccontare strani episodi curiosi cercando di attirare l’attenzione di tutti e molto probabilmente anche la mia, ma io rimasi sempre di spalle.

Così Sara disse:

“Ho voglia di fare un bagno adesso, vieni?”

Mi girai di scatto perchè essendo molto vicina a me pensavo lo avesse chiesto proprio al sottoscritto, ma invece lo aveva chiesto al tipo.

“Volentieri” disse il tipo. 

“Con questo caldo e con la lunga camminata che abbiamo fatto ci vuole proprio…”

E se ne andarono sorridendo.

Come due pischelli percorsero i due metri di battigia e poi si tuffarono insieme.

Cominciarono a schizzarsi, si rincorrevano, nuotavano…

E con la scusa del nuoto si allontanarono ancor di più, io grazie ai miei occhiali da sole potevo seguirli senza esser scoperto ma ora la lontananza era davvero notevole.

Cominciarono a parlare uno di fronte all’altra. Lui non perdeva occasione per schizzarla o abbracciarla facendo finta di spingerla sott’acqua.

Cominciai ad innervosirmi.

Ad un certo punto lui l’abbracciò da dietro, ed immaginai che stesse strofinando l’uccello contro quel culo. Lei pareva tranquilla, ma mi chiedevo io: perché non reagiva? erano fidanzati? Poi mi sembrò di vedere uno scatto di Sara ed un successivo allontanamento, cosa era successo ora?

Cominciarono a tornare. Nel frattempo Mina era dietro gli ombrelloni che chiacchierava con un’amica, così Sara restò vicino alla battigia, dove l’acqua è bassa, mentre il tipo tornò vicino il mio ombrellone e raccontò ad Andrea, un amico in comune, quello che era successo, e cioè che avevano strusciato di brutto prima al bar e che in acqua lei lo aveva masturbato.

Che troia pensai, ma vaffanculo.

Tutti i ragazzi se ne andarono in acqua, io invece rimasi sotto l’ombrellone a leggere un po’ per cercare di mascherare la rabbia che in fondo avevo. Avevo già deciso di andarmene, con una scusa avrei preso il pullman e sarei tornato a Roma, non volevo più avere quella troia al mio fianco.

 

Tornò quindi Mina e le si avvicinò Sara:

“Ehi…non hai nulla da raccontarmi?” chiese Mina e Sara

“Cosa vuoi sapere impicciona?”

“Che tipo è?”

“E’ un ragazzo molto simpatico e diciamocela tutta, è proprio un gran bel ragazzo!”

 

Lo stava facendo apposta.

“Senti… ma quando siete andati prima al bar è successo qualcosa?”

“No ci siamo limitati a prendere un gelato, nulla di chè…”

“Dai raccontami tutto forza…”

“No dico davvero Mi, mi ha offerto un gelato ed è stato davvero un galantuomo”

 

Certo pensai io, proprio un galantuomo.

“Ci siamo seduti sul muretto in disparte perché tutti i tavoli con le sedie erano occupati e lui non smetteva un attimo di guardarmi, è stato carino”

“E non c’è stato nulla?”

“Beh…lui mi ha dato un bacio sulla guancia lì sul muretto, avrei tanto voluto ricambiare ma poi ho pensato che fosse ancora troppo presto…”

 

Troppo presto per cosa? pensai io.

“Ma dai un bacio, cosa vuoi che sia?”

“Ma si lo so, però…”

“Ascolta ma in acqua invece?”

“Sei una maledetta ahahahaha”

“Ahahahahaha”

“Allora…abbiamo fatto il bagno e basta”

“Dai…ho visto che ti abbracciava sempre…”

“Si, si è messo dietro di me e me lo ha appoggiato sul culo…”

“Oddio…”

“Già, così mi sono scostata e gli ho detto di finirla e di tornare a riva…”

 

Io, che nel frattempo avevo radunato le mie cose, sistemai la tracolla sulla spalla e dissi:

“Non è quello che lui ha raccontato” e me ne andai.

Arrivato sul pullman spensi il cellulare per evitare che Sara potesse chiamarmi.

Quando tornarono i miei amici a casa non mi trovarono perché mi ero già docciato ed una volta tornato inventai la scusa di un problema in laboratorio urgente (ebbene si, i laboratori sono sempre aperti all’università, chiudono solo nei giorni di ferragosto).

Lasciai il cellulare spento.

La notte non dormì, o meglio, dormì poco e feci anche sogni strani. Catastrofi imminenti ed io che salvavo Sara da tutto e da tutti…Mah.

Mi svegliai la mattina ancora più nervoso, pensavo a Sara e mi innervosivo ancora di più: come è possibile che una ragazza del genere avesse fatto quelle cose? Lei aveva raccontato la sua versione, ma io in testa avevo quello che aveva raccontato il tipo.

Quando accesi il cellulare trovai un messaggio di Sara, aveva provato a chiamarmi. Così lo spensi di nuovo ed andai in laboratorio. Era molto presto, stranamente ero in anticipo di molto sull’orario d’entrata. Pensai quindi di entrare in laboratorio e mettermi a giocare al pc, con un caffè al mio fianco ed una buona prima sigaretta.

Trovai subito Stefania che beveva il suo caffè:

“Cosa ci fai così presto qui? Cos’è successo? T’hanno buttato giù dal letto?”

“Certo…ahahah”

Si chinò per prendere il portatile dalla sua borsa, fu un attimo, pensai alla rabbia che avevo verso Sara e nello stesso tempo immaginai di trapanare nuovamente quel culo, così mi avvicinai di scatto e le abbassai i pantaloni.

“Ma sei impazzito? Oh?!”

La mia testa era già dentro il suo culo che cercava con la lingua la sua passera. Abbassai le mutande e cominciai a leccare.

“Ma fermo…cosa fai…viene qualcuno tra poco…può entrare il prof…oh…oh…”

Continuai a leccarla per bene sino a quando non mi alzai, mi tolsi pantaloni e mutande ed entrai con forza. Le misi una mano davanti alla bocca e la trapanai sui nostri strumenti. Non pensai neanche a farla venire, mi concentrai semplicemente per venire e dopo alcuni minuti esplosi per terra. Mi appoggiai sulla sua bella schiena liscia e profumata e poi ci risistemammo.

“Che bel buongiorno che m’hai dato…”

“Colpa tua, non puoi chinarti così nel mio laboratorio…”

“Ah…la colpa sarebbe mia, e senti un po’, da quando sarebbe diventato tuo il laboratorio?”

“Lo sarà vedrai…il prof vuole che me ne occupi io”

“Ma dai che combini sempre macelli qui…”

“Capita…”

“Ma smettila…”

 

Presi il mio caffè alla macchinetta e cominciai felice la mia giornata.

La mattinata procedeva nel migliore dei modi. Verso l’una, poco prima di pranzare, venne anche il prof che mi disse che domani gli avrei fatto da assistente all’esame. Insomma, piano piano stavo conquistando sempre più la sua fiducia.

Quando tornai il pomeriggio a casa dissi ai miei amici che avevo problemi con il mio telefonino per cui se avessero provato a chiamarmi non avrei potuto rispondere. Non so perché mi comportavo in quel modo, ma non volevo avere nessun contatto con Sara. 

Il giorno dopo ci fu l’esame, il prof divise gli studenti in tre gruppi: cinque al giorno.

Il primo giorno non ci fu nessuna tipa interessante, mentre il secondo giorno interrogai una stangona da paura. Purtroppo avrei voluto tanto bocciarla per poterla rivedere ancora ma, a parte gli scherzi, era davvero molto preparata. Il terzo giorno il prof lasciò solo me ad interrogare gli studenti e questo mi rese davvero orgoglioso.

Erano passati tre giorni dall’ultima volta che avevo acceso il telefono e sinceramente avevo già rimosso la stupida abitudine di controllare sempre il cellulare. Lo accesi per chiamare i miei e ci fu un’ondata pazzesca di sms su whattsapp e poi mi arrivò un altro messaggio da parte di Sara, stamattina aveva provato a chiamarmi. Spensi subito.

Rientrai dalla pausa pranzo e Stefania mi attendeva in laboratorio:

“Complimenti Luca”

(Si mi chiamo Luca)

“Grazie…”

“Il prof m’ha detto che te la sei cavata benissimo in questi giorni”

“Sono proprio contento”

“Anche io…vorrei proprio festeggiare stasera…”

“Ok sta bene…ma una birretta e basta che sono a corto di moneta…”

“Si si va bene”

Così la sera prendemmo una birra insieme e poi scopammo a casa sua. Il mattino seguente mi alzai prima per tornare a casa e cambiarmi, prima di andare all’Università. Il mio coinquilino Domenico mi disse che sabato sera saremmo dovuti uscire, e mi fece capire che c’era anche Sara e la sua comitiva, io dissi che sabato avevo una cena con i colleghi dell’Università e che quindi non sarei potuto andare.

Ovviamente non c’era nessuna cena, ma avevo deciso di staccarmi completamente da quella ragazza.

Chiesi a Stefania di uscire insieme sabato sera e lei ovviamente accettò. Passeggiammo per il centro e mi ritrovai spesso in sintonia con lei, non rappresentava la mia ragazza ideale ma caratterialmente ci andavo d’accordo. 

Poi mi chiese: 

“Com’è la tua ragazza ideale?”

“…”

Mi venne in mente Sara.

“Beh mi piacciono i capelli ondulati…magari scuri…mi piacciono belle formose, non troppo alte…”

“Mmm…(sorridendo) quindi io a parte per i capelli non rientro per nulla…”

“Mi piaci tu, ma se mi chiedi quella che ho sempre immaginato come mia ragazza ideale io ti dico Claudia Cardinale…classica bellezza romana…”

Rientrammo a casa sua e mi chiese di dormire con lei, sapevo che avremmo scopato nuovamente sul suo letto e, sinceramente, provai un po’  di noia.

“Vorrei tornare a casa Stefa…stasera non voglio rimanere”

“Come mai?”

“Non lo so…vorrei tornare a casa mia”

“Ok tranquillo…ci vediamo lunedì allora in lab!”

“Ok notte”

“Notte”

 

Cominciai a camminare verso casa mia.

Le vie del centro erano ancora zeppe di persone e mi ritrovai seduto sulle scalinate di piazza di Spagna…mi accesi una sigaretta.

Avevo in testa Sara da un po’.

Chissà cosa combinavano, chissà se ubriaca ballava in mezzo ad altre persone, chissà se mi pensava…

Accesi il telefono ed una valanga di altri messaggi invasero la schermata.

Decisi di leggerli tutti.

A parte i soliti gruppi di whattsapp non c’era nulla da parte di Sara, provai ad aprire il suo contatto e vidi che era online così lo spensi.

Rimasi lì seduto ad aspettare la notte, guardavo le persone che passavano ed immaginavo la loro vita.

Pensai che forse Stefania era rimasta male, per quello che le avevo detto e per il mio rifiuto, ma alla fine forse era meglio così, speravo restasse tutto così tra di noi e non ci fosse mai amore in mezzo.

Tornai a casa e c’era Domenico rientrato da poco:

“Dove sei stato?” mi chiese

“Con Stefania del lab”

“Ah solo Stefania…pensavo anche con altri”

“Si prima poi dopo cena siamo rimasti per una birretta e poi niente più”

“Come mai non sei rimasto da lei?”

“Non lo so, non mi andava molto…voi cosa avete fatto?”

“Localo scialbo…panino e patatine e qualche birretta di troppo, niente di che…”

“Chi eravate?”

“I soliti”

“Cioè?”

“Lu! chiedimi direttamente: c’era Sara?”

“Ok: c’era Sara?”

“Si”

“Che ha detto?”

“Nulla di interessante”

“Stava con qualcuno?”

“No, è stata sempre con il tel in mano”

“Il tipo di mare non c’era?”

“No no…pare ci siano già dei problemi con quello”

“Ah ok…va bene, notte dai”

“Notte”

 

La settimana successiva passò senza particolari interessanti, tra laboratorio ed esami a cui assistere,sino al venerdì, giorno in cui si presentò una nuova ragazza che avremmo dovuto accompagnare nel suo percorso in lab. Sofia era una ragazzetta di ventitre anni ma già molto vispa ed attiva. 

 

Capelli corti biondi ed un bel culetto attiravano l’attenzione di molti. Quello che mi piaceva di lei erano le labbra, belle grosse, labbra da baciare. Feci il simpatico ed il piacione per tutto il giorno, scoprì che non era fidanzata e le dissi subito quanto fosse carina, rimase di stucco ma mi fece un occhiolino. Intanto arrivò nuovamente il sabato sera e nonostante la notizia da parte di Domenico dell’uscita in gruppo rifiutai dicendo di aver nuovamente da fare con quelli del laboratorio.

 

Accesi il telefono e chiamai Sofia, chiedendole di uscire e lei accettò volentieri. Così presi la macchina ed uscì. Anche lei abitava in condominio insieme ad altre ragazze e quando entrò in macchina mi invase con il suo profumo alla vaniglia, aveva un semplice jeans ed una magliettina aderente, ma quelle labbra mi richiamavano in modo assurdo.

Dopo aver preso un panino dal paninaro ed aver camminato lungo i vari ponti di Roma andammo al Pincio.

Cominciammo a parlare di noi e delle nostre storie, e poi le dissi che l’avevo subito notata e che mi piaceva.

“Qual è la cosa che più ti piace di me?”

“Le tue labbra” le dissi

“Come mai?”

“Non lo so ma mi attirano”

Mi avvicinai e la baciai, dopo un paio di baci si scostò

“Non voglio…”

“Scusami”

“Ma non per te figurati, sei un bel ragazzo, sembri un bravo ragazzo, però ci conosciamo da ieri e ci stiamo già baciando, domani saremo a letto insieme?”

“Magari…”

“Smettila scemo!”

E mi diede un paio di schiaffetti per scherzare. Continuammo la passeggiata ma essendo a secco da più di una settimana ormai quel bacio mi stava risvegliando il mio socio. Arrivati sotto casa sua stava scendendo dalla macchina quando la fermai e la tirai di nuovo a me per baciarla.

Il bacio fu molto più intenso, le misi una mano dietro al collo e presi a baciarla con passione. Mi diede la buonanotte ed uscì.

I giorni appresso in lab furono un po’ particolari perché Stefania vedeva le mie attenzioni e la complicità con Sofia e cominciò a fare l’offesa. Le dissi di stare tranquilla e di non essere gelosa e lei mi disse:

“Andiamo di là (l’altro laboratorio chiuso che gestivamo solo noi) ho voglia di fare l’amore con te…”

“Andiamo”

Sapevo che stavo sbagliando ma non facevo l’amore da più di una settimana ormai. Cominciammo a baciarci ardentemente e dopo averla spogliata scopammo in piedi, lei si aggrappò alle mie spalle e sino a quando ce la feci la scopai in questo modo.

Sapeva che non avevamo molto tempo, così mi disse di sedermi sulla sedia che mi avrebbe cavalcato, era la posizione per lei più congeniale per venire e così dopo poco arrivarono tanti suoi sospiri, rimase abbracciata al mio collo e così lo uscì e lo misi tra i nostri due corpi adiacenti.

Così mentre mi baciava e leccava il collo cominciò a masturbarmi la cappella come solo lei sapeva fare, sapeva che mi sarebbe piaciuto venire nella sua mano ed infatti aumentò il ritmo e mentre massaggiava la cappella strofinava con l’altra mano l’asta, dopo poco la inondai di seme. Rimase così per alcuni secondi.

 

“Luca io credo di essermi innamorata di te”

“Stefa non era questo il nostro patto”

“Lo so…ma sapevo in cuor mio che prima o poi qualcuno si sarebbe fatto male”

“Stefa tu mi piaci molto lo sai, mi trovo bene con te, ma credo che l’amore sia altro”

“Già lo vedo da come mi guardi, per te sono solo sesso”

“Mi dispiace Stefa”

“Figurati…poi se continui pure a fare lo scemo con Sofia…” e mi diede un piccolo morso sul collo

“Ahahah…smettila dai”

“Devo farmi passare questa cotta che ho per te”

“Non so cosa dirti Stefa…o meglio, non posso dirti nulla per tirarti un po’ su…”

“Ma non sono triste, penso solo che forse non ho solo affetto per te e la mia è più paura, paura di star molto male dopo”

“Dimmi tu come comportarci in futuro, non voglio che stai male, lo sai che ti voglio un bene dell’anima e che sto benissimo con te”

“Dai tranquillo…dobbiamo essere naturali”

“va bene”

Mi diede un bacio e ci risistemammo.

 

Tornati nel lab principale accesi il mio tel ormai spento da giorni ma da Sara nulla.

Venerdì mattina Sofia mi disse se in serata voleva andare con i suoi amici in un locale ed accettai.

Erano tutti qualche annetto più piccoli di me, ma quando una troia è troia dalla nascita.

“Piacere Jessica”

“Piacere Luca”

Fu la prima a presentarsi e dal suo sguardo capì tante cose. Jessica aveva un balcone fioritissimo ma un po’ pienotta di culo, ma non importava, il culo grande mi piace. Capelli castani lunghi ondulati e tutto attillato con calzemaglie rosse aderenti che spuntavano da sotto il pantaloncino. Sofia mi parlò un po’ dei suoi amici ma di Jessica si limitò a dirmi l’essenziale.

Eravamo ancora in attesa che si liberasse il locale, per cui in piedi, ma Jessica si soffermava spesso sui miei occhi e sul mio pacco. Eravamo otto, per cui ci sistemammo tre e tre sui lati e due capotavola.

Stranamente Jessica si posizionò di fronte a me, i suoi occhi erano da vera troia e mi chiedevo nel frattempo come mai Sofia, che mi era accanto a capotavola, non mi avesse detto nulla di lei.

Cominciai a parlare di me a raccontare quello che facevo, avevo i loro occhi curiosi su di me, ma quelli di Jessica mi stavano facendo eccitare e non poco. La sala era scura per cui le luci soffuse non permettevano di vedere benissimo tutto. Cominciai a sentirmi urtare i piedi, una prima, una seconda volta, poi l’interno gamba, alla fine le calze rosse di Jessica erano sul mio pacco. Eccitato per la situazione cominciai a bere nervosamente mentre lei per nulla nervosa sorrideva anzi soddisfatta. Il suo piede massaggiava con calma il mio socio ed ero davvero nervosissimo perché impotente.

Dopo poco Jessica si alzò per andare in bagno, avrei tanto voluto seguirla, ma avevo paura che qualcuno si fosse accorto dei suoi sguardi così non mi alzai. Quando tornò passò dal mio lato e nel farlo appoggiò le sue mani sulla mia maglietta, passandoci sopra le unghie e l’ dovetti fare mille peripezie per spostarmi il socio di lato e non far vedere la grande erezione che avevo. Si sedette con un sorriso e riprese a mangiare.

Da lì ci spostammo verso un locale in centro dove si beveva in piedi al balcone, anche qui c’erano molte persone e le luci erano molto basse.

Eravamo quasi in cerchio a parlare, tutti molto vicini. Inizialmente al mio fianco c’era Sofia ed un suo amico, ma poi alcune persone ci passarono in mezzo e stranamente mi ritrovai con Jessica al mio fianco. I piccoli movimenti del ballo permettevano di toccarsi facilmente e lei infatti dopo poco mi appoggiò palesemente la mano sul pacco. Mi girai e le feci segnò di si con la testa, le volevo dire “Si bella mia, stasera sono proprio cazzi tuoi” e lei sorrise. Continuò a massaggiarlo sino a quando non ci spostammo di nuovo.

In tutto questo Sofia ballava divertita, non si era accorta davvero di nulla. Da qui capì che era ancora piccola. Una donna vede subito gli sguardi di un’altra donna verso il proprio uomo, o almeno è questo che l’esperienza mi ha portato a capire.

 

Avvicinati al balcone per fare un altro giro Jessica appoggiò tutto il suo balcone su di me e spingeva con una sua mano sul mio fianco. Doveva essere arsissima.

Mi girai verso di lei e le dissi:

“Appena accompagno Sofia a casa vengo a casa tua”

“(sorrise) Perché?”

“Perchè ti devo spiegare un po’ di cose…”

“Va bene”

“Dove abiti?”

“Io abito con Sofia”

Nooooo pensai, che sfortuna maledetta. Aspetta…e se fosse una trappola?

“Ma mi state incastrando?”

Rimase perplessa

“Assolutamente no”

“E perché le stai facendo questo?”

“Perchè me la deve pagare”

“E come facciamo ora a vederci?”

“Possiamo vederci anche un altro giorno no e ci organizziamo meglio”

“Non hai capito niente, io stasera ti devo far vedere le stelle”

“Ahahahahah ora ci pensiamo…”

Tornammo verso il gruppo e rimanemmo a parlare insieme agli altri pensando a come fare.

Potevo farla venire a casa mia ma Sofia non vedendola rientrare insieme a lei avrebbe potuto sospettare qualcosa, ed anche a casa sua era un problema perché il rumore in camera sua sarebbe stato eloquente per non parlare della modalità di fuga da attuare poi…

Cominciai a pensare che il bagno del locale sarebbe stato la nostra camera da letto.

Mi avvicinai a Jessica e le dissi di andarsene verso il bagno che sarei venuto tra poco. A Sofia dissi che avevo intravisto un mio amico e che sarei andato un po’ da lui, lei per nulla infastidita continuò a ballare con i suoi amici.

Davanti al Bagno trovai Jessica, le dissi di entrare in quello delle donne, almeno sarebbe stato più pulito. Una volta entrati vidi che c’erano ragazze così chiesi scusa ed aspettai fuori, una volta uscite Jessica mi fece segno di entrare. 

La presi subito con forza contro la porta, le nostre lingue scopavano in modo osceno e la mia mano aveva già massaggiato per bene il suo grande davanzale, ci spostammo nell’ultima cabina e riprendemmo a limonare con voglia, tutti e due volevamo scopare.

Abbassai con rapidità i suoi pantaloncini e le calze che aveva, cominciai a strofinarle forte la mia mano sulla sua passera mentre ancora la baciavo con passione, prima però di penetrarla volevo che me lo leccasse un po’ così mi staccai da lei e con decisione la accompagnai giù.

Staccai cinta e scesi subito la zip e liberai il mio socio:

“Wow…”

“Inzuppamelo bene forza”

Che bel pompino, la sua grande bocca era davvero l’ideale per le pompe. La troia gustava sino in fondo il mio socio nella sua bocca ed il rumore di risucchio che emetteva era musica per le mie orecchie. Se lo avvitò per un po’ in bocca incurante delle persone e de rumori che si sentivano nel bagno antistante. Stavo godendo da paura, così la alzai e scostando le mutande la penetrai con forza.

 

Con la sua gamba appoggiata sul cesso spingevo l’uccello dentro la sua passera con forza e nel frattempo anche le nostre lingue erano impegnate a scopare. Le mie mani trattenevano e spingevano verso di me quel grande culo che aveva e lei si faceva guidare dai miei movimenti. Dopo alcuni minuti la feci girare e cominciammo una pecora in piedi, la feci un po’ alzare e mantenendomi ad i suoi grandi meloni ancora trattenuti presi a scoparla con forza. Mi attaccai a lei e con forza venni uscendolo e spremendolo sulle sue gambe e per terra. 

“Peccato ci sia stato il bagno come ambiente…”

“Lo so…ma non so davvero come fare per stare da soli, a meno che non affitti una stanza in qualche albergo…”

“Ma dai, è ridicolo…”

“Stai sicura che prima o poi qualcosa accadrà”

 

Tornammo in pista, prima lei e poi io e nessuno s’accorse di nulla.

Accompagnai a casa Sofia quella sera e salì ovviamente anche Jessica con lei e ci augurammo tutti una buonanotte.

 

Il lunedì mattina in lab ci ritrovammo io, Sofia e Stefania. Prendemmo il caffè e cominciammo a lavorare. Dopo circa una mezz’oretta, Sofia venne al mio fianco, e cominciò a parlare della serata passata, che si era divertita,ecc ecc. Poi aggiunse:

“Ah…ti saluta Jessica”

“Grazie ricambia”

“Ti sta simpatica?”

“Si…perché?”

“Non lo so, a me pare strana, o meglio per me è una zoccola per cui mi sta poco simpatica”

“Beh questo non lo so io, però per quel poco che l’ho conosciuta mi sembra ok”

“E’ strana però…”

“Forse si…ma studia?”

“Si ma non come noi, cioè io vengo ogni giorno qui in lab, le altre due sono sempre in Uni a studiare, cioè lei rimane sola tutto il giorno sempre dentro casa…boh…”

Un fulmine a ciel sereno.

Finì immediatamente quello che avevo da fare e con una scusa uscì dal laboratorio, andai dal prof e dissi che scappavo a casa perché era venuto il tecnico della caldaia.

Mi fiondai immediatamente a casa di Sofia, trovai il cancello aperto e salì le scale del condominio. 

Suonai al campanello ed alla porta mi aprì Jessica:

 

“Lo sapevo che saresti venuto”

Presi con forza Jessica sulla porta e la spinsi verso il corridoio.

 

Cominciammo a baciarci con forza e con una voglia assurda, le sue calde labbrava cercavano di trattenere le mie e leccavano quando potevano tutto ciò che capitasse a tiro.

Indicò la sua stanza e ci buttammo sul letto a limonare, mi distese sul letto e da vera professionista cominciò a spogliarmi, mi tolse la maglietta e quindi la magliettina interna e poi prese a leccare i capezzoli piccoli ma già molto duri.

Staccò la cintura ed abbassò i pantaloni sino a ritrovarsi con le mutande vicino al viso.

Se lo strofinava sopra e mi faceva morire, con le sue unghie poi disegnava sul mio socio linee immaginarie che mi stavano facendo venire.

 

Così si alzò e sempre seduta su di me sfilò la sua maglietta, non aveva reggiseno, ed il suo seno era davvero grande. La mia lingua era già lì a leccare quelle grandi aureole.

Era una professionista, si vedeva, non perse tempo. Bagnò con cura maniacale il mio pisello e cominciò immediatamente a cavalcarlo, come una forsennata si agitava cercando di farlo entrare tutto dentro.

Mi tirava i peli del petto e graffiava quanto poteva, io cercavo di schiaffeggiarle quel culone che si ritrovava. Mi stava letteralmente scopando.

Si abbassò e mi donò tutta la sua potenza, il suo seno in faccia era meraviglioso.

Essendo in carne aveva una pelle molto morbida e buona, mi offriva i suoi capezzoli vogliosi e nel frattempo continuava a cavalcare.

 

Dopo poco mi alzai e la trapanai da dietro, il suo bel culone caldo era un toccasana per la mia pancia appoggiata completamente su di esso. Le gambe combaciavano perfettamente e nel frattempo la stantuffavo con forza leccandole quando potevo la schiena.

La feci alzare e sempre alla pecora presi a scoparla, tenevo con una mano i suoi bei capelli e la tiravo a me. Quel rumore della pelle che urtava con altra pelle era magnifico.

 

Godeva tanto, e non aveva la minima paura che qualcuno potesse sentirla, gridava senza freni. Era una vera professionista.

Si staccò e girandosi mi travolse con impeto, cademmo sempre sul letto, lei era completamente sopra me e non la smetteva di baciarmi, mentre con una mano masturbava il mio socio.

La girai sul lato e scopammo alla missionaria, semplice ed efficace, la migliore senza dubbio.

Mi prese il culo dopo poco e se lo spinse con forza dentro di se, sino a quando non esplose. Le sue mani esploravano i miei capelli e la sua lingua leccava quanto poteva la mia faccia e il mio collo.

 

Le dissi così che volevo scoparmi le sue tettone così mi sistemai su di lei e presi a scoparla. Il mio socio era sparito, a mala pena si intravedeva il glande. La facevo leccare e poi tornavo a strusciarmi nel solco, glielo donavo e poi glielo toglievo.

 

Non ci volle molto che lo presi in mano e cominciai a masturbarmi su di lei mentre lei non aveva smesso di sgrillettarsi un attimo.

“Vienimi in faccia…”

“Tutto quello che vuoi amore mio…” le dissi, è il sogno di chiunque venire in faccia.

Masturbai con forza sino a quando non esplosi anche io, fu meraviglioso farle la faccia bianca. Glielo lasciai in bocca e lei per nulla infastidita continuò a leccarlo con voglia ed a sgrillettarsi.

 

Mi accasciai sul letto e lei come se nulla fosse continuava a leccare e succhiare le ultime gocce, se lo passava sul viso e raccogliendo il seme lo riportava in bocca. Che meravigliosa visione. Era proprio una professionista.

 

Ogni tanto gemeva, era proprio una gran troia questa, con le dita nella passera godeva e piagnucolava.

Le chiesi dove fosse il bagno, mi era venuta voglia di pisciare.

 

“Perché vai in bagno…?”

“Come sarebbe…?”

“Ti ho fatto una domanda: perché vai in bagno?”

“Scusami dove dovrei pisciare?”

“…” sguardo da porca.

“…” sguardo mio in attesa.

“…pisciami in faccia…”

“EH?!”

“Hai capito bene…voglio che mi pisci in faccia…”

 

Persi tutto l’eros e la voglia che avevo di riscoparla in quel momento, pensai a quello che aveva combinato in passato questa troia, e che schifo che mi facevo.

Rimasi qualche secondo a guardarla come un ebete.

 

“Non vuoi pisciarmi in faccia?”

“Beh sinceramente non l’ho mai fatto e non so se sia una cosa bella o meno…”

“Io lo vorrei…anzi lo voglio…sbrigati…”

 

Ed aumentò il ritmo del suo sgrillettamento. Mi misi sopra di lei ed allungai il pisello verso il suo viso.

 

“Sporcheremo le lenzuola…”

“Fanculo le lenzuola, dammi questa pioggia d’orata…”

 

Che schifo pensai.

 

Chiusi gli occhi e mi concentrai. Guardai per un attimo lei, era felice di ricevere tutto quello schifo sul suo viso, aveva la bocca chiusa ed aspettava vogliosa.

 

Ci misi un po’, ma alla fine cominciai a pisciare e sinceramente mi piacque molto. Il suo viso accoglieva tutto il flusso e spesso apriva la bocca per riceverne un po’ in bocca. Mentre stavo per finire venne godendo e gemendo in maniera molto provocante e mi eccitai pure ma lo schifo che avevo visto mi aveva disgustato. Mi chiese di venire sotto la doccia con lei, fui molto combattuto ma alla fine rifiutai.

 

“Peccato…avrei tanto voluto succhiartelo ancora…”

 

E se ne andò verso il bagno, sentì aprire l’acqua e cominciare la doccia.

Ero molto combattuto, volevo andarmene, ma alla fine un pompino è sempre un pompino.

Entrai in bagno.

“Lo sapevo che non avresti resistito…i maschi quando sentono la parola “pompino” escono fuori di testa…”

Aprì la tenda della vasca ed entrai, mi sedetti sul bordo ed aumentai il getto d’acqua bollente.

Aprì le mie gambe e le dissi:

“Sbrigati”

Lei per nulla infastidita, ma anzi divertita, prese a leccarlo con voglia accucciata sul fondo della vasca tra le mie gambe.

 

Avrei tanto voluto scoparla di nuovo ma non mi toglievo dalla testa lo schifo di prima. Venni poco dopo ed ovviamente raccolse tutto in bocca per poi mandarlo giù. Fu molto bello, le diedi una carezza e le dissi che scappavo.

 

“Ma come? non mi aspetti? avevo ancora voglia di te…”

“Scusami ma ho lasciato il prof in sede d’esame per venire da te, non posso saltarmela completamente, altrimenti rischio qualcosa!”

 

Balla clamorosa.

 

“Ok…non perderti però…”

“Certo…”

 

Col cavolo che ti avrei cercata. Tornai a casa disgustatissimo. Non mi vergogno a dire che appena entrato in bagno ebbi anche dei conati di vomito. Poi sotto la doccia mi lavai più e più volte per un paio d’ore ed alla fine uscì soddisfatto.

 

Passarono dei giorni, ma avevo ancora lo schifo in me. La cosa era stata senza dubbio eccitante, ma l’idea di aver toccato e leccato la sua pelle mi faceva letteralmente schifo.

Si arrivò al venerdì e Domenico prima di uscire la mattina da casa mi disse: 

“Lu stasera sei dei nostri, ok?”

“Si ok…” dissi senza pensarci sopra.

 

Quando arrivai in laboratorio mi trovai Sara che aspettava seduta sugli scalini della porta del terrazzino che avevamo affianco al laboratorio. Cominciai a percorrere il lungo corridoio che mi avrebbe portato davanti a lei. Era bellissima, senza alcun dubbio. Alzò i suoi occhi verso di me e si alzò in piedi.

 

Mi sorrise.

 

“Ciao Lu…”

“Ciao” dissi io ed entrai in laboratorio chiudendo la porta alle mie spalle.

Ancora oggi non so perché ho fatto una cosa del genere. L’avevo lasciata di sale lì ed i suoi occhi mi avevano colpito fin in fondo. Non volevo parlarle ma in fondo stavo morendo dietro la porta. Mi appoggiai ad essa, sospirai, abbassai il capo. Il mio stupido orgoglio aveva avuto il sopravvento.

Dopo alcuni secondi sentì raccogliere le sue cose ed allontanarsi.

Passai l’intera mattinata a pensarci su, per pranzo dissi a Stefania di prendermi un panino e di portarmelo qui perché non avevo voglia di uscire. Arrivai a casa e pensai di fare una doccia e starmene a letto a vedere qualche film al pc ma Domenico mi ricordò che c’era l’uscita stasera.

A malincuore accettai.

Non dissi una parola per tutto il tragitto e quando arrivammo al locale vidi anche Sara ed i suoi amici. Rimasi per alcuni secondi a guardarla e poi entrai nel locale. Ci sedemmo distanti e cercai di non incrociare mai i suoi occhi. 

Ad un certo punto mi alzai per fumare e vidi con la coda dell’occhio che anche lei si stava alzando così dissi a due altri miei amici di uscire con me. Anche lei uscì con una sua amica e Mina.

Eravamo vicini ma cercai subito di finire e rientrare, non volevo assolutamente poter stare con lei.

Mi sentivo stranamente a disagio, erano tornati i problemi adolescenziali, era tornato il tremore, le palpitazioni, le farfalle nello stomaco, ecc ecc.

 

Dopo una mezz’oretta Domenico mi fece segno che qualche tavolino più in là due ragazze erano sole e guardavano dalla nostra parte, così mi fece segno di andare con lui. Mi alzai e lo seguì.

 

Con incredibile maestria, il mio amico in meno di dieci minuti riuscì a convincerle.

“Andiamo a prenderci qualcosa da bere in un altro posto?”

“Volentieri”

Ed andammo via.

Le due ragazze erano tutte e due 19enni e si vedeva lontano un miglio che di esperienza ne avevano pochissima. Mentre Domenico guidava con la tipa affianco e chiacchierava io d’stinto mi buttai per baciare la tipa ma mi respinse chiedendomi cosa stessi facendo. Insomma mi fece fare una bella figura di merda.

 

Arrivati al bar bevemmo qualcosa e poi camminammo un po’ per le stradine limitrofe.

 

“Sono stanca io, ce ne andiamo a casa?”

“Ma io non sono stanca, ora ti accompagna Luca a casa, vero Lu?”

“Va bene” dissi io.

“Ok…”

“Ciao a tutti”

“Ciao”

 

Fortunatamente abitava nelle vicinanze per cui poco dopo arrivammo nei pressi di casa sua.

“Scusami per prima, sono stata sgarbata”

“No scusami tu, mi sono buttato e giustamente mi hai respinto”

“Non volevo respingerti, è solo che Luana parla troppo e se mi avesse visto baciarti già in macchina sarebbe successo un macello”

“Un macello con chi?”

“Siamo cugine, lei lo avrebbe raccontato a sua madre, mia zia cioè, e quindi lo avrebbe saputo mia madre…sai che palle poi…”

“Vabbe ma siete grandi”

“See capirai, lei è così, lo fa perchè le piace pettegolare, poi da na cosa piccola ci costruisce sopra l’impossibile, così avevo pensato di andarcene da soli”

Sorrisi.

Mi avvicinai e cominciammo a baciarci appoggiati ad un muretto.

Volevo scopare ma a casa sua c’erano i suoi così mi portò nel piccolo parco vicino casa sua e ci sedemmo su di una panchina.

Cominciammo a limonare. Valeria, così si chiamava, era carina, ma nulla di più. 

Provai a metterle le mani sotto la maglia ma niente da fare, cominciai a toccarla giù e mi tolsi la mano.

“Che fai Vale?”

“No che fai tu!”

“Non mi sembra di esagerare…”

“Ah no…tu al tuo primo appuntamento fai sempre questo? Lo sapevo che non dovevo baciarti…”

“Ma dai…”

Ripresi a baciarla e volevo che mi toccasse così le presi la mano e gliela portai sul mio socio. Ma lei non voleva sapere di fare nulla, anzi si alzò e disse che voleva andare a casa. Così con il socio in tiro la accompagnai e bestemmiando come un turco me ne tornai a casa in attesa di una sega.

 

Ma sotto casa mia, con mia grande sorpresa c’era Sara ad aspettarmi.

Ma sotto casa mia, con mia grande sorpresa c’era Sara ad aspettarmi.

 

“Perchè ti comporti così?”

“Così come?”

“Così…con me!”

“…”

“Non ne posso più di questa situazione, tu chi mi ignori, che mi eviti, che non ti fermi a parlarmi…”

“Non mi va punto e basta”

“E’ per la storia di mare? Guarda che…”

“Non mi interessa nulla”

“Ti giuro non capisco perché tu faccia l’incazzato…credimi”

“Ma quale incazzato, non voglio avere a che fare con te, mi sembra logico”

“Ah davvero? Scusami il disturbo”

 

E se ne andò.

Salì le scale e dopo la sega consolatrice mi misi a letto. Dopo alcuni minuti mi arrivò un messaggio:

 

“Sei proprio un coglione. Mina”

 

Passarono i giorni ed il caldo ci stava ammazzando, così decidemmo di andare al mare,questa volta però andammo in quattro, senza Sara e le altre.

Dopo un po’ incontrai Stefania, la mia scopamica di laboratorio, in compagnia di una sua amica, una grandissima fregna tra l’altro. A differenza di Stefania era più alta, seno più pronunciato e due belle gambe muscolose come piacciono a me.

 

“Piacere Luca”

“Piacere Azzurra”

 

La chimica è imprevedibile, si percepì subito qualcosa nell’aria.

 

“Sei tu quindi il famoso Luca di cui parla sempre Stefania…”

“Ahahahah già…”

 

I suoi sguardi erano strani, più intensi. Stefania giocava e rideva insieme a noi, ma Azzurra si limitava ad osservare.

 

“Andiamo al bar al fresco?”

“Si si…”

 

E ci incamminammo verso il bar. Azzurra ormai non diceva una parola da tempo, il suo silenzio stava diventando imbarazzante. Seduti al bar prendemmo un ghiacciolo ciascuno e Domenico, era venuto lui con noi, si alzò insieme a Stefania per mettere una canzone al jukebox moderno.

 

“Andiamo in acqua?” mi chiese Azzurra

“Aspettiamo loro no? Sembrerà scortese…”

“Ok come vuoi…”

 

Finito il ghiacciolo e la canzone andammo in acqua, ma non dalla spiaggia ma dagli scogli, praticamente eravamo solo noi in quella zona. 

In acqua cominciammo a ridere e scherzare ma come sempre Azzurra era in silenzio. D’istinto Stefania, per gioco, mi abbracciò in seguito ad una mia considerazione sul nostro lavoro in lab, ed Azzurra guardò con insistenza le mie mani sulla schiena di Stefania.

 

Tornammo così verso i nostri ombrelloni e subito Domenico e Stefania si sfidarono a racchettoni sul bagnosciuga. 

 

“Devo tornare la bar, ho dimenticato gli occhiali” disse Azzurra.

“Dai ti accompagno” le dissi io.

 

Avvisata Stefania ci incamminammo. Arrivati al bar si diresse verso il nostro tavolino ma non c’era più nulla. Controlliamo vicino gli scogli mi disse, ma anche lì non trovammo nulla.

 

“Ti spiace se facciamo un salto a casa mia? ora non ricordo se sono uscita con gli occhiali o senza?”

“Hai la casa qui a mare?”

“Si si…”

 

Sotto il sole che picchiava ci dirigemmo verso casa sua ed entrammo in una piccola pineta, almeno pensai, saremo al fresco. Mi tirò verso un’entrata in un muretto e mi prese a baciare con decisione.

 

“Ma che fai?”

“Non vuoi?”

“Certo che voglio, ma Stefania…”

“Fanculo Stefania…mi ha rotto i coglioni per mesi parlandomi di te, di come scopi, di quanto gode, ecc ecc.”

 

Riprendemmo a limonare di brutto ed a simulare il rapporto in piedi. Mi abbassai il costume per ricevere un pompino ma mi tolse d’istinto la mano sulla sua spalla e cominciò a masturbarlo in piedi.

Dopo poco scostò il suo costume e mise la sua mano dietro la mia spalla.

Cominciai a sfondarla per bene.

 

Con le mani aggrappate alle mie spalle si attorcigliò a me e cominciò ad ansimare più forte. Scopammo per alcuni minuti ma la posizione non era delle migliori, così mi sedetti sul muretto e la feci sedere su di me.

 

La cavalcatura era anche qui scomoda ma Azzurra voleva venire e subito pure; affondò le sue unghie nella mia pelle e pensai fosse venuta. Ora toccava a me, scese e cercai di portarla giù.

 

“Forse non hai capito che non ti faccio nessun pompino”

“Mi piacerebbe però…”

“Ma a me fa schifo, accontentati di altro…”

 

Colpito nell’orgoglio la girai di colpo e dopo una breve pecora venni sulla sua bella spalla.

 

“Aveva ragione Stefania, scopi bene…ma ci sarebbe voluto un letto…”

“…ed un bel pompino soprattutto!”

“Ma sei fissato con le pompe!”

“Ovvio…”

“Stefania te lo succhiava?”

“Certo”

“Hai capito la santerellina…e magari le piaceva pure…”

“Beh credo di si…”

“E a te piaceva?”

“Naturalmente, come fa a non piacerti un pompino? Poi Stefania è brava”

“Senza parole davvero…”

“Vabbe ma è una cosa normale…”

“Per voi, per me no, mi fa schifo…”

“Non sai che ti perdi…ed il sesso orale nei tuoi confronti?”

“Mai provato…”

“Lo vedi? E’ per questo allora…la prossima volta vedrò di leccarti per bene…”

“Vedremo se te lo lascerò fare…”

 

Tornammo in spiaggia e tutto sembrava normale. Salutammo dopo poco le due ragazze e Domenico mi chiamò in disparte.

 

“Lu devo confessarti una cosa…”

“Dimmi…”

“C’è stato qualcosa con Stefania…”

“Embè!? Io mi so scopato Azzurra!”

“Ahahahahahah”

“Ahahahahahah”

“Mi stavo facendo mille pippe mentali…”

“Tranquillo…cosa avete fatto?”

“In acqua è successo tutto, eravamo completamente sudati dopo la racchettata e abbiamo cominciato a giocare con l’acqua…ci siamo avvicinati…ci siamo toccati…una pomiciata in acqua…”

“Nessun problema Dome, davvero…”

“E tu?”

“Scopata sul muretto veloce veloce…ma niente pompino”

“Ma sei fissato coi pompini!”

“Ma chi non è fissato dai!?”

 

 

In prima serata mi arrivò un messaggio da Azzurra:

 

“Ti va se stasera ci facciamo un giro in macchina? passo io…”

“Ti aspetto alle 9, sai dove abito?”

“Si si…Stefy mi ha detto tutto”

“A dopo”

 

 

Alle nove Azzurra era giù nella sua bella grande punto.

 

“Allora…come mai questa tua uscita?”

“Così per parlare…oggi abbiamo solo sudato e parlato poco, stasera potremmo conoscerci meglio…”

“Dai fai la seria, cosa vuoi da me?”

“Voglio che me la lecchi come hai detto”

“Brava…andiamo in un posto appartato”

 

Trovato un piccolo parcheggio ci appartammo.

 

“Sia chiaro non voglio giacere con te…voglio solo provare la tua lingua…”

 

Cominciammo a limonare di brutto, poi piano piano le alzai la gonnellina e cominciai a toccarle le mutandine già completamente umide.

 

Portai il sedile dietro e lo abbassai…la feci distendere e cominciai a limonare con la sua patatina.

Si vedeva che era la prima volta, era completamente impacciata, rossa per la vergogna e completamente tremante.

 

La mia lingua leccava e succhiava e lei non sapeva più dove mettere le mani, dopo poco capì che poteva tenermi la testa, così cominciò a spingermi dentro di lei. Quando usai anche le dita oltre la lingua venne copiosamente, venne tanto, troppo!

 

Imbrattò completamente il sedile di suoi umori. Però era bella, tutta rossa in viso, tutta sudata.

Mi alzai e ci baciammo con passione.

 

“Non ho mai goduto così tanto…davvero…mi è piaciuto tantissimo…sei stato bravissimo…credo di aver raggiunto un orgasmo mai toccato prima d’ora…”

“Eh lo so…sono bravo!”

“Ma smettila…”

“Ahahahahah”

“Vuoi che ti tocchi io ora?”

“No voglio un tuo pompino…”

“Nooo…non mi piace…non voglio…”

“Pensi che a me piace andare giù da te? (si lo adoro!) lo faccio perché so che ti piace!”

“Ma a me fa schifo davvero!”

“Se non provi come fai a saperlo?”

“Ma già la puzza che si sente! Che schifo!”

“Ascolta…ho una cosa che potrebbe aiutarti…”

 

Dalla tasca uscì un piccolo tubetto di gel profumato alla fragola.

 

“Ora mi spalmo sopra questo gel e vedrai che non sentirai nessuna puzza”

“…”

 

Uscì il mio socio completamente in tiro e spalmai per bene il gel.

 

Lei come ipnotizzata si abbassò e lo prese in mano. I suoi occhi imploranti erano davvero sensualissimi.

 

“Forza leccamelo!”

 

L’ordine fu recepito. Cominciò a leccarlo e ci prese gusto. Su e giù senza mai fermarsi.

 

“Brava…lo vedi che sei proprio brava…”

 

Felice per i complimenti aumentò il ritmo.

 

“Muovi la mano su e giù,avvitatelo in bocca e poi chiudi la bocca e succhia tutto…brava si…”

 

Ormai era mia.

 

Presi il mio cellulare.

 

“Voglio farti un video…”

“Noo…non voglio…”

“Stai zitta e succhia…”

“Se lo fai vedere a qualcuno mio padre ti ammazza e poi ammazza me…”

“Tranquilla…lo tengo solo per me…per pensarti quando sei lontana…”

 

Partì con il video e cominciai a darle alcune dritte.

 

“Forza fammi vedere come te lo lecchi…brava si…così…leccalo come un gelato…brava…avvitatelo 

 

intanto…forza…tutto dentro la tua bocca…tutto deve entrare…”

“Ma non ce la faccio…”

“Non parlare…lecca e basta…andiamo…leccami le palle…mettitele in bocca…si…brava…masturbami la capocchia…brava così…sto venendo…prendilo in bocca…”

“Non voglio che mi vieni in bocca…”

“Apri la bocca che sto venendo…”

 

Ormai era mia, aprì la bocca e le spruzzai tutto il seme dentro. Rimase immobile con la bocca chiusa. 

 

Le aprì lo sportello e la feci sputare, più e più volte.

 

“Che schifo…”

“Dai…è dolce non fa schifo…”

“Lo so…ma se ci penso che esce da là mi fa schifo…”

“Pensa che è il mio seme…che è mio…che ero tutto tuo…”

 

E cominciai a baciarla con passione. 

 

“Fammi vedere il video che mi hai fatto.”

“Tieni tutto tuo…”

 

Con malizia ed un piccolo sorriso guardò il video.

 

“Sono brava…”

“Si…sei brava…”

 

Provai a leccarle il collo e farla eccitare di nuovo ma mi disse basta.

Io mi ero nuovamente eccitato.

 

Mentre salivo le scale del mio palazzo incrociai Stefania che scendeva:

 

“E tu cosa ci fai qui?”

“Sono uscita con Domenico…ti spiace?”

“No no…pensa che io ero con Azzurra”

“Quella stronza non m’ha detto niente”

“Ma con Domenico sei uscita o siete rimasti a casa?”

“Cosa me lo chiedi a fare? Tanto ora vi racconterete tutto!”

“Ma no…siamo discreti noi…”

“Certo…a domani”

“Buonanotte”

 

Entrai dentro casa e vidi che era già a letto:

 

“Ti ha massacrato?”

“Si…non scopavo così da anni, scusa ma sono distrutto”

“Ahahahahah Dilettante! Ahahahahah”

“Smettila…non sei arrabbiato quindi…”

“Ma no te l’ho detto, siamo amici, scopavamo, ma niente di che…”

“Meglio così, notte”

“Notte”

 

Mi sistemai comodo sul mio letto ed accompagnai una bella sega con il video di Azzurra che me lo succhiava.

 

Nei giorni successivi Stefania sembrava molto felice, e sinceramente ero contento per lei. Con Sofia era tutto finito in una bolla di sapone, i rapporti si erano subito raffreddati.

Jessica aveva più volte chiesto a Sofia di mandarmi i suoi saluti ed io sempre molto freddo avevo comunque risposto.

 

Terminato il mio pranzo uscì sul terrazzino per fumare e vidi Stefania che tornava con Azzurra verso il nostro lab. Azzurra in magliettina aderente e pantaloncini corti attirava l’attenzione di tutti i passanti.

 

“Ehi…che ci fai qui?”

“Ciao…ero passata a salutarti”

 

Mi salutò con un bacio sulla guancia.

 

“Vi lascio io che ho molto lavoro da fare! Non come te fannullone!

“Ahahahah certo certo…”

 

Rimasi solo con Azzurra.

 

“Allora…cosa sei venuta a fare?”

“Ho telefonato a Stefania poichè ero nei pressi dell’Uni e mi ha invitato per un caffè, poi mi ha detto che eri qui e son voluta venire”

“Per…”

“Cosa…”

“Per fare cosa…”

“Perchè c’ho voglia…”

“Vuoi vedere il video?”

“Si…”

“Vedi come sei brava?”

“Si…andiamo in bagno?”

“No…vieni qui dietro, me lo succhierai qui”

“Ma qui ci vedono!”

“Non qui dietro, tranquilla”

 

Entrammo nello stanzino della caldaia che avevamo sul terrazzino ed al riparo da occhi indiscreti scese giù e cominciò a menarmelo.

 

“Hai visto che alla fine sono riuscito a convincerti?”

“Già…”

 

La capocchia sparì nella sua bocca, dopo alcuni minuti cominciai a scoparla sino a soffocarla e poi mi spostai per venire.

 

“Ma ti stavi toccando?”

“Si…sono venuta anche…”

“Che monellaccia che sei…”

 

Si alzò e mi diede un bacio.

 

“Ora devo andare che come ha detto Stefania abbiamo un sacco di cose da fare”

“Si si scappo pure io…tanto quello che volevo fare l’ho fatto…”

“Sei proprio una bella porcellina…”

“Già…mi hai trasformato…”

“Ciao bella…”

“Ciao bonazzo…”

“Eh…esagerata…”

“Mi hai fatto venire voglia a guardarti da dietro…”

 

Si avvicinò e prese a baciarmi di nuovo.

 

“Vuoi scopare qui?” le chiesi.

“No…io voglio fare l’amore,non voglio scopare”

 

Pure questa si era invaghita! No!

 

“Azzurrina…che cosa stai pensando ora?”

“In che senso?”

“Parlo di noi…”

“Nulla…mi piace fare l’amore con te…”

“Io non voglio un rapporto serio, voglio essere chiaro con te, mi sembri una brava ragazza e non voglio prenderti in giro”

“Ma anche a me sta bene questa cosa, sia chiaro”

“Non voglio però che possa cambiare qualcosa…o meglio, se cambierà qualcosa per entrambi va benissimo,ma non voglio che ci siano strane allusioni e cose varie…”

“Ma di cosa parli?”

“Non voglio che ti innamori di me!”

 

“Stai tranquillo Luchino…mi piaci, mi piace fare l’amore con te ed ho sottolineato la parola amore perchè non mi piace il termine scopare…mi sa di troia, io prima di te ho avuto solo due ragazzi e come ben sai sei pure il primo con cui ho sperimentato altre cose.”

“Perchè con me?”

“Perchè mi hai colpito, mi hai preso, non so…credo sia chimica, non avrei mai pensato di fare quello che abbiamo fatto insieme…ma forse per cambiare dovevi arrivare tu.”

“Ovvio…”

“Ora non ti montare la testa, sei una gran bel ragazzo senza dubbio…”

“Continua pure…”

“Vai a lavorare dai…magari ci sentiamo stasera”

“Va bene…comunque voglio farti vedere che ti rispetto e che non mi prendo gioco di te…ecco, ho cancellato il video.”

“Perché?”

“Perché non vorrei pensassi quello che t’ho detto prima, non ti prendo in giro, ho, ripeto, rispetto per te, per cui non mi serve avere quel video.”

 

Ci salutammo con un bacio ed entrai in lab.

 

Passavano le settimane e tutto sembrava volgere per il meglio. Con Azzurra cominciai ad uscirci più spesso, e sinceramente non solamente per fare l’amore. Viaggiavamo ad una media di una volta a settimana ma ci stava bene così. Uscivamo anche solamente per un caffè al volo, passava spesso lei dal lab per fumarci una sigaretta, insomma…avevamo raggiunto un bel rapporto.

 

Ma si sa, nella vita, quando tutto gira bene deve sempre succedere qualcosa che intralci o disturbi il tuo benessere. Una sera mentre eravamo insieme a Domenico e Stefania, incrociammo Sofia ed il suo gruppetto di amici,ed ovviamente insieme a lei c’era Jessica.

Cercai di essere tranquillo, la salutai come se nulla fosse e salutai un po’ meno calorosamente i suoi amici. Poco prima le avevo detto (ad Azzurra) che l’avrei presentata come la mia ragazza e così feci.

“Ma perché non vi unite a noi?” Chiese Stefania.

Bruttissima mossa. Jessica arrivò a spingere un suo amico pur di sedersi di fronte a me, fortuna volle che a parte i diretti interessati, nessuno vide il piccolo siparietto.

Sapevo che Jessica avrebbe combinato qualcosa, e forse ci speravo pure. Come al solito aveva la mercanzia in completa esposizione: questa volta una canotta nera lucida tratteneva a stento il suo enorme seno, i jeans, sempre neri, completamente attillati, tacco nero, ed una coda in testa a presa alta…insomma ce l’avevo già duro solo a guardarla.

Tutti i pensieri sullo schifo che mi feceva si fecero benedire. Avevo i suoi occhi fissi nei miei, mi spogliava e sensualissima muoveva ogni muscolo del suo corpo per un preciso motivo.

Sperai che Azzurra non vedesse nulla di tutto ciò, ma dopo pochi minuti si avvicinò al mio orecchio e mi disse:

“Ma sta zoccola la conosci?”

Annuì io.

“Ci sono uscito qualche volta” le dissi.

“Perché ti sta guardando da quando siamo arrivati…”

“Eh lo so…è fatta così…”

“Lu se vuoi andarci tranquillo…però hai detto che sono la tua ragazza e questa nonostante tutto fa la zoccola…”

“Lo so Azzurra, lo so…”

 

Dagli sguardi il passaggio al tocco del piede e della gamba fu breve, cominciai ad eccitarmi e pure tanto. Avevo un’erezione pazzesca, il suo piede vicino e i suoi occhi così penetranti mi stavano facendo indiavolare.

Mi avvicinai ad Azzurra:

“Ma lo vedi che combina questa?”

“Si…Mi sta mettendo n’agitazione!”

“Cioè?”

“Che mi fa uno strano effetto…una mezza sensazione erotica che divampa…ahahah”

“Ah ok” sorrisi.

“Senti Lu vacci con questa dai”

“Non lo so…è una schifosa, vorrei giusto una sveltina ma lei vorrà, giustamente, di più…”

“Senti ci divertiamo un po’?”

“Sono tutto orecchi….”

“Portatela fuori con una scusa, vai dietro gli alberi dove abbiamo parcheggiato la macchina, poi quando hai fatto tutto e ti sei scocciato mi fai uno squillo e vengo e faccio la parte che vi sorprendo!”

“Ahahahahah”

“Dai ci divertiamo…”

“Va bene…Azzu…mi sembra così strano ma così bello fare queste cose con te…”

“Lu tranquillo…stasera sdoganiamo il rapporto di coppia aperta, poi magari un’altra sera fai lo stesso per me…”

“Ma figurati…però niente pompini ad estranei, ti prego!”

“Ma sei matto! Lo sai che sei stato il primo, e ti dirò di più, forse anche l’ultimo prima di mio marito!”

“Sono contento!”

“Dai su…che già rido…”

 

Finito di mangiucchiare qualcosina e dopo aver bevuto, cominciai a guardarla e le feci un segno con la testa. Mi alzai e dissi agli altri che avrei fatto un giro nel locale. Arrivai vicino l’uscita e mi sedetti su di una grande pietra utilizzata come ornamento all’entrata del locale. Cominciai a fumare, ma dopo alcuni minuti sentì un peso sulla mia spalla. Jessica si era alzata ed era venuta ad appoggiarsi su di me.

“Ma la tua ragazza lo sa che stasera sarà cornuta?”

“Tu dici?”

“Io dico di si…”

“Senti devo prendere una cosa dall’auto vieni con me?”

“Certo…”

 

Arrivati nei pressi delle auto feci il giro dalla parte di dietro, ed effettivamente c’erano alcuni alberi che nascondevano completamente la visuale.

Scovai anche una panchina nascosta e quasi completamente al buio e mi diressi verso di essa.

“Ma dove mi porti stallone?”

“Andiamo su quella panchina e vedremo cosa saprai fare per farla cornuta…”

Non appena ci sedemmo si lanciò su di me e cominciò a leccarmi tutta la faccia, prese la mia mano e  la mise sul suo enorme seno. Era arsissima.

Incurante dello schifo e preso dalla voglia che trasmetteva cominciai a limonare anche io, presi dall’ardore le abbassai completamente la canotta e liberai tutta quell’abbondanza che aveva.

La pelle era comunque profumata e dopo un po’ mi dimenticai di tutto lo schifo e mi immersi completamente in essa, leccai profondamente le sue belle tettone e cominciai a massaggiarle per bene la patata da sopra i pantaloni.

Lei in piena furia mi tolse la maglia e cominciò a leccarmi i capezzoli ed a massaggiarmi il socio che prontamente liberai. La sua bocca lo accolse con euforia, sputacchi e risucchi a più non posso accompagnarono il suo pompino.

Mi distesi allargando le gambe e portando la testa dietro. Stavo raggiungendo sensazioni indescivibili, la sua mano massaggiava la capocchia con maestria e guardava mentre mi contorcevo per il piacere.

La tirai verso me e le dissi di scoparmi con le sue belle tettone, e così riprese a sputarmi il socio ed ad ammorbidirlo con quelle montagne di carne che aveva. Ormai ero sul punto di venire, presi la sua mano e la portai verso la sua patata e lei istintivamente aprì la sua zip e dopo aver spostato le mutandine cominciò a masturbarsi.

Ma ero al limite e dopo una breve strofinata con la mano sulla capocchia esplosi incurante delle grida che uscivano dalla mia bocca, lei aveva leccato e succhiato tutto. Io sospiravo ancora e sentivo e nella penombra vedevo, la sua mano che si agitava lì sotto.

Così mi risistemai e la feci distendere meglio, strofinandole con forza i duri capezzoli, appoggiai la mia mano sulla sua e la aiutai nella sditalinata. Dopo poco fortunatamente anche lei venne.

Tutti e due ansimanti ci guardammo soddisfatti e ci risistemammo al meglio. 

Decisi di dirle quello che pensavo da tempo:

“Scusami se ti dirò quello che sto per dirti, e se ti sentirai offesa ti capirò”

“So già quello che mi chiederai, ma avanti, sentiamo”

“Perché ti piace che ti facciano pipì sopra?”

“Ahahahah lo sapevo…mio caro Luca, tu magari ora non ci crederai, ma avevo già capito che ti eri infastidito per questa cosa, e la tua assenza non ha fatto altro che confermare tutto quello che pensavo. Allora da dove comincio? Diciamo che ero in giro per i vari siti porno perchè avevo voglia di sbaloccarmi un po’…così ho trovato questo dannato video e vedendolo ho provato un certo piacere, così ho pensato che quando avrei trovato un uomo pulito e che soprattutto mi fosse piaciuto lo avrei voluto provare e sei arrivato tu…”

“Quindi ero il primo?”

“Eh già…e non pensare che per me sia stato facile, quando te ne sei andato ho vomitato qualcosa nella doccia, non mi sono sentita bene…sono stata parecchio schifata…”

“Anche io Je, anche io…”

“Mi dispiace non averne parlato in tutto questo tempo, avremmo chiarito subito”

“Già…che sciocchi…ho pensato che facessi ste cose anche ad altri e sinceramente ho avuto paura e schifo…”

“Lo so…l’avevo capito…”

“Ascoltami…alla mia ragazza non dirò niente…ma io voglio vederti, non ti nascondo che muoio dalla voglia di scopare con te…”

“Sei così bello che è impossibile rifiutarti”

E mi diede un bacio ed il suo telefono.

“Chiamami”

“Certo”

 

 

Di Azzurra mi ero completamente dimenticato, entrammo infatti dentro con lei che passò dal bagno prima di arrivare al tavolo con noi.

“Perché non mi hai fatto lo squillo?”

“Perché abbiamo solo parlato, non voleva scopare (sfortunatamente)”

“Ah ok…” sorrise.

 

La sera tornai a casa ancora in piena erezione e per addormentarmi dovetti farmi una sega.

Il giorno dopo ero combattuto, chiamarla o non chiamarla, anche lei aveva il mio numero, perché non mi chiamava? Passò un  giorno, due, tre…e poi le mandai un messaggio:

 

“Jessica…”

“E dopo tre giorni si fece sentire…”

“Ma anche tu avevi il mio numero, perché non mi hai contattato?”

“Tu forse dimentichi che la donna sono io e che tu devi corteggiarmi, non il contrario…”

“Hai ragione…ascolta, quando ci vediamo?”

“Sono impegnatissima in questi giorni…dobbiamo attendere sabato pomeriggio perché io termino ciò che sto facendo e soprattutto saremo soli a casa…”

“Wow!”

“Wow cosa?”

“Nulla nulla…”

“Ah ecco…”

“Allora ci vediamo direttamente sabato pomeriggio a casa tua? Ora?”

“Ti confermo per sicurezza sabato mattina l’orario”

“Ok”

“Ciao bello”

“Ciao bona”

 

I giorni non passavano più. Sabato mattina mi scrisse:

“Vieni verso le 18…ma domenica mattina dovrebbero rientrare due delle tre ragazze che abitano con me, per cui possiamo stare tutta la notte ma poi devi scappartene…”

“Ok cara…non vedo l’ora…”

“Vorrei essere amata e non scopata…”

“Va bene tesoro…a dopo…”

“A dopo”

 

Prima delle 18 ero già fuori casa sua. Andai per attraversare la strada che mi separava dalla sua palazzina quando vidi Sara in fondo alla strada che veniva dalla mia parte; avevo gli occhiali neri per cui non ci furono problemi che mi vedesse ma lei non li aveva e mentre attraversai vidi che lei mi stava guardando. Presi il cellulare e feci finta di rispondere ad una chiamata per vedere cosa avesse fatto, ed infatti dopo poco, con la coda dell’occhio, vidi che si era girata e stava tornando indietro. Così entrai. Ci salutammo, con Jessica, con un buon bacio, io ero in maglia e pantaloncini, lei in canotta rossa e leggins neri…praticamente come era vestita Sara il giorno che andai a casa sua. E sono due i pensieri, oggi, per Sara.

Ci prendemmo un caffè e cominciammo a parlare.

 

“Sai…non sono sempre stata così, prima ero una botte, ho sofferto molto, venivo derisa in continuazione da tutti. Poi con l’età sono cresciuta in altezza e, grazie ad una dieta mirata, ho perso molti chili e fortunatamente mi sono rimaste le forme. (Sorrise)”

“Meno male direi ahahaha”

“Per cui ecco perché mi vesto così ora, mi piace essere guardata e desiderata, finalmente gli uomini mi cercano e mi sbavano dietro. Non puoi capire quanto sia bello dopo tutto quello che ho passato”

“Immagino…però, scusami se te lo dico, a primo impatto sembri una poco di buono…”

“Lo so, lo so…ma credimi, non sono stata con molti ragazzi, sono a Roma da tre anni e ci sono arrivata vergine. Ero ovviamente fidanzata già con uno del mio paesino ma poi è finita. Sono uscita con altri tre ragazzi qui e poi sei arrivato tu”

Mi appoggiò la mano sulla gamba ed io sorrisi spavaldo.

 

“So che tra noi non potrà mai nascere niente, ma mi piace fare l’amore con te, mi sento bene, non mi sento usata e questo credo che sia la cosa più importante”

“Ovvio Je, ovvio”

“Se ci penso a quando mi hai fatto la pipì sopra mi sento uno schifo, ma sono contenta però di aver provato questa cosa con te”

“Beh anche io dai…non lo avevo mai fatto ed è strano particolarmente eccitante. Ascolta Je, qual è la cosa che più ti piace in me?”

“Beh il tuo sorriso, i tuoi occhi neri, la tua pulizia, e poi c’hai un bel culo…”

“Ahahahahahah”

“Mentre di me,a parte il seno, che ci sbavi in continuazione, cosa ti piace?”

“Mi piace la coda che ti fai sopra…mi piacciono i tuoi occhi…e mi piace il tuo culone…”

“E’ grosso lo so…”

“No no, è perfetto…a me i culetti piccoletti non mi piacciono per niente”

“Meno male allora…”

“Già…”

 

“Vabbè dai…andiamo in camera…”

Aveva allestito un piccolo set nella sua cameretta. Candele profumate ovunque, luci soffuse e lenzuola profumatissime.

“Scusami un attimo…vado a cambiarmi…”

Entrò in bagno ed io aspettai sul suo bel letto con il socio che già reclamava vendetta. Uscì dal bagno con una canotta completamente aderente e trasparente ed un paio di mutandine rosa trasparenti.

Avrei tanto voluto masturbarmi e venire su quel completo trasparente.

Mi alzai per andarle vicino ma mi fermò, mi aiutò a togliere la maglia e dopo aver accarezzato per bene la mia pelle mi aiutò a slacciare i pantaloncini, si mise davanti e mi portò giu anche le mutande.

Pensai che volesse cominciare con un pompino, ma poi si alzò e prendendomi per il socio mi portò vicino al letto.

“Sdraiati…”

“A pancia in su?”

“No, prima a pancia in giu”

Così mi sdraiai sul suo bel lettino profumato. Lei da un cassettino prese dell’olio, era un olio alla fragola commestibile.

 

Cominciò un lungo massaggio molto erotico, le mani e le sue unghie erano mosse ad arte. Quando scese sul culo i massaggi furono molto più lenti e scese anche verso l’interno coscia. Il mio socio era in posizione verticale e non vedeva l’ora di essere addentato.

Dopo circa un quarto d’ora di sofferenza mi fece girare e mi diede un piccolo lenzuolino che, inutilmente, posizionai sopra il mio socio.

Riprese il massaggio poggiandomi di continuo il suo enorme seno sulle mie braccia e sul petto. Una volta unto tutto, spostò tutto sul comodino e riprese a massaggiare posizionandosi vicino la mia testa. 

Cercava con le mani di arrivare sino alle gambe e mi soffocava con le sue poppe, ormai il mio socio aveva fatto uscire la testa dal lenzuolino e richiamava vendetta.

Dopo altri inutili massaggi venne al mio fianco ed appoggiò la sua patata sulla mia mano. Le dita cominciarono a scorrere cercando di darle sollievo e piacere.

Nel frattempo aveva liberato il mio socio e con le mani unte aveva cominciato a massaggiarlo per bene; purtroppo dopo pochi messaggi le dissi che stavo per venire. Fortunatamente mise la mano sopra, altrimenti gli schizzi sarebbero arrivati ovunque.

Ricordo una bellissima goduria, fu davvero appagante.

 

“Non pensavo venissi subito…”

“Per me è una sofferenza Je saperti con le tue mani sopra e non poter far nulla…scusami…”

“Scusami cosa…vado a prendere due lemonsoda ti va?”

“Si si…è perfetta!”

 

Finita di sorseggiarle riprendemmo da dove avevamo lasciato, con lei che masturbava la mia capocchia ed io che le grattavo la patata.

 

La feci nuovamente girare e dopo averle abbassato le mutande cominciai a leccarla mentre lei, in piedi, si abbassò e si poggiò completamente su di me per arrivare a prenderlo in bocca.  Il nostro 69 in piedi stava uscendo bene, poi mi alzai a feci distendere lei sul lettino, portai la sua testa al di là del letto e facendole confluire tutto il sangue in testa cominciai a leccarla ed a scoparla con le mie dita. Pochi minuti dopo venne.

Ci sistemammo tutti e due sul letto e riprendemmo a baciarci come due veri amanti. Le sue grandi poppe appoggiate sul mio petto strofinavano i capezzoli durissimi contro i miei. La feci girare e la penetrai mantenendola per una tetta. Godeva tantissimo e si girava spesso per baciarmi e leccarmi, l’avrei consumata se avessi potuto. Volevo venire, ed incurante di lei, mi alzai e la presi come piace a me, la pecora è la pecora, è inutile. Mi aggrappai alle sue enormi mammelle e cominciai a trapanarla sino a farla venire, con mia grande sospresa, le sue urla furono l’apice del mio orgasmo. Esplosi sul suo letto continuando per inerzia il movimento. Eravamo tutti sudati ma ancora attaccati, la leccavo ovunque, quanto mi piaceva quel sudore profumato sulla sua spalla morbida. Ci accasciammo sul letto e riposammo per qualche minuto così.

 

Rimanemmo per un pò abbracciati e completamente attaccati. Aveva un profumo meraviglioso.

Alla fine ci addormentammo. Durante la notte mi svegliai di colpo perché avevo sentito dei movimenti nel letto…era lei che si era spostata e messa giù.

 

“Cosa fai?” le chiesi

“Volevo solo succhiartelo un po’…ho sempre desiderato fare un pompino al mio uomo mentre dorme…”

“Mmm…sei meravigliosa…”

 

Il suo pompino in penombra era fantastico. Ero ancora in un mezzo stato di dormiveglia per cui ricordo solo gli affanni e la venuta accompagnata da una successiva ed immediata partenza verso le braccia di Morfeo.

 

Alle sei e mezza mi svegliò, dovevo andar via perché alle sette e mezza sarebbero tornate le sue coinquiline. Tornai verso casa mia e mi riaddormentai. Alle undici mi svegliai e trovai un suo messaggio:

 

– Poco fa ho incontrato, appena uscita da casa, una tipa. Mi ha detto che sono una puttana e poi è andata via.

– Mmm…

– Boh, ma come si permette questa? Non mi ha dato neanche il tempo di dirle nulla che è scappata via.

– Come era fatta Je?

– Era mora, bella ragazza, capelli lisci, occhi neri…tra l’altro mi sembra anche di averla vista da qualche parte ma non ricordo…

– Dai lascia perdere.

– Va bene…come sei stato stanotte?

– Benissimo Je…avrei voluto non finisse mai…

– Neanche io, spero di esser stata all’altezza mio stallone…

– Guarda che tra noi due quella che scopa da morire sei tu…

– Sei un adulatore.

– Sono realista.

– Un bacio.

– Idem.

 

 

Dopo un paio di settimane, in cui ero uscito con Azzurra, con cui ormai non scopavo più, e due volte con Jessica, Domenico mi disse che venerdì saremmo dovuti tutti andare a ballare. Che sarebbero venuti tutti, mi parlò del gruppo di Sara, di Sofia, Azzurra e le sue coinquiline. Mamma che seratona.

 

Il venerdì sera andammo a prendere Stefania e Azzurra e ci dirigemmo al locale. Salutai Jessica con un bacio sulla guancia e ci sistemammo insieme agli altri in attesa che arrivassero tutti per entrare nel locale. Ovviamente Jessica era la più porca del locale, con il suo minitop ed una minigonnellina che non vedevo l’ora di alzare. Vidi in lontananza Sara, Mina ed il suo gruppo e mi girai dicendo a Domenico, che aveva dato il suo nome in lista, che potevamo entrare.

 

Sistemati in un angolino del locale prendemmo da bere e ci sedemmo. Sara non aveva ancora incrociato lo sguardo con me ed anzi rimaneva abbastanza in disparte rispetto al gruppo.

 

Nel frattempo messici in piedi, parlavamo con Domenico, Stefania ed Azzurra di cavolate.

Dopo alcuni minuti vidi con la coda dell’occhio movimenti strani e mi girai: Jessica che gridava contro Sara.

 

Mi fiondai lì vicino.

 

“Oh oh calma…cos’è successo?”

“Ecco quella che m’ha detto che so una puttana!” indicando Sara.

 

Il gelo intorno.

 

Se ne dissero di tutti i colori, Sara diceva che trombava con tutti e Jessica rispondeva per le rime. 

 

Cominciarono a volare i primi schiaffi e le dividemmo, io presi Jessica e la portai via, Sara rimase lì. Mentre mi allontanavo vedevo Sara che immobile mi fissava.

Uscimmo dal locale e me ne andai con Jessica verso casa sua. Jessica continuava a sclerare di brutto, poi ad un certo punto le dissi chi era Sara e lei rimase di stucco.

 

“Ma perché non me l’hai detto?”

“Eh…te lo sto dicendo ora…”

“Ma mi hai fatto sclerare di brutto…”

“Ti volevo far sfogare per bene…”

“Maledetto!”

“Dai smettila…”

“Vuoi salire?”

“Si m’hai fatto venire voglia a vederti litigare per me”

“Stronzo! Io litigavo per me stessa non per te!”

 

Nell’ascensore la mia lingua era già sotto il suo orecchio e le sue parole erano sempre più confuse.

 

“Sei uno stronzo…”

 

La sua gamba cingeva già il mio bacino.

Entrammo dentro casa e scopammo in piedi sul primo muro che trovammo.

Sistemati sul suo letto rimanemmo un po’ in silenzio.

 

 

“Secondo te perchè mi ha detto che sono una puttana?”

“Non saprei…forse ha dei risentimenti nei miei confronti…”

“Forse? Direi proprio di si…cioè questa viene, mi chiama puttana per nulla? E’ innamorata di te ancora, ovvio.”

“Può essere…si…”

“Ora la domanda che mi frulla in testa è: tu sei innamorato di lei?”

“No” (neanche ci pensai)

“Ok ti credo…ma Azzurra che fine ha fatto poi?”

“E’ finita prima ancora di cominciare”

 

 

Mi mise la lingua in bocca e ricominciammo col petting. Dopo averglielo strofinato per bene contro la sua patatina si staccò da me e leccò la sua bella mano e poi la portò giù e cominciò a segarmi. Sapeva che mi piaceva da morire quando mi segavano la cappella inumidita. Stavo godendo tantissimo.

 

“Ehi…non ti azzardare a venire perché ti voglio dentro di me…”

“Sbrigati allora Je…perché voglio farti bianca…”

 

Si mise a cavalcioni su di me e dopo poco fortunatamente venne.

 

“Come vuoi venire?”

Ci pensai un attimo, poi mi posizionai su di lei e cominciai una morbida spagnola, ma durò pochissimo perchè dopo neanche un minuto lo presi in mano e la inondai di sperma sul viso. Andò a lavarsi e poi ci addormentammo incuranti di tutto e di tutti.

 

La mattina ci svegliammo di soprassalto, avevamo dimenticato il problema con Sofia, la sua coinquilina, così cominciammo a pensare ad un piano. Uscì prima lei per vedere dove fosse Sofia e chiedendo all’altra sua coinquilina pareva fosse uscita, così mi sistemai al volo e me ne tornai a casa mia.

 

Arrivato a casa mia Domenico mi disse che la serata era finita poco dopo il fattaccio e che Sara era scoppiata a piangere e che se ne era andata da sola con Mina. Non sapevo cosa fare, così provai a scriverle qualcosa ma non appena mettevo giù due parole le cancellavo.

 

Il vuoto.

 

Domenico mi disse che molti, dei nostri amici, erano rimasti un attimino basiti dagli atteggiamenti di Jessica e che stavano pensando di non contattare più quel gruppetto. Disse che molto probabilmente avevano pure ragione. 

 

Azzurra mi chiedeva che fine avessi fatto e le dissi sinceramente che stavo uscendo con Jessica, e lei, come ovvio che fosse, ci rimase male ma mi salutò con l’occhiolino.

 

La sera mi chiamò Jessica e mi chiese di andarla a prendere, voleva una birretta. Già sentirla parlare mi aveva eccitato da morire. Dopo averla presa andammo in un baretto a San Lorenzo, ci prendemmo un paio di birre ciascuno e ci mettemmo fuori a parlare. Non vedevo l’ora di tornare in macchina e scoparla per bene.

 

Le dissi quindi che volevo tornare in auto e mentre imboccammo la strada del parcheggio incrociammo Sara, Mina ed un paio di loro amici. Un brivido mi percorse il corpo e Sara rimase per un attimo pietrificata. Poi si girò tirata da Mina.

Stavo facendo lo stronzo, ma con Jessica al mio fianco era davvero difficile resisterle.

Convinto del mio essere stronzo decisi di esserlo ancor di più, così imboccata la tangenziale presi per il raccordo, mi sistemai alla guida e accompagnai la sua testa verso il mio pacco.

 

“Ehi! neanche un pochino di preliminari?”

“Forza sbrigati…”

“Perché mi parli così cattivo?”

“Perché voglio che vai giù…”

“Ma fermati almeno e dammi un bacio prima…”

“Il bacio stasera me lo dai giù e basta…”

“Lu mi stai facendo preoccupare…non ti riconosco…”

“Sono sempre io, ho voglio di un pompino e basta non voglio scopare…”

“E vabbe ma almeno fermati e baciamoci un po’, tanto lo sai che alla fine te lo facevo…”

“Allora che hai deciso?”

“No senti bello, accompagnami a casa perché stasera non ti buschi niente!”

“Da qui non te ne vai se non lo baci”

E lo uscì.

“Che delusione Lu…”

 

Le abbassai la testa ma si scostò.

“No! Non vado giù! Te lo scordi!”

“Ok…ti accompagno a casa, ma ti avviso che non ci vediamo più se scendi dalla macchina”

“Ma scusami…cosa hai? Perché sei così scemo? Che ti succede?”

“Nulla…ho voglia delle tue labbra…”

 

Mi avvicinai per baciarla e si tirò indietro.

“No…devi dirmi cosa hai! Perché ti stai comportando così? Questo non sei tu…Oddio! ora ho capito…”

“Cosa…”

“Hai visto Sara…oddio…ti piace ancora?!”

“Ma cosa stai dicendo?”

“Oddio Lu ti prego…dimmi la verità…”

“Ma te l’ho detta la verità non sono innamorato di lei”

“Allora perché stai facendo così? No no, vi siete guardati…ti sei arrabbiato, vuoi sfogarti con me…”

“Jessica stai volando troppo con la fantasia…”

 

Cominciò a piangere, così cercai di salvare il salvabile.

“Ehi scusami, era tutto un gioco, volevo essere duro e fare lo stronzo…scusami”

Continuava a piangere.

“Jessica dai…stavo scherzando, te lo giuro, era un gioco…ho pensato di fare un po’ il duro per giocare tutto qua…”

“Lu io ti amo! Come te lo devo far capire?!”

“…”

“Lo capisci si o no? Non voglio soffrire, non voglio più soffrire…”

“…”

“Allora rispondi: vuoi stare con me si o no? Ti piaccio si o no? Sei ancora innamorato di Sara si o no?”

 

Non sapevo rispondere a nessuna di quelle domande, per cui, come al mio solito, improvvisai qualcosa al momento.

 

“Jessica…allora, se sto uscendo con te è perché sto cercando di conoscerti meglio e capire se possiamo diventare una coppia davvero, ovvio che non provi amore ancora per te perchè lo sai che anche io ci vado con i piedi di piombo sull’amore, inoltre Sara mi piace come ragazza, è ovvio, ma non ne sono innamorato…al momento sto uscendo con te perchè sono interessato a te…”

 

Ricominciò a piangere ma questa volta era un pianto di liberazione.

 

“Senti mi fermò da qualche parte?”

“Si…”

“Dove vuoi andare? Ti ci porto…”

“Portami al mare…”

“Ok”

 

Così andammo verso Ostia e trovata una piccola stradina mi ci infilai con l’auto e scendemmo sulla spiaggia completamente deserta. Fortunatamente in auto avevo un telo da mare, un po’ sporco, ma sempre meglio di niente.

 

Ci sistemammo sulla sabbia e ci abbracciammo.

Questa sera mi sarei dedicato a lei. Così cominciai a baciarla con passione, ci distendemmo e poi scesi giù verso la sua patatina. Limonai a più non posso sino a quando non venne. Mi riportai sopra e riprendemmo a baciarci. Lei provò ad andare anche lei giù, ma le dissi che stasera non doveva farlo.

 

“Ma io lo voglio, lo vedo che ti piace tantissimo e visto che mi hai fatto godere tantissimo voglio farlo anche io a te…”

“Stasera no…”

 

Ripresi a baciarla e facemmo l’amore alla missionaria. Rimanemmo sulla spiaggia un pochino e poi ce ne tornammo in auto a guardare il mare.

 

La notte feci un sogno strano: ero al lab con Stefania e le altre ed ad un certo punto una di loro era diventata Sara, così cerco di andarmene e salgo in auto per andarmene a casa, qui c’è Jessica, ma poco dopo mi ritrovo Sara al mio fianco che mi dice: “E’ inutile che scappi, tanto lo sai che alla fine ritorni da me…”. Mi svegliai di colpo, era ancora notte.

 

Cominciai a pensare a Sara, e pensando mi venne in mente una cosa, non ricordavo nulla con Sara, nessun contatto fisico, nessun bacio, quindi perché istintivamente cercai di fare a botte con i tizi che la improtunavano? Per quale strano riflesso incondizionato mi ero comportato così? Forse prima di partire per la Sardegna avevo seriamente pensato a lei? Forse ero davvero innamorato? Non ricordavo ancora nulla di quello che era successo lì…ma soprattutto avevo rimosso molti dei nostri ricordi insieme…ma poi, perché stavo facendo lo stronzo? Per la storia di mare? Tra un ragazzo che racconta ed una ragazza che racconta si sa che il ragazzo inventa a dismisura, quindi Sara aveva senza dubbio detto la verità…ma perché facevo così? E perché lei faceva così? Perchè se penso alla mia ragazza ideale penso a Sara? Cos’è Sara per me?

 

Rimasi sino all’alba fuori sul terrazzino a pensare e fumare. Alle cinque le scrissi un messaggio:

 

“Sono sveglio da non so quanto tempo e sto pensando a noi. Credo di doverti delle scuse.”

Stranamente dopo poco mi arrivò la sua risposta:

“Troppo tardi”

 

Il gelo.

 

 

Nei giorni appresso uscì con Jessica, ma il pensiero era sempre Sara. Provai ad andare a casa sua ma nessuno mi aprì. Sicuramente avrà visto che ero io.

Dopo qualche giorno Domenico mi disse che Sara aveva un ragazzo e che venerdì sarebbero stati con noi.

“Tu vieni?”

“Si”

 

Quando arrivarono al locale si vide chiaramente che il tipo era un coglione, un coglione di passaggio. 

Ma le sue smancerie cercavano di non evidenziarlo. Ero tranquillo, sapevo che non era nessuno.

Il locale cominciò a riempirsi e noi continuammo a bere. Io ero con Jessica e quello fe l’ultimo ricordo di quella sera. 

 

Mi risvegliai in Ospedale.

Il signore anziano al mio fianco sorrise.

“Buongiorno”

“Mmh…giorno”

“Finalmente sveglio”

“Si…che ore sono?”

“Sono le sette…tra poco si mangia”

“Buono ho fame…ma perché sono qui?”

“Ah non lo so di preciso, ti hanno trovato con un tasso alcolico da paura,svenuto e sei qui da venerdì”

“Perché scusi che giorno è oggi?”

“E’ lunedì”

“Cosa?”

“Eh eh…voi giovani non reggete l’alcool e queste ne sono le prove”

“Ho dormito due giorni…”

“Eh già…”

Cercai il mio cellulare o qualcosa di mio ma non c’era nulla. 

“Ma non mi hanno lasciato cellulare o qualcosa?”

“Non so ragazzo mio…c’è una ragazza che ogni tanto viene a vedere come stai, sicuramente l’avrà preso lei”

“Chi è?”

“Il nome non lo so…è una bella ragazza, ha la coda di cavallo”

“Ah…Jessica, è la mia ragazza”

“Beh complimenti”

“Ahaha grazie”

 

In tarda mattinata arrivò Jessica.

Ci abbracciammo e lei si emozionò parecchio.

Le chiesi di raccontarmi tutto perché non ricordavo nulla.

“Come nulla?”

“Nulla Je…mi ricordo che stavamo insieme ma poi mi so ritrovato qui…”

“Lu hai bevuto tanto, troppo, hai fatto a botte con uno, sei svenuto…”

“Ammazza…serata movimentata…”

“Non ti ricordi perché è successo tutto questo?”

“Mmm…no…”

 

Mi diede il mio cellulare.

“Tieni te l’ho caricato, magari i tuoi vorranno sapere che fine hai fatto…non dir niente però, altrimenti si preoccupano”

“Grazie mille”

“Lu noi abbiamo litigato di brutto venerdì sera…”

“Davvero?”

“Non ti ricordi perché? “

“No Je…”

“Abbiamo litigato per Sara…”

“E chi è?”

 

Mi risvegliai in Ospedale.

“Chi è Sara?” le chiesi di nuovo vista la sua faccia.

Jessica rimase con gli occhi aperti, immobile, non proferiva parola, aveva capito che ero sincero e che non le mentivo. Le venne istintivo dirmi una bugia e mi disse che era una cameriera del locale dove eravamo che un pochino conoscevamo. Presi per buono quello che mi diceva ed il discorso finì lì.

Dopo il pranzo ed il riposo pomeridiano passò Domenico e cominciò a raccontarmi quello che era successo ma lo fermai dicendo che Jessica mi aveva raccontato tutto, ignorando però, che lo aveva fatto a suo modo ed eliminando completamente la parte di Sara. Per cui anche Domenico prese tutto per buono e dopo un po’ andò via. La mattina successiva passò il medico a controllarmi e disse che era tutto ok e potevo uscire. Così chiamai Domenico e me ne tornai a casa.

 

Arrivati a casa nel pomeriggio vennero a trovarci alcuni amici e tutti facevano sempre dei riferimenti a questa Sara che io ovviamente non coglievo. Il medico infatti mi aveva detto che avevo una memoria ballerina, e che in seguito a forti traumi poteva risentirne, raccontai infatti l’episodio in Sardegna e lui mi disse che vista la mia recidività ero stato proprio un coglione a ricapitarci ma spiegai che avendo in parte dimenticato quello che mi era successo ne ero giustificato. E quello che ancora non sapevo è che per la seconda volta avevo completamente dimenticato Sara.

 

Domenico organizzò una cenetta ed invitò un po’ di amici, mangiammo qualcosina e poi ci mettemmo nel salottino a parlare sino a quando non suonò il campanello: erano Mina e Sara.

Mi alzai per salutarle.

 

“Ciao Mina…giusto?”

“Ahaha spiritoso, come stai?”

“Bene ora grazie”

 

Sara si fece avanti.

“Ciao, come stai?”

“Bene…non mi ricordo però il tuo nome…”

 

Il gelo nel salotto. Poi scoppiarono a ridere.

“Ma dai smettila”

“Sempre a fare il simpatico”

Io ovviamente ignoravo completamente chi fosse e lei era rimasta di ghiaccio.

“No vabbè…”

E’ andò via.

Questa volta fui io a rimanere di sale, Mina mi disse che ero il solito coglione ma cercai di inseguirla ignorando le sue parole.

La fermai di fronte all’ascensore.

 

“Scusami…davvero credimi, mi dispiace che tu ci sia rimasta male, ma non mi ricordo chi sei…”

“No senti, questa volta non ti credo, fai meno il coglione per favore…”

“Ascoltami…fermati! Come ti chiami?”

 

La guardai negli occhi, capì che non mentivo.

“…”

“…”

“Sono Sara…Lù…sono Sara!”

“Sara…non mi ricordo nulla di te…”

 

Scoppiò a piangere e se ne scappò. Nel frattempo era uscita anche Mina che mi disse di lasciar stare che ci pensava lei a Sara.

Così me ne rientrai. Ero triste ma sinceramente non capivo il perché, chiamai in disparte Domenico e chiesi chi fosse quella Sara. Lui rimase perplesso, ma poi gli spiegai dei miei problemi con la memoria, ecc. ecc.

 

“Lù con Sara hai una mezza storia che va avanti da non so quanto tempo ormai, credo che ci sia qualcosa tra voi ma per orgoglio di entrambi le cose non sono mai andate bene.”

“Ma io sono fidanzato con Jessica…”

“Si, ma per me sei inconsciamente innamorato di Sara ma non lo ammetti”

“Oh cazzo…”

“Cioè secondo te stasera l’hai vista per la prima volta, giusto?”

“Si…”

“Che te ne pare?”

“E’ uno schianto…”

“Lo so”

“Già…”

“Pensaci, è inutile però che ci rimani male, cerca di stare tranquillo e magari la memoria torna”

“Ok”

 

Tornammo dagli amici. In tarda serata venne Jessica, super porcona come sempre che attirò gli sguardi di tutti. 

“Ciao smemorato”

“Ehi Je”

“Stasera dormiamo insieme, ho voglia di coccolarti un pochino…”

“Va bene” le dissi sorridendo.

 

Domenico si coricò nel salottino e mi disse che non c’erano problemi, così avvicinammo i due lettini e ci coricammo. Jessica era vogliosa più che mai. Mi disse che aveva avuto paura di perdermi e che voleva tenermi sempre stretto. Le sue tettone cominciarono a farsi sentire. Cominciò a raccontarmi anche un sacco di fregnacce su di noi, convinta magari che la mia memoria avesse avuto nuovi ricordi. Mi diceva che spesso dormivamo insieme e che fantasticavamo sulla vita insieme, per me ovviamente erano ricordi nuovi e capì però subito che Jessica stava giocando con questa storia così le chiesi qual’era la vita che avevamo immaginato insieme.

 

“Beh la nostra idea era quella di prendere casa in centro e vivere sempre soli, avevamo programmato vacanze ai Caraibi, volevamo vivere la vita veramente…ma perché sto parlando al passato poi!? Noi vogliamo fare ste cose, giusto?”

“…”

“Cosa c’è?”

“Nulla…per me va bene, solo che non ricordo nulla di tutto questo…”

“Beh si ovvio, bla bla bla…”

 

Cominciò a parlare e parlare, avevo capito ormai che stava giocando, io non avrei mai voluto quelle cose: vita in centro? ma quando mai! sempre soli? Io adoro le famiglie numerose! vacanze ai Caraibi? Si ok…ma preferivo una vacanza in Africa o America…tante cose molto strane, però per non farla rimanere male cercai di sviare il discorso facendo il finto tonto.

 

“Ascolta Je ma cosa mi piace quando facciamo l’amore?”

“Mmm…ti piacciono i miei pompini…”

“Ah davvero? Sei brava allora?”

“Si…mi dici che sono una dea…”

“Mmm…”

 

Jessica si spostò giu e cominciò un grande pompino.

Fu davvero incredibile perchè, qui davvero, sapeva quello che mi piaceva fare. Leccava solo la capocchia e la masturbava, dopo pochi minuti ero già sul punto di venire. Mi muovevo contorcendomi dal piacere e lei sorrideva perché sapeva che stavo realmente morendo dal piacere.

Quando cominciò a massaggiare le palle e la capocchia contemporaneamente mi inarcai e venni su di lei senza neanche preavviso, fu il top, davvero. Come divertita mi disse:

“Hai visto che ti conosco bene?”

Io ero completamente svuotato ed accennai un si.

“Ora ti dedichi un po’ a me?”

Cominciammo a scopare e lei a gemere, quando si sedeva sopra era di una goduria pazzesca. Quelle tettone sballonzolavano in cerca di lingua ed io morivo dalla voglia. Dopo averla cavalcata le dissi che stavo per venire e lei ci rimase male perché disse che ero sempre stato bravo a farla venire, stanotte invece stavo pensando solo a me stesso, risposi che ero stanco e altre puttanate.

“Va bene, non preoccuparti sei perdonato…”

Si girò e riprese a spompinarmi per un po’, poi piazzò le sue belle montagne attorno al mio socio e cominciai la mia scalata verso il paradiso. Dopo un paio di su e giù venni sul suo bel collo profumato e sfinito mi accasciai sul letto, lei si risistemò e si adagiò al mio fianco.

Quando mi svegliai la mattina eravamo ancora tutti e due nudi, guardai Jessica e ammirai il suo bel fisico, la sua pelle così profumata e le sue tettone che sbucavano da sotto al lenzuolo.

Una volta alzati, eravamo soli, ci dirigemmo in bagno. Io nell’antibagno e lei nella doccia, mi sciacquai e andai in cucina, le dissi che avrei preparato il caffè, ma accesi la tv e mi dimenticai nel dormiveglia di quello che avevo detto così dopo una decina di minuti lei uscì in accappatoio ed andò verso la camera. Dopo alcuni minuti suonarono alla porta. 

Mezzo addormentato andai ad aprire ed era Sara che mi sorrise:

“Buongiorno…prima che tu dica qualcosa volevo scusarmi per ieri, sono stata tutta questa notte a pensare a noi, a quello che era successo…a tantissime cose, ho capito che sei sincero e che anche questa volta pare che il destino sia contro di noi, ma va benissimo, lo accetto e cerco come sempre di essere più forte, sono qui perchè, visto che non ti ricordi di me, ho voglia che tu mi conosca e…”

 

Si era fatta seria, alle nostre spalle era infatti venuta Jessica che in accappatoio aveva di nascosto sentito tutto e poi fatto quell’entrata abbracciandomi da dietro.

“Ciao Sara…avevo sentito infatti una voce che conoscevo…”

Sara era immobile ormai, con gli occhi lucidi.

“Sara io…” riuscì a dire, ma poi lei si girò ed andò verso l’ascensore. Mi affacciai per guardarla scendere giù e lei in lacrime entrò nell’ascensore. Con le mani nei capelli entrai dentro casa, camminavo su e giù per il corridoio, volevo andare a prenderla, a correrle incontro, ma non sapevo cosa fare, cosa dire, non sapevo nulla di lei. Entrai in camera e Jessica fece cadere giù il suo accappatoio.

“Ops” disse.

Il suo culone era magnifico.

Con la rabbia che avevo in corpo la spinsi contro il letto e dopo aver bagnato il glande entrai come un fiume in piena dentro di lei, ma visto quello che aveva fatto volevo farle male così dopo alcuni minuti sputai sul suo bel buchetto del culo e cominciai ad entrarci. Cominciò ad urlare, un misto di piacere e dolore che però a me piaceva da matti. Le sue natiche erano completamente rosse per gli schiaffi che le davo. 

Sonori ceffoni ad ogni inculata, stavo facendo proprio il porco, e soprattutto volevo solamente venire, venire e basta. Così mi aggrappai alle sue mammelle e spinsi così forte sino a venire e stremato mi accasciai sul letto. Quando mi risvegliai Jessica si era già rivestita ed era pronta ad andare via:

“Io vado stallone mio, ci sentiamo dopo”

Chiusi gli occhi e mi riaddormentai.

 

 

Nel pome mi chiamò Stefania e mi chiese che fine avessi fatto, così mi lavai e corsi il lab per spiegarle un po’ tutto quello che era successo. Mi ricordò che ormai si sentivano spesso con Domenico, cosa che in quel momento ricordavo vagamente, e soprattutto mi disse quello che stavamo facendo in lab in quel momento. Le dissi che mi serviva qualche altro giorno e poi sarei tornato a pieno ritmo, parlando con la prof dissi che avevo qualche problema di salute e lei per nulla arrabbiata mi accarezzò la testa dicendomi che non c’erano assolutamente problemi.

 

Mentre tornavo a casa cominciai a pensare a Sara, e a quello che era successo. Cercai di ricordare dove abitasse ma invano. Così cercai sul mio cell il suo numero e la chiamai:

“…”

“Ciao Sara…”

“Ciao…”

“Ti va se parliamo un po’ e mi racconti un po’ di cose?”

“No”

“Ascoltami, capisco che sei arrabbiata ma non ricordo davvero nulla e…”

“…e Jessica?”

“Ma Jessica so che è la mia ragazza…non ricordo altro…”

“Senti ma poi a me delle tue spiegazioni non importa niente, vivi la tua vita e lasciami perdere”

E chiuse. Non sapevo più che fare, pensai a Mina e la chiamai, nulla, non rispose.

Appena rientrai a casa vidi che mi stava richiamando:

“Ciao”

“Ciao Stronzo…come stai?”

“Bene…”

“Dimmi tutto”

“Vorrei che mi dicessi tutto…che mi raccontassi tutto…ho chiamato Sara ma mi ha mandato a quel paese…”

“E ci credo…ha fatto bene…”

“Si ok, ma io che colpa ne ho?”

“Nulla…voi siete sempre degli angioletti…”

“Allora ci vediamo? Vengo io? Vieni tu?”

“Sono sul tram…ora cambio bus e vengo, dammi una ventina di minuti”

“Ti aspetto”

 

 

Nervoso più che mai aspettai con ansia Mina.

Quando arrivò ci sistemammo sul balconcino fuori e mi raccontò tutto, tutto, tutto, tutto.

Io non ricordavo nulla…o forse è meglio dire che avevo ricordi offuscatissimi, partendo dalla Sardegna mi raccontò del pre vacanza, per me ormai dimenticato, e di tutto quello che era successo dopo. Era come se cercassi di ricordare sogni fatti anni ed anni prima, avevo un’immagine in testa ma nulla di più. 

 

Mi raccontò che ci eravamo incontrati in uni di sfuggita e poi una sera sotto le scalinate del Tevere poichè tutti e due eravamo usciti per fumare perché ci stavamo rompendo le palle nel locale, i nostri due gruppetti si conoscevano ma noi due non ci eravamo mai incrociati veramente. Eravamo rimasti lì a parlare e poi subito un bacio.

 

“Tu lei hai detto che la conoscevi da pochissimo ma eri già convinto che fosse la donna della tua vita”

“Wow…”

“Lei hai detto che non se ne sarebbe andata senza un tuo bacio…l’hai fatta ridere tanto ed alla fine lei ha ceduto…ma anche lei era già cotta di te, anche lei pensava le tue stesse cose ma per la solita vergogna femminile non ti ha mai detto nulla”

“…”

 

Mi raccontò del viaggio in Sardegna e del casino che era successo con sua madre, qui i ricordi erano più definiti, ma le dissi che non ricordavo fosse sua madre.

Poi mi raccontò delle due risse fatte per lei.

 

“Dopo un po’ che stavate a risentirvi lei ha letto un messaggio di una che ti stava aspettando per scopare ed ha dato di matto”

“Mi sta venendo in mente Stefania…un messaggio…”

“Esatto…quella…ha letto il nome”

“Ah…”

“Lei quindi è sparita, poi ha cominciato a tirarsela un po’ per vedere quanto effettivamente la volessi, e quindi ti considerava poco, stava spesso con altri ragazzi, ma tu niente, o meglio poco, ma mai quanto realmente si aspettasse lei”

“Ammazza ho fatto a botte per lei…”

“Si ma scopavi con un’altra, cioè alla fine è niente questo…”

“Già”

“Ma comunque lei tornava da te, sempre, pensava e ripensava a te, e se ci pensi solo per un semplice piccolo incontro…è venuta anche in lab e tu le hai chiuso la porta alle spalle, poi hai conosciuto quel puttanone di Jessica”

“Ehi…”

“Ma dai Luca, ma puoi andà in giro con una del genere?!”

“E’ provocante lo so…ma mi piace…”

“Ti piace? Ti piace come scopa senza dubbio, ma tu non puoi stare con una come quella dai su…fai il serio, comunque la sera del fattaccio tu stavi con Jessica e Sara con n’altro coglione, Giulio, conosciuto e fatto venire giusto per farti ingelosire e c’è riuscita benissimo ahahahah”

“Dai continua su”

“Tu stavi già più de la che de qua, come si suol dire, ballavi con Jessica ma guardavi solo Sara, più bevevi e più ti fissavi su di lei, e Sara era felicissima di sta cosa, ci guardavamo compiaciute. Poi lei ha fatto finta di sparire per un po’ e tu hai cominciato a girare inventandoti tante scuse con Jessica che, poveraccia, aveva già capito che tu non eri più suo. Poi l’hai ritrovata e ti sei messo vicino a loro, Jessica è venuta ed ha cominciato a sclerare per ovvie ragioni di gelosia. Tutto questo per un sacco di tempo, poi vi siete allontanati e vi siete messi in disparte a litigare, tu che non so più quanto avevi bevuto, secondo me stavi raccontando un sacco di cavolate, perché tu parlavi e lei si incazzava ancora di più…”

“Capirai non mi ricordo niente infatti…”

“Poi Sara ti ha visto dov’eri e da lontano ti ha fatto vedere che si baciava con Giulio, tu hai spostato Jessica…”

“Come l’ho spostata?”

“Lu è stato meraviglioso assistere a tutto, con Sara avevamo pensato a tutto…ormai ti conosciamo troppo bene…l’hai letteralmente spostata ed hai lanciato il bicchiere sulla spalla del tipo, quando s’è girato gli hai dato un cazzo di pugno che l’hai mandato a terra, lui si è rialzato e te ne ha date tante, ma proprio tante…”

“Cazzo che figura”

“Ma tu neanche ti reggevi in piedi ormai, ti hanno trovato un tasso alcolico da paura, poi so arrivati i buttafuori e vi hanno diviso ma tu fuori hai continuato a menarlo e lui a dartele, poi un buttafuori a lui l’ha spinto e l’ha fatto cadere, a te ti ha tirato uno schiaffo che secondo me si è sentito dentro tutto il quartiere e sei svenuto cadendo a terra”

“Na pizza assurda”

“No Lu, mai visto e sentito uno schiaffo simile ahahahahah”

“Ahahahahaha”

“Poi dopo ambulanza e tutto il resto, ci hanno detto che stavi bene e ce ne siamo andate a casa e Sara era felice, sorrideva, e m’ha detto – Hai visto, Luca mi ama ancora – io le ho detto che tu non hai mai smesso di amarla, semplicemente che eri troppo orgoglioso per ammetterlo”

“…”

“Che ne pensi di tutto questo…tu ora vedendo o pensando a Sara che pensi?”

“Quando l’ho vista l’altra sera ho subito pensato – Cazzo che fregna questa – e pensandoci ora ammetto che rappresenti in pieno il mio ideale di ragazza, che mi piace, che vorrei parlarle, che vorrei fare l’amore con lei…c’è stato solo un bacio tra noi?”

“Si, solo quel bacio la prima sera…ma lei è rimasta stracotta per te, e tu per lei…”

“Già…lei oggi mi ha chiuso il telefono…”

“Ti ha visto con Jessica, mi sembra ovvio…cioè Lu, prendi Jessica e Sara…cioè, ne vogliamo parlare?”

“No…Jessica è la lussuria, Sara è…è…”

 

Mi vennero gli occhi lucidi.

“Lo vedi…”

“…”

“Ora ci parlo io con lei, ma sia chiaro, non ti assicuro nulla perché lei dopo l’altro giorno mi ha detto – Basta, ora basta davvero -, quindi stai sereno ma non montarti la testa, perché Sara è tosta, ti ha perdonato tante, anzi troppe, volte ormai…”

“Va bene dai…

“Io vado…ci aggiorniamo presto…”

“Ok…”

“Lo sai che devi chiudere con Jessica no?”

“Si…”

“Magari potrebbe già essere un punto a tuo favore…”

“Non so come lasciarla da un giorno all’altro”

“Pensaci bene e vedrai che un modo lo trovi, ciao”

“Ciao e grazie di tutto”

“Che grazie…io faccio il tifo per voi…”

 

Le feci l’occhiolino. Era ormai sera, Domenico mi aveva mandato un messaggio dicendomi che rimaneva da Stefania così avevo tutta la sera e la notte per stare solo e pensare.

Chiamai Jessica ma mi disse che era con i suoi a cena e, dopo aver declinato l’invito, le dissi di venire domattina a casa mia. Capì subito che c’era qualcosa che non andava.

Mandai poi un messaggio a Mina:

“Perché fai il tifo per me?”

“Perché Sara ha conosciuto solo stronzi sino ad ora, e l’unico periodo in cui l’ho vista davvero felice è stata quando all’inizio vi stavate conoscendo, poi è successo quello che è successo, e diciamo che ho capito che non hai colpa tu…anche se non sei proprio un angioletto come sembri…”

“Sono un bravo ragazzo”

“Certo, sei un bravo ragazzo senza dubbio, ma anche un tantino stronzo.”

“Va bene…aggiornami poi”

“Ok”

 

La mattina arrivò Jessica a casa. Cercai di farle un discorso molto molto vago, dicendole che stavo strano, che non mi ricordavo nulla e che volevo un attimo riorganizzare il tutto, ma lei sembrava non capire, così fui diretto:

“Jessica ho saputo chi è davvero Sara ed il fatto che tu me lo abbia tenuto nascosto mi fa pensare”

“L’ho fatto perchè avevo paura di perderti”

E’ scoppiò in lacrime.

“Dai non serve piangere, siamo grandi, ne stiamo parlando. Io ti sto solamente dicendo che so di Sara, so quello che c’è stato tra noi e tra me e te, e sto un attimino frastornato, ecco, mi sembra anche normale, no?”

“Si…si…ma io non voglio perderti…”

E piangeva.

“Jessica…non voglio prenderti in giro, Sara non mi è indifferente, ma non lo sei neanche tu per me, però, ripeto, voglio capire bene cosa mi passa per la testa”

“Noi due stiamo insieme”

“Ma questo lo so, ma mettiti nei miei panni, tu saresti un po’ frastornata?”

“Beh si…”

“Ecco…solo questo…”

“Io non posso perderti Lu…non voglio lasciarti…non posso stare senza di te…”

“Ma Je non mi sembra che il nostro rapporto sia così morboso, ci vediamo la sera ma per tutto il giorno a volte neanche ci sentiamo, perché mi chiedo io?”

“Perché rispetto i tuoi spazi, non ti tolgo del tempo…poi ognuno di noi ha la propria vita…”

“Si ma non dovresti o dovrei io essere un peso per l’altro…”

“Ma non lo sei per me, figurati, io ti lascio libero…mi fa piacere sapere che hai una tua vita e poi la sera facciamo l’amore…ti prego Lu non lasciarmi…”

“Je non mi stai aiutando per niente”

“Io sono disposta a tutto per te, ho fatto tutto quello che mi hai chiesto, non ti ho mai detto di no, amo fare l’amore con te e tu lo stesso non puoi negarlo”

“Ma non lo nego affatto!”

“E allora facciamo l’amore…vieni…un’altra volta…dimmelo mentre facciamo l’amore che non vuoi stare con me…”

“Je così ci facciamo solo male”

“Non importa vieni qui…”

 

Si tolse la maglia ed il reggiseno e rimase distesa su di un lato sul letto:

“Vieni qui…a te piace dormire qui…vieni…”

“Jessica maledizione, non voglio fare l’amore, voglio farti capire che provo qualcosa anche per un’altra ragazza e non vorrei continuare a prenderti in giro…”

“Lo so, l’ho capito ma ora vieni qui…al mio fianco…”

“Non mi va Je”

“Non mi sembra però…”

Il mio socio era già bello barzotto,ed allungò le sue mani su di lui.

“Lo vedi che mi vuoi?”

“Ma è ovvio che ti voglia Je…”

“Distenditi”

Mi sedetti al suo fianco ed appoggiai la mia testa sul suo enorme seno, la morbidezza ed il profumo erano estasianti.

Cominciò ad accarezzarmi la testa.

“Jessica io…”

“Shhh…ora ce ne stiamo buoni buoni così”

Ma sapevo benissimo che non sarebbe finita nel migliore dei modi.

Dopo tante carezze mi chiese di togliermi la maglietta, così col petto nudo mi riposizionai al suo fianco. La sua mano ora accarezzava il viso ed il mio collo.

“Jessica per favore dai…stiamo un po’ così ma non facciamo nulla dai…”

“Shh…io voglio averti fino all’ultimo e comunque ricordarti cosa hai qui con me, cosa perderesti senza di me…non mi pare di chiedere la luna”

“Si ma ci facciamo del male e basta così”

“No tranquillo…mi riprendo facilmente io ormai”

La sua mano scese sul mio petto, le sue unghie erano così affilate che mi stavano facendo morire. I miei capezzoli erano durissimi. Volevo scoparmela ma volevo resistere, almeno ancora un po’.

Le sue dita ormai stuzzicavano i miei capezzoli. Si spostò leggermente e mi fece appoggiare direttamente sul letto. Ora con una mano accarezzava la mia testa e con l’altra massaggiava il petto. 

Le sue tettone cominciavano a spingere contro il mio petto.

 

Avevo il socio sotto pressione, non vedevo l’ora che lo prendesse in mano. Cominciò a baciarmi il petto, il collo ed a stuzzicarmi nel frattempo i capezzoli.  Le sue labbra arrivarono a succhiare e lecchare i miei piccoli promontori, mi muovevo senza senso ormai. 

Tornò a leccare il collo ma le presi la testa e la riportai su loro. Stavo letteralmente morendo dal piacere. Bagnò un suo capezzolone e cominciò a sfregarlo con il mio.

“Oggi ti lecco tutto…oggi ti lecco davvero tutto…”

“…”

Abbassò i pantaloncini e cominciò a leccarmi la pancia ed i fianchi. Sfilò le mie mutande e prese in faccia il mio socio, sorrise. Scese giù e continuò a leccarmi le palle e l’interno gamba. Lo prese in mano e mi guardò fortemente, arrivò quasi a prenderlo in bocca ma poi si fermò.

Mi fece girare e cominciò a massaggiarmi le spalle con le sue tettone. Ero davvero al limite del mio orgasmo. Le sue unghie graffiavano il mio culo e l’interno delle gambe, si spostò giù e abbassò il suo viso verse le chiappe. Sentì la sua lingua calda che saliva e scendeva, quando si spostò verso il buco la fermai.

“No, lì non mi piace”

“Pensavo ti piacesse…”

“No lì no…”

“Ok”

 

Si spostò in direzione opposta alla mia e tirò fuori il mio socio da sotto le gambe e cominciò a masturbarlo. Io ero sempre con la testa sul cuscino a lamentarmi.

Si girò mettendosi vicino ai miei piedi e cominciò la risalita, con le unghie sulle mie gambe, verso di lui. Non appena lo prese in bocca cominciai a lamentarmi, la sua lingua leccava quella dura asta ed il sotto palle.

E’ inutile, era davvero una dea delle pompe. Mi girai di scatto perché volevo vederla in faccia. Si accovacciò tra le mie gambe con le sue tettone e cominciò a strofinarselo in mezzo.

“Jessica così mi fai venire lo sai…”

“Lo so…”

“…”

 

Stavo per venire quando si alzò, e si allontanò.

“Dove vai?”

“Da nessuna parte”

“Non voglio farti venire”

“Cosa?!”

“Hai capito bene…questo è quello che ti aspetta se stai con me, l’estasi, perché lo so che l’hai raggiunta, ma se non sai quello che vuoi devi pensarci bene…”

Si stava allontanando sballonzolando i suoi grandi meloni.

“Vieni qui…facciamo l’amore…”

“Ora vuoi fare l’amore…? Tu vuoi solamente venire…anzi, tu vuoi solamente farti l’ultima trombata con me…”

“Jessica dai…”

“No bello mio…devi decidere ora…”

 

Mi alzai di scatto ed andai verso di lei.

“No per favore…rispetta la mia scelta”

Mi buttai ai suoi piedi per leccarla ma si scostò.

“No! Non ti sei mai messo ai piedi!”

Mi mise il piede in faccia e cominciò a spingermi.

“Allontanati porco, il mio piede è l’unica cosa che potrai avere”

Provai a leccarlo un po’ ma sembrava che non volesse davvero cambiare idea.

“Distenditi sul letto…ora ci penso io…”

“No mi dispiace, te l’ho detto, non mi avrai…ora tocca a te scegliere: lei o me?”

E si indicò tutta. Si rivestì e venne verso di me. Ero seduto sul letto con le palle che mi scoppiavano. Si avvicinò e mi diede un bacio a stampo:

“Ciao stallone, quando capirai cosa vuoi davvero sai dove trovarmi…”

Mi distesi sul letto e cominciai a masturbarmi, ma non volevo venire così. Ero su di giri, avrei trombato anche la prima che avessi incontrato per strada. 

 

Mi venne in mente Azzurra e le mandai un messaggio, la risposta fu esaustiva.

 

“Ehi stronzo, sei ancora vivo? Cos’è vuoi scopare?”

Dannazione.

 

Ero ancora in estasi. Provai a farmi una doccia ma invano. Ero ancora in perenne erezione. E quando uscì dal bagno mi trovai Stefania di fronte che mi fissava:

“Scusami la porta era aperta non sapevo…”

Mi avvicinai a lei, lei completamente immobile.

“Dov’è Domenico?” le chiesi

“E’ andato a fare la spesa…mangiamo qui oggi…”

Guardava sempre il mio socio in tiro.

“E tu sei rimasta qui sola…?”

“Si…”

Non avrei voluto tradire l’amicizia di Domenico ma in quel momento Stefania era una ragazza attraente che mi guardava. Mi avvicinai per baciarla e lei sempre immobile si fece guidare dalle mie mani. La spogliai e cominciai a sbaloccarla un po’, quando vidi che era pronta la appoggiai al lavandino e cominciai a scoparla,non avevo neanche preservativi, avevo solo voglia di venire. La sfondai per bene sino a venire e spostarmi subito. Lei era sempre aggrappata a me con le sue mani al collo.

“Maledizione Lu…che abbiamo fatto…”

“Una piccola scappatella Stefy, non succederà più…”

Si chiuse in bagno ed io mi andai a cambiare.

Mangiammo tutti e tre come se nulla fosse, lei era un po’ fredda ma nulla che potesse far capire qualcosa.

 

Avevo già rimosso Sara, e quando pensai a lei dopo mangiato mi vennero alcuni sensi di colpa. Il giorno dopo ripresi in lab e Stefania sembrava comunque tranquilla, mi disse che era stata davvero solo una scappatella, che in fondo lo aveva voluto anche lei, ma ora non doveva succedere più.

 

I due giorni appresso passarono molto velocemente, dovevo recuperare un sacco di lavoro in lab per cui ci passai praticamente tutto il giorno. Il giorno dopo mi alzai con il socio in tiro e mandai un messaggio a Jessica:

 

“Stronza…come stai?”

“…e dopo tre giorni si fece nuovamente sentire…”

“Avevo voglia di te…”

“…e di Sara?”

“Sara non la sento e vedo da giorni ormai…”

“E da me cosa vuoi?”

“Volevo vederti…”

“Mmm…non credo…secondo me vuoi solo scoparmi per bene…”

“Naaaa hahahahaha”

“Cosa hai deciso allora?”

“Ho deciso che voglio vederti”

“No, cosa hai deciso di fare con Sara?”

“Jessica…te l’ho detto, non la sento e vedo da un bel po’ ormai, ed in questi giorni ho pensato solo a te”

Avevo una voglia di scoparla immane.

“Non lo so…è ancora troppo presto, secondo me vuoi solo scopare e non hai ancora deciso nulla”

“Non è così”

“Comunque in questi giorni sono impegnata, magari una sera di queste ci vediamo”

“Ok”

 

Cercai Domenico sul cellulare e gli dissi di organizzare qualcosa per venerdì, e di invitare un po’ tutti. 

Quando arrivammo davanti al pub venerdì c’erano i nostri soliti gruppi ma Sara e Mina non c’erano, ma c’era Jessica, più porcona che mai.

Entrammo nel locale e lei a malapena mi salutò. Ci sedemmo ed ordinammo. Jessica era quasi di fronte ma non mi degnava di uno sguardo. Quando ci spostammo per prendere da bere e ci risedemmo vidi che, stranamente, ci trovavamo di fronte. Le sorrisi, ricambiò.

 

Cominciò in modo osceno a bere dalla cannuccia ed a guardarmi come solo lei sapeva fare. Avevo il socio in perenne tiro da un po’ ormai.

Ogni suo movimento era completamente sensuale ed erotico al massimo, passava le mani tra i capelli con una disinvoltura da far arrapare chiunque nel raggio di miglia, si tastava il seno in cerca di consensi, ed ancheggiava da far paura.

Quando ci alzammo tutti per ballare fu accerchiata da tutti i marpioni del locale ma lei con estrema freddezza liquidava tutti.

Mi ritrovai a ballare un pochino in disparte rispetto al resto del gruppo e ad un certo punto lei era al mio fianco. Cominciò a ballare oscenamente, si strusciava di continuo, si girava di spalla e completamente aderente al mio corpo si abbassava e risaliva donandomi il suo culo.

Avevo il socio durissimo e completamente girato di lato.

Ormai mi ballava sopra, sempre girata e sempre a stretto contatto. Nel ballo sentì la sua mano che risaliva dalla mia gamba ed arriva a lui, lo accarezzava e lo stuzzicava in continuazione.

“Che facciamo? Continuiamo altrove?”

“No, voglio ballare”

Riprese a strusciarsi sopra.

Dopo altri minuti:

“Usciamo je un po’ fuori?”

“A fare?”

“Parliamo un po'”

“No, preferisco qui”

Si avvinghiò a me. Ci spostammo a ridosso di una colonna e rimanemmo attaccati occhi negli occhi, andai per baciarla ma si scostò.

“Dammi la tua bocca”

Sorrideva. Provai a ribaciarla ma niente. Portò la mano giù e cominciò a strofinarla sul mio pacco. Mi guardava sempre negli occhi e muoveva la bocca e la lingua da gran porca. Mi baciò lei, un bacio caldo e sensuale. La sua lingua si muoveva con passione. Quando mi sentì al limite si spostò e si allontanò.

 

“Dova vai?” le chiesi

“Vado a sedermi”

Ci dirigemmo verso il tavolino dove c’era qualcun’altro dei nostri amici.

“Usciamo un po’ a fumare?”

“No,non mi va”

“Ascolta anche stasera mi lasci così?”

“Così come?”

“Hai capito”

“Non lo so…”

 

Mi alzai per prendere qualcosa da bere e quando tornai se ne era andata, andata a casa dissero.

Ormai stava giocando, mi stava facendo morire. La chiamai e mi disse che era verso casa ormai, le dissi di aspettarmi giù che ci sarei andato.

Lasciai tutti gli amici ed andai verso casa sua con l’auto. Arrivato sotto casa lei non era ancora arrivata. Il tempo passava e di lei nessuna traccia.

La chiamai:

“Ma dove sei?”

“Perchè?”

“Sono sotto casa tua io”

“Ah…siamo tornati al locale, vieni?”

“Porca puttana”

Tornai al locale.

Entrai e lei stava ballando.

“Stasera vuoi farmi impazzire?”

“Non lo so…perché sei tornato?”

“Perché voglio fare l’amore con te! Mi stai facendo morire!”

“Ti manco davvero?”

“Ma certo che mi manchi!”

Ormai ragionavo col cazzo. Avevo dimenticato tutto e tutti.

“Se vuoi stare con me dobbiamo fidanzarci ufficialmente, lo devono sapere tutti, non voglio più rapporti occasionali”

“Ma lo sai che non voglio ste cazzate! Ma posso assicurarti che starò solo con te”

“Mmm…no, allora no”

“Senti Je…hai finito di fare i capricci?”

“Capricci? Io chiedo un rapporto serio e mi parli di capricci?”

“Ma dai hai capito cosa voglio dire!”

“No, sei tu che non hai capito nulla di me”

“Jessica, andiamo…”

“Stasera non avrai niente bello mio, e sino a quando non farai quello che ti ho detto sarà così”

“Ti prego usciamo fuori, andiamo in macchina”

“E che dobbiamo fare?”

“Ti prego, fammi venire…”

“Non mi va, fai solo”

 

E tutta soddisfatta si girò. Parecchio nervoso me ne andai fuori a fumare e poi lasciai le chiavi a Domenico e me ne andai verso casa.

Le vie del centro erano sempre piene di persone e mi ritrovai seduto sulle scalinate di piazza di Spagna…mi accesi una sigaretta, mi sembrava di vivere un deja vù, si, quando mi arrabbiai con Sara tempo fa feci esattamente la stessa cosa.

Cominciai a pensare a lei, Sara, non sapevo più cosa pensare o fare. Non avevo più parlato con lei, non sapevo più nulla, perché dovevo essere innamorato di lei quando ero attratto da morire da Jessica? 

 

Quell’altra puttana poi, mi stava facendo consumare dal desiderio. Gliela volevo far pagare. Ma in fondo non aveva ragione?

Chissà cosa combinavano tutte e due, Sara era forse a casa a parlare con Mina e pensarmi? Erano passati giorni ormai dal mio incontro con Mina. E Jessica? Stava ballando con qualcun’altro? Tornai verso casa.

Trovai un messaggio di Jessica:

“Ehi stallone dove sei?”

“Sto per entrare a casa”

“Aspettami fuori che arrivo”

 

Meno male pensai, almeno vediamo di salvare qualcosa stasera. Sotto casa mi sedetti ad una panchina di fronte ed aspettai. Ovviamente Jessica non arrivava. 

Per l’ennesima volta la chiamai:

“Ma dove sei?”

“Perchè?”

“Come perchè? Sono sotto casa mia ad aspettarti!”

“Ah…siamo ancora nel locale, forse tra poco andiamo via”

“Scusami ma non potevi dirmelo prima?”

“Non c’ho pensato hai ragione”

“Senti io sto salendo, poi se vieni scendo”

“Questa è tutta la voglia che hai di me?”

“Non si tratta di voglia, ma ora stai giocando un po’ troppo bella mia”

“Sei tu quello che sta morendo, io sto benissimo qui”

“Ok, ciao allora”

 

Chiusi e salì sopra. Aspettai un po’ sul balcone in cerca di ristoro per i nervi ma di Jessica nessuna traccia. Mi portai la poltroncina fuori, sempre sul balcone, ed aspettai. Avevo il socio ancora mezzo barzotto ma non volevo fare da solo. Mi addormentai. Mi svegliai verso le cinque con un’erezione da paura. Andai in bagno a masturbarmi e mi riaddormentai nel letto.

 

Quando mi alzai dopo poche ore mandai un messaggio a Mina:

“Ehi…novità?”

Avevo un nervoso assurdo, Jessica mi aveva fatto girare le palle e l’aveva fatta fuori dal vaso, se l’era tirata troppo. Troppo. Serviva un po’ d’orgoglio ora. Era riuscita nel suo intento. Brava, ma ora basta.

Da Mina nulla. Così andai a farmi una doccia. Quando uscì suonarono alla porta, vidi dallo spioncino che era Stefania. Aprì:

 

“Buongiorno, non c’è Domenico”

“Lo so, sono venuta proprio per questo” disse

“…”

“Sono incinta”

 

Non sapevo cosa fare. Non sapevo cosa dire.

La feci entrare e prendemmo un caffè,entrambi in silenzio.

“Ho già prenotato la visita, ma credo che non ci siano dubbi”

“Cioè?”

“E’ di Domenico, senza dubbio.”

“Pensi che non ci siano dubbi su questo?”

“Assolutamente no, puoi star tranquillo…sono venuta solamente per dirtelo vista la nostra ultima scappatella. Ora le cose son cambiate. Non so come la prenderà Dome…”

 

Tirai un gran sospiro di sollievo.

 

“Secondo me sarà felice, anzi felicissimo”

“Io non so cosa fare…”

“Cioè vorresti abortire?”

“Abortire? non lo so…ma come facciamo? Io sono il lab con te, ma per quanto tempo ci confermeranno l’assegno di ricercatori? Dome studia ancora…”

“Si ma sta per finire…magari trova subito lavoro qui e vi sistemate, non credi?”

“Ah Lu, lavoro subito?! ma dove vivi?”

“Ma dobbiamo essere ottimisti Ste…”

“Lo so…però il mondo è anche questo e bisogna guardare in faccia la realtà…”

“Comunque parlane quanto prima con Domenico, secondo me sarà davvero felice”

“Si lo aspetto qui…”

“Si tranquilla, tanto io tra poco esco pure”

 

Andai per sistemarmi quando mi venne un pensiero in testa, chissà come glielo dirà ora. Cominciai a pensare, e mi venne in mente un programma sul pc che registrava dalla webcam. Pensai che una cosa così importante doveva essere detta in camera, sul letto, così girai leggermente il mio pc verso il letto di Domenico e feci partire la registrazione, dopo aver abbassato al minimo la qualità del video. Eliminai lo standby,programmai lo spegnimento del pc verso l’una ed uscì di casa dopo aver salutato Stefania.

 

Mi diressi verso il lab per cercar di recuperare un po’ del lavoro arretrato. Poco dopo mi arrivò un messaggio da parte di Jessica.

 

“Hei stallone, dove sei?”

“Lasciami stare Je, non abbiamo più nulla da dirci”

“Addirittura, è già finita la passione che avevi nei miei confronti?”

“Si, ti saluto”

“Ehi! Ma che modi sono?”

“Te la sei tirata troppo. Ti saluto.”

“Ma sei proprio uno stronzo!”

“Si sono uno stronzo, mi sono divertito con te abbastanza, ma ora mi sono stufato. Ciao”

 

Mi aveva fatto davvero incazzare, le volevo dare una bella batosta. 

Erano le otto di sera. Il tempo era praticamente volato. Tornai verso casa gustoso di vedere cosa si erano detti quei due, o magari se l’avevano anche fatto.

Quando entrai dentro casa non c’era nessuno, il mio pc era spento. Così andai a farmi una doccia. Notai in cucina un foglietto scritto da Stefania per Domenico:

“Ti ho aspettato sino alle undici ma dove sei finito? Ho provato a chiamarti ma niente, devo parlarti. 

Chiamami subito. Ste”

 

Accidenti pensai, ho registrato a vuoto. Finì la doccia e feci partire il video.

Il video aveva praticamente due ore di nulla poi mentre mandavo avanti le immagini vidi due figure che passavano di fronte al pc, tornai indietro e rallentai: erano Jessica e Domenico.

Tornai indietro ancora e dopo poco eccoli che entrarono insieme in camera.

 

“Non c’è, Jessica, non so dove sia”

“Mmm lo immaginavo”

“Perché non provi a chiamarlo?”

“Mmm no, tanto non mi risponderebbe”

“Vi siete incazzati?”

“Si, mi ha detto che mi ha usato praticamente, quindi ero venuta solamente per menarlo”

“Ahahahaha siete strani tutti e due, eh?”

“Eh si, la strana sarei io…”

“Non so Je vi comportate in modo strano no?”

“Non saprei sinceramente…”

 

Domenico andò in cucina e lesse sicuramente il messaggio di Stefania perchè torno in camera e disse:

“Jessica io vado a lavarmi perché devo andare da Stefania, se vuoi aspetta qui Luca senza problemi”

“Ok”

Quando Domenico andò via Jessica cominciò a girovagare per la stanza, sembrava stesse pensando a qualcosa. Dopo alcuni minuti che fissava la finestra si mise sul letto di Domenico e cominciò a sbaloccarsi da sopra i pantaloni.

Dopo poco entrò Domenico che restò di sasso.

“Cosa fai Jessica?!”

“Mi anticipo i compiti”

“Ma dai davanti a me?!”

“Quale dovrebbe essere il problema? Ti fanno schifo le prugne?”

“Assolutamente no!”

“E allora non capisco il problema? Ah…eccolo lì il problema…”

 

Domenico doveva sicuramente avere avuto un’erezione.

Jessica si alzò ed avvicinandosi a Domenico sfilò la cintura del suo accappatoio. Lui d’istinto richiuse tutto ma lei incurante cominciò ad accarezzarlo da sopra il tessuto. Bastarono poche carezze per  farlo venire. Lei era visibilmente soddisfatta, lui un po’ meno. Alla fine si risistemarono ed uscirono dalla stanza entrambi.

Ero sinceramente colpito da quello che avevo visto. Non avrei potuto incazzarmi con Domenico perché anche io ero dalla parte del torto ma in fondo avrei voluto fargli sapere che sapevo cos’era successo.

Ovviamente ora Jessica aveva chiuso con me, cercai di capire il perché della sua provocazione con Domenico ed alla fine arrivai a pensare che forse lo aveva fatto per far incazzare noi due.

Andai a dormire presto e poco dopo venne Domenico tutto preoccupato ed accese la luce:

“Lu ti devo parlare”

Mi dispiaceva, così cercai di venirgli incontro, ma non potevo dirgli nulla di me e Stefania.

“Tranquillo Dome, so tutto”

“Sei incazzato?”

“No”

“Fiuuu…oddio pensavo che ti saresti incazzato!”

“Ma dai per una del genere? meno male anzi…”

“Piuttosto…te l’ha detto Stefania, ve?”

“Si…congratulazioni”

“Già…sono felice io, lei un po’ meno”

“Eh si, me l’ha detto, io spero lo voglia tenere”

“Già…ci siamo presi qualche giorno per capire meglio cosa fare, io lo terrei, lei non sa cosa fare visto anche il lavoro che ha non è sicuro”

“Lo so, in fondo ha ragione, ma bisogna essere ottimisti”

“Mamma mia che giornata…vengo a dormire anche io dai…”

 

Durante la notte sognai Sara. Sognai anche molte altre cose, vecchi ricordi che avevo rimosso. Mi risvegliai con una voglia di lei assurda. Comincia a pensare come avessi potuto preferire una come Jessica ad una come lei. Cominciai a pensarla per molto tempo. Mi accorsi che mi stava venendo il batticuore. 

Ero in lab da un po’ e decisi di andare verso la sua facoltà, magari l’avrei incontrata ed avremmo parlato un po’. Incrociai un venditore di rose, ne presi una e mi diressi verso le sue zone.

Girovagai un pochino sino a quando non la incrociai. Camminava bella come non mai, sorridente come non mai. Mi rivenne il batticuore. Un albero enorme mi impediva di capire con chi stesse sorridendo, cominciai ad incamminarmi verso quella dea. Lei mi vide e si fece seria, al suo fianco c’era un ragazzo. Mi vide con la rosa in mano e capì che ero lì per lei. Sapeva che avrei rosicato tanto così si girò dall’altra parte ed anzi diede un forte bacio a stampo al tipo e si fermarono proprio sul marciapiede di fronte al mio a ridere e scherzare. Gettai la rosa nel cestino e tornai in lab. Non so perché ma avevo gli occhi lucidi. Non capivo il motivo di tanta amarezza, ma ero davvero deluso. Uno stato di tristezza assoluta si era impossessata della mia persona. Cercavo di fregarmene e non pensarci ma mi venivano giù solo lacrime amare.

 

Tra l’altro mi ricordai anche del messaggio mandato a Mina stamattina. Non avevo ricevuto risposta, così le scrissi.

“Stronza, avresti almeno potuto avvisarmi”

 

Arrivai in lab e la prof stava parlando con Stefania e Sofia.

 

“Eccolo qui, ma dov’eri finito?”

“Scusi prof”

“Ragazzi vado subito al sodo uno di voi tre deve andare a Londra per un mese, lavorerà nel lab di Chimica lì, prenderà tremila euro, biglietto rimborsabile, vitto ed alloggio gratuito nel campus dell’università. Andrete a prendere il posto di Arthur che invece verrà a stare un mese qui da noi. Chi ci va?”

“Io” risposi. D’istinto. Senza neanche pensarci due volte. Senza guardarmi indietro.

“Voi siete d’accordo?”

Annuirono.

“Ok Luca, puoi partire quando vuoi, l’importante è che il 1 novembre tu sia già lì operativo. Eravamo alla fine della seconda decade di ottobre e partì il giorno dopo stesso alle sei di mattina pagando sole diciannove euro per il biglietto aereo. Sculata assurda.

 

Dopo due settimane che ero lì mi stavo già rompendo le palle non conoscendo nessuno e passavo le serate,quando rientravo dal lab, su internet a vedere film. Tra l’altro nel lab c’era una penuria assurda, due ragazze ma una più brutta dell’altra. Gli altri due ragazzi si vedeva lontano un miglio quanto fossero sfigati pure, per cui non furono giorni facili. 

Mi sentì con Domenico e mi disse che tra lui e Stefania era tutto ok e che il bambino avevano deciso di tenerlo. Gli feci i miei complimenti e chiesi se aveva più rivisto Jessica da allora, ma mi disse di no. Non chiesi nulla di Sara o Mina, perchè anche loro non si erano fatte vive.

Il giorno successivo, venerdì, il prof del laboratorio, ci disse che il giorno dopo non saremmo dovuti andare e che quindi avevamo due giorni di riposo. Sabato mattina uscì un po’ in centro, ma sinceramente non sapevo dove andare, così mi diressi verso l’università in cerca di quelle poche persone che conoscevo. Mentre camminavo notai sulla mia sinistra una ragazza ricciolina che attaccava su di un grande cartellone pubblicitario alcuni foglietti. Mi avvicinai e vidi che erano scritti in inglese ed in italiano.

 

“Ciao”

“Oh…finalmente un italiano!”

“E’ vero! anche tu sei la prima italiana che incontro! mamma mia che sofferenza!

“Ahahahah è vero!”

“Mi chiamo Luca piacere”

“Io Mariangela, molto piacere”

 

Avevo la sua mano “in mano” e la guardavo con i miei occhiali da sole. Era bassina, ricciolina, e doveva avere le forme giuste, il cappotto sembrava gonfio.

Cominciammo a parlare e ci dirigemmo verso un bar per prendere un caffè. Alla fine mi chiese di pranzare con lei a casa sua. Abitava non molto lontano da lì con altre due coinquiline e ne cercavano un’altra, ecco il perché di quell’annuncio che attaccava prima.

Dopo le presentazioni iniziali con le due inglesi, anche loro assolutamente non belle, Mariangela si tolse il giubbino e due meloni assurdi uscirono sballonzolando in una maglia arancione di seta. 

 

Dovevano essere miei. Pranzammo e uscimmo per farci un giro. Cercai di essere quanto più carino possibile e simpatico. Cercavo sempre il contatto fisico facendole il solletico o prendendola per i fianchi e pareva che a lei piacesse pure come cosa. 

Arrivati sotto casa sua mi chiese di salire per un caffè e capì che qualcosa l’avremmo concluso stasera. Ci mettemmo comodi comodi nel salottino e riprendemmo a parlare. Si era fatto tardi e così feci la mossa d’andarmene ma lei guardando l’orologio disse:

 

“Ma è tardi, devi prendere il taxi ora, chissà quanto ti costa…”

“Non importa dai, ne è valsa la pena però…”

 

Cercai di fare colpo con questa frase ad effetto.

 

“Ahahahah, dai resta qui stanotte.”

 

Non me lo feci ripetere due volte.

 

“Ok”

“Ahahah scemo”

 

Però le cose non presero la piega che speravo. Mi sistemò in salotto e lei andò in camera sua. 

 

Passarono alcuni minuti. Mi alzai e bussai alla sua porta.

 

“Posso?”

“Entra”

“Volevo darti la buonanotte…ascolta Mariangela, non sono il tipo che gira intorno alle cose ma va subito al sodo…”

 

I suoi grandi occhioni mi guardavano e i suoi meloni da sotto al pigiama spingevano in cerca di libertà. Mi avvicinai e la baciai, ma lei si tirò indietro dandomi uno spintone.

 

“Ehi che fai?”

“…”

“Non voglio, esci”

 

Ci rimasi malissimo. Uscì e mi rimisi sul divano. Mamma che botta.

Dopo alcuni secondi però uscì dalla sua camera e venne verso di me. Il suo pigiama aderente non lasciava nulla all’immaginazione. 

 

“Scusami, sono stata sgarbata”

“No scusami tu, è che mi piaci e…”

 

Non feci in tempo a finire la frase che mi stava baciando. Cominciammo a baciarci con passione sul “mio” divano sino a quando non mi disse:

 

“Andiamo in camera mia, qui non possiamo restare…”

 

Chiusi la porta a chiave e la tirai a me.

Appoggiati sulla porta cominciammo a baciarci con passione e le mie mani cominciarono ad esplorare tutto il suo corpo. Sembrava molto cauta, anzi lo era clamorosamente, per cui per farla sciogliere dovevo ricorrere alla mia lingua giù da lei. Cercai di toccarla per bene, con delicatezza, ma le sue mani non esploravano il mio corpo. Pensai che in fondo doveva essere l’età a frenarla, o la poca esperienza. Così la portai sul letto e piano piano cercai di spogliarla, ma le sue mani mi bloccavano sempre. Tastai con grande entusiasmo i suoi meloni e mi accertai che si trattava di una bella quinta. 

 

Ormai ci baciavamo da alcuni minuti e la situazione non migliorava per niente.

Mi spostai così giù con la bocca andando a baciarle il pancino scoperchiato, salì un po’ da sotto il pigiama per tirarlo un po’ su, baciavo ovunque per darle piacere. La sua pelle morbida era piacevole sul mio viso. Spostai delicatamente ancor di più il pigiama sino ad uscirle il seno completamente. 

 

Nella penombra vedevo che mi guardava ed io ero lì con questa quinta davanti agli occhi. Cominciai a leccarle con estrema delicatezza i suoi piccoli capezzoli e finalmente cominciai a darle del piacere. 

 

La sua testa portata indietro non poteva nascondere più nulla.

 

Mi mise le mani tra i capelli e cominciò ad accompagnare la mia testa. Poi la tirò su e riprendemmo a baciarmi. Passavano i minuti e la situazione non migliorava, limonavamo e basta, io esploravo il suo corpo ma lei era molto fredda. Capì che era davvero inesperta. Provai così a scioglierla un po’.

 

Scesi nuovamente giù ed affondai il mio viso nella sua bella rientranza, abbassai il pigiama e cominciai a baciarla da sopra le mutandine. I suoi sospiri erano bellissimi, uscì la lingua e cominciai a leccarle le mutandine. Era bagnatissima. Le scostai di un millimetro e diedi una bella leccata ma mi bloccò immediatamente. 

 

“Aspetta…”

“Non ti va?”

“No…vieni qui sopra, stiamo così a baciarci e basta”

“Va bene Mery, ma lo facciamo da un po’…volevo darti altre emozioni…”

“Immagino…ma non voglio…”

“Posso chiederti il perché?”

 

Cominciò a farneticare un sacco di cose, delle scuse insomma.

 

“Ascolta Mery, qualche altro ragazzo è mai andato giù a baciarti?”

 

Si fece rossa e non rispose. 

 

“Puoi star tranquilla, sono un bravo ragazzo, non me ne approfitterò di te se non vorrai, ma voglio solo darti qualche bacio…poi risalgo…”

 

La sua paura mista all’eccitazione la fece sciogliere.

 

“Va bene”

 

Ripresi a baciarla e leccarla, le sfilai le mutandine e dopo alcuni secondi il clitoride era ormai tutto fuori, così lo presi in bocca e cominciai a succhiarlo per bene. La mia lingua cercava di entrare sempre più dentro. Venne, tanto. 

Affannata e tutta rossa in viso cominciò a baciarmi. 

“Scusami Lu…”

“Di cosa?”

“E’ la prima volta che un ragazzo mi bacia lì…non sapevo neanche come sarei venuta…”

 

Questa affermazione mi lasciò di sale.

“Sai…non ho avuto molti ragazzi…”

Le cose peggioravano.

“Non ho ancora incontrato il ragazzo giusto…”

Bingo! Era vergine, addio a tutti i miei sogni di scoparmela in tutti i modi.

 

“Non preoccuparti (le dissi) l’avevo capito…”

“Scusami se ti sono sembrata inesperta…

 

Cercai di far leva sul suo orgoglio.

 

“Sei stata bravissima invece…ora soddisfa il tuo uomo…”

E ricominciai a baciarla con forza. Portai la sua mano sul mio socio e le indicai il movimento da fare. 

Poi abbassai i pantaloni e lo tirai fuori, sapevo che non sarebbe andata giù, provai a staccarmi e farglielo capire ma invano. Continuò a masturbarmi, così mi consolai con la mia lingua su i suoi splendidi meloni. Li avevo bagnati per bene, così le dissi se poteva mettersi giù a masturbarmi.

Posizionata in basso la vedevo che si muoveva cercando di essere quanto più sensuale possibile. Tentar non mi costava nulla. Lo spinsi in quelle due montagne di carne e lei lo accolse con cura, dopo neanche un minuto esplosi, ed il suo sorriso era il mio premio.

Le diedi un bacio ed andai a dormire sul mio divano, entrambi ci addormentammo soddisfatti.

La mattina trovai un messaggio di Mina sul mio cell:

“Ciao Luca, o Luke, visto che ho saputo che sei lì, mi dispiace per il mio silenzio ma dopo il vostro ultimo incontro Sara ha avuto una crisi, ma grossa davvero. Aveva deciso di mettere la parola fine una volta per tutte alla vostra storia, ha pianto per diversi giorni, non è uscita anche da casa. Io ho cercato di parlarle e spiegarle la situazione ma invano. Se non mi son fatta sentire è perché volevo farlo con buone notizie. Quando ho saputo che si vedeva con quel tipo non mi sembrava il caso di dirtelo, anche perché sapevo che era una cosa temporanea, come infatti lo è stata. Ieri sera abbiamo parlato di te con Sara. Io sono convinto che lei sia ancora e lo sarà sempre, innamorata di te, anche se giurava e spergiurava il contrario. Fatti vedere appena torni, magari si sistema tutto.

Ps. io lavoro per te, lo sai.

Ciao Mina”

 

Sorrisi. Le scrissi la prima cosa che mi venne in mente.

 

“Ciao Mina, ormai ognuno di noi ha una vita. Facciamocene una ragione. Ciao”

 

Ero stato uno stronzo, come al mio solito, ma alla fine, come dicono a Roma, sti cazzi.

Facemmo colazione con Mery (Mariangela ovviamente) e poi uscimmo a farci un giro. Lei si comportava come una fidanzatina modello, ma io avevo in testa solo le sue pere. Non volevo illuderla solo per portarmela a letto, soprattutto perchè era vergine. Ma decisi che almeno un pompino ed un’altra spagnola dovevo riceverla. 

Facemmo un aperitivo verso le undici e poi per le vie del centro a passeggiare. Volevo darle qualche emozione particolare, così cominciai a baciarla con forza in pubblico per farle venire un po’ di voglia ed andare anche in qualche bagno di qualche locale, ma invano, era sempre soorridente ma molto restia.

 

Quando arrivò la sera, cercai di far leva, nuovamente sul suo orgoglio, e sulla mia stronzaggine, così mi sistemai sul mio divano e lei andò a dormire con un semplice “buonanotte”.

Passavano i minuti. Decisi di aspettare una sua mossa. Non volevo andare nuovamente io.

Passarono altri minuti e nulla. Mi alzai e dallo spioncino della sua porta vidi le sue gambe sul letto che si muovevano, pensai per qualche piccolo momento di nervosismo. 

Tornai al divano e dopo poco uscì dalla camera con la scusa d’andare in bagno. Non sentì nulla in bagno, dopo poco rientrò in camera. Passarono altri interminabili minuti.

Pensai che mi toccasse anche stasera andar a cercarla ma fortunatamente la ebbi vinta.

Uscì dalla sua camera e venne davanti al divano:

“Beh stasera non vieni a salutarmi?”

Era mia.

 

Istintivamente le abbassai i pantaloni del pigiama e le mutandine e cominciai a leccarle la passera in piedi. I suoi sospiri accompagnavano il movimento delle sue gambe verso il basso. Cercavo di far quanto più rumore possibile con la lingua e con la bocca per farle sentire cosa stessi facendo in basso. 

Sicuramente la situazione doveva eccitarla da morire, le sue coinquiline erano nelle loro camere e lei in cucina si faceva leccare la passera da me. Leccai e leccai sino a farla venire. Distrutta si appoggiò su di me e ci abbracciammo sul divano. 

 

“Lo sai che ora devi soddisfare il tuo uomo, giusto?” le dissi.

 

Ci spostammo in camera e chiudemmo la porta. Cominciammo a baciarci. Lei uscì il mio socio e cominciò a menarlo per bene, io le stuzzicavo i capezzoli nel frattempo. Menava e menava ma giù non andava, capì che di pompe non se ne parlava. Così presi l’iniziativa e cominciai a strofinarglielo sulla sua bella passerina, non ci volle molto che divenne nuovamente pronta e l’affondai, dopo aver messo ovviamente il preservativo. All’inizio ci furono molti lamenti e poche grida goderecce, ma poi la situazione migliorò leggermente. Scopammo alla missionaria per un po’ e spesso sentiva ancora dolore, così decisi di venire perché non avremmo potuto fare altro. Mi staccai e le feci capire che doveva mettersi sopra, dopo neanche un minuto quelle tettone sul mio viso soffocarono le mie grida. Rimasi abbracciato a loro per alcuni minuti e poi ci adagiammo sul letto. Lei mi accarezzava la testa e mi dava dei bacetti sulla fronte. 

“Sono contenta di averlo fatto per la prima volta con te…”

“Come mai?”

“Perché sei stato gentile…non mi hai scopato come volevano fare tutti…”

“Come tutti?”

“Tutti si…voi ragazzi pensate che non ce ne accorgiamo noi che guardate solo lì?”

“Eh lo so Mary, ma pure tu…stai messa benissimo…”

“Non credere però che a me piacciano eh…sono ingombranti, mi fanno spesso male, e non posso fare nessun movimento strano o mettere magliette particolari perché subito l’attenzione ricade su di loro”

“Immagino”

“No, non credo…io invidio chi ha una seconda, vabbè diciamo una terza scarsa dai…hai un bel seno e puoi vestirti come vuoi”

“Secondo me invece loro invidiano te”

“Ma stai tranquillo che il 90% delle ragazze con il seno grosso vorrebbe non averlo così grosso…”

“Ma cosa dici…”

E cominciai a baciarlo con dolcezza.

“Smettila scemo…”

“…”

“Ora che te ne andrai non ci sentiremo più vero?”

“Perché? possiamo sempre vederci quando torni in Italia, no?”

“E se io dovessi rimanere qui? Tu non verresti mai a trovarmi?”

“Certo, verrei eccome…in tutti i sensi! Ahahahaha”

“Ahahahaha! Stronzo!”

Il giorno dopo tornai a lavoro e passai tutta la settimana a sentirmi con Mary per telefono. Dovevamo incontrarci nel fine settimana, di sabato, magari sarei rimasto una notte da lei.

E così facemmo. Non uscimmo la sera e con la casa vuota scopammo sul “mio” divano ma essendo ancora all’inizio lei si accontentava di una semplice missionaria ed una decina di minuti per venire…almeno così diceva lei, forse non era ancora riuscita a “scoppiare” del tutto in un vero e proprio orgasmo.

 

Mi risvegliai di notte e vedendomela a fianco mi venne duro. Le sue tettone spingevano sul pigiama. 

Così mi venne un’idea. Portai il mio amico al massimo della potenza e lo misi in prima visione. Poi cominciai a muovermi per svegliarla, quando aprì gli occhi socchiusi i miei. Nella penombra vidi che li aveva richiusi, così rifeci rumore e si svegliò. Il bianco dei suoi occhi rispecchiava nella notte e vidi che la direzione che avevano preso i suoi occhi era quella giusta. Mi girai leggermente e glielo avvicinai ancora di più. Lei lo guardava sempre. Chiuse gli occhi. Poi li riaprì. La sua mano si spostò su di lui e cominciò a massaggiarlo. Sentiva il mio respiro più forte ed aumentava il ritmo. Ma non volevo essere masturbato, volevo una pompa. Facendo sempre finta di dormire portai la mano vicino all’elastico del pigiama e lo abbassai leggermente lasciandolo al di fuori del pigiama, ma sempre dentro le mutande. Lei portò la mano sulla capocchia scoperta, ma sempre dentro le mutande, e cominciò a massaggiare lì, non aveva capito ancora. Decisi così di tentare il tutto per tutto lo liberai e lo lasciai libero davanti ai suoi occhi. Rimase a guardarlo un po’ e poi lo prese in mano. Avvicinò il suo viso e non so perché ci soffiò leggermente sopra. Riprese a masturbarlo, ormai stavo per venire così d’istinto mi spostai leggermente verso di lei, ce l’aveva a pochi centimetri davvero. Si avviciò e lo baciò, una sola volta. Aprì gli occhi di scatto e sorrisi, portai una mano dietro la sua testa e l’avvicinai al mio amico. Aprì finalmente la bocca e cominciò a leccare la mia grossa cappella.

Portai dietro la mia testa e cominciai finalmente a godere come più piaceva a me. Sapeva cosa fare perchè alternava leccate a succhiate, ma purtroppo ero già al limite così le dissi che stavo venendo, si spostò e venni sul letto. La avvicinai a me a cominciammo a baciarci con passione. La abbracciai e le dissi:

 

“Grazie, grazie davvero…”

“Devo essere sincera, mi è piaciuto…”

“Lo vedi che avevo ragione…”

 

Ci addormentammo così, al risveglio ci fu una buona colazione e poi tornammo sotto le coperte con la scusa di un film, ma sapevamo tutti e due che avremmo presto scopato di nuovo.

 

Ormai Mary era partita. Già il pompino di stanotte l’aveva fatta cambiare. Mi toccava in modo diverso. 

Restammo praticamente nudi sotto alla coperta e cominciammo a strusciarci l’uno sull’altra. I suoi meloni sul mio petto erano meravigliosi, ed il mio socio si strofinava con forza sul suo bel pancino.

Mi abbassò lei stessa la mia testa verso i suoi meloni e simulava un ondulamento con le mani, io non me lo feci ripetere due volte e presi a succhiare quei capezzoli giù duri ed a leccare quelle montagne. 

Ormai spedita nella lussuria cominciò a leccarmi la fronte, si spostava e leccava le guance, mi tirava per un attimo su e mi leccava la bocca e la lingua. Che belle sensazioni finalmente.

 

Cominciammo a masturbarci contemporaneamente e preso dal momento ficcai anche qualche dito nella sua bella passerina, cominciò a miagolare con forza, così portai le dita in bocca e me le leccai ed i suoi occhi si infuocarono di passione. Aumentò il ritmo della mia sega. Riportai ancora le dita dentro la sua passera ma questa volta le portai verso la sua bocca e per nulla offesa cominciò a leccare selvaggiamente le mie dita come fossero un pene. Ormai eravamo in sintonia. Le lingue facevano l’amore da un po’ e mentre continuavo a strofinarle la mia mano venne copiosamente. Ansimante e rossa i viso mi chiese di leccarle gli umori e non me lo feci ripetere due volte, eccitata come non mai si mise pure lei a leccare con me, alternando la mia lingua alla mia mano.

 

Spostai la coperta e la scoprì, presi il suo bacino e me lo portai sul viso. Cominciai a leccarla, voelvo preparla per bene. Quando sentì di nuovo i suoi umori la spinsi verso il basso e con lei sopra cominciammo a scopare. Avrei pagato per avere sempre quei meloni davanti agli occhi. Era una ventenne così soda che i meloni stavano su senza nessun aiuto. Avrebbe fatto la gioia di molti per tanti anni ancora. Quando sentì che ero vicino la girai e cominciai la mia pecora, la mia preferita. Mi aggrappai al suo seno e spinsi così forte da far un palese rumore per le altre della casa. 

 

“Avvisami quando stai venendo”

“Ci sono quasi…”

 

Si staccò e mi fece segno d’alzarmi in piedi. Cominciò a spompinarmi accucciata sotto le mie gambe. 

 

Alzai la testa al cielo cercando di far durare questo momento il più al lungo possibile. Dopo un po’ senza dirmi nulla se lo mise tra i meloni, ed in maniera molto goffa, bisogna dirlo, cominciò una spagnola ma fu l’apice della goduria perché li presi con forza e venni sul suo collo.

Si abbassò di scatto e cercò di catturare le ultime gocce di sperma continuandolo a leccare. Io ero in estasi e lei da brava puttanella mi fece vedere che le aveva in bocca e poi la richiuse mandandole giù. 

Ci coprimmo sotto le coperte e dormimmo abbracciati sino a pranzo.

 

Fortunatamente le sue coinquiline preparano qualcosa anche per noi così ci unimmo a loro. Nel pomeriggio uscimmo un po’ in centro e cenammo in una pizzera made in Italy. 

Cominciò una nuova settimana, la mia ultima settimana. Volevo tornare a Roma, non ne potevo più di Londra. Così quando arrivò il sabato salutai tutti i miei compagni di lab e la sera mi incontrai con 

Mary sperando in un’ultima scopata vista la mia partenza il giorno dopo. Ma Mary aveva degli ospiti indesiderati, sperai almeno in un pompino ma fu difficile anche strapparle un bacio. Cenammo a casa sua e poi me ne andai. Alla fine pensai che forse era meglio così. 

Ero molto contrariato però, almeno un’ultima volta avrei voluto scoparla, i suoi meloni me l’avevano fatto diventare duro e già pensavo alla sega nel mio letto a casa. Mentre scendevo le scale della sua abitazione incontrai una delle sue coinquilina. Cominciai a farfugliare qualcosa in inglese ma mi bloccò dicendo che parlava un poco anche l’italiano, le dissi che me ne stavo andando e che quindi non ci saremmo rivisti più.

“Come mai non rimani da noi?”

“Mary ha le sue cose e sta parecchio contrariata, mi ha quasi cacciato”

“Che stronza”

“No…”

“Niente scopata allora stanotte?”

 

Cosa? Perché così sfrontata?

“Eh mi sa proprio di no…”

“Mi dispiace per te…ora dovremmo salutarci…” disse

“Eh già…”

 

Sapevo già quello che sarebbe successo.

Si avvicinò per baciarmi sulle guance ma fu un bacio troppo sensuale, quando si staccò la seconda volta la tirai a me e cominciammo a pomiciare sulle scale. Non ricordavo neanche il suo nome, sinceramente, ma la passione ci aveva travolto ormai. La tipa era minuta, fisico normale, però almeno baciava bene. 

 

Salimmo sopra all’ultimo piano e ci sistemammo nel ripostiglio prima del terrazzo. Era una tipa intraprendente, infatti cominciò subito a menarmelo, tirò giù i pantaloni e cominciò a spompinare. Non avrei potuto chiedere di meglio. 

Aveva un modo particolare di spompinare, tratteneva in una mano le palle e con l’altra menava la capocchia leccando a dovere, era davvero brava. Quando sentì l’amplesso la feci alzare e la girai abbassandole la schiena. Misi il preservativo e dopo averla bagnata con un po’ di saliva cominciai a scoparla a dovere. Le misi una mano davanti per non farla gridare ma poco dopo l’amplesso tornò e fregandomene mi aggrappai per bene a lei e venni. Non rimase male, forse anche lei aveva avuto dei piccoli orgasmi, non mi disse nulla. Mi sorrise, mi diede un lungo bacio e cominciò a rivestirsi. Lei scese a piedi, io presi l’ascensore e ci salutammo con un semplice sorriso.

 

Le ragazze sono tremende, pur di vendicarsi di qualche torto sarebbero capaci di tutto, chissà cosa le aveva fatto Mary per comportarsi in quel modo. Passai in rassegna i suoi precedenti saluti o piccole chiacchierate, ma sinceramente, non trovai nulla che mi potesse far pensare ad una simile vendetta.

 

Erano passate quattro settimane e mi sembrava che fossero volate ora, ma se penso ai primi giorni mi salivano i brividi. Londra non faceva per me, niente sole, pioggia come se nulla fosse, nebbia, freddo…meglio Roma.

 

Cercavo di non pensarci, ma durante il volo il mio unico pensiero era Sara. 

Tornai a casa e dopo un paio di giorni tornai anche in lab per il resoconto con la prof e gli altri.

Il giorno dopo mi ritrovai Mina vicino al lab:

 

“Stronzo torni e non dici nulla?”

“Perdonami ma dovevo organizzare una festa?”

“E perché no scusami? Poteva essere una bella scusa per invitare anche noi, non credi?”

“Non lo so…”

“Hai per caso cambiato idea su Sara?”

“Purtroppo Mina mia le cose sono cambiate, lei ha deciso di passare del tempo con altre persone e quindi anche lei è cambiata, non è solo per causa mia”

“Ma tu sei proprio uno stronzo…”

“…”

“Tu vorresti farmi credere che a Londra non ti sei scopato nessuna?”

“E’ così evidente? Magari sono stato davvero solo…”

“Ah Lu ma chi vuoi prendere per culo, su…”

“Credimi non è stato un bel mese”

“Ma smettila…tu puoi avere le tue storie e lei no?”

“No, doveva aspettarmi se davvero stava male come diceva…”

“Ma fai silenzio che fia più bella figura…tu non hai ancora capito niente di Sara, non lo capisci che lei cercava di dimenticarti?”

“Con altri?”

“Certo con altri…non puoi capire quanto sia stata male…e mi sa che non lo capirai mai, ti saluto”

“Ciao”

 

E se ne andò.

 

Non so perchè mi comportavo così.

Passarono giorni, arrivarono le feste e nessuno si fece sentire. Io il Natale lo avevo sempre passato in famiglia e così fu, tra fiumi di vino e cenone da far scoppiare anche i più preparati si fece notte ed andammo a dormire, ma quella notte sognai lei. 

Lei sotto all’albero di Natale che mi guardava e mi diceva:

“Lo sai che io aspetto te? Lo sai che io aspetterò sempre te?”

“…”

 

Cominciò a piangere. Io non potevo far nulla, era come se stessi assistendo alla scena.

Si accovaccio per prendere dei regali e cominciò a scartarli:

 

“Qui non ci sei…neanche qui…qui no…”

“…”

“Dove sei Luca? dove sei? perché non sei qui con me?”

“…”

 

Passai una mattinata pesante, dopo il pranzo cominciai la mia pennichella e la sognai ancora:

 

“Io sono sempre qui che t’aspetto…” Ed era quasi nuda.

 

Mi risvegliai di colpo. D’istinto sistemai un borsone e partì verso l’aereoporto: Direzione Cagliari.

 

Chiamai mio cugino e gli dissi che in serata sarebbe dovuto venire a prendermi e che non avrebbe dovuto dir niente a nessuno. Pagai un botto ma ero come impazzito, volevo vederla. Volevo baciarla, volevo fare l’amore con lei.

 

Arrivato all’aereoporto scesi dall’aereo e mi diressi verso l’uscita. Incontrato mio cugino, dopo gli auguri ed i convenevoli del caso, gli spiegai la situazione e mi disse che il resto del gruppo era già a casa di uno di loro e che stasera sarei stato con loro e che ovviamente Sara era con loro.

Mi disse che l’aveva vista un po’ triste ma fondamentalmente normale.

 

Dopo essere passati da casa sua per una risistematina al volo ci dirigemmo verso la casa del loro amico. C’erano già tutti, Sara compresa. Quando entrai dentro casa il tempo sembrò fermarsi per alcuni istanti. Non sentivo più nessun suono. Lei era di profilo, seduta vicino all’albero sul tappeto…bella più che mai. A piccoli passi mi avvicinavo a lei. La sua felpa natalizia era uno spettacolo, il suo profilo avrebbe fatto sciogliere qualsiasi uomo. Arrivai ad un paio di metri da lei. Vidi che stava sorseggiando una cioccolata calda. Si alzò e si girò verso di me.

 

La tazza cadde e sporcò tutto il tappeto. Rimase di sasso. Io avevo un mezzo sorrisino. Passarono alcuni secondi e lei disse:

 

“Perchè…” con un filo di voce.

“…” non riuscì a dire nulla perché vidi uno avvicinarsi e dirle:

 

“Cos’è successo amore?”

“Cos’è successo amore?”

 

 

Il vuoto più assoluto. Un silenzio assordante. Qualcuno mi parlava, ma non sentivo nulla. Qualcuno mi salutò, mi urtò, mi spinse per cercare di svegliarmi dal torpore ma non sentivo davvero nulla. Mi girai ed andai via. Istintivamente mi diressi verso casa di mio cugino per prendere la mia roba ed andarmene.

Risistemai al volo la mia roba e cercai invano il mio cellulare per chiamare un taxi, doveva essermi caduto da qualche parte. Chiamai dal fisso di mio cugino e dopo alcuni minuti il taxi era sotto casa. Arrivato in aereoporto vidi che non c’era nulla verso casa dei miei, ma fortunatamente c’era un volo in partenza per Roma per le 23:00 così mi avviai verso la biglietteria e quindi verso il gate.

La mia mente era stranamente offuscata, non riuscivo a pensare a nulla. L’idea che Sara fosse con un ragazzo mi aveva spiazzato. 

Tornai a Roma e mi diressi verso casa. Non riuscivo ovviamente a dormire per cui mi rimisi in strada a girar per le vie del centro. I pensieri correvano veloci e ripercorrevo, per quanto possibile, tutti i miei momenti con Sara; alcuni mi sembravano surreali, altri troppo fantastici, non riuscivo quindi a capire sin dove fossero veri o frutto della mia fantasia.

Roma vestita a festa era uno spettacolo, ma per quanto amassi il Natale ero triste perchè completamente ed inesorabilmente solo.

Camminando si fece l’alba e rientrai verso casa. Passai quasi tutto il giorno a dormire, mi risvegliai nel primo pomeriggio e mangiucchiai qualcosa. Mi risvegliai verso sera. Mi feci una doccia per riprendermi un pochino e mi rifiondai per le vie del centro.

Percorrendo il lungoTevere trovai una scalinata e d’istinto scesi giù. Le luci rendevano Roma ancora più bella ed il rumore dell’acqua che viaggiava imperterrita accompagnava i miei pensieri. Sogni strani, immagini sfuocate, pezzi sparsi senza nè capo nè coda.

In lontananza si intravedevano alcune tende sotto i ponti, una persona era seduta su di una panchina ed alcuni ragazzini più in là stavano sicuramente fumando qualcosa perché in gruppetto.

Istintivamente portai le mani in tasca per una sigaretta ma non avevo accendino, così mi guardai intorno e vidi che sulla panchina qualcuno stava fumando. Mi avvicinai e nella penombra vidi che la ragazza seduta era Sara.

Rimanemmo di sale tutti e due. In silenzio mi sedetti al suo fianco. Rimanemmo un paio di minuti in silenzio.

Volevo dirle tante cose, volevo chiederle scusa, volevo abbracciarla e stringerla forte. Volevo tante cose. 

I secondi passavano, ed i minuti…

Il suo profumo era dolce, bello, unico. 

Nessuno dei due riusciva a dir qualcosa, entrambi in silenzio. Entrambi bloccati. Ne avevamo passate tante, diciamo più che altro che gliene avevo fatte tante. In fondo l’amavo, l’avevo sempre saputo, avevo sempre cercato di nasconderlo ma in fondo l’avevo sempre saputo. La conoscevo poco, anzi forse pochissimo, ma sapevo che era la donna della mia vita. 

 

“Perc…”

“Shhh…”

“…”

“Piacere, Luca…”

“…”

“…”

“Mi chiamo Sara”

“Sara…non ti conosco bene, anzi non ti conosco per niente ma quando ti vedo mi batte il cuore, mi piace il tuo profumo, mi piacciono i tuoi capelli, mi piace il tuo essere alla moda a modo tuo, mi piacciono i tuoi occhi, mi piaci da morire fisicamente, adoro le tue labbra, adoro la tua voce, morirei per la tua risata, vivo per poterti baciare ancora una prima volta poichè della prima non ho alcun ricordo se non quello di un sogno…”

“Io…sono senza parole…ho paura…”

“Non voglio sapere nulla stasera di quello che abbiamo passato, voglio solo sapere se vuoi venire a vivere da me, se vuoi iniziare una vita con me…”

“Io…ti voglio Lu, ti volevo, ti voglio e ti vorrò sempre…ma ho paura di te…ho paura dei tuoi problemi con la memoria…”

“Stare con te mi farà stare tranquillo…questo già lo so…”

“Voglio potermi fidare di te”

“Vieni”

 

La presi per mano e mi diressi verso Campo dei fiori. La piazza era piena zeppa di ragazzi. Salì sugli scalini della statua e gridai a squarciagola: “Saraaa! Ti amooo!”.

Molti scoppiarono a ridere, alcuni applaudirono, alcuni gridarono: “Sti cazzi!” ma la maggior parte sorridevano e parevano felici per la sorpresa.

Lei con gli occhi lucidi mi abbracciò. Ci baciammo appassionatamente. E gli applausi divennero sempre più forti.

 

Mano nella mano ci dirigemmo verso casa mia. Passammo la notte a parlare e fare l’amore. I baci erano sensuali, sentiti, vissuti appieno. Le sue forme giunoniche riempivano le mie mani, ed il mio socio, felice più che mai, non ne voleva sapere di fermarsi. La passione era tanta, per cui la voglia tornava dopo pochissmo a farsi risentire. Non entrerò nei particolari perché è della reale compagna della mia vita che sto parlando. Ci addormentammo verso l’alba felici ed abbracciati. Quando lei si svegliò la mattina io ero già sveglio che la osservavo. Mi piaceva guardarla dormire, beata, in tutta la sua bellezza.

“Devo solo chiederti una cosa…”

“Dimmi Lu…”

“Chi era quello che t’ha chiamato Amore?”

“Era il mio patrigno…il secondo marito di mia madre…”

“Il primo?”

“Il primo è morto quando ero piccola, non ricordo nulla di lui…o meglio, ricordo pochissime cose e tutte confuse”

“…e poi si è sposata con quello lì…”

“Si, ma è stato un matrimonio di convenienza perché mia madre era sola con due bimbi…Mino invece era uno scapolo a cui serviva una sistemazione. Poi diciamo pure che Mino sta sempre in missione e credo che non sia anche completamente eterosessuale…”

“Ah…”

“Eh si…la situazione è un po’ particolare…ecco perchè mia madre si butta sui giovani, non voglio giustificarla per carità, ma diciamo che ne ha passate tante pure lei, lo fa per sentirsi sempre giovane, per non pensare al passato ed ai problemi presenti”.

“Mi dispiace che sia stato con lei…”

“Devi vedere quanto dispiace a me…”

“Se può consolarti però non ricordo quasi nulla…”

“Almeno…”

“…”

“Senti…ieri sera hai fatto un elenco delle cose che più ti piacciono di me, ma non hai detto la più importante”

“Mmm…credi di no…”

“Dai…pensaci bene…”

“Non credo…”

“Stranamente non hai menzionato il mio seno!”

“Ahahahahaha”

“Sei un bugiardo se dici che non è vero!”

“No, no, lo ammetto…adoro il tuo seno”

“Lo so…è stata la cosa che guardavi sempre durante la nostra prima sera insieme!”

“Ahahahaha ma mi ha detto Mina che ero ubriaco…”

“Esatto, “in vino veritas”…non mi staccavi gli occhi di dosso, ma mi piaceva vederti affamato di me…”

Ci era già venuta di nuovo voglia.

 

 

I giorni che seguirono furono molto movimentati: Domenico andò a vivere con Stefania e Sara venne a vivere da me. Ormai viviamo insieme da alcuni anni e, credetemi, litighiamo tanto, ma proprio tanto, ma le nostre incazzature durano alcuni minuti, poi cerchiamo subito di fare pace. Siamo felici, non abbiamo un contratto a tempo indeterminato ma siamo lo stesso felici. Lei ha da poco scoperto di essere anche in dolce attesa. La prima cosa a cui ho pensato quando l’ho saputo? Si, il suo seno si farà ancora più grande! 

 

Abbiamo scelto Mina e Domenico come padrini, mi sembrava il minimo visto tutto quello che avevano fatto per noi. Non sappiamo ancora se è un maschietto o una femminuccia, so soltanto che Sara diviene sempre più bella ogni giorno che passa. 

 

 

 

 

Fine

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