Raccontino del mattino, leggero, che non impegna, perchè stamattina là fuori è già grigio e può servire ad affrontare i cattivi.
Come sempre per le luci gialle della città di notte, le musica che non ricordavi di amare o anche solo commenti, scaaty@gmx.com
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Che stamattina che c’eri tu, stamattina, che ti sei svegliata prima di me, in silenzio sei scivolata fuori dal letto e ti sei lavata, vestita e preparata, hai fatto il caffè e apparecchiato la tavola per uno, e all’ora prevista entri in camera, ti infili lenta sotto le coperte, mi sfili i boxer con cui dormo, e inizi piano a leccarmi le palle, l’odore e il sapore della notte, e io sospiro, e il cazzo si indurisce e lo prendi piano in bocca, che ti stupisce sempre quanto sia caldo, ti appoggio una mano sulla nuca e ti guido piano, lento, ancora mezzo addormentato, mi giro a pancia in giù, mi allarghi piano le natiche e inizi a leccarmi il culo, sussurri “grazie padrone, buongiorno padrone”, e io borbotto appena “ciao, schiava”.
Arruffato e assonato sono seduto a tavola a fare colazione, mentre leggo il giornale sull’ipad, e ogni tanto ti osservo, a terra, a quattro zampe, mentre senza usare le mani mangi il tuo cibo dalla ciotola, su cui ho fatto incidere in lettere maiuscole e dorate il tuo nome e SCHIAVA.
Schiocco le dita e ti avvicini, io ho nel palmo della mano un pezzo di pane e marmellata, lo mangi dalla mia mano e poi la lecchi per pulirla ben bene, mi dici “grazie padrone”, io sorrido e ti accarezzo la testa sussurrando distratto “che bravo animaletto che stai diventando”.
Finisco di leggere il giornale sorseggiando il caffè, mentre tu sparecchi, la gonna tirata su e arrotolata, per mostrare il culo nudo. Terminato il caffè, chiudo l’ipad, mi alzo, ti vengo accanto mentre lavi i piatti e ti accarezzo il culo, ti metto il dito medio in bocca, “lecca” ti dico, poi te lo appoggio al buco del culo, “spingi”, e tu spingi il culo indietro, e piano piano ti infili il mio dito nel culo, fino alle nocche. Sospiri, ti giri, mi guardi negli occhi; “grazie padrone”. Io mi godo il calore del tuo culo, e la tensione dei muscoli che si stringono.
Nella doccia, più tardi, dopo avermi lavato e sciacquato i capelli, e adesso sei in ginocchio davanti a me, mi hai lavato tutto il corpo, ti sei concentrata sul cazzo e sul culo, per finire con le gambe e i piedi.
Devo pisciare, ti dico.
Deglutisci, mi guardi. Questa è una cosa a cui ancora non ti riesci ad abituare. E saperlo mi fa venire ancora più voglia di farlo.
Restiamo in silenzio un istante, io sotto l’acqua calda della doccia, tu in ginocchio davanti a me.
Chiedimelo, ti dico.
Mi guardi.
Altro silenzio.
Mi abbasso, ti guardi negli occhi, metto la mia mano sulla tua nuca e ripeto, con tono duro ma cortese, chiedimelo.
Annuisci.
Mi rialzo.
Mi guardi.
Padrone, pisciami addosso, per piacere.
Socchiudo gli occhi, mi concentro, perché mi hai appena fatto venire il cazzo duro.
Ecco, ci siamo.
Faccio un cenno con la testa, tu ti appoggi sui talloni, allarghi le gambe e metti le mani dietro la testa. Mi guardi.
Il fiotto caldo ti colpisce sulla pancia, poi scende verso la figa, gli schizzi ti fanno spostare la faccia – ferma, ti dico – mentre risalgo – chiudi gli occhi – e arrivo fino alla faccia.
Vorrei farti aprire la bocca, ma non sei ancora pronta.
Finisco.
Apri gli occhi, mi guardi, grazie padrone.
Mi avvicino, ti metto il cazzo davanti alla bocca, da sotto in su mi guardi, apri le labbra, lo prendi in bocca, succhi, pulisci.
Esco dalla doccia mentre ti lavi.
Quando esci, nuda e bagnata, le braccia strette attorno al corpo e i brividi per il freddo, ti afferro per i capelli, ti porto sul letto, ti metto a pancia in giù e dico “apri”.
Con le mani ti afferri le chiappe e le spalanchi.
Mi abbasso e ti lecco appena appena il buco del culo.
Ci appoggio la punta del cazzo.
Lo senti.
Istintivamente contrai i muscoli, il buco si fa piccolo e duro.
Chiedimelo.
Sospiri.
Per piacere inculami, padrone.
Lentamente, mi sdraio sopra di te.
Io asciutto e caldo, tu bagnata e fredda.
Condividiamo un piccolo brivido.
Annuso il tuo odore sul collo, mescolato al profumo dei prodotti che hai usato per lavarti.
Mentre siamo fermi così, io sopra e tu sotto, con il mio cazzo appena appoggiato al tuo buco del culo, ti sussurro all’orecchio
Di chi sei tu.
Tua, padrone.
Tutta?
Tutta, sempre, come vuoi, quando vuoi, quello che vuoi, padrone.
A cosa servi, tu?
A farti godere, padrone. Farti godere è lo scopo della mia esistenza.
Parlami del tuo culo, ti sussurro ancora, mentre spingo appena appena un po’ di più, appoggiato al tuo ano.
Padrone, il mio culo è tuo, il mio culo è fatto per essere scopato da te, il mio culo è caldo e stretto per te e ti appartiene.
Ho voglia di incularti e farti male facendolo.
Ti prego, padrone, inculami, inculami forte e fammi male.
Piangerai, mentre ti inculo e ti faccio male?
Se me lo permetterai, sì, padrone, credo che piangerò.



scusa, al quarto sono bloccato!
ti ringrazio, mi fa molto piacere sapere che ti sia piaciuto! il secondo capitolo l'ho completato. nel terzo sono bloccato.…
ne ho scritti altri con altri nick...spero ti piacciano altrettanto.
Vedi la tua posta indesiderata
Ti ho scritto, mia Musa....attendo Tue...