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Racconti Erotici Etero

I due gemelli – Un’occasione perduta

By 24 Gennaio 2023No Comments

1. Si ricomincia.

E siamo al terzo capitolo di questa saga, assolutamente non voluta ma a cui ormai non posso sottrarmi… Devo togliermi per forza quest’altro peso da dentro, altrimenti mi succede qualcosa in questo paese infame, dove siamo – io e lei – “forestieri”, dove non ci conosce nessuno quando abbiamo bisogno, ma dove la “conoscono” tutti coloro che vogliono farsi i propri comodi.
E la tragedia è che non so con chi parlarne, a chi chiedere consigli, aiuto…
Forse avrei bisogno di un’amica, che con la sensibilità femminile possa darmi le giuste indicazioni.
Ebbene, era passato un pò di tempo dalla gangbang “casalinga” e da quando gemella mi aveva promesso che una sera saremmo andati al club privè, proprio come una coppia normale (ma “noi non siamo normali!”).
Forse, era una ingenua speranza che albergava nel mio povero cuore, ma mi convinsi che con i suoi “amici” avesse chiuso davvero, anche perché – per una settimana precisa – passando sotto la sua casa, di pomeriggio o di sera, avevo visto la luce spenta. E se da una parte mi sentii confortato dicendomi che forse aveva ascoltato il mio disperato “grido” di dolore, dall’altra mi resi conto che forse avevo fatto l’errore più grande della mia vita. Mi dissi, infatti:
– “Ho fatto ogni cosa per il suo bene, ma vuoi vedere che in questo modo l’ho allontanata da casa? Vuoi vedere che è andata a farsi sbattere a casa loro o in qualche motel? Come faccio adesso a proteggerla?”.
Ero devastato da quest’idea, quando la sera del 11 dicembre, che ero uscito un pò più tardi del solito con il mio cane, ecco la “novità”: la musica che proveniva da casa sua era di nuovo abbastanza alta; inizialmente non come l’ultima volta, ma al secondo “giro” tutto era ricominciato come sempre, a pieno regime…
Il portoncino era chiuso, e in giro nessuna auto “sospetta” a scaricare quella feccia umana. E un’esclamazione sarcastica mi uscì da dentro:
– “Cazzo… Sono arrivato tardi! O anche troppo presto per guardarli in faccia quando escono soddisfatti…”.
Esitai qualche istante prima di allontanarmi, ed ebbi nuovamente quella sgradevole sensazione di un pugno allo stomaco che non mi era nuova… E riprendendo il mio cammino, riflettei:
– “Ma dove li trova quei maledetti? Ci sono dei siti specializzati? O è solo un passaparola? E come posso fare a inserirmici pure io?”.
Lo so, erano tutti ragionamenti assurdi, senza logica, anche perché – ammesso che fossi riuscito a trovare quel “canale” – cosa avrei fatto dopo? Come avrei potuto trovarmi faccia a faccia con lei come uno qualunque di loro? Non sono più un cattolico osservante, ma istintivamente alzai gli occhi al cielo e supplicai:
– “Se c’è qualcuno lassù, qualcuno che ci ha voluti insieme fin dal nascere delle nostre vite e per tutto questo tempo: per favore, mi aiuti… Io ho tremendamente bisogno di Blanca… Gli faccia provare, solo per un istante, tutta la pena che sto provando io per lei!”.
Ma non voleva essere assolutamente una imprecazione contro la mia gemella, anzi… solo la accorata richiesta di un “miracolo”…

2. Vendetta o cosa?

Ovviamente non trovai alcuna risposta “tecnica”: quelle non sono informazioni che si possono ottenere al negozio di pane e pasta o dal tabaccaio e nemmeno dal barbiere, ed io mi maceravo nell’incertezza sul da farsi. Mi sentivo “orfano”, frenato e allo stesso tempo fremere, e stavo perdendo la voglia di fare qualunque cosa.
E fu così che mi trovai a vivere come una dissociazione dentro me stesso. Odiavo con tutto me stesso quei vermi che ogni giorno rendevano “impura” la mia Tati, ma un giorno ecco l’occasione giusta per “vendicarmi”…
Tramite un contatto di chat che non avevo mai nemmeno conosciuto fisicamente, mi fu presentata – tramite fotografia – una “escort” (così si dice oggi, per non usare quell’altra brutta parola) milanese, una tale Natalia: una bella ragazza sui trent’anni, alta, snella, con tutte le curve al posto giusto, e che mi promise di “fare di tutto” per la “modica” cifra di 1500 rose.
E la stessa persona, qualche giorno dopo, me ne presentò anche un’altra, sempre lombarda: una giovane mamma di 24 anni, Sofia, che insieme al compagno si “divertiva” e mi promise che avrebbe fatto divertire anche me in cambio di 1000 rose questa volta…
Devo essere sincero: fui attratto irrimediabilmente da queste giovani, e concordai con loro un duplice appuntamento per un “weekend a tutto sesso” di fine gennaio: il sabato con Sofia e la domenica con Natalia…
In realtà, non era una vera “vendetta” nei loro confronti, quanto piuttosto la necessità di capire i meccanismi che sottendevano a quel “mestiere”.
Volevo cercare di comprendere cosa aveva trascinato Blanca in quel mondo a me sconosciuto, e cosa potevo fare per lei che era pur sempre la mia adorata gemella, e che – anche contro la sua non lucida volontà – non avrei mai potuto abbandonare né tradire.
Non potevo “tradirla”, e infatti tutto cadde nel vuoto…

3. L’invito.

Intanto, mentre io ero impegnato ad organizzare con le due ragazze, ecco che Tati mi cercò con uno dei suoi soliti SMS:
– “Ehi, gemello, lo so che sei arrabbiato con me, ma che ci vuoi fare? Devi credermi, nel mio cuore c’è spazio solo per te, anche se so che non ti basta. Però, io mantengo sempre le promesse… Domani sera andremo al club dalla mia amica Valentina… È il tuo regalo, ricordi?”.
Blanca, era fatta così. Nonostante tutto, sapeva sempre sorprendermi, e benché fossi un pò amareggiato dai suoi comportamenti degli ultimi tempi non seppi dirle di no.
Oltretutto, era un’occasione per stare con lei, averla accanto, e in ultimo “marcare il territorio” nei confronti degli altri maschi che avrebbero potuto insidiarla in quel posto…
Qualcuno, aveva voluto preservarmi da quell’errore che stavo per compiere e che mi avrebbe messo sullo stesso livello dei suoi “amici”.
Perciò la chiamai – io non ho mai amato scrivere sul cellulare – e le dissi:
– “Tati, mai niente e nessuno potrà dividerci, e qualunque cosa tu faccia io sarò sempre orgoglioso di te… Domani, dovrai essere la più affascinante, la più bella di tutte… Ma guai a chi ti tocca…”.
E lei:
– “Lo so Tato, non fare così, lo sai che tra di noi è tutto diverso!”.
Non riuscii a resistere, e replicai ancora:
– “LORO mi fanno impazzire, sembra come che vogliano escludermi dalla tua vita… Per poco stavo per fare una sciocchezza!”.
Allora Blanca si allarmò e con voce scossa mi interrogò:
– “Oh dio, Tatone, che sciocchezza? Se ti succede qualcosa non me lo perdonerei mai… Cosa stavi facendo?”.
Così le raccontai la faccenda delle escort e le confidai tra i singhiozzi:
– “Tati, se lo avessi fatto non avrei più avuto il coraggio di guardarti in faccia… E poi, non sarei riuscito a fare con loro ciò che i tuoi “amici” fanno con te, ti avrei avuta sempre davanti agli occhi in quei momenti… No, non potevo, non potevo!!”, urlai.
Così, la mattina seguente, mi recai di buon’ora in uno dei migliori sexy shop, e lì acquistai un body a rete nero, delle autoreggenti con pizzo dello stesso colore, e un paio di stivaletti “tacco 12” che mi sembrarono fatti apposta per lei.
La raggiunsi che erano circa le 19 con il pacchetto in mano e la pregai:
– “Indossalo… Ma mi raccomando, niente biancheria intima…”.
Mi guardò, e con un sorrisino birichino mi guardò fisso e mi domandò:
– “Perché, ti risulta che ho mai portato intimo, io?”.
Scoppiammo a ridere e la abbracciai teneramente, dondolandoci, quasi a “cullarci” reciprocamente.
In quel momento, Blanca aveva addosso solo l’accappatoio, e potei sentire tutte le sue generose forme che si lasciavano andare alle mie amorevoli carezze…
Allora ripresi a parlare:
– “Quando ti vedranno così, resteranno tutti a bocca aperta…”.
E infatti, dopo che l’ebbe indossato, mi sentii felice di quella scelta: quell’abito, non lasciava nulla all’immaginazione, e il suo corpo – che così “esplodeva” attraverso la rete – avrebbe sicuramente fatto impazzire chiunque.
Ma finalmente la sentivo di nuovo mia…

4. Il “regalo” di Tati.

Quella sera, Blanca stava per debuttare come la nuova stellina del club… Valentina ci aveva visto lungo, e le stava offrendo un’occasione per fare il grande salto.
Alle 22,30, nel camerino che le era stato riservato, la aiutai affinché si presentasse al pubblico in perfetta forma: le sistemai i capezzoli che già sbucavano rigidi tra le maglie della tutina, e per renderli ancora più evidenti li strizzai leggermente affinchè si “gonfiassero” al massimo; misi in ordine il ciuffetto di peli che ingraziosiva il monte di venere, e infine feci in modo che le pieghe di quell’abitino “minimal” finissero – provocatoriamente e volutamente – tra i grossi glutei.
Ecco, ora era proprio una reginetta, pronta per essere acclamata…
Mi piaceva l’idea che la “mia” gemella sarebbe stata l’attrazione principale della serata, anche perché mi assicurò:
– “Stai tranquillo, sarà solo un’esibizione, e i clienti del locale non mi possono mettere le mani addosso… È vietato!”.
Nonostante che ostentasse sicurezza, guardandola negli occhi vi scorsi un velo di ansia. Tremava dal nervosismo…
Allora le presi amorevolmente il viso tra le mie mani alla nostra maniera e le sussurrai:
– “Cosa ti succede, Tati? Siamo ancora in tempo per tornare indietro, e comunque ricordati che io sarò in sala, ai piedi del cubo, per prendermi il mio premio ma soprattutto per proteggerti da quegli scalmanati, come ho sempre fatto quando me lo hai permesso… Dunque, che facciamo?”.
Poi tacqui, aspettando la sua decisione… Qualunque fosse stata, a me sarebbe andata bene… Il mio “premio”, a quel punto, l’avevo già avuto… LEI…
Ma Blanca era fatta così, aveva dato la parola e sarebbe andata avanti, fino alla fine:
– “Sto bene, Tato, non ti preoccupare… Lo faccio soprattutto per te stasera”, mi disse. E mi baciò.
Avrei voluto controbattere che per me avrebbe dovuto fare soltanto una cosa, ma lasciai perdere…
Quindi, Blanca apri la porta del camerino e scese in sala, dove la sua amica l’attendeva ed aveva già creato il giusto clima.
Mi accomodai nella poltrona in prima fila che mi era stata assegnata, mentre lei si avviò, tra mille applausi, al cubo…
Era la “mia” meravigliosa gemella, e non le staccai gli occhi di dosso neanche per un minuto; me la “mangiai” letteralmente, attendendo con pazienza che le venisse concesso di fare una pausa per riaverla tutta per me.
Quando capii che era il momento giusto, mi avvicinai e mi feci trovare proprio sotto al cubo per darle una mano e aiutarla a scendere.
Subito, mi chiese con apprensione:
– “Come ti sono sembrata? Non sono una ballerina, sono bassa, e poi con questo sedere che mi ritrovo…”.
Ed io:
– “Tati, sei stata uno schianto! Tu vedi solo i difetti, ma credimi tutti gli occhi erano fissi proprio su quel culo… Sei la più bella del locale… Lasciami dire che sono anche un pò geloso…”.
Mi cinse i fianchi, e ce ne tornammo abbracciati nel camerino: tutti dovevano sapere che non era sola…
Era stanca, povera gemella, e si voleva riposare… Ma a un certo punto, inaspettatamente mi chiese:
– “Tato, mi dai un’occhiata alla cerniera? Credo si sia aperta un pochino…”.
Ancora adesso non so se lo disse perché realmente aveva avuto quella sensazione o per provocarmi, fatto stà che mi avvicinai alle sue spalle e in men che non si dica mi ritrovai il suo culo a contatto con il mio membro che cominciava ad agitarsi da sotto i pantaloni.
Cominciai ad andare su di giri, e le risposi:
– “E’ tutto a posto… la cerniera”.
E lei, con i suoi occhioni da cerbiatta:
– “Perché, c’è qualcos’altro che non va?”.
Intanto, io mi ero stretto ancora di più a lei, e il mio uccello andò quasi ad “incastrarsi” nel solco tra le sue chiappe.
Blanca non disse nulla, ma voltandosi mi sorrise e spinse ostentatamente il suo sedere più indietro, facendo sì che ci unissimo ancora più saldamente.
Allora, con le mani cercai di acchiappare le tette, le strinsi, e mi fermai solo quando i capezzoli mi trasmisero un brivido deciso.
Con quella stretta Blanca sentì quanto volevo “dirle”, si liberò dalla mia presa e si voltò guardandomi, mentre il mio cazzo finì di sistemarsi esattamente in mezzo alle cosce.
Mi sussurrò, con le sue labbra a pochi millimetri dalle mie:
– “Non devi avere paura, nessuno potrà mai dividerci… Nessuno!”.
Nonostante le sue parole che volevano infonderni coraggio, ero talmente sfiduciato che la guardavo e vedevo come se mi stesse sfuggendo di mano, come se i suoi “amici” stessero alzando un muro contro di me e lei non se ne rendeva conto.
Ma in quegli istanti volevamo entrambi la stessa cosa… La rigirai di nuovo, e le appoggiai le mani al tavolino; e mentre lei spinse il culo in fuori, io mi misi a sedere e – allungando le braccia per prenderle i fianchi – me la avvicinai a portata di bocca.
Allora lei mi implorò, con una voce roca che manifestava tutto il suo desiderio:
– “Dai Tato, leccala, non ce la faccio più. Non lo vuoi anche tu?? Sei sempre stato bravissimo…”.
Oh se lo volevo, e non persi tempo ad affondare con decisione – come una lama bollente nel burro – la mia lingua nella sua fessura bagnata.
Era caldissima, e con le mani le divaricai lentamente le sue bellissime natiche, uno spettacolo che ogni volta mi lasciava estasiato, e fu allora che Blanca mi gridò:
– “Dammelo, lo voglio sentire dentro… È il tuo regalo, prendilo!”.
Restai per un attimo imbambolato per quell’offerta di tutta se stessa. Ma poi mi slacciai i pantaloni, me li tirai giù insieme agli slip, e tornai a sedermi, mentre lei si voltò e mi poggiò le mani sul petto.
Immediatamente dopo, allargò le gambe e si sistemò sopra di me, prese le giuste misure tra il mio pisello e la sua patatina, e infine si lasciò cadere giù di peso…
Sinceramente, non mi sarei aspettato quella mossa, e con quel colpo andai così a fondo che a gemella venne fuori – incontrollato – un grido acutissimo, ce poi restò a bocca aperta per alcuni secondi.
Quando si fu ripresa, mi disse:
– “Dici che ci hanno sentiti? E’ bello grande… Grazie Tato, è sempre un piacere infinito averti dentro…”.
E mi abbracciò iniziando a saltarmi sopra, impalandosi ogni volta in profondità.
Andò avanti per un bel pò a cavalcarmi in quella maniera, e a un certo punto io sentii che il mio orgasmo era vicino, e per non rompere quell’incantesimo fatto di “rumori” e non di parole le sussurrai più a bassa voce che potei:
– “Blanca, sto per venire, scendi…”.
Ma lei continuò a spingere come una indemoniata, e mi rispose felice:
– “Sciocco, non rinuncerei al tuo succo dentro per nulla al mondo… Non sei mai venuto fuori e non c’è nessun motivo di farlo adesso!”.
Quindi, mi lasciai andare e la riempii con abbondanti fiotti del mio sperma che sentii lentamente colare lungo l’asta fino a defluire fuori ad ogni stantuffata…
Alla fine, ci baciammo ancora una volta, poi ci alzammo e ci ripulimmo alla meglio prima di tornare in sala.
Ma prima di risalire sul cubo mi chiese:
– “Ti è piaciuto il mio regalo?”.
La guardai senza dire una parola… I nostri occhi erano sufficientemente espressivi per “parlare” per noi… Poi le bisbigliai in un orecchio:
– “Ecco perché non posso perderti… Noi non siamo normali… Noi siamo gemelli!”.

5. Una pornostar mancata.

Quella prima serata di lavoro era andata alla grande, e Valentina si congratulò con la mia gemella.
Io credevo di essere ormai rassegnato al suo “lavoro”, ma alla fine non fu così, anche perché accadde qualcosa che non mi sarei mai aspettato e che coinvolse pesantemente anche me…
Valentina infatti era venuta si a complimentarsi con gemella ma si vedeva che aveva dell’altro da dire.
Si appartarono, ma io – facendo finta di niente – riuscii lo stesso ad ascoltare il loro colloquio.
Cominciò la proprietaria, che disse a Tati:
– “Blanca, ascolta… Ci sarebbe un extra per te se accetti di continuare la serata… Di là, ho dei clienti selezionati, che pagano bene… Oltretutto, sono anche dei bei ragazzi, ben messi e molto dotati… Quindici tutti insieme… Che ne dici?”.
Alle parole di quella troia maledetta mi si era fermato il respiro. Ma come?, mi dissi, sto cercando di toglierla da quel giro e tu ce la vuoi far ripiombare dentro? Guardai nella loro direzione, e gemella si accorse che dovevo aver sentito… Mi venne incontro e mi abbracciò posando il suo capo su una mia spalla. Poi mi chiese, già conoscendo però la risposta:
– “Hai sentito tutto vero? Tato, che devo fare? Sono bei soldini, ma se tu non vuoi…”.
Come potevo dirle di no? Era tutta la mia vita, e avrei fatto qualsiasi cosa per accontentarla, ma questa volta stavo rischiando di vedere un’altra volta il suo corpo alla mercè di gente che ne avrebbe fatto oggetto del puro e semplice mercimonio.
Cosi, a testa bassa le risposi:
– “Fai come ti senti di fare… Sai come la penso…”.
Adesso eravamo in due ad avere il cuore in pezzi: io e lei, e Valentina dovette accorgersene. Chiamò Tati e le disse:
– “Se vuoi può partecipare anche lui… Non so chi sia, ma vedo che siete molto affezionati”.
E Blanca:
– “È il mio gemello, il mio tutto, e in questo periodo sta soffrendo molto. Non farei neanche un passo senza di lui… Io ho bisogno di lui e lui ha bisogno di me… Da 57 anni!”.
Poi gemella tornò da me e mi riferì la proposta della sua amica, aggiungendo:
– “Non ti preoccupare, come sempre le regole le stabilisco io… Chiederò a Valentina di farlo protetto, e che solo tu sarai a pelle e sborrerai dentro… Come vedi, sei sempre il mio Tato…”.
Restammo soli nel camerino a prepararci, abbracciati in un silenzio pesante per non so quanto tempo. Le parole sarebbero state inutili, e infatti non ne fu detta nemmeno una. Potevamo così sentire i nostri cuori battere e i nostri respiri farsi affannosi. Le accarezzai il capo e lei capì tutto il mio nervosismo, e sottovoce mi sussurrò:
– “Ti prometto che sarà l’ultima volta… Poi farò solo la cubista sexy”.
Ma io non le risposi nulla… Guardavo i suoi capelli color dell’oro e ogni tanto vi lasciavo su una lacrima e un bacio leggero leggero.
A un certo punto, mi disse ancora:
– “Non sei convinto, eh? Lo sento. Ti avevo fatto una promessa, ma non voglio aggiungere altro dolore. Dai, rivestiamoci e andiamo via…”.
Prima, però, andò a parlare con la sua amica che le disse:
– “Sei proprio una stupida… Con quello che avresti guadagnato stasera non ti sarebbe servito di farti sbattere ogni giorno… Comunque, affari tuoi… Torna da quella mezza checca del tuo gemello, da domani non sarai più neanche la cubista qui dentro!”.
Blanca era furibonda, e siccome aveva osato toccare me le rispose per le rime:
– “Senti bene, troia… Avrai pure fatto i soldi ma sempre una vacca resti. Tato è il mio maschio…”.
Quando tornò da me, la vidi rossa in volto e mi preoccupai:
– “Tati, è successo qualcosa?”.
E lei:
– “Mi ha cacciata… Meglio così, l’avevo capito che mi voleva far diventare la puttana dei suoi amichetti… Tanto vale che mi gestisco da sola…”.
Fu una reazione istintiva che mi venne da dentro, e le urlai sconsolato:
– “Nooooo Blanca, per favore, non ricominciare…”.

6. Epilogo.

La riaccompagnai a casa, quella “casa”, rassegnato a dover riprendere a controllarla da lontano e a “parlarci” attraverso delle lettere che le lasciavo nella buca e chissà in quali mani finivano.
Non immaginai neanche lontanamente che quel meccanismo che io stesso avevo creato sarebbe stata la nostra rovina…
Infatti, ogni giorno seguiva l’altro, senza alcun sussulto, senza nessuna prospettiva, e mi trovai a domandarmi se quella era realtà o un incubo, dal quale volevo ad ogni costo risvegliarmi.
Purtroppo era tutto vero, e una sera, mentre mi avvicinavo alla fontana del paese con il mio cane, ecco che sullo sfondo vidi che c’era una macchina in sosta… Rossa. Come quella – maledettissina! – che mi stava portando sull’orlo dell’esaurimento nervoso…
Dentro, seduta accanto al posto di guida, c’era una ragazza, e fuori appoggiato di spalle all’altro sportello, un uomo.
A quell’ora – erano le 21 passate da un pò –, d’inverno, non ci sono mai macchine ferme, con i fari e il motore acceso.
E un terribile sospetto mi prese e mi chiuse lo stomaco…
Arrivai davanti al portoncino di casa di Blanca e… Lo vidi aperto, con la luce che filtrava dall’interno.
Fu quella la prima cosa che attirò la mia attenzione, ma un attimo dopo vidi anche un ragazzo – nella penombra – appoggiato nei pressi al muro…
Non mi degnò di uno sguardo e non mi disse niente, e così io proseguii dritto per la mia strada, con il cuore che si spappolava dal dolore passo dopo passo.
Mi dissi:
– “Ma come è possibile? Quello sarebbe dovuto essere il mio posto, e invece io sono qui come un mendicante mentre quello si illumina della sua vista e ne gode?”.
Mi accinsi a passare per la seconda volta, e quando ancora mi trovavo a una certa distanza ecco tre ragazzi che venivano nella mia direzione parlottando tra di loro.
Salirono sulla macchina rossa, mentre io mi avvicinavo sempre più a casa di Tati.
Ora il portone era chiuso… Mi sentii distrutto, ma andai avanti per inerzia, quando a un certo punto mi accorsi di avere una macchina alle mie spalle… Si avvicinò… Io mi fermai e mi feci da parte per lasciarla passare, ma questa mi passò accanto lenta e poi si fermò poco più avanti al centro della strada. Sentii le loro ridsate, e – quando fui alla loro altezza – uno degli occupanti mi disse:
– “Ciao Claudio…”.
Lì per lì non capii, ma fu un lampo… Mi resi conto che quella era una presa in giro bella e buona.
Riflettei:
– “Quindi conoscono anche il mio nome questi stronzi bastardi! E si prendono la libertà di sfottere…”.
Mi seguirono ancora per un altro pò, fino a giungere di nuovo alla fontana, e poi scesero giù per andar via per la loro strada.
Ripassai per la terza volta, come di solito, davanti casa di lei. Tutto era finito, ma quella sera mi sentii veramente giù…
Tutto era finito, ma tutto era ricominciato, gemella era di nuovo caduta nel vortice dei suoi “amici”.
Per essere arrivati a chiamarmi per nome, dovevano aver letto le mie lettere indirizzate a lei… Le avevano intercettate o Blanca ingenuamente gli aveva fatto leggere qualcosa?
Ad ogni modo, ora quelli sanno le mie intenzioni, che farò di tutto per “portargliela via” (ma Tati è “mia”!) e mi ostacoleranno ancora di più, “costruendole” attorno un muro invalicabile…

FINE.

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