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High Utility – Episodio 26 di 55

High Utility

Episodio 26

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Quando uscì dalla sua aula scolastica, alla fine dell’ultima ora di scuola, Flavia trovò davanti alla porta, appoggiato alla colonna tra due finestre che davano sul centro di Caregan, Luca sorridente che la stava aspettando. La ragazza, all’improvviso, provò un senso di gioia che non si era aspettata: per la prima volta in tutta la sua vita, qualcuno la stava attendendo per accompagnarla a casa invece di andarci da solo, con i suoi compagni che la guardavano come se fosse stata un’impestata. Dovette trattenere le lacrime mentre chiudeva la distanza che la separava dal ragazzo, si sollevava appena sulla punta dei piedi e, indifferente agli sguardi di chiunque ci fosse nel corridoio, appoggiava un bacio sulle labbra di Luca, che si aprirono in un’espressione di gioia.
– È stata una giornata pesante, bimba? – domandò lui, sfilandole lo zaino dalle spalle e caricandoselo assieme al proprio.
– Adesso non ha più importanza il resto della giornata – rispose lei, cercando la mano destra di Luca e stringendola.
– Vieni, – la invitò il ragazzo, avviandosi in direzione delle scale, – voglio presentarti ai miei amici.
Ebbe un sussulto al cuore all’idea di conoscere gli amici di Luca, i ragazzi che vedeva sempre con lui mentre attraversava il piazzale per andare a… Flavia si scoprì incapace di pensare a sé stessa che si dirigeva alle orge, a farsi fottere da quei quattro pervertiti e con quelle due squallide ragazze… come aveva fatto a comportarsi in quel modo, e soprattutto a non aver accettato Luca due anni prima, insultandolo invece di saltare tra le sue braccia?
– Pensi che mi accetteranno?
– Che sciocchina che sei… – rispose lui, divertito. – Chi può non amarti?
Flavia, accompagnata da Luca, trovò Alessio e Giada nello stesso angolo in cui li vedeva solitamente. Il ragazzo sollevò lo sguardo, decisamente scontento, ma quando li scorse superare l’ultimo capannello di studenti il suo volto si aprì in un sorriso che sorprese la rossa, incredula che qualcuno potesse essere così felice di vedere qualcun altro che non fosse un suo parente o qualcuno che si portasse a letto.
Conosceva Alessio di vista e per il fatto che stesse con quella sorta di reginetta di bellezza di Giada. Non era particolarmente bello, non troppo alto e tarchiato, forse qualche chilo di troppo. Aveva dei capelli neri tagliati corti, e occhi scuri: non esattamente il suo tipo. Però aveva un qualcosa nella sua personalità, nel suo modo di atteggiarsi che subito le piacque, come un comico che diventa in un istante più interessante di un attore famoso con un paio di battute. Dopotutto, era il migliore amico di Luca, e non poteva che essere un ragazzo interessante.
Al contempo, Giada, che aveva un’espressione di rabbia, quando la scorse scomparve dal viso, sebbene Flavia avesse l’impressione che si fosse solo nascosta sotto una maschera di cordialità falsa quanto una banconota da quattro euro. Era alta quanto lei, forse un paio di centimetri di più, capelli biondi che arrivavano fino a metà della schiena e occhi neri. Di viso non era esattamente bellissima, con degli zigomi troppo prominenti e un naso che Flavia non poté trattenersi dal definire “porcino”, mordendosi le labbra per non mettersi a ridere. Per quanto riguardava la faccia lei era decisamente meglio… Peccato per il resto, con quel seno che, per quanto non arrivasse al livello di sua madre, era di tutto rispetto: dovette fare uno sforzo per non fissarlo come il più turpe degli arrapati… Il culo, poi, era un altro punto di forza di quella stronza, che sembrava passasse le giornate, quando non si faceva sbattere da Alessio, a fare squat per renderlo ancora più muscoloso.
Lanciò un’occhiata di sbieco a Luca, chiedendosi per quale motivo passasse le giornate con una dea come quella e non ci avesse mai provato… Lei stessa ammise che, se avesse avuto un cazzo in mezzo alle gambe e non le fosse stata tanto antipatica, avrebbe provato a portarsela a letto. No, si corresse: se la sarebbe scopata anche senza un cazzo, ma l’odio a pelle che provava verso la bionda le impediva di farci sesso.
Luca le mise un braccio sulla spalla stringendola a sé quando furono a pochi passi dai due. – Alessio, Giada, voglio presentarvi Flavia.
Alessio fu molto più caloroso di Giada nell’accoglierla tra di loro. Anzi, sembrò quasi stesse vedendo un vip che da lungo tempo agognava di conoscere, ma, cosa che la stupì, non la fissò come se stesse cercando di vedere oltre i suoi abiti con la vista ai raggi x come facevano molti, o con la bramosia dei quattro delle orge. Giada, invece, la guardò come avrebbe fatto con un barbone puzzolente che le avesse chiesto la carità, pur senza volerlo fare notare, per quanto la cosa non le riuscì al meglio.
Non fu comunque una cosa molto lunga, anche perché, lei stessa lo sapeva, chiunque nella scuola la conosceva fin troppo bene, soprattutto per la sua attività pomeridiana. Improvvisamente, capì che avrebbe dimostrato ad Alessio e a Giada, oltre, ovviamente, a Luca, che lei non era solo una zoccoletta incapace di tenere le gambe chiuse.
Ma non in quell’occasione, comunque. Aveva promesso a sua madre che l’avrebbe aiutata a montare la nuova console di trasmissione che le era arrivata la sera precedente e che sembrava uscita da uno studio televisivo. Sua madre voleva fornire la migliore esperienza per i suoi spettatori paganti, ma era la figlia a permettere che tutto questo sarebbe stato possibile…
Flavia sorrise cordiale, ringraziandoli per averla accettata tra di loro. – Ma temo di dover andare a casa, adesso.
– Ti accompagno – disse Luca.
Lei gli diede una pacca sul sedere, stringendo un po’ in un gesto che non avrebbe equivocato. – Non preoccuparti, non vado persa. Ci vediamo dopo da me.
Lui annuì. – Ma Sam…
La ragazza fece un occhiolino. – Lavorerà. Deve provare un nuovo giocattolo – spiegò, comprendendo dopo un paio di secondi che questa volta avrebbe equivocato davvero, e così anche gli altri due lì accanto. – Intendo, un… una tastiera da streaming.
Notò che Giada aveva avuto un’espressione meno confusa quando aveva creduto parlasse di un vibratore o qualcosa di simile, per poi assumerne una che quasi le aveva strappato una risatina.
– Va bene, allora a dopo – rispose Luca, restituendole il bacio sulle labbra.
Flavia riprese il suo zaino e, dopo aver salutato, si avviò lungo il piazzale. Si voltò un’ultima volta per salutare di nuovo, e notò una ragazza, da una parte, che la fissava con uno sguardo sconfitto, per poi abbassarlo. Si chiese se la conosceva, e fu quasi sicura che si chiamasse… Olivia? Era una secchiona che non dava confidenza a nessuno o quasi, sempre vestita con abiti molto larghi. Dovette ammettere che non era nemmeno brutta di viso, ma, al pari di Luca prima di passare per le mani, e le gambe, di Sam, appariva davvero timida.
Quando raggiunse la strada e si avviò, la ragazza sparì dalla sua mente, soprattutto quando, fatti un centinaio di metri, il rombo di una moto che conosceva alla perfezione giunse dalle sue spalle. Si fermò, guardandosi attorno per controllare che ne Luca, Alessio e soprattutto Giada la vedessero; attese di essere raggiunta dalla moto. Si rese conto che aveva seguito quella strada nonostante sapesse che era il tragitto che Vittorio faceva tutte le volte, quando lei avrebbe potuto sceglierne un’altra.
Vittorio non ebbe difficoltà nello scorgerla sul marciapiede: la moto smise di ruggire per ridursi ad un miagolio nervoso, rallentando fino ad accostarsi a Flavia. Il ragazzo sollevò la visiera, fissando la rossa con uno sguardo duro, che le faceva sempre battere il cuore con la stessa violenza con cui il motore della Yamaha rombava nei rettilinei. Il sole brillò sulla tuta da motocilista, quasi stesse cercando di sottolineare i muscoli che l’abito nascondeva ma che la ragazza contemplava sempre mentre facevano sesso.
– Troietta, – disse lui, apostrofandola come faceva sempre, con un tono di voce per nulla contaminato da sentimenti che non fossero puramente fisici, – ci sei mancata, ieri. Salta su che ci aspettano.
Flavia deglutì, ma si scoprì le fauci completamente asciutte. Aveva immaginato quel momento più di una volta da quando sua madre era saltata fuori con l’idea di sedurre Luca per istruirlo e svezzarlo per lei, così che potesse trovare l’appagamento sessuale che desiderava senza partecipare a delle orge in una fabbrica semidistrutta; aveva fatto delle prove, anche davanti allo specchio, sicura di sé nel dichiarare la propria decisione. In quell’istante, però, sentiva le gambe tremarle, e quella che sembrava una resistenza al cambiamento cercare di cancellarle ogni capacità di parlare.
Dovette sforzarsi, e sopra il martellare del suo cuore, udì la propria voce balbettare: – Ho deciso di non venire più con voi.
La reazione di quasi indifferente accettazione della sua decisione da parte di Vittorio fu ben peggio che se lui l’avesse presa a sberle, dandole della troia traditrice, caricarla sulla moto contro la sua volontà e portandola a farla violentare dagli altri tre, con Alena e Natalia che guardavano ridendo, apostrofandola come “traditrice”. – Fai come ti pare – si limitò a dire, lo sguardo che non si staccava un attimo dal viso della ragazza. Alzò la mano sulla visiera per abbassarla ma, prima di farlo, aggiunse, come se anche lui avesse preparato un discorso per quell’occasione: – Quando tornerai, perché ti accorgerai che non puoi più farne a meno, saremo felici di averti ancora tra noi. Ma puoi stare certa che ti faremo pagare tutto il tempo che non abbiamo potuto scoparci la tua fregna e il tuo culo.
Lo sguardo su cui calò la visiera fu il giuramento che quella promessa, o forse Flavia avrebbe fatto meglio a definirla minaccia, sarebbe stata mantenuta. La ragazza, improvvisamente, scovò un po’di saliva da deglutire, dicendo a sé stessa che quanto detto non sarebbe mai accaduto, perché non sarebbe mai più tornata alle orge, in quella fabbrica degradata e cadente. Sarebbe stata per sempre con Luca.
Mentre la moto riprendeva con il suo frastuono e si allontanava lungo la strada, la ragazza si accorse che, ora, l’unico suo amico era proprio Luca e, forse, Alessio.

Continua…

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