Skip to main content
Racconti Erotici Etero

I calanchi

By 5 Febbraio 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Se ripenso a quella sera ho ancora la sensazione di aver vissuto un sogno. Era fine luglio, una di quelle serate calde, con il cielo stellato e le cicale. Alberto mi venne a prendere dicendomi che mi aspettava una serata “diversa” e di non mettere tacchi troppo alti.
Curiosa di quello che mi aspettava, indossai un top, una gonnina leggera ed un paio di sandaletti bassi.
Lui non mi volle dire altro, salimmo in auto e guidò per una mezzoretta; lasciò poi la strada principale e iniziò a seguire una via bianca. Dopo altri venti minuti circa di buio profondo, iniziai a vedere un chiarore di fuochi, e dopo poco arrivammo in uno spiazzo sulla cima di una collina, nel bel mezzo del nulla. Lo spiazzo era decorato con lumini accesi e c’era gente che ballava e beveva, ascoltando musica rock a tutto volume. Sembrava la via di mezzo fra un rave ed una messa satanica.
Ero un po’ spaesata: – dove siamo? – gli chiesi – ad una festa – mi rispose ridendo.
Mentre mi guardavo attorno ancora perplessa, lui mi aveva preso la mano e mi trascinava verso una tipa che che gli correva incontro lanciando urletti di gioia.
– Finalmente! – disse lei mentre gli saltava in braccio e gli stampava un bacio sulle labbra. Io ero li che li guardavo, ma ancora non realizzavo’
– Lei è Martina – mi fece Alberto, indicando la tipetta che si era appena scollata da lui: piccolina, ben fatta e riccioletta, tutta vestita punk dark.
– Allora sei tu la nuova fiamma di Alberto – mi fece lei. -Beh, si’ – Le risposi, – ma dove siamo?- e lei ridendo fece – ad una festa’ – Senza dubbio questa frase iniziava ad irritarmi’
Martina si voltò e ci fece – venite avanti: c’è alcol e fumo per tutti – e corse via.
Alberto si mise a ridere e prima che potessi dirgli “chi è quella matta” mi strinse con un braccio, sollevandomi un poco da terra e mi baciò: mi gustai le sue labbra, ma ero ancora un po’ in tensione. Lui se ne accorse, perché mi rimise giù e mi disse – stai tranquilla, sono tutti a posto – Io buttai ancora un’occhiata attorno’ – mah’ se lo dici tu’ – risposi perplessa mentre guardavo un tipo coperto di piercing che mi passava affianco.
Mi riprese per la mano e ci dirigemmo verso Martina e il suo gruppetto. Sarà che parlandoci non era così male o sarà l’effetto …del resto, ma Martina cominciò a parermi simpatica: per un po’ chiacchierammo, cercando di superare con la voce la musica di Marilyn Manson. Io iniziavo a ridacchiare e mi sentivo frastornata: stare li al buio, con solo il chiarore dei lumini e quella musica, in più con l’effetto dell’alcol… mi faceva sentire leggera leggera’
Forse per questo non mi parve strano quando Martina mi si avvicinò di più, mi poggiò una manina sul seno e le labbra sulle mie. L’unica mia reazione fu di schiuderle e accogliere la sua lingua: in quel momento mi parve normale.
Alberto a quella vista si fece subito avanti: – e no! Ferme! – ci disse, mentre ci separava. – Questa sera no – disse a Martina, come a rimproverarla – Stasera lei è solo mia –
– Uffa! – fece lei mettendo il broncio – va bene’ – però mi prometti che una sera sarà solo per me? – gli disse, guardandomi con gli occhi luccicanti – te lo prometto – gli fece lui, senza nemmeno attendere una mia risposta.
Martina si allontanò e Alberto mi afferrò per un polso e tirandomi via disse: – seguimi. –
Ci allontanammo dalla gente e ci inoltrammo nel buio, mentre mi trascinava disse: – ora stai attenta, è scosceso – Cercai di adattare la vista al buio e solo allora mi resi conto di dove eravamo: davanti a noi la collina scendeva ripida e noi eravamo sulla cima di un calanco. Alberto fece due passi davanti a me, mi aiutò a mettere i piedi in un avvallamento del terreno e poi mi spinse a terra. Si adagiò sopra di me e mi sollevò il top: ero senza reggiseno e la mia pelle chiara si notava anche al buio. Mentre sentivo il suo membro duro premermi sulla pancia, mi annusava la pelle e con la lingua disegnava il contorno dei miei seni. La sensazione era strana per me: eravamo a pochi metri dagli altri, che probabilmente facevano la stessa cosa, ed avevo un desiderio pazzesco. Alberto era più che fornito: ora volevo sentirlo dentro.
Mentre mi succhiava e mordicchiava i capezzoli, gli slacciai la cinta e gli liberai il cazzo: io non ho le mani molto grandi e quando lo impugnavo non riuscivo a contenerne la circonferenza tra le dita.
– Hai fretta stasera? – mi fece all’orecchio – si, ho una voglia pazzesca di sentirti dentro – gli risposi.
– Bene – fece infilandomi la mano sotto la gonna e tra le cosce. Io mossi il bacino leggermente, per trovare una posizione migliore sul terreno, mentre lui mi scostava il perizoma inumidito.
Gli afferrai la testa tirandola a me per baciarlo e mentre le nostre lingue si cercavano, lui appoggio la cappella sulla mia figa e spinse: piano, ma senza fermarsi. Sapeva che mi faceva impazzire quando entrava così’ Sentii la carne aprirsi ed accoglierlo, adattandosi a lui: mi riempiva completamente.
– E ora ? – Mi fece rimanendo fermo dentro di me e tenendomi schiacciata col suo peso? – No, non così’ – gli dissi leggermente infastidita – muoviti, ti prego. – e provai a muovermi io verso di lui, ma il terreno si sbriciolava sotto di me ed avevo la sensazione di cadere.
Lui ridacchiava: – no, no.. – devi pregarmi’ -Ti prego, ti scongiuro – lo implorai – scopami! – e per incitarlo a farlo iniziai a massaggiarlo con i muscoli vaginali: ho sempre saputo usarli e su un cazzo del suo calibro era più semplice, perché riempiendomi completamente facevo poca fatica a stringerlo.
– Ti prego, scopami’ – continuavo a sussurrargli, mentre lo baciavo e con la figa lo massaggiavo’ Ad un certo punto l’ho sentito ansimare’ lo sentivo durissimo dentro di me’ – Basta, o mi fai venire subito – fece lui e incomincio a spingere, ma data la forza di gravità che mi faceva scivolare, ogni volta che mi affondava dentro io andavo un po’ più giù e lo sentivo urtare sul collo dell’utero. Ero praticamente fuori di me per il piacere.
– Siii’ scopami’ – iniziai a dire
Lui mi diede ancora qualche affondo, poi si fermo, puntello bene i piedi nel terreno e mi sollevò le gambe sulle spalle: adorava vedermi così, con le gambe aperte e la figa spalancata e adorava ancora di più mettermelo nel culo da quella posizione, per vedere la mia espressione, quando entrava.
– Cosa aspetti! Non vuoi scoparmelo? – gli dissi io – so che lo vuoi’ dai mettimelo dentro’ –
Non se lo fece dire due volte: fece gocciolare un po’ di saliva sul mio buchetto, ci poggiò la cappella, poi spinse. Data la posizione mi sentii aprire in due: urlai, ma non dal dolore’ ondate di piacere mi stavano attraversando e non realizzavo altro’
– Oddio! Siiii”’ spingi!!!! – era tutto quello che riuscii a dire.
Alberto schiacciò ancora di più il suo corpo sul mio, così da piegarmi in due e farmi sentire tutto il suo cazzo nella pancia e spinse ancora. Affondava nella carne tenera. Io avevo un calore enorme nel ventre che stava risalendo e mi sentivo come se fossi stata di gelatina in liquefazione. – Scopami, si, scopami – era tutto quello che riuscivo a dire’ senza rendermi conto che stavo urlando. Lui continuava a entrare e uscire, fino all’affondo finale, quando lo sentii ansimare e venirmi dentro il culo.
– Sei fantastica – disse dopo avermi baciato. Poi si sfilò e con attenzione si alzò e mi tirò su. Le gambe mi tremavano: ero frastornata da tutto, l’orgasmo, l’alcol e tutto il resto…
Risalimmo la china, con lui che mi sosteneva, rendendomi conto di quanto eravamo scivolati in giù. Martina era sparita, per cui risalimmo in auto e mi addormentai quasi immediatamente. Mi svegliai all’alba, davanti ad una cornetteria notturna, con lui che mi baciava le labbra e mi diceva: – piccola hai fame? –

Fine

Leave a Reply