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Racconti Erotici EteroTrio

Il 18° compleanno

By 8 Agosto 2023No Comments

Mi chiamo Paola e vi racconto il mio fantastico 18°compleanno.
Ho tre fantastici amici Vincenzo e Marcello di 19 anni e di Davide che ha la mia età.
Si erano messi d’accordo per portarmi fuori e di regalarmi una cena galante.
Così ci siamo messi eleganti, loro in giacca e cravatta che sono dei veri figurini, io in rosso con un vestitino corto e scollato.
Intanto che lo mettevo facevo caso alle pieghe che lasciava il reggiseno e non volevo che si notasse.
Via il reggiseno.
Il vestitino sta benissimo, le mie tette sembra non ne abbiano bisogno, i capezzoli risaltano sotto la stoffa facendomi inorgoglire.
Ero sicura che se ne sarebbero accorti, volevo vedere che faccia avrebbero fatto, la cosa mi eccitava e mi eccitava così tanto che mi sfilai anche le mutande.
Arrivarono con un’auto a noleggio, con i fiori, tanti fiori, ero così contenta che li baciai tutti e tre.
In macchina Marcello si sedette davanti e io mi accomodai tra Davide e Vincenzo. Il loro sguardo cadde sempre e solo nella mia scollatura, sperano i che io mi chinassi abbastanza per fare scoprire i capezzoli.
Penso che non abbiano potuto vedere nulla ma di certo hanno l’immaginazione che galoppa visto il rigonfiamento dei pantaloni.
A cena è poi sarebbe stato il turno di Marcello, fatto cadere il tovagliolo e Marcello fu lesto a raccoglierlo.
Mentre era chino sotto il tavolo ha ovviamente sbirciato sotto la gonna per guardarmi le gambe che deliberatamente non ho chiuso.
Quando mi ha porto il tovagliolo era paonazzo, gli era andata meglio che agli altri due che avevano sperato di vedere le tette, a lui era toccata la passera e con successo.
Per me fu una cena divertente da matti, per loro molto imbarazzante.
Li lasciai soli con la scusa di recarmi in, e sono sicura che in quei minuti si sono scambiate tutte le informazioni possibili su di me, su come ero vestita e cosa avevano visto o immaginato.
Al ritorno erano più distesi ma l’eccitazione non era calata, anche la mia.
Cominciavamo a pensare al dopo cena, e quei tre tanto carini quanto imbranati quella sera erano disposti a portarmi a ballare, cosa che a me piace molto e a loro no.
Se fossi stata perfida li avrei sfruttati, ma avevo in mente qualcosa di meglio.
Sapevo che Davide quella sera non aveva nessuno a casa, così lanciai la mia proposta.
“Richiamiamo la macchina e andiamo a casa di Davide. Mi avete fatto un gran regalo e ora ve lo voglio fare io.”
Mi guardarono con aria interrogativa così dissi loro: “Fidatevi di me.”
A Casa di Davide li feci sedere sul divano chi con un cognac chi con una grappa misi su della musica e mi misi a ballare di fronte a loro.
Non mi guardavano più il seno ma le gambe e il culo, speravano che la gonna salisse, ma era una speranza vana.
Per non sfinirmi feci mettere dei brani lenti e uno per volta a turno me li portai a ballare.
Si strinsero volentieri a me, li lasciai fare quando cominciarono a mettermi le mani sul culo e a stringermi per sentire i miei capezzoli sul loro petto.
Presi anche a strisciare il mio bacino contro il loro pacco, mi eccitava sapere che quello che mi strisciava sulla passera era il loro uccello rigonfio.
Ripresi a ballare da sola, rivolsi loro la schiena e mi sfilai dall’alto del vestitino che ricadde ai miei piedi lasciando scoperta la schiena e le chiappe.
Mi girai ancheggiando e vedendoli immobili sul divano ad occhi granati allargai le braccia in modo che le tette risaltassero poi divaricai leggermente le gambe portando le mani aperte a fianco del triangolino di pelo.
“Ecco il mio regalo” dissi mostrando loro la patatina “Vi piace?”
Davide e Vincenzo rimasero in ammirazione di quel’ oggetto e si limitarono ad annuire senza spostare gli occhi.
Marcello intanto stava lasciando a terra tutti i suoi vestiti e un attimo dopo era in piedi di fronte a me e mi abbracciava per ballare un lento.
Mi strinsi a lui e quando sentì i miei capezzoli turgidi sul suo petto mi cinse i fianchi facendomi sentire il suo uccello duro come il marmo contro il mio triangolino.
Ero elettrizzata, ero abbracciata nuda a uno dei miei amici più cari che era eccitato ed in tiro per me, e me lo faceva sentire, anzi nel muovermi sentivo che stava cercando l’entrata della patatina mentre le sue mani stavano scendendo dai fianchi alle chiappe.
Feci cenno agli altri di venire a ballare con me. Non se lo fecero ripetere, lasciati i vestiti per terra mi circondarono.
Avevo mani dappertutto che mi accarezzavano, che mi palpavano, che facevano sbrodolare la passera, i loro uccelli in perfetta erezione spingevano davanti e dietro desiderosi di infilarsi in uno dei miei buchi ancora inviolati.
Era ora di darla ma avrei deciso io chi e come così quando Marcello appoggiò la cappella all’entrata della passera mi scostai di lato per non farlo entrare.
Abbassai le mani e presi le aste una per una e decisi che la prima entrare sarebbe stata quella più sottile, toccava a Vincenzo aprire la strada, lui era il più corpulento, ma essendo più sottile mi avrebbe fatto meno male, poi ce ne sarebbe rimasto per gli altri.
Davide era il più eccitato, me lo teneva tra le chiappe e quando lo presi in mano sentii i suoi spruzzi bagnarmi, ma nonostante fosse venuto rimase in tiro.
Marcello invece mi aveva messo una mano tra le gambe e un dito sul bottoncino provocandomi un orgasmo che mi piegò le gambe.
Si strinsero e me e furono lesti a sorreggermi e io i aggrappai anche alle loro sporgenze a mensola.
Bagnata come ero ne approfittai per sedermi sul divano, allargai le gambe e feci cenno a Vincenzo di accostarsi.
Lo guidai all’ingresso e lasciali che lo spingesse dentro, un ultimo ripensamento dato che volevo mettermi con un ragazzo conosciuto da poco, se mi fossi data vergine a lui?
Meglio di no, loro erano i mei amici, quelli che aiutavano e mi stavano vicino, loro erano quelli che la meritavano, e poi ormai era tardi, eravamo tutti sovraeccitati e Vincenzo con due spinte fu dentro alla mia passera lubrificata.
Che male, un po’ per il dolore un po’ per il bagnato non quasi non mi accorsi che alla terza o quarta spinta Vincenzo era venuto
Ecco come era diventare donna, doloroso come tante cose lo sono per le donne, ma dopo c’è la felicità, il percorso che la maggior parte delle mie amiche hanno già fatto e qualcuna già da qualche anno.
Si ritirò e si mise ripulirsi dal mio sangue e dal suo sperma mentre facevo accomodare Davide tra le mie gambe.
La passera era ancora stretta e Davide dovette spingere parecchio per arrivare in fondo, ma essendo già venuto durò di più di Vincenzo.
Mi allagò, nonostante tutto ne aveva ancora.
Ora toccava a Marcello, per lui non era la prima volta sapevo che era già stato con una mia amica che era rimasta sorpresa dal suo attrezzo. E adesso toccava a me.
Nonostante tutto fece fatica ad entrare, ma a forza di spingere arrivò col suo pube contro il mio, era più corto degli altri che avevano toccato il fondo ma era il più grosso e aderiva bene alle pareti della passera allargandola ancora.
Facendo su e giù non solo eccitava la mia figa ma ogni volta che terminava la spinta col suo peso massaggiava il mio grilletto.
Fui io a venire per prima dopo poche spinte, mi fece inarcare la schiena, le mani sui capezzoli aumentarono il piacere, la passera si contraeva nel tentativo di spremere quell’uccello che non dava fuori nulla.
Quando ebbi il terzo orgasmo esplose e sentii tutto il caldo della sua sbora al mio interno, e mentre veniva mise le sue labbra sulle mie e mi baciò.
Misi la mia lingua nella sua bocca e lasciai che finisse.
Si ritirò baciandomi il seno, scendendo verso l’ombelico del mio ventre piatto e infilò la lingua nella patatina tra le mie gambe snelle e mi fece venire ancora.
Ero sfinita, restai abbandonata sul divano a braccia a gambe aperte. Mi avevano riempita completamente e in tutti sensi, se fossi rimasta incinta solo il test del DNA avrebbe detto di chi era, ma se fossi rimasta incinta per me sarebbe stato figlio di tutti e tre.
Intano Vincenzo che era tornato in tiro me lo rimise dentro e si fede valere portandomi a godere di nuovo prima di venire nuovamente dentro, e continuarono a turno fino a quando non li fermai dato che la passera non ne poteva più e cominciava a irritarsi.
Per fare calmare i loro bollenti spiriti, a chi l’aveva ancora duro feci una sega mentre mi facevo palpare le tette ancora una volta, così che sparassero l’ultima cartuccia

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