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Racconti Erotici Etero

Gwenn

By 28 Aprile 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Enor arrancava lungo il sentiero che saliva alla scogliera seguendo quella che, un tempo, era chiamata la via di Lugh, aiutandosi con il lungo bastone intarsiato, simbolo del suo status. Gli ultimi anni erano passati veloci ed impietosi trasformando l’uomo forte ed orgoglioso di un tempo in un vecchio canuto ed ansimante, con il volto segnato dalle lunghe ore di veglia e di preghiera.

– Verrà il giorno in cui il cuore mi scoppierà nel petto mentre affronto questa salita! ‘ pensò ad alta voce, poi aggiunse per scongiurare quel pensiero ‘ Almeno morirò mentre cammino verso il simbolo di Lugh e la sua luce guiderà la mia anima, sarà l’ultimo sacrificio che farò al nostro dio. Non sarà una brutta morte!

Un passo dopo l’altro la sommità della scogliera si avvicinava, Enor poteva già scorgere le grandi pietre solari del vecchio tempio di Lugh.
Un tempo, in quel luogo, molte generazioni prima, i suoi antenati costruirono un tempio in onore del dio solare che li aveva guidati nella loro migrazione, donandogli quella terra fertile ed affacciata su di un mare pescoso. In seguito, con la crescita e l’arricchirsi della tribù, il sommo sacerdote decise che si doveva onorare il dio con un nuovo tempio, più grande, più bello, più maestoso; degno di Lugh ed indicò il luogo ove sarebbe sorto: non più sulla scogliera che si ergeva ad occidente del villaggio, da dove il dio non poteva vedere il suo popolo, ma sulla piana prospiciente la spiaggia, da dove prendevano il largo le imbarcazioni da pesca. Allora il popolo si mise alla ricerca delle pietre adatte, esplorò le coste e le colline dell’interno sin che non trovò la pietra nera che trasportò attraverso valli e fiumi sino al villaggio. Il sommo sacerdote fece erigere un cerchio di pietre infisse verticalmente nel terreno a delimitare l’area sacra, poi dispose la posizione dei massi che dovevano indicare il solstizio d’estate e d’inverno, la variazione massima del sole nelle stagioni e il luogo ove nasceva e moriva Arianrhod, la luna.
Ad Enor non piaceva il nuovo tempio, benché officiasse in quel luogo i suoi riti come tutti i sommi sacerdoti prima di lui, preferiva il vecchio ove si recava spesso sostenendo che ancora percepiva la presenza di Lugh in quel luogo, ed insisteva affinché il dio si onorasse anche lì.
Ora, però, non saliva al tempio per pregare ma per osservare il mare. Quello era il punto più alto nelle prossimità del villaggio e dalla sua sommità lo sguardo poteva indagare l’orizzonte più lontano che altrove. Come raggiunse il pianoro sulla cima, il grande mare si presentò in tutta la sua impressionante estensione davanti a lui.

– Sapevo che saresti venuto anche tu, ti aspettavo. – disse la voce di un uomo che non aveva notato.
– Yann! Immaginavo di trovarti qui. ‘ Enor salutò il suo capo usando il nome amico e non quello derivato dalla sua carica poiché aveva praticamente allevato il giovane.
– Sono preoccupato Enor!
Da più di quattro lune i nostri sono salpati in direzione dell’isola dei ghiacci e non sono ancora tornati. L’inverno &egrave alle porte, senti come soffia il vento da nord e guarda come Marwyn spinge le onde contro le rocce sollevando grandi spruzzi’ non &egrave un buon segno questo!
– Non &egrave un buon segno! ‘ ne convenne Enor
– Cosa facciamo?
– Cosa possiamo fare contro il volere di Marwyn?
– E tutto questo solo per barattare la nostra selce con la pietra per accendere il fuoco! ‘ continuò Yann seguendo il filo dei suoi pensieri.
– Quella pietra ci serve, lo sai. ‘ lo confortò Enor
– Non a prezzo della vita di trentasei dei miei migliori marinai e guerrieri! Senza contare le sei barche, le migliori che abbiamo mai costruito’ ma le barche si ricostruiscono’ gli uomini no!
C’&egrave mio fratello con loro!
– Lo so, Yann ma devi avere fiducia in Lugh. Esso protegge la nostra gente. Da sempre!
– Forse Lugh &egrave distratto o ha altro cui pensare! ‘ Rispose Yann in tono sarcastico e sfiduciato.
– Forse lo abbiamo trascurato ultimamente! Lugh &egrave buono ma permaloso!
– Non lo abbiamo forse sempre pregato?
Non gli abbiamo sacrificato i nostri migliori animali?
Non lo onoriamo a sufficienza con due templi dedicati a lui? ‘ Yann si stava infuriando, da uomo pratico e dotato di un intelligenza superiore alla media qual era non vedeva nella preghiera e nei sacrifici la soluzione al loro problema.
– Dobbiamo dimostrargli quanto lo amiamo, quanto sia importante per noi, blandirlo con una grande offerta’ prima che Lugh vada a dormire per l’inverno, nel giorno in cui segnerà con il suo cammino il solstizio’ gli sacrificheremo una vita. ‘ Sentenziò Enor.
– Di vite ne ha già prese tante quest’anno!
– Gli abbiamo offerto i nostri animali. Gli animali, lo sai, non hanno anima ma solamente spirito!
Per vita intendo una donna! La manderemo in sposa a lui.
– Questo &egrave il suo volere? ‘ domandò il capo al sacerdote.
– Questo &egrave il suo desiderio, Yann!
– Così sia allora! Scegli la sposa per Lugh.
Al solstizio la manderai a lui come nostro dono e speriamo che decida di riscaldare ancora un po’ il mondo in modo da allontanare l’inverno e calmare i venti. Cosicché mio fratello e i nostri uomini possano tornare a casa.

Yann si voltò a guardare il mare. La bassa marea stava scoprendo una grande porzione di terra nella baia innanzi al villaggio ed i bambini, accompagnati dalle donne, inseguivano l’acqua cercando nel fondale i molluschi che erano una delle loro principali fonti di sostentamento. Il sole, ancora basso nel cielo, disegnava assurdi riflessi dorati sulle onde e rendeva ancora più gialla la sabbia del fondale scoperto.

– Il mare si ritira quando sorge il sole. ‘ osservò Yann ‘ Questo vuol dire che Lugh &egrave d’accordo con Arianrhod. I due litigheranno presto e Lugh s’infurierà come sempre.
Dobbiamo fare presto!
– Il solstizio &egrave tra pochi giorni! ‘ lo rassicurò il sacerdote
– Scegli la sposa, allora!
– Ho già in mente la donna adatta a Lugh!
– Chi &egrave?
– Gwenn!
– Gwenn?
Ma &egrave la figlia primogenita di Bronn, nostro alleato, e mandata in sposa a mio fratello per suggellare il patto tra le nostre tribù!
Non possiamo sacrificarla!
– Non sto dicendo di toglierle la vita. ‘ lo rassicurò Enor ‘ Intendo solamente farla giacere con Lugh in modo da placarlo. Tuo fratello non perderà la sua sposa e lei sacrificherà la sua verginità per far tornare a casa il suo promesso.
– Non mi piace ‘ Denez non la prenderà bene!
– Denez, tuo fratello, non conosce ancora la sua promessa sposa. Essa &egrave giunta da noi quando lui era già per mare. Inoltre non rimpiangerà di non averla avuta per primo se questo gli consentirà la salvezza!
– Potrebbe rifiutarla e mettermi in seria difficoltà con Bronn!
– Non la rifiuterà! Sarò io a spiegargli il sacrificio che Lugh richiede a loro due.
– Non la prenderà bene! ‘ insistette Yann ‘ Tu lo conosci, quanto me.
– Vi ho allevati come se foste miei figli quando vostro padre e mio fratello &egrave stato chiamato da Lugh’ e non farei mai nulla che potesse arrecarvi danno. Lo sai!
– Spero sia come dici tu!

Enor intuì che Yann non intendeva continuare quel discorso e si sedette vicino a lui per osservare l’orizzonte nella attesa di un segno che non arrivava.

I giorni passarono senza che nessuna imbarcazione fosse avvistata all’orizzonte. Yann aveva disposto che un guerriero, tra quelli con gli occhi più buoni, restasse sempre sulla cima della scogliera in osservazione. Marwyn, la dea del mare, però, non &egravera ben disposta verso di loro e le onde apparivano ogni giorno più alte e ravvicinate.
Quando arrivò il solstizio Enor si presentò all’alba nella capanna del nipote posta al centro del villaggio.

– Oggi &egrave il giorno! ‘ disse senza aggiungere altro.
– Lo so! Quando terrai il rito?
– Al tramonto, poco prima che Lugh vada a coricarsi.
– Gwenn come l’ha presa?
– Quella ragazza conosce il suo dovere verso il promesso sposo e il potere di Lugh.
Si offrirà spontaneamente a lui!
Terremo il rito al vecchio tempio’ quello nuovo si &egrave dimostrato meno gradito al dio!
– Sei tu il sommo sacerdote! Tu conosci gli dei ed i loro voleri! ‘ meditò ad alta voce Yann, poi domandò ‘ Chi interpreterà il dio Lugh?
– Io son troppo vecchio per queste cose! Sarà già un segno degli dei se arriverò in salute sino in cima alla scogliera, se ancora pretendessi di prendere quella ragazza’ non saluterei Lugh domani mattina! ‘ Enor sorrise all’idea.
– Allora chi sarà? ‘ domandò preoccupato Yann
– Solo il sommo sacerdote ed il capo possono fare le veci di Lugh!
– Non pretenderai che io offenda mio fratello togliendo alla sua donna la verginità?
– Gwenn non &egrave la donna di tuo fratello!
Nemmeno si conoscono! Lei &egrave solo la sua promessa sposa.
Cosa c’&egrave ora? ‘ domandò Enor notando l’espressione del nipote ‘ Forse Gwenn non ti piace?
– Non &egrave questo! Lo sai che &egrave bellissima.
Non posso prenderla dinanzi a tutto il villaggio sapendo che lei &egrave destinata a Denez!
– Saremo solo noi’ e le mie mogli, le quali dovranno preparare l’altare per il rito.
Inoltre &egrave fra i tuoi doveri di capo del villaggio pregare in modo opportuno gli dei affinché ci assicurino la loro protezione.

Con l’ultima frase Enor chiuse il discorso e vinse le reticenze del nipote, vi erano momenti in cui anche il capo tribù doveva piegarsi ai voleri del sommo sacerdote.
Sin dal mattino il popolo iniziò a festeggiare eseguendo le danze rituali che dovevano salutare il sole nel suo ultimo giorno prima del riposo invernale mentre i sacerdoti preparavano il vecchio tempio per il rito serale. Yann girovagò per tutta la giornata tra la gente in festa, prese parte ad alcune danze che vedevano coinvolti i migliori guerrieri del villaggio e presenziò al banchetto con scarso appetito nonostante quello fosse l’ultimo pranzo solenne prima della prossima primavera. Nel lungo inverno il cibo sarebbe stato razionato e, a meno di una buona caccia, poco gustoso. Il mare concedeva poco nella stagione fredda ed i campi non producevano, gli animali del bosco, inoltre, parevano intuire il pericolo che correvano se s’aggiravano imprudenti nei pressi del villaggio. Il poco bestiame allevato doveva essere salvaguardato per la riproduzione primaverile. La festa del solstizio d’inverno serviva principalmente per sollevare l’umore degli uomini, per ricordargli durante l’inverno l’abbondanza della stagione buona ed infondergli coraggio, oltre che calorie.

– Mangia Yann! ‘ disse Enor ‘ Questa notte avrai bisogno di tutte le tue forze! ‘ terminò con un largo sorriso.

Afferrando un boccone di carne di cinghiale arrostita, Yann cercò con lo sguardo la futura sposa di Lugh. Non trovandola tra la sua gente rivolse un’occhiata interrogativa allo zio.

– La stanno preparando per il rito.
Con le mie mogli &egrave chiusa nella capanna sin dal mattino. Ha danzato con loro in privato ed eseguito i riti purificatori, ora sarà già vestita per l’occasione e pronta a raggiungere il tempio.
Tu sei pronto?

Enor lanciò uno sguardo eloquente al nipote e capo della tribù, in quegli occhi si leggeva una forza, una spavalderia ed una decisione che raramente si permetteva di manifestare con lui. Era il tempo del rito ed il suo ruolo di sacerdote gli imponeva di guidare la sua gente nel perfetto svolgimento, non ammetteva errori o titubanze così come non le avrebbe accettate Lugh. Il dio andava placato e soddisfatto se volevano che dimostrasse benevolenza nei loro confronti.
Yann abbassò il capo in segno affermativo senza, però incrociare lo sguardo di suo zio, ancora gli rodeva il fatto di dover possedere la donna promessa al fratello in nome di un dio che, forse, aveva già scagliato gli elementi contro le navi e gli uomini che da tempo mancavano al villaggio. Quando Enor si alzò con decisione lui lo imitò, quindi, insieme, si diressero verso il vecchio tempio sulla scogliera. Nel tragitto il sacerdote non parlò, non volse mai lo sguardo in direzione del nipote per controllare se lo seguiva e non staccò mai gli occhi dal sole al tramonto. Yann lo sentiva mormorare una lunga serie di litanie senza riuscire a comprenderne le parole poiché erano pronunciate nella lingua nota solo ai sacerdoti, ma la musicalità di quella nenia lo stava catturando. Si ritrovò a canticchiare a tempo, usando parole che si adattassero ai suoni da lui emessi, e si accorse che la sua mente stava perdendo il controllo del corpo. La lotta intrapresa per tornare in se stesso fu persa prima ancora d’iniziare, Yann seguiva la cantilena come ipnotizzato, sentiva i piedi battere sul terreno in salita a tempo ma non riusciva a controllarli.
Solo quando lo zio sacerdote cambiò ritmo si accorse d’essere arrivato al vecchio tempio. Gwenn era giunta da tempo, condotta dalle mogli di Enor, ed ora mostrava loro le spalle poiché era rivolta verso il sole. Yann era intento a scorgerne i lineamenti dietro la lunga massa di capelli biondi quando la voce tonante del sacerdote intonò una preghiera.

“Occhio del grande Dio,
Occhio del Dio di gloria,
Occhio del Re degli eserciti,
Occhio del Re dei viventi,
che ti riversi su noi
in ogni momento e in ogni stagione,
che ti riversi su noi
gentile e generoso.
Gloria a te,
o sole glorioso.
Gloria a te, o sole,
volto del Dio di vita”.

Erano le solite parole rivolte al sole ad ogni solstizio, ma in questa occasione Yann si ritrovò a meditare sul loro significato intrinseco per la prima volta.
Nell’udire l’invocazione le donne si voltarono verso i due uomini chinando il capo in segno di rispetto verso il sommo sacerdote e verso il loro capo, solo Gwenn restò immobile ed eretta fissando il suo sguardo su quello di Yann. In quegli occhi, il giovane capo, lesse una determinazione priva di ogni incertezza, di timore o di rassegnazione, che quasi lo spaventava; vide innanzi a se una donna nel corpo di una ragazza, una donna che affrontava il suo destino con ferma caparbietà. Con una forza che poteva generare invidia in molti uomini del suo popolo si dava a Lugh, impersonato da Yann per l’occasione, conscia del suo ruolo, sapendo che quello era l’unico modo di far tornare sano e salvo il suo promesso sposo. Uno spirito di sacrificio che desto grande ammirazione nei due uomini e nelle mogli del sacerdote.

– Sarà un buon rito! ‘ mormorò Enor nelle orecchie del nipote.
– Vedrò di fare in modo che non sia un sacrificio troppo grande per lei. Lo merita! ‘ aggiunse Yann.

Enor richiamò a se la ragazza per ungerle il viso con i colori della divinità cui era offerta in sposa: una serie di leggeri tratti sulle palpebre, sul naso e sulla fronte delineati con una mistura di grasso animale e polvere d’oro. Quindi, il sacerdote, appoggiò una mano sulla spalla sinistra di Gwenn e le ricordò il motivo per il quale si trovava in quel luogo usando parole dolci e rassicuranti; solo quando riconobbe nei suoi occhi la luce della piena comprensione la condusse verso la tavola di pietra posta al centro del tempio, la voltò con le spalle al sole e ordino alle proprie mogli di preparare l’altare.
Le donne presero i rami di pino e la paglia che avevano preparato in precedenza e li depositarono sulla pietra, quindi ricoprirono il tutto con una pelle di cerva ben conciata, poi si allontanarono uscendo dal cerchio di pietre. Nel frattempo, Enor controllava l’altezza del sole rispetto ai megaliti principali del tempio poiché la sposa doveva concedersi a Lugh poco prima che lui andasse a riposare. Il Enor rilevò che mancava poco al momento in cui l’ombra delle due pietre che delimitavano il punto in cui il sole calava nel solstizio raggiungesse l’altezza del bordo inferiore dell’altare centrale, allora chiamò anche Yann vicino a se e mentre il giovane si avvicinava rivolse l’attenzione alla ragazza.
Gwenn stava immobile, con le spalle rivolte all’altare ed al sole, quindi non poteva aver notato come era stato preparato il luogo in cui avrebbe perso la verginità in onore del dio solare, anche se, molto probabilmente, le donne del sacerdote l’avevano edotta sui dettagli del rito.
Enor era, forse, più teso dei due giovani; se il rito si fosse concluso male, se Lugh non avesse gradito l’offerta, se una qualunque cosa avesse provocato l’ira del dio, i marinai ed il fratello di Yann non sarebbero mai più tornati al villaggio e chissà quali altre sventure avrebbero funestato la loro vita. Fu, allora, con mani tremanti che sfiorò i lacci del vestito di Gwenn mentre mormorava una serie di scongiuri e malediva ogni possibile spirito malvagio si aggirasse nei dintorni del tempio.
Il sacerdote ritrovò l’ottimismo e la fiducia in una buona riuscita del rito grazie allo sguardo della ragazza. Sentendolo mormorare e notando le sue mani tremanti, Gwenn puntò i chiarissimi occhi verdi su quelli del sacerdote, rinfrancandolo con la loro dolcezza e trasmettendogli parte della propria forza. Allora, Enor sciolse i lacci della tunica che la ricopriva mentre invitava, a gran voce, Lugh ad ammirare la sua sposa, poi ordinò a Yann di spogliarsi.
Enor rimase interposto tra i due giovani, in modo che non potessero ancora vedersi benché Yann lo sovrastasse di una buona spanna in altezza, solo quando l’ombra del sole sfiorò il limite dell’altare si scostò permettendo ai due officianti di ammirarsi in tutta la loro reciproca nudità.
Yann provò una stretta alla gola ed il cuore cessò di battere per un istante appena vide lo splendido corpo della ragazza nudo e disponibile innanzi a lui; irradiante una dignità che sino allora non aveva mai sospettato in una donna. Sentì il suo sguardo che scrutava analizzava attentamente il suo corpo. Fino a poco prima aveva immaginato che Gwenn si sarebbe dimostrata intimidita dal suo aspetto, dalla possente muscolatura e dagli innumerevoli tatuaggi di guerra che portava sul petto, ma contrariamente alle sue aspettative la giovane lo fissava con intensità libera da timore. Non era quella la reazione di una giovane vergine posta ignuda dinanzi ad un uomo, pensava. Si domandò quale forza la guidava o quale divinità la proteggeva per dimostrare tanta sicurezza. Oramai il senso di colpa nei confronti del fratello stava lasciando posto all’eccitazione sessuale, il corpo della giovane era in grado di far vincere ogni remora ed il suo sguardo prometteva una attiva partecipazione al rito, il che avrebbe reso l’accoppiamento senz’altro molto piacevole.

– Ponetevi l’uno innanzi all’altra, senza sfiorarvi! ‘ ordinò Enor ‘ L’occhio di Lugh dirà se il dio ha accettato la sua sposa raggiungendo il mare. Solo allora potrete e dovrete toccarvi.

Yann si avvicinò di un passo alla ragazza, lui poteva vedere il sole e seguirne il percorso verso il tramonto, lei no. Per la prima volta, dall’inizio del rito, i due si potevano osservare circondati dal silenzio. Il giovane notò solo in quel momento che la ragazza lo raggiungeva in altezza, così che i suoi bellissimi occhi erano alla giusta altezza per sfidarlo. Provò una serie di sentimenti contrastanti, se da un lato sentiva crescere l’impazienza di prenderla sull’altare, dall’altro provava una sorta di fitta allo stomaco se pensava che si concedeva solo per il rito stesso. Gwenn era talmente bella e dimostrava un carattere tanto forte che l’avrebbe voluta con se per sempre. Sapeva che non era sua, sapeva pure che se il fratello non fosse tornato sarebbe stata sua di diritto. Scacciò immediatamente, con un forte rimorso, quei pensieri; amava il fratello e il villaggio era stranamente vuoto senza di lui.
Gwenn, se non capì, immaginò parte dei pensieri di Yann, palesati anche al vistoso calo della sua eccitazione. Ella, sorridendogli, assunse un’espressione più dolce e sensuale. Prese a respirare profondamente imprimendo al seno un moto alternato che attirò subito gli occhi del giovane capo. Dal seno al ventre il passo era inevitabile, appena lei si accorse dove si spingevano gli occhi di Yann diede inizio a contrarre aritmicamente il bacino in una danza dal chiaro significato erotico. Queste manovre ebbero l’effetto desiderato e, ben presto, Gwenn poté ammirare in tutta la sua estensione ciò che l’avrebbe resa sposa di Lugh. Fu in quel preciso momento che fu sicura di non rimpiangere il suo sacrificio.
Il tempo passava senza che il sacerdote desse inizio al rito. I due giovani sapevano di dover attendere il momento propizio prima di unirsi; ma la vicinanza dei loro corpi nudi, la consapevolezza di ciò che presto sarebbe successo generava una perversa forma d’apprensione. Yann respirava a pieni polmoni il profumo di fiori di Gwenn miscelato all’aroma del mare: una mistura inebriante tanto ricordava la primavera su quelle coste. Gli occhi della ragazza erano in perpetuo movimento, esploravano il corpo di Yann nei minimi dettagli per incrociare, ogni tanto, il suo sguardo. La luce emessa da quei giovani occhi risaltava ad onta del fatto che il sole stesse tramontando alle sue spalle, tra i capelli biondi mossi dal vento. Yann si domandava come potesse resistere così esposta nella sua nudità, non notava in lei alcun segno di cedimento. Anzi, le pupille iniziavano a testimoniare, con la loro dilatazione, una certa eccitazione, senz’altro di tipo sessuale. Il giovane capo sapeva che non potevano parlarsi, prima e durante la cerimonia; ma sentiva il bisogno di domandarle se era corretta la sua impressione, se veramente desiderava quell’unione al di là della ritualità dell’occasione. Yann si sforzò di riprendere il controllo del proprio corpo, liberò la mente da ogni emozione e allontanò da sé ogni pensiero. Essendo allenato a quegli esercizi riuscì in pochi istanti a raggiungere un livello di coscienza più elevato, come sempre faceva durante la caccia, che gli permetteva d’avere un totale controllo sullo spazio intorno a lui. Registrò la posizione della ragazza, del sacerdote e delle donne al di fuori del cerchio di pietre, quindi appena percepì un calo dell’attenzione di Enor mormorò in direzione di Gwenn:

– Tu lo vuoi al di là del rito’ vero?

La ragazza non rispose, poiché era rivolta verso il sacerdote. Si limitò ad annuire con il capo mentre le labbra atteggiavano una risposta positiva.

– Allora cercherò di darti tutto il piacere possibile! ‘ promise Yann

Gwenn rimase nella stessa posizione e mantenne il ritmo del suo respiro, solo gli occhi diedero a Yann la conferma di comprensione e fede nelle sue parole. Ora, la ragazza, pareva sempre più impaziente di dare inizio al culto, una vota rassicurata sulle intenzioni desiderava solo più provare la realtà sulla propria pelle.
Il corpo di Gwenn lanciava una serie di messaggi che non potevano essere ignorati da un giovane maschio in età riproduttiva com’era Yann. Il pube si muoveva lento, guidato dal respiro e messo in evidenza dal ventre incavato nello sforzo di contenere il desiderio d’essere presa, mentre il seno mostrava due capezzoli tanto inturgiditi da richiamare una serie interminabile di baci. Yann creò nella sua mente la scena di lui quasi adagiato e dentro il corpo di Gwenn che si muoveva a tempo delle sue spinte e quel seno che sobbalzava ad ogni colpo. Dal canto suo, la ragazza pareva leggere nella mente i pensieri ed i sogni del giovane, ed imprimeva al bacino gli stessi movimenti del sogno. Se Enor non si decideva a dare inizio al rito rischiava di vederlo iniziare senza il suo consenso.
Finalmente il sole sfiorò il mare all’orizzonte, appena il termine dell’ombra della pietra principale superò la cima della pietra lunare Enor disse:

– L’occhio di Lugh si sta chiudendo, esso sta per coricarsi!
La sposa si unisca allo sposo!

Gwenn, già istruita in precedenza, arretrò di qualche passo sino a percepire l’altare dietro di se e vi si sedette sul bordo.
La pietra era posizionata su altre due all’altezza dell’anca di un uomo, si trattava di un macigno enorme, ove potevano sdraiarsi almeno quattro persone, ed era costata una fatica immane agli antenati che l’avevano trascinata sin lì dalle vicine montagne ed inseguito lavorata per renderne liscia la superficie superiore.
La ragazza attese, in posizione seduta, l’arrivo di Yann per scambiare con lui il rituale bacio d’inizio. Doveva essere un semplice tocco di labbra, un saluto simbolico del dio Lugh alla sua sposa prima di prenderla, ma il calore di Yann ed il forte desiderio che ormai governava la ragione di Gwenn la spinsero ad aprire la bocca per protendere la lingua in cerca di quella del suo compagno. Il giovane fu colto di sorpresa, non si aspettava quella reazione, e subito non reagì. Poi, le morbide ed invitanti labbra della ragazza ebbero il sopravvento e Yann si unì al lungo bacio.
Enor osservò soddisfatto l’inizio del rito. Era un ottimo auspicio il bacio passionale tra l’interprete del dio e la sua sposa, era segno che gli amanti si sarebbero scambiati un gran piacere’ ed il piacere era una delle due merci di scambio che avevano a disposizione per placare il dio. Il sacerdote avrebbe dovuto guidare l’unione, suggerendo ai due come e quando unirsi ed il modo di muoversi, ma qualcosa gli diceva che era meglio lasciar fare a loro. Aveva fiducia nel nipote ed era riuscito a leggere negli occhi della ragazza quella consapevolezza della propria sensualità che poche donne sanno di avere.
Ora, Yann doveva entrare in Gwenn. La ragazza staccò a malincuore le labbra da quelle del suo amante per reclinare la schiena sino ad appoggiare in gomiti sul piano, quindi sollevò le gambe e le aprì offrendosi a Yann. Il giovane si aspettava questa mossa e fu pronto a prenderle tra le mani per tenerle sollevate e aperte, indi si avvicinò sino ad appoggiarle il membro sul bacino, spingendolo sin dove, una volta in lei, le sarebbe arrivato nel ventre. Gwenn osservò il pene appoggiato sulla sua pelle, poi alzò gli occhi verso quelli di Yann, sospirò e prese il membro tra le mani spingendolo indietro sin quando non riuscì a guidarselo nel pube ed attese di percepirlo ben allineato prima di abbandonarsi completamente lasciandosi cadere distesa.
Fu compito esclusivo di Yann, come voleva la tradizione, la prima penetrazione, quella che avrebbe dovuto violare la verginità della sposa di Lugh. Il giovane spinse lentamente temendo di procurare dolore alla ragazza, ma s’accorse presto che quella era un accorgimento inutile tanto era eccitata, allora entrò in lei con decisione, sino in fondo, sino a farla sobbalzare e gemere a lungo di soddisfazione.
Seguendo il rituale Yann uscì completamente dal corpo di Gwenn per dare modo al sangue, della rottura dell’imene, di colare dalla vagina e di macchiare la pelle stesa sulla pietra. Pelle che, in seguito sarebbe stata appesa al centro del villaggio per ricordare al dio l’offerta in suo onore (le divinità spesso dimenticavano i sacrifici degli uomini). Il sangue, però, non usciva. Allora Yann entrò nuovamente in lei e spinse con più energia sino a premere con forza i testicoli contro l’inguine della giovane. Uscì ancora una volta ed attese le gocce di sangue. Non vedendole rivolse uno sguardo interrogativo alla ragazza, la quale ricambiò con una languida supplica.
Yann comprese subito l’arcano, la mancanza di sangue spiegava la sfrontata sicurezza dimostrata da Gwenn nei confronti del rito e la assenza di pudore quando si era trovata nuda innanzi a lui. Senza dimostrare sorpresa il giovane fece scivolare la mano sinistra dalla coscia di Gwenn verso il basso, sino ad incontrare il bordo della tavola di pietra, la dove non era stata levigata. Quindi, simulando i movimenti del coito sfregò con forza il palmo sulla roccia procurandosi un piccolo taglio. Fece colare il suo sangue dinanzi alla vulva di Gwenn, in modo da imitare l’avvenuta deflorazione. Questa mossa non sfuggì alla ragazza che osservò rapita la linea rossa sulla mano del suo amante con occhi dilatati ed inumiditi dall’eccitazione.

– Ora dimostrati riconoscente! ‘ sussurrò Yann mentre spingeva il membro nel corpo di Gwenn

La ragazza rispose facendo pressione sulle spalle per inarcare il corpo e portare il pube nell’angolazione migliore per accoglierlo. Esaltato da questa mossa, Yann spinse più forte donandole la piena percezione del membro inserito per tutta la sua lunghezza. Gwenn chiuse gli occhi e gemette a lungo mentre abbassava il pube per coglierne meglio la presenza, poi sollevò nuovamente il bacino per invitare Yann a muoversi.
Fu lei a guidare l’amplesso dettandone il ritmo con le contrazioni del ventre, si apriva per richiamarlo dentro, quindi si chiudeva contro il membro espirando al contempo. Ogni respiro si trasformava in un gemito, quei suoni e le forti sensazioni che la vulva della ragazza generavano in Yann rischiavano di fargli perdere il controllo. Lei si muoveva troppo bene, con una tecnica che il giovane aveva visto adottare solo dalle sue concubine più esperte, questo levò ogni dubbio sulla presunta verginità della ragazza. Yann sperò solo che Lugh non si ritenesse offeso per quella sposa, ma piuttosto gratificato dalle sue doti di amante.
Non vi era modo di lenire l’intenso stimolo di piacere provato, ogni tentativo di distogliere il pensiero dall’amplesso o di raggiungere il controllo mentale del piacere che provava, erano debellati dal magnifico corpo che si muoveva sotto di lui. Disperato fece scivolare le gambe di Gwenn dalle mani agli avambracci, in modo da tenerle sempre sollevate e divaricate, quindi spinse le mani libere verso il pube e cercò i punti che sapeva in grado di muovere una donna verso l’orgasmo. Separò, inizialmente, le labbra della vulva massaggiando la zona intorno al suo membro che entrava; si accorse che bastava poco per infilarci anche un dito tanto era dilata, allora spinse in modo da farlo entrare. Gwenn parve apprezzare in modo particolare questa mossa, forse più per il significato erotico che per il reale stimolo. Yann, allora, cercò di raggiungere con le due mani il clitoride senza interrompere il ritmo della penetrazione. Questi sforzi l’aiutarono a riprendere il controllo del proprio corpo, la mente indirizzata alla ricerca del piacere di Gwenn, dimenticò, per un attimo, il forte stimolo che la stessa ragazza gli dava.
Bastò sfiorarle il clitoride per generare un improvviso orgasmo. Gwenn si trovava già al limite, senza che Yann se ne rendesse conto anche lei stava tentando di controllare il suo piacere. In quell’occasione troppi fattori avevano lavorato a favore dell’eccitazione della giovane che da sempre sognava, segretamente, d’essere al centro di una cerimonia del genere e d’essere presa da un possente guerriero. Il gesto di Yann, che si era ferito per mascherare la mancanza della verginità, il sacrificio dell’uomo per lei, aveva spinto sua fantasia in una regione quasi inesplorata della passione.
Gwenn sapeva che non doveva raggiungere subito la sommità del piacere, non sarebbe stato consono ad una giovane e timorosa vergine data in sposa al dio solare, ma questo aggiungeva eccitazione all’eccitazione. Per ciò faticava a mantenere il controllo.
Il tocco di Yann sulla parte esterna e sensibile della vulva la spinse oltre il limite, allora non cercò più di contenere l’orgasmo ma lo lasciò libero d’esplodere in tutta la sua magnificenza.
Il corpo della ragazza vibrava guidato dalle ondate di piacere che lei seguiva istintivamente, senza più curarsi di ciò che aveva dentro e degli stimoli che, involontariamente, donava all’uomo; il suo unico interesse era di sentire qualcosa di duro nel ventre mentre godeva.
Yann non resse questa interminabile sequenza di stimoli senza regola apparente, ben presto seguì la giovane nell’orgasmo e, restando fedele al rito, eiaculò dentro di lei.
Le prime pulsioni di Yann sfuggirono alla coscienza di Gwenn. Appena la ragazza si rese conto che anche il suo amante stava godendo inarcò il corpo puntando le spalle per spingere il pube verso di lui e restò immobile per apprezzare sino in fondo le delicate sensazioni del seme che si espandeva nel suo ventre.

Al termine del rito Yann tornò subito al villaggio seguito da Enor che ostentava orgoglioso la pelle macchiata dal supposto sangue virginale di Gwenn, su cui si era svolto il rito. Gli uomini fecero subito cerchio intorno al loro capo ed al sacerdote per conoscere il responso del rito, rinfrancati dalle parole di Enor si voltarono, allora, verso la giovane che stava scendendo dalla scogliera. Ora, per l’intera tribù, lei non era più la promessa sposa di Denez ma la sposa del dio più grande tra tutti. Lugh l’aveva accettata, ed il successo del rito lo testimoniava, quindi sino al prossimo solstizio sarebbe stata considerata e onorata come una divinità.
Gwenn vide l’intero villaggio farsi incontro, gli uomini preceduti dalle donne che cantavano in suo onore, e ne ebbe timore. Da lontano non udiva le parole del canto e non poteva scorgere i sorrisi sui loro volti, temeva che volessero farle del male e si ritrasse. Fu la più anziana delle mogli di Enor a tranquillizzarla, le disse che quelli erano canti di gioia e che ora, lei, era paragonata ad una dea. Quindi non aveva nulla da temere, se non la gratitudine del suo popolo.
Fu proprio la riconoscenza del popolo a crearle i maggiori problemi!
Gwenn sentiva ogni muscolo del corpo lamentarsi, dolorosamente, a causa del feroce amplesso cui si era sottoposta ed aveva un unico desiderio: quello di ritirarsi nella sua capanna per dormire sino alla notte seguente. Invece dovette partecipare a tutti i festeggiamenti, al banchetto ed alle danze. A Yann non andò meglio: nella doppia veste di capo villaggio e immagine di Lugh, per quella notte, dovette dimostrarsi gioioso ed incrollabile sin che la sua concubina preferita, la giovane Heodez, non reclamò la sua parte di attenzioni.
Il mattino seguente Yann si staccò a malincuore dal morbido e abbondante seno di Heodez sul quale aveva riposato dopo averla edotta sui particolari del rito ripetendoli con lei, era giorno inoltrato quando uscì, barcollante, dalla sua capanna. La prima cosa che vide fu la pelle di cerva tesa tra due alti pali al centro del villaggio e la macchia rossa del sangue sacrificale. Istintivamente si toccò la ferita sul palmo della mano per constatare l’avvenuta cicatrizzazione. Completamente assorto nei suoi pensieri non si accorse della presenza di Enor che si era avvicinato nel frattempo.

– Quando te la sei ferita la mano? ‘ domandò il sacerdote facendo sobbalzare il giovane.
– Ieri sera, durante le danze. Ho afferrato malamente il coltello e mi sono tagliato! ‘ mentì Yann
– Fa vedere!
– Non &egrave il caso, &egrave già chiusa. ‘ disse temendo che un controllo accurato della ferita svelasse l’inganno.

Enor lasciò cadere l’argomento dopo aver scrutato a fondo gli occhi del nipote, quindi si voltò verso la pelle rituale e disse:

– &egrave stata una buona cerimonia, Lugh sarà contento! Ora non ci resta che aspettare i risultati.
– Sì. ‘ confermò Yann
– Ma, dimmi. La giovane Gwenn come ti &egrave parsa?
– In che senso?
– Ero concentrato nell’invocare il dio e non ho chiari ricordi del vostro accoppiamento, ma a quanto mi hanno riferito le mie mogli’ la ragazza si &egrave data con gioia e passione. Molta più passione di quanta ne proverebbe una giovane vergine inesperta.
– Non so come spiegarlo, zio! ‘ Yann ricorreva all’espediente di ricordargli il loro grado di parentela quando intendeva blandirlo ed intenerirlo ‘ Anche io ‘ continuò ‘ ero più eccitato del solito e non a causa della grande bellezza della sposa; in lei c’era qualcosa di magico ieri sera. Era come se fosse entrata completamente nella parte della sposa di un dio. Quindi agiva e si muoveva come pensava dovesse agire e muoversi la sposa di Lugh.
– Può essere. ‘ disse Enor meditabondo.
– Non trovo altra spiegazione. ‘ insistette Yann.
– Era vergine, vero? ‘ domandò all’improvviso il sacerdote.
– Sì, lo era! ‘ mentì ancora una volta Yann.
– Lo spero! Lugh non ama doni di seconda mano.

Con questa frase Enor terminò il discorso e salutò il nipote con un gesto della mano mentre si allontanava in direzione del centro villaggio.
Yann rimase solo con innanzi agli occhi la prova della sua menzogna, la macchia rossa del suo sangue sulla pelle di cerva prendeva, nella mente, la forma dell’occhio di uno sguardo accusatore. In quel momento fu preso dallo sconforto, se il dio avesse realmente ritenuto un offesa l’offerta di una donna non più vergine, che fine avrebbe fatto suo fratello?
Non trovava risposta, l’unico nel villaggio in grado di confortarlo era il sacerdote, ma gli aveva appena mentito spudoratamente sulla verginità di Gwenn. Più ci pensava meno riusciva a spiegare il suo gesto nella notte del rito e le menzogne raccontate per coprirla, per nascondere un suo difetto. Avrebbe dovuto avvisare subito il sacerdote della inidoneità della sposa scelta per Lugh. Suo zio sapeva che fare, avrebbe scelto subito un’altra ragazza da portare sull’altare del tempio ed il rito si sarebbe svolto normalmente. Gwenn sarebbe stata solo accusata di aver mentito sulla propria verginità e sarebbe toccato, poi, a Denez decidere se accettarla in sposa o meno. Non le sarebbe stato torto un capello.
Allora perché aveva agito in quel modo?
Yann non trovava alcuna spiegazione se non il bieco desideri di accoppiarsi con lei. Non voleva un’altra donna quella notte, desiderava solo ed unicamente Gwenn. Aveva agognato il corpo della giovane sin dal primo giorno in cui era arrivata al villaggio accompagnata dal padre. Solo che era promessa a suo fratello e lui non poteva decidere di prenderla per se. Il capo doveva sposare giovani di più alto lignaggio, e Gwenn era la figlia del capo di una tribù lontana e poco considerata nella zona. Spesso aveva rimpianto il fatto d’essere nato per primo ed invidiato il fratello esonerato dagli oneri del comando.

Passarono i giorni ed il tempo non cambiava. Il vento soffiava sempre impetuoso da terra verso il mare e questo era un brutto segno in quella regione. Pareva che Lugh fosse realmente inferocito con la tribù di Yann negando il suo calore.
Un diffuso malessere d’animo s’impadronì del villaggio. Enor era nervoso e Yann abbattuto, gli altri uomini seguivano il sacerdote ed il capo miscelando i due sentimenti. Solo Gwenn appariva sempre radiosa ed ottimista, nella sua nuova veste di dea visitava ogni capanna del villaggio per portare un sorriso. Tutto pareva congiurare contro un felice ritorno degli uomini andati per mare sin che un giorno, una donna uscì urlando dalla sua capanna e sbracciandosi raggiunse Enor intento a dipingere un teschio rituale.
Il sacerdote faticò non poco per quietare la scalmanata, nel frattempo una piccola folla si era riunita intorno ai due. Quando, finalmente, la donna riuscì a parlare Enor apprese che Gwenn, la “dea”, come veniva chiamata, le aveva appena guarito il figlio più giovane dalle febbri ricorrenti.
Enor restò immobile a questa notizia, non un muscolo del viso testimoniava la minima emozione. Cercò con lo sguardo Yann, poi disse rivolto a lui:

– Vieni!

E s’incamminò nella direzione della capanna della donna.
Si formò un piccolo corteo, il sacerdote camminava spedito seguito a fatica dal giovane capo e dal resto del villaggio. Nonostante l’età avanzata pareva che una forza indomita guidasse Enor nella marcia, forse era solo l’eccitazione dovuta alla notizia o forse c’era qualcosa di più! Nessuno conosceva i segreti noti solo alla casta sacerdotale e pochi avevano mai visto Enor così eccitato.
Raggiunta l’abitazione il sacerdote scostò con forza la tenda che ne chiudeva l’ingresso ed entrò deciso. Gwenn stava accucciata vicino al braciere e accarezzava con infinita dolcezza il piccolo, che recuperate le forze scalpitava per uscire di casa per raggiungere gli amici. Enor si accomodò con le gambe incrociate davanti alla ragazza e tese le braccia richiamando a se il piccolo, il quale, titubante, s’avvicinò alla figura autorevole del sacerdote.
Enor visitò con cura il bambino, ne ascoltò il cuore e la temperatura corporea, poi rivolse gli occhi illuminati verso la ragazza e disse:

– Allora &egrave vero!
Allora tu Gwenn Teir Bronn sei stata assunta da Lugh al rango di dea!
Questo bambino &egrave perfettamente guarito.
– Non ho fatto nulla di speciale, mi sono limitata a coccolarlo un po’. Mi spiaceva vederlo soffrire ed ho pregato per lui. Nulla di più!
– Non serve nulla di più ad una dea per compiere le sue opere mirabili! ‘ rispose Enor, poi si voltò verso l’ingresso della capanna dove si era fermato il drappello che lo aveva seguito e disse ad alta voce ‘ Questo &egrave il segno che aspettavo! Questa guarigione sta ad indicare che Lugh ha accettato la sua sposa e le ha donato parte dei suoi poteri!
Questo vuol anche dire che i nostri uomini partiti per mare torneranno!

Coloro che attendevano il responso del sacerdote esultarono alle sue parole, la gioia prese il posto della malinconia e del pessimismo che si erano impadroniti del villaggio dopo la notte del rito. Yann, esultava compostamente in silenzio ma il suo cuore era il più leggero tra tutti quelli presenti. Ora che la sua menzogna per coprire Gwenn non aveva più alcuna conseguenza.
Come se il dio solare attendesse la riconoscenza e la rinnovata fede di tutto il popolo nel suo potere, il giorno seguente vide un alba priva di nubi e senza vento. Nel villaggio si mormorava che presto il vento sarebbe giunto dal mare, come sempre accadeva dopo il brutto tempo, e le barche partite tanto tempo prima avrebbero trovato le onde favorevoli per il ritorno.
Yann trascorse la giornata ad assegnare ai vari capifamiglia gli appezzamenti da recintare per custodire il bestiame durante la stagione fredda in arrivo. Il lavoro per accantonare le scorte di cibo per il lungo inverno era tanto ed avevano perso tempo a causa dell’inedia dovuta al pessimismo dei giorni precedenti. L’assenza degli uomini partiti per mare e l’apprensione per il loro mancato ritorno avevano spinto il popolo in una pericolosa forma di depressione. Con la rinata fiducia nel futuro, grazie al miracolo di Gwenn, si cercava, ora, di rimediare al tempo perduto.
Per tutta la giornata Yann era stato torturato dal desiderio di spingersi sino in cima alla scogliera per scrutare il mare, sentiva che suo fratello era sulla via del ritorno e voleva essere il primo ad avvistare le imbarcazioni in rotta verso casa. Non lo consolava il sapere che le un uomo era sempre di vedetta, doveva essere lui la sopra, quello era il suo posto. Terminato il monotono compito di organizzare le future battute di pesca, di valutare le scorte di cereali e di pesce affumicato nei magazzini e senza osare fissare lo sguardo deluso di Heodez; s’incamminò sul sentiero della scogliera.
Giunto in cima vi trovò il guerriero di guardia e lo mandò al villaggio per rifocillarsi prendendo, quindi il suo posto di vedetta. Il grande mare appariva decisamente più calmo dei giorni scorsi, le onde s’infrangevano dolcemente sugli scogli senza sollevare schiuma nonostante la marea in crescita. Anche il cielo appariva ben intenzionato, il sole era ancora alto sul mare e già si vedevano le prime stelle della sera. L’orizzonte, però, era libero e piatto, nessuna imbarcazione in vista.
Yann sapeva che molti giorni di navigazione separavano l’isola dei ghiacci dalla sua terra e suo fratello non sarebbe mai partito con il mare agitato com’era stato sino il giorno prima. Quindi non si sarebbe potuto avvistare nulla per molti giorni ancora. Nonostante ciò, le emozioni di Yann lo spingevano su quello spuntone di roccia a scrutare il mare benché la razionalità dicesse che era inutile farlo.

– Ciao!

Il saluto fece sobbalzare Yann.
Voltandosi vide, vicinissima, Gwenn. Si domandò come fosse possibile che non l’avesse sentita arrivare, un cacciatore come lui non abbassava mai il livello d’attenzione ai rumori che lo circondavano.

– Stai osservando il mare nella speranza di vedere le barche che tornano? ‘ la domanda della ragazza era più che altro un modo per attaccare discorso.
– Sì, ma non si vede nulla. ‘ rispose laconico il capo.
– Devi aver fiducia!
Come sai il rito &egrave andato molto bene e’ a quanto pare posso fare dei miracoli. Lugh mi ha accettata!
E’ non ti ho ancora ringraziato per il gesto della scorsa notte, quando hai coperto la mia mancata verginità.
– Sentivo di doverlo fare!

Yann riuscì a mormorare solo quelle parole, emozionato dalla vicinanza di Gwenn che gli si era seduta a fianco. Senza dire altro la ragazza prese la mano ferita del giovane e la trattenne tra le sue aperta per osservare la cicatrice.

– Fa molto male? ‘ domandò lei
– Non più, ora la ferita &egrave chiusa.
Da solo un po’ di fastidio quando devo afferrare qualcosa.
– Mi spiace!

Gwenn pronunciò queste parole con una voce carica di sincerità e testimone di una crescente emozione. Mentre Yann tentava di vincere l’imbarazzo generato dalla presenza della ragazza, lei prese la sua mano ed iniziò a passare dolcemente il proprio palmo sulla ferita. Una carezza lenta, morbida, quasi impercettibile se non per il forte calore generato dal suo corpo. Yann restò immobile e concentrato su quel minimo punto di contatto con la giovane che ancora desiderava tanto. Spostò, allora, lo sguardo sugli occhi della ragazza sperando di trovarli illuminati dalla passione che aveva conosciuto in lei la notte precedente, ma Gwenn li teneva fissi sulle loro mani unite.

– Questa notte Lugh mi ha parlato! ‘ disse, all’improvviso lei
– Questa notte? ‘ domandò Yann
– Sì, in sogno.
Era come una luce molto intensa, tanto forte da far scomparire ogni altra cosa, ma io potevo guardarla direttamente senza provare dolore.
E mi ha parlato!
– Cosa ti ha detto?
– Mi vuole ancora!

Yann restò senza parole nel tentativo di comprendere sino in fondo il significato della frase di Gwenn. Mentre analizzava i suoni delle parole i sensi tornarono a percepire la mano della ragazza a contatto della sua, il punto d’unione si stava facendo sempre più caldo, la temperatura pareva concentrata nella cicatrice che si era procurato per lei.

– Lugh vuole ancora giacere con me! ‘ sottolineo Gwenn.
– E vuole che sia sempre io ad interpretarlo? ‘ domandò Yann con un misto di preoccupazione e speranza.
– Vuole sia così. ‘ confermò lei.
– Ma tu sei la promessa di mio fratello!
Come posso farlo al di fuori del rito della scorsa notte? ‘ accampò Yann
– Lugh lo vuole.
Semplicemente terremo un altro rito, solo noi due! ‘ disse mentre avvicinava le labbra a quelle di Yann
– Ma’! ‘ tentò di dire lui
– Guarda la tua mano! ‘ ordinò lei.

Yann recuperò la mano dalla stretta di Gwenn e se la portò innanzi agli occhi, quindi la inclinò verso il sole, quasi del tutto tramontato, per consentire alla sua luce d’illuminarla. Lentamente le sue pupille si stavano adattando al crepuscolo senza che notasse nulla di strano nel proprio palmo, poi ricordò!
Stupito da quanto vedeva passò il pollice dell’altra mano sul punto in cui, pochi istanti prima, c’era la cicatrice. Non trovandola premette con forza in modo che il dolore della pressione sulla recente ferita ne testimoniasse la presenza ma non avvertì nulla. La cicatrice era sparita.

– Sei convinto ora che Lugh mi ha veramente parlato in sogno? ‘ domandò lei.

Yann era troppo stupito per risponderle, continuava a controllare la propria mano, forse con la speranza di scoprire che la cicatrice fosse ancora al suo posto e per non dover cercare una spiegazione che tirasse in gioco il soprannaturale. Da sempre scettico nei confronti della religione dello zio sacerdote, aveva affrontato il rito più per scaramanzia che per reale fede. Era convinto che gli dei, se esistevano davvero, avevano ben altro da fare che preoccuparsi delle poche persone del suo popolo. Yann aveva viaggiato, esplorato e cacciato in territori mai raggiunti da nessuno del suo popolo prima di lui. Aveva conosciuto tribù diverse dedite all’adorazione di altre divinità, ma che in comune alla sua avevano gli stessi problemi di sopravvivenza. Questa sete di conoscenza, il bisogno di viaggiare, di scoprire, di entrare in una nuova visione del mondo la divideva con suo fratello.
Gwenn non percepì i pensieri che distoglievano l’attenzione di Yann, suppose che il suo stato catatonico fosse dovuto esclusivamente alla sorpresa di trovarsi la mano guarita. Senza proferire parola si mise in ginocchio, quindi si spostò a cavallo delle gambe di Yann distese sull’erba.

– Lugh mi vuole! ‘ disse lei fissandolo negli occhi, poi a bassa voce aggiunse ‘ Ed io voglio te!

Questa volta non gli lasciò il tempo di replicare. Si sporse in vanti sino ad appoggiare le labbra su quelle del giovane e spinse la lingua nella sua bocca.
Yann ritornò nel mondo reale in quel preciso istante. Nelle orecchie risuonavano ancora le ultime parole di Gwenn che aveva colto ai margini della coscienza, poi il calore della ragazza lo avvolse come un’improvvisa ondata di marea. Yann si lasciò trasportare dal bacio abbandonando ogni volontà ed ogni pensiero per inseguire il nascente languore. Gwenn baciava in un modo stupendo, pareva che la sua lingua intendesse scaricare tutta la tensione erotica accumulata dalla sera precedente, mentre, a modo suo, anticipava l’amplesso che sarebbe inevitabilmente seguito. Rimasta senza fiato, la ragazza, allontanò il viso senza preoccuparsi di sistemare i capelli caduti innanzi agli occhi.
Yann ringraziò mentalmente quell’improvvisato schermo interposto tra lui e quelle due piccole porzioni di cielo irradianti una passione dimenticata. Spinto dalla necessità di riprendere il controllo della situazione, portò le mani sui fianchi della ragazza strappandole un lungo sospiro, quindi scese lentamente sino alle cosce semi scoperte dal corto vestito in pelle di daino che indossava. Frugò a lungo sul confine dell’abito e la pelle nuda, poi ne agganciò il bordo con le dita e lo tirò dolcemente verso l’alto.
Gwenn si mosse sinuosa in modo da aiutarlo sin che l’abito non le scivolò via dalla testa. Meravigliosamente nuda si accomodò sui talloni e sempre rimanendo a cavallo delle gambe di Yann iniziò ad armeggiare con il suo perizoma.
Yann sorrise. Non era facile slacciare i suoi nodi ed era quasi impossibile sfilarglielo con il membro dolorosamente in erezione. Restò ad osservare il seno di Gwenn che mostrava tutti gli sforzi della ragazza, sentiva i glutei premere tonici sulle ginocchia quando lei si muoveva e trovava piacevole questo breve interludio. Nella notte del rito non era riuscito ad osservare bene il corpo della giovane, in parte a causa del sole al tramonto che puntava direttamente i suoi occhi ed in parte a causa dei tempi imposti dallo zio. Ora nessuno li guidava e si prendeva tutto il tempo necessario per gustare sino in fondo la morbida bellezza della giovane sposa di Lugh. Solo quando lei si lamentò dimostrandosi stizzita dalle manovre inconcludenti, Yann prese uno dei capi del cordino che legava il suo perizoma e lo tirò dolcemente sciogliendo il nodo. Gwenn lo guardò con un’espressione furente che addolcì immediatamente mentre scivolava in avanti per portare il pube nelle vicinanze del membro.
La ragazza si chinò in avanti per baciarlo ancora una volta, mentre lasciava al pube il compito di cercare il membro muovendo lentamente le anche. Yann si abbandonò nelle labbra di Gwenn senza preoccuparsi di guidare il proprio membro nel ventre della ragazza. Non aveva fretta ed intendeva gustarsi sino in fondo quell’inaspettato amplesso.
Le labbra umide della vagina scivolavano lungo il pene di Yann, un bacio morbido e sensuale, uno stimolo che doveva essere inteso come un invito. Gwenn voleva che fosse lui a fare la mossa determinante prendendo in mano il membro per guidarlo dentro di lei. Yann, però, non reagiva; appariva come in estasi e pareva intenzionato a godersi quel momento in eterno. La ragazza, allora, allungò la corsa del pube spingendolo sin al limite del glande, lasciando che il calore del proprio corpo si diffondesse sul sesso dell’uomo. Yann ebbe una reazione: una contrazione del bacino che spinse verso l’alto il membro. Allora Gwenn ne approfitto per farselo scivolare dentro.
Finalmente il desiderio che l’aveva spinta sino in cima alla scogliera iniziava ad appagarsi, il membro di Yann penetrava nel ventre lentamente, riempiendola con la sua presenza. Gwenn reclinò il capo all’indietro e sospirò felice mentre si apriva il più possibile prima di portare la schiena in posizione eretta.
Appoggiando le mani sul petto di Yann rimase a guardarlo negli occhi mentre lasciava al ventre il tempo di adattarsi alla nuova presenza, quindi Gwenn iniziò a muovere dolcemente il bacino imprimendogli un moto alternato in senso longitudinale. Le piaceva contrarre il bacino in modo da percepire dentro la vulva il membro nella sua totale estensione, amava quella sensazione di sottile piacere che lentamente andava crescendo, tanto da rimanere quasi immobile per godersi anche le mani di Yann che scorrevano sul suo corpo. Questa situazione, però, non soddisfala lui. Ora che percepiva la calda ed avvolgente carne di Gwenn intorno al membro, Yann sentiva nascere la necessità di muoversi in lei. Facendo forza sui piedi sollevò il bacino e, nello stesso istante, trasse Gwenn verso di se abbracciandola in modo da bloccarla contro il petto. Tenendola stretta iniziò a muovere il bacino in modo da far scorrere il membro, sfruttandone tutta la lunghezza, nel suo ventre. La ragazza subì questa presa dominata dall’improvvisa determinazione dimostrata da Yann e regolò il ritmo del respiro in base alle regolari spinte dell’uomo. Era talmente eccitata da questa situazione da dimenticare il proprio piacere, i possenti ed inesorabili colpi di Yann spingevano il membro tanto a fondo che pareva intenzionato a raggiungerle la gola.
Gwenn rimaneva immobile, impossibilitata ad ogni movimento dalla forte stretta di Yann; tutto ciò che poteva fare era aprirsi al suo pene e goderselo. Era giunta al punto di credere che presto avrebbe sentito il corpo dell’uomo contrarsi ed immediatamente il suo seme spandersi nel ventre, avrebbe mancato l’orgasmo ma quella presa, quella posizione, la forza dimostrata da Yann l’appagavano quanto l’esplosione del piacere. Ascoltava il respiro del partner divenire sempre più veloce ed affannato e le sue spinte decise, dal tremore delle mani che le stringevano forte i glutei immaginò d’intuire il prossimo rantolo di piacere estremo e quindi la fine del loro amplesso, ma Yann la stupì ancora una volta. Pochi istanti prima di perdere il controllo il giovane si fermò liberandola dall’abbraccio. La ragazza, però, rimase adagiata sul suo petto in attesa degli eventi. Percepiva chiaramente i lievi ma marcati impulsi del membro dentro di lei e sapeva che sarebbe stata sufficiente una minima mossa per portarlo all’orgasmo, ma intendeva rispettare la volontà di Yann di fermarsi. Poco dopo lui aprì gli occhi per affondarli nei suoi, la fissò a lungo quindi la prese in vita e la sollevò sino a far uscire il membro. Senza dire una parola le scivolò via da sotto lasciandola inginocchiata a cavallo del nulla e si portò alle sue spalle. Gwenn non osava guardare per non uccidere la speranza che stava nascendo in lei: quella d’essere presa da dietro con la stessa foga dimostrata poco prima da quell’uomo che iniziava a comprendere.
Yann non deluse le aspettative della ragazza, come se le avesse letto nella mente le si posizionò alle spalle quindi le spinse in avanti il busto. Mentre Gwenn si appoggiava sulle mani lui stava già dilatando le labbra della vulva per guidarle dentro il membro. La penetrò con un colpo deciso e violento tanto da strapparle un gemito di dolore, ma questa momentanea sofferenza si trasformò presto in piacere. A Gwenn piaceva percorre quel sottile confine tra piacere e dolore, trovava che un piccolo dolore esaltava, per contrasto, il successivo piacere. Il gemito si trasformò in un lungo mugolio mentre Yann esplorava con le mani i confini della vulva alla ricerca dei suoi punti erogeni.
Improvvisamente il piacere di Gwenn superò la soglia dell’orgasmo e lei urlò, più per la sorpresa che per la reale intensità del godimento. Non se lo aspettava così presto ma reagì d’istinto muovendosi in modo da amplificare le mosse di Yann. Ogni volta che lo sentiva entrare un nuovo impulso di piacere andava a sovrapporsi agli altri che ancora rimbalzavano tra la mente ed il ventre, Gwenn pensava di perdere la ragione a causa di Yann che non accennava a fermarsi.
Solo quando lei rilassò ogni muscolo e cessò di gemere lui uscì pregandola di voltarsi. Gwenn, nonostante le gambe doloranti, riuscì a ruotare su se stessa sulle ginocchia in tempo per ritrovarsi il membro di Yann a pochi centimetri dagli occhi. Aprì allora la bocca, ben immaginando cosa lui volesse, ma non riuscì ad appoggiare le labbra sul glande che un lungo fiotto di seme la investi in pieno viso. Senza lasciarsi sconvolgere da questo contrattempo ingoiò il pene per far terminare l’eiaculazione nel profondo della propria gola. Il seme di Yann aveva un buon sapore. Nonostante la maggior parte le fosse finita direttamente dentro la gola, Gwenn continuò ad aspirare con forza sin che lui non si ritrasse sfinito.
Restarono a lungo stesi sull’erba abbracciati e coperti dalla pelle del vestito di Gwenn, poi la ragazza decise che era meglio se tornava al villaggio da sola.
Yann, rimasto in cima alla scogliera, si rivestì con calma quindi volse ancora una volta lo sguardo al mare. Un vago senso di colpa lo affliggeva, ancora una volta aveva preso la promessa sposa di suo fratello. Lui non dava troppa importanza alla mistica definizione di ‘sposa di Lugh’, nella realtà terrena Gwenn era la futura sposa del fratello e lui si era accoppiato con lei due volte negli ultimi giorni, questo era un torto che aveva fatto al suo amato fratello.
L’orizzonte restava piatto e vuoto, il sole ormai al tramonto non lasciava più speranze per quel giorno. Yann osservò la grande catasta di legna accumulata per guidare con la luce del fuoco le eventuali barche avvistate sul limitare del giorno. Oramai nessun marinaio si sarebbe avvicinato alla riva a quell’ora, tanto valeva tornare al villaggio. Contrariamente alla sua indole razionale, Yann, si ritrovò a sperare che la fede dello zio e la convinzione di Gwenn avessero ragione.

Il profumo delle alghe, lasciate scoperte dalla bassa marea, ed il fumo degli affumicatoi impregnava l’aria del mattino, nonostante la pioggia leggera che cadeva, ormai, costante da quattro giorni. Yann uscì dalla sua capanna per dirigersi verso la piazza principale del villaggio, camminava deciso evitando le pozze più profonde quando un improvviso refolo di vento lo fece rabbrividire. Sistemò meglio la pelle di cervo che portava sulle spalle, in pieno inverno avrebbe usato la pelliccia di Lupo, ma era ancora presto e doveva dimostrare ai suoi uomini di reggere il freddo meglio di loro se voleva rimanere il loro capo. Il dover primeggiare, essere sempre il miglior guerriero, cacciatore, pescatore, amante o compagno era una cosa che mal si abbinava alla saggezza che doveva dimostrare un capo. Non era mai riuscito a capire come suo padre fosse riuscito a far coesistere questi due aspetti così contrastanti nel lungo periodo che aveva passato alla guida del villaggio. Gli si chiedeva di competere continuamente con gli altri uomini ed al contempo di amministrare con saggezza le risorse del suo popolo. Non un compito semplice, ma amava la sua gente e la vita che conduceva.
Una goccia più consistente gli colpì il sopracciglio e rimase sospesa a lungo sulle ciglia, Yann la osservò spingendo gli occhi verso l’altro, gli parve di notare in essa una consistenza cristallina ed una leggerezza atipica in una goccia di pioggia. Spostò, allora, lo sguardo in direzione della parete di una vicina capanna; in contrasto sullo sfondo scuro vide chiaramente dei piccolissimi fiocchi di neve misti alla pioggia. L’inverno si annunciava nel più classico dei modi. Il giovane capo allungò ulteriormente il passo mentre meditava di spostare la riunione dei guerrieri tra le pareti della casa comune, avrebbe pure ordinato di accendere un fuoco al centro per riscaldare l’ambiente. Era preso da questi pensieri, oltre dalla latente, ma sempre presente, preoccupazione per le sorti del fratello e dei marinai partiti con lui, tanto da non notare che gli sguardi di tutti gli uomini in sua attesa nella piazza erano rivolti verso la scogliera. Quando chiamò a raduno i suoi guerrieri sollevò gli occhi e vide i loro sguardi.

– Ebbene? Che vi succede oggi, non avete mai visto la pioggia? ‘ domandò leggermente inferocito per la loro supposta mancanza di rispetto nei suoi confronti ‘ Non si saluta più il vostro capo?
– La! ‘ disse uno dei più giovani, indicando la cima della scogliera ‘ La’ ! ‘ insistette ancora prima di tacere.

Yann si voltò lentamente nella direzione indicata staccando gradualmente i suoi occhi da quelli del giovane guerriero, non poteva dimostrare impazienza nelle sue mosse.
Quello che vide riaccese una speranza quasi persa: un uomo, la sentinella posta di guardia sul punto più alto del villaggio, stava correndo come un pazzo giù per il sentiero della scogliera. Lo si vedeva agitarsi, sbracciarsi ed urlare, ma le sue parole non giungevano sino a loro. Yann lasciò il gruppo di guerrieri e s’incamminò incontro all’uomo dopo aver ordinato ad uno dei presenti d’avvisare il gran sacerdote.

– Barche! Almeno quattro barche all’orizzonte che puntano nella nostra direzione! ‘ disse la sentinella con il poco fiato che gli rimaneva nei polmoni, appena fu al cospetto del capo.
– Le hai riconosciute come nostre? ‘ domandò Enor mentre Yann taceva con lo sguardo fisso all’infinito.
– Sono ancora molto lontane. Non era possibile vedere i nostri segni! ‘ si giustificò l’uomo c’era di guardia.
– Allora torna su, ed accendi il fuoco se sono coloro che aspettiamo. ‘ ordinò Yann, poi volse lo sguardo al sacerdote e disse: – Pensi che Lugh ci abbia ascoltato?
– Lui ci ascolta sempre, anche se non sempre ci accontenta. ‘ rispose Enor

Yann tornò al centro del villaggio e si sedette in terra richiamando intorno a sé i suoi guerrieri, aveva dinanzi agli occhi la sommità della scogliera ed attese il segnale.
Passò parecchio tempo senza che nulla accadesse, allora Enor s’avvicinò al nipote ponendosi dinanzi a lui e disse:

– Sono loro. Lo sento!
Percepisco le anime dei nostri compagni ed il desiderio di Lugh di ricondurli a noi.

Yann non rispose.

– Devi continuare a credere nel nostro dio, non puoi perdere la speranza, sarebbe un’offesa nei suoi confronti. ‘ continuò Enor.

Il giovane capo pareva non ascoltarlo, il suo sguardo era rivolto verso la scogliera e nulla poteva distoglierlo. Ad Enor parve che le pupille di Yann si dilatassero mentre il respiro diveniva più veloce, segno di una forte eccitazione. Temendo una sua reazione violenta, che non poteva permettersi nei confronti del gran sacerdote al quale pure il capo doveva rispetto, Enor si allontanò di qualche passo prima di voltarsi verso la scogliera. Allora vide cosa stava puntando il nipote: una colonna di fumo iniziava a salire lenta verso il cielo. La sentinella aveva certamente riconosciuto i segni distintivi della tribù sulle barche in avvicinamento. Enor si rilassò visibilmente, Lugh aveva ascoltato le preghiere e soddisfatto le speranze dell’intero villaggio.

Dovettero attendere prima di correre incontro alle barche in arrivo, la bassa marea non consentiva d’entrare nella piccola baia; ma dalla riva si potevano scorgere le figure degli uomini a bordo che si sbracciavano nei saluti. La distanza era tale da non permettere a Yann, ed a nessun altro, di scorgere i lineamenti del viso dei marinai, quindi non si sapeva ancora chi era tornato e chi non c’&egrave l’aveva fatta. Tentarono, allora, di contarli, ma le figure erano troppo indistinte e la prospettiva non li aiutava di certo. Bassi sulla costa, gli abitanti del villaggio, non potevano avere una buona visione. Il capo stava per inviare sulla scogliera due uomini con il compito di valutare quanti marinai ci fossero sulle barche, non poteva lasciare l’intero villaggio nel dubbio, doveva in ogni caso fare qualcosa per allentare la tensione che si stava creando. Proprio in quel momento la sentinella raggiunge sempre più trafelato il suo capo.

– Sono tre volte dieci. Uno più, uno meno! ‘ disse l’uomo rivolto a Yann.
– Sei sicuro? ‘ lo incalzò il capo
– Sì, li ho contati più volte. Non &egrave facile, si muovono sopra le barche scambiandosi di posto.
– Trenta! ‘ disse Yann rivolto ad Enor ‘ Vuol dire che almeno sei non sono tornati.

Enor tacque. Sapeva che nessuna parola avrebbe attenuato la tensione. L’unica soluzione era attendere la risalita della marea ed accogliere i superstiti con tutto il calore possibile.

Quando la marea salì al suo massimo era ormai notte. Il villaggio appariva illuminato da innumerevoli fuochi sparsi a casaccio, ma non vi era angolo buio. Gli abitanti si preparavano ad accogliere i viaggiatori e, pur con la consapevolezza che alcuni non erano tornati, c’era aria di festa. Yann dovette imporsi per fermare la sua gente sulla spiaggia, molti parevano intenzionati a raggiungere le barche in avvicinamento a nuoto. Consentì solo agli addetti all’ormeggio di scendere in acqua per aiutare i marinai nel trascinare i legni in secca. L’apprensione saliva, molti erano i richiami da terra verso il mare e viceversa. Chi aveva un famigliare o un amico a bordo chiamava il suo nome sperando in una risposta, le urla riempirono l’aria della notte e le risate sovrastarono i pianti mentre i marinai sbarcavano. Yann dovette dimostrare il contegno degno di un capo e non si concesse di urlare il nome di Denez, ma il cuore fremeva nell’attesa di scorgere il fratello.
Fu Enor a riconoscere per primo il più giovane dei suoi nipoti, era l’unico uomo ancora a bordo della più grande delle barche, essendo a capo della spedizione

Appena a terra il ragazzo fu raggiunto dal fratello.

– Denez! ‘ sospirò Yann ‘ Lugh ha ascoltato le nostre preghiere.
– Yann, fratello mio! ‘ disse il giovane mentre abbracciava il capo ‘ Ho da raccontare per giorni, ci sono cose che non abbiamo mai immaginato’ cose meravigliose’ – disse indicando il mare.
– Dopo racconterai, ora vieni che il popolo vuole festeggiare il vostro ritorno.

Enor, troppo felice per parlare, si limitò ad abbracciare a lungo il nipote, poi insieme raggiunsero la testa del piccolo corteo formato dai marinai appena sbarcati. La massa del popolo si apriva al loro passaggio e si accodava sin che anche l’ultimo uomo si scansò e davanti a Denez prese forma la più bella visione che avesse mai avuto.

– Denez. ‘ disse Enor ‘ Questa &egrave Gwenn Teir Bronn, figlia di Bronn; la tua promessa. &egrave giunta al villaggio mentre eri per mare e’ devi molto a lei.
– Tutti voi dovete la vita a questa giovane donna! ‘ disse poi rivolto agli uomini che seguivano. ‘ Onoratela, così come dovrai onorarla tu Denez. ‘ aggiunse.

Detto questo Enor proseguì verso la piazza del villaggio, a Denez rimase appena il tempo d’incrociare lo sguardo con quello della giovane e restò colpito dal colore dei suoi occhi. Stava per commentare quella visione con il fratello al suo fianco ma notò che Yann teneva lo sguardo a terra, un’espressione triste e preoccupata, allora si trattenne.
Presero posto intorno alla mensa violando, per l’occasione la tradizione, e ponendo il giovane Denez al centro, tra Yann ed Enor. Era impossibile parlare senza urlare, tutto il popolo in festa generava una cacofonia incomprensibile. Denez era impaziente di raccontare il suo lungo viaggio e mostrare al fratello alcuni campioni delle merci che aveva portato con se, ma era anche altrettanto desideroso di rivedere quella ragazza così bella. Non comprendeva il motivo per il quale Enor l’avesse definita ‘giovane donna’, quello era un titolo riservato alle spose. Era anche curioso di sapere perché gli doveva la vita. Rimandò tutte queste domande al dopo cena, sicuramente Yann avrebbe desiderato discutere con lui nella tranquillità della propria capanna. Ogni volta che volgeva lo sguardo al fratello intravedeva nei suoi occhi una certa preoccupazione di cui non comprendeva la natura. Osservò la mensa, non mancava nulla. Spostò lo sguardo verso il confine del villaggio e riuscì a scorgere tra i bagliori del fuoco le lunghe file di pesci messe ad essiccare, i granai apparivano colmi, nessun guerriero in armi posto a difesa del villaggio, quindi non c’era timore di un’aggressione. Che cosa turbava tanto il fratello?
Denez scacciò ogni pensiero dalla mente, finalmente era tornato a casa, tra la sua gente. Ripensò al viaggio, ai compagni che aveva lasciato tra le onde del grande oceano. Doveva incontrare i famigliari e raccontare la loro fine, in modo che si potessero disporre i riti necessari. Dalla loro scomparsa durante quella tempesta che li aveva colti nel giorno del solstizio aveva sempre pensato a cosa dire alle mogli, ai figli, dei dispersi. Toccava a lui l’onere, era il fratello di Yann e capo della spedizione. Afferrando un pezzo di carne arrostita tentò di non pensare più a loro, doveva mostrarsi felice, fiducioso, forte, sicuro di se e della grazia di Lugh. A volte era pesante essere il fratello del capo, si domandò come potesse reggere Yann al carico di responsabilità. Lo ammirava ed amava, da quando il loro padre li aveva lasciati era stato lui la guida, il maestro, il punto fermo del suo piccolo mondo. Si voltò verso di lui e gli diede una scherzosa pacca sulla spalla mentre gli offriva del cibo appena strappato dall’arrosto dinanzi a loro. Yann accettò con un sorriso, poi tornò ad essere meditabondo.
Finalmente la cena terminò. Alcuni uomini incapaci di alzarsi, a causa dell’inebriante bevanda ottenuta dalla fermentazione dei cereali, rimasero stesi accanto al fuoco, altri parevano intenzionati a divorare ogni briciola rimasta, e questi erano proprio i marinai di Denez. Era stato un viaggio davvero lungo e duro; una costante lotta con le correnti, con le onde e con la fame.

– Entra. ‘ disse Yann al fratello aprendo la tenda della sua capanna ‘ Enor, vieni anche tu!

Yann fece accomodare i due dopo aver allontanato le sue donne presenti.

– Avanti, ora spiegatemi cosa sono quelle vostre facce. &egrave tutta la cena che me lo domando’ e non ho trovato alcuna risposta.
– Nipote. ‘ iniziò Enor ‘ Come ti ho annunciato tu devi molto alla tua promessa sposa. Devi la vita!
– Ancora non l’ho sfiorata che già le devo la vita? ‘ domandò scettico Denez
– L’ha sfiorata Lugh. ‘ ammise Yann
– Lugh?
Potete essere più chiari in modo che la mia semplice mente possa comprendere? ‘ domandò il giovane con un tono forse troppo secco, lui non amava gli enigmi.
– Le tue navi erano in forte ritardo, Marwyn spingeva le onde, esse erano sempre più alte.
Arianrhod era nella casa di Lugh e questo avrebbe fatto infuriare presto il dio.
Ho pensato d’offrire al nostro protettore un sacrificio, una sposa’ per placarlo ‘ spiegò Enor.
– Tu conosci il volere degli dei, tu hai agito per il meglio. ‘ affermò Denez
– La sposa di Lugh era Gwenn, la tua futura sposa. Sono stato io a sceglierla. ‘ ammise Enor

Il giovane rimase in silenzio, poi disse:

– Come ho già detto, zio, tu conosci gli dei. Sono certo che hai scelto con saggezza. Quando si &egrave tenuto il rito? ‘ domandò infine Denez meditabondo.
– Al solstizio, come tradizione.
– Zio. ‘ disse il giovane fissando negli occhi Enor – Il giorno del solstizio una tempesta ha portato via sei dei miei uomini. Li ha strappati dal ponte con le onde e con il vento. Proprio quando temevo di veder affondare una dopo l’altra tutte le mie navi, era il momento del tramonto, la bufera si &egrave placata. Tutto &egrave finito in pochi istanti, il vento &egrave calato e le onde sono scese.
Lugh ti ha ascoltato! ‘ disse Denez

Enor sospirò soddisfatto mentre Yann sgranava gli occhi stupito.

– Devo recarmi al tempio! ‘ affermò Enor uscendo precipitosamente dalla capanna.

Rimasti soli Denez domandò al fratello:

– Chi ha impersonato Lugh?
– Io. ‘ rispose Yann
– Bene! ‘ rispose il giovane.
– Denez’ – iniziò Yann
– &egrave questo che ti rende infelice? ‘ domandò il giovane
– Sì.
Tu credi alla religione dello zio quanto me. Non volevo offenderti, fratello! ‘ si giustificò Yann. ‘ Ma ho dovuto prenderla io.

Denez sorrise all’evidente preoccupazione del fratello, poi disse:

– Yann… quante volte mi ha concesso le tue donne?
– Ma non erano le mie promesse.
– Sai benissimo che qualcuno dei figli che allevi potrebbe essere mio.
Com’&egrave Gwenn? ‘ domandò infine.
– Magnifica! ‘ ammise Yann con un sorriso
– Dev’essere stato un buon rito’ – pensò ad alta voce Denez
– Molto piacevole! ‘ disse con un sorriso Yann
– Fratello, non devi essere preoccupato per me, non più! ‘ disse il giovane mentre abbracciava Yann. ‘ Ora, però, vorrei conoscere questa ragazza.
– La farò chiamare’ pare che riesca a fare miracoli dopo quella cerimonia.
– Vuol dire che il membro di mio fratello le ha consentito di vedere gli dei! ‘ disse Denez scherzando.

Yann s’affacciò dalla capanna ed ordino ad una schiava di andare da Gwenn, vestirla in modo adeguato e condurla finalmente al cospetto del futuro marito; quindi rientrò con un grosso peso in meno sullo stomaco.
Denez era intento a raccontare al fratello le meraviglie del suo viaggio, parlava di come avesse superato le difficoltà, tentava di spiegare i vocaboli della lingua imparata nell’isola dei ghiacci, quando entrò la ragazza. Gwenn si fermò appena varcata la soglia, contrariamente alla norma che voleva la futura sposa timida e remissiva, la ragazza fissava insistentemente gli occhi di Denez.

– Eccola! ‘ esordì Yann ‘ Entra ed accomodati tra noi.

Gwenn obbedì, camminò verso Denez poi si voltò per sedersi in terra, sulle pelli, tra loro.

– Ho spiegato a Denez dello sposalizio con Lugh. ‘ esordì Yann

La ragazza abbassò il capo in segno affermativo.

– Ho raccontato a lui del rito, non volevo venisse a saperlo da altri.
– E cosa gli hai detto? ‘ domandò lei con una voce che scosse l’anima di Denez tanto era chiara e limpida.
– Che &egrave stato un buon rito. ‘ la consolò Yann, facendole capire in questo modo che non aveva parlato della sua mancata verginità.
– Sì. ‘ disse lei ‘ &egrave stato veramente un buon rito. ‘ poi rivolta a Denez ‘ Anche tu possiedi il dono di famiglia?
– Quale dono? ‘ domandò lui curioso
– Quello di sapere cosa vuole una donna?

Denez rimase sconvolto dalla sfrontata sicurezza della ragazza in netto contrasto con la sua voce.

– Direi che Yann &egrave stato un buon maestro, mi ha sempre concesso le sue donne.

Gwenn annuì, poi domandò:

– Quindi non ti ha offeso il nostro amplesso?
– Perché doveva? Non sei ancora mia moglie e se anche lo fossi’ lui &egrave mio fratello.
– Interessante! ‘ mormorò Gwenn

Yann osservando i due giovani discutere aveva notato come gli sguardi si facessero sempre più audaci e diretti verso le zone erogene.

– Direi che &egrave bene lasciarvi da soli. ‘ affermò Yann e fece per uscire dalla tenda.
– No, rimani! ‘ disse Denez
– Sì, rimani. ‘ confermò Gwenn dopo aver notato un lampo negli occhi del suo giovane promesso.

Yann non comprese e si voltò stupito.

– Vedo che hai il dono di comprendere! ‘ disse Gwenn rivolta a Denez
– Ed io vedo il tuo dono di saper essere Femmina. ‘ disse lui.
– &egrave il dono di Dwyn, a lui &egrave stata dedicata la mia nascita. ‘ concluse Gwenn.

Detto questo la ragazza si alzò in piedi, sollevò il viso verso il soffitto e scosse la testa per far ricadere i lunghi capelli dietro le spalle. Rimase immobile in quella posizione, nell’attesa.

– Vieni fratello, dobbiamo ringraziare questa giovane donna per aver permesso il mio ritorno. ‘ disse Denez
– Cosa avete in mente? ‘ domandò Yann oramai conscio della grande intesa sorta immediatamente tra i due.
– Hai presente quella volta’ con Heodez?
– Certo, ricordo benissimo’ ma’ – tentenno Yann
– Allora tu la dividesti con me, ora divideremo Gwenn. Anche se sarà, in realtà, lei a dividersi noi. ‘ terminò mentre scambiava una lunga occhiata con la ragazza.
– Tu lo vuoi? ‘ domandò Yann alla ragazza.
– Non chiedo di meglio. ‘ affermò lei.

Gwenn chiuse gli occhi ed allargò leggermente le braccia mentre sollevava il viso, era il segno della sua completa disponibilità rivolto ai due fratelli.
Denez si alzò e la raggiunse, senza attendere Yann iniziò a sciogliere i nodi della tunica di Gwenn. Il profumo dei capelli della giovane riempiva le narici di Denez che dimostrava il proprio turbamento impacciandosi sui legacci. A mano a mano che scioglieva quei nodi, però, sempre più ampie porzioni della candida pelle di Gwenn apparivano ai suoi occhi. La ragazza non si muoveva, ascoltava il suono del respiro di Denez e si compiaceva della sua evidente eccitazione. Finalmente il ragazzo terminò la sua opera e la tunica scivolò ai piedi di Gwenn mostrando per la prima volta al giovane lo splendore del suo corpo. Denez arretrò di qualche passo per poterla osservare meglio, face scorrere lo sguardo dal seno sino ai piedi e poi risalì lentamente soffermandosi sul pube, quindi riprese a salire. Studiò la curva dei fianchi e della vita, quindi del seno; raggiunse il collo ed il viso. Denez rimase ammirato dal taglio delle labbra e dalla dolce prominenza del naso, quando sollevò lo sguardo sugli occhi di Gwenn li scoprì fissi sui propri.

– Allora, dimmi se ti piace questo corpo che ora t’appartiene. ‘ domandò Gwenn
– &egrave il più bello che abbia mai visto, ma non &egrave nulla senza di Te dentro!
– Vedo che consci il luogo dell’anima ed il dono di quest’ultima. ‘ costatò ammirata lei.
– Siamo stati allevati da un sacerdote, non dimenticarlo. ‘ fu Yann a parlare.

Denez, riprese il controllo di se, s’avvicinò a Gwenn per carezzarle la guancia, poi fece scendere la mano lungo il collo e da qui al seno. Sfiorò la pelle delicatamente senza mai staccare gli occhi da quelli della ragazza. Prese tra le dita un capezzolo e lo scoprì turgido ma cedevole, lo tirò dolcemente mentre lo stringeva un po’ più forte e fu appagato dallo sguardo compiaciuto di lei. Benché immobile e silenziosa Gwenn dimostrava con gli occhi una crescente eccitazione, il suo sguardo s’illuminò quando percepì altre due mani sulla schiena, quelle di Yann che scorrevano lungo la spina dorsale per poi aprirsi sui fianchi. Benché la stanza fosse a stento riscaldata da un piccolo focolare la ragazza percepiva un forte calore emanare dalla mani di Yann, un’energia che l’invadeva, correva lungo la colonna vertebrale e da lì s’irradiava in tutto il corpo. Non aveva mai affrontato una simile sensazione, se le mani di Denez la stavano eccitando quelle di Yann le donavano un piacere pacato ma intimo, profondo.
Il giovane era ammirato dalle reazioni del corpo di Gwenn che pareva rispondere ad ogni minimo stimolo. Abbassò il viso verso il seno e n’aspirò un capezzolo, quindi lo succhiò prima di mordicchiarlo; la ragazza spinse in avanti il busto ed emise un delicato sospiro che indusse Denez a spingere le mani sino al limite della chiara peluria del pube. I peli erano morbidi, serici, invitanti. Denez si ritrovò a giocarci tentando d’arrotolarli tra le dita, indugiava prima di spingersi verso le labbra della vagina, voleva spingere il desiderio della ragazza verso vette sempre più elevate. Gli indumenti che ancora indossava iniziavano a dargli fastidio, voleva spogliarsi ma allo stesso tempo non riusciva ad abbandonare la pelle della giovane, era piacevole il suo sapore tra le labbra e deliziosa la sensazione sulle mani. Vincendo questa reticenza il giovane spinse amorevolmente Gwenn all’indietro, verso Yann che l’abbracciò stringendola forte, e s’allontanò d’un passo per spogliarsi. Mentre si levava i vestiti osservò come lei aderisse con tutto il corpo contro quello del fratello mentre lui le stringeva il seno tra le mani. Si scoprì a trovare quella scena estremamente eccitante: il corpo nudo della sua promessa stretto tra le braccia del fratello dietro di lei, il viso atteggiato in una smorfia concentrata, con gli occhi chiusi e le labbra serrate, il seno spinto in avanti ed il sedere contro i genitali che si muoveva lentamente simulando un’impossibile amplesso. Le mani di Yann ora si stavano avvicinando sempre di più al pube dirette inesorabilmente verso quel limite che lui prima non aveva osato superare. Le vide oltrepassare la morbida peluria ed aprirsi sulla vulva. Gwenn non oppose resistenza, divaricò leggermente le gambe per consentire alle mani di frugare nella sua intimità, attese di sentirle sulle grandi labbra poi spinse in avanti il pube per incitarlo a scivolare tra di esse. In quel momento Denez comprese che per loro non era la prima volta, il fratello aveva già conosciuto il corpo della giovane durante il rito e lo si capiva da come sapeva porre le mani nei punti giusti, provò una forma d’invidia nei suoi confronti, un sentimento che andava a rafforzare l’ammirazione che provava per lui. Denez distolse lo sguardo dai due e terminò di spogliarsi.
Yann seguì le mosse del fratello e come vide che s’era liberato da ogni indumento spinse Gwenn verso di lui, ponendogliela innanzi, poi indietreggiò. La ragazza aprì finalmente gli occhi turbata dalla sparizione delle mani di Yann, notò la nudità di Denez ed abbassò lo sguardo verso i genitali, quindi si lasciò praticamente cadere in ginocchio e senza preavviso ingoiò il membro turgido del giovane. Prese tra le mani i glutei del ragazzo e li strinse con forza mentre scorreva tutta la lunghezza dell’asta. Denez non s’aspettava questa mossa e rimase immobilizzato dallo stupore, oltre che dal forte piacere. Yann trovò comica l’espressione del fratello ma si astenne dal ridere, si ritirò in disparte per spogliarsi anche lui, attese pazientemente che lui allontanasse bruscamente la testa della ragazza per riprender fiato quindi s’avvicinò ed offri il proprio membro a Gwenn la quale gli dedicò lo stesso trattamento. Denez ora poteva osservare con calma ciò che aveva appena subito da lei e si stupì dell’avidità con cui la ragazza succhiava il membro del fratello, pareva intenzionata a spremerne ogni goccia di seme, si muoveva come se dal piacere di lui dipendesse la sua stessa esistenza.
Yann s’irrigidì, poi anche lui allontanò il viso di Gwenn dai genitali, riprese fiato ed invitò la ragazza ad alzarsi. Quando l’ebbe di fronte la baciò sulle labbra poi la spinse verso il cumulo di pelli che fungeva da letto, la fece stendere e s’inginocchiò dietro la sua testa, la costrinse ad aprire le braccia a croce e le bloccò con il proprio peso, quindi invitò richiamò il fratello con uno sguardo.
Mentre lui s’avvicinava sussurrò a Gwenn una frase del tipo: ‘Ora fagli vedere come sai muoverti sotto di lui, come hai fatto con me al tempio’. La ragazza non riusciva a sollevare la schiena, se reclinava tutto il viso in avanti riusciva a scorgere solo parte del proprio seno ed il tetto della capanna, quella situazione l’eccitava più di tanti stimoli manuali; aprì completamente le gambe ed appoggiò la testa sulle pelli. Notò in quel momento il membro di Yann sopra di lei, troppo in alto e troppo indietro per raggiungerlo, ma spinse lo stesso la lingua a cercarlo. Era così concentrata nel suo tentativo che non percepì il peso di Denez mentre saliva sul letto, quando lui si posizionò sopra e guidò il membro dentro di lei fu colta di sorpresa, forse fu per questo che si lasciò sfuggire un grido di piacere o, probabilmente, fu per vero piacere. Si ritrovò piena di lui, penetrata a fondo, mentre le mani del fratello la immobilizzavano, riusciva solamente a muovere il pube per andare incontro ai movimenti di Denez, era tremendamente eccitata e stava godendo. Il giovane era abile quanto il fratello più anziano, notò con gioia Gwenn, sapeva muoversi, spingere al momento giusto e nella direzione migliore. La ragazza abbandonò ogni velleità di raggiungere con la bocca il membro di Yann e s’abbandonò alle fantastiche sensazioni che sentiva nascere in basso. Si contorceva sotto i colpi sempre più intensi del futuro sposo, sentiva il suo respiro accelerare ed il proprio uniformarsi istintivamente. Erano in sintonia, si muovevano come se si conoscessero da sempre ed era la prima volta, Gwenn sorrise a questa constatazione e si lasciò andare. Percepì l’orgasmo arrivare lentamente mentre Denez rallentava, lo sentì nascere ed esplodere nel preciso istante in cui il seme del giovane le invadeva il ventre, allora prese a muoversi sotto di lui con un intensità tale che Yann decise di liberarla.
Gwenn terminò di godere mentre Denez usciva da lei, voltò il viso verso Yann e ne cercò il membro. Lui si chinò per porglielo sul viso e si lasciò leccare. La ragazza era decisa a portare all’orgasmo Yann in quel modo, voleva ricevere il suo seme in gola, assaporarlo, godere del suo calore. Nonostante il languore del recentissimo orgasmo si ritrovò ancora eccitata, muoveva il pube vogliosa mentre aspirava con forza. Denez la osservava rapito dallo spettacolo di quel corpo disponibile ed apparentemente insaziabile, allungò una mano verso la vulva e ci infilò un dito dentro e dovette ripiegarlo per trovarne le pareti tanto era eccitata. Lei gemeva, mugolava con il pene di Yann profondamente infilato nella gola sin che lui non s’allontanò ancora una volta.
Gwenn lo fissò disperata, voleva farlo godere ma non poteva più raggiungerlo, si stava domandando che intenzioni avesse quando lui si stese al suo fianco e le fece segno di salire sopra. Quell’invito era più di quanto lei osasse sperare, non se lo fece ripetere. Si mise ai suoi piedi poi si chinò su di lui, baciò il membro e lo scorse tutto con la lingua come per saggiarne vigore, poi salì verso il bacino e baciò anche questa pelle salendo lentamente sin quando il seno sfiorò il membro; allora sollevò il sedere e spinse il busto verso il basso comprimendo il pene tra le mammelle. Yann ebbe un sobbalzo e il membro s’inturgidì ulteriormente. Gwenn era orgogliosa dell’effetto che aveva su di lui, con un balzo portò le gambe a cavallo dei suoi fianchi, si mise in ginocchio con la schiena eretta e prese il membro per guidarselo dentro. Si fece penetrare lentamente ricordando il loro ultimo incontro sulla scogliera. Scese sino ad inglobarlo tutto in sé, quindi appoggiò le mani sul suo petto e prese a muoversi lentamente. Percepiva chiaramente la carne di Yann nel ventre, lo sentiva premere contro le pareti della vagina ora che aveva perso parte della dilatazione dovuta all’orgasmo. Era una sensazione piacevole, non godeva ancora ma era appagata avendo colmato il vuoto che sentiva ancora in se poco prima. Cercò con lo sguardo Denez e lo trovò alla sua destra intento ad osservarla, noto come i due fratelli avessero lo stesso sguardo quando lo posavano su di lei, sul suo corpo nudo e coinvolto in un amplesso. Si sentì fortemente desiderata da tutti e due, voleva farli godere, darsi totalmente a loro. Nella mente si formò l’immagine del suo corpo che accoglieva i due fratelli nello stesso tempo, uno nel ventre e l’altro nelle viscere, era una visione eccitante e prometteva un piacere intenso, ma non aveva mai provato quel tipo di rapporto e temeva di rovinare la magia del momento proponendolo. Si concentrò allora su Yann, ne studiò i lineamenti e lo sguardo impaziente, allora sollevò il bacino lasciando uscire buona parte del membro poi ridiscese. Gli occhi di Yann mutarono espressione e Gwenn iniziò a cavalcarlo con maggiore intensità. Ora il dolce piacere languido stava iniziando a trasformarsi in qualcosa di più intenso, tornava a godere. Gwenn cercò ancora una volta Denez e silenziosamente lo invitò a porgli il membro all’altezza del viso, ma lui rifiutò. Le fece intendere che preferiva osservarla, guardarla mentre s’impalava sul sesso del fratello e godeva. Gwenn, allora, prese a muoversi ancora più lentamente scorrendo tutta la lunghezza del membro di Yann, si sollevava sino a farlo uscire e lo tratteneva tra le labbra della vagina, poi scendeva piano con il busto leggermente reclinato all’indietro, in modo da consentire a Denez di non perdere un istante di quella scena. Era eccitata dall’idea di muoversi per lui, di godere dinanzi ai suoi occhi. Si scoprì a cercare il modo d’apparire sempre più bella, sensuale e provocante. Dimostrava con l’espressione del viso ed i gemiti un piacere maggiore di quello realmente provato, ma le piaceva pensare all’effetto che poteva avere sul suo promesso.
Le fitte di piacere erano sempre più intense e ravvicinate, Gwenn si rese conto d’essere vicinissima all’orgasmo e voltò il viso verso Denez, intendeva dargli la possibilità di vedere il piacere trasformarle il volto. Il ragazzo era bellissimo, Gwenn ne ammirò il corpo muscoloso almeno quanto quello del fratello ed il membro, nuovamente eretto e chiaramente voglioso, che pareva un’arma tra le sue mani. In quel momento, la prima e feroce ondata di piacere le offuscò la vista; Gwenn perse il ritmo ed il controllo del proprio corpo, saliva e scendeva su Yann sempre più velocemente seguendo come poteva il piacere che la invadeva senza mai staccare gli occhi da Denez. Nella penombra il giovane sembrò vacillare, ondeggiare come se fosse sistemato sulla prua di una barca, il membro che teneva tra le mani si trasformò in una lunga lancia, una fiocina. La ragazza tentò di mettere a fuoco la figura del ragazzo ma non vi riusciva, il piacere era troppo intenso ed i suoi sforzi si traducevano in lunghi e languidi gemiti. Con l’affievolirsi del piacere Gwenn rallentò e smorzò i movimenti ma non aveva tenuto conto dell’effetto che aveva su Yann, all’improvviso lo sentì sollevare il bacino e pulsare dentro il ventre. Quella sensazione la fece godere ancora, tanto da riportare l’ormai scemato orgasmo all’intensità iniziale.
Completamente esausta crollò su Yann che l’abbracciò stretta prima di scostarla dolcemente per farla adagiare sulle pelli al suo fianco. Gwenn chiuse gli occhi e rimase immobile a godersi il calore lasciatole dai molteplici orgasmi della serata. In uno stato simile all’incoscienza percepì le voci dei due fratelli, ma venivamo da un mondo lontano, troppo distante per risvegliare il suo interesse; si appisolò.

Era quasi l’alba quando Gwenn si sentì scuotere dolcemente e chiamare per nome. La prima sensazione fu di un intenso calore e di un peso sulla pelle. Aprì lentamente gli occhi e scoprì d’essere stesa sul letto di Yann e coperta da una pesante pelliccia. Vicino a lei stavano i due fratelli sorridenti ma con gli occhi segnati dalla lunga notte, erano già vestiti e Denez stava movendo le labbra.

– Mi spiace svegliarti adorata Gwenn’ ma &egrave quasi l’alba e noi dobbiamo uscire. Non &egrave bene che ti trovino addormentata qui! ‘ disse Denez
– Vieni a sederti con noi, berrai una scodella di latte di capra poi ti accompagneremo a casa.
– Sì! ‘ disse lei dopo un lungo sbadiglio ‘ Avete ragione, il villaggio &egrave piccolo’ &egrave bene che non mi trovino qua. ‘ confermò Gwenn.

La ragazza si stiracchiò, quindi uscì da sotto la pelle che la ricopriva, si mise in ginocchio sul letto e sollevò le mani al cielo per sciogliere i muscoli. Solo in quel momento si rese conto della propria nudità.

– &egrave bella anche di mattino, appena sveglia! ‘ costatò ammirato Denez.
– Hai ragione, sei un uomo fortunato, fratellino. ‘ ammise Yann
– Bene, vi siete goduti lo spettacolo. ‘ disse Gwenn mentre cercava la sua tunica. ‘ Ora spogliatevi in modo che anche io possa avere n buon risveglio!

I due fratelli guardarono stupiti la ragazza, erano in procinto di parlare quando lei disse:

– Cosa credete?
Non penserete mica d’essere i soli ad apprezzare un bel corpo al vostro risveglio?
– Bevi il tuo latte e andiamo. Oggi Denez dovrà affrontare una dura prova. ‘ disse Yann
– Sì, lo so. Dovrà guidare la pesca. ‘ ammise Gwenn
– Vero. Mi toccherà portare le barche sul mare e guidare i pescatori’ io che non ho mai pescato se non dagli scogli. ‘ brontolò Denez
– Sì, ma tu sei tornato da quel lungo viaggio e con tutte le navi. Era inevitabile che volessero te come guida i nostri marinai. ‘ disse Yann preoccupato per la prova del fratello.
– Il guaio &egrave che non ho la minima idea di dove si possa trovare il pesce e non posso nemmeno farmi consigliare dai vecchi; non questa volta.
– Scusate’ posso darvi un consiglio? ‘ domandò con aria del tutto casuale Gwenn
– Parla! ‘ disse Yann ‘ Pur d’evitare una figuraccia a Denez siamo disposti a tutto.
– Denez, mio promesso, porta le barche al di là della scogliera del tempio di Lugh’ nel canale tra la costa e quegli scogli neri che s’intravedono nel mare quando Marwyn richiama le acque. In quel canale troverai dei tonni, dei grossi tonni che tu arpionerai dalla prua della tua barca.
Ti ho visto mentre lo facevi! ‘ sentenziò Gwenn
– Dei tonni così vicini alla costa’ in questa stagione? ‘ domandò scettico Yann
– L’ho visto! ‘ insistette Gwenn
– Quando? ‘ domandò Denez ‘ Quando mi hai visto farlo?
– Questa notte.
Ho avuto una visione.
Lugh mi ha parlato! ‘ disse lapidaria Gwenn

Denez stava per contraddirla e deriderla ma Yann lo fermò prima ancora che proferisse parola. Il capo del villaggio ricordava le parole della ragazza che annunciavano il ritorno del fratello e la guarigione improvvisa del piccolo che lei aveva solamente cullato per un istante.

– Fai come dice. ‘ ordinò Yann al fratello.
– Ma’ nessuno dei marinai mi seguirà se dirò loro di pescare così vicini alla costa’ dei tonni poi! ‘ disse Denez
– Il mio non &egrave un consiglio, fratello.
&egrave un ordine! ‘ ringhiò Yann
– E sia!
Tanto sono io che mi renderò ridicolo davanti all’intero villaggio. ‘ mormorò Denez

Yann sorrise poi diede una forte pacca sulla schiena del fratello e aggiunse:

– Fidati di lei.
Questa ragazza ha delle doti non comuni.
– Sì, lo abbiamo notato questa notte! ‘ terminò Denez mentre fissava Gwenn

Quando, nel pomeriggio, risalì nuovamente la marea Yann si recò alla spiaggia con Enor e buona parte del villaggio al seguito. Il rientro da una battuta di pesca era un occasione importante, dall’esito dipendeva l’abbondanza o la penuria di cibo, specialmente in quella stagione prossima al lungo inverno.

– Ho sentito che La figlia di Bronn ha indicato a Denez il luogo in cui pescare! ‘ esordì Enor
– Sì, lo ha mandato nel canale tra le pietre nere e la costa’ – confermò Yann
– Se la pesca &egrave stata buona’ vuol dire che quella ragazza &egrave in grado di vedere oltre ai suoi occhi. ‘ meditò ad alta voce Enor
– Ha un grande dono’ non si può negare.
– Lo ha dimostrato in più occasioni, specie dopo il rito del matrimonio con Lugh. ‘ Enor parlava più per sé che per Yann ‘ Devo parlare con lei se i fatti le daranno ragione, deve imparare a conoscere il suo dono.
– Le acque hanno coperto la secca dinanzi al villaggio, ora le barche possono rientrare. Tra poco sapremo. Spero che la pesca sia stata buona, la nostra gente ha bisogno di quel pesce.
– Lo &egrave stata! ‘ ammise Enor.
– Parli anche tu con Lugh? ‘ domandò Yann con una nota d’irriverenza.
– Io parlo sempre con il nostro dio. Tu, nipote, dovresti saperlo. ‘ rispose Enor seccato dall’evidente mancanza di fede di Yann

Il discorso, potenzialmente pericoloso, tra i due massimi esponenti del villaggio fu bruscamente interrotto dalle grida di coloro che si trovavano lì sulla spiaggia nell’attesa. Quattro barche avevano appena superato le secche sfruttando la poca acqua che le ricopriva. Era evidente che i marinai e Denez, loro guida, volevano rientrare al più presto. Questo poteva essere un buon segno o indice di una battuta di pesca infruttuosa. Allorché i natanti furono più vicini Yann tentò di giudicarne il carico dalla linea di galleggiamento. Ad una prima osservazione il fianco pareva molto basso, ma questo poteva essere anche indice di un eccessivo imbarco d’acqua a causa delle onde. Solo quando riuscì a scorgere i lineamenti di Denez e lo vide sorridente capì che il carico era di pesce, tanto pesce. La pesca era stata ottima
Le barche furono tirate in secca con grande fatica, il loro peso le faceva affondare nella sabbia asciutta nonostante i tronchi messi sotto la chiglia. Denez saltò giù dal ponte della sua barca, la più grande, e corse verso Yann.

– &egrave incredibile! ‘ disse ‘ Incredibile Yann! ‘ poi indicò il fondo della sua barca dove giacevano due tonni di grandi dimensioni, all’incirca due o tre volte un uomo.
– Hai fatto buona pesca vedo. ‘ disse Yann abbracciando il fratello.
– Non solo io. Tutte le barche hanno due tonni a bordo!
– Otto pesci di questa dimensione? ‘ domandò incredulo Yann
– Te l’ho detto’ &egrave incredibile. Pareva che venissero in superficie per farsi arpionare da noi. Nessuno dei marinai non ha mai visto una cosa simile. Avremo cibo per tutto l’inverno, semmai il problema, ora, &egrave lavorare tutta questa carne.
– Questo &egrave la difficoltà minore, ci organizzeremo, l’importante &egrave avere il pesce da conservare.

Enor raggiunse i due fratelli e, senza dire una parola, controllò il carico delle barche; girò intorno ai legni meditabondo, guardò e valutò i grossi pesci che a fatica gli uomini stavano sbarcando, poi si diresse verso i nipoti.

– Li avete pescati dove ha detto Gwenn? ‘ domandò senza preamboli.
– Proprio lì! ‘ ammise Denez ‘ E solo lì! Non c’era nulla al di fuori del canale, pareva che tutti i pesci, non solo i tonni, si fossero radunati dove ha detto Gwenn.
– Come pensavo. ‘ disse a bassa voce il sacerdote.
– Enor! ‘ lo chiamò Yann
– Dimmi nipote.
– Può essere solo un caso, il canale &egrave sempre pescoso. Quando Marwyn fa abbassare le acque si formano dei gorghi vicino alle pietre nere, il nutrimento dei pesci sale in superficie e questi s’affollano per nutrirsi.
– Lo so Yann, ma i tonni non si erano mai visti in questa stagione nel canale’ mai! Devo parlare con la ragazza. ‘ disse Enor, quindi s’allontanò.

Yann rimase a fissare la figura, sempre più indistinta, dello zio mentre procedeva verso il centro del villaggio; ne ammirava la fede, la fiducia incrollabile verso le divinità della tradizione, ma non riusciva a condividerla. Scosse il capo e raggiunse il fratello per aiutarlo nelle operazioni di scarico del pesce che si annunciavano lunghe e faticose, infatti, terminarono solo quando il sole era già calato da tempo sul villaggio.
Yann, in compagnia di un orgoglioso Denez, raggiunse la capanna del sacerdote per portargli in omaggio alcuni dei pezzi migliori ricavati dalla macellazione del primo pesce. Lo trovarono intento a scrutare intensamente le forme disegnate da alcune gocce di sangue, il suo sangue, lasciate cadere in una ciotola di grasso animale mantenuto liquido dalla fiamma d’un lume. Il sacerdote parve non accorgersi del loro ingresso, mormorava, immobile, frasi senza apparente senso in un lingua sconosciuta ai giovani. Yann e Denez rispettarono la concentrazione dello Zio e, stando bene attenti a non generare alcun rumore, si sedettero lontani da lui in paziente attesa.
Improvvisamente il tono di voce di Enor si alzò e dalle sue labbra uscì una cantilena ritmata e piacevole. Era una melodia che prendeva nel profondo, scuoteva l’anima ma, allo stesso tempo, la rasserenava. Pareva un canto noto, uno dei tanti intonati dal popolo nelle varie occasioni, ma ascoltando con attenzione ci si accorgeva di non averlo mai sentito. Era la base di tutti i canti del popolo, per questo appariva nota pur essendo sconosciuta a tutti. Quando Enor tacque i due giovani erano ancora rapiti dal suono che persisteva nelle loro menti, quindi le parole brusche del sacerdote ebbero l’effetto di un tuono nella notte.

– Ho parlato con la ragazza. ‘ disse Enor

Yann e Denez tacquero.

– Lei ha visto molto chiaramente il risultato della pesca di oggi’ ha un dono raro.
Un dono che deve coltivare, conoscere ed ampliare. Sprecarlo rifiutandolo significherebbe offendere la divinità che lo ha infuso in lei.
– Lugh? ‘ domandò Denez
– No. Dwyn! ‘ rispose, secco, Enor
– Cosa c’entra, ora, il dio dell’amore, Dwyn? ‘ domandò, questa volta, Yann

Enor inspirò una lunga boccata d’aria, forse per cercare di controllare le proprie emozioni e la rabbia di fronte alla sempre più evidente miscredenza del nipote, quindi disse:

– La ragazza &egrave figlia di Bronn e della sua seconda moglie’ una sacerdotessa di Dwyn. Il popolo di Bronn &egrave molto legato a questo dio e lo venera da sempre. La madre di Gwenn ha iniziato la figlia ai primi misteri del culto, intendeva farne una sacerdotessa’ ma il padre ha stabilito diversamente inviandola a noi perché diventasse tua sposa. ‘ gli occhi di Enor puntarono quelli di Denez, quindi continuò il discorso ‘ Parlando con la giovane ho scoperto quanto fosse già avanzata la sua istruzione’ – Enor fissò con sguardo furente Yann, il quale non ne comprese il motivo. ‘ La ragazza conosce la via per portare la propria coscienza a contatto degli dei.
– Cosa intendi, zio? ‘ domandò Denez
– Ognuno di noi ‘ disse Enor riferendosi alla casta sacerdotale cui apparteneva ‘ quando desidera conoscere la volontà delle divinità, porta l’anima, grazie all’energia dello spirito, su di un livello d’esistenza più elevato. Non si pone innanzi agli dei, sarebbe impossibile, ma su di un piano ove i nostri superiori possono dialogare direttamente con noi tramite visioni, pensieri diretti, o quant’altro ritengano utile in quel momento. Per ottenere questo esistono diverse strade, i più svariati metodi’ in genere si cerca, come primo passo, di staccare la mente dalla realtà terrena, da ciò che tocchiamo con mano, da quello che sappiamo vero per esperienza diretta e comune.
C’&egrave chi prega per ore, chi canta, chi si astiene dal cibo per giorni, chi si ferisce procurandosi un costante dolore, chi assume erbe o sostanze note solo a noi’ e c’&egrave chi, come le sacerdotesse di Dwyn, eleva la sua coscienza grazie all’estasi del piacere’ del piacere sessuale.
– Piacere del sesso?
Ecco chi si sa veramente divertire con gli dei’ – disse Yann
– TACI! ‘ ringhiò Enor ‘ Non ti permettere di fare del sarcasmo su questi argomenti sacri. Sappi che l’iniziazione ai misteri di Dwyn prevede un lungo rapporto sessuale’ completo!
Ora vorrei sapere da dove arrivava il sangue che ha macchiato la pelle durante il rito dello sposalizio con Lugh della nostra giovane Gwenn, in quanto lei non era certamente più vergine.
– Non mi sono accorto che fosse già una donna, il sangue può uscire anche dopo’ forse non era stata liberta a fondo. ‘ Disse Yann con sicurezza. Si era preparato questa frase da tempo.
– Sia come sia’ il rito ha portato in ogni caso tuo fratello a casa’ Lugh ha apprezzato la sua sposa quel giorno’ ringrazia il nostro dio per questo, nipote.
Comunque non &egrave questo l’argomento che mi sta a cuore oggi. ‘ disse Enor.
– Qual &egrave zio? ‘ domandò timoroso Denez che iniziava a comprendere qualcosa.
– Gwenn deve terminare il suo apprendistato prima di diventare tua moglie. ‘ rispose il sacerdote.
– Cosa intendi?
– Lei deve tornare da sua madre o, questo dipende da lei, recarsi al tempio principale di Dwyn per apprendere ogni segreto del culto. La ragazza non ha terminato la sua istruzione, ma il dono di parlare con gli dei &egrave fortissimo in lei.
– Gwenn cosa ne pensa? ‘ domandò Yann

Enor tacque meditabondo, poi disse:

– Vuole parlare con Denez prima di prendere ogni decisione.
– Bene. Incontrerà il suo promesso, quindi deciderà lei’ senza alcuna influenza esterna!- sentenziò Yann.

Benché il potere religioso fosse nelle mani di Enor, spettava esclusivamente al capo del villaggio approvare o meno una spedizione al di fuori dei confini della tribù. Yann poteva porre il veto sul viaggio iniziatico della ragazza senza doverne giustificare il motivo.

I due giovani lasciarono la capanna del sacerdote diretti alla propria. Yann non parlava e pareva assorto in pensieri profondi quando il fratello disse:

– Domani andrò a parlare con Gwenn’ sentirò il suo parere.
– Bene. ‘ rispose Yann
– Se lei fosse intenzionata a raggiungere la madre o il tempio di Dwyn’ la lascerai andare?
– Mi fido del tuo giudizio. ‘ disse enigmatico Yann
– Cosa intendi?
– Se tu capirai che questa decisione &egrave stata presa in completa libertà’ allora la lascerò andare. Nel caso sia una decisione indotta da nostro zio, la terrò qui con noi.
– Studierò a fondo i pensieri di quella stupenda ragazza’ pensi che io sia felice di vederla partire senza di me?
– No! ‘ rispose Yann con una sonora risata ‘ Non penso proprio!

I due fratelli si scambiarono delle scherzose pacche sulle spalle quindi entrarono nella capanna attratti dal profumo del cibo.

Il mattino seguente Denez uscì presto e si recò immediatamente verso l’abitazione di Gwenn. La ragazza s’era appena svegliata ed accolse il suo promesso con un lunghissimo bacio di benvenuto.
Denez rimase colpito dalla bellezza della giovane, nonostante i capelli ancora in disordine ed il torpore esplicito nei suoi movimenti emanava un sensualità inconsueta.

– Dobbiamo parlare del tuo eventuale viaggio. ‘ iniziò senza tanti preamboli il giovane, segno di quanto gli stesse a cuore l’argomento.
– Non ora, non qui. ‘ fu la proposta della ragazza.

Gwenn non disse altro, si voltò e raggiunse il proprio letto dove lanciò, con un gesto aggraziato, la pelle di daino che la proteggeva dal freddo rimanendo completamente nuda, quindi prese un’altra pelliccia più pesante e l’indossò.

– Vieni! ‘ disse rivolta a Denez

Il ragazzo non riuscì a dire nulla, aveva ancora negli occhi la figura del corpo di Gwenn, delle sue armoniose curve e dei sinuosi movimenti. La seguì fuori della capanna senza domandarsi che intenzioni potesse mai avere, sapeva solo che sotto la pelliccia non aveva altro. Il freddo pungente del mattino risvegliò la mente e scacciò i pensieri ludici di poco prima, lentamente Denez si accorse che si stavano dirigendo verso le grotte ai limiti del villaggio.
La natura, tutto sommato benevola, nei loro confronti aveva regalato loro una fonte di acqua calda, anche se un po’ puzzolente, dentro le grotte di Boann. I sacerdoti avevano dedicato al dio dei fiumi quella cavità dove la potenza della divinità scaldava le acque normalmente gelide in quella regione. Spesso gli abitanti del villaggio vi s’immergevano nella stagione fredda in cerca del torpore negato dal dio solare Lugh e’ quando capitava ad una giovane coppia di trovarsi da sola, senza occhi indiscreti, il calore e la luce morbida delle torce, sempre accese in onore del dio, favoriva dei giochi acquatici molto piacevoli.

Gwenn si portò sul limite della piscina naturale e lasciò cadere in terra la pelliccia, la temperatura esterna non corrispondeva a quella delle acque: era gelida! La ragazza si tuffò immediatamente rimanendo a lungo sommersa, poi emerse ed invitò il ragazzo ad imitarla. Denez era si svestì titubante, ad ogni strato che levava il gelo s’impadroniva di lui, ma il richiamo della pelle chiara di Gwenn e le dolci forme del suo corpo sommerso, erano più forti del freddo. Tremante e semi congelato il ragazzo si tuffò.
Lo sbalzo di temperatura era tremendo, le acque erano caldissime ma piacevoli. Denez chiuse gli occhi e si lasciò avvolgere dalla sensazione di calore, cullare dalle acque e trasportare in un mondo ai limiti dell’onirico. Improvvisamente le mani della ragazza lo riportarono alla realtà. Un tocco delicato ma insistente lo costrinse a voltarsi sino a ritrovarsi dinanzi il volto di Gwenn. Si baciarono, prima dolcemente poi sempre più intensamente. Il corpo della ragazza aderiva completamente a quello di Denez, lei spingeva il seno in modo provocante e così intensamente da fargli percepire il respiro, forse anche il battito cardiaco. Era un unione profonda, intensa, preludio di una congiunzione ancora più intima. Denez face scivolare le mani dalla schiena della ragazza sino ai glutei, allora lei s’avvinghiò con le gambe premendo con forza il pube sul membro prossimo ad esplodere del ragazzo. La mossa, eroticamente estrema ed efficace, rischiava, però, di farli affondare poiché impediva i movimenti per mantenersi a galla. Uniti per le labbra si lasciarono sommergere sin quando ebbero fiato, poi dopo essersi divincolati, raggiunsero un bordo della piscina dove l’acqua era più bassa ed il fondo, levigato da un antichissimo fiume, offriva una serie di sedili naturali dove appoggiarsi e stendersi pur rimanendo con l’acqua calda a livello delle spalle.
Denez s’accomodò seduto sul fondo, quindi trasse la ragazza a sé. Gwenn si pose a cavallo delle gambe del suo promesso, spinse il pube a contatto del membro ed afferrò la testa del ragazzo infilandogli una mano tra i capelli. Fissò per un lungo istante i suoi occhi poi lo baciò con passione mentre tramite sinuosi movimenti delle anche strofinava la vulva sul sesso del giovane. Denez non resisteva più alla tentazione di prenderla, di penetrarla per iniziare a godere; la sollevò delicatamente per consentirle di posizionarsi, il gioco comune di ondeggiamenti, spinte ed evoluzioni varie era stimolante ed eccitante. La morbida peluria della vulva stuzzicava la pelle sensibile del glande, tanto che Denez era tentato d’afferrare il proprio membro e dirigerlo finalmente verso la meta, ma Gwenn impediva ogni movimento delle mani tanto gli si premeva contro. Il respiro sempre più veloce della ragazza era testimone di quanto apprezzasse quel lungo preliminare all’accoppiamento, pareva quasi prossima ad un dolce e piacevole orgasmo quando, improvvisamente si aprì a lui.
Denez percepì chiaramente le labbra aprirsi, scivolare intorno al glande avvolgendolo delicatamente per poi risucchiarlo avidamente. Si ritrovò dentro di lei, completamente a fondo nel ventre. La ragazza serrò gli occhi e lasciò uscire un lungo gemito d’approvazione mentre reclinava il capo all’indietro. Restarono immobili a lungo godendo dell’unione dei loro corpi immersi in quell’acqua calda e avvolgente tanto d’apparire come il liquido amniotico della stessa terra. Si sentirono, per un istante, parte integrante del tutto. Non più singoli elementi isolati e terrorizzati dalla solitudine, ma componenti attivi della forza che tutto comprendeva.
Le mani che stringevano i fianchi di Gwenn allentarono la presa e la ragazza iniziò a muoversi sopra di lui. Le onde disegnate dal bacino erano ampie ma lente, intense e profonde, tanto da far vibrare tutti i sensi del ragazzo. Un piacere morbido e penetrante si stava facendo strada in tutti e due i protagonisti. Le pareti della grotta amplificavano e rimandavano l’eco dei loro respiri, dei delicati gemiti di piacere, un suono che s’andava ad unire alle sensazioni fisiche incrementandole.
Gwenn pareva in estasi. Le rare occhiate che Denez riusciva a focalizzare sul suo volto gli rimandavano parte del piacere provato da lei, la sentiva intorno a sé e, paradossalmente, dentro di sé. Il corpo della ragazza avvolgeva il membro stimolandolo su tutta la superficie benché lo scorrimento fosse limitato, era un massaggio soffice ma intenso che spingeva il piacere a crescere lento ed inesorabile. Denez non riusciva a muoversi, era bloccato dal peso morale, più che fisico, della ragazza che gestiva il loro amplesso senza possibilità d’altro intervento; era bello lasciarsi guidare da lei.
Quando l’apice del godimento presentò i primi sintomi, Denez tentò di capire se anche lei fosse ormai prossima all’orgasmo, intendeva raggiungerlo con lei. Studiò ancora il volto della ragazza e la sua espressione, misurò la cadenza del respiro e tentò di percepire tramite i palmi delle mani le contrazioni dei muscoli addominali. Tutto stava ad indicare un intenso piacere ma nulla riusciva a dargli un segnale chiaro. Gwenn pareva proiettata su di un’altra dimensione, un mondo tutto suo dove, apparentemente, non c’era posto per altri.
Un lungo e profondo respiro poi l’immobilità assoluta indicarono la prima ondata di piacere, quella che ruppe la diga che conteneva il fiume del piacere estremo. Gwenn inarcò il corpo e si spinse completamente contro di lui mentre dalla bocca spalancata non riusciva ad emergere l’urlo di piacere spontaneo. Le violente contrazioni involontarie del ventre generarono immediatamente l’orgasmo di Denez già da tempo ai limiti dell’autocontrollo. Il ragazzo percepì il proprio seme uscire a fiotti e venire risucchiato dal profondo ventre della ragazza, una sensazione che aveva provato solamente quando lei aveva succhiato con forza il membro tenuto tra le labbra della bocca. Il tutto durò un tempo imprecisato, Denez sapeva per esperienza che era breve ma non riuscì a valutarlo. Le ondate di piacere seguivano una dopo l’altra e parevano infinite, ebbe la sensazione che Gwenn godesse ancora quando lui era già sfinito e rilassato nel languore.
Si separarono a malincuore, senza scambiare una sola parola. Nuotarono verso la riva dove stavano gli indumenti ed emersero per rivestirsi. Ora non sentivano più freddo nonostante l’aria gelida che giungeva dall’esterno, un calore inspiegabile confortava i loro corpi.
Fu durante il cammino verso il villaggio che Gwenn disse:

– Partirò per il tempio di Dwyn!
– Lo so! ‘ disse Denez
– Ho sentito il suo richiamo, prima.
– Lo so. ‘ disse ancora Denez
– Tornerò da te, non mi perderai!
– So anche questo! ‘ disse lui abbracciandola.

Dopo un istante Gwenn domandò:

– Quando lo hai sentito?
– Non parlo con gli dei io’ mi &egrave bastato osservare il tuo volto quando eravamo uniti.
– Gli dei ci parlano attraverso i segni più diversi’ – disse lei
– Allora tu sei la mia dea, poiché &egrave il tuo corpo che mi ha parlato!

Tre giorni dopo Gwenn lasciava il villaggio carica di viveri e pelli per ripararsi dal freddo.
Yann non si era opposto, non poteva farlo dopo aver concesso al fratello il potere di decidere in merito, si era limitato a consigliare di rimandare la partenza alla primavera. Anche Enor era della stessa idea ma Gwenn non volle sentir ragioni, sostenne che Lugh l’avrebbe protetta e riscaldata durate il viaggio poiché si metteva in cammino per suo ordine.
Denez l’accompagnò sino ai confini delle terre del villaggio e qui la salutò con calore, non scambiarono molte parole, si erano già detti tutto, in modo silenzioso, nella grotta pochi giorni prima. Restò a guardare la piccola figura dai lunghi capelli biondi che s’allontanava sin che non sparì dietro ad un’altura, quindi ritornò al villaggio. Durante il percorso ripensava alle ultime parole di Gwenn”Sarò di ritorno tra un ciclo completo’. Avrebbe dovuto aspettare un intero anno prima di rivederla, sino al prossimo inverno. Il grande mare che occupava l’intero orizzonte al di là del villaggio appariva al giovane come un profondo richiamo. Non ebbe dubbi, sapeva come avrebbe impiegato il tempo nell’attesa del ritorno di Gwenn’ c’erano ancora troppe terre di cui aveva sentito parlare al di là di quelle acque, era giunto il momento di andare a conoscerle.
Ognuno segue la sua via così com’e chiamato a conoscerla: Gwenn tramite un cammino iniziatico di conoscenza, lui tramite le acque dell’oceano.
Gwenn non conosceva l’esatta ubicazione del tempio di Dwyn, nessuno la sapeva.
Le poche nozioni che aveva l’erano state fornite dalla madre, quando ancora sperava di portare a termine la sua iniziazione al dio dell’amore.

‘Il tempio &egrave costruito sul bordo di un grande fiume, poiché Dwyn va d’accordo con Yonne’
‘Il fiume entra nel grande mare, questo che vedi dinanzi al nostro villaggio, ma lo fa di là del promontorio che segna il limite delle terre verso il luogo dove va a dormire Lugh’
‘Il tempio non &egrave vicino al mare poiché Dwyn ama la vegetazione e teme il forte vento’

Questo l’era stato insegnato da sua madre, tutte nozioni senza apparente significato pratico.
Gwenn camminava verso l’interno dopo essersi lasciata il mare alle spalle, seguendo quella che immaginava essere l’unica indicazione reale:

‘Quando cercherai il tempio di Dwyn, per prima cosa dovrai trovare il grande fiume. Lo incontrerai camminando per almeno due giorni tenendo alla tua sinistra il luogo dove nasce Lugh. Una volta trovato il corso d’acqua lo risalirai nel verso contrario alla corrente, noterai che esso sembra nascere dalla casa di Lugh. Al mattino, infatti, il sole si alzerà dalle sue acque.’

Gwenn ricordava d’aver posto una domanda precisa alla madre in quell’occasione.
‘Come farò a trovare il tempio lungo il fiume?’
‘Sarà il tempio a trovare te’ se sarai pronta!’ fu la risposta.

Nonostante si fosse messa in cammino all’alba non sentiva la stanchezza, un passo dopo l’altro, lenta e sicura di sé, s’era addentrata nella grande foresta dell’interno; guidata dal simbolo di Lugh in cielo e dalla sicurezza d’essere protetta dal dio. L’astro, però, era prossimo al tramonto e Gwenn doveva prepararsi un ricovero per la notte. Non temeva il buio e tanto meno gli abitanti del bosco, in quelle terre non dimoravano animali pericolosi per l’uomo, ma doveva proteggersi dal freddo intenso della notte. Accese un fuoco dove arrostire la carne fresca che aveva con se, quella secca l’avrebbe consumata nei giorni seguenti se non trovava altro di meglio, quindi stese in terra una pelle ed un’altra la tese tra i rami di un faggio, per ripararsi dall’umidità notturna. Terminato il frugale pasto si stese senza pensieri o rimorsi, non aveva dubbi d’aver preso la scelta giusta. S’addormentò subito per risvegliarsi solamente alle prime luci dell’alba.
Poche ore dopo aveva raggiunto il limite delle basse alture e si trovò dinanzi ad una vasta pianura costellata di piccoli villaggi. Aveva sentito parlare di quelle tribù, dedite alla lavorazione della pietra di una particolare montagna, e sapeva che vivevano in pace con tutti gli altri popoli della regione. S’incamminò verso il più vicino di questi accampamenti, certa di trovare assistenza ed informazioni sulla strada da prendere.
Infatti, fu accolta con gioia dagli uomini impegnati a staccare grossi massi dalla montagna, forse perché era la prima donna che vedevano da mesi o forse in merito del loro innato senso dell’ospitalità. Sta di fatto che Gwenn si ritrovo circondata da uomini in festa che la condussero al cospetto del loro sacerdote.
– Così ti sei messa in cammino verso il tempio di Dwyn? ‘ più che una domanda era un’affermazione.

Gwenn si limitò ad annuire ritenendo sconveniente rispondere con la bocca piena, tra le mani teneva, infatti, succoso pezzo di carne di cinghiale arrostito a dovere. La fame era più forte del desiderio d’interrogare il sacerdote sulla strada da prendere.
– Ti ho sentita arrivare, non sei la prima e non sarai l’ultima. Raramente, però, riesco a percepire la presenza d’una di voi’ mi capita solamente con le ragazze più dotate.
– Cosa intendi? ‘ domandò Gwenn dimenticando per un istante l’appetito.
– Questa valle si trova lungo la via che conduce al grande fiume, tutte le ragazze che provengono dalle terre sul mare passano di qua’ &egrave il percorso più facile ed &egrave nota l’ospitalità della nostra gente.
– Allora sono sulla strada giusta?- domandò speranzosa la ragazza.
– La strada &egrave questa’ renderla la giusta via dipende solo da te. ‘ rispose il sacerdote.

Gwenn meditò su quelle parole, non era il primo religioso a distinguere tra ‘strada’ e ‘via’. Lo stesso discorso le fu fatto più volte dalla madre.
Per associazione d’idee disse:
– Mia madre &egrave una sacerdotessa di Dwyn e ha tentato d’iniziarmi ai suoi misteri’ poi mio padre ha deciso di mandarmi in sposa al fratello del capo del vicino villaggio, per rinsaldare i nostri rapporti già amichevoli. ‘ iniziò a raccontare la ragazza ‘ Poi, giunta al nuovo villaggio, il sommo sacerdote mi ha scelta per essere la sposa di Lugh in un rito propiziatorio’
– Il vecchio Enor’ dimostra sempre buon gusto nelle sue scelte. ‘ La interruppe il sacerdote ‘ Immagino che Lugh abbia ascoltato le sue preghiere.
– Sì. Lugh ci ha ascoltati ed ha soddisfatto le nostre richieste. ‘ ammise Gwenn.
– Lo immaginavo.
Ma ora parliamo di te.
Dovrai dimenticare, per ora, ciò che ti &egrave stato insegnato da tua madre. Se lei avesse terminato l’opera iniziatica’ ma non ha potuto insegnarti tutto. Ora dovrai ripartire da capo e liberare la mente da ogni preconcetto.
Il cammino che hai intrapreso ti porterà al tempio di Dwyn’ ne sono sicuro, ma dovrai arrivarci come appena nata’ non so se mi comprendi.
– Intendi dire’ ‘vergine’?
– Di mente.
Fisicamente immagino sia tardi! ‘ disse con un sogghigno il sacerdote
– In effetti’ – ammise Gwenn
– Lo so’ lo so. Una delle mie prime mogli &egrave una sacerdotessa di Dwyn ‘ ammise l’anziano.
– In ogni caso medita sulle mie parole. Quando riprenderai il cammino cerca di guardare il mondo come se lo vedessi per la prima volta. Non passare dinanzi ad un albero, ad esempio, pensando ‘&egrave solo un faggio” ma fermati ad osservarlo e cerca di comprendere ‘perché’ &egrave un faggio.
– Non penso d’aver compreso a fondo le tue parole. ‘ ammise la ragazza meditabonda.
– Per fortuna’ non devi comprenderle ora, sarebbe terribile se le comprendessi senza la preparazione necessaria. ‘ disse il sacerdote ‘ Ora termina di mangiare poi incamminati, prendi il sentiero che esce dal villaggio in quella direzione. ‘ continuò indicando il sud ‘ prima che tramonti il sole avrai raggiunto il fiume. Da lì dovrai ascoltare il tuo istinto e pregare Dwyn insieme a Lugh perché ti guidino.

Il sacerdote si alzò dopo aver accarezzato i capelli della ragazza, quindi tornò a spronare gli uomini al lavoro; le pietre destinate al nuovo tempio di Taranis non potevano aspettare. Gwenn terminò il cibo offertole poi lasciò l’accampamento salutata dagli auguri di tutti gli uomini.
Come previsto raggiunse il fiume poco prima del tramonto, si aspettava qualcosa di grande ma rimase impressionata dalle dimensioni del corso d’acqua che, in quel punto, pareva in grado d’inghiottire l’intero villaggio di Yann. La corrente lenta, quasi inesistente, donava alla superficie un aspetto fatato, grazie anche al cielo terso venato di rosso che si rifletteva su di essa. Gwenn si destò dall’incanto quando realizzò che il buio della notte era in arrivo, preparò il suo giaciglio ed accese il fuoco, non per cucinare poiché era sazia, ma per riscaldarsi e scacciare lontano le tenebre. Ora si trovava in un territorio del tutto sconosciuto a lei ed alla sua gente, non conosceva i pericoli del posto. Stesa nel suo improvvisato lettuccio ammirò le fiamme e ricordò le parole del vecchio sacerdote. Si sforzò di guardarle come se non avesse mai visto un fuoco in vita sua, tentò di comprenderne la vera natura ma s’addormentò vinta dalla stanchezza.

Iniziò il secondo giorno di cammino ringraziando Lugh d’aver, ancora una volta, spinto il sole ad illuminare il mondo. Sentiva il bisogno di lavarsi, nonostante la fredda stagione il carico di pelli e viveri secchi la facevano sudare parecchio, inoltre il fuoco di legna, non sempre perfettamente secca l’aveva affumicata. Tentò di spogliarsi per bagnarsi con le acque del fiume ma rinunciò immediatamente appena slacciata la tunica di camoscio. Pensò, ridendo, che l’odore l’avrebbe resa inappetibile ai lupi. Ogni cosa aveva sempre almeno due aspetti. Riordinò il bagaglio e s’incamminò nel verso contrario alla corrente dopo aver gettato un legno nel fiume per controllarne con certezza il corso. Quel gesto le fece comprendere quanto iniziasse a sentirsi insicura.
Camminava da ore quando cominciò a sentire i primi morsi della fame, la sera precedente non aveva assunto cibo, poiché era sazia dal pomeriggio, e nemmeno all’alba per affrontare più leggera il cammino. Ora il languore iniziava a divenire insopportabile. Decise una sosta per accendere un fuoco ed ammorbidire in poca acqua calda un po’ di carne secca. Sentiva anche il bisogno di meditare almeno un istante sulla sua attuale condizione. Era lontana dal suo villaggio, ora che il percorso era in pianura procedeva molto velocemente, e si sentiva spersa, sola, in balia unicamente delle proprie forze, di capacità che ancora non conosceva. Gwenn dubitò anche di averle queste ‘capacità’, esitò nel ricordare cosa l’aveva condotta in quel luogo e temette di non riuscire mai a raggiungere il tempio. Stava precipitando in un vortice apparentemente senza fondo, i pensieri negativi generavano altri pensieri ancora più nefasti. Più pensava più a fondo precipitava. Le paure divennero insostenibili tanto d’indurla a voltarsi e ritornare sui propri passi. Era quasi in procinto di mettersi a correre, voleva tornare al villaggio dove viveva Denez al più presto possibile, abbracciarlo e dimenticare tutto. Poi l’olfatto percepì il profumo di un fuoco, di legna bruciata unita ad un vago sentore di cibo. L’istinto la fece fermare indicandole quell’odore come un potenziale pericolo. Non sapeva chi potesse aver acceso quel fuoco e non poteva immaginare se fosse amichevole o pericoloso per lei.
Gwenn si tornò a studiare l’ambiente con la freddezza di sempre, dimenticò all’istante le paure e le scacciò per sempre. Mentre s’accucciava a terra, per essere meno visibile, domandò mentalmente perdono a Lugh per aver dubitato della sua chiamata e della protezione insita nel completamento della missione affidatagli dal dio. Annusò l’aria, valutò la direzione del vento, ascoltò con attenzione i rumori del bosco e localizzò con buona approssimazione la fonte di quel fumo. Non poteva rimanere nel dubbio, doveva scoprire chi c’era lungo il fiume così vicino a lei; s’inoltrò nella boscaglia e camminò silenziosamente verso l’obiettivo. Mentre si avvicinava il profumo del cibo diveniva sempre più intenso, una tortura per lei così affamata che la rendeva ancora più cauta. Vide prima il fumo poi percepì lo scoppiettio della legna, si mosse lentamente e giunse proprio sopra l’improvvisato accampamento. Vide una persona sola, non capiva se uomo o donna, intenta ad aggiungere legna al fuoco dove cuocevano due grossi pesci sicuramente appena pescati nel fiume. Gwenn era tentata di farsi avanti, qualcosa le diceva che poteva considerare amica quella persona, ma era ancora titubante. Solo quando s’accorse di trovarsi di fronte ad un’altra ragazza come lei vinse ogni dubbio. Certamente si trattava di un’altra aspirante sacerdotessa di Dwyn, cosa ci faceva altrimenti una ragazza sola lungo le sponde del fiume?
Gwenn uscì allo scoperto e segnalò la sua presenza camminando rumorosamente, calpestando rami secchi e scalciando via i virgulti dei rovi che trovava sul cammino. La ragazza vicina al fuoco comprese che chiunque si stesse avvicinando così rumorosamente non poteva avere brutte intenzioni. Si alzò in piedi e rimase nella attesa. Ben presto, lungo il sentiero, apparì Gwenn.
Le due si studiarono per un istante, quindi Gwenn si presentò giustificando la sua presenza.

– ‘e io sono Eonez, come te sto cercando il tempio sul fiume. ‘ disse la ragazza ‘ Siedi e mangia con me, sono stata fortunata con la pesca e non &egrave bene sprecare il cibo.

Gwenn accettò felice, ora che avevano rotto il ghiaccio si concesse di studiare meglio la ragazza. A differenza di lei era mora di capelli, questo era il primo dettaglio atipico in quella regione, poi il taglio degli occhi ed il loro colore scurissimo, praticamente nero, il disegno del naso, la pronunciata curva dei fianchi e la vita molto sottile, la spinsero ad indagare sulla sua provenienza.

– Vieni da molto lontano’ vero? ‘ domandò Gwenn
– Mia madre. ‘ rispose la ragazza ‘ Io son nata qua, a circa sette giorni di cammino. Mia madre &egrave originaria delle terre che stanno sotto la casa di Lugh, quella da cui esce ogni mattina. In realtà il suo popolo lo chiama con un altro nome’ ma &egrave sempre lo stesso dio. Lei &egrave venuta sin qua alla ricerca del tempio che ora noi stiamo cercando ed &egrave diventata una sacerdotessa di Dwyn, molti anni fa. Poi, prima di tornare a casa, mentre gironzolava da queste parti, ha conosciuto mio padre e’
– Capisco! ‘ disse Gwenn ‘ E comprendo pure il colore dei tuoi capelli’ e gli occhi’
– Sì, sono straniera nelle mie terre. Sono nata qua ma sembro venire da lontano, questo genera diffidenza in chi m’incontra.
– Non intendevo dire questo. ‘ si giustificò Gwenn ‘ Mi riferivo alla tua bellezza.

Eonez cercò nello sguardo di Gwenn l’indice della sua sincerità, soddisfatta da ciò che vide invitò la nuova amica a servirsi del pesce prima che questo bruciasse sul fuoco.
Immediatamente dopo il pasto ripresero il cammino scambiandosi le poche informazioni in loro possesso sulla localizzazione del tempio. Gwenn apprese una notizia davvero confortante: lungo il cammino vi erano delle capanne, costruite dai fedeli del tempio, dove le iniziande potevano trovare riparo per la notte o in caso di brutto tempo. Si trattava di una recente iniziativa dovuta al diffondersi del culto di Dwyn. Correva voce che nel tempio non sapessero più dove ospitare le aspiranti sacerdotesse.
Poco prima del tramonto, che giungeva presto in quel periodo dell’anno, le ragazze iniziarono a cercare una di queste capanne, n’avevano scorta una nel primo pomeriggio ma se l’erano lasciata alle spalle per sfruttare a fondo le poche ore di luce che rimanevano. Ad un tratto incrociarono una biforcazione lungo il sentiero, dalla via principale se ne staccava una più stretta e meno battuta; Eonez prese sicura la deviazione invitando l’amica a seguirla. Gwenn stava per protestare, convinta che il sentiero non conducesse da nessuna parte, quando vide tra i rami privi di foglie degli alberi la sagoma scura di un’abitazione. Si domandò come potesse Eonez averla scorta dal sentiero principale, per quale motivo avesse preso quella deviazione con tale sicurezza quando non esistevano segnali della presenza di una capanna del tempio in quella zona. Fu in quel momento che Gwenn iniziò a sospettare in Eonez una conoscenza più profonda del tempio di quanto lei stessa sostenesse; ricordò le parole di sua madre quando sosteneva che sarebbe stato il tempio a trovare lei quando i tempi erano maturi. Forse il sospetto era esagerato ma più fissava la ragazza dai lunghi capelli bruni, più s’insospettiva di lei. Vinta dalla stanchezza Gwenn decise di lasciare da parte ogni sospetto, in fondo avevano trovato un comodo riparo per la notte, e questa era la cosa più importante. Seguì la ragazza ed entrò nella capanna.

– Direi che non manca nulla! ‘ osservò Eonez
– C’&egrave pure una catasta di legna fuori, pronta da bruciare nel focolare, e’ guarda qua: un contenitore dove far scaldare dell’acqua sul fuoco’ non so te ma io sento il prepotente bisogno di lavarmi!
– Sì’ anche io! Ho tentato d’immergermi nel fiume ma’ l’acqua era davvero gelata! ‘ confermò Eonez
– Io non son riuscita nemmeno a spogliarmi! ‘ disse ridendo Gwenn
– Raccogli della legna ed accendi il fuoco, io vado a prendere l’acqua al fiume.
– Cibo?
– Carne secca?
– Vada per la carne secca’ non ho voglia di mettermi a pescare a quest’ora.

Pochi istanti più tardi Eonez scostava, a fatica, le pesanti pelli poste all’ingresso della capanna a mo’ di porta.

– Dammi una mano!- disse

Gwenn abbandonò, per un istante il fuoco, in modo d’aiutare la ragazza a liberarsi del fardello dei due grossi recipienti colmi d’acqua appesi ai lati del robusto ramo che teneva sulle spalle.

– Che bel tepore qui dentro! ‘ osservò Eonez
– Già! Miracoli del fuoco’ levati la pelliccia o inizierai a sudare. ‘ disse Gwenn

La ragazza seguì il consiglio, liberò la cintura che teneva ferma in vita la lunga e pesante pelliccia e la stese su quello che poteva essere un giaciglio per la notte, mentre Gwenn l’osservava con grande interesse.
– Hai un abito magnifico!

Osservò Gwenn mentre studiava il vestito di Eonez composto di una tunica molto corta che lasciava scoperte gran parte delle gambe e da un corpetto stretto da una lunga serie di lacci che disegnava in modo superbo il busto.

– Grazie, &egrave opera di mia madre. Questo &egrave il tipico abbigliamento femminile della sua tribù’ io lo preferisco al nostro anche, se ripara meno dal freddo!
– &egrave davvero bello, poi segue il tuo corpo quasi come una seconda pelle’ immagino il suo effetto sugli uomini!
– In effetti, aiuta’
– Bene, l’acqua inizia a scaldarsi, potremo finalmente lavarci. Anche se &egrave poca, non dobbiamo sprecarla. Immagino che nessuna di noi intenda fare un altro viaggio sino al fiume per rifornirci.
– No, non ci penso neppure con il freddo che fa la fuori!
Laviamoci insieme, così ne usiamo di meno!

Detto questo Eonez iniziò a slacciare il corpetto del vestito.
Gwenn la fissò per un istante poi sciolse i legacci della propria tunica di pelle.

– Per prima cosa dovrai insegnarmi a fare un vestito come il tuo. ‘ disse mentre si spogliava Gwenn
– Certo! Possiamo modificare quello che indossi’ o meglio, indossavi! ‘ disse Eonez con la voce che tradiva una certa emozione

Attirata dal tono della ragazza Gwenn si voltò verso di lei per trovarsela completamente nuda a pochi passi di distanza. Il corpo di Eonez, illuminato dalle fiamme del focolare, era splendido messo ancor più in risalto dalla pelle che appariva abbronzata dal sole nonostante la stagione avanzata. Le due ragazze si studiarono a vicenda senza alcun pudore, poi Gwenn s’avvicinò ad Eonez e le domandò:

– Quanto sei rimasta nuda al sole per avere la pelle così scura?
– Questa ‘ disse lei sorridendo ‘ &egrave un regalo di mia madre. Il suo popolo ha la pelle più scura di voi che vivete qui’ &egrave di colore più intenso pur non essendo scura come quella di altre popolazione di cui ho sentito parlare. Anche gli occhi li ho presi da lei.
– Dev’essere una donna bellissima tua madre! ‘ osservò Gwenn
– Anche la tua’ a giudicare dalla figlia!
Vieni, prima che l’acqua divenga troppo calda.

Eonez offrì la mano a Gwenn e la condusse ai piedi del focolare, dove avevano steso la pelle che la seconda utilizzava come tetto quando si accampava, quindi s’inginocchiò invitando Gwenn ad imitarla. Una di fronte all’altra si fissarono negli occhi, poi Eonez formò una coppa con le mani e prese dell’acqua che versò sul busto dell’amica. Gwenn provò un forte brivido stimolata dal liquido caldo che scendeva lungo il seno sino al ventre, chiuse gli occhi per assaporare meglio la sensazione di calore mentre Eonez continuava a versarle dell’acqua addosso. Il piacevole brivido si trasformò in qualcosa di più intenso. Gwenn aprì gli occhi e li puntò verso il basso, per prima cosa vide i propri capezzoli turgidi, poi spostando il fuoco oltre vide il bacino ed il pube di Eonez che si sollevava per versarle altra acqua sulla schiena. I movimenti lenti dell’amica si ripercuotevano sensualmente sul pube. Lo sollevava per poi tornare giù come se sotto di lei non ci fosse il vuoto ma qualcosa di solido pronto ad entrarle dentro. Lo spettacolo era eccitante e l’acqua che le scorreva lungo la schiena costrinse Gwenn ad inarcarla.

– Hai un seno bellissimo! ‘ osservò Eonez

Gwenn non riuscì a rispondere con il complimento che sentiva nascere spontaneo nei confronti del pube dell’amica, non fece in tempo: le mai di Eonez s’erano posate dolcemente sulle mammelle massaggiandole con poca acqua.
Era la prima volta che due mani femminili la sfioravano in quel modo, Gwenn di stupì di trovare piacevole quella sensazione ma non si sottrasse al delicato tocco. Chiuse ancora una volta gli occhi e si concentrò sulle sensazioni che sentiva nascere dal basso. Si stava eccitando ma era ancora restia a toccare nello stesso modo l’amica, lasciò a lei il compito di decidere il confine della loro amicizia.
Eonez comprese i dubbi dell’altra, molto dolcemente prese ad accarezzarle prima i fianchi poi il bacino spingendosi sempre più in basso. Si fermò solo quando incontrò la morbida peluria del pube per ritrarre, improvvisamente le mani. Gwenn riaprì gli occhi e li posò su quelli della ragazza, vi lesse incertezza, dubbio e speranza, allora prese lei dell’acqua e la versò sul seno di Eonez. Seguì come in un rito tutti i gesti di lei: versò acqua sul seno, sul bacino, sulla schiena poi appoggiò le mani sul seno. Scoprì piacevole la sensazione di morbidezza unita a quella di soda consistenza del seno dell’amica, senza rendersene conto si ritrovò a giocare con i capezzoli; li prendeva tra due dita e li strizzava dolcemente poi apriva la mano appoggiandola aperta sulle mammelle ed il pollice sul capezzolo. Si rese conto di cosa stesse generando nell’altra quando la sentì sospirare. Allora allontanò le mani dal suo seno e le fece scivolare lungo il busto sino alle anche. Le due ragazze si fissarono, una serie di silenziosi messaggi fu scambiata dai loro occhi, dalle espressioni del viso, dalla tensione disegnata sulle labbra.
Gwenn era certa d’aver compreso le intenzioni dell’altra: prese dell’acqua tra le mani imitata da Eonez, quindi si sollevò e chinò in avanti per versargliela sulla schiena, in quel momento percepì un calore umido tra le gambe e le morbide labbra dell’amica intorno ad un capezzolo. Gwenn rimase immobile mentre Eonez portava le mani contro la sua vulva, era bloccata dall’incedibile sensazione del bacio sul seno ma ciò che le sconvolse la mente furono le mai dell’amica che separarono le labbra della vagina per lavarla intimamente. Gwenn gemette di vero piacere, si raddrizzo allontanando da se la ragazza.

– Tu sei pazza’ non sai cosa mi stai facendo! ‘ disse con la voce roca Gwenn
– Quello che tu stai facendo a me. ‘ confermò l’altra
– Tu’ Tu’ – Balbettò Gwenn

Con le pupille dilatate dall’eccitazione, Gwenn spinse indietro l’amica sino a farla stendere a terra, quindi afferrò le sue caviglie e le fece aprire le gambe, raccolse dell’acqua tra le mani e la versò sul pube di Eonez per strofinarla sui pochi peli. Raccolse altro liquido e lo versò direttamente sulla vagina e ricambiò il favore di poco prima. Mentre agiva tra le grandi labbra osservò l’espressione della ragazza, vi lesse un profondo godimento, tanto intenso da spingerla ad abbassare il volto sino a portare la lingua a contatto della morbida carne. Ora fu Eonez a gemere mentre Gwenn si dedicava alla scoperta del sesso femminile visto per la prima volta così da vicino. Lecco l’amica così come avrebbe desiderato essere stimolata lei, le piaceva il suo sapore e trovava eccitante il modo in cui lei muoveva il pube.

– Mettiti sopra di me! ‘ rantolò Eonez

Gwenn capì.
Cercando di non perdere il contatto con la vulva dell’amica ruotò sino a portare la propria sopra il viso dell’altra. Quando la lingua dell’amica violò il suo sesso Gwenn pensò di morire all’istante tanto era intenso il piacere. Eonez sapeva dove stimolarla e quanto, riusciva generare un piacere talmente intenso da competere con quello, senza dubbio intenso, di una profonda penetrazione. Gwenn tentò d’imitarla ma non capiva se avesse su di lei lo stesso effetto, decisa a far godere l’amica infilò un dito in lei e lo arcuò alla ricerca del punto più sensibile. Immediatamente Eonez urlò di piacere e prese a scuotersi, a dimenarsi con forza, mentre il suo respiro perdeva ogni logica. Gwenn insistette con la mano, dispensava qualche fugace leccata al clitoride, ma non toglieva il dito dal corpo di Eonez, anzi ne inserì un altro dilatandola al massimo. Sentiva l’amica godere e questo la compiaceva più di quanto si fosse aspettata, era una sensazione bellissima assaporare sulla lingua le secrezioni del piacere dell’altra e percepire sul seno premuto contro il suo bacino le contrazioni orgasmiche. Quando Eonez rilassò ogni muscolo Gwenn fece per sollevarsi.

– Ferma! ‘ ordinò l’amica ‘ Ora tocca a te.

Gwenn sollevò il sedere e posizionò nuovamente il pube sopra la bocca della ragazza, si aspettava la sua lingua ma qualcosa entrò in lei. Una mano esperta stava esplorando l’interno del suo ventre; una, forse due dita, erano concentrate in un punto ben preciso. Gwenn sentì il piacere crescere senza sosta ma non superare mai il limite del non ritorno. La lingua di Eonez correva dal clitoride al buchino occupato dalle sue dita, la stimolava con forza per poi rallentare sin quasi a fermarsi. Il tempo pareva infinito, Gwenn sentiva l’orgasmo arrivare ma questo non esplodeva mai, era sempre al limite provando un piacere intenso, quasi doloroso. Per quanto si dimenasse non riusciva a raccogliere lo stimolo finale, la ragazza la manteneva costantemente in quello stato d’intenso piacere senza lasciarla esplodere. Non riusciva più a mantenersi salda sulle ginocchia, le girava la testa e respirava a fatica. Godeva troppo per fare qualsiasi cosa che non fosse il restare immobile e passiva.

– Ti prego’. Non lo reggo più’ fammi venire! ‘ pregò Gwenn

Un lungo mugolio di Eonez precedette un delicato tocco, uno stimolo quasi inesistente all’interno della vagina. Gwenn percepì quella pressione poi il piacere superò ogni soglia mai provata prima e l’orgasmo esplose.
Fu lungo, lunghissimo ed intenso. Gwenn crollò e s’adagiò sul corpo dell’amica, si ritrovò con il viso premuto sul suo pube e la baciò mentre godeva.
Le due ragazze si divincolarono e tornarono nella posizione iniziale, in ginocchio una di fronte all’altra terminarono di lavarsi senza scambiarsi una parola, erano sufficienti gli sguardi.
Quando si furono rivestite misero della carne secca ad ammorbidire in altra acqua, allora Gwenn prese una mano di Eonez e disse:

– Tu non stai cercando il tempio di Dwyn’ tu sei una sua sacerdotessa.
– Quando lo hai capito? ‘ domandò lei, per nulla imbarazzata dalla scoperta
– Prima’ quando’ mentre godevo. Ti ho vista raccolta in preghiera con indosso l’abito delle sacerdotesse.
– Il tuo dono &egrave davvero grande come si dice. ‘ ammise lei
– Quindi sei qui per me?
– Sì, sono stata inviata per condurti al tempio e per’ iniziarti.
– Quello che &egrave successo prima fa parte della mia istruzione? ‘ domandò interessata Gwenn
– Sai come si dice’ solo una donna può insegnare i segreti corpo femminile ad un’altra donna’
– Ma tu’ – iniziò Gwenn subito interrotta
– No, io provo piacere anche con gli uomini, anzi di solito preferisco loro’ ma so anche godere di una donna. E tu sei davvero molto bella ed eccitante!

Gwenn fissò l’amica, nonostante avesse scoperto la sua vera identità non si sentiva in difficoltà con lei, ciò che era successo tra loro poco prima le consentiva di continuare a considerarla un amica, una complice. Forse era proprio questo lo scopo del loro incontro.

– Quanto manca al tempio? ‘ domandò senza preamboli Gwenn
– Poco, molto poco. ‘ ammise Eonez ‘ dovremmo arrivarci tra due giorni al massimo se il tempo si mantiene buono come in questi giorni.
– E’ dopo cosa mi accadrà? ‘ questa volte la voce di Gwenn mostrava una certa preoccupazione.
– Ti sarà, innanzi tutto, insegnato a leggere i segni sacri’ quei simboli apparentemente incomprensibili che puoi vedere in ogni tempio, indipendentemente dal dio che viene adorato’ non sono semplici disegni sai!
Poi dovrai imparare a conoscere a fondo il tuo corpo e sfruttare il tuo dono, che &egrave davvero raro.. credimi.
Non posso dirti quanto ci vorrà, dipende da te, solo da te ma’ io sarò ti sempre vicina.
Ti hanno assegnata a me e’ emm’ sei la mia prima allieva.
– Qual &egrave il tuo dono? ‘ domandò Gwenn percependo l’imbarazzo di Eonez
– La guarigione! ‘ disse lei sorridendo ‘ Riesco a ‘sentire’ ogni singola parte del corpo e curarla se &egrave il caso.
Lo sai che per poche ore non sei rimasta incita?
– Cosa?
– Sì, ho colto la tua ovulazione ed il focoso amplesso di qualche giorno fa con l’uomo che ancora non sai d’amare’
– Sei incredibile!
– Detto da una che parla con gli dei’ mi pare un complimento eccessivo.
– Io non parlo con gli dei’ colgo solamente i loro messaggi, ho delle visioni, ecco tutto.
– Questa &egrave una forma di dialogo, almeno riesci a capire cosa ti dicono.

Gwenn ripensò all’affermazione di Eonez riguardo Denez. Era vero che ancora non sapeva d’amarlo?
Provava, &egrave vero, un forte sentimento per il suo futuro sposo ma era incerta sulla reale intensità di quest’affetto. Di certo il giovane Denez le mancava, forse più del fratello nonostante avesse provato un forte piacere anche con lui. Ma era solamente una carenza erotica o c’era una forte componente sentimentale?
Gwenn scacciò quei pensieri che la distoglievano dal reale obiettivo, non c’era tempo di pensare ai sentimenti ora, aveva dinanzi un difficile periodo d’apprendimento e doveva lasciare la mente completamente libera. Questo era stato il primo insegnamento di sua madre, uno di quelli che doveva dimenticare almeno per ora, ma ciò non ne sminuiva la saggezza. Gwenn appariva triste agli occhi di Eonez, per questo la ragazza si fece vicina per consolarla. Le parlò del suo viaggio in cerca del tempio, dell’iniziazione, delle paure che aveva provato ma anche della sicurezza, della forza, della piena consapevolezza acquistata in seguito. Gwenn l’ascoltava con vivo interesse, sentiva che quelle parole erano parte integrante della sua iniziazione. Quando venne ora di riposare le due ragazze unirono le pelli a formare un unico letto, quindi si spogliarono completamente per dormire abbracciate.

Il mattino arrivo troppo presto questa volta, Gwenn sentiva dolere dei muscoli che non sospettava d’avere. L’orgasmo regalatole da Eonez era di tale intensità da costringerla a contrarre dei muscoli sconosciuti sino a quel momento. L’amica, d’altro canto, non pareva stare meglio; Gwenn provo una vaga sensazione d’orgoglio.
Dopo una breve colazione s’avviarono per il sentiero che seguiva la sponda destra del fiume. Durante il tranquillo cammino Gwenn ebbe modo d’interrogare a lungo Eonez, la quale rispondeva di buon grado ad ogni quesito, fu in questo modo che apprese molti dettagli sul tempio ma ben pochi sui riti iniziatici: Eonez riusciva sempre con grand’abilità a deviare il discorso sin che l’altra accettò il fatto di non poter sapere nulla in anticipo. A parte qualche incontro con dei piccoli animali che dimostravano di non temere particolarmente l’uomo, non videro altri segni di vita. Gwenn si domandò come fosse possibile che una zona, apparentemente, così favorevole all’insediamento di una tribù fosse disabitata. Il fiume scorreva lento entro ampi argini, non pareva propenso alle inondazioni ed era sicuramente ricco di pesci; i boschi erano ricchi di grandi alberi, ottimi per le costruzioni, e vi s’incontravano le tracce di molti animali; il suolo appariva, dal canto suo, feritile e morbido da lavorare. Espose questi pensieri ad Eonez la quale assicurò che entro di due giorni di cammino dal tempio nessuno poteva edificare un villaggio, cacciare, pescare o coltivare la terra. Il tempio era molto ricco e vi si trovavo solamente donne, il dio aveva deciso in quel modo di proteggerle. Chiunque avesse tentato in passato di stabilirsi in quelle terre non aveva trovato vita facile, in genere fuggiva dopo pochi giorni terrorizzato. Solo chi era atteso al tempio poteva percorrerle senza pericolo, quindi solo le femmine di qualsiasi razza o specie animale.

– Non troverai alcun animale maschio qui intorno. ‘ sostenne Eonez
– E come fanno a riprodursi? ‘ domandò Gwenn
– Come noi’ andiamo a farci un giro fuori dal territorio del tempio! Considera tutte le sacerdotesse ritornano alla loro tribù, al loro villaggio, una volta consacrate. Al tempio vivono solamente le anziane. Quando anche noi saremo vecchie potremo decidere di tornare qua a terminare i nostri giorni. Prima d’allora vedremo solo il tempio per il tempo necessario al nostro apprendimento.
Nel mio caso, possiamo dire che tu sei il mio esame finale.
– Ecco una cosa che mi spaventa’ non vorrei deludere le tue aspettative. ‘ disse Gwenn meditabonda
– Non accadrà, abbi fede. Ho sentito molto forte il richiamo di Dwyn in te’ anche se quello di Lugh &egrave altrettanto intenso. Dev’essere a causa del tuo matrimonio con lui.
– Qualcuno mi avrà.
– Chi saprà apprezzarti meglio! ‘ terminò Eonez

Passarono la notte, l’ultima al di fuori del tempio, in una del tutto simile a quella già abitata la notte precedente. L’impressione di Gwenn era che l’avessero costruite seguendo l’identico disegno. Anche qui trovarono conforto nel calore del fuoco e nella passione dei loro giovani corpi uniti alla ricerca del piacere. Ora che ogni dubbio sulla reciproca disponibilità era stato vinto, le due ragazze si spogliarono dinanzi al fuoco per procedere alla reciproca esplorazione del corpo dell’altra.
Inginocchiate una di fronte all’altra, sedute sui talloni, con le gambe aperte si sfioravano a vicenda.

– Come hai fatto, ieri sera, a farmi godere in quel modo? ‘ domandò Gwenn palesemente eccitata ‘ Hai premuto in un punto particolare e’ il mio piacere ha rotto gli argini.
– Questo fa parte del mio dono.
Posso sentire il tuo corpo come se fosse il mio, sento quello che senti tu e percepisco l’esatta posizione dei tuoi punti sensibili.

A conferma delle sue parole, Eonez, portò un semplice dito a contatto del capezzolo sinistro di Gwenn, lo premette con una certa forza poi aprì la mano ed avvolse tutta la mammella. Gwenn sospirò e si lasciò invadere dalla stupenda sensazione.

– &egrave bellissimo! Sento l’eccitazione crescere’ senza sosta. ‘ ammise

Eonez, allora, fece scivolare la mano nel solco tra i seni e scese giù sino all’ombelico per fermarsi.

– Sai esattamente dove voglio sentire la tua mano’ &egrave incredibile.
– &egrave il mio dono!
– Come posso renderti parte del piacere che mi stai dando? ‘ domandò Gwenn
– Toccami!

Gwenn accolse l’invito, appoggiò una mano sul fianco della ragazza e chiuse gli occhi tentando di percepire le sottili vibrazioni della pelle.

– Brava!
Ora scorri in basso’ passa delicatamente un dito sul mio inguine’ gira intorno al pube. ‘ la voce di Eonez iniziava ad essere fortemente emozionata. ‘ Scorri l’interno della coscia’ così.

Gwenn seguiva la voce dell’amica ad occhi chiusi ma il tatto le rimandava l’esatta forma del suo corpo.

– Sei sulla buona strada. ‘ la sostenne lei ‘ Ora dimmi cosa senti. Dimmi cosa percepisci del mio corpo.
– Lo vedo, sta prendendo forma nella mia mente.
– Sì’ e vedi anche’ Ohh! ‘ Eonez sospirò ‘ Sì, lo vedi!
– Ti piace qua? ‘domandò Gwenn mentre premeva con una certa forza poco sopra il pube dell’amica.
– Sì, non fermarti!
– E’ se mi sposto qua? ‘ domandò Gwenn
– Meglio, molto meglio. Stai imparando a ‘vedere il mio corpo’
– Percepisco come delle chiazze di calore sulla tua pelle. ‘ ammise Gwenn ‘ Se ti tocco lì’ tu godi.
– Esatto, ora continua. Segui queste tracce.

Gwenn aprì la mano ed appoggiò il palmo sul ventre della ragazza nella speranza di percepire una qualsiasi variazione nella pelle, fosse anche solamente un delicato tremito, in modo da capire dove concentrare gli stimoli. Quest’analisi razionale, però, stava sortendo l’effetto contrario. Gwenn si rese conto d’aver perso il ‘contato’ con Eonez. La stessa impressione doveva averla anche l’amica. Forse per risvegliare questa capacità o più semplicemente per il desiderio di donarle un po’ di piacere, Eonez portò una mano sotto il pube di Gwenn ed abilmente fece scivolare un dito dentro di lei.

– Fallo anche tu. ‘ pregò, a questo punto, l’amica

Gwenn, facilitata dalla reciproca posizione, portò la mano destra sotto la vulva di Eonez e subito la penetrò con un dito. Ora erano strettamente vincolate a vicenda, come la notte precedente quando erano le lingue a scambiarsi gli stimoli vaginali, se una stuzzicava l’altra subito ne riceveva in cambio un piacere identico.

– Apri gli occhi e guardami! ‘ disse Eonez
– Devo concentrarmi per riuscire a sentire il tuo corpo con le mani. ‘ si giustificò Gwenn
– No. Ora guardami negli occhi’ devi leggere in loro il piacere che mi dai’ ed io voglio leggere nei tuoi.

Gwenn riaprì gli occhi, era da tanto che li teneva chiusi da trovare troppo intensa la pur tenue luce del fuoco. Pose lo sguardo su quello dell’amica e lo mantenne su di lei. Gli occhi di Eonez erano lucidi e le pupille parevano dilatate oltre misura. Gwenn si domandò se anche i suoi apparivano così. La mano della ragazza si muoveva lentamente sotto di lei, il dito conficcato nella vagina si manteneva ancora lontano dai punti sensibili ma il piacere cresceva.
Gwenn prese ad esplorare l’interno di Eonez mentre controllava il suo sguardo, scoprì che quegli occhi erano in grado di mostrare tutto ciò che provava lei. Se centrava il punto giusto le pupille si dilatavano ed il respiro di Eonez s’interrompeva per un istante. Allora capiva dove doveva insistere.
Con il piacere cresceva, ora, la reciproca comprensione. Gwenn sentiva il corpo dell’amica quasi fosse un’estensione del proprio e la toccava con la stessa intensità che desiderava provare su se stessa. Eonez pareva tanto concentrata da non provare nulla, ma muoveva la mano in un modo micidiale.
Gwenn sentì l’orgasmo avvicinarsi, percepiva pure un aumento incremento della temperatura dell’amica, il dito che spingeva in lei pareva attirato da un punto particolare delle pareti interne della vagina di Eonez. Lì dove toccava percepiva un rigonfiamento, un qualcosa di solido che diventava sempre più caldo e duro al tatto. Leggeva chiaramente il piacere negli occhi dell’amica e sentiva il proprio prossimo ad esplodere, allora spinse con forza in quel punto ‘duro’.
Accadde tutto nello stesso momento: Eonez urlò di piacere e Gwenn reclinò il capo all’indietro ansimando. Le mani restavano al loro posto e sulle dita percepirono reciprocamente le contrazioni dell’orgasmo dell’altra. Gwenn riportò lo sguardo sull’amica e ciò che vide fu la sintesi stessa del piacere. Il bel volto di Eonez, quel viso dai tratti delicati, era stravolto dall’orgasmo e gli occhi emanavano una luce tutta particolare lanciando messaggi in grado di far rinascere il desiderio. Gwenn si domandò se mai fosse riuscita ad apparire così eccitante, dopo un amplesso, come ora si mostrava l’amica. Provava l’irresistibile tentazione di continuare il loro gioco di piacere nonostante si sentisse appagata dal recentissimo orgasmo. Quasi le leggesse la mente Eonez disse:

– Sei bellissima, tutto in te richiama al piacere. Se non distolgo lo sguardo da te provo il desiderio di continuare, di godere ancora!
– Non mentire’ questo &egrave ciò che io provo per te. ‘ confessò Gwenn
– Siamo nate per donare piacere’ per questo siamo state scelte da Dwyn. ‘ concluse Eonez

La stanchezza vinse la battaglia dei sensi, le due ragazze si prepararono per la notte e, come la notte precedente, dormirono abbracciate scaldandosi a vicenda.

– Domani saremo al tempio. ‘ disse, ad un certo punto, la voce assonnata di Eonez

Gwenn recepì il messaggio quando oramai era quasi addormentata, ma la notizia ebbe il potere di risvegliarla completamente. Passò una notte quasi insonne, tormentata dal desiderio di svegliare l’amica per ricevere conforto, questa volta semplicemente morale, da lei; ma sentiva che anche questa era una delle tante prove da superare e tentò di trovare da sola il coraggio di terminare il cammino.
Quando sorse il sole le ragazze erano già pronte, s’incamminarono per il sentiero e lo abbandonarono solamente per attraversare il fiume grazie ad una piccola imbarcazione nascosta tra la vegetazione.
Eonez proseguiva con maggiore sicurezza ora che avevano lasciato il fiume alle spalle, camminava senza più badare ai rumori del bosco, non si voltava mai indietro nel dubbio d’essere seguita e non analizzava le eventuali tracce sul terreno.

– Il tempio &egrave vicino. ‘disse Gwenn
– Lo senti? ‘ domandò ammirata Eonez
– No. Ti vedo più tranquilla, &egrave chiaro che ti senti a casa.
– Sì, hai ragione. ‘ ammise lei con un sorriso ‘ Siamo quasi arrivate e questo territorio e controllato dalle nostre sorelle ogni giorno, possiamo sentirci al sicuro.
– Non ho ancora visto nessuno qui intorno. ‘ fece notare Gwenn
– E non vedrai nessuno. ‘ confermò enigmatica Eonez ‘ Ma loro hanno già visto noi, saremo accolte come si conviene.

Gwenn smise di fare domande, in fondo le premeva solamente di raggiungere la meta ed iniziare l’apprendimento. Aveva dinanzi un lungo anno, un intero ciclo di stagioni da passare lontana dal villaggio e da Denez. Iniziava a sentire la mancanza di quel ragazzo, forse era davvero innamorata di lui.

Al di là della sommità di una collina il tempio apparì, quasi all’improvviso, nella piana racchiusa nell’anfiteatro naturale formato da bassi colli e divisa a metà, circa, da un affluente del grande fiume. Gwenn si soffermò ad ammirarlo e l’amica, ricordando cosa aveva provato lei stessa in quell’occasione, rimase in rispettoso silenzio.

– Quello &egrave il tempio? ‘ domandò Gwenn
– Sì!

La ragazza era tentata di ripetere la domanda all’amica, poi cercò nel paesaggio conferma delle parole di Eonez. Quello che era definito ‘tempio’ non era altro che un piccolo villaggio rinchiuso un una larga cinta di pietre disposte a cerchio intorno ad esso. Basse capanne, una microscopica piazza centrale, occupata quasi interamente da un grosso monolite, da cui partivano nove strade che, dopo aver disegnato la disposizione delle capanne, proseguivano in linea pressoché retta sino alle colline. Erano i nove sentieri che conducevano al tempio, ed ora le due ragazze si trovavano proprio su uno di questi.

– Non assomiglia ad un tempio! ‘ osservò Gwenn ‘ O meglio, non assomiglia a ciò che immaginavo fosse il tempio di Dwyn.
– L’aspetto inganna. ‘ mormorò Eonez ‘ Noi tutte abbiamo pensato le stesse cose la prima volta che lo abbiamo scorto.
– E dove sta il vero tempio? ‘ domandò ancora Gwenn
– Quello &egrave il tempio! ‘ confermò l’amica
– Il villaggio?
– No. Non solo il villaggio’ tutto ciò che vedi &egrave il tempio.
– Tutto?
– Tutto! ‘ confermò Eonez

Gwenn misurò mentalmente le dimensioni della piana tra le colline valutando che le sarebbe occorso un buon giorno di cammino per raggiungere le alture dall’altro lato. Se Eonez diceva il vero quello era il tempio più grande che non avesse mai visto.

– Ma’ – iniziò Gwenn
– Il tempio ‘ la prevenne Eonez ‘ ha il suo centro nel villaggio che vedi. Là abitiamo e studiamo. Poi, nei boschi intorno, nel fiume, nei piccoli bacini d’acqua, sulle pietre nascoste nella vegetazione’ teniamo i nostri riti. Il tempio &egrave immenso e molto complesso’ poche di noi lo conoscono veramente a fondo.

Il tempio era effettivamente enorme. Gwenn trascorse i primi mesi d’apprendistato ad esplorarne i dintorni, nei rari momenti liberi. Non le avevano posto alcun limite, poteva muoversi come desiderava, anzi le novizie era invitate a vagare per i boschi in modo da scoprire da sole i vari luoghi ritenuti sacri al dio. In questo periodo Gwenn divideva una piccola capanna con Eonez, sua amica e guida ed anche amante nelle fredde notti invernali. Questo ripetersi di splendidi rapporti saffici iniziava a preoccupare la ragazza, se poteva giustificarne l’esistenza con la cronica carenza di uomini non poteva altrettanto motivarne la frequenza. Nelle ore dedicate allo studio della ritualità dovuta al dio veniva sempre toccato l’argomento del sesso; ed il piacere era il naturale contorno. Il desiderio cresceva prepotente in Gwenn e lo poteva sfogare solamente con Eonez quando la rivedeva la sera. L’amica pareva lusingata da queste attenzioni; aveva scelto di rimanere al tempio, nonostante avesse raggiunto il primo grado d’apprendimento, per approfondire alcuni aspetti della divinità di Dwyn e conseguire un ulteriore qualifica. Forse la loro complicità influiva sulla reciproca sessualità in modo deviante o, quanto meno, le distoglieva dal reale obiettivo di tanti studi. Quando Gwenn espresse i sui dubbi ad un’anziana sacerdotessa questa la invitò a spingersi sempre più lontano nelle sue esplorazioni dei dintorni, senza aggiungere altro. Gwenn rimase delusa, sperava in un maggiore appoggio, in qualche parola di conforto. In ogni caso approfitto della prima giornata calda e soleggiata della primavera inoltrata per affrontare un cammino più lungo del solito.
Alle prime luci dell’alba, approfittando di una giornata libera da impegni, Gwenn s’avvio lungo uno dei sentieri che uscivano dal villaggio, scelse quello che puntava dove nasceva il simbolo di Lugh, forse per ricordare d’essere stata sua sposa e d’aver apprezzato a fondo l’amplesso rituale con un uomo, o più semplicemente perché amava sentire il calore del sole sulla pelle. Dopo l’inverno era piacevole percepire i promettenti raggi solari sul volto.
La ragazza seguì il consiglio dell’anziana: camminò a lungo, sin quasi a raggiungere le prime pendici delle colline. Non si era mai spinta così lontano dal villaggio e, benché si trovasse sempre all’interno del tempio stesso, non sentiva più quella tranquillità che l’aveva accompagnata nei mesi precedenti. Non era una sensazione di pericolo strettamente fisico, non c’era nulla che potesse preoccuparla sotto questo aspetto dentro il tempio di un dio universalmente riconosciuto e adorato, era piuttosto un malessere dell’animo. I dubbi sulla propria sessualità scaturiti dai continui rapporti con Eonez non l’abbandonavano mai, anche se non rinunciava al piacere di giocare con lei.
Gwenn ritenne d’essersi allontanata abbastanza dal villaggio, la sacerdotessa non aveva specificato sin dove dovesse arrivare, e si fermò sulla riva di un piccolo stagno ad ammirare il riflesso delle poche nuvole sull’acqua mentre addentava un pezzo di carne secca che aveva portato con se.

‘Chissà se ho camminato abbastanza?’ si domandò
‘Soprattutto’ chissà se ho preso la direzione giusta?’

Gwenn scacciò questi dubbi concentrandosi sul sapore del cibo e sulla naturale bellezza del luogo, era il modo migliore per ritrovarsi dopo essersi persa nei suoi pensieri. Da sempre, quando entrava in crisi, spostava l’attenzione sugli aspetti strettamente materiali del mondo che la circondava: il spore del cibo, il calore di un fuoco, il freddo della neve, il soffio del vento nelle orecchie’ iniziava a valutare il proprio universo in base a degli stimoli puramente animali seguendo unicamente l’istinto. Fu grazie a questo che il piccolo stagno assunse un nuovo aspetto, ora riusciva a cogliere tutta una serie di dettagli che prima l’erano sfuggiti. Ad esempio le fronde di alcuni alberi sull’altro lato erano chiaramente agitate da una corrente d’aria che lei non percepiva nella posizione attuale; questo poteva indicare, tra l’altro, la presenza di un lungo canalone sino alle colline o, addirittura di una grotta. Incuriosita Gwenn decise d’esplorare a fondo la zona.
S’inoltrò tra la vegetazione del lato opposto al villaggio dello stagno trovando, di lì a poco, le tracce di un sentiero. Tracce che divennero sempre più chiare sino a trasformarsi in un sentiero ampio e ripulito a dovere dai rovi. Non si stupì di questa scoperta, in fondo si trovava sempre dentro il tempio, quindi le tracce di attività umane era sparse ovunque, si domandò solamente come mai l’ingresso del sentiero fosse celato da una folta vegetazione. Evidentemente l’accesso era riservato a poche. Proseguendo il cammino Gwenn notò ai lati del tracciato una serie di coppelle scavate sulla sommità di piccoli massi posti a distanza regolare uno dall’altro, passò un dito nell’incavo d’uno di questi ed ebbe conferma delle sue iniziali supposizioni: la presenza di tracce di grasso animale ed il forte odore di residui combusti stava ad indicare che, in quelle coppelle, veniva incendiato del grasso per illuminare la via nelle ore notturne. Si trovava in uno dei tanti luoghi rituali del tempio, ora si trattava di scoprire quali riti vi fossero celebrati. Prima o poi sarebbe capitato a lei di dover officiare in quel luogo, tanto valeva esplorarlo subito.
Due alti e sretti monoliti, posti a vicini l’uno all’altro, segnavano l’ingresso della vera e propria ‘area sacra’. Era una radura di forma circolare, priva di cespugli e ricoperta di fiori appena sbocciati in saluto alla nuova stagione. Il luogo infondeva un senso di calma, di dolcezza e di profonda serenità interiore nonostante le relative piccole dimensioni. Pareva l’anticamera di un qualcosa di molto importante poiché alcuni sentieri partivano a raggiera dalla radura; Gwenn proseguì lungo uno di questi, il primo che incontrò alla sua destra. Non dovette inoltrarsi di molto nel bosco, non molto lontano dall’anticamera incontrò una seconda radura, più piccola, ma valorizzata da una statua a grandezza naturale di Dwyn. Gwenn s’avvicinò con il dovuto rispetto al simbolo del dio da lei adorato, girò intorno alla statua osservandola con interesse e rimase colpita dalla precisione con cui erano riportati i dettagli del corpo maschile. Pareva quasi viva, in grado di muoversi e parlare, tanto era ben eseguita. Non aveva mai visto una scultura del genere e nemmeno conosceva il materiale in cui era stata lavorata. Si trattava di una pietra dal colore chiaro, praticamente bianco, solida e dalla grana finissima tanto che la superficie era perfettamente levigata. Vinse il timore ed appoggiò una mano sulla spalla del dio per tastare la consistenza della pietra e scoprì che non era fredda come s’aspettava ma tiepida, scaldata dal sole. Si rese conto di trovarsi di fronte a qualcosa che non poteva essere opera di un essere umano. I dettagli, la pietra, la lavorazione accurata erano al di fuori delle capacità del suo popolo. Si portò di fronte alla statua e qui scoprì che Dwyn era ritenuto il dio dell’amore per un buon motivo: il membro era raffigurato in piena erezione e in tutte le sue maestose dimensioni. Qualcosa si mosse nello stomaco di Gwenn, dopo tanto tempo si ritrovava di fronte ad un uomo nudo, un bellissimo uomo dai tratti somatici fini e dalla possente muscolatura, dotato di un fallo in grado di colpire la fantasia d’ogni donna. Non resistette alla tentazione e cinse il membro di Dwyn tra le mani stringendolo con forza, in quel momento comprese quanto le mancava la presenza di un uomo la notte. Scoprì di non essere stata deviata dai lunghi e piacevoli amplessi con Eonez se desiderava ancora con tale intensità il sesso maschile. Rinfrancata da questa scoperta dedicò maggiore attenzione alla statua ed al suo sesso. Il membro appariva lucido e la superficie del glande consunta rispetto al resto del corpo; come se da tempo immemore le adepte al culto praticassero una fellatio rituale alla statua. Gwenn ricordò le sensazioni di un membro tra le labbra, il suo sapore ed i gemiti eccitanti dell’uomo in pieno delirio estatico di piacere. Non riuscì a resistere, abbassò il viso ed appoggiò le labbra sul glande della statua per baciarlo. La superficie liscia e tiepida l’invitò a leccarla, Gwenn si ritrovò in ginocchio dinanzi alla statua con il membro profondamente conficcato nella gola senza comprendere cosa l’avesse spinta a compiere tale azione. Era, però, bellissimo sentire nuovamente un uomo in gola; Gwenn si ritrovò ad immaginare un amplesso con quella statua, da troppo tempo sentiva la carenza di qualcosa nel ventre e i giochi manuali dell’amica non riuscivano a colmare il vuoto. Non ritenne nemmeno per un istante di compiere un atto sacrilego, qualcosa le diceva che quella statua era stata scolpita proprio per quel motivo. Il problema era dato dalla posizione e dall’angolazione del membro: perfetta per un rapporto orale ma risultava difficile calarcisi sopra per farsi penetrare.
In preda ad un eccitazione sessuale sempre più forte, Gwenn tornò sui suoi passi e, dalla radura principale, scelse un altro sentiero sicura di trovare una diversa statua del dio. Non rimase delusa: al fondo del viottolo un’altra radura circondava la figura di Dwyn inginocchiata dinanzi ad un basamento dello stesso materiale e rappresentata nell’atto di spingere innanzi il membro eretto. Gwenn prese le misure e comprese che se si fosse posta dinanzi a lui carponi poteva agevolmente farsi penetrare dall’immagine del dio. Ora quel luogo svelava alla novizia il suo vero significato, era lì che le adepte s’univano con il loro dio carnalmente. La ragazza s’avvicinò alla scultura, le girò intorno ammirandone ancora una volta la perfezione e la seduzione del materiale, poi si pose alle sue spalle e l’accarezzò a lungo facendo scorrere le mani sul busto, per cogliere i dettagli dei pettorali, prima di lasciar scendere le mani sino al membro e cingerlo con forza. L’idea di concedersi al dio in quella posizione generò, nella sua mente, una serie d’immagini in veloce svolgimento. Si vide con le natiche completamente appoggiate a lui e la schiena inarcata in preda ad un profondo godimento. Non perse tempo; si sollevò l’abito in vita quindi si posizionò dinanzi alla statua. Carponi spinse dolcemente il corpo contro il membro e scoprì di trovarlo alla giusta altezza. La forte eccitazione sessuale di cui era preda l’aveva dilatata e lubrificata a sufficienza, aprì con le mani le labbra della vagina e spinse verso la statua. Il membro litico era enorme, un dio come Dwyn non poteva accontentarsi di normali dimensioni, ma lentamente stava entrando in lei. L’eccitazione le consentì di superare il lieve dolore e la stupenda sensazione di percepire dentro di se, dopo tanto tempo, una presenza importante come quella la costrinse ad insistere sin che non comprese d’essere giunta al fondo. Ora teneva tutta la virile essenza di Dwyn nel ventre, quando ne comprese il vero significato provò una forma di paura sino allora sconosciuta. Si ritenne, improvvisamente, indegna, inadeguata, impreparata a proseguire il cammino; ma il membro di pietra stimolava i punti giusti, premeva contro la morbida carne generando un piacere sempre più intenso. Gwenn iniziò a muoversi spinta dalla necessità di seguire ed intensificare quel piacere. Ben presto, la foga di godere, le consentì di vincere l’imbarazzo e si concesse, senza più remore, al suo dio. Si muoveva lenta scorrendo tutta la lunghezza della virilità divina, ogni volta che tornava ad appoggiare i glutei contro la statua gemeva con forza per espellere, in quel modo, l’eccesso di piacere, quello che il suo cervello non era in grado di sostenere. Era bellissimo, ma non era la sua posizione preferita.
La ragazza comprese che il dio non se la sarebbe presa se avesse cercato un’altra raffigurazione che lo ritraesse in una posizione più consona alle sue attuali fantasie. Scivolò in avanti e fece uscire, a malincuore, il membro da sé. Ancora leggermente dolorante si voltò, sempre in ginocchio, verso la statua, sollevò lo sguardo al volto illuminato dal sole poi scese sino al lucido membro. La pietra era ricoperta dei suoi umori vaginali, Gwenn avvicinò il viso attirata dal profumo di sesso che emanava e allungò la lingua per saggiarne il sapore. S’aspettava di cogliere solamente il proprio, ma per una strana reazione con la pietra i suoi stessi umori avevano assunto una dominante prettamente maschile. Gwenn ingoiò ancora una volta il membro divino gustandone il piacevole aroma di maschio.
Era più che mai determinata a cercare una rappresentazione di Dwyn che lo ritraesse nella posizione, e nelle condizioni, sperate. Tornò verso la radura principale dopo essersi sistemata il vestito e qui prese il sentiero successivo. Un breve tratto di bosco ben curato la condusse alla statua del dio ritratta in ginocchiata dinanzi ad un basso altare. Il membro, forse scolpito ancora più grande del precedente, puntava verso il piano di pietra bianca superandolo di poco in altezza. Gwenn analizzò la raffigurazione, ne studiò la posizione e l’espressione del viso. I muscoli di tutto il corpo erano tesi per spingere il corpo in avanti, come se intendesse penetrare la femmina stesa sull’altare dinanzi a lui. Gwenn tornò con la memoria al suo primo incontro divino, quando s’unì a Yann nella celebrazione di Lugh. Doveva essere facile stendersi dinanzi a quella statua, far scivolare dentro di sé il membro per poi muovere abilmente il bacino sino all’esplosione del piacere. S’immaginò in quella situazione mentre camminava intorno alla scultura, il piacere tornò ad affacciarsi alla sua mente, ma non era ancora ciò che cercava. Si ripromise di tornare in seguito per omaggiare il dio anche in quella parte del tempio.
Tornò ancora nella radura principale e prese il sentiero a fianco. Nella radura in fondo a questo trovò, finalmente, la rappresentazione di Dwyn sdraiato, con il bacino leggermente sollevato ed il membro eretto leggermente inclinato in avanti rispetto alla perfetta verticale. Chi aveva scolpito quelle statue conosceva alla perfezione il corpo femminile, forse erano state proprio le prime sacerdotesse ad imprimere nella pietra il simbolo della loro passione carnale. Gwenn era sempre più eccitata, la scoperta di ciò che realmente cercava rischiava di farle perdere completamente il controllo. Si spogliò completamente, questa volta, quindi raggiunse la statua. Era incerta, intimidita dalle dimensioni del membro che appariva sempre più possente ogni volta che scopriva una nuova statua. La voglia che provava la spinse a montare sopra il dio, scoprì che era stato ricavato nella pietra un comodo appoggio per le ginocchia a fianco del corpo di Dwyn. Si mise in posizione e sentì il membro divino premere sulle natiche, allora si sollevò per posizionare il pube sopra il pene. Aprì le labbra della vulva con le mani e calò lentamente. Si face penetrare adattandosi alla rigida angolazione del membro di pietra, scese sin quando non lo sentì premere contro l’utero. Piena di lui cercò con la mano di valutare quando ne rimanesse ancora e si sconvolse di riuscire ad appoggiare l’intero palmo sul membro ancora fuori di lei.
‘Non riuscirò mai a prenderlo tutto!’ pensò mentre saliva per farlo scorrere nel ventre.
Gwenn non riusciva a muoversi come d’abitudine, la pietra non era mobile quanto la carne di un uomo, ma il piacere montava alla stessa maniera. Quando s’adattò a questa fissa presenza riuscì ad imbastire una serie di movimenti estremamente efficaci per lei. Tenendo le mani appoggiate sul busto saliva e scendeva cercando di far scorrere il pene contro i punti più sensibili. Godeva di un piacere intenso e ininterrotto, la consapevolezza, poi, di poter insistere quanto desiderava senza temere una perdita di controllo da parte del suo litico partner le fece superare gli ultimi vincoli.
Era prossima ad un magnifico orgasmo quando raddrizzò la schiena per sentire meglio il membro premere in avanti quando tornò a porre la mano sul pube. Voleva sentire con due dita le dimensioni di quanto teneva dentro, ora che dilatata dal piacere quasi non lo coglieva più nella sua reale interezza, ma sotto di sé trovò solamente il bacino del dio. Eccitata e gaudente era scesa a prendere completamente nel ventre quel membro che, prima, pareva impossibile.
Gwenn urlò il proprio piacere mentre in preda al delirio cavalcava sempre più velocemente la statua del dio. Nell’attimo culminante i suoi pensieri assunsero un aspetto autolesionistico, voleva sentirsi aprire dalla divinità, squartare dall’inguine al seno o perforare sino alla gola dal divino membro. Per questo salvata sopra la statua con sempre maggiore intensità sin che le ultime pulsioni di piacere si portarono via ogni forza.
La novizia crollò esausta sopra il busto divino e qui restò sin che i raggi del sole, quasi allo zenit, non la riscaldarono al punto di cottura della schiena, allora si sollevo sino ad urtare contro il membro. Gwenn apprezzò quest’ammirabile diversità tra l’immobile statua ed il corpo in carne di un uomo, la fonte del suo recente piacere era lì, sempre pronta e disponibile, se avesse desiderato un’ulteriore unione. La giovane, però, era leggermente indolenzita; sentiva un delicato bruciore ai muscoli delle gambe ed uno più intenso al basso ventre. Rinunzio, almeno per ora, ad una nuova unione con la divinità, sentiva il bisogno di bagnarsi, di lavare via dalla pelle il salato aroma del proprio sudore. Senza rivestirsi s’avviò verso lo stagno all’ingresso del labirinto e vi si tuffò. Il sole aveva riscaldato le basse acque ed era piacevole restare immerse mentre la mancanza di peso rinfrancava le membra. In quel piacevole languore la colse il pensiero che Dwyn avrebbe senza dubbio apprezzato le sue attenzioni, inoltre voleva lasciare il tempio così come l’aveva trovato. I suoi pensieri si materializzarono in alcuni contenitori in corteccia ricoverati sotto una lastra di roccia lì vicino. Era chiaro che altre, come lei, avevano sentito il dovere di dedicarsi alla cura del dio dopo il rituale amplesso. Gwenn prese un contenitore e lo riempì d’acqua, quindi tornò nel bosco, verso la radura. Raggiunta la statua di Dwyn dalla quale aveva tratto il sommo piacere la bagnò, quindi con una parte del suo vestito in morbida pelle di daino la strofino dedicando particolare attenzione ai genitali.

Il tempo trascorse senza lasciare traccia nella mente di Gwenn, quando si rese conto di non poter tornare indietro prima del buio totale decise di pernottare in quel luogo, in compagnia del suo dio. I viveri erano scarsi ma sufficienti, non si preoccupò di cercare altro cibo e dedicò le poche ore di luce all’esplorazione del piccolo tempio. Rimanevano ancora alcuni sentieri da percorrere.
Come s’aspettava le altre vie conducevano ad altrettante rappresentazioni di Dwyn nelle più disparate posizioni d’accoppiamento, sempre con il membro ben eretto e di generosissime dimensioni. Gwenn osservava interessata ogni figura lasciando la fantasia libera di sviluppare i possibili amplessi mentre s’immaginava nei dettagli lo stimolo che n’avrebbe ricavato. Il sesso si era impadronito della sua mente, ogni altro pensiero era scacciato dal ben più forte bisogno di piacere. Da quando era entrata nella prima radura si era ritrovata in uno stato di profonda eccitazione che non accennava a diminuire, nonostante l’appagamento del recente orgasmo. Tutto in quel luogo richiamava la mente al sesso, il magnifico corpo nudo del dio, il suo membro sempre eretto e disponibile, le posizioni tanto eccitanti quando realmente riprodotte. Gwenn era dentro un sogno, il suo sogno di piacere, e camminava da una radura all’altra spinta dalla curiosità di scoprire in quanti modi poteva unirsi alla divinità che adorava.
Una di queste statue, però, la spaventò ed incuriosì al contempo. Il dio era ritratto in duplice figura: una statua era stata scolpita sdraiata sopra un masso alto da terra. Il magnifico membro divino era molto più reclinato verso il basso rispetto alla rappresentazione cui s’era unita nel pomeriggio e teneva le gambe suo bordo del masso ripiegate all’altezza delle ginocchia. Da qui, dal punto di curvatura, un altro Dwyn s’innalzava eretto, in statura e sesso, in modo da porre il membro poco al di sopra dell’altro e quasi parallelo a questo. Due rappresentazioni del dio che offrivano alle adoratrici due membri di poco distanziati in modo che era impossibile scegliere quale accogliere ma costringeva a prenderli tutti e due. Gwenn non si sconvolse per la doppia penetrazione proposta dalla raffigurazione, ma per le dimensioni dei membri e per la distanza tra loro. Prendere dentro di sé quella pietra significava aprire al dio completamente il proprio corpo in un modo che nessun rapporto con uomini di carne l’avrebbe mai costretta a fare.
La ragazza s’avvicinò titubante alla duplice statua, il sole era basso sull’orizzonte e presto le cime delle colline l’avrebbero oscurato, ma rimaneva luce sufficiente per cogliere i dettagli della scultura. Dwyn era riprodotto tanto fedelmente da far apparire reali i due uomini, i giochi di luce generati dai raggi solari attraverso il fogliame mosso dalla brezza, facevano apparire mobili i muscoli tanto ben riprodotti. A Gwenn parve che le due statue respirassero a tempo con le folate di vento, apparivano vive nella sempre più insistente penombra. Queste sensazioni la convinsero che l’unione non sarebbe stata impossibile, il dio l’avrebbe aiutata. L’eccitazione tornava prepotente ed inarrestabile ad inumidire il sesso, a svuotare il ventre richiamando una presenza a colmare il doloroso vuoto. La giovane slacciò il vestito e lo lasciò cadere ai piedi prima di percorrere, come ipnotizzata, gli ultimi passi che la separavano dalle statue. Estatica si mise a cavallo del Dwyn steso, lo baciò sulle labbra, poi sporse il sedere indietro, sino ad incontrare i due membri. Cercò la posizione migliore; il primo membro era leggermente avanzato rispetto al più alto e non ebbe difficoltà ad accoglierlo. Scivolò su di esso sino a percepire il secondo contro l’ano, allora divaricò le natiche con le mani e tentò di farsi penetrare anche lì. Era in preda alla più intensa eccitazione mai provata, il dolore del roccioso pene contro l’ano non la fermava, ma per quando insistesse non riusciva ad accoglierlo. Dopo vari tentativi la frustrazione rischiava di smontare l’eccitazione, sapeva che se fosse uscita da quello stato sarebbe risultato impossibile portare a termine il duplice amplesso.

– Non sei ancora pronta a questo! ‘ disse la voce di Eonez

Gwenn tornò alla realtà, la voce dell’amica giunta da un mondo lontano la costrinse ad aprire gli occhi su quelli scolpiti del suo dio.
La ragazza si spinse in avanti e soffrì del vuoto lasciato dal pene divino.

– Da quando sei qui? ‘ domandò Gwenn
– Da sempre! ‘ ammise Eonez ‘ Sono la tua guida!
– Non ci riesco’ fa male! ‘ ammise Gwenn ‘ Hai ragione, non sono pronta a questo.
– Non puoi riuscirci da sola la prima volta, per questo sono qui!

Le parole dell’amica diedero una spinta all’eccitazione quasi del tutto scemata.

– &egrave determinante la posizione che assumi’ – disse l’amica ‘ No, non scendere, rimani li’ ti aiuterò io.

Gwenn obbedì, rimase a cavallo della statua di Dwyn adagiata su di lui mentre osservava l’amica slacciare il vestito e denudarsi.
Eonez s’avvicinò sinuosa, raggiunse Gwenn e le accarezzò dolcemente la schiena. Una serie di massaggi che partivano dalla base del collo per spingersi lentamente verso le natiche e da qui, sempre più spudorati, nella zona genitale. La giovane chiuse gli occhi, le mani dell’amica, il suo profumo la tranquillizzavano ed eccitavano al contempo. Solo quando Eonez sfiorò l’ano con le dita ebbe un sussulto. Gwenn percepì, ai limiti della coscienza, una sostanza umida e scivolosa sulla delicata pelle dell’ano ed il dito dell’amica che la spalmava dolcemente.

– Sei eccitatissima! ‘ costatò ammirata Eonez

Gwenn rispose con un lungo mugolio.
Le mani di Eonez le sollevarono dolcemente i fianchi e la spinsero contro il primo membro. Gwenn sospirò di piacere mentre lo sentiva entrare, non pensava più alle difficoltà di prima, la presenza dell’amica le donava la sicurezza necessaria.
Eonez si pose dietro alla rappresentazione eretta di Dwyn, con il seno premuto sulla schiena del dio prese i fianchi di Gwenn e la trasse a se, contro il secondo membro. Guidò l’amica facendole assumere l’angolazione ideale, le dilatò le natiche poi la incitò a spingere e, poco alla volta, vide il pene litico entrare nel suo intestino.
Gwenn era muta, quasi non respirava, ma non si lamentava. Questo indicò ad Eonez che era pronta a muoversi alla ricerca del piacere. Sempre da dietro la guidò nelle prime mosse, la spinse in avanti poi la richiamò a se, sentiva i muscoli della giovane fremere sotto i palmi delle mani, sapeva bene quale intenso piacere quell’unione poteva donare e desiderò intensamente trovarsi al suo posto. Ma doveva portare a termine quest’ultima operazione nei confronti della ragazza, lei ancora non lo sapeva ma quest’unione, o questa serie di unioni, con le statue di Dwyn segnavano il compimento del primo stadio dell’iniziazione a sacerdotessa.
Eonez attese che i movimenti dell’amica divenissero fluidi e naturali, quindi allontanò le mani da lei e restò ad osservarla mentre avanzava ed arretrava verso i genitali delle statue. Gwenn era totalmente concentrata, il viso testimoniava uno sforzo interiore sicuramente teso a cogliere ogni minimo dettaglio della doppia penetrazione. Pareva assente, distante con la mente, impegnata in chissà quali profondi pensieri; ma il suo respiro, sempre più veloce, e le violente contrazioni muscolari indicavano un intenso godimento.
Ora, Gwenn, poteva muoversi da sola, senza più alcun aiuto; Eonez si portò dinanzi a lei e s’inginocchio in modo da poterla osservare in viso. Studiò con morbosa attenzioni i lineamenti contratti dell’amica e tento, da essi, di valutare quanto intenso fosse il piacere che provava. Gwenn era bellissima, Eonez ne prese il viso tra le mani e la costrinse a sollevarlo, quindi le sussurrò:

– Fammi bere il tuo piacere ‘ e la baciò.

Le labbra della giovane, inizialmente tese, si rilassarono al contatto di quelle dell’amica, divennero morbide ed invitanti mentre si schiudevano per consentire alla lingua d’uscire alla ricerca di un contatto più intenso ed intimo. La bocca di Eonez s’aprì per accogliere l’amica, ne risucchiò la lingua e la cercò con la propria. Gwenn mise in quel bacio tutta la passione ed il piacere che provava, rapì i sensi dell’amica e le trasferì parte di ciò che provava.
Eonez faticava a tenerle dietro, Gwenn continuava a muoversi contro le due statue anche se più lentamente ora, come se volesse prolungare il piacere ed allontanare l’orgasmo. Quando, però, la lingua della ragazza si fermò Eonez comprese che era giunta al culmine. Aspirò il respiro dell’amica senza staccare le labbra mentre faceva scivolare le mani sulla sua pelle madida di sudore. Colse le intense convulsioni muscolari a stento trattenute, i regolari gemiti ed il finale sospiro prima di lasciarla ed allontanare il viso dal suo. Eccitata quanto lo era prima Gwenn, la giovane sacerdotessa aiutò l’amica a smontare dalla scomoda posizione, s’adagiò con lei sull’erba e le sostenne il capo in grembo. Le ragazze non parlarono, Gwenn si godeva i massaggi dell’altra, morbide e regolari pressioni mirate al basso ventre che prolungavano il dolce languore post orgasmico. Solo a notte fonda le due si rivestirono per tornare alla prima radura dove accesero un fuoco per scaldarsi. Qui, dopo un semplice pasto, Eonez parlò:

– La tua iniziazione &egrave terminata. ‘ disse bruscamente
– Questo era l’atto finale? ‘ domandò Gwenn
– Sì. Domani torneremo al villaggio e riceverai il marchio di Dwyn.
– A dire il vero mi sento già ‘marchiata” provo un vago dolore nel’
– Questo &egrave normale! ‘ ammise ridendo la giovane sacerdotessa, poi seria aggiunse ‘ Ora devi decidere se fermarti ancora qua o tornare al tuo villaggio.
– Se vado?
– Potrai tornare quando vuoi per proseguire i tuoi studi. Oggi sei diventata sacerdotessa di Dwyn’ ma il cammino &egrave ancora lungo.
– E’ se resto? ‘ domandò imbarazzata Gwenn
– Allora una parte di questo cammino lo percorreremo insieme. ‘ disse speranzosa Eonez

Gwenn si prese tutto il tempo necessario a rispondere poi fissò l’amica negli occhi e le domandò

– Mi accompagni a casa’ – tacque per scrutare l’espressione di Eonez ‘ Per qualche tempo, poi torniamo qua’ insieme.

Eonez sorrise esaltando la sua bellezza, poi disse:

– Anche io sento il bisogno di un uomo’ un maschio vero, in carne’ morbido ma non troppo.
– Non &egrave solo questo, ho promesso a Denez di tornare, anche se sento che non lo troverò al villaggio. Lui ama viaggiare più di quanto ami me.
– E sia, forse lo incontreremo lungo la strada’ i mezzi di Dwyn sono infiniti!
– Lo so’ li ho appena testati! ‘ disse Gwenn mentre appoggiava la fronte a quella dell’amica sorridente.

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