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Racconti Erotici Etero

Il campeggio della lussuria

By 10 Maggio 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

L’estate era iniziato presto quell’anno, già a maggio le giornate erano torride con temperature oltre i venticinque gradi costringendo a mettere in pensione anticipata le giacche e pullover e a spolverare con anticipo bermuda, canottiere e minigonne. Quella mattina di fine maggio dove due classi di due licei diversi si incontravano per partire per il campeggio in montagna, lo chiamavano ‘progetto natura’ e faceva parte di un iniziativa cantonale per avvicinare i giovani moderni all’incontaminato ambiente alpino. E fu così, che quella mattinata dal cielo terso, tra il caos di sacchi da montagna, sacchi a pelo, saluti, urla e risa, che queste due persone incrociarono per la prima volta il loro sguardo. Lei era davvero una bella ragazza, lunghi capelli castani, bellissimi occhi nocciola, sempre pronta a regalare uno dei suoi stupendi sorrisi, solare, simpatica, da oltre 4 anni nel gruppo teatrale liceale, alta, sedere sodo e un seno prorompente, quasi una coppa D, che faceva girare la testa a ben più di qualche studente e, inconfessabilmente, pure a molti professori, dai più giovani ai più vecchi. Mauro era alto pochi centimetri più di Cristina, portava i suoi capelli neri corti, gli piaceva tenere la barba dei 3 giorni che gli dava quel fascino da uomo amante vissuto e amante avventura, cosa sottolineata dal suo fisico atletico, dalle spalle larghe anche se non sprofondava nell’effetto armadio. La cosa che colpiva di lui era lo sguardo, profondo, sicuro, due occhi scuri che avevano rapito parecchi cuori tra le sue compagne.
Poco più tardi, sul bus, mentre le due classi venivano spostate verso il campeggio, Cristina sentì una sua compagna nei posti a sedere davanti a lei chiedere: ‘Madonna avete visto quel moro dell’altro liceo? Che figone, sarà il mio obiettivo per queste due settimane’ suscitando una risata complice della sua compagna di posto nonché l’ira celata di Cristina che subito pensò ‘spero che ti spacchi una gamba, puttana’. Stupendosi da sola della ferocia del suo pensiero. Mentre sul bus della classe di Cristina si consumavano gelosie silenziose su quello di Mauro il clima era molto più cameratesco, infatti la sua classe era a prevalenza maschile anche se, per immenso dispiacere delle poche ragazze, c’era la quantità ma non la qualità. Giorgio, un amico di infanzia di Mauro, gli sgomitò e gli disse ‘hai visto quante belle fighe nell’altra classe? Poi sai quello che dicono delle ragazze del Mendrisiotto” con un ghigno da pervertito e un mezzo sorriso. ‘Eh si le ho notate, una in particolare” Gli rispose Mauro ridendo ‘ahhh vecchia volpe, quale? Quella rossa scommetto, quella mi ha causato un erezione spontanea!’ ‘eh no, non lei, ma comunque ti dico, inizio a essere stanco delle avventure, mi piacerebbe una volta conoscerne una e averci una storia, di trombate occasionali ne ho già avute fin troppe, insomma, mi piacerebbe una volta innamorarmi’. L’amico lo guardò un attimo in silenzio e con fare scherzoso si alzò e gridò ‘chi vuole fare cambio posto con me? Mauro si è appena dichiarato gay’ facendo ridere tutto il bus.
Dopo due ore i due pullman arrivarono al campeggio, era uno stupendo posto tra le montagne, un terreno boschivo pianeggiante che offriva vari punti dove piantare le tende che dava su un laghetto alimentato da una cascata. Dopo breve vennero distribuiti paletti, martelli e le grandi tende da quattro persone oltre che ad asce per fare legna per il bivacco serale e in pochi attimi quel placido angolo di paradiso venne invaso da urla, risa, rumore di martellate e occasionalmente, quando la testa del martello prendeva un dito invece che un paletto, qualche bestemmia. Nemmeno un ora dopo il campo era pronto. Le tende, data la natura del terreno, erano sparpagliate su un chilometro quadrato e in una piccola radura erano stati costruite delle strutture che sarebbero servite da refettorio e da tenda materiale.
Cristina era in tenda con altre 3 sue buone amiche e furono il primo gruppo a finire grazie all’abilità di una di esse che era in un gruppo scout allora si sparpagliarono guardando il campo in costruzione. Mentre camminava per il bosco i suoi occhi giravano cercando il misterioso sconosciuto che aveva visto alla partenza, quando infine lo vide. Stava facendo legna e si era tolto la t-shirt per non sporcarla. Un velo di sudore aveva già ricoperto il suo fisico atletico mentre con colpi vigorosi attaccava un ceppo di legno riducendolo in breve in piccoli frammenti ideali per accendere un fuoco da campo. Cristina restò letteralmente a bocca aperta per qualche secondo per poi subito riscorsi e guardandosi attorno imbarazzata sperando che nessuno l’avesse notata. Dopo un brevissimo tempo decise che era ora di mettersi in mostra, con fare noncurante e passo sicuro, come se non l’avesse per nulla notato, gli passò davanti e non potè fare a meno di sorridere soddisfatta quando i vigorosi colpi d’ascia si interruppero per una buona decina di secondi, impercettibilmente sculettò ancora di più mettendo in evidenza il suo stupendo fondoschiena rivestito da un paio di short jeans. Resistette alla tentazione di girarsi e si diresse di nuovo verso la sua tenda dove si riunì con le sue compagne.
Mauro era stato incaricato dal responsabile di fare legna, gli era stata consegnata una ascia e si era incamminato nel bosco, in breve aveva trovato un tronco che era l’ideale che cominciò a tagliare in tocchi il legno. Dopo breve si accorse di quanto il lavoro fosse faticoso e così decise di spogliarsi per evitare di puzzare macchiare la sua maglietta bianca di sudore e pezzetti di legno. Mentre assestava potenti colpi al legno cominciò a pensare quanto erano superficiali alcuni suoi compagni, perché il desiderio di avere qualcuno accanto era da considerarsi gay? Era un bel ragazzo e di storie eccitanti ne aveva avute parecchie ma ora che era entrato da più di un anno nella maggiore età iniziava a sentire il desiderio di condividere qualcosa con qualcuno, le piccole gioie e i piccoli dolori della vita, qualcosa che rendesse il bello ancora più bello e il triste un po’ meno triste, si rivide solo un anno prima, quando il suo unico pensiero era di far allargare le gambe a più ragazze possibili, certo era un bel periodo, aveva imparato molto sul corpo femminile, ma era decisamente maturato e ora aveva bisogno di qualcosa di più. Mentre questi profondi pensieri gli attraversarono la testa ecco riapparire la visione, la ragazza che aveva visto al ritrovo gli passo davanti, vestiva una canottiera verde militare e un paio di short jeans. Lei neanche si accorse di lui, il suo prorompente seno ballava al ritmo ipnotico della camminata, il sedere contornato da quei pantaloncini attillati formava un ovale perfetto che gli fece pensare ‘ecco, ora ho pure un altro ramo che andrebbe tagliato’.
La giornata trascorse tranquilla, si insediarono nelle tende e venne spiegato loro come era organizzato il campo, i turni per fare legna, per cucinare, dove andare a lavarsi, che attività avrebbero fatto, ecc. Dopo aver mangiato quella sera Cristina mise in moto la sua rete di spionaggio per scoprire il nome del bel sconosciuto e grazie a un amica di un amica che aveva un amico di un altro amico nell’altra classe scoprì che si chiamava Mauro. ‘Mauro’ ripetè ripensandolo a quanto era sexy a torso nudo a fare legna. Dopo la cena buttò un occhiata alla bacheca dove c’erano scritti i turni e non potè fare a meno di gioire, due giorni dopo sarebbe stata di gruppo con lui per fare legna. ‘Prego Dio che ci sia un sole bollente come era oggi’ fece Cristina all’amica che le aveva passato l’informazione.
Era ormai notte inoltrata quando Mauro si incamminò dal refettorio verso la sua tenda, molti si erano già rintanati ma dal parlottio e dalle risa si capiva che ancora nessuno stava dormendo. Mauro che purtroppo aveva la tenda nell’angolo più remoto dovette attraversare tutto il bosco imprecando sotto voce per ogni radice in cui inciampava per il buio quando capitò vicino a una tenda in i cui occupanti erano inequivocabilmente ragazze. Notò che le luci di una torcia appesa a mo’ di lampadario proiettavano le ombre di 4 figure femminili contro il telo della tenda. Una era in ginocchio, di profilo e Mauro notò che doveva trattarsi della ragazza che aveva visto oggi, infatti l’abbondante davanzale risaltò subito all’occhio proiettando la sua voluminosa ombra e, con effetto istantaneo sul suo pene, notò che la ragazza con un gesto disinvolto si sollevò la maglietta attillata che spinsero in alto il grosso seno per poi lasciarlo ricadere verso il basso, un lieve sobbalzo che fecero sprofondare Mauro, al di la di tutti i nobili pensieri di amore, nel mare della lussuria. Ma non era finita qui, infatti si levò pure il reggiseno e avrebbe giurato di aver visto l’ombra del capezzolo. In breve lo spettacolo di ombre cinesi finì perché lei si mise una maglietta che fungeva da pigiama e si abbassò, prima di andarsene sentì un’amica che all’interno della tenda diceva ‘Cristina, spegni la luce già che sei ancora in piedi’. ‘Cristina’ pensò tra se, in quel momento gli sembrava il nome più sensuale del mondo.
Il giorno seguente passò senza che ci furono particolari contatti, se non sguardi e occhiatine veloci e brevi sorrisi, solo la sera, quando lei si incamminò via dal refettorio con le sue compagne di tenda dopo cena le cadde accidentalmente il cellulare che portava nella tasca posteriore dei pantaloncini e Mauro colse l’occasione a volo. Dopo aver ricevuto una pacca d’incoraggiamento del suo amico fece una sprint, prese il cellulare da terra e corse verso di lei. ‘Scusa! Ti è caduto il cellulare.’ le disse toccandoli la spalla. Lei si girò e quando lo vide gli donò uno dei suoi meravigliosi sorrisi che lui contraccambiò di riflesso. ‘Oh grazie! L’avevo appena preso, mi sarei sparata se già lo perdevo!’ ‘Prego, lieto di averti aiutato! Cmq piacere io sono Mauro.’ lei si trattenne appena dal dire ‘Si lo so!’ e disse solo ‘Piacere Cristina.’ Dopo 5 secondi di puro imbarazzo lui disse ‘Bene, torno al tavolo, mi ha fatto piacere conoscerti! Buona serata!’ ‘Anche a me, buona notte.’ Gli rispose Cristina che tornò tra le amiche che già stavano ridacchiando e commentando la situazione.
Il mattino dopo purtroppo le preghiere di Cristina non furono esaudite, nonostante non piovesse il cielo era scuro e nuvoloso. Quel pomeriggio, invece di andare con gli altri a fare una gita a un caseificio si sarebbe dovuta fermare con 5 suoi compagni a fare legna, già si pregustava di restare sola con Mauro. Dopo pranzo restarono a parlare e si conobbero un po’ meglio, lui era di Lugano, era un amante degli sport e degli animali e dopo il liceo avrebbe cominciato a studiare geografia all’università di Zurigo. Le piaceva il modo con cui le parlava, come la guardava negli occhi, come le sorrideva mentre parlava lei, era un ragazzo socievole e divertente, più di una volta la fece scoppiare a ridere con le sue strane avventure. Verso le due arrivarono anche gli altri 3 membri della squadra taglia legna e il responsabile, prima di partire con il resto della classe, gli spiegò in quali punti dovevano dirigersi per cercare legna. Cristina un po’ delusa sperando di poter lavorare a coppie si diresse verso il punto a lei assegnato e cominciò a cercare legnetti. Dopo mezz’oretta che stava cercando un lampo e un potente tuono squarciarono il cielo. In pochi secondi cominciò a piovere come raramente Cristina si ricordava di aver visto piovere, la pioggia scendeva con una violenza incredibile per terra mitragliando il suolo. Cristina si coprì la testa con la sua camicetta a quadri rossa che indossava quel giorno e prese a correre il più velocemente possibile verso la tenda più vicina. Per fortuna non si era allontanata troppo e in pochi minuti giunse a destinazione. ‘Cazzo!’ esclamò quando non riuscì ad afferrare la cerniera al primo colpo mentre la sua schiena veniva martellata dalla pioggia brutale. Finalmente riuscì ad aprirla e si buttò quasi a pesce al suo interno. Per poco non le venne un infarto infatti all’interno, ancora ansimante per la corsa, trovò proprio Mauro che la guardava altrettanto sconvolto ‘Oh’ ciao!’ le disse. Lei non potè fare a meno di notare che nella sua mano teneva un fiore viola. Lui, notando il suo sguardo le disse ‘Ah, questo, l’ho colto perchè era così bello, mi ricordava te, pensavo che ti sarebbe piaciuto.’
Non sapeva perché, forse era l’adrenalina della corsa, forse era il gesto incredibilmente romantico associato alle parole dolci di Mauro, ma lei non disse una parola, incurante del fatto che con le scarpe sporche di terra stava entrando in una tenda sconosciuta, ma si avvicinò in ginocchi a lui e lo baciò. Quel bacio le restò per sempre impresso nella sua mente, come i dettagli, il suo viso prima sbalordito e poi concentrato sul bacio, la maglietta bagnata che aderiva perfettamente al suo corpo, i suoi seni che premevano contro il suo petto, la mano che allentava la presa sul fiore per abbracciare lei e in fine le sue labbra che si schiudevano e la lingua che cercava la sua. Si baciarono per un tempo indeterminato, incuranti dei vestiti bagnati, del fatto che si conoscevano solo da 3 giorni, del fatto che si trovavano in una tenda sconosciuta, si baciarono e basta. In breve i baci si fecero più audaci , Mauro prese a baciarle il collo strappando un gemito di piacere da Cristina che si godette la sua calda e umida lingua così in contrasto con la pelle bagnata e fredda. Non sapeva cosa le prese, non si era mai considerata una ragazza facile, ma in quel momento l’idea di non fare qualcosa di più con quel bellissimo e dolcissimo ragazzo le sembrava del tutto incomprensibile. Si staccò da lui e con sguardo determinato si tolse la maglietta restando in reggiseno per poi riavventarsi su di lui come un morto di sete si avventa su una borraccia di acqua dolce. Il contatto con la maglietta bagnata le dava fastidio, si interuppe di nuovo e gli ordinò ‘togliti la maglietta’ e si godette lo spettacolo mentre lui levava gli indumenti bagnati. Questa volta fu lui a prendere l’iniziativa, prese a baciarli il collo per poi scendere tra i seni, mentre una sua mano con fare esperto le slacciò l’ostacolo di stoffa che era il reggiseno. Lui contemplò brevemente le sue tette e si lasciò andare uno stupito ‘Wow’. Lei era molto fiera del suo seno, nonostante le dimensioni restava ancora perfettamente su. Lui prese a palpeggiarla per poi portarsi un capezzolo tra le labbra e prese a ciucciarlo e a giocare con la lingua sulla punta di esso. Il massaggio che stava subendo le fece in breve perdere ogni freno inibitorio, cominciò a mugugnare di piacere, a sussurrare ‘oh si, ti prego continua.’ Mentre lui non si faceva pregare e continuava a succhiare alternando il seno destro con quello sinistro. ‘Basta!’ disse lei ‘ti voglio!’ e prese ad armeggiare coi suoi bermuda. Lui la lasciò fare, piegandosi in dietro, in breve lei riuscì a forzare la patta e ad abbassare per quel che bastava i pantaloni e i boxer per far spuntare come un grosso pupazzo a molla il suo pene che si erse in tutta la sua libidinosa voglia. Lei non perse tempo e con le sue dolci manine afferrò l’asta e prese a masturbarlo. Ora era il suo turno di gemere, Cristina ci sapeva proprio fare, le manine facevano su e giù lungo l’asta scappellando quel grosso pisellone per poi ricoprirlo subito. Lui mentre veniva massaggiato in quel eccitante modo si piegò in avanti e riprese a leccarli e a succhiarli le tette ottenendo così un movimento ancora più entusiasta attorno al suo pene. La sua abilità in breve tempo lo fecero desistere dal ciucciare quell’abbondante davanzale per riadagiarsi in dietro mettendo così in evidenza senza volerlo i suoi addominali scolpiti. A quella vista Cristina non resistette piegandosi in avanti lo accolse tutto in bocca. Con movimento lento e studiato prese a succhiare quel grosso fallo quasi ingoiandolo per poi ritirarlo fuori. Sentiva quella massa di carne dura e bollente profanarle la bocca fino in fondo per poi all’uscita lasciare che la sua lingua prendesse a vorticare sulla sua cappella quasi volesse lucidargliela. Il pompino fu lento e rumoroso e Mauro evidentemente se lo godeva molto incoraggiandola e gemendo liberamente. Lei si sentiva così eccitata, con le tette di fuori, in una tenda, mentre fuori c’era un diluvio, col cazzo di un ragazzo quasi sconosciuto che si faceva strada nella sua boccuccia. Dopo poco sentì le sue mani che le accarezzavano la testa dolcemente e le davano il ritmo più veloce. Di colpo le venne paura, e se lui si fosse accontentato di un pompino? Lei voleva di più! In oltre la sua fighetta richiedeva ardentemente attenzioni. Allora dopo un paio di affondi si sfilò il fallo dalla bocca e lo guardò negli occhi con aria maliziosa. Si lasciò cadere in dietro sulla schiena e sollevò le gambe. Con agilità si sfilò gli shorts e il perizomino che indossava sotto e una volta nuda spalancò a mo di spaccata in aria le gambe. La sua figa si spalancò come un dolcissimo fiore e lei non potè fare a meno di scoppiare a ridere vedendo l’espressione di Mauro a quella visione. Non c’era bisogno di dire nulla, non più, lui si fiondò in avanti e prese a leccarla. La leccava in maniera sapiente, partendo dall’interno coscia e lentamente concentrandosi verso il centro, passando sul clitoride che veniva tenuto tra le labbra e succhiato come una caramella mentre le sue dita presero a penetrarla senza pietà. Lei prese a godere rumorosamente incitandolo a continuare ‘si cazzo, leccamela, leccamela tutta!’ gli diceva stravolta dal piacere. Dopo poco lui si fermò e con sguardo serio le disse: ‘Basta, non resisto, ora ti scopo.’ e prese ad appoggiare la sua grossa cappella all’ingresso della sua vagina guardandola aspettando un suo segnale. Quando sentì quel bastone di carne bollente appoggiarsi all’ingresso della sua intimità non resistette oltre e gli disse semplicemente ‘Si, scopami.’ e lui con un colpo di reni la penetrò completamente, complice l’abbondante lubrificazione. Prese a scoparla in maniera quasi animalesca, si era messo le sue gambe sulle spalle in modo che il suo fallo aderiva perfettamente al suo pube, sentiva il suo grande seno che ballava ad ogni bordata di cazzo che riceveva, sentiva quell’ariete d’acciaio rovente entrare nelle sue profondità riempiendola completamente per poi uscire di nuovo e per poi rientrare. Dentro, fuori, dentro, fuori, la velocità aumentava sempre di più. Mentre veniva scopata in quella posizione Mauro la guardava negli occhi, c’era qualcosa di dannatamente eccitante nel modo in cui la guardava, il tutto combinato a una situazione davvero incredibile, lei, una brava ragazza, si ritrovava nuda, con un grosso fallo che la scopava e l’apriva senza pietà. Si immaginò come doveva presentarsi la scena da uno spettatore estero e la cosa era talmente eccitante che la sua vagina cominciò a contrarsi ritmicamente col fare tipico di un orgasmo imminente. Lui se ne accorse e prese a penetrarla con ancora più furia. In breve l’orgasmo le esplose nella vagina e nel cervello annebbiandola la coscienza, urlò di puro piacere mentre sentiva Mauro godere quanto lei, col pene che si contraeva convulsamente dentro di lei eruttando sperma. Rimasero in quella posizione per alcuni secondi, sentiva ora il suo fallo perdere vigore, lui la guardò e sorrise, un sorriso dolce, in così netto contrasto con lo sguardo di pura lussuria che aveva prima. Si piegò su di lei e la baciò sulle labbra. ‘Grazie.’ le sussurrò in un orecchio e le ridete un bacio.
E quello, era solo l’inizio’

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