Skip to main content
Racconti Erotici Etero

Gwen culo di burro

By 17 Marzo 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

Dal diario di Marco Everhard Dupont, italo-francese giramondo

Entro nel negozio incuriosito, ho bisogno di trovare un insignificante ma grazioso pensierino per Sandy, per il suo aiuto alla mia tesi ormai completa e per il mondo di torbide perversioni che lei e suo marito mi hanno aperto. Certo, adesso, a nove mesi di distanza, sono un erotomane. Di classe, certo, ma un erotomane. Basta dire orge con undici coppie diverse, due transessuali, tredici ragazzotte anglosassoni, due coreane, tre tailandesi, un’indiana, due sudanesi, tre libanesi, una giapponese sadomaso.
Entro nel negozio incuriosito, sono le undici e cinquanta del mattino e ancora niente orgasmo, mi sento in tiro, teso, frenetico. La proprietaria mi accoglie con un -hi, how’re ya goin’-, ha la faccia da volatile, le labbra strette strette. Le dico che faccio un giro e do’ un’occhiata. Nel salone principale fra le lampade cinesi i tappeti persiani e le statuette di legno africane c’&egrave una commessa seduta per terra che sta etichettando candele profumate. Flash.
Capelli ricci, neri, raccolti semplici in una coda. Occhi grandi, vispi. Sarà centodieci chili, suppergiù. Per uno e sessantacinque. Le zinne gonfie come otri, di certo sostenute da un push up, strabordano tonde morbide simmetriche come globi burrosi. Nonostante si possano facilmente immaginare i rotoli di grasso sotto la maglietta nera, sembra avere ancora un’accenno di segno vita. La guardo le sorrido. -Hi, gorgeous…Can you help me here?- le dico, lei mi guarda, mi sorride, dice certo ma sembra gelarsi un istante. Si alza in piedi con un po’ di fatica ma tutto sommato agevolmente. Le gambe trugne tracagnotte che la sostengono sono piene e leggermente orientate sull’esterno. Il culo tozzo &egrave ben stondato, fuoriesce all’indietro come un panettone troppo lievitato. Avevo ragione, c’&egrave un po’ di segnovita. Fianchi degni della venere di Milo. Mi sono capitate le anglosassoni un po’ sovrappeso. Ma questa ragazza &egrave già oltre il confine labile dell’obesità, sebbene in modo umano. Mi guarda, mi chiede -how can I help you mate?- Io le chiedo a che ora stacca. -What do you mean?- Le ripeto la domanda, a che ora stacchi, muoio dalla voglia di andare a bere qualcosa con te. -Are you serious?- chiede lei guardandosi intorno, alla ricerca di una telecamera. Non &egrave uno scherzo le dico. E’ una delle ragazze più belle che abbia visto (evito la fine della frase “negli ultimi due giorni”.). Lei arrossisce sorride mi dice che non sa, che non mi conosce. -A beer,- le dico. Il tempo di bere una birra in un bar, coi testimoni, e se non ti piaccio ti lascio tornare a casa senza nemmeno chiederti il numero di telefono. Fa una smorfia e alla fine sorride, mi guarda negli occhi con ancora una punta di sospetto e dice si.

Alle tre del pomeriggio, caldo afoso, siamo alla terza birra ghiacciata e Gwen, così si chiama la sexy-trippona, si &egrave lasciata andare parecchio. Ridiamo, ci raccontiamo storielle piccanti. Ha solo diciannove anni, fra l’altro. Saranno le sue dimensioni ma gliene davo venticinque, più o meno. Fattosta che dopo un tot mi guarda e mi dice. -So when are you gonna invite me to your place?- e ride e sgrana gli occhi come a dire oops. Io le dico, cara, possiamo andare subito a casa mia, se solo lo vuoi. -I sooo want to go to your place,- dice lei. -Let’s go now.-
Troppo facile, dicono da queste parti. Too easy. Easy-peasy. Ho reso l’idea. Ragazza troppo grassa per avere successo+tre birre+parole giuste = gran bella scopata.
Sequenza di tram e bus per arrivare al mio appartamentino.
Entriamo a casa mia e accenno una sorta di tour guidato del modesto appartamento, ma non appena mi giro verso di lei lei mi viene contro con il peso e la forza del suo corpo e mi schiaccia contro il muro. -I wanna fuck you, Mark, I wanna fuck you so bad…- La sua lingua mi solletica il collo, le orecchie, il suo fiato nelle mie orecchie umide mi solletica dicendomi che mi vuole scopare. Le sue mani si insinuano sotto la mia camicia, mi toccano il pacco con insistenza. La porto in camera, mi spoglio per lei e lei dice -Oh yeah…- Poi cerco di rallentare il ritmo, la bacio sul collo, ma lei mi interrompe, si toglie la maglietta, liberando il bendidio del suo corpo. Da impazzire. Raggiungo il retro del suo reggiseno, lo slaccio, e il suo seno, non esagero, una sesta abbondante, prorompe davanti a me divino, giunonico, ipnotico. Le soppeso le tette enormi, le succhio i capezzoli già ritti, le mordo quel seno soffice, due bisacce di grasso che la natura ha reso irresistibili. E che dire di quella pancia tonda, fertile, dove le mie mani affondano, seguono le linee dei tre rotoli che come soffici pneumatici la avvolgono. Voglio morderla, morderla dappertutto. Quel bellissimo, eccitante ammasso di carne calda pulsante vogliosa. Le tolgo i pantaloni, gli slip rosati grandi e la faccio stendere sulla pancia. Il suo culo gigantesco molle più dolce di un budino alla vaniglia ingigantito, due lune piene magnificate dal teleobiettivo. Le divarico le gambe e ci ficco la faccia in mezzo, a quelle sue chiappe tozze, tonde, perfette giunoniche anch’esse. In mezzo c’&egrave la sua rosa profumata di sapone e sudore, lei respira e geme e si tira su a novanta, offrendomi una visuale delle sue labbra carnose che si schiudono già bagnate da liquidi spessi. E comincio a baciare quella fica morbida dai contorni forti, l’odore mi inebria e a quel punto la faccio girare, e ancora le torco le succhio le mordicchio il clitoride fin quando lei già trema e bam. Due minuti di cunnilingus e lei già grida come un ossesso e si dimena, invoca dio e orgasma viene gode con urla profonde, roche, intense. Poi ha qualche tremore, dopo, e mi dice di venirle dentro. Io appoggio il cazzo sulla fica grondante, sono infoiato, lei &egrave più stretta di quanto mi immagini. -Use a condom, please…- riesce a dire lei con un filo di voce, ancora in preda ai tremori scattosi postorgasmici. Io srotolo un supersottile sul mio cazzo in piena erezione e ritorno al mio business. Le entro dentro piano. E’ davvero stretta, ma dopo un po’ la resistenza cede, le sono dentro e lei sgrana gli occhi, comincia ad agitarsi, e con la sua voce appena strascicata dalle tre birre a stomaco vuoto mi incita ad entrarle dentro, più profondo, più forte, ancora, più veloce. Ad ogni colpo di reni le sue tette ondeggiano, fin quasi a schiaffeggiarla, io la tengo, salda, accogliente, elefantiaca bellezza. La scopo forte, comincio a stuzzicarle il clitoride e lei dice oddio non ci credo, -that’s it, oh yeh, that’s it, keep going, ooohh, I’m cumming again, I’m cumming again…oh yeah…oh god…yeah…yeah…- ed eccola godere ancora, di un orgasmo sconquassante, mentre io sotto il plasticume del preservativo sono ancora agli stadi iniziali. Lei inerte, io rallento il ritmo come a ricominciare da capo. Poi le sussurro nell’orecchio che vorrei scoparla in culo… Lei ride, mi dice si. -Yeah, fuck me in the ass, Mark…oh, this is so good. I’m your whore. Do what you want to me…- E allora prendo la glicerina e la spalmo sul buchino, lei a pecora con la fica che cola, io mi metto carponi a leccarlgliela, gustosa e calda e arrossata, mentre le entro in culo con un dito. Lei geme di piacere inatteso. Due dita. Lei geme. Le rientro in fica e stantuffo un minuto mentre con le dita le slargo l’ano, che sembra inviolato. Lei senza freni continua a dirmi di farla godere ancora, che si sente puttana, mi chiede di scoparla fino al mattino dopo. Tre dita. Lei geme ancora di più. C’&egrave spazio per rotearle, le tre dita, frugarla dappertutto. Tiro fuori un dildo dal comodino e lo lubrifico, glielo metto in figa e le dico di giocarci mentre la inculo. Do’ una leccata al buco già più docile che sa di lubrificante e acqua di culo. Appoggio piano, entro dolce, graduale. Un centimetro. Due. Poi si apre il sipario, vengo risucchiato dentro, le sue pareti mi si stringono intorno e lei grida. Gode. A pecora, con la faccia affondata in un cuscino, la mano destra a muovere il dildo e la sinistra a sgrilettarsi il clitoride. La vista del suo culo di burro che si apre tiepido sotto i miei colpi, i suoi rotoli di ciccia che sobbalzano ad ogni affondo, le sue tette che sbattono l’una contro l’altra in moto centripeto con il dolce suono della carne. Carna chiara e bianca e spessa e morbida dentro cui affondo. Carne accogliente e vogliosa e calda che mi prega di farla godere. Carne che voglio mordere. Le sono dentro. Le ero in figa un attimo fa. Ora le sono in culo. Eppure voglio entrarle ancora più dentro, sotto pelle, dentro come non &egrave possibile in natura. La sto sfondando, sento la curva del retto attraverso la maledetta plastica del condom, i miei colpi che le sconquassano l’utero e la fanno gridare.Oh, si, sono rare quelle che amano l’anal, ma quando piace non ci sono cazzi. E le piace. Gode ancora. Con urla che per un attimo mi ricordano un terremoto, o la diga del vajont che cede. Un’esplosione di godimento, continua, inarrestabile, oltre le aspettative. Il suo culo di burro morbido grasso tracagnotto che fa avanti e indietro per prendermi meglio. Gwen. Scoparla mi piace. Sono talmente ipnotizzato dalle sue forme burrose come nuvole gonfie e bianche di un giorno d’estate che vorrei non sborrare mai, vorrei passare ore e giorni e settimane mesi anni dentro la sua carne tenera. Lei &egrave sudata, io le ripasso in figa e mi riprometto di concentrarmi sul mio orgasmo, stavolta. Lei dice che vuole venire sopra. Io riluttante le dico di si, mi stendo, e lei in tutta la sua elefantiaca sensualità apre le cosce prosciutti soffici e mi prende dentro, oltre la piega della sua pancia penzolante, comincia a muoversi bene sull’asta, sfregando il clitoride contro il pelo del mio pube. Lei ancheggia bene, avanti e indietro, tutto di bacino, mi prende dentro e sfrega contro di me. C’&egrave qualcosa di eccitante nella penetrazione quando la donna &egrave sopra. Meno in-and-out, meno sportivo, meno infila ed estrai ed infila, quando lei &egrave sopra ti tiene dentro in profondità, non vuole farti uscire, &egrave nel profondo che gode, non nell’ingresso. Ed &egrave lo sfregamento, che puoi sentire nel suono fra i gemiti e i sospiri, che la fa godere. E mi piace, vederla così elefantiaca eppure agile come uno spirito scoparmi sempre più veloce, con gli occhi stanchi fissi sui miei, una mano dietro a palparmi i coglioni, l’altra sul mio petto a straziarmi i capezzoli e svariare sui pettorali e gli addominali tesi, le sue tette ipnotiche che ballonzolano nel solito moto centripeto e sbattono l’una contro l’altra quasi sciabordando, suono di carne, l’altra carne della sua pancia che vibra molle soffice tenera calda sudata. Le sue braccia stondate, gli avambracci stondati, il culo monumentale che palpo senza sosta, sul quale i miei schiaffi risuonano sordi e la fanno andare più forte. A quel punto sento i soldati arrampicarsi lungo l’asta, già in corsa, pensando di andare a fecondare (poveri malcapitati dell’età della plastica). -I’m cumming, Gwen,- le dico. E le dico di venire con me. E lei aumenta i colpi e la vido trasfigurare mentre il suo ritmo frenetico si impenna e la sua carne si muove in ogni direzione come ribollendo e l’orgasmo sale e mi sconquassa le membra e non posso muovermi sotto il suo peso &egrave solo lei che mi scopa con talento e voglia e gode e quasi all’unisono vengo con un urlo sordo e roco e la testa mi esplode e lei non si ferma e continua a scoparmi provocandomi infiniti brividi e tremiti. Non mi sento più le mani e lei a quel punto mi crolla addosso e comincia riempirmi di baci. Sono lì inerte, ricoperto della sua carne anch’essa inerte che ho ancora voglia di mordere e leccare baciare palpare nonostante abbia appena goduto. Voglio restare sotto quella che in quell’istante la montagna di grasso più sensuale del mondo. -Thank you,- continua a ripetermi nell’orecchio leccandolo e baciandomi il collo provocandomi brividi. -Thank YOU,- le dico io. Ci separiamo, sembra un peccato. Le chiedo se ha da fare o se può restare, magari prendere un te, fare una canna, e poi, la giornata &egrave ancora lunga… Lei mi sorride e mi dice che vuole il t&egrave. E ha l’aria incredula, fin quando poi mi dice -Can I tell you something?- un po’ timida. Certo, le dico io. -This was my first time…- La prima volta. Vergine montagna di carne soave, mi si era data ed ero il primo. Il moto di sensazioni difficilmente definibili mi prende come un’onda oceanica. Le vado incontro sorridendo, la stringo, la bacio, poi senza lasciarla andare in bagno mi inginocchio davanti a lei e comincio a leccarle la figa, ancora, con voglia, come se i suoi umori potessero calmare la mia sete, quegli umori segreti che nessuno aveva mai assaggiato…Gwen, poderosa venere dea di femminilità, volevo scoparla ancora ed ancora ed ancora…

Leave a Reply