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HIgh Utility – Episodio 22

High Utility

Episodio 22

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Flavia non voltò il capo verso lo schiamazzo che si era sollevato alla sua destra, riconoscendo la voce di quella sciocca tettona bionda che frequentava l’amico di Luca; mosse solo gli occhi, trovando riscontro alla sua impressione. Scosse la testa, quasi più mentalmente che realmente, chiedendosi perché fosse così stupida quella ragazza.
Non si fermò ma, come da mesi due pomeriggi alla settimana, attraversò il piazzale della scuola, passando sotto una sorta di forche gaudine fatte di sguardi di disprezzo e commenti denigratori degli studenti ancora lì, cosa a cui avrebbe dovuto essere ormai abituata ma che, invece, la faceva sentire sporca, offesa. Finse di non vedere qualche ragazza che parlottava a qualche amica al suo passaggio, qualche compagno indicarla con qualche gesto non troppo velato e poi ridacchiare perché stava andando a farsi fottere da un esercito di uomini. Si sentì come se le stessero sputando addosso… Ma loro non sapevano, loro non avevano idea: il suo bisogno di sesso grezzo, di essere posseduta senza rispetto, era l’unica cosa che spegneva quel senso di inquietudine, quella fame di emozione che la consumava, che la faceva sentire come se fosse morta…
La Yamaha era ferma davanti al cancello della scuola, il motore che ronfava come un gatto impaziente, il pilota che la guardava attraverso la visiera del casco. Flavia, come mise piede sulla strada, volle fare finta di essersi lasciata alle spalle tutto il disprezzo, quasi simile ad un vento gelido che soffiasse nel piazzale della N. Sandrini; prese il casco legato al sedile, se lo mise in testa, lo legò, quindi salì in sella alla moto e si strinse a Vittorio. Nonostante quanto volesse credere, percepì ancora gli occhi dei suoi compagni puntati sulla sua schiena mentre la Yamaha fece un balzo in avanti e scomparve lungo la strada che seguiva il corso del Piave.
Quel giorno, però, raggiungere il capannone non rientrava nelle intenzioni di Flavia. Dopo che la moto ebbe fatto un paio di curve, scomparendo alla vista e all’udito di chi si trovava davanti alla scuola, abbandonò con una mano la stretta dal pilota e la usò per fare un paio di colpi sul casco di Vittorio. La moto perse velocità, accostando al marciapiede.
Vittorio sollevò la visiera, voltandosi verso quella che non vedeva l’ora di scoparsi nell’orgia di quel giorno. – Cosa c’è? – domandò, lasciando trasparire nella sua voce una nota di irritazione per quello che sembrava un ritardo.
Ma quello non sarebbe stato un ritardo, sapeva la ragazza. Sollevò a sua volta la visiera, raccontando la scusa che aveva preparato quella stessa mattina. – Scusa, Vittorio, ma mi sono ricordata che oggi pomeriggio ho un appuntamento con il dentista… – disse, rendendosi conto che la storiella non stava in piedi. Sorrise, nascondendo l’imbarazzo. – Sai, ho talmente voglia di fare sesso con voi che mi è passato di mente che devo…
Il ragazzo sembrò nascondere la sua delusione con uno sguardo tagliente. – D’accordo. Ti lascio da qualche parte o…
– Eh… no. Vado… vado a piedi – rispose la rossa, scoprendosi una bugiarda incapace di trattenere l’agitazione. – Caregan non è così grande da… mi fermerò a mangiare lungo la strada e…
Vittorio annuì, annoiato. – Ricordati di lavarti i denti, prima di presentarti dal dentista – le raccomandò con un tono piatto. Non rimase un istante oltre, dopo che la ragazza ebbe riallacciato il suo casco al solito lato del manubrio.
Flavia prima osservò la moto allontanarsi con un rombo, poi udì dissolversi anche il suono tra gli edifici della periferia di Caregan. Si sistemò meglio la cartella sulle spalle e si avviò lungo la strada, in direzione della biblioteca, dove aveva intenzione di passare qualche ora, prima di tornare a casa. Non poté fare a meno di chiedersi se avrebbe ancora visto il resto dei ragazzi e delle ragazze delle orge nel capannone… Chissà come l’avrebbero presa Vittorio, Alena e gli altri…

****

Quando la porta dell’appartamento di Samantha si aprì, la donna scoprì Luca, appoggiato allo stipite dell’uscio, sorridente. Aveva in mano una singola rosa, una parte del lungo fusto protetta da carta stagnola mentre il ragazzo muoveva un dito sui petali, accarezzandoli e discostandoli appena, in un movimento elusivo che stava scaldando lui stesso e che contava avrebbe avuto il medesimo effetto anche sulla sua amante.
– Ciao, Sam – disse, con la voce calda tipica dell’eccitazione, accarezzando per l’ultima volta i petali centrali del fiore, poi lo porse alla donna. – L’ho sentita dire di essere la cosa più bella al mondo, e allora ho deciso di farle vedere cos’è davvero meraviglioso.
Luca si era aspettato un moto di gratitudine da parte della donna, ma quella si portò una mano alla bocca, come a nascondere anche i due singulti che le sfuggirono, mentre gli occhi scintillarono nella commozione. Prese il fiore con due dita con una delicatezza che forse solo un oggetto sacro avrebbe meritato, poi lo avvicinò al viso e del suo aroma si riempì le narici, producendo un sibilo che lasciava comprendere che quella rosa l’aveva colpita al cuore.
– Grazie, Luca – disse, e sembrava prossima al pianto. Prese una mano del ragazzo e lo trascinò letteralmente nell’appartamento, dimostrando un’impazienza che, da qualche tempo, Luca aveva notato nella donna e che, non poteva negarlo, accarezzava il suo ego come Sam accarezzava il suo corpo.
Iniziò a baciarlo con ancora in mano il fiore e prima che la porta finisse di chiudersi, sbattendo. La donna mise le braccia attorno al collo del ragazzo e unì le loro labbra con poco romanticismo e quello che sembrava quasi dolore. La lingua s’infilò velocemente nella bocca di Luca, cercando quella del ragazzo, che subito si fece avanti, unendosi in una danza ormai collaudata ma che restava sempre una nuova scoperta.
Luca sentì i grossi seni di Sam, morbidi e caldi, appiattirsi contro il suo petto mentre lui afferrava le chiappe marmoree della donna e la spingeva contro la sua virilità già pronta a soddisfare entrambi. Un senso di euforia cominciò a crescere nella sua mente, il profumo della pelle di lei e del suo sesso che si stava già bagnando di desiderio a stordirlo e a fargli desiderare quella dea come mai. Avrebbe voluto far scivolare una mano nelle mutandine, coccolare il suo bocciolo e giocare con i suoi petali prima di penetrare in lei e darle il primo orgasmo con un paio di falangi, ma Sam sembrava non volesse più staccarsi da lui di un solo millimetro, baciarlo fino a quando fossero crollati entrambi sfiniti.
La donna esplorò la sua bocca, sebbene ormai, dopo il tempo che avevano passato come amanti, doveva conoscerne ogni singolo angolo dei denti, del palato e della lingua, con una voracità che, in passato, avrebbe spaventato il ragazzo, ma in quel momento adorò. La sua amante aveva spesso baciato con trasporto, ma in quel momento sembrava che non si fossero visti per anni e ne avesse sofferto la sua mancanza. O fosse l’ultima volta che avrebbero potuto amarsi.
Solo dopo diversi, lunghi minuti, la donna non apparve tanto soddisfatta quanto desiderosa di proseguire con il passaggio successivo del loro rapporto. Respirava profondamente, quasi avesse baciato tutto quel tempo in apnea ma non avesse voluto interromperlo nemmeno per un momento.
– Wow, Sam… – commentò Luca, soddisfatto e lusingato, – come mai tutta questa passione, oggi?
La donna non rispose al sorriso del ragazzo con un altro ma sembrò quasi dispiaciuta. – Metto un attimo questo fiore nell’acqua… è così… – non terminò la frase perché quello che sembrava un nodo alla gola le spense le parole. Gli occhi le luccicavano, ma non sembrava quello scintillio provocato dalla felicità.
Luca non volle indagare, anche se una punta di preoccupazione affiorò sul fondo del suo cuore. Guardò la donna entrare in cucina, prendere un vaso di cristallo, riempirlo di acqua al lavello e, dopo aver tolto la stagnola dal gambo, vi immerse la rosa. La fissò per un istante, poi ne baciò la corolla.
Sam sollevò gli occhi dal fiore verso Luca. Piangeva. – Grazie, Luca, è stato magnifico – disse, trattenendo a stento la commozione.
Questa volta il ragazzo non riuscì a trattenersi e fece un passo verso la sua amante ma, quando fu sul punto di chiederle cosa stesse succedendo, cosa le causasse tutto quel dolore, due braccia lo cinsero all’addome, facendolo sussultare. Una testa si appoggiò sulla sua spalla destra.
– Devo lasciarti, – spiegò Sam, le parole rotte dall’emozione che scendeva lungo le sue gote, – lei ti merita più di me…
In quel momento, se Luca non fosse stato contemporaneamente eccitato, sconvolto e confuso, non avrebbe avuto problemi a comprendere di chi stesse parlando la donna, ma gli bastò comunque girare il volto verso la voce per comprenderlo. Sarebbe stato facile, in realtà.
– Ciao, Luca… – sussurrò il volto sorridente di Flavia, un attimo prima di dimostrare che, sebbene non avesse la tecnica della madre, sapeva baciare molto bene anche lei. Non si fermò molto a studiare le sue labbra, ma, al pari di Sam, la sua lingua scivolò nella bocca del ragazzo e, quantunque con meno aggressività, cominciò a scivolare su quella di Luca, invitandola ad un duello simile a quello tra due fioretti. Una mano scivolò giù lungo il costato, arrivando al cavallo dei pantaloni e afferrando il cazzo in erezione e che stava soffrendo nelle mutande divenute una gabbia troppo stretta. Luca lo sentì diventare ancora più duro e lungo, dolorosamente più duro e lungo.
Flavia rimase quasi più a lungo di sua madre nella bocca di Luca, per la gratificazione di entrambi, poi scivolò fuori succhiando il labbro inferiore del ragazzo. Lo osservò soddisfatta, sorridendo. Con voce bassa gli chiese: – Vuoi venire con me?
Se non fossero bastate le somiglianze fisiche e comportamentali tra Flavia e Samantha per dimostrare che erano figlia e madre, la tendenza all’uso del doppio senso sessuale avrebbe tolto ogni dubbio a chiunque.
Solo in quel momento Luca si accorse che la ragazza era completamente nuda, senza nemmeno l’intimo. Era identica a sua madre, sebbene forse un paio di dita più bassa e con un seno dolorosamente più piccolo, che il ragazzo cercò di non fissare. Per lo meno, non subito. Era molto magra, al punto tale che, dove Sam aveva muscoli da palestra, nella figlia si potevano indovinare le costole. La vita era leggermente più stretta e il sedere meno voluminoso… ma ‘fanculo, era la ragazza di cui Luca era fottutamente innamorato, e lui non riusciva a credere di averla davanti a sé, proponendosi di fare l’amore con lui.
– Sì… – rispose lui, – ma voglio essere io a far venire te.
– Faremo a turni, non preoccuparti – ribatté lei, passando un dito sui bottoni della camicia. Poi gli fece un segno con la testa per seguirlo.
Lui le corse dietro, ma solo dopo aver lanciato un’occhiata verso la cucina e aver scoperto che Sam e il fiore erano scomparsi.

Continua…

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