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Racconti Erotici Etero

Il Cobra

By 3 Agosto 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

La professoressa Tripi entrò in classe qualche minuto dopo il suono della campanella. Posò i suoi libri e registri sulla cattedra, mentre con la mano fece un gesto per ottenere il silenzio e l’attenzione della classe. La professoressa Tripi, la Trip, come la chiamavano i ragazzi, era la più giovane tra le insegnanti di quella quinta liceo e, per età e abbigliamento, si faceva fatica a distinguerla dalle allieve. I ragazzi la chiamavano Trip per sottolineare le sue caratteristiche sessuali che mandavano in trip come e più di una canna di marijuana. Le sue grazie più evidenti, seno e culo, erano esattamente ciò che mancava alle studentesse, che avevano l’aria delle bambine cresciute. I ragazzi, quando la videro il primo giorno, cominciarono subito a sbavare e lei si accorse subito che la mangiavano con gli occhi e certamente le faceva un po’ piacere perché sperava di utilizzare il suo fascino come arma per tenerli buoni. 
La classe era all’ultimo anno del liceo ed era stata decimata pesantemente nel corso dei quattro anni precedenti, e ora era formata da soli diciotto ragazzi, dei quali solo sette maschi e undici ragazze. Tra queste spiccava per bellezza e, in concorrenza con la Trip, Shy, che forse fisicamente dimostrava qualche anno in più delle sue colleghe, ma era certamente più ingenua delle altre. Shy era una bellezza naturale che, sicura del proprio fascino, vestiva per non attirare attenzioni, con abiti che coprivano le proprie curve, più che esaltarle. 
Shy, da ormai più di due anni, filava con Tom che ultimamente la trascurava un po’, per immaturità e per andare a giocare a calcetto. Per questa ragione, Shy, quando si sentiva più trascurata da Tom, si trovava a far la civettuola con Tizio o con Caio. Ma, in verità, Shy era molto innamorata di Tom, non avrebbe potuto vivere senza di lui e la civettuola la faceva solo per farlo ingelosire e tenerlo stretto a se.  
Ristabilito il silenzio, la Trip disse: “Come sapete, ragazzi, le classi dell’ultimo anno hanno diritto a una gita un po’ più lunga e una meta più distante, ma anche più impegnativa sotto il profilo della didattica. Quest’anno la gita scolastica sarà una vera gita d’istruzione con visite ai musei, a una scuola con lezioni in inglese, parchi naturali e altro ancora. Tuttavia, poiché, caso del tutto eccezionale, siete tutti maggiorenni avrete anche più libertà dopo cena.”. 
Seguì un vero boato e la Trip fece fatica a riportare la calma. Poi riprese: “Sarete liberi solo dopo cena! Non più sotterfugi, non più menzogne, non più manovre losche per incontri segreti. Siete diventati grandi, miei cari, ed è bene che vi avverta che dovrete firmare una liberatoria per la scuola in modo che eventuali danni saranno pagati da un’assicurazione che andremo a stipulare e che sarà a vostro carico.  – salirono forti i fischi di delusione – In compenso avremo un albergo decoroso, con stanze doppie e ognuno sceglierà con chi stare in stanza. – Di nuovo urla di approvazione. Shy guardò Tom per dirgli che non si sognasse di scegliere un altro compagno – C’è un però! – scese il gelo – non saremo soli! La gita si farà insieme alla quinta G”. 
La Trip aveva inserito la notizia della quinta G, alla fine del discorso, dopo aver indorato abbondantemente la pillola, lasciando che la notizia passasse in secondo piano, in modo da non allertare le contromosse degli studenti. Infatti, i ragazzi erano già riuniti in gruppetti per commentare e organizzare, finché un alunno,  si alzò in piedi e chiese: “Scusi prof, ma dove andremo in gita?”.  La Trip sapeva che i ragazzi avrebbero desiderato andare in qualche bel posto per divertirsi, dotato di discoteche e piano bar e perciò non avrebbero gradito una città d’arte. A il consiglio di classe era stato irremovibile. Allora sperando nella ignoranza di ragazzi rispose: “Andiamo nell’area Flegrea”. Nessuno sapeva dove fosse e nessuno fiatò.
Poi, un altro, il solito spiritoso, assunta una ria un po’ più seria, chiese: 
“Scusi prof, ha detto G, come il punto G delle ragazze?”. Il ragazzo probabilmente non aveva nemmeno idea di dove cominciare a cercare il punto G, ma la Trip sapeva il fatto suo e rispose immediatamente: “No! Si tratta della G di Ghigliottina, per tagliarlo agli imbecilli!” Risate generali.
Ora bisogna aggiungere qualche parola sulla quinta G. Esiste, in tutti gli istituti superiori, il problema dei ripetenti cronici. Si tratta di quei ragazzi che per incapacità intellettive o di autocontrollo, finiscono con l’essere bocciati un anno sì e un anno no. La presenza di questi soggetti finisce, alla lunga, con il rallentare la crescita della classe quando non divengono anche un motivo per distogliere l’attenzione dei più deboli. In quella scuola, dopo il terzo anno quei soggetti erano iscritti nella sezione G, dalla quale nessuno ne era mai uscito maturo. 
Frequentava la quinta G, un soggetto, come gli altri ripetente, soprannominato Cobra. Il suo soprannome gli veniva dal fatto che, dicevano, ha un cazzo più grande degli altri che lui stesso chiama il cobra.
Cobra è un leader naturale, sarcastico, violento e vendicativo con i suoi avversari, crudele e spietato con i compagni che non obbediscono. Cobra, per le sue qualità di leader, ma anche per un certo fascino accompagnato da savoir fare, è certamente molto ammirato dalle ragazze della scuola. Si sente il più fico di tutti, ma finisce con il creare problemi e disordini. Tra gli studenti del liceo, si sprecano gli aneddoti su di lui e sulla prepotenza esercitata da lui e dal suo gruppo.  Un giorno il Cobra e il suo gruppo, aveva agganciato una pollastrella e si erano tappati in bagno con lei: “Hai delle tette stupende, scoprile perché le vedano tutti” disse il Cobra. In pochi istanti la ragazza, irretita dal fascino del Cobra, sorridendo improvvisa uno striptease.
 Il Cobra, non contento del risultato, costrinse la ragazza a ripeter lo striptease due, tre, quattro volte, tra le risate compiaciute del gruppo. Lei stessa, come si poteva vedere nel film, ride e fa saluti da vera star. Il filmato aveva girato tra i ragazzi dell’istituto e poi era finito in internet ma, contrariamente a quanto si può credere, aveva trasformato la ragazza in una vera diva. Da allora Cobra aveva girato film hard con le ragazze più procaci per rivenderli agli appassionati. Le ragazze facevano la fila per essere riprese mentre si spogliavano, spampinavano o scopavano il cobra o uno dei suoi amici, perché sapevano che questo le avrebbe rese famose in tutta la scuola.
Un giorno, Cobra e alcuni suoi amici entrarono nel bagno delle donne dove sapevano che era appena entrata Shy. Uno di loro si mise appoggiato alla porta d’ingresso e altri due alle spalle di Cobra a dargli manforte. Shy, come al solito, aveva un camicione largo, sopra una t-shirt ed un gonna al ginocchio che copriva le belle gambe lunghe ed affusolate, inguainate da un paio di calze autoreggenti color del miele.
Cobra, rivolto a Shy, le disse: “Sei molto bella, lo sai. Ma non sai che a me piaci molto. Facci vedere se il tuo seno è rifatto”.
“Perché dovrei? Non sono affari vostri!”. Rispose, svelta, Shy 
“Certo che sono affari nostri. Nessuno in questo istituto può andare in giro a far credere ciò che non è. Forse ti è sfuggito che io sono il capo!”.
“Io non voglio far credere niente a nessuno. – strillò Shy – e non mi importa chi sia il capo”.
“Fai male a non preoccupartene! In fondo sono affari tuoi – replicò il Cobra mentre le mollava un manrovescio – Non voglio farti del male, voglio solo che nel mio territorio non ci siano furbi. Scopri le tette, stupida!”
Shy, impaurita dal manrovescio o, forse, dall’epiteto “stupida”, scese di tono e quasi piagnucolando rispose: “È tutta roba mia, non mi sono rifatta nulla.”
Il Cobra sapeva che Shy stava con Tom, e non sarebbe stato facile convincerla a tradire il suo ragazzo. Per averla, doveva prenderla con la forza: “Scopri! Devo controllare”
“Va bene – rispose Shy un po’ impaurita, ma anche un po’ eccitata dall’insolita situazione – ma se tu sei il capo è sufficiente che sia tua a controllare. Fai andare via gli altri!
“Andate fuori!” disse il Cobra rivolto ai ragazzi.
Appena i ragazzi furono usciti, Shy allargò le braccia che stringevano il petto a proteggerlo e con un’aria tra lo spaventato e il sollevato cominciò, lentamente, a sbottonare la camicia. Il Cobra le stava vicino e in silenzio, guardava ora il petto, ora fissava gli occhi di Shy.  
Shy recuperò un po’ di coraggio e tentò, per l’ultima volta, di sottrarsi. Il Cobra, senza parlare né agitarsi, rapidissimo e senza profferire verbo le mollo un altro manrovescio.  Shy riprese a sbottonarsi. Si levò la camicia, si tolse la t-shirt, si sbottonò il reggiseno e disse: “Ecco. Puoi controllare!”
Il Cobra con molta cura cominciò a palpeggiare i seni di Shy, ne valutò la durezza, il peso, la rotondità. Poi cominciò ad accarezzare i capezzoli. Shy, in silenzio, godeva di quelle carezze che tante volte aveva desiderato che Tom le facesse. Il Cobra era molto abile. Quando i capezzoli si furono induriti, avvicinò la bocca e li baciò. Poi con la lingua cominciò a stimolarli. Shy si sentiva sempre più eccitata. Quando anche il Cobra si rese conto di quella eccitazione, levò la lingua dal capezzolo e appoggiò la bocca sulle lebbra di Shy che, sebbene spinta da un forte senso di colpa, non riuscì a resistere e rispose al bacio. Fu un bacio tenerissimo e molto lungo e, quando terminò, fu Shy a parlare: “Cosa abbiamo fatto! Non avremmo dovuto! Sono fidanzata, se Tom lo sapesse mi farebbe a pezzi”.
“Non preoccuparti. Ci sono qui io a difenderti. – rispose il Cobra, che continuò – anche io ho una bella sorpresa per te. Guarda l’ho qui sempre con me! Vuoi conoscerlo?”
Shy capì immediatamente che si trattava del famoso cazzo del Cobra. Si ricordò di quel che si diceva di quel mostro. Ne fu un po’ spaventata, ma fu la curiosità ad avere il sopravvento.  “Si, si, ti prego!”
Il Cobra lo estrasse e disse “È un po’ timido, ha bisogno di coccole, vuole molti baci”. 
Shy ebbe un ultimo sussulto di onestà verso Tom e avrebbe voluto fuggire, ma sentiva la mano dl Cobra che la stringeva con forza ed ebbe paura che fuggendo avrebbe trovato fuori il gruppo del Cobra che l’avrebbero riportata dentro. E si lasciò andare. Prese il cazzo del Cobra con delicatezza: “Uhh! È enorme!” Provò a segarlo un po’ e si rese conto che,nonostante  le dimensioni ragguardevoli, il cazzo era ancora moscio. Ne fu attratta e continuò a segarlo. Poi per non sembrare troppo irretita, cercò le labbra del Cobra e lo baciò di nuovo. Prima che il bacio fosse finito, Shy sentiva che aveva in mano qualcosa di veramente duro e grande e, staccatasi dalle labbra del Cobra, guardò in basso, vide il mostro ed ebbe un attimo di smarrimento. Poi sentì la mano pesante del Cobra posarsi sulla sua testa e piano piano, si piegò e si avvicinò al mostro prendendolo tra le labbra.
“Più giù – disse il Cobra – voglio che entri tutto dentro”.
Shy si spaventò, non credeva che sarebbe potuto entrare. Umettò l’intera asta con la sua saliva, allargò la bocca più che poteva e cominciò a infilarlo. Con suo grande stupore arrivò a contenere quasi metà dell’asta. Poi lentamente lo tirò fuori e poi ancora dentro. Sembrava non finire mai. Shy pensò a quanto sarebbe stato piacevole prenderlo nella figa. Poi lo tirò fuori e lo baciò ripetutamente e lo leccò la cappella e tra la cappella e l’asta. Sentiva la sua figa sbrodolare lungo le gambe. 
Teneva salde fra le mani le palle del cobra per guidare l’introduzione del cazzo in bocca.  Di nuovo la mano del cobra spingeva la sua testa a prenderlo dentro. Ma questa volta, Shy perse il controllo, perché il Cobra la prese per i capelli e tenendole il cazzo in bocca disse. “Non è un giocattolo. Ci si può far molto male. Inginocchiati”. Shy s’inginocchiò. 
Il Cobra con la mano guidò la testa di Shy all’indietro seguendola con il bacino perché il cazzo non uscisse dalla bocca. Portò la testa fino a toccare il muro. Più indietro la testa di Shy non poteva andare. 
Il Cobra riprese. “Ecco, piccola, forse di pompini ne hai già fatti tanti, ma adesso io ti scopo la bocca che è cosa diversa, molto più divertente” e cominciò a spingere con forza il suo cazzo nelle bocca e quando non riusciva ad entrare più, lo estraeva lentamente fino quasi a tirarlo completamente fuori per poi velocemente infilarlo ancora ed entrare un po’ di più a scoparle la bocca. Su e giù e ogni volta che il Cobra spingeva, Shy andava indietro con la testa finché batteva contro il muro e il cazzo entrava ancora un po’ di più. Shy era eccitatissima, batteva la testa, ma aveva imparato a contrastare le spinte del Cobra, aggiungendo piacere al piacere. Andò avanti una decina di minuti e, mentre Shy, di nascosto, aveva cominciato a masturbarsi, il Cobra eiaculò inondandola di uno sperma caldo e dolce che prima le riempì completamente la bocca fino a che fu piena,  per poi cadere sulle gambe inguainate dalle autoreggenti.

 

La Trip era una ragazza nel pieno della sua floridezza fisica, di quasi trent’anni, da poco divenuta professoressa di ruolo, ma con il dono del feeling nelle relazioni sociali. Era una bella ragazza, professionalmente preparata, che con semplicità si rapportava con gli allievi, come una sorella maggiore. Una sorella maggiore che mostrava le sue splendide curve come modello per le ragazze e come paragone per i ragazzi. Era uno sballo e per questo la chiamavano Trip. 

Aveva un ottimo metodo d’insegnamento che riusciva a suscitare interesse anche negli alunni meno impegnati. Era riuscita nella sua missione di professoressa con gran successo. Di lei erano contenti i suoi allievi, ma anche i suoi colleghi verso i quali era sempre molto disponibile e gentile. Con il suo sorriso abbagliante sembrava voler invitare tutti a prender parte ad una festa. E, infatti, fuori della scuola, la sua occupazione maggiore erano le feste. Le piaceva andare via con gli amici e amiche a feste o in discoteca. Amava vestire in modo un po’ eccentrico, con abiti che mettevano in risalto le sue bellezze e attirassero l’attenzione, come una consumata esibizionista. Non aveva un fidanzato, non si sentiva ancora matura per un solo fidanzato, ma con un forte senso di privacy di fidanzati ne cambiava parecchi e molto spesso. 

La Trip ama ballare, cambiare locale per assaporare sensazioni nuove e così accade spesso che per mancanza di un fidanzato, o per pura curiosità si muova spesso con un’amica in scorribande del sabato sera alla ricerca di un locale “frizzante”. È uno spettacolo vederla, balla bene e con generosità si pone al centro della scena, attraendo la curiosità dei presenti, maschi e femmine. I ragazzi erano attratti e abbagliati dalla sua bellezza e affascinati dalle sue movenze erotiche. Le ragazze colpite da invidia o soggezione per la segreta speranza di poter somigliare a lei. 

Le piace provocare, le piace essere ammirata ed invidiata, le piace affascinare e, infine, sedurre. È un gioco reso pericoloso dall’oscurità, nella quale sono immerse le discoteche e i pub, per i pericolosi giochi di luce che cambiano la connotazione delle figure e delle movenze. Una sera d’estate che la Trip si trovava al Sassofono Blu con la sua amica Anna, bella quanto lei, ma con qualche anno in più, fu avvicinata da due ragazzi che molto rapidamente si dimostrarono due zotici prepotenti, senza nessun senso del gioco e del fascino. Ad aggravare la situazione si mise anche l’incapacità dei due di capire che le ragazze li volevano licenziare. Insistevano i due, credendo che le ragazze avrebbero finito col cedere. E il gioco stava diventando piuttosto pesante, quando si materializzò un terzo ragazzo che con decisione riuscì ad allontanarli. Il loro liberatore sembrava molto attraente e, se non altro, più sensibile dei due che aveva scacciato e dotato di un gran senso di spirito allegro. Le due ragazze, senza alcun timore, accettarono la compagnia del liberatore e approfittando del suo senso di humour continuarono a chiamarlo così. 

Liberatore era un ragazzo brillante capace di tenere la conversazione con Anna e Trip e con loro ballò tutta la sera condividendo un paio di drink e molte risate fino a quando arrivò l’ora di andar via. Anna, senza concordare nulla irruppe nella conversazione:

“A casa ho una bottiglia di cartizze in fresco, perché non andiamo a scolarla?”

La Trip capì che la sua amica aveva deciso di portarsi a letto il liberatore e con savoir faire respinse l’invito e chiese di essere accompagnata a casa.  Ma il liberatore fu irremovibile:

“Nient’affatto – disse – questa serata è cominciata in tre continuerà in tre. Certo una bottiglia di cartizze potrebbe essere troppo piccola per tre persone e per tutte le storie che devo raccontarvi. Riscalderemo la serata con la simpatia.”

Anna accettò la proposta: “Ma sì, certo – e rivolta alla Trip – perché vuoi abbandonarci? Metteremo in fresco altre bottiglie di cartizze di modo che quando sarà finita la prima, già fresca, si saranno rinfrescate anche le altre. O tutti o nessuno”

Sentitasi così sollecitata, la Trip accettò di buon grado di rimanere con gli altri e, insieme, andarono a casa di Anna.

Anna aprì le finestre per fare entrare l’aria fresca della notte, sistemò dei cuscini per terra, abbassò l’intensità delle luci e accese il suo iPod con musiche ambient a volume di sottofondo. Poi, mentre la Trip e il liberatore si accomodavano, prese tre flute dalla credenza e stappò la bottiglia. Stavano bene insieme, e sdraiati sui cuscini, bevevano il loro cartizze, raccontavano episodi della loro vita e scherzavano amabilmente, quando il liberatore sdraiato sui cuscini e la testa appoggiata sul divano, stretto tra le due ragazze, disse:

“È una serata magica, sto benissimo con voi. Siete entrambe molto belle e chiacchierare con voi è piacevolissimo. Mi infondete una tranquillità ed una dolcezza infinita. Il vostro sorriso illumina una serata di sogno, sembrate due angeli venuti sulla terra per regalarmi il paradiso. – le ragazze annuivano perché era anche il loro sentimento – sto benissimo così con voi e vorrei che questa notte non finisse mai.”. 

“Anche io ho la sensazione di vivere un sogno – disse la Trip – abbiamo ballato tutta la sera e quest’aria estiva, calda e dolce mi accarezza il viso ed anche io vorrei che non finisse mai.”

“Invece la prima bottiglia di cartizze è finita – disse Anna – ne prendo un’altra” e si alzò per andare verso il frigo. 

In quel momento il liberatore allungò una mano verso la Trip e mentre con il pollice accarezzava le sue labbra, disse: “Anche io, ragazze, vi ho portato un dono! Un dono per le più belle e le più amabili donne della terra”.  

Anna stappò la bottiglia, versò il vino nei bicchieri e si sdraiò di nuovo di fianco al liberatore. “Un dono? Vado matta per i doni! Cos’è ? Voglio vederlo subito” 

“Dove l’hai – intervenne la Trip – in tasca? Oppure lo hai lasciato in auto? Perché avevi un dono con te? A chi era destinato? Alla tua ragazza?”  

“Un momento, un momento ragazze. Quante domande. Come posso rispondere? Si tratta di un regalo per voi perché era destinato a voi!”.

“Ma va là! – rispose Anna – non sapevi nemmeno che esistevamo!”.

“Eppure è come se lo avessi sempre saputo che vi avrei incontrato. Così belle, ma anche così simili a me. Voi siete il mio naturale completamento ed io vi aspettavo da mille anni”.

Risero le ragazze e tuttavia toccate da quelle affermazioni che sapevano non vere.

“Di cosa si tratta? Dov’è il dono?” chiese Anna che voleva anticipare i tempi.

“È qui lo porto sempre con me!”

“Bene, tiralo fuori!” 

“Bhe! Bisogna estrarlo e scartarlo. Chi di voi due si prende la responsabilità?”

Le ragazze cominciarono a sospettare di cosa si trattasse. “Ce l’hai in tasca?”

“Fuochino!”

“Nelle calze?”

“Fuoco!”

“Sotto la camicia?”

“Fuoco!”

“Sotto i pantaloni? “ Disse Anna ridendo

“Fuochino!”

“Sotto la patta! “ disse la Trip stupita più che divertita.

“Indovinato! A te, allora, il compito di scartarlo”

La Trip non riusciva a credere. Questo ragazzo, che ora si vedeva chiaramente era molto più giovane di loro, le aveva condotte come in un gioco alla scoperta della verità e la verità era che voleva scopare con entrambe e contemporaneamente. Si domandò se non fosse il caso di mandarlo al diavolo. Ma il garbo con il quale lui aveva lavorato, la simpatia che si era guadagnata e soprattutto la sua curiosità la convinsero a continuare il gioco.

“Vediamo, vediamo – disse la Trip mentre cominciava a slacciare i pantaloni – cosa potrà essere mai che questo furbacchione nasconde sotto la patta? Uh! Sotto i pantaloni c’è ancora uno strato si tessuto!”.

“Devi togliere anche quello !” Disse Anna fremente per il gioco che cominciava a piacerle molto. 

“Si, certo! Hai ragione! Togliamo anche questo e liberiamo il regalo” 

La Trip aveva ormai capito che sotto le mutande c’era un cazzo in tiro di notevoli dimensioni e il respiro le si fermò in gola quando, estratto, il cazzo dimostrò ritto e duro nelle sue reali dimensioni. La Trip lo scappellò nel silenzio più assoluto e apparve alle due ragazze una cappella rosso bordò, lucida e liscia. Che emozione per le due ragazze. Non avrebbe potuto esserci un regalo più gradito e più apprezzato. Era proprio quello che ci voleva per terminare una serata magica.

“È per me?” Chiese Anna

“È per voi!” Rispose il liberatore.

“L’assaggio!” disse Anna mentre avvicinava la lingua alla cappella.

“Assaggialo anche tu!” Disse il liberatore alla Trip.

Anna lasciò l’asta tra le mani della Trip e poi si alzò per liberare il poveretto dai pantaloni e dalle mutande mentre la Trip mordicchiava l’asta per poi sollecitare con la lingua il prepuzio.

Quando ebbe tolto i pantaloni e le mutande, Anna tolse anche la sua gonna e le sue mutande e disse: “È pronto ormai, deve bastare per due…… basta sollecitarlo!” e si sedette a cavallo sul poveretto, mentre guidava l’asta nella figa e cominciò la lunga cavalcata.

La Trip si spogliò anche lei e gustando la scena si trastullava il clitoride. Poi tolse prima la sua camicia e poi la maglia e il reggiseno ad Anna in modo da poter osservare le belle tette che ballavano mentre Anna cavalcava il giovane. Poi alle sue spalle, le afferrò le tette e strizzava i capezzoli. Anna riuscì a nascondere un primo orgasmo per paura che l’amica le richiedesse il posto, ma non riuscì a dissimulare un secondo e un terzo orgasmo molto profondo e intenso al pari di uno tsunami. Cominciò a tremare e a gridare e infine si lasciò cadere sui cuscini.

La Trip, temeva che la rigidità del liberatore fosse andata a farsi benedire e, una volta che Anna ebbe lasciato campo libero, si accertò della consistenza del cazzo eretto. Una volta verificato che fosse ancora rigido, volle assaggiarlo. Sentì il sapore dolciastro degli umori di Anna, ma non riconobbe sapore di sperma. A quel punto, sicura che non ci fosse stato orgasmo e che il liberatore avrebbe potuto durare ancora un bel po’ se lo infilò nella figa e cominciò la sua cavalcata. Come una vera cavallerizza, spronava il suo puledro in folli corse, per poi fermarlo in prossimità di un ostacolo e spronarlo a saltarlo con agilità. Il liberatore godè della mano ferma e sicura della Trip, la assecondò badando a tenere alto il vessillo, la sentì raggiungere più di un orgasmo fino a quando anche lei, esausta, si lasciò cadere sui cuscini. Anna, che fino a quel punto aveva vissuto la cavalcata della Trip da vicino, gli sorrise e lui, presala dal collo, la tirò a se per baciarla prima e dirigere la sua testa verso l’uccello ancora in tiro perché lo prendesse in bocca. Lei non si fece pregare e, con amore, assaporando anche lei gli umori dell’amica, tenendo per le palle l’eroe di una notte lo portò in un crescendo di palpitazioni in un glorioso orgasmo.

Arrivò il mattino e gli amici si addormentarono felici e soddisfatti. Più tardi ognuno prese la propria strada. Si rividero ancora in qualche occasione ma la vita, con la fine dell’estate, prese i ritmi di sempre. La Trip fu chiamata da un altro liceo della città e il primo giorno di scuola era professionalmente al suo posto.

 

Capirete, quindi, lo stupore della Trip e le sue paure quando, entrando nella classe, tra gli atri alunni, la Trip vide il Liberatore, ovvero il Cobra, pluri-ripetente che, avendola riconosciuta, le sorrideva sornione e trovò il modo di sussurrarle: “Non preoccuparti, Trip. Io non parlo!”.

Arrivò il giorno della partenza. Si partiva alla quattro del mattino, ancora con il buio, per arrivare nel primo pomeriggio. Shy e Tom avevano deciso insieme che sarebbe stata la loro luna di miele. Avrebbero dormito per quattro notti in un letto insieme in una camera tutta per loro. Avrebbero fatto i turisti, scattato foto, scherzato e giocato con gli amici per poi finalmente andare a dormire insieme e insieme amarsi fino al mattino. Erano felici, Shy era felice e quell’episodio con il Cobra, che non aveva raccontato a nessuno, l’aveva già dimenticato, né aveva lasciato nessun segno. 

Shy e Tom avevano preparato una borsa con i panini, caffè caldo e the freddo, snack, cioccolate e brioche per il viaggio. Depositati i bagagli nel bagagliaio dell’autobus, si erano sistemati in un sedile nella quarta o quinta fila, circondati dai loro amici. Quelli della quinta G erano tutti indietro, nelle ultime file. Erano felici. 

Per il viaggio Shy aveva indossato un vestitino molto comodo e pratico che le arrivava fino quasi al ginocchio. Un vestito po’ largo che la preservava dagli sguardi lascivi dei suoi compagni e dagli sguardi invidiose delle compagne. Molti di loro, infatti, non aveva ancora provato le gioie del sesso, oppure aveva avuto un solo partner per lo più un po’ timido e inibito. Lei no. Shy aveva un rapporto sessualmente appaganti, sebbene negli ultimi tempi asi erano un po’rarefatti. Certo, Shy aveva dovuto svezzare Tom ed aveva dovuto utilizzare le capacità amatorie e libertine accumulate prima di Tom, ma  ora erano una coppia che non aveva timori e fobie.

L’autobus era partito e i ragazzi avevano salutato con ampi gesti delle braccia alzate, i genitori rimasti sul marciapiede. Poi erano cominciati i canti e gli scherzi fino a quando era spuntato il sole. L’autobus viaggiava, ora, sicuro sull’autostrada e molti ragazzi, sgolati dai canti e dalle grida, si erano addormentati. Tra questi Tom. Shy lo guardava con tenerezza, ma anche con pensieri lussuriosi.

“Dormi bell’amore mio! Dormi ora, perché questa notte e per quelle che seguiranno, non avrò nessuna pietà del tuo cazzo profumato.”. Pensava Shy mentre lo guardava. 

Sembrava che ormai dormissero tutti, erano le dieci del mattino ed era prevista una fermata due o tre ore dopo per mangiare e sgranchirsi le gambe. Shy guardava Tom e fantasticava sulla tenera notte che lo aspettava e sorrideva.

Si avvicinò una ragazza della quinta G che Shy conosceva di vista e che le disse: “Vieni! Il Cobra deve parlarti!”

Shy si ricordò del Cobra e di quell’avventura a scuola. Guardò Tom che dormiva e disse: “Cosa mai deve dirmi? Non posso. Digli pure che non posso”.

La ragazza insisté ”Il Cobra non ha chiesto se puoi andare. Ti ha ordinato di andare!” Shy valutò le parole del Cobra. L’avrebbe volentieri mandato al diavolo. Temeva, però, che sarebbe stato come dichiarargli guerra e si sarebbe rovinata la gita. Guardò Tom, dormiva. Pensò tra se e se: “Gli dirò il fatto suo e tornerò prima che tu ti sia svegliato, amor mio!”

Poi rivolta alla ragazza: “Ok! Ma facciamo presto!”

Shy andò in fondo all’autobus, passò davanti ad una sua amica che la guardò interrogativamente, ma tirò dritto. In fondo all’autobus c’era una linea di sbarramento fatta dagli amici del cobra che si aprì al suo arrivo. Dietro la linea, seduto spaparanzato, c’era il Cobra.

“Siediti “ disse lui.

“No, grazie. Sto in piedi”

“Andiamo, siediti! Non ti mangio mica!”

“Cobra, dimmi quel che devi dirmi, in fretta e senza fronzoli!”

“Prima di tutto devo farti i miei complimenti: sei bellissima oggi. Nonostante tu faccia di tutto per nascondere le tue grazie, queste risaltano prepotenti.”.

“Grazie! Dimmi quel che devi dirmi. Ho fretta” Rispose secca Shy.  

“Devi essere sempre così maleducata con chi è gentile?”

“Non mi sembra che l’ultima volta che ci siamo visti tu sia stato molto gentile” rispose svelta Shy, accennando a quell’unico incontro, nel bagno della scuola, che era sfociato in rapporto sessuale completo.

Il Cobra non le lasciò finire la frase che le disse: “Devi proprio farmi arrabbiare? Siediti!”

Shy sedette e lui ricominciò a parlare: “Devo ricordarti di come sei andata via felice e soddisfatta dopo quell’incontro? Devo ricordarti con quali difficoltà all’inizio e come sia proseguito splendidamente. Quali sono, ora, i tuoi timori?”

“No, no Cobra, non ho timori – riprese piagnucolando Shy – è che sono qui con Tom e non voglio correre rischi. Io ne sono innamorata, lo sai, e lo amo con tutta me stesa e questa sarà la nostra luna di miele”

“Stupidaggini di uomini senza spina dorsale come Tom. Comunque io non voglio rovinare la vostra luna di miele. Tom non saprà mai nulla di noi, nemmeno di questa chiacchierata! A me, che sta a cuore la tua sorte, mi dispiace che tu debba accontentarti di Tom. Allora ho deciso che con Tom sarà una luna di miele, e il sesso lo farai con me. Ricordi come ti è piaciuto il cobra?”

Il cobra terminò la frase tirando fuori dai pantaloni l’uccello già eretto. Un obelisco fiammeggiante. Non solo le dimensioni, ma la regalità di quel cazzo ammaliava Shy. Una cappellaq grossa e rossa, lucida e splendente irretivano lo sguardo e attirava come una potente calamita. Shy guardò il cazzo del Cobra e piagnucolando rispose: “Andiamo Cobra. Rimettilo dentro, potrebbe vederci qualcuno.”.

“No! Non preoccuparti. Nessuno può vederci. Gli amici fanno barriera e non si sposteranno nemmeno con l’arrivo dei marines americani”.

Shy, quasi senza accorgersene gli prese l’uccello in mano e cominciò ad accarezzarlo: “Andiamo, Cobra! – diceva Shy con un fil di voce – rimettilo dentro ho paura che Tom possa scoprirci”.

“Non preoccuparti. Questo è il mio regalo per augurarti una felice luna di miele! Te lo dono con tutto il cuore. Prendilo nella tua bella boccuccia. Sentirai che meraviglia”

“No, no, ti prego! – piagnucolava Shy – non posso, non posso tradire Tom”.

“Sarebbe un tradimento se tu mi amassi, Shy, ma tu non ami me, ami Tom – rispose il Cobra mentre con la mano posata sul capo di Shy, la spingeva verso il maestoso cazzo – lo sai Shy, sei tu la padrona del mio cazzo e devi amarlo e onorarlo”.

 

Aprì la bocca, Shy, per accogliere l’oggetto del suo desiderio e si diede da fare con la lingua mentre sentiva la spinta della mano del Cobra.

“Andiamo, Shy, deve entrare tutto in gola! Abbiamo scoperto che hai un altro clitoride nella gola e dobbiamo stimolare anche quello! Succhia, succhia forte”

Succhiava Shy, succhiava forte e le piaceva tenere in bocca quel diavolo indomito e mentre succhiava, sentiva la figa bagnarsi e inumidirsi. Teneva il Cobra per le palle per meglio dirigere le operazioni e con l’altra mano si fece strada sotto la gonna, sotto le mutande e prese coscienza dell’allagamento totale. Sfiorò il clitoride ed ebbe un sospiro di piacere che le sfuggi dalla bocca e che fu correttamente interpretato dal Cobra, che si stese sui divani e senza parlare sfilò le mutande da una gamba e la fece accomodare sul suo cazzo. 

Shy vogliosa, si guardò vergognosa introno a controllare che nessuno potesse vederla e ne fu rassicurata, si accorse solo di un’auto che seguiva l’autobus e che vedeva il suo mezzo busto andare su e giù.  Poteva lasciarsi andare. E si lasciò andare a una cavalcata liberatoria. Godeva di quel cazzo duro e rigido nella sua figa assetata. Godeva nel sentirlo andare su e giù, andare fuori e rientrare immediatamente dentro la figa.  E non trovo nulla di male nel chiedergli di stringerle le tette. Il Cobra le sfilò la maglietta lasciandola in reggiseno, poi mentre lei continuava la sua folle cavalcata, le sfilò anche il reggiseno offrendo all’auto che seguiva lo spettacolo delle sue tette libere che ballavano su e giù al ritmo della sua cavalcata. 

Ebbe un primo travolgente orgasmo al termine del quale si ricordò dello spettacolo che stava offrendo agli automobilisti di passaggio. Guardò fuori dal finestrino e vide i due ragazzi nell’auto che si sbracciavano e ridevano. Si sentì incoraggiata e riprese la cavalcata per raggiungere il secondo orgasmo. Gli amici del cobra stavano ritti in piedi e davano loro le spalle, si sentì protetta e accelerò il ritmo. Si trattava ormai di una cavalcata di vita o di morte. 

Il secondo orgasmo la colse come uno tsunami, inaspettato e forte, fulmineo ed energico, istantaneo e vigoroso. Shy era in paradiso. Si lasciò cadere e, appena riprese le forze, con la lingua ripulì il Cobra ingoiando tutto. Poi si rivestì, sorrise al cobra e lo salutò con la manina. Non aveva nemmeno la forza di parlare. 

Parlò il Cobra: “Sei davvero una ragazza eccezionale. È la vostra luna di miele, ma al cuor non si comanda. In questi giorni, dovrai dedicarmi almeno una notte. Quando avrò bisogno di te, ti chiamerò con un SMS. Saprai, allora, che devi raggiungermi immediatamente. Lascio a te la scusa per Tom.“

 

Sorrideva Shy. In fondo avere un innamorato e un amante è tutto ciò che si possa desiderare, ad esser sicuri che non si picchino tra loro. La barriera umana si aprì e lasciò passare Shy che tornava al suo porto. Dormivano ancora tutti e Shy si sedette affianco a Tom che dormiva sella grossa. Era felice. Felice e soddisfatta.

Giunti in albergo, le stanze erano state assegnate con molta liberalità. In fondo erano tutti maggiorenni. Tom e Shy erano riusciti ad avere una stanza con letto matrimoniale e finestra sul prato e sulla piscina. Erano saliti in camera insieme, felici ed eccitati per la luna di miele che li attendeva. L’albergo era fuori città e non c’erano mezzi per raggiungerla se non l’autobus della scuola. Shy aveva una ragione in più per esser felice grazie al sesso praticato a bordo dell’autobus che le assicurava che in quella luna di miele avrebbe avuto sesso di quantità, il Cobra, e sentimento di qualità, Tom. A farle cambiare idea ci aveva pensato subito Tom che, senza nemmeno disfare le valige e sistemare gli armadi, era corso giù per un brindisi d’augurio con gli amici. “Cominciamo bene!” si era detta Shy, in fondo perdonando l’entusiasmo di Tom.

Tutto il pomeriggio passò in libertà, così come prevedeva il programma della gita, stilato dalla Trip. Qualcuno, nonostante non fosse ancora la stagione adatta, fece il bagno in piscina suscitando l’ira dei prof. Poi arrivò l’ora di cena e quasi tutti andarono in città e in albergo rimasero Shy, Tom e pochi altri. Shy era impaziente di consumare la loro luna di miele, Tom, al contrario, non aveva alcuna fretta. Volle fermarsi a cazzeggiare nel giardino dell’albergo con quei pochi rimasti, facendo passare di bocca in bocca una o due bottiglie di grappa portata da casa e bevendo sorsi pieni.

Shy intravide il pericolo e, sebbene Tom, in passato, avesse fornito prova di reggere bene l’alcool, lo rimorchiò in camera, prima che fosse troppo tardi per il “dovere” coniugale.

In camera Shy si sistemò, come previsto, con calze autoreggenti nere e un tanga dello stesso colore istoriato con merletti di fino. Indossava poi un camicione nero, senza bottoni, che la copriva fino all’inguine e teneva chiuso con le braccia. Shy non poté fare a meno di pensare che il Cobra le avrebbe fatto una festa particolarmente calorosa. Sperava che la “mise” avrebbe fatto lo stesso effetto su Tom. Invece, quando uscì dal bagno per comparire davanti a Tom in tutto il suo splendore, lo trovò quasi addormentato che, opportunamente sollecitato, nel vederla non ebbe nemmeno un sussulto. 

Shy non era una che mollava così in fretta e non si perse d’animo. Si buttò sul letto, dove giaceva Tom, e cercò di rianimarlo. Poi con molta destrezza, lo liberò di scarpe, calze, pantaloni e camicia. Tom mostrava qualche segno di ripresa ma non era ancora sufficiente.

“Scusami, ma stamattina mi sono svegliato molto presto e ora ho un po’ di sonno” disse Tom, omettendo che aveva fatto più di metà viaggio dormendo.  

“Andiamo, Tom, questa è la nostra luna di miele! Non ti piaccio più?- rispose Shy – Guarda! Ho messo le calze e il tanga che piace a te. È vero che ho un culo formidabile?”. Shy aveva, in effetti, un culo formidabile e molto altro ancora ascrivibile nella categoria “formidabile”, ma quella sera su Tom non faceva nessun effetto. Shy decise di passare all’attacco e cominciò a sfilargli le mutande, scoprendo un uccello che si era ritirato nella forma più contratta. Shy gli prese il membro tra le dita e lo scappello, scoprendo un glande che somigliava a una prugna secca di color quasi bianco. Mancava l’afflusso del sangue!

Tom si mise a ridere: “Ahahah! Il mio cazzo ha risposto al tuo attacco con una ritirata strategica!”.

Shy continuava e con la lingua sperava di rianimarlo. Tom continuava a ridacchiare.

Sentirono qualcuno che chiamava Tom dal giardino e Tom disse a Shy: “Non preoccuparti, passerotto, ho bevuto troppa grappa, stasera non riusciremmo a fare nulla. Domattina, appena sveglio, quando mi sarà passato questo dolor di testa, ti scopo fino a farti chiamare aiuto alla Trip”.

“Speriamo!” disse Shy indulgente, ma anche un po’ seccata.

Tom si affacciò alla finestra e vide giù Alberto il suo amico più stretto che gli disse: “Tom, ho bisogno di parlarti, vieni giù”.

E Tom rispose: “Cosa cazzo devi dirmi? Siamo in gita, non potresti dirmela domani?”.

“No! No, non posso. È una cosa urgente. Ho bisogno di dirtela subito”

Tom non aveva più bisogno di rimanere solo con Shy e quindi anche lei non avrebbe avuto nulla da ridire se si fossero andati a dormire un quarto d’ora più tardi: “ Non posso venir giù! Sono un po’ brillo. Vieni su te. Camera 135, primo piano”.

Alberto arrivò in un lampo e Shy, per fare un dispetto a Tom, rimase così com’era con il solo camicione a coprirsi. Tom non se ne accorse nemmeno.

Alberto non fece in tempo a chiudere la porta che, approfittando dell’amicizia di Shy, cominciò a vomitare quel che aveva da dire: ”Ho chiamato poco fa Sara, per augurarle la buona notte, ma non era in casa. Era fuori e aveva un appuntamento con quel ragazzo della quinta F che le fa il filo da un anno. Mi ha detto che ha aspettato che venissi in gita per dirmi che non vuole più sapere di me, che è stanca, e che è innamorata di un altro.”.

Scatto subito l’unità di crisi. Si misero comodi tutti e tre sul letto con Tom al centro e cominciarono a tirar su Alberto. Shy conosceva bene sia Alberto sia Sara e sapeva che Sara, con il tipo della quinta F era uscita già altre volte e si prodigò nel dirgli che in fondo Sara non era la ragazza giusta per lui. Tom, invece, insisteva nel dire che Sara era una stronzetta, nemmeno tanto bella (era, invece, una gran figa, e lo sapevano tutti), che non lo meritava.

Tom si alzò dal letto e andò a tirar fuori, un’altra bottiglia di grappa e l’offrì all’amico che ne prese solo un assaggio, perché non gli piaceva. Tom diede un Altro lungo sorso e si riaccomodò sul letto, ma per essere libero di alzarsi quando voleva, si mise sul bordo del letto, lasciando Shy al centro. In effetti, quella era, per Tom, una scusa per Tom per rinfrescare la gola. 

In breve, avvennero tre fatti in rapida successione: 

1 Tom bevve il sorso di grappa che lo spedì nel mondo dei sogni; 

2 Una tetta di Shy, con il suo capezzolo rosso e turgido, scivolò fuori dal camicione senza che Shy se ne accorgesse.

3 Alberto, visto quella meraviglia spuntare dal camicione e poi debordare fuori, si accorse che, tra le altre cose, la perdita di Sara lo privava, nell’immediato e chissà per quanto tempo, di ragazza con cui condividere l’intimità. 

Questi tre fatti spinsero Alberto ad abbassare il volume della voce e a fare una richiesta a Shy.

“Shy, sono nei guai sai, senza Sara credo che finirò con l’ammazzarmi. Potrei buttarmi giù dalla finestra della mia camera di quest’albergo. Non resisterò senza di lei” disse Alberto avvicinandosi con la testa a quella di Shy. 

Shy, che non si era accorta di Tom che si era addormentato, né che Albero si fosse accorto della tetta debordata e, inoltre, ignorava che Alberto provasse un sentimento così plebeo, spinse la testa di Alberto sul suo petto a diretto contatto con il capezzolo. Alberto sentiva il profumo della pelle di Shy che lo inebriava, sentiva un forte impulso al basso ventre che gli conferì un certo coraggio e senza perder tempo disse:

“Sei tanto cara, sei una vera amica, in questo momento è proprio ciò di cui ho bisogno” e afferrò tra le labbra per succhiarlo il capezzolo di Shy.

Shy, che non si aspettava la mossa, si spaventò e guardò verso Tom aspettandosi una sua reazione e scoprendo che dormiva della grossa. Poi strappò il capezzolo dalla bocca di Alberto e lo rimise nel camicione: “Ma sei pazzo? Sei il miglior amico di Tom e vuoi fare il maiale con la sua ragazza?”.

“Io non voglio fare il maiale, voglio solo un po’ di conforto” replicò a bassa voce Alberto.

“Ma quale conforto? Pensi che io si a disponibile a tradire Tom del quale sono innamoratissima?” rispose Shy, anche lei abbassando il volume della voce.

“Perdonami, Shy, ma tu mi hai spinto la testa sul tuo petto a pochi centimetri dalla tua tetta, pensavo ne fossi consapevole. E poi, davvero, in questo momento ho bisogno di sapere che sarà ancora possibile avere intimità con una ragazza. Ho bisogno di tenerezza e di amore, voglio dimenticare Sara”.

Shy capì che, in fondo, non era proprio tutta colpa di Alberto. “Ed io cosa posso fare? Vorrei aiutarti – diede ancora un’occhiata a Tom per controllare se dormisse ancora – ma non so proprio cosa fare”.

“Mi piacerebbe fare l’amore con te, Shy, mi farebbe molto bene, mi aiuterebbe a dimenticare Sara”.

“Stai scherzando, vero? Io sono la ragazza del tuo amico e non voglio tradirlo”.

“Non sarebbe un vero tradimento. È solo una mano d’aiuto, tra veri amici”

“Non se ne parla nemmeno, Alberto. Tom ne sarebbe ferito e anch’io mi sentirei una puttana”.

“Per una scopata?”

“Sì, certo anche solo per la succhiata di capezzolo che mi hai fatto! Bhè, forse per quella no, perché io non ero parte attiva”.

“Vuoi dire che la differenza sta nell’essere o non essere attiva?”

“Proprio così, Alberto. Se fossi stata io a chiederti si succhiare la tetta, se avessi provato piacere, ora mi sentirei una puttana.”.

Senza accorgersene, i due parlavano sempre più a bassa voce. Quasi a evitare il pericolo che Tom si svegliasse. Riprese a parlare Alberto: “Ma se facessimo l’amore, sarebbe sufficiente che tu rimanessi ferma, senza muoverti….”

“Alberto, non si può fare! – lo interruppe Shy – Ci pensi cosa direbbe Tom se, svegliandosi, ci trovasse allegramente a scopare. Potrei dirgli che ero passiva, che non mi muovevo, dopo di ché, ci ammazza entrambi”.

“Ho capito – tagliò corto Alberto – però ora io ho un’eccitazione che non so come risolvere”.

“Vai nel bagno e fatti una sega”

“Facciamo così allora – si rianimò Alberto – rimaniamo qui sul letto e la sega me la fai tu”.

“Ma sei matto? Per chi mi hai preso?” s’inalberò Shy.

Alberto insistette ancora un po’ e, alla fine, Shy disse: “Va bene, Alberto, io ti sego, ma tu tieni le mani a posto e non mi tocchi nemmeno”.

“Nemmeno ti metterai nuda?”

“Rimarrò così come sono ora, perché se si sveglia Tom, non si accorgerà di nulla”.

Alberto tirò fuori l’uccello delle grandi occasioni e Shy cominciò a segarlo. 

“hai davvero un bell’uccellino, Alberto. Lo usavi molto con Sara?”

“Sara non ha mai voluto!”

“Non avete mai fatto sesso?”

“Mai completo! Mi segava, ma non ha mai voluto che entrassi nella sua figa!”.

“Forse è vergine!”

“No, non è vergine, ma diceva che doveva scoccare la scintilla per poterlo fare e la scintilla non è scoccata”.

“E nell’intimità cosa facevate?” Chiese Shy, mentre continuava a segarlo e a eccitarsi lei stessa.

“Mi segava. Qualche volta me l’ha preso in bocca e due volte le sono venuto in bocca. Per questo non ha più voluto spompinarmi.”.

“E nient’altro? Nessuna variazione? Solo seghe?”

“Qualche volta mi ha fatto leccare la figa, oppure ….. mi metteva un dito nel culo. A me piaceva molto e a lei pure. Prima un dito, poi due, lentamente e poi con forza.”.

Alberto parlava ansimando di piacere. Non era chiaro se Alberto godeva più della sega di Shy o del ricordo delle dita nel culo. Shy continuava a segare e intanto immaginava la scena. Immaginava Sara che infilava un dito nel culo di Alberto mentre lo segava. Le veniva un po’ da ridere e poi pensava al Cobra a quanto era al di sopra di quei mocciosi.

Alberto, si sentiva dal respiro spezzato, godeva, godeva per la sega e godeva nel raccontare le sue vicissitudini sessuali. “Un paio di volte mi ha anche infilato dei cetrioli nel culo, mentre mi segava. Il cetriolo nel culo mi piaceva molto. Una volta che le sono venuto in bocca è successo proprio mentre mi scopava il culo con un cetriolo e contemporaneamente mi spompinava. Non sono riuscito a trattenermi nonostante lo avesse espressamente richiesto”.

Anche Shy si eccitava a quei racconti: ”Se vuoi, posso chiedere a Tom di farti il culo. Se ti piace tanto!”

“Sarebbe bello provare un cazzo vero. Mi farei inculare da Tom solo se tu mi facessi entrare nella tua figa.”.

“Doppia sverginatura! – rispose Shy e tirò la tetta fuori dal camicione. – Vuoi succhiarmi le tette mentre ti sego?”

“Sì, ti prego!”

Shy guardò verso Tom che dormiva ancora profondamente. Poi tirò fuori le tette e guidò la testa di Alberto verso il capezzolo. Succhiava Alberto e poi leccava con la lingua e intanto il suo respiro diventava sempre più affannoso. A un certo punto Shy decise che Tom andava punito e disse:

“Aspetta, Alberto. Aspetta non venire proprio ora. Fermati!”.

Alberto si fermò un po’ a malincuore. Shy si voltò sul fianco, dando le spalle ad Alberto. Poi tirò su il camicione e abbassò il tanga fino alle calze. Senza girarsi prese con la mano il cazzo ancora eretto di Alberto e se lo infilò nella figa che era un lago di umori e di eccitazione, dicendo: “Ti svergino io, Alberto, adesso spingi, spingi forte, spingi più forte che puoi e fottimi il più a lungo possibile. Fottimi e fammi godere.”

S’impegnò moltissimo Alberto, la scopò trattenendo l’eiaculazione fino a che fu possibile, sufficiente per trainare Shy in due violentissimi orgasmi.

Quando non potette più trattenersi, Albero da bravo ragazzo educato, estrasse il cazzo e spruzzò il suo sperma virginale sulle calze di Shy.

 

Tom dormiva ancora. Shy e Alberto spesero qualche minuto con effusioni per recuperare lucidità. Shy con le dita raccolse lo sperma di Alberto sulle calze e le porto alla bocca. Era un buon sapore! Sapore di sesso, quello che amava Shy. Tom dormiva beato. Poi, Shy disse ad Alberto: “Ora io vado in bagno e tu raccogli le tue cose e sparisci”.

Shy s’infilò sotto la doccia. Era la prima volta che tradiva Tom a meno di un metro di distanza da lui e aveva bisogno di ripulirsi. Sentiva di averla fatta sporca, ma era risentita per le promesse non mantenute di Tom. Aveva pensato di poter gestire la cosa, di regalare ad Alberto qualche minuto di piacere e basta. E invece si era eccitata al punto da non riuscire a fermarsi. Questo dava l’esatta situazione del suo stato di attesa per qualcosa che aveva tanto sognato e del risentimento sopraggiunto. 

Aprì la porta del bagno lentamente e infilò la testa per controllare che non ci fossero novità. Alberto era andato via e Tom dormiva ancora. Tom il suo amore, il suo sogno, la sua gioia, così distratto da non accorgersi nemmeno che la sua donna era nello stesso suo letto scopando con uno dei suoi migliori amici che lui stesso aveva invitato e al quale lui stesso aveva aperto la porta.

S’infilò sotto le lenzuola. Era stanca. Non erano passati due giorni di gita e lei aveva già trombato due volte. E il suo ragazzo: zero. Ma Tom le aveva promesso che al mattino avrebbe dato fiato alle trombe e non avrebbe avuto alcuna pietà della sua povera passerina.  Si addormentò facilmente, certa del risveglio da luna di miele e soddisfatta della performance di Alberto.

Venne il mattino e il sole aveva inondato di luce la sua stanza. Aprì gli occhi. Stava suonando il telefono. Tom dormiva ancora. Alzò la cornetta. Era la Trip. Incazzata come una biscia perché aveva capito che stava ancora dormendo.  

“Shy, sei impazzita? Stai ancora dormendo? Siamo tutti qui sull’autobus aspettando Tom e te. E voi state ancora dormendo! Roba da pazzi! Vi do dieci minuti per scendere, poi noi andiamo via e, al ritorno a scuola, vi do un due sul registro a entrambi e il tuo Tom si può sognare l’ammissione all’esame.

Una doccia fredda le avrebbe procurato minor dolor.  Fu tentata per pochi secondi di mandarla al diavolo e lasciare che se ne andassero senza di loro, Avrebbe avuto modo di consumare una vera luna di miele, ma pensò al due sul registro che le avrebbe procurato qualche fastidio. Scattò in piedi sul letto e sfilò il pigiama, nel frattempo con un calcio svegliò Tom e s’imbucò nel bagno. In pochi minuti fece una doccia completa, lavò i denti e venne fuori. Tom dormiva ancora. Coglione! Non solo non si era svegliato per un’oretta di sano sesso prima della gita, non solo non si era svegliato per la gita, ma continuava a poltrire. Shy cacciò un urlo a pochi centimetri dall’orecchio di Tom: “Svegliati!! Testa di cazzo! Ci aspettano giù per la gita” Poi lo afferrò per un braccio e lo scaraventò per terra. 

Mentre Shy s’infilò un pantalone e una camicetta civettuola, Tom andò in bagno e spese sei minuti buoni per pisciare. Poi, mentre Tom svogliatamente faceva finta di lavarsi la faccia, Shy disse: “Ti aspetto giù. Un due sul registro non voglio prenderlo”.

La Trip era inviperita. Attese che Shy fosse salita sull’autobus e ordinò di partire, lasciando Tom in albergo.

Al ritorno dalla gita, Tom era sul prato che giocherellava con il pallone. Appena vide l’autobus rientrare assunse l’aria più seria che aveva e rispose qualcosa alla Trip che lo rimproverava. Shy gli andò incontro ed ebbe l’impressione che lui fosse arrabbiato con lei. 

“Cos’hai?” Chiese Shy un po’ timorosa che si fosse accorto della scopata con Alberto.

“Potevi svegliarmi !” rispose lui.

“Quando?” domandò Shy con maggior timore. 

“Quando sei uscita stamattina!”

“Senti Tom, se hai voglia di rompere le scatole dimmelo subito. Ieri sera ti sei addormentato come un ciuco, mi hai promesso che stamattina ti saresti svegliato con un’ora di anticipo per fare ciò che ieri sera non sei stato in grado di fare.  E per finire stamattina, quando ti ho svegliato io, ti sei riaddormentato immediatamente. Se la Trip non ti ha aspettato la colpa è solo tua”.

“Potevi dirle di aspettare ancora!”

“Tom, sono stanca di aspettarti! Ieri sera ti ho aspettato per far l’amore e ti sei addormentato, stamattina aspettavo che mi svegliassi per fare l’amore e hai dormito, ti aspetto continuamente e tu vai a giocare a calcetto”.

“Ecco! È proprio questo che dovevo dirti. Questa sera mi hanno invitato a una partita di calcetto. Giocherò con la squadra di una scuola di Genova che sta qui in albergo. E tu mi aspetterai ancora!”

Avrebbe voluto, mandarlo a quel paese, ma si rese conto che la lite era sul punto di portarli a una dolorosissima frattura. Abbozzo, alzò la mano in segno di saluto e se ne tornò in camera. Aveva bisogno di una doccia. Dunque quella sera non aveva nulla da fare se non aspettare. Se almeno si fosse fatto vivo il cobra! Ma il cobra era sparito! Mancava anche alla gita. Nessuno ne sapeva nulla!

Fece la doccia e scese a cenare. Tom si comportava con lei come se nulla fosse: la partita era fissata per le ore dieci.

“Vieni a vedere la partita?”

“No! Non m’interessa! Ti aspetto in camera” rispose Shy che, appena terminata la cena, se ne tornò in camera. 

Nessuno la chiamava. 

Tutti sapevano che era in luna di miele con Tom e nessuno la chiamava. Lesse, da qualche parte, che in albergo c’era una sezione wellness e decise di andare a fare un po’ di ginnastica. Non c’era nessuno e fu presa da qualche timore. Si fece forza e indossò il suo costume intero per fare un po’ di riscaldamento sul tapis roulant. Poi andò alla spalliera svedese e poi sulla panca. 

Quando finì di fare suoi piegamenti, notò che erano arrivati due ragazzi e si sentì sollevata. Fece ancora un po’ di esercizi con i pesi. I due attaccarono bottone. La facevano ridere. Erano entrambi alti e con un bel fisico scolpito, ma uno dei due aveva un viso bellissimo, aveva la faccia di un angelo. 

Shy andò a stretching. I due la seguirono. Scherzavano tra di loro e la prendevano un po’ in giro come se fossero vecchi amici. Lasciarono la palestra e andarono in piscina a nuotare. Più che nuotare, giocarono tutti e tre insieme, come tre orsacchiotti. Fecero un po’ di tuffi. Una piacevole serata, pensava Shy. La invitarono ad andare a bere un bicchiere insieme e Shy accettò e si diresse verso gli spogliatoi per fare la doccia. 

Uno dei due, Giacomo, si avviò con lei, Faccia d’angelo, invece, disse che voleva completare con un po’ di pesi.

 Shy stava sotto il getto di acqua calda, appoggiata con una spalla al muro e gli occhi chiusi. Si stava godendo la doccia nonostante non avesse ancora tolto il costume. Improvvisamente sentì dietro di lei qualcuno che le cingeva la vita e le sussurrò qualcosa all’orecchio. Era Giacomo. Non ebbe il coraggio di aprire gli occhi. Lui, ne approfittò e strinse maggiormente Shy mentre dai sussurri era passato ai baci dietro le orecchie. Shy si lasciò andare. L’acqua continuava a venire giù e le mani di Giacomo salirono fino sui seni. Ora le mordeva delicatamente i lobi delle orecchie. Shy alzò il braccio e con la mano prese ad accarezzare il suo nuovo amico. Giacomo prese le bretelle e abbassò il costume lasciando liberi i seni. Shy era estasiata dall’acqua calda che le fasciava il corpo e dalle mani sapienti di Giacomo che le risvegliavano i seni. Poi sentì, all’altezza del suo sedere che Giacomo era ormai pronto. Portò il braccio indietro e costatò con mano l’eccitazione del suo amico. Senza voltarsi, per non perdere i baci e i morsi gentili sul collo, con le mani dietro la schiena liberarono il cazzo di Giacomo che, smanioso di ricambiare la gentilezza, le abbassò definitivamente il costume, poi la fece girare e appoggiare le mani sul muro. Con le mani la prese dal sedere tirandola su e obbligandola a una posizione in punta di piedi. Shy gli si offriva con voluttà. Lui le allargò le gambe e con determinazione entrò dentro di lei. Shy ebbe un sussulto che le fece finalmente aprire gli occhi. Seguì un sospiro a pieni polmoni. Poi lui cominciò a spingere. Shy sentiva quel tronco dentro di se che usciva lento e rientrava come una furia Sentiva tutto il suo corpo vibrare di un piacere forte e intenso e non si accorse che, per il piacere, gemeva a voce alta. Shy aveva le braccia ripiegate e attaccate ai fianchi e le mani aperte a pare i colpi di Giacomo che la spingevano contro il muro. Dal piacere, che ormai la pervadeva tutta, alzò le braccia e le appoggiò la guancia contro le mattonelle della parete. Così sentiva i colpi di Giacomo ancora più in profondità perché la parete non le consentiva di ammortizzare i colpi e gli stimoli di Giacomo si tramutavano in centimetri di penetrazione. 

Giacomo continuava a baciarle e morderle il collo e le sussurrava dolcissime parole fino a che, all’unisono, i due non trovarono il giusto compimento dell’orgasmo. A quel punto, Shy illanguidita si voltò verso il suo amante e si accorse che non era stato Giacomo a prenderla. Ne fu dapprima spaventata, ma poi lo accettò come un segno di amore e si strinse al petto dell’uomo. Aveva un disperato bisogno di tenerezza. L’uomo la baciò ancora a lungo. Poi si allontanò. 

Shy fu presa da una crisi di pianto di disperazione. Si sentiva sola e in quello stato la trovarono Giacomo e Facciad’angelo.  Non vedendola uscire, erano venuti a cercarla. La tennero stretta tra di loro finché Shy non smise di piangere e singhiozzare. Non le chiesero nulla di cosa fosse successo e fu Shy stessa che chiese loro di portarla nella loro camera. Non voleva andare in camera sua e rischiare di incontrare Tom per poi dovergli spiegare quale fosse la causa della sua disperazione. 

In camera, i due si prodigarono a consolarla e, così facendo, finirono con il mettere in piedi un’intimità tra di loro che risvegliò la gioia di vivere di Shy che disse:

 

“Siete meravigliosi. Vi voglio bene. Siete dolcissimi e tenerissimi.”

Sì, si era stabilita una tenera amicizia tra loro e Shy si sentiva un po’ colpevole per aver creduto che a scoparla fosse stato Giacomo. Pensò a Tom che forse a quell’ora stava rientrando in camera e, non trovandola, avrebbe cominciato a smadonnare e poi sarebbe uscito. Magari sarebbe andato da Alberto. Si domandò se Alberto avrebbe mantenuto il segreto su quanto era accaduto la notte precedente. Ma, in quel momento, non le importava più di tanto la probabile reazione di Tom. Shy, quella sera, nel tentativo di aspettarlo per l’ennesima volta, aveva ceduto a uno sconosciuto e ora aveva solo bisogno di tenerezza, quella che ragionevolmente non avrebbe potuto aspettarsi da Tom. Giacomo e Facciadangelo erano più indicati!

Erano tutti e tre sul letto, così com’era accaduto la sera prima con Tom e Alberto, ma questa sera nessuno dormiva e lei aveva già goduto fino in fondo e non desiderava una nuova scopata. Desiderava tenerezza, desiderava carezze e pensieri delicati. Nella camera faceva molto caldo e tutti e tre avevano deciso di scoprire le gambe. Di tanto in tanto le loro gambe s’intrecciavano, solo perché si muovevano in libertà, ma era una sensazione piacevolissima. Shy era sudata, benché indossasse soltanto le mutandine e una canottiera bianca aderentissima senza nient’altro sotto. Shy era stesa sul letto e il suo seno appariva sotto la canottiera e risaltavano le sue tette sode e i capezzoli resi turgidi dalla situazione. Shy vide più volte lo sguardo di Facciadangelo dirigersi proprio sulle sue tette e la cosa la turbò. Non desiderava altro sesso, eppure quello sguardo le faceva tremare le gambe.

I tre giocavano tra di loro, spensierati. Poi, inaspettatamente, le mani di Facciadangelo sfiorarono i seni di Shy e non fu involontario. Lui le sorrise e lei rispose al sorriso. Era in paradiso! 

Facciadangelo, allora, le tolse la canottiera e Shy capì non era più un gioco.

“No, no ti prego. Lasciami andare. Roviniamo tutto!” sussurrò Shy. Un sentimento strano per Shy, si sentiva fortemente attratta da Facciadangelo, ma era un’attrazione platonica, era attratta dal bello e temeva che un coinvolgimento s4ssuale avrebbe rovinato il loro rapporto idilliaco. 

Facciadangelo sorrise e portò le sue labbra sulle belle tette di Shy. Iniziò a toccarle, a leccarle, a stringerle. La lingua di Facciadangelo era calda e appassionata. 

Shy protestava: “No, no ti prego, smettila” ma si limitava a protestare con una voce flebile, senza creare alcuna iniziativa per sottrarsi. Lui aveva una gran voglia di scoparla e Shy lo sentiva dal suo respiro che si faceva sempre più affannoso e dal suo cazzo che si strusciava sulla sua gamba e s’induriva sempre di più. 

Inaspettatamente le sembrò di sentire una mano che le sfiorava insistente anche le gambe. Non reagì. Voleva esser certa, prima di reagire. Sentiva il palmo della mano che le accarezzava la coscia, mentre Facciadangelo le parlava dolcemente. Ad accarezzarle la gamba era Giacomo. Quando la mano cominciò ad accarezzarle l’interno coscia, decise di reagire e richiamare Giacomo, senza paura, con decisione, con la faccia più seria possibile invitandolo a togliere le mani. Ma Giacomo fu più svelto di lei.

“Hai una pelle di seta! È un piacere sentirla sotto la mano.”

“Grazie, Giacomo, ma non vorrei rovinare questa splendida serata. Ti prego smetti di accarezzarmi” replicò Shy con un fil di voce.

“Cosa c’è di male? In fondo così com’è dolce sentirsi accarezzare il cuore con parole tenerissime, è altrettanto dolce sentire la tua pelle di seta tra le mie dita” disse Giacomo.

E Facciadangelo gli diede manforte: “Andiamo Shy, non rovinare tutto con le solite paure. Ti prego, lasciati andare languidamente, rilassiamoci insieme. Ne abbiamo tutti un gran bisogno” e terminò il suo discorso con un ineffabile sorriso rapinatore.

Shy accettò il consiglio e restituì il sorriso a Facciadangelo e ne dispensò uno anche a Giacomo. 

Giacomo riprese ad accarezzarle le gambe e diventava sempre più audace, raggiungendo l’inguine sebbene protetto dalle mutandine. Shy non poté fare a meno di sentirsi turbata. Ma non voleva rovinare l’atmosfera e non disse nulla. E non disse nulla nemmeno quando Giacomo le scostò le mutandine scoprendo la passerina già un bel po’ bagnata.

Fracciadangelo le parlava meno di dieci centimetri dalla sua bocca mentre giocava con i suoi capezzoli sempre più ritti e aveva catturato la sua attenzione totale. Facciadangelo era bellissimo e Shy avrebbe voluto attirarlo a se e baciarlo, ma non lo fece. Non si può lamentarsi della troppa intimità e poi approfittarne! Giacomo tutto questo non lo sapeva e, invece, si spostò sul letto ponendosi tra le gambe di Shy e, senza perdere tempo, infilò la sua lingua nella figa. 

“No, ti prego Giacomo, no. Smettila!” Disse Shy, con dolcezza. D’altra parte non avrebbe potuto fare diversamente se non a parole, perché Giacomo aveva infilato la testa fra le sue gambe. Inoltre tentare una qualsiasi manovra avrebbe allontanato le labbra di Facciadangelo.

Giacomo non diede peso alle parole di Shy, anzi, si mise più comodo e spinse la lingua ancora più in profondità.

Piaceva a Shy quella lingua che s’intrufolava nella sua figa, ma temeva che Giacomo si sarebbe accorto dello sperma dello sconosciuto con il quale aveva fatto l’amore sotto la doccia. Giacomo non sapeva del rapporto sessuale completo e molto soddisfacente di Shy, non sapeva del ruolo dello sconosciuto. Shy sentiva la lingua di Giacomo che vagava nella figa bagnata e poi si concentrò sul clitoride, titillandolo e succhiandolo. Shy era in estasi ed era furiosa per come si stavano mettendo le cose. Giacomo le aprì le gambe ancora di più, per lavorare meglio e le infilò due dita nella figa e l’altra mano la appoggiò sul pube per tenerla ferma. Iniziò poi a muovere le dita freneticamente scanalando il punto G di Shy che ormai non riusciva più a trattenere i suoi spasmi di piacere. 

“No, no, vi prego ragazzi. Ragazzi, smettetela. Non voglio, non voglio” si lamentava Shy con un fil di voce e tra gli spasmi di piacere. Era evidente che le mancava la volontà e i lamenti servivano solo a zittire la coscienza. All’improvviso, Shy raggiunse un magnifico orgasmo.

Shy aveva avuto un orgasmo e Facciadangelo la girò con la pancia sul letto mentre continuava a stringerle le meravigliose tette. Giacomo le appoggiò il cazzo sul culo, facendole sentire la sua voglia.

Shy era completamente fuori di se. Giacomo le tolse le mutandine e le baciò la schiena. Shy riprese ad ansimare immaginando cosa stava per succedere. Giacomo riprese a leccarle la fessura, dal buco del culo fino al clitoride, entrando la lingua e facendola uscire, succhiando ogni suo umore. La lingua di Giacomo era fantastica, leccava, leccava e beveva senza perdere nemmeno una goccia. 

Shy si sentiva già preda di quei due. Sentiva di essere desiderata oltre ogni limite. Sentiva l’esaltazione della vittoria del suo fascino su quei due amici e si lasciò andare completamente. Tolse le mutande a Facciadangelo scoprendo una vera e propria lancia di fuoco, un cazzo grosso e bello. Shy volle assaggiare il succo di quel cazzo fantastico e si piego per spompinarlo come una vera troia. Il cazzo di Facciadangelo entrava e usciva dalla sua bocca, lo spingeva fino in gola e lo ritirava. Poi ancora spingeva e lo ritirava e Shy gli mise le mani sul culo per farlo entrare meglio. 

Giacomo intanto continuava a leccare e succhiare la sua figa e il suo buco del culo, fino a che, sputò sulla sua mano e lubrificò il buco del culo di Shy. Poi con un’altra dose di saliva unse il cazzo e lo appoggiò sul buco. 

“No, no. Giacomo, ti prego! Il culo, no…. sono ancora vergine. Lasciami andare!” Gridò Shy, con un fil di voce. Ma le sue proteste non ebbero nessun effetto e Giacomo, con un colpo di reni, spinse tutto il suo uccello nel piccolo culo prima ancora che Shy potesse fermarlo. Urlò di dolore, Shy, ma pian piano il piacere di avere quel cazzo marmoreo nel suo culo si sostituì al dolore. Giacomo le stava scopando il culo, lei era in estasi e godeva immensamente. 

Nello stesso tempo, Facciadangelo continuava a scoparle la bocca e smaniava di sborrare. Le inondò la bocca di un profumato sperma caldo. Shy tra gli spasmi di piacere bevve tutto e leccò il cazzo di Facciadangelo perché nulla andasse perduto. Ma proprio l’effetto di quelle leccate, nonostante avesse appena sborrato, avevano rinvigorito il cazzo che era rimasto duro. Facciadangelo era un toro da monta! Egli guardò Giacomo che continuava a pompare nel culo di Shy come un indemoniato e si capirono al volo. 

Giacomo prese Shy fra le braccia e, senza far uscire il cazzo dal culo, si girò sulla schiena portando Shy su di lui. Sembrava un forsennato che spingeva. Facciadangelo, allora, si avvicinò tra le gambe di Shy e appoggiò il suo cazzo sulla figa, per poi entrare dentro trionfalmente, facendola gridare dal piacere.

Shy, con i due cazzi dentro di se, iniziò a muoversi prima lentamente per sentire bene i loro arnesi strofinarsi l’un l’altro. Poi, aumentò sempre più il ritmo. Godeva come non aveva mai goduto. I due ragazzi dentro di lei erano completamente in suo possesso! 

Giacomo fu il primo a raggiungere l’orgasmo ed eiaculò nel culo di Shy che, sentendo lo straripamento di sperma caldo si lasciò prendere dall’ennesimo orgasmo. Fu subito seguita da Facciadangelo che le riempì di sperma ardente che scendeva lentamente nella figa. Shy ebbe la sensazione di essere in paradiso.

Facciadangelo rimase parecchio tempo con il cazzo nella figa, poi si staccò e si sdraiò mentre guardava Shy sorridendo. Anche Shy si staccò da Giacomo lasciandosi cadere sul letto. Erano esausti ma felici. Shy si appoggiò sul petto di Facciadangelo e lo baciò teneramente sulla bocca. 

Dopo un breve riposo per riacquistare le forze, Shy si rese conto che si era fatto molto tardi e doveva ritornare in camera da Tom. A malincuore si alzò dal letto, baciò i suoi due nuovi amici e si rivestì. Poi prese le sue cose e uscì.

Aprì la porta della camera piano piano. Tom era ancora sveglio: “Dove sei stata?” le chiese.

“Sono stata in palestra e poi a bere una birra. – rispose lei pronta – Ma non credo che sia tuo diritto chiederlo. Mi hai lasciato ad aspettarti mentre tu eri con i tuoi amici”.  Shy provò un po’ di tenerezza per Tom. Era molto innamorata di lui, ma quella sera l’aveva irritata la sua pervicace volontà di fare ciò che gli pareva senza considerare la sua presenza. Sentiva lo sperma che usciva dal culo e dalla figa e colava lungo le gambe. Le bruciava un po’ il culo, ma non aveva rimorso per essersi lasciata andare. Era il prezzo che Tom doveva pagare per la sua libertà. 

 

Si spogliò in silenzio e s’infilò sotto le lenzuola. Senti l’odore acre dello sperma e il lenzuolo in qualche punto era bagnato: Tom si era masturbato abbondantemente. Meglio così, pensò.

Il Cobra si era seduto a un tavolino nel giardino dell’albergo in attesa del rientro dell’autobus della scolaresca. Stava per cominciare l’ultima sera della gita e, quindi, l’ultima notte. Aveva un conto in sospeso con Shy e aveva deciso che quella notte l’avrebbero passata insieme. In fondo, il Cobra lo aveva promesso a Shy sulla strada dell’andata, subito dopo quella superba scopata sull’ultima fila dei sedili dell’autobus. Lei aveva fatto un po’ di resistenza ma poi si era lasciata andare e aveva goduto per la scopata e per la magnifica visione, offerta alle auto che seguivano l’autobus, delle belle tette di Shy che ballonzolavano al ritmo dei colpi che il cobra le somministrava, in un delirio di esibizionismo di Shy.

Il Cobra fumava e beveva una birra, mentre aspettava l’arrivo dell’autobus. Non aveva ancora finito la sua birra, quando vide l’autobus entrare nell’ampio recinto dell’albergo. In pochi minuti parcheggiò e i ragazzi scesero dall’autobus. Il tavolo era un po’ defilato rispetto alla traiettoria dei ragazzi e il Cobra poteva osservarli mentre dall’autobus camminavano, a gruppi di due o tre, verso l’albergo. Avvenne un fatto inaspettato. Un po’ isolata dai ragazzi, la Trip procedeva anch’essa verso l’albergo. Quando vide il Cobra, gli sorrise e s’incamminò verso di lui. Da quando avevano scopato, prima dell’inizio dall’anno scolastico, i loro rapporti erano rimati molto formali, alleggeriti, al più, da qualche sorriso. Il Cobra temeva che la Trip andasse verso di lui per rimproverarlo per non aver partecipato alla gita istruttiva e educativa. Non poteva certo dirle che tutte le notti della gita, le aveva spese con la cameriera del secondo piano, una brunetta giovane e piena di curve, soda e arrapata, che gli aveva succhiato anche l’anima. Al punto che il mattino non era proprio in grado di levarsi dal letto.

Il Cobra temeva e si stava già preparando una scusa plausibile. Quando la Trip si avvicinò a lui, però, era ancora sorridente. Tra loro c’era il patto di comportarsi in modo formalmente irreprensibile e quindi lui si alzò in piedi per ricevere la Trip. Quando arrivò a tiro, la Trip era ancora sorridente e il Cobra le restituì il sorriso.

“Ti ho visto poco in questi giorni” esordì la Trip.

Erano in piena vista e, anche nessuno poteva ascoltare ciò che si dicevano, il Cobra decise di mantenere un atteggiamento formale. “Ho avuto molto da fare Prof!”. Nel frattempo il Cobra vide passare anche Shy e si rammaricò che la Trip fosse lì, perché impediva a Shy di avvicinarsi. L’avrebbe chiamata al telefono!

“Sì, certo! Conosco il tuo genere d’impegno. Avrei voluto incontrarti in questi giorni, per sistemare i nostri discorsi rimasti in sospeso!”.

Si stupì molto, il Cobra, per quei discorsi. Era la prima volta che la Trip riportava a galla fatti che avrebbero potuto costarle la carriera. “È vero – rispose il Cobra – ho pensato che fosse meglio così per lei. E, forse, anche per la mia promozione”

“È stato senz’altro meglio, ma ormai siamo alla fine dell’anno scolastico e per una notte possiamo fare uno strappo”.

Il Cobra non riusciva a crederci! La Trip le stava chiedendo una notte di sesso. Non riusciva a credere a tanta fortuna. Shy poteva aspettare. In fondo, lui non l’aveva chiamata, ma nemmeno lei lo aveva fatto e si era invece concentrata sulla sua luna di miele.

“È il momento di riparare. L’aspetto in camera, dopo cena! Camera 416”

 “Dopo cena, il tempo di una doccia, e sono da te. Non per tutta la notte, ma ci sarò” Rispose svelta la Trip senza smettere di sorridere.

Nella camera 416, laddove aveva fatto felice la cameriera, il Cobra stava semi-sdraiato sul letto dopo una frugale cena, aspettando la Trip. I ragazzi erano tutti andati in paese in discoteca, gli altri prof erano andati a un cinema e lui era tranquillo in camera ad aspettare. Nessuno avrebbe potuto disturbare.

Arrivò la Trip e il Cobra tirò fuori una bottiglia di grappa che la cameriera aveva sottratto alla cambusa dell’albergo. Le offrì da bere e risero un po’, poi la Trip ruppe la fase d’incertezza, lo abbracciò e lo baciò a lungo. Piano, senza staccare il bacio, ognuno cominciò a spogliare l’altro.

Presto la Trip fu completamente nuda e apparve in tutto il suo splendore. Le gambe affusolate, il seno non troppo grande e non troppo piccolo, i colori caldi e morbidi della sua pelle, le proporzioni perfette e quel sorriso ardente e invitante la rendevano simile a una dea. Il Cobra accarezzandole i seni ne apprezzò la pelle vellutata e il profumo di violetta.

Anche il Cobra era completamente nudo, con la sua asta già in tiro. Il Cobra aveva un arnese fuori dal comune, non tanto per la lunghezza, non solo per la grossezza, quanto per la sua capacità di resistere al piacere e trattenere l’eiaculazione fino a quando fosse stato necessario. In aggiunta il suo fisico gli permetteva sforzi che potevano durare ore.  La Trip non poté fare a meno di gettare un’occhiata e vide ciò che sperava: un maestoso tronchetto della felicità, con una cappella rosso intenso che faceva venir voglia immediatamente di prenderlo nella bocca. Lì, pronto per lei.

La Trip si sedette su una poltroncina e il Cobra si mise in ginocchio di fronte a lei. Con dolcezza le aprì le gambe. Poi aprì le grandi labbra che erano ancora un po’ asciutte e con l’indice della mano destra tirò fuori il clitoride che stava già cominciando a bagnarsi. Mentre la Trip cominciava a respirare piano e profondamente, avvicinò la lingua al clitoride e cominciò a girarci attorno.

La Trip stava con i piedi appoggiati sul cuscino della poltrona e le spalle e la testa sullo schienale, le braccia appoggiate sui braccioli. Era rilassatissima e aspettava quel dono con la forza della dolcezza. 

Il Cobra continuava a sollecitare il clitoride con la lingua e aspettava che la passerina della Trip cominciasse a sciogliersi. Poi con la lingua cominciò a salire, passò sul pube completamente depilato e continuò a salire fino all’ombelico. Girò attorno e poi precipitò dentro. Lasciò un po’ di saliva e ne venne fuori continuando con la lingua a segnare il percorso su, fino alle tette, belle e sode con i capezzoli, che si erano erti. Titillò i capezzoli, prima l’uno poi l’altro mentre lei, passandosi una mano sui capelli lo guardava speranzosa.  Poi passò le dita sulla lingua e portò la mano sulla passerina, mentre continuava a titillare i capezzoli. Quando si accorse che ormai la passerina era diventata un lago di umori profumati, abbandonò i capezzoli e con la lingua entrò tra le piccole labbra. E lì come un ciclone spinse la lingua dentro fin dove gli fu possibile.

La Trip, ormai, non riusciva più a trattenere gli spasmi di piacere, mentre con gli occhi chiusi godeva del trattamento.  Il Cobra continuava con la lingua a spazzolare la passerina della Trip guadagnandosi, ogni volta maggiore spazio e tirando su una crescente quantità di nettare, fino a che si fece strada con il dito medio nella passerina.

La Trip ebbe un sussulto e respirava a fatica, mentre i suoi occhi erano ancora chiusi. Il Cobra diresse il dito verso il punto G della Trip e si accorse di averlo raggiunto da uno spasmo della Trip che prese ad accarezzare i capelli del Cobra.

Il Cobra non smetteva di succhiare gli umori dolcissimi della Trip e infilò un secondo dito. Facendo leva sull’indice e sul mignolo della mano, rimasti fuori e appoggiati sulle cosce della Trip, Il Cobra cominciò un vigoroso spazzolamento del punto G, portando Trip a un’eccitazione crescente. Ella, sempre più spesso, perdeva il respiro.  La Trip cominciò a godere con maggior eccitazione e, non appena il Cobra accelerò il ritmo, la Trip ebbe un primo violentissimo orgasmo vaginale tra spasmi e contrazioni. Sperimentò un senso di felicità assoluta, un’estasi orgasmica che aveva provato solo due o tre volte nella sua vita.

Appena recuperò il controllo di se stessa, la Trip con il sorriso più accattivante del mondo e con la voce più seducente disse al suo piccolo grande uomo: “Ora, maschiaccio, toglimi le dita e fottimi con il tuo cazzo duro. Regalami un altro volo celestiale”

Il Cobra rispose al sorriso, si avvicinò e posò le sue labbra sulle labbra della Trip. Un bacio tenero, un bacio di gratitudine. Poi infilò le sue braccia sotto le sue gambe e le stese verso l’alto. Le afferrò le braccia e le fece ruotare il suo corpo in modo da scoprire il suo sesso che si offriva a lui e il suo delizioso buchetto che ora gli si offriva voluttuoso. Poi afferrato il suo cazzo con la mano destra, appoggiò la coppella violacea sulla sua figa, mentre con le dita della mano sinistra apriva il varco.

Non fu necessario spingere troppo perché l’ingresso al paradiso della Trip era già pronto e aspettava. Entrò scivolando e senza ostacoli, silenzioso come una portaerei entra in un porto amico con tutti i marinai schierati sugli attenti e il gran pavese issato. Fischiarono le sirene per salutare il Cobra che entrava mentre la Trip chiuse di nuovo gli occhi per assaporare fino in fondo la sensazione di essere posseduta, di essere riempita, di essere sollecitata fino al punto massimo del piacere.

“Ti chiavo, prof – disse il Cobra – ti chiavo fino in fondo, senza un attimo di respiro! E ti chiavo nel senso primordiale della parola: ti faccio mia schiava. Sarai la schiava del mio cazzo. Solo per il tempo di assaporare il tuo orgasmo, ma fino ad allora sarai mia schiava. Godi, senza ritegno, senza limiti, godi fino in fondo perché potrebbe essere l’ultima volta, potrei decidere di ucciderti per fermare l’attimo sublime”. 

La Trip provò un misto di piacere e terrore, Moire non era tra i suoi piani, ma morire uccisa da un orgasmo era un’esperienza cui non poteva sottrarsi.

“Sì. Uccidimi di piacere, uccidimi di orgasmi, uccidimi con il tuo cazzo enorme ma non ti fermare più. Non ti fermare, inondami del tuo seme caldo. Ma conservane una goccia per le mie labbra, per la mia bocca e la mia gola resa secca dal piacere”.

Il Cobra spingeva il suo attrezzo di piacere, spingeva come un ossesso per poi tirarlo fuori e caricare per una nuova spinta. La Trip con le gambe tese verso l’alto, vedeva il Cobra a tratti, dalla fessura che lasciavano le sue belle gambe, ma gli appariva come un marinaio greco che porta in salvo la sua scialuppa. Sudato, i suoi muscoli rilucevano nello sforzo di farla godere.

In poco tempo, entrambi raggiunsero il culmine del piacere, e la Trip un attimo dopo il suo secondo poderoso orgasmo vaginale e un attimo prima che il Cobra la inondasse, disse: “In bocca, vienimi in bocca mio eroe!” e si tirò su da quella posizione e saltò sulle sue ginocchia con la bocca già aperta perché il Cobra non dovesse far altro che infilarsi dentro e inondarla di un caldo, dolce e gustoso sperma.

Prese tutto nella sua bocca, senza farne cadere una goccia. Ora sembrava una vestale. Guardava il suo maschio con ardore e side di baciarlo. Gli afferrò la testa tra le mani e si avvicinò alla sua bocca così come lui aveva fatto prima di penetrarla. Appoggio le labbra sulle sue e quando il Cobra aprì la bocca per catturare la lingua di lei, insieme con la lingua entrò un fiotto di sperma e saliva.

“Ecco – disse la Trip – ora siamo fratelli di sperma!”

Si lasciarono cadere sulla moquette e si abbandonarono alle più dolci tenerezze accarezzati dall’aria della notte.

A poca distanza, Shy si era ritirata in una camera, con tre amici della sua classe e un’amica. Tom, che era ancora arrabbiato con lei, era andato via con gli altri, abbandonandola come il solito. Shy e gli altri quattro avevano cominciato a ridere e scherzare tra di loro, poi era passato a bevicchiare quel che trovavano a tiro ed erano finiti a giocare a carte un po’ brilli.

I ragazzi non volevano perdere quell’occasione. Avevano la più figa dell’istituto a disposizione. Dalla birra erano passati alla grappa. Shy aveva capito dove volevano arrivare, ma il comportamento di Tom l’aveva profondamente delusa e intendeva ripagarlo con una moneta forte che stimolasse la sua gelosia.  Per questo, quando avevano proposto di passare a una sorta di strip poker, non aveva avuto esitazioni e anche quando la sua amica, a causa del troppo alcool si era addormentata, aveva continuato a giocare.

Nel gioco con i tre ragazzi aveva resistito fino a che aveva potuto, fino a che si era trovata lei con i soli slip e a petto nudo, uno dei ragazzi in mutande e camicia, un altro con le sole mutande e uno che ormai era completamente nudo.

Erano tutti un po’ brilli e, visto che gli indumenti da togliere erano rimasti pochi, i tre proposero un gioco nuovo, chiamato “la legge” che consisteva in una partita a carte per decretare un vincitore e un secondo. Il vincitore decideva il pegno da pagare e il secondo decideva chi doveva pagarlo.

Il primo giro fu vinto da Gianni e Shy arrivò seconda. Gianni, un vero buontempone, allo scopo di eliminare un pericoloso concorrente, ordinò una sega ad Antonio che era già nudo. Shy ci pensò su un attimo. Avrebbe potuto assegnarla a Mario, ci sarebbe stato da ridere. Invece ordinò che la sega la facesse lo stesso Gianni.

Si predisposero i ragazzi, tranne Erika che ancora dormiva per la sbornia, intorno ad Antonio.  Gianni era di fronte a lui. Tutti ridevano a crepapelle, compreso Gianni che doveva fare una sega all’amico e che non poteva sottrarsi. E rideva anche Shy che sapeva che alla fine sarebbe toccato a lei essere oggetto delle attenzioni dei tre. Sapeva Shy che avrebbe scopato tutti e tre e se questo le dava fastidio (i tre non erano proprio il suo tipo), però lo riteneva una sorta di passaggio all’età adulta per se e per il suo amatissimo Tom. Non era l’orgasmo che cercava, era la medaglia e il riconoscimento di tutta la scuola.

 

Queste cose pensava Shy, mentre osservava Gianni che, con molte precauzioni, cercava di far indurire il cazzo di Antonio per poterlo segare. Shy voleva vedere il suo sperma per averne uno in meno.

Erika dormiva, Shy era in slip e a petto nudo, Gianni in mutande e camicia, Mario con le sole mutande e Antonio ormai era completamente nudo.

Il primo giro fu vinto da Gianni e Shy arrivò seconda. Gianni, un vero buontempone, allo scopo di eliminare un pericoloso concorrente, ordinò una sega ad Antonio che era già nudo. Shy ci pensò su un attimo. Avrebbe potuto assegnarla a Mario, ci sarebbe stato da ridere. Invece ordinò che la sega la facesse lo stesso Gianni.

Si predisposero i ragazzi, tranne Erika che ancora dormiva per la sbornia, intorno ad Antonio.  Gianni era di fronte a lui. Tutti ridevano a crepapelle, compreso Gianni che doveva fare una sega all’amico e che non poteva sottrarsi. E rideva anche Shy che sapeva che alla fine sarebbe toccato a lei essere oggetto delle attenzioni dei tre. Sapeva Shy che avrebbe scopato tutti e tre e se questo le dava fastidio (i tre non erano proprio del suo tipo), però lo riteneva una sorta di passaggio all’età adulta per se e per il suo amatissimo Tom. Non era l’orgasmo che cercava, era la medaglia e il riconoscimento di tutta la scuola.

Queste cose pensava Shy, mentre osservava Gianni che, con molte precauzioni, cercava di far indurire il cazzo di Antonio per poterlo segare. Shy voleva vedere il suo sperma per averne uno in meno.

Antonio era steso sulla schiena, nudo e con il pisello che spuntava da un cespuglio di peli neri. Gianni si era avvicinato a lui e gli aveva fatto aprire le gambe e tirar su le ginocchia in modo che i piedi appoggiassero con la pianta sulla moquette. Gianni si era sistemato accovacciato, tra le gambe di Antonio. Aveva cercato il cazzo di Antonio, districandosi tra i folti peli pubici. Ma il cazzo di Antonio non ne voleva sapere di erigersi. Era leggermente barzotto e Gianni faticava anche solo a maneggiarlo. Lo scappellava e lo ricopriva nella speranza di riattivargli la circolazione sanguigna. Gianni, come un moderno Demiurgo, contemplando le idee plasma la materia sul modello delle idee stesse, e lo rende eretto e attraente. Ma le suggestioni non ebbero alcun effetto. Mario suggerì: “Quel cazzo mi sembra un po’ asciutto. Prova a metterlo in bocca!”

“Sei pazzo? – rispose immediato Gianni – non sono mica un finocchio!”.

“No, non sei un finocchio, ma tu stai cercando di masturbarlo perché è un pegno e non per piacere” rispose Mario con una certa coerenza.

“È lo stesso! “ rispose Gianni infastidito, mentre continuava a scappellarlo.

“Va bene, allora prova a sputarci su” disse Antonio dalla sua posizione supina.

Senza nemmeno rispondere, Gianni scappellò il cazzo e si avvicinò con la bocca per indirizzare meglio la saliva. Mario ne approfittò per spingere la testa di Gianni verso il cazzo di Antonio. Gianni reagì tirando indietro la testa e tutti scoppiarono a ridere.

“Insomma, basta! – intervenne Shy – lasciate che Gianni faccia il suo dovere. E poi vorrei vedere voi, con tutto l’alcool che avete in corpo, avreste lo stesso cazzettino moscio!”.

“Sì, è vero, ma non possiamo mica aspettare Natale per segare Antonio! “ sostenne Mario.

“È vero, Mario! – riprese Shy, che per la situazione aveva cominciato a eccitarsi e a bagnarsi – Gianni, sappiamo bene che non sei un finocchio, ma qui bisogna che tu seghi Antonio e tutti i mezzi sono utili. Spogliamoci tutti, magari aiuta” 

Tutti si spogliarono ma non accadde nulla. Shy, allora, si prese l’impegno di far indurire il cazzo di Antonio perché Gianni potesse segarlo. Si mise tra le gambe di Antonio e si piegò per pendere in bocca il suo cazzo. Era sempre stata brava con la lingua e aiutandosi con la mano che manipolava le palle di Antonio, in breve, ottenne il risultato sperato. Sentiva crescere il cazzo nella sua bocca e questo lo eccitò ancor di più. Tutti vedendo l’erezione di Antonio, ne furono soddisfatti e, mentre Gianni cominciava a segarlo, Shy riprese a parlare “Maschilisti. Maschilisti ed egoisti! A me nessuno pensa?”.

Mario la guardò e le sorrise. Con quei cazzetti mosci, cosa poteva aspettarsi? Gli venne un’idea! Afferrò una bottiglia ormai vuota e disse “Hai ragione, vieni qua vicino, cercherò di venirti incontro”.

“Sei matto? Mi farai male!”.

“Non vedi in che stato sono i nostri cazzi? Non preoccuparti, sono pratico!”

“No, è troppo pericoloso. Leccamela, leccami il clitoride!” e rivolta verso Mario, tolse le mutandine e aprì le gambe scoprendo una figa gonfia e umida. Mario si lanciò immediatamente, aprì le labbra e con la lingua cominciò a lavorare il clitoride. Shy sperava che, in questo modo, almeno uno dei tre cazzi presenti avrebbe assunto la consistenza necessaria per poterne beneficiare. Ma i tre ragazzi erano un po’ troppo immaturi e ingenui. Non sapevano affatto come soddisfare una ragazza evoluta e matura come Shy. Mario, poi, riusciva a ridere anche mentre leccava una figa. Il processo sembrava molto lento e fu lei stessa ad afferrare la bottiglia e a infilarla nella passerina mentre Mario leccava come un forsennato. 

L’aria cominciò a riempirsi dei mugolii di Antonio e dei gemiti di Shy, quando avvenne qualcosa d’imprevedibile. Si aprì la porta della stanza ed entrò il Cobra che gelò tutto. Era stata, probabilmente Erika, non del tutto dormiente, ad avvertirlo di quel che stava succedendo. 

Il Cobra si avvicinò a Shy e tolse la bottiglia dalle mani di Mario, sfilandola dalla figa di Shy. Rivolto a Mario, disse: “Coglione. Non è con una bottiglia che si scopa! – poi, rivolto a Shy – Vestiti, andiamo via. Non devi metterti con questi coglioncelli. Tu sei una donna superiore, non puoi mischiarti con loro”.

Shy un po’ incazzata per l’interruzione, ma visibilmente felice di veder il suo uomo, senza fiatare si alzò e cominciò a rivestirsi. “Dove andiamo?” chiese

“Nel posto che ti compete – rispose il Cobra. E poi rivolto a Gianni che non aveva smesso di segare Antonio – voi continuate da soli con i vostri giochi da bamboccioni. Una donna, una donna vera come Shy, bella e affascinante, non è per voi che, invece, avete bisogno di giocare ancora con il trenino. “

Prese per mano Shy ancora seminuda e la portò via, verso la sua stanza. Lungo il corridoio rimasero in silenzio, mentre Shy lo seguiva saltellandogli dietro. Entrarono nella stanza vuota e il Cobra disse: “Spogliati e mettiti a letto”.

Shy sorrise: “Vuoi fare l’amore con me?”

“Io non faccio l’amore con le donne ubriache. Sono venuto a salvarti da una situazione della quale domattina ti saresti certamente pentita e dalla quale non avresti guadagnato nemmeno un orgasmo degno di questo nome. Dormi!” 

Shy, che aveva sperato di rimediare la serata, si chiuse in un dignitoso mutismo. Il Cobra aveva ragione, ma nessuno gli dava il diritto di interferire con la sua vita. Shy, però, non disse nulla e si addormentò.  

Si svegliò alcune ore dopo. Temette che fosse già mattino, ma fuori dalle finestre era ancora buio. Sentì dei mugolii soffocati e senza mostrare di esser sveglia e senza muoversi cercò di capire dove si trovava e soprattutto con chi. I suoi occhi si abituarono al buio e cominciò a veder qualcosa in più. Cercò di mettere a fuoco una figura che si agitava. Grazie ad una fioca luce sul comodino, capì immediatamente che si trovava nello steso letto dove una ragazza, accovacciata sulle proprie gambe, stava succhiando il cazzo di un ragazzo completamente steso sul letto e la cui testa era pochi centimetri dalla sua. Guardò con più attenzione e riconobbe il Cobra. 

Concentrò il suo sguardo su di lei per capire chi fosse. Il Cobra sembrava apprezzare molto il servizio, ma anche lei emetteva rumori inequivocabili di apprezzamento. Lo teneva per le palle e con la lingua leccava dalla base del cazzo fino sulla cappella. Una meravigliosa cappella che la ragazza leccava tutto intorno e sulla punta per poi farla sparire completamente in bocca. Il Cobra appoggiò una mano sulla testa della ragazza e spinse. Lei non si oppose. Il Cobra le disse: “Brava! Voglio titillarti le corde vocali. Hai un clitoride anche lì, lo sai? Voglio masturbarti il clitoride delle corde vocali con il mio cazzo di marmo”.

Mugolava la ragazza, mentre lui le spingeva la testa sempre più giù e il cazzo penetrava nella gola. Poi lui tolse la mano e lei ne approfittò per liberarsi la gola. Ma ecco che la mano del Cobra si posò ancora sulla testa di lei. E spinse. Il gioco si ripeté tre o quattro volte, quando Shy decise che era giunto il momento di entrare in azione per non farsi fregare l’amante da quella smorfiosa. Shy si avvicinò furtivamente al Cobra e posò le labbra su quelle di lui. Il Cobra rispose al bacio con tenerezza e poi, senza sembrare sorpreso, disse: “Stai meglio ora! Aiuta la tua amica. Deve infilare il cazzo dentro di se, ma ha la figa troppo stretta.”.

Shy, senza trovar la richiesta insolita o sconveniente, si avvicinò a lei e cominciò ad accarezzarle la figa, invero già molto umida, ma imprimendo un senso di rilassamento per cui in pochi minuti lei saltò a cavallo del Cobra con Shy che aiutò il cazzo a entrare nel buco giusto. La ragazza le sorrise di gratitudine. 

Appena fu dentro, la ragazza piantò le ginocchia sul letto e cominciò la lunga cavalcata con salti anche di trenta quaranta centimetri e ricadute a peso morto. Con la paura che le consumasse tutto il vigore dall’amante, Shy si diede da fare per rendere più piacevole la cavalcata, accarezzandole le tette, strizzandole i capezzoli e perfino stimolandole il clitoride. In poco tempo i gemiti ei mugolii della ragazza si trasformarono in un respiro profondo cui seguì un’estasi orgasmica e un orgasmo tsunami. 

La ragazza, più che soddisfatta, si lasciò cadere sul letto. Shy rivide quel cazzo marmoreo che tanto l’aveva fatta godere e lo riconobbe con la sua singolare siluette, così simile alla testa di un cobra, stretta alla base e largo e piatto in cima per poi rastremarsi alla punta. Lui la guidò con la testa verso la punta del cazzo.

“Senti la consistenza, senti il sapore degli umori della tua sorella di sperma” Disse il Cobra che desiderava che Shy assaggiasse gli umori della ragazza. Shy lo accontentò e il suo cazzo era passato dalla figa di lei alla sua bocca in un attimo. Poi, per paura che quella le fregasse di nuovo il posto, si predispose per farsi impalare anche lei. 

“No, voglio entrare nel tuo culo – disse il Cobra, e poi, rivolto alla ragazza – preparala e aiutala”. 

La ragazza, senza fiatare, le accarezzò un po’ il clitoride, ma si accorse ben presto che non era necessario. Shy colava i propri umori lungo le gambe e aveva la figa perfettamente lubrificata. Allora prese dal comodino un contenitore che somigliava a un flacone di shampoo, e, mentre Shy strusciava il clitoride sul cazzo del Cobra, ne versò un po’ sulla mano una e cominciò a spargerlo sul buco del culo di Shy. C’è bisogno di lubrificare molto, Shy lo aveva poco ed era piuttosto chiusa. 

Con movimenti circolari intorno al buco, spargeva l’olio e provocava il rilassamento dello sfintere anale. Poi afferrò il cazzo del Cobra, fece sollevare il culo di Shy e appoggiò la punta del cazzo sul buco del culo di Shy. Spinse con forza Shy verso il basso in modo che il cazzo entrasse con un colpo deciso dentro. Shy sentì i tessuti muscolari cedere improvvisamene facendo posto al cazzo del Cobra. Ebbe un grido, ma poi così impalata cominciò la sua lunga cavalcata. Il dolore di Shy lasciò il posto al piacere e i gemiti si fecero sempre più forti. La ragazza abbraccia Shy da dietro, le lecca il collo, le orecchie, le soffia tra i capelli mentre il Cobra spingeva con forza la cappella nel retto. Lei le afferra le tette con vigore, le stringe e le comprime, mentre lui spinge in fondo il cazzo perché entri tutto fino alle palle.  A Shy le piaceva sentirsi le palpate, mentre il Cobra continuava a spingere tenendola stretta per i fianchi e facendola sentire roba sua, completamente sua. L’inculata continua gagliarda.  Quando il Cobra comincia a parlare: “Ahh, come ti piace prenderlo nel culo da me. Ti roteano gli occhi e hai una faccia paradisiaca. Sei una vera troia e per questo ti piace prenderlo nel culo da me, solo da me, perché voi siete le mie donne.”.

“Sì, inculami forte. Inculami fino in fondo. Mi piace farmi inculare da te, solo da te” rispose Shy mentre riusciva a parlare a fatica per trattenere i gemiti di piacere. 

“Voglio che tu veda la tua faccia mentre godi, Shy – e rivolto alla ragazza – accendi tutte le luci e prendi uno specchio perché Shy possa vedere quanto gode mentre io le spacco il culo”.

La ragazza prese uno specchio accese le luci e andò verso Shy che continuava a cavalcare il Cobra e quando si avvicinò, illuminata dalla luce, Shy vide che si trattava della Trip.

La sorpresa e la gioia fu tale che Shy provò un senso di felicità assoluta, raggiunse il culmine dell’eccitazione che la porta in uno stato estatico procurandole un orgasmo anale gigantesco.

Anche Shy, esausta, si lasciò cadere sul letto ancor in stato di trance. Aveva scopato con il suo magnifico amante mentre la sua prof le titillava le tette. 

Era accaduto che, quando Shy era entrata nella stanza del Cobra, la Trip era in bagno e aveva ricominciato a scopare il Cobra solo quando Shy si era addormentata. 

 

Ora giacevano tutti e tre sul letto, uno accanto all’altro. Il Cobra fu il primo a parlare: “È stato magnifico. Non ho mai goduto come questa notte ed ho goduto delle due più belle e più affascinanti ragazze della scuola. Voglio che questo segreto rimanga in questa stanza, mentre noi continueremo a goderne gli effetti per sempre. La Trip si mise seduta sul letto sorridendo, guardò il Cobra, guardò Shy, poi le si avvicinò le diede il bacio più appassionato che Shy avesse mai ricevuto.

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