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Racconti Erotici Etero

Guai al bar

By 2 Luglio 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Ci avrei scommesso dei soldi. Ecco il signor Melandri ubriaco come un ciuchino che non riesce a reggersi in piedi. Lo vedo mentre tenta d’infilare due passi diritti uno dopo l’altro. Non ci riesce nemmeno; anche se si sta appoggiando ad un muro.

Come lo capisco; quante volte mi sono ritrovata nelle sue condizioni, quanti ricordi annebbiati mi si fanno strada nella mente. Notti sicuramente felici delle quali ho solo dei vaghi ricordi post sbronza. Quanti risvegli nei posti più impensati. Sorrido.

Eppure mi sono tanto raccomandata; solo che non mi ha nemmeno voluto ascoltare. Fabio quando si è presentato al bar un paio di ore fa aveva subito iniziato con un paio di Vecchia Romagna. Classica apertura per una serata con gli amici. Poi sono seguite un paio di birre ed infine i grappini. Oserei aggiungere grappini come se piovesse.

Io continuavo a servirlo e a ricordargli i suoi limiti. Capirai, so che è appena andato in pensione. Di solito i clienti più fedeli del bar mi danno ascolto; questa volta, però, il signor Melandri non ne ha voluto sapere e ha tracannato a più non posso. I suoi amici, invece di fermarlo lo incitavano e ci davano giù pesantemente pure loro.

Beh, che dire? E’ adulto e vaccinato ed immagino che sappia il fatto suo. Ovviamente essendo un’esperta di sbronze sapevo che sarebbe andata a finire male. L’unica cosa che speravo, mentre facevo la spola tra il balcone ed il tavolino del marafone, era quella di non dover ripulire il vomito.

Il tempo passa e finalmente chiudo il bar. Il signor Melandri se ne era andato via una mezz’oretta prima salutando tutti e facendosi pure il bicchierino della staffa. Tanto di cappello al suo fegato.

Uscita mi guardo attorno ed eccolo ancora lì; poco distante, dalla gradinata della scala che incespica su se stesso. Però che record; in tutto quel tempo è riuscito a percorrere solo qualche metro.

Mi viene da sorridere. Non ci sono più i vecchietti beoni di una volta. Povero signor Melandri. Abita quasi dietro l’angolo ma nelle sue condizioni potrebbe abitare sulla luna che non cambierebbe nulla. Non riuscirebbe mai a ritornare a casa.

Che faccio? L’aiuto?
E’ tardi. Questo è vero, ma in dieci minuti se l’aiutassi lo porterei al sicuro a casa sua. Come barista professionista ho certe responsabilità che vanno oltre il servire il caffè. Inoltre il signor Melandri è una delle colonne finanziarie portanti del bar. Ne va anche del mio stipendio.

Al bando le ciance.
– Aspetti Signor Melandri. ‘
Il tipo neanche sembra accorgersi di me.
– Dai che l’aiuto ad andare a casa. ‘ Lo prendo per un braccio e l’aiuto trascinandolo verso casa.
– Ehh, ciao Valeria. ‘

Bene riesce ancora a riconoscermi. E’ un buon segno.
– Su forza! ‘
– Siii! ‘
Certo che pesa. Non l’averi mai detto dalla stazza. In fondo è alto quanto me.
Ad un certo punto mentre scendiamo dal marciapiede probabilmente i signor Melandri mette un piede in fallo e me lo ritrovo avvinghiato nel tentativo di non cadere.
Che faticaccia aiutare il prossimo; poi mi accorgo che mi ha messo una mano sul seno.
– Basta! ‘ gli dico mentre mi libero della sua mano rapace. Che roba; spero solo che sia tutta colpa della caduta. Non lo sopporterei proprio che l’avesse fatto apposta.

Di fronte alla porta di casa sua tento di scuoterlo un po’.
– Le chiavi di casa! ‘ Gli dico scandendo bene le parole.
– Ehhh? ‘
– Dobbiamo entrare! ‘
– Siii. ‘
– Mi dia le chiavi! ‘
-Siiii. ‘

Buonanotte, qui di questo passo facciamo l’alba e a me piacerebbe andare a letto presto questa notte. Non c’è modo di ragionare con gli ubriachi. Ma io quando sono ubriaca faccio veramente così? Che razza di dubbi; e di dubbi in questo momento non ne ho bisogno. Incomincio a spazientirmi.

Decido di prendere in mano la situazione. Non sarà proprio consono ma infilo le mani nelle tasche dei pantaloni del signor Melandri.
– Ehhh , si così! ‘ urla inebetito il vecchio.
– Non si faccia idee strane capito? ‘
– Continua bella, così –

Finalmente gli trovo le chiavi e purtroppo anche qualcos’altro. Rabbrividisco alla scoperta; ma attraverso le tasche avverto nitidamente l’erezione che gli sta montando su.
Tiro fuori le chiavi schifata. Che roba adesso dovrò convivere con l’esperienza di avergli toccato il pacco anche se attraverso i pantaloni.

Non era così che mi aspettavo di concludere il lavoro. Sul serio non sono pagata abbastanza per fare anche questo. Vabbè, tanto oramai la mia buona azione è quasi finita.
Infilo le chiavi e apro la porta.
– Siamo arrivati signor Melandri. ‘
– Siiii! ‘

Evidentemente il vecchio è contento della cosa al punto di abbracciarmi da dietro mentre non gli presto attenzione.
– La smetta subito. ‘ Gli dico.
– Siii! ‘ Solo che non la smette e le sue mani rapaci mi tastano il seno con foga.
– Che bello. ‘ Posso immaginarmi la sua contentezza nella misura dell’eccitazione del suo uccello che sento puntarmi sul sedere.

Mi libero della sua presa sballottolandolo a destra e a manca. Con l’equilibrio che si ritrova per fortuna ci riesco facilmente.
– Si concentri che adesso la porto a letto. ‘ Ops; che scelta demente di parole.
– Siii! ‘
– Non intendevo quello. ‘ Gli rispondo arrabbiata.
– Su entri dentro. ‘

Lo trascino per il braccio dentro casa. Non lo mollo per un secondo per impedirgli di avere il tempo di palpeggiarmi di nuovo. A passo di carica me lo porto dietro per la sua casa nel tentativo di trovare la sua camera da letto, buttarglielo lì sopra e poi andarmene via.

Finalmente trovo il mio obiettivo. Meno male che al terzo tentativo ho trovato la camera giusta. Stavo veramente stancandomi di trascinarmi dietro tutto quel peso.

– Si il letto! Scopiamo! ‘ Esclama felice il signor Melandri.
Il vecchio prova a trascinarmi verso il letto matrimoniale; ma a parte graffiarmi appena un braccio incespica e finisce per puro caso sul letto senza farsi male. Con mia sorpresa noto che si è abbassato i pantaloni. Come avrà fatto a farlo senza che me ne accorgessi mentre lo trascinavo per casa.

Ma guardalo. Si è addormentato praticamente nello stesso momento in cui ha toccato il letto. Senti come russa. Fa tremare i muri della stanza. Ha fatto in tempo solo a slacciarsi i pantaloni e a rimanere in mutande ed è collassato.

Sorrido. E’ bello vedere che certe cose accadono anche agli altri. Certo che l’esperienza di toccargli il pacco e di vederlo in mutande me la sarei risparmiata veramente.
Così imparo a fare le buone azioni. Altro che deontologia professionale. La prossima volta che qualcuno si ubriaca e cade a terra al bar prendo la scopa e lo spintono fuori.

Ora è proprio ora di tornarmene a casina bella e fare la nanna. Mi trattiene solo una cosa. Il signor Melandri s’è addormentato con ancora l’erezione in bella vista contenuta dalle sue mutande. Roba da fargli una foto e farla vedere in giro al bar. Certo che la tentazione è forte.

Faccio per uscire; ma mi fermo. Sono indecisa e dubbiosa. Certo che potrei vendicarmi un pochino per essermi fatta palpeggiare mentre l’aiutavo poco prima. E se poi si svegliasse?
Mi avvicino di soppiatto. Forse non è solo spirito di vendetta; ma sono un pochino curiosa di vedere cosa c’è sotto la mutanda. Dal rigonfiamento devo dire che sembra esserci un bel pezzo di carne.

Piano, piano gli tiro giù le mutande e il suo uccello in erezione inizia svettare fiero.
Che roba; il signor Melandri ha proprio un bel cazzone. Dritto, con la cappella ben sagoma. Il colorito è un po’ pallido ma pazienza.

Istintivamente lo tocco. Al tatto è caldo e soffice, poi spingo il dito ed inizio ad avvertire la rigidità di quell’asta di carne. Non male, sembra pure bello duro.

Ma che vado a pensare? Dovrei andarmene via subito. Non oso pensare cosa succederebbe se si svegliasse da un momento all’altro. Meglio telare via subito.
In fondo mi sono presa la mia piccola rivincita. Domattina, per il signor Melandri sarà un bel mistero tentare di capire perché si è addormentato con le mutande abbassate.

Senza accorgermene stringo quel cazzo con tutto il pugno. Ne sento il calore pulsante e vado quasi in estasi sentendo di avere in mio controllo la virilità di quell’uomo. Allungo anche l’altra mano e gli afferro l’uccello. Che roba; non sono sufficienti due mani che ancora la sua cappella svetta fuori dalla mia presa.

Quel cazzo non finisce proprio più.

Lentamente inizio a segarglielo. Non so perché lo faccio. Mi viene quasi in automatico massaggiare quel pezzo di carne per sentirne la turgidezza. Cazzo sto usando entrambe le mani e me ne servirebbe pure una terza per fare un buon lavoro. Ancora non riesco a credere di aver trovato un simile esemplare di quelle dimensioni. Dovrebbe stare ad uno zoo come una tigre bianca o qualcosa di simile.

Inizio ad ansimare pure io. Certo che tra il suo russare e i mie sospiri facciamo un bel concertino. Ma è davvero possibile che ce l’abbia cosi in tiro nonostante stia dormendo?
Mi assale il panico tutto ad un tratto. Che sia sveglio e che stia fingendo? Gli sbircio gli occhi ma sembra tutto a posto. Ritorno alla mia operazione di massaggino notturno.

Mi sto accaldando tutta per non dire che sono eccitata oltremodo. Ovviamente mi sento già un lago tra le gambe e temo di essermi bagnata già da qualche minuto. Altro che fargli uno scherzo; gli sto facendo un servizietto coi fiocchi.

Sento che devo fare qualcosa alimenti impazzisco. E’ impossibile avere tra le mani una simile enormità e non usarla in un qualche modo. D’istinto gli prendo in bocca la cappella. E’ bagnata; ma sa di salato e di sudore. Che schifo, ma continuo lo stesso a slinguazzarglielo. Alla fine mi abituo al anche al sapore.

Smetto di segarlo ed inizio a fargli un su e giù con la bocca.
E’ impegnativo accogliere quel gran pezzo di carne; ma almeno ho tutto il tempo a mia disposizione.
Tempo per esplorare ogni singola vena pulsante di quell’uccello e tempo per provare a spingermelo sino in gola tutto quanto.

Ad un certo punto avverto un sapore dolciastro in bocca ed interrompo la mia opera. Che sia venuto all’improvviso? Alzo la testa allarmata per vedere se il tipo continua a dormire. Rassicurata dal suo ronfare torno ad esaminare quel liquido trasparente che cola dall’orifizio sulla cappella. Probabilmente è solo presperma.

Che roba. Sono riuscita ad eccitare pure uno che dorme. Dovrei esserne fiera. Ormai me ne potrei anche andare a casa. Dico probabilmente perché continuo a starmene sdraiata lì sul letto senza nemmeno la voglia di alzarmi.

Che mi metto a fare ora? L’istinto mi dice di continuare a stare lì a tenere compagnia a quel cazzo; la ragione mi dice che farei meglio ad andarmene oppure di trovarmi qualcun altro di più giovane con cui scopare.

Alla fine decido. Leggermente incazzata con me stessa, inizio a spogliarmi. Possibile che in certe situazioni non riesca mai a controllarmi? Ogni volta che mi eccito devo trovare sempre un modo per farmi sfondare qualcosa.

Ed ecco che mi tolgo le scarpette, i collant e le mutandine. Anche se adesso ho la micetta al vento mi sento lo steso andare a fuoco tra le gambe. Sia maledetta la mia lussuria. Salgo sul letto e mi metto a cavalcioni del vecchio di fronte al suo cazzo.

Cazzo penso tra me. Sarà una cavalcata estenuante. Mentre mi preparo mentalmente al prossimo sforzo decido di togliermi pure il maglioncino e il reggiseno. Meglio lasciarsi andare via completamente. Se mi devo far sfondare meglio farlo come si deve.

Faccio strusciare la punta del suo uccello sulle mie parti intime. Il calore del suo membro già mi raggiunge quando sono a pochi centimetri di distanza e mi manda in visibilio.
La faccio strusciare lentamente sulle mie labbra e anche sul mio buco di servizio. Quando penso di essere pronta mi calo su quell’asta di carne e mi faccio penetrare.

M scappa un urletto quando arrivo a fine corsa. Non mi capita tutti i giorni di farmi impalare da una simile mostruosità. Sentirmelo dentro e così caldo è una sensazione meravigliosa. Mi fa stare così bene che inizio a muovermi ritmicamente senza nemmeno accorgemene.

Trovo veramente strano che uno che dorma possa avere una simile erezione; ma ne frego. Continuo a scoparmelo. Non so quanto dura; ma sento già delle goccioline di sudore colarmi giù lungo la schiena e quando alla fine lo sento che viene dentro di me continuo fino a quando non vengo pure io.

Subito dopo aver raggiunto il climax mi lascio andare adagiandomi sul suo corpo abbracciandolo.
Sono esausta ma soprattutto sono affannata e pure in imbarazzo. Se si svegliasse non saprei che fare.
Probabilmente continuerei a scoparmelo tutta la notte e al diavolo le conseguenze. Temo però questa eventualità.

Ora che mi sono tolta lo sfizio, però, il mio cervello torna a ragionare lucidamente. Sarà meglio che me ne vada.
Guardo con un po’ di nostalgia il membro del signor Fabio afflosciato quasi del tutto. Gli e lo accarezzo un’ultima volta giusto per ricordo.

Zitta, zitta me la telo in silenzio.
Chissà quando il signor Melandri tornerà a sbronzarsi la prossima volta?

Non credo ai miei occhi ‘ nella stanzino della bisca stanno facendo una bisca!

Dove lavoro c’è uno stanzino piuttosto imboscato al termine di un lungo corridoio poco illuminato. Quella stanza era il risultato di una ristrutturazione del palazzo fatta piuttosto a caso. Quando l’edificio fu diviso in appartamenti e negozi al nostro bar tocco quello stanzino senza alcuna apparenza funzionale.

All’inizio; quando ancora io non lavoravo al bar, lo stanzino conteneva alcuni videogame. In questo modo i bambini si divertivano non disturbavamo gli altri avventori. Alla fine, però, abbiamo perso i clienti giovanissimi e così lo stanzino è stato riciclato come stanza per giocare a carte e per i tornei.

A causa di questa sua nuova funzione è stato soprannominato a larga maggioranza (come ho accennato sopra) lo stanzino della bisca. Ovviamente mai nessuno ci ha scommesso dei soldi quando giocava; quella sera, però, scoprii un differente tipo di realtà.

Ormai è notte tardi e io sono già alla quinta consegna di beveraggi vari ai miei clienti che si trovano nello stanzino. In genere so che non hanno preferenze in particolare; così porto di tutto un po’, tanto so che lo finiranno nel giro di venti minuti circa.

– Ecco birra e grappa. – Appoggio il vassoio su un angolo del tavolo.
– Grazie Valeria. – Mi risponde Matteo. Un tipo alto e grosso in stile scaricatore di porto; con un barbone che gli nasconde mezza faccia.
Stasera sono solo in quattro a giocare a carte. Poker classico noto; solo che a differenza dei miei quattro giri precedenti sul tavolo ci sono un sacco di soldi.
– Cos’è quella roba? – Domando stupita.

– Nulla, volevamo rendere il gioco più interessante con una scommessa. – Gli altri annuiscono in coro.
– Si non c’è nulla di meglio di una scommessa di tanto in tanto per divertirsi. – Rincara un altro.
– Ma non si può. Ci fanno il culo se lo vengono a sapere in giro. –
Ricordo a quei tipi che nei locali pubblici il gioco d’azzardo è proibito.

– Tutto a posto; ci siamo solo noi in fondo. – Mi fa uno del gruppo.
– Dovete smettere subito. Io non voglio complicazioni. Ho appena iniziato a lavorare qui da un mese. –
– Valeria stai tranquilla. Giochiamo da una vita e anche il proprietario lo sa. –
– Ma a me non ha mai detto nulla. Non voglio rimetterci il culo in questa storia. Per favore smettetela. –

Matteo sogghigna; o meglio vedo la sua barba ondeggiare in modo strano. Per cui m’immagino stia sogghignando.
– A me non dispiacerebbe farmi il tuo culo Valeria ‘ – Gli altri si mettono a ridere alla battuta del barbuto.
– Grazie tante. – Gli faccio secca di rimando.
– ‘ proprio qui sopra al tavolino davanti a tutti gli altri. – Le risate continuano.
– Ecco continua a sognartelo pure. Intanto mettete via i soldi. – Come se non mi facessero già battute simili tutte le settimane.

– Io scommetto ‘ – Continua Matteo con il suo discorso. In effetti non riesco a capire se sta facendo sul serio o è ubriaco.
– ‘ tu sotto quella bella minigonna ascellare non indossi le mutandine. –
– E secondo te io ci dovrei cascare? – Gli rispondo piccata.

– Nessun imbroglio. Se ce lo dimostri noi smettiamo subito con il nostro gioco e ti puoi tenere persino tutti i soldi sul tavolo ‘ – A giudicare dallo sguardo il barbone sembra pure serio.
– ‘ saranno circa quattrocento euro ‘ –
Ora qualcuno del gruppetto prova ad interrompere Matteo ma lui gli fa cenno di lasciarlo finire.
– Ma se indovino io, mi faccio il tuo bel culetto. –

Cazzo devo ammettere che un discorso simile non me lo ha mai fatto nessuno. Non è di certo il solito approccio che mi fanno alcuni clienti un po’ ubriachi.
– Ma sei serio o hai bevuto? –
– Entrambe le cose; ho tracannato un bel po’ di roba ma sono serissimo. –

Tra me penso che lo potrei fregare in pieno. Solo che l’idea di vincere tutti quei soldi ai miei clienti mi fa venire qualche dubbio. Chissà come potrebbe finire tutta la faccenda? Quando si tratta di soldi la gente smette sempre di scherzare.

In ogni caso il gruppetto continua a fissarmi. Sembrano come pendere dalla risposta che uscirà dalle mie labbra. Ma sì, dai accettiamo. In fonde devo dimostrare di avere le palle; altrimenti mi tratteranno anche peggio in futuro.

– Fammi capire. Se ti dimostro che sotto la gonna non sono nuda mi dai veramente tutti quei soldi? –
– Cazzo, sì certo. Ripeterò quello che ho detto così non potrai fraintendermi … – Matteo sembra serio; ma con quel barbone che si ritrova sembra sempre serio.

– Se sotto la gonna indossi le mutandine noi smettiamo di giocare e ti puoi prendere tutti i soldi; altrimenti ti sfondo il tuo culetto di fronte a tutti. –
Che roba. Ovviamente so benissimo d’indossare l’intimo. Questi sono soldi facili. Il fatto che Matteo, però, mi parli così senza tante remore m’imbarazza un’ po’.

– D’accordo … – Con un gesto rapido della mano infilo un paio di dita all’altezza della vita sotto la mia mini e tiro fuori un lembo del mio intimo.
– ‘ visto? Ed ora pagare! –

– No! – Matteo sbatte un pugno sulla mano. A me viene quasi un colpo.
– Questa non è una prova. Io ho scommesso che tu non indossi le mutandine. –
– E queste cosa sono secondo te? Pantaloncini da corsa? –
– Non ti darò un solo soldo finché non mi avrai fatto vedere per bene cosa c’è lì sotto. –

Allora questo era il suo piano fin dall’inizio. Pagarmi tutti quei soldi solo per sbirciarmi sotto la mini gonna.
E’ proprio un pervertito. Vabbè se in fondo è disposto a spendere tutti quei soldi per una sbirciatina chi sono io per negargliela. In fondo a volte quando esco combino persino di peggio.

– Tu non sai proprio perdere … – Sospiro spazientita; ma alla fine decido di accontentarlo.
Di fronte a tutti sollevo la mia mini.
– ‘ ora siete contenti maledetti stronzi? –

– No! Cazzo. Quante volte devo ripetertelo? Ora voltati e facci vedere meglio. – Cazzo lo dico io ma che gli piglia a questo qui?
– Non ti rimangerai la parola? – Gli rispondo per le rime.
– Non mi rimangio un cazzo. Quei soldi sono tuoi se vinci, ma manca ancora il lato b. –

Li accontento. Che dannata pazienza che ci vuole. Mi volto e mi lascio ammirare il culo. Se però allungano una mano li picchio di brutto.
– Lo sapevo cazzo! – Che vorrà dire Matteo?
– Cosa sapevi? –
– Quello è un perizoma! –

– E allora? – Incomincio a seccarmi. Mi rimetto a posto la gonna e gli rispondo a tono.
– Senti ciccione, abbiamo scommesso sul fatto che non indossassi nulla sotto la gonna e io ho vinto. Perciò dammi i soldi. –
– Sto cazzo. Sei scema o cosa? Noi abbiamo scommesso che tu non indossassi le mutandine e di fatti indossi un perizoma. –

– Non è vero ‘ – Ora Cazzo lo dico io.
Ho sempre dato per scontato che quei porci alludessero al fatto che non indossasi l’intimo. E’ sempre stata una fantasia maschile quella per cui noi ragazze non indossiamo nulla sotto la gonna.
Lui, però, alludeva al tipo di intimo. Cazzo mi sono lasciata fregare.

– Ma sono la stessa cosa. – Protesto.
– No! – Matteo si alza incazzato. Io indietreggio di un passo. Cazzo se è grosso.
– Se avessimo scommesso sul colore delle tue mutandine avresti mai confuso il rosa con il bianco? –
Non so cosa rispondergli e ora mi sembra pure che stia andando tutto a rotoli.

– Non dici nulla eh ‘ – Esclama Matteo trionfale.
– ‘ è ovvio. Ho scommesso su cosa indossavi e tu prevenuta come sei hai frainteso tutto. Ora paghi! –
– Dai non fare così ‘ – Ora ho pure paura. Quel tizio è un uomo a forma di armadio, e io peserò si è no tre volte il meno di lui.

– Così come? – Nonostante la corporatura Matteo mi afferra repentinamente per le spalle e come se fossi una piuma mi solleva di scatto.
– Smettila subit ‘ – Non riesco a terminare la frase perché vengo sbattuta violentemente sopra al tavolino. Le bottiglie che avevo appoggiato poco prima sobbalzano sul posto.
Cazzo non avrei mai immaginato che le cose potessero andare a finire così. Merda.

– Ora tu stai zitta e ti becchi i miei venti centimetri di cazzo in culo. –
Provo a divincolarmi; ma la sua forza è tale che non riesco a sollevarmi di un centimetro dal tavolino. Come se non bastasse gli altri tipi lo aiutano pure.

Provo ad urlare qualcosa; in fondo nel bar c’è rimasto ancora qualcuno purtroppo, però, lo stanzino è veramente imboscato.
Dopo il mio primo strillo uno dei tipi mi copre la bocca con una mano e non mi resta nient’altro da fare che mugolare in silenzio quasi.

Intanto mi sento sollevare la minigonna tutta su fin lungo la vita. Mani calde mi sfiorano il culo facendo mi trasalire; ma quando quelle mani poi mi tirano giù il perizoma provo un brivido. Tra poco sarò violata.

Un qualcosa di bollente mi si appoggia sul sesso. Per qualche secondo indugia sulle mie labbra andando su e giù poi si dirige decisamente sul mio buco posteriore. Cazzo sentirgli il membro che preme proprio in quel punto mi fa battere all’impazzata il cuore.

Le sue mani forti mi divaricano le chiappe e i suoi pollici mi dilatano l’entrata di servizio al massimo. Poi il suo cazzo mi sprofonda dentro all’improvviso. Non riesco a credere al dolore. All’inizio non sento nulla se non bruciore; poi pian piano che mi abituo a quella situazione avverto il suo membro nella sua pienezza che mi tormenta il culo.

Matteo non mi da tregua per un secondo. Faccio fatica a respirare con la mano del tipo sulla bocca. Nonostante il dolore avverto di essermi bagnata. Cazzo che situazione. Odio essere stata costretta in quel modo davanti a tutti. E’ umiliante che non sia riuscita a fare nulla per difendermi.

Allo stesso tempo tutte quelle mani che mi tengono ferma e quegli sguardi che io non riesco vedere mi fanno sentire desiderata. Questo mi piace e allo stesso tempo mi disgusta. Probabilmente mi uscirà qualche lacrima per la vergogna. Del pianto me ne dimentico subito però. Il cazzo di Matteo non mi lascia altra possibilità se non quella di gemere e di lasciarmi andare alla situazione.

Non distinguo il momento preciso in cui accade; ma ad un certo punto mi sento eccitata come non mai.
Lo realizzo perché smetto di divincolarmi e mi sento tutta accaldata. Ho sempre desiderato un bel servizietto dal retro. Che ci siano altre persone che si godono lo spettacolo è solo un extra piccante.

Dopo chissà quanto tempo l’ondeggiare ritmico tenuto da Matteo si ferma. Capisco che mi sta per venire dentro e passato qualche secondo lo sento gemere.
Quando me lo toglie dal culo mi sento come svuotata. Solo per un secondo vorrei che continuasse poi ritorno in me quando un sonoro schiaffo mi colpisce il sedere. Cazzo oltre al danno anche la beffa.

Cazzo, mi sento distrutta. E’ stato così intenso e selvaggio che faccio ancora fatica a credere che mi sia successo per davvero. Ovviamente il dolore che sento al culo è tutt’altro che immaginario.
Dovrei gemere di dolore; ma mi sento così appagata che gemo e basta e sono pure felice così. Per il momento me ne sto lì sopra al tavolino esausta nel tentativo di riprendere le forze.

Improvvisamente uno dei tipi della bisca mi si fa vicino al volto con la patta dei pantaloni aperta e un bel po’ di pelo che fuoriesce dalla bottega. Arriccio il naso dal disgusto quando sento una forte vampata di aria fetida. Probabilmente sudore e chissà cos’altro.

– Fermo che cazzo fai? – Sento Matteo che blocca il suo amico e poi lo vedo che gli da uno spintone.
– Me la scopo pure io che ti piglia? – Ora persino io non capisco che stia accadendo.
– Ma sei scemo? –
– Perché? –
– Questo non rientra nella scommessa. –
– Ma dai che differenza c’è? –
– C’è la differenza che la scommessa l’ho vinta io. Tu che cazzo centri? –
– Ma io pensavo ‘ –
– Beh pensavi male; non siamo mica animali. Valeria ha perso la scommessa ed ha pagato. –
– Si ma me la voglio scopare anch’io. –
– Beh dovevi scommettere qualcosa; adesso stai fresco. –

– Sei stata brava Valeria; non ti facevo così sportiva. –
– Grazie. – Gli rispondo mentre sono ancora piegata e stremata sul tavolino con tutto il culo nudo ed esposto.
– Ovviamente immagino che non hai voglia di fare un bis? –
Rimango in silenzio. In realtà gli avrei voluto rispondere subito di no; ma qualcosa mi ha trattenuta.

– Allora ho vinto io stasera. – Matteo ride.
– No! – L’ho veramente detto io?
– Che cosa c’è Valeria non te la sarai mica presa? –
– Voglio fare un’altra scommessa. –
– Davvero? Sei sicura? Ti vedo messa maluccio. – Ora è il turno di Matteo di essere sconcertato.

– Sono sicurissima. – Gli rispondo risoluta.
– E che cosa ci scommettiamo ancora il tuo culo? –
– E perchè no? Mi sembra che lo hai apprezzato prima. –
– Cazzo se hai ragione Valeria ‘ era così ‘ così stretto. –
– Vuoi che non me ne sia accorta? Cazzo hai una trave al posto di un uccello. –

– Ok; abbiamo capito che se vinciamo ci facciamo tutti e quattro il tuo culetto … – Ricapitola a voce alta Matteo. Gli altri approvano di gusto quella proposta.
– ‘ ma ancora non ci hai detto qual è la scommessa e che cosa vinci tu. –
– Sono sicurissima che l’accetterete. Prendetela come una scommessa al buio. –

– Io ci sto. – Esclama uno dei tipi subito seguito dagli altri. D’improvviso si solleva un clima d’euforia in quello stanzino.
– Mi hai incuriosito Valeria, accetto anche io la tua scommessa al buio; quale che sia la tua ricompensa. –
– Perfetto … – Mi rialzo indolenzita. Sobbalzo quando mi appoggio sopra al tavolino ma ignoro il dolore.

– Io scommetto che voi quattro ‘ – Li indico con la mano tutti quanti.
– ‘ siete eccitati come non mai. –
D’improvviso tutti loro ammutoliscono quando si rendono conto di aver appena perso la scommessa.
Passato qualche secondo Matteo si mette a ridere.
– Cazzo colpiti ed affondati. Ci hai proprio fregati Valeria. –
– Lo so. – Sorrido soddisfatta.
– E sentiamo che cosa vuoi i soldi che ti avevamo promesso prima? –

– No! –
– E allora che cosa vuoi? –
– Allora siete proprio stupidi ‘ – Li guardo divertita.
– ‘ dovete finire di sfondarmi per bene il culo. Sono sicura che è ancora bello stretto. –

Dopo tutto la scommessa finale l’ho vinta io.

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