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Harry e Ginny – La stanza delle necessità

By 5 Febbraio 2025No Comments

Harry correva su per le scale, il libro stretto tra le mani. Il peso delle parole di Ginny, che lo aveva implorato di sbarazzarsene, risuonava ancora nella sua mente. Eppure, ogni fibra del suo corpo si ribellava a quell’idea. Il libro conteneva appunti su incantesimi potenti, oscuri, che lo avevano fatto colpire quasi a morte Malfoy. La possibilità di padroneggiare una simile magia era un richiamo troppo forte, un desiderio che gli pulsava nelle vene con la stessa intensità del sangue ribollente.
Non era solo curiosità: era la tentazione pura. Sapeva che era sbagliato, profondamente, e una parte di lui si sforzava di reprimere quei pensieri. Ma il potere nascosto tra le pagine del libro esercitava una seduzione che non riusciva a ignorare.
Dietro di lui, Ginny lo seguiva, determinata. La sua voce decisa gli risuonava ancora nelle orecchie: “Fallo sparire, Harry. Non sei quel tipo di persona.” Lo aveva promesso, più per amore che per convinzione, e quel conflitto lo tormentava. Ogni gradino che superava sembrava un passo verso una decisione irreversibile.
Le dita si serrarono sulla copertina del libro, mentre i suoi pensieri si facevano più confusi. Non sapeva se stava correndo per sfuggire ai dubbi o per aggrapparsi a quell’ultimo, pericoloso barlume di potere proibito. Ginny, pochi passi dietro di lui, continuava a inseguirlo. Anche senza vederla, Harry sentiva la sua presenza, vibrante come la luce che filtrava dalle finestre alte del castello.
Doveva liberarsi del libro di pozioni del Principe Mezzosangue, e doveva farlo oggi stesso. Nonostante la determinazione, ogni sguardo verso Ginny sembrava tirarlo in una direzione opposta. Finalmente raggiunsero il piano giusto e si fermarono, entrambi ansimanti per la corsa.
Harry si prese un istante per guardarla. L’uniforme di Grifondoro le aderiva perfettamente, la gonna accarezzava le sue gambe come una promessa non detta, e i suoi piedini – quegli stessi piedini che adorava baciare, leccare, venerare – erano nascosti nelle scarpe che facevano sembrare ogni suo passo più deciso. Ginny lo fissava, il respiro spezzato dalla corsa, e sorrise quando notò il modo in cui lui la stava guardando, con occhi che parlavano di tutto fuorché di libri o missioni.
Harry si scosse, cercando di ignorare il calore che gli montava dentro. Si voltò verso la parete vuota e camminò avanti e indietro per tre volte, concentrandosi. “Ho bisogno di un posto per nascondere qualcosa,” pensò, ripetendo l’intenzione come un mantra. La parete si mosse, e una porta si materializzò davanti a loro. Il cuore gli batteva all’impazzata, ma non sapeva se per l’ansia o per Ginny, così vicina da sentire il profumo dei suoi capelli.
Senza parole, i due varcarono la soglia. La stanza era vasta e silenziosa, ma l’energia che si portavano dietro sembrava riempirla immediatamente. Il cuore di Harry accelerò ancora di più, e non era certo che fosse solo per il libro che stringeva tra le mani.
Una volta dentro, Ginny si avvicinò a Harry e, con un sorriso malizioso, gli strappò il libro dalle mani. “Dobbiamo nascondere il libro dal Principe Mezzosangue, dove nessuno lo troverà mai, compreso te… Va bene, chiudi gli occhi,” ordinò, con un tono che non lasciava spazio a repliche. “Così non sarai tentato. Chiudi gli occhi….”
Harry obbedì, anche se a malincuore, lasciando che il buio dietro le palpebre accendesse i suoi pensieri. Sentì Ginny allontanarsi, i suoi passi leggeri che risuonavano nella stanza, mentre lei cercava il posto perfetto per nascondere quel libro maledetto. Ma ogni suono sembrava amplificare la sua presenza, ogni movimento era come un richiamo per la sua mente ormai persa in lei.
Con gli occhi chiusi, non poté evitare che i suoi pensieri scivolassero sul suo corpo. Le gambe, così snelle e forti, che la gonna lasciava intravedere con maliziosa discrezione. Il seno piccolo, perfettamente proporzionato, con quei capezzoli sempre tesi che sembravano sfidare il tessuto della camicia dell’uniforme. E quel sorriso – diavolo, quel sorriso – che aveva fatto ribollire il suo sangue solo pochi istanti prima.
Ginny era un incendio vivo, una fiamma che sembrava non volersi spegnere mai. Ogni giorno era più vogliosa, più sfacciata, più insaziabile. Di recente, durante una notte bollente, Harry si era ritrovato con il viso affondato tra le sue cosce, la lingua che scivolava lenta sulla sua fica, adornata da morbidi peli rossi che accentuavano il suo sapore unico. Lei lo aveva guardato dall’alto, il viso arrossato dal piacere, e con un sussurro rauco gli aveva chiesto di infilare le dita nel suo buchino dietro. Una richiesta che gli aveva fatto tremare le mani per l’eccitazione.
Non si era fatto pregare. Le sue dita erano scivolate audaci dove Ginny non aveva mai permesso prima, strappandole gemiti che risuonavano nella stanza come musica. Ogni movimento, ogni carezza, ogni invasione erano un trionfo, un potere che lo faceva sentire invincibile.
Ma Ginny non si fermava. Ultimamente il suo desiderio si era trasformato in una febbre irrefrenabile. Voleva farlo ovunque. In biblioteca, con i libri a fare da silenziosi testimoni mentre si chinava tra gli scaffali, le sue mutandine tirate via in fretta, quasi strappate. Nei bagni comuni, dove le sue mani afferravano il lavandino mentre lui la prendeva da dietro, cercando di soffocare i loro gemiti per non farsi scoprire. E nel bagno dei prefetti, sotto il getto caldo dell’acqua, dove Ginny gli si era offerta apertamente, cavalcandolo incurante della presenza eterea di Mirtilla Malcontenta, che galleggiava lì vicino con occhi curiosi ed eccitati.
Harry non poteva credere alla trasformazione di Ginny. Era diventata un vulcano, un’esplosione continua di desiderio. Pensò, con un ghigno soddisfatto, che forse non gli servivano incantesimi oscuri per dominare altre ragazze, come aveva imparato su quel libro. Non gli serviva nulla. Ginny era tutto ciò di cui aveva bisogno: una troietta insaziabile, assetata di piacere, pronta a esplorare ogni sua fantasia, ovunque e in qualunque momento.
Harry sentì i passi di Ginny avvicinarsi di nuovo. Poi, dei suoni indefiniti – forse un fruscio, un leggero tonfo, o il tintinnio di qualcosa che non riusciva a identificare. Rimase immobile, la tensione nel suo corpo ormai un misto di eccitazione e attesa febbrile. Il respiro gli si bloccò in gola quando sentì le sue labbra morbide sfiorargli la bocca, un bacio delicato e carico di promesse, seguito da un sussurro che gli fece vibrare l’anima.
“Anche questo può restare quassù, se vuoi…”
Harry non osò muoversi, gli occhi ancora chiusi, il cuore che batteva con forza dolorosa nel petto. L’attesa era insopportabile, quasi una tortura, poi udì un fruscio. Qualcosa stava accadendo, ma non sapeva cosa. Quando finalmente aprì gli occhi, Ginny non era più davanti a lui. Si voltò di scatto, il corpo in allerta, e la vide.
Seduta sopra un lungo tavolo di mogano, Ginny era un’immagine di pura lussuria. Nuda, a parte le calze scure e le scarpe lucide che rendevano ogni dettaglio del suo corpo ancora più provocante. La posa era studiata per sedurlo: una gamba penzolava pigramente dal bordo del tavolo, mentre l’altra era piegata, esponendo la sua intimità senza vergogna. La fica, incorniciata da una striscia sottile di morbido pelo rosso sul monte di Venere, catturava immediatamente il suo sguardo. Era diversa, più curata, più sfacciata.
Ginny lo guardava, gli occhi ardenti di desiderio, un sorriso malizioso che prometteva molto più di quanto le parole avrebbero mai potuto dire. Con una lentezza esasperante, lasciò che le dita scorressero sulle grandi labbra, accarezzandosi con una sensualità che sembrava quasi innaturale. “Ti piace?”, chiese con una voce bassa e roca, mentre continuava a sorridere, una dea del piacere consapevole del suo potere.
Harry rimase senza fiato, incapace di distogliere lo sguardo. Il mondo intorno sembrava dissolversi, lasciando spazio solo a lei, al suo corpo perfetto e alla promessa di ciò che sarebbe potuto accadere in quella stanza.
Harry la stava divorando, ogni leccata e ogni suzione erano una dichiarazione di possesso e adorazione. Ginny si muoveva sotto di lui, i gemiti sempre più audaci mentre il piacere le percorreva il corpo. Harry spostò lentamente una mano lungo la sua gamba liscia, il tocco deciso ma pieno di delicatezza, fino a raggiungere la curva morbida della natica. Da lì, scese ancora, raccogliendo con un dito la saliva che scivolava tra le sue pieghe, per poi iniziare a spalmarla piano sul suo buchino.
Ginny si inarcò leggermente, emettendo un gemito profondo, la voce che tremava di eccitazione. “Sì… fallo,” lo incitò, il desiderio evidente nelle sue parole. Harry non si fece pregare. Con un movimento lento e controllato, spinse il suo indice contro l’apertura, lasciando che il dito scivolasse dentro di lei con una dolcezza calcolata, dando tempo al suo corpo di abituarsi a quella nuova sensazione.
La sua mano rimase ferma per un istante, lasciando che Ginny lo sentisse bene, in profondità. Poi, iniziò a muoverlo piano, un movimento lento e ipnotico che la fece gemere con più intensità. Sfilò il dito fino quasi a uscire del tutto, per poi affondare nuovamente, questa volta con un ritmo più deciso. Ogni spinta era una scintilla che accendeva il fuoco in Ginny, i suoi gemiti che si trasformavano in gridolini sempre più audaci.
Harry aumentò il ritmo, penetrandola sempre più velocemente, come se fosse il suo cazzo a spingerle contro. Le mani di Ginny si aggrapparono al tavolo mentre il suo corpo rispondeva con movimenti involontari, le sue parole si trasformarono in richieste disperate. “Di più… spingi di più…”
Quando finalmente chiese, con voce tremante e carica di lussuria, “Due dita… voglio due dita…”, Harry non poté fare a meno di sorridere, soddisfatto dal modo in cui lei si arrendeva completamente al piacere. Con la stessa lentezza di prima, unì il medio all’indice e lo spinse dentro di lei, lasciando che il suo corpo si adattasse alla nuova invasione. Ginny emise un lungo gemito che si spezzò in respiri ansimanti, il suo corpo che tremava leggermente mentre lui iniziava a muoversi, spingendo sempre più a fondo.
Harry non smise un attimo di giocare con la lingua sul clitoride, modulando i movimenti con una precisione quasi crudele. Nel frattempo, aumentava lentamente il ritmo delle dita che spingevano dentro il culetto di Ginny, aprendola sempre di più. Lei lo implorava, con la voce spezzata dal piacere, di continuare, di non fermarsi per nessuna ragione al mondo. Ogni suo gemito, ogni supplica, lo spingeva a darle di più, ad andare più a fondo.
Quando le spinte con due dita si fecero più decise, quasi feroci, Ginny gridò di colpo, il viso teso in un’espressione di estasi pura. “Sto venendo! Oh, sì!”, urlò, il corpo che si inarcava mentre l’orgasmo la travolgeva come un’onda impetuosa. Harry non si fermò, succhiando voracemente ogni goccia dei suoi umori, il sapore del suo piacere che lo inebriava. Sentiva i muscoli stretti del suo culo contrarsi intorno alle sue dita, stringendolo come una morsa calda e pulsante.
Con delicatezza, rallentò il movimento, ma non tolse le dita, lasciandole il tempo di riprendersi. Ginny ansimava, il corpo tremante, ma gradualmente il suo respiro tornò regolare e i muscoli si rilassarono. Quando vide che era pronta, Harry inclinò la testa e fece colare un filo di saliva sulle sue dita, lasciandola scivolare fino al punto in cui erano affondate. Lentamente, con una pazienza quasi sadica, aggiunse l’anulare, spingendo con attenzione mentre sentiva Ginny tendersi.
Lei sollevò la testa, il viso arrossato, lo sguardo annebbiato di lussuria. “Oh, mio Dio…”, mormorò, la voce rotta da un gemito quando le tre dita entrarono completamente. “Mi piace… Oh, Harry, quanto mi piace… Mi sento così aperta… così troia,” confessò con un filo di voce, lasciandosi andare a un altro grido di piacere che riempì la stanza.
Quelle parole accesero ancora di più Harry, che sorrise soddisfatto mentre iniziava a muovere le tre dita dentro di lei, spingendole a fondo, aprendo il suo culetto sempre di più. La sua lingua tornò a leccarle la fica, insistendo sul clitoride, mescolando il sapore dei suoi umori con la sensazione di dominio che lo faceva sentire invincibile.
Poi aumentò il ritmo delle dita, spingendole a fondo nel suo culetto ormai completamente aperto, ogni movimento più deciso, ogni spinta più feroce. Ginny gemette con voce spezzata, il respiro affannoso e il corpo che tremava sotto di lui. Con un tono basso e roco, le chiese, “Ti senti troia eh? Quanto ti senti troia, Ginny?”. Lei, con un filo di voce tra un gemito e l’altro, rispose. Le sue parole, rotte dall’orgasmo che sembrava sempre più vicino, erano pura benzina sul fuoco che bruciava dentro di lui. “Mi sento una gran troia, Harry…”, Poi, dopo un attimo di silenzio carico, sollevò lo sguardo su di lui, gli occhi pieni di lussuria, e con un sorriso provocante sussurrò, “e voglio che mi scopi il culo con quel cazzo stupendo…”
Harry si fermò un istante, il corpo in tensione mentre la fissava. “Sei proprio una puttana, Ginny,” le disse, con un tono duro e rauco che la fece gemere ancora. “E ti darò esattamente quello che ti meriti.” Lei sorrise, il viso un miscuglio di malizia e abbandono, e obbedì senza esitazione quando lui le ordinò, “Ora tienilo ben aperto per me…”
Quando sfilò le dita, Ginny non perse un attimo. Con una mossa rapida, infilò le sue dita al loro posto, continuando a dilatare il suo culetto con movimenti decisi, le labbra che si piegavano in un sorriso soddisfatto. Intanto, Harry si sfilava i pantaloni e li faceva scivolare giù insieme ai boxer. Il suo cazzo si liberò, duro e pulsante, la punta già bagnata e pronta.
Ginny abbassò lo sguardo e lo vide, mordendosi il labbro inferiore mentre muoveva ancora le dita dentro di sé. “Dio quanto lo voglio,” mormorò, il tono pieno di desiderio, il respiro che si faceva più corto. “Voglio sentirlo tutto dentro, Harry… fino in fondo…” Le sue parole lo fecero esplodere. Harry si avvicinò, afferrandola per le cosce con forza, posizionandosi mentre il suo sguardo non lasciava il suo. Ginny si aprì ancora di più, il suo corpo pronto ad accoglierlo, il sorriso sfacciato sul volto mentre si preparava a essere completamente sua. “Fottimi,” lo incitò. “Fallo adesso…”
Ginny tolse lentamente le dita, emettendo un gemito quando sentì il vuoto lasciato dal loro abbandono. Ma quel vuoto durò solo un istante: Harry si posizionò subito, la cappella del suo cazzo che sfiorava il buchino ancora teso, il calore della sua pelle contro il suo. Con un respiro profondo, iniziò a spingere piano, centimentro dopo centimentro, ascoltando ogni ansimo di Ginny, ogni movimento del suo corpo.
Ogni spinta era misurata, lenta e attenta. Entrava un po’, si fermava, e aspettava che il suo respiro si uniformasse, che il suo corpo accettasse l’invasione. Ginny stringeva i pugni, il viso arrossato, i gemiti che uscivano ininterrotti dalla sua bocca, un misto di piacere e lieve tensione. Nonostante la voglia folle di essere scopata nel culo, il suo corpo stava ancora imparando a riceverlo, e Harry sapeva che doveva andare piano.
Continuò con pazienza, spingendo sempre un po’ di più, finché, con un movimento deciso, fu completamente dentro di lei. Ginny emise un lungo gemito, i suoi occhi che incontrarono i suoi, pieni di un misto di sorpresa e piacere. Il suo sguardo sognante, quasi incredulo, era una conferma che stava vivendo qualcosa di nuovo e travolgente. Harry rimase immobile per un attimo, sentendo i muscoli del suo culetto stringerlo con forza, il calore che lo avvolgeva come un guanto perfetto.
Poi iniziò a muoversi. Piano, un millimetro alla volta, spingendo e ritraendosi con movimenti lenti, ma sempre più profondi. Ogni spinta amplificava il piacere, il corpo di Ginny si adattava, rispondendo ai suoi movimenti con gemiti sempre più intensi. “Oh, Harry…”, mormorava tra un ansimo e l’altro, mentre lui trovava il ritmo perfetto, penetrandola con dolcezza ma con una crescente intensità.
Ginny gemeva senza sosta, le mani che si aggrappavano al bordo del tavolo, i capelli che le ricadevano disordinati sulle spalle. Ogni spinta era una nuova esplosione di piacere, il suo corpo che si apriva completamente a lui, accogliendolo senza riserve. “Sì… così… non fermarti,” sussurrò, i suoi gemiti che riempivano la stanza e alimentavano il desiderio insaziabile di Harry.
Harry aumentò il ritmo, ogni spinta più decisa, più profonda, mentre il corpo di Ginny si adattava sempre di più alla sua invasione. Ora non la stava più solo penetrando: la stava scopando, con una foga crescente che lo consumava. Ma Ginny non era soddisfatta, non ancora. La sua voce, ormai rotta dal piacere, si fece più audace, più sporca.
“Fottimi, cazzo! Aprimi il culo come una vera troia! Non fermarti, cazzo, lo voglio sentire tutto!”
Quelle parole furono come benzina sul fuoco per Harry. Preso dalla foga, rispose con lo stesso tono animalesco, “Sei proprio una puttana, Ginny… una puttana con il culo aperto!”. Ogni parola era accompagnata da una spinta più forte, il suono della pelle che sbatteva contro di lei riempiva la stanza, un ritmo primordiale che li univa.
Ginny urlava di piacere, il corpo che tremava sotto di lui. Sentiva il cazzo di Harry dentro di sé, che la riempiva e la apriva come mai avrebbe immaginato, e ogni spinta sembrava avvicinarla sempre di più al limite. Ma Harry voleva di più: voleva vederla perdere completamente il controllo. “Mastùrbati, Ginny,” le ordinò con voce roca, il suo sguardo fisso su di lei. “Voglio vederti venire mentre ti sfondo il culo.”
Gli occhi di Ginny, velati dal piacere, si alzarono verso di lui, pieni di sottomissione e desiderio. Con una mano ancora aggrappata al tavolo per mantenere l’equilibrio, l’altra scese tra le sue gambe, cercando febbrilmente il clitoride gonfio e sensibile. Quando le dita iniziarono a muoversi, fu un’esplosione. Ginny si sfregava con foga, quasi volesse consumarsi, ogni movimento rapido e intenso, come se cercasse di limare quel punto che le stava regalando un piacere insostenibile.
Harry non rallentò. Le sue spinte diventavano sempre più profonde, sempre più selvagge, ogni muscolo del suo corpo che lavorava per portarla al culmine. Ginny gemeva, gridava, il corpo scosso da brividi mentre si sfregava con sempre maggiore furia, i suoi gemiti che si trasformavano in grida incontrollate. “Sto per venire!”, urlò, il suo corpo che si inarcava mentre si preparava a esplodere in un orgasmo che li avrebbe travolti entrambi.
Ginny tremò violentemente, il corpo attraversato da spasmi incontrollabili, gli occhi spalancati e il respiro che si spezzava in gemiti rauchi. Poi, con tutto il fiato che aveva in gola, urlò il suo orgasmo, un grido di puro abbandono che risuonò nella stanza. Era un piacere così intenso, così devastante, che sembrava consumarla. Il suo culetto si contrasse con forza intorno al cazzo di Harry, stringendolo in una morsa calda e pulsante che lo fece fremere di eccitazione. Quel piacere doloroso lo fece impazzire ancora di più, e sentì il suo stesso orgasmo salire, inarrestabile.
Ansimando e divorato dalla voglia, Harry continuò a spingerle dentro, selvaggio e animalesco, finché non fu sul punto di esplodere. “Cazzo… vengo…” le sussurrò con un tono carico di foga. Ma non era ancora finita. Con uno scatto, uscì dal suo culo, lasciandola ansimante e vulnerabile, ancora persa nei tremiti del suo orgasmo.
Ginny, ancora stordita dal piacere, capì immediatamente, scattando in basso senza esitazione. Gli occhi erano velati, il viso arrossato, e si sistemò davanti a lui, le mani sulle cosce per mantenere l’equilibrio, guardandolo con un misto di sottomissione e aspettativa.
Harry afferrò la sua testa con entrambe le mani, tirandola verso di sé. Ginny esitò un attimo, un brivido le percorse la schiena. L’idea di prenderlo in bocca così, appena uscito dal suo culo, era perversa, sporca, quasi inimmaginabile. Ma proprio quella perversione la eccitava in un modo che non poteva controllare. Aprì lentamente la bocca, il respiro spezzato, e si lasciò andare.
Il primo schizzo di sborra densa e bollente le colpì la lingua, e Ginny gemette, chiudendo le labbra intorno al cazzo mentre Harry continuava a riempirle la bocca. “Si cazzo… è tutto tuo…, troia,” disse con voce roca, e lei senza esitazione, accolse ogni fiotto, ogni goccia del suo piacere. Lo succhiava avidamente, la lingua che si muoveva intorno alla cappella, assaporando il gusto forte e salato del suo sperma e del suo stesso culo.
Non si fermò, continuò a succhiarlo anche quando lui aveva finito, il cazzo ancora teso e sensibile. Ginny si guardò intorno, la bocca sporca di sperma che colava lungo il mento, un filo denso che scivolava sulla sua pelle pallida. “Brava troietta,” mormorò Harry, guardandola con uno sguardo soddisfatto, mentre con un dito raccoglieva una goccia di sperma dal suo mento e gliela spingeva sulle labbra. “Così da brava…” Ginny, con un sorriso perverso, aprì la bocca e lo accolse di nuovo, succhiandosi il dito come se non ne avesse mai abbastanza. “Dio quanto mi hai fatto godere…” sussurrò con voce spezzata, pronta a fare tutto quello che lui volesse.
Harry la guardò, il respiro ancora affannato, e con un sorriso compiaciuto le disse, “Sei stata bravissima, Ginny.” Lei si alzò lentamente in piedi, il corpo ancora tremante per l’intensità di quello che avevano appena condiviso. “Non ho mai goduto così tanto,” rispose, fissandolo con uno sguardo ardente. Poi, con un sorriso malizioso, aggiunse, “E succhiarti il cazzo così… mi ha fatta sentire una vera troia.”
Harry sorrise divertito, avvicinandosi a lei e accarezzandole il viso. “Perché lo sei,” rispose con un tono deciso ma pieno di dolcezza, “ed è per questo che ti amo.” Ginny, con gli occhi che brillavano di una luce perversa, rispose senza esitazione, “Ti amo anch’io, Harry.” Poi, mordendosi il labbro, aggiunse, “E voglio che mi usi. Sempre. Ovunque. Sarò la tua troia, da oggi e per sempre.”
Quelle parole lo colpirono dritto al cuore e al desiderio, e senza pensarci oltre la attirò a sé, le loro bocche che si unirono in un bacio carico di passione. Il sapore del piacere di Harry era ancora lì, un promemoria vivido di quello che avevano appena vissuto. Le loro lingue si intrecciarono, e Ginny si aggrappò a lui come se volesse prolungare quel momento per sempre.
Dopo qualche istante, si separarono, i loro corpi ancora caldi ma ormai consapevoli che era tempo di andare. Lentamente, iniziarono a rivestirsi, ogni movimento ancora intriso della tensione di quello che avevano fatto. Quando furono pronti, Harry la guardò, il sorriso di prima che si trasformava in un’espressione più seria ma carica di desiderio. “Non voglio che tutto questo rimanga solo qui dentro, Ginny,” disse, indicando la stanza. “Voglio che tu sia così anche fuori.”
Ginny lo fissò con uno sguardo che era puro peccato, un sorriso malizioso che rivelava tutta la sua determinazione. “Ora che so quanto posso godere a essere la tua troietta,” rispose, “puoi contare su di me. Te l’ho detto… per te lo sarò ovunque, Harry. In ogni momento.”
Si baciarono ancora una volta, un bacio lungo e profondo che sigillò la loro intesa. Poi, senza dire altro, uscirono dalla stanza prendendo strade diverse, consapevoli che ciò che avevano iniziato non si sarebbe fermato lì. Ginny camminava con un sorriso complice, sapendo che da quel momento, tutto sarebbe cambiato. E Harry, osservandola da lontano, si sentì più legato a lei che mai.

Questa fanfiction di Harry Potter è un’opera di fantasia creata esclusivamente per scopi di intrattenimento. I personaggi, gli eventi e le situazioni descritti sono immaginari o ispirati a opere esistenti, e non sono intesi a rappresentare la realtà o persone reali. Tutti i diritti sui personaggi originali appartenenti a opere di terze parti restano di proprietà dei rispettivi creatori. L’autore non si assume responsabilità per eventuali fraintendimenti o interpretazioni del contenuto. Ogni elemento è stato scritto nel rispetto della creatività narrativa e senza intento offensivo o dannoso.

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