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Racconti Erotici Etero

Il collaudo

By 12 Settembre 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Ho scritto pochi racconti, alcuni dei quali narrano avvenimenti effettivamente vissuti, altri solo immaginati….però non avevo mai pensato di avere un incontro con un lettore, quando un po’ di tempo fa, alcuni mi hanno scritto e mi hanno fatto la proposta

Sulle prime non l’ho nemmeno presa in considerazione, poi… in me è scattato qualcosa.

Ed ho passato in rassegna i possibili candidati…

Esclusi quelli che abitano lontano, la mia attenzione si focalizza su quelli che vivono nella mia città,

ad alcuni dei quali ho quasi suggerito io di vederci.

Quando… è apparso lui: breve scambio di mail per sondare…sì. siamo proprio sulla stessa lunghezza d’onda…ma vive lontano….

Poi una mail inaspettata.

‘ Giovedì vengo dalle tue parti per lavoro. Troviamoci all’ora di pranzo. Non capiterò mai più lì da te, per cui accetta: o adesso o mai più!’

Arrogante! Un incontro per una volta! Come se io fossi un bene di consumo! Peggio: un oggetto usa e getta!

Anch’io ho avuto questo genere di incontri, ma l’avevo deciso io… e poi non era già stabilito a priori!

Mi sento offesa e punta nel mio amor proprio: sono furiosa!

…e proprio per questo accetto!! è una sfida e io adoro le sfide.

Giovedì all’ora di pranzo: ho fatto i salti mortali per esserci, dribblando altri impegni…

è un uomo molto piacevole quello che ho davanti a me, distino, sui quaranta, ben portati, che mi scruta da dietro lenti leggermente scure. Un uomo dalla conversazione brillante. Si parla di tutto, dei miei racconti, del suo lavoro: fa i collaudi dei cementi armati e Milano di questi tempi è un cantiere a cielo aperto. è qui solo per questa volta, per fare una cortesia ad un collega, mi spiega.

Mi mostro interessata, anche perché è autenticamente coinvolgente e lui mi propone una visita in cantiere , ora che le maestranze sono assenti per il pranzo.

Lo seguo divertita e mi trovo al quinto piano di un edificio in costruzione, col caschetto giallo di protezione in testa. Fa molto caldo, quanto mi manca la mia bottiglietta d’acqua che porto sempre con me!

Mi appoggio ad una parete non ancora intonacata: è ruvida dietro le mie spalle nude.

‘Posso togliermi il caschetto?’ Gli chiedo

‘Per me può togliersi anche tutto!’

Sorrido alla battuta.

Sorride anche lui

Silenzio.

Si avvicina.

Sempre silenzio. Anche lui ha tolto il caschetto.

Ora è pericolosamente vicino…

… così vicino che può appoggiare una mano alla parete dietro di me

… così vicino che posso sentire l’odore della sua pelle, un odore secco, piacevole…

…. così vicino che posso aspirarlo… con voluttà …

… così vicino che posso udire nitidamente il suo respiro, il tepore delle sue labbra sul lobo del mio orecchio

‘L’hai mai fatto in un cantiere, Ele?’

‘No’

‘Ti piacerebbe?’

Non rispondo, abbasso i miei occhi che hanno già risposto sì.

Che mi succede? Io la disinibita Ele, io, la ragazza sicura di sé, sempre pronta a cogliere l’inaspettato frutto che la sorte mi propone…ora sento le gambe tremare e il cuore battere furiosamente…

Credo di arrossire quando la sua lingua disegna stani arabeschi sul mio collo.

‘Sei tutta salata!Ma scommetto che più giù sarai dolce…’

‘Più giù ‘ ci arriva con una lentezza esasperante, dopo un tempo infinito, dopo avermi esplorata tutta, dopo aver abbassato le spalline del top, dopo aver percorso tutta la mia pelle , inciampando e soffermandosi su ogni neo, su ogni sporgenza, su ogni protuberanza… rendendola ancora più tesa, turgida evidente..

.. ci arriva dopo aver sollevato la corta gonnellina a fiori, dopo aver tastato piano l’esiguo perizoma, intriso e zuppo .. da strizzare

… ci arriva e vi introduce due dita, dita calde, curiose,dita esigenti… dita impertinenti.. dita che si compiacciono delle contrazioni che sentono …. delle contrazioni che loro stesse contribuiscono a produrre via via più intense…

…sta per arrivare l’onda del piacere…. un piacere intenso, a lungo aspettato…

un piacere nemmeno immaginato così forte e devastante…

… un piacere che non si può descrivere..ma solo provare…

… ed io mi ci abbandono… senza desiderare niente altro se non che continui all’infinito….

La sua bocca sulla mia mi imprigiona la lingua, me la prende in ostaggio, in un bacio furioso.

Con l’altra mano libera prende la mia e se la porta ai suoi pantaloni, come a ricordarmi che non devo godere solo io.

Sento il suo membro duro e gonfio sotto la stoffa leggera… altro che cemento armato!

Capisco che mi lascia libera di scegliere.,,. e scelgo la parte che più mi si addice: mi abbasso e slaccio…

La verga protesa verso il mio viso, lucida, profumata di maschio è un invito troppo allettante, una preda troppo ghiotta…

La mia bocca se la prende, non prima di avergli restituito la sofferenza dell’attesa, non prima di averne studiato tutta la geografia delle vene, non prima di averla usata come penna sopra il mio seno nudo…

La mia bocca se la prende tutta, mentre i suoi occhi non si scollano dai miei: ho abbastanza esperienza per sapere che niente fa uscire di senno un uomo quanto sostenerne lo sguardo da sotto in su, mentre gli stai facendo un pompino!

E’ con grande vigore che entra ed esce dalle mie labbra, ogni volta affondando di più…

Mi scopro a pensare come sarebbe quella verga dentro il mio piccolo antro , caldo ed allagato…

Come sarebbe sentirla muovere così, con prepotenza, con colpi ben assestati.

‘Ti voglio dentro!’ Urlo dentro di me, mentre con le mie dita cerco di soddisfarmi…ma le mie dita non sono come le sue….

le mie dita non sono nemmeno come il suo cazzo!

… il suo cazzo che mi esplode tra le fauci, che mi inonda della sua intima sostanza, che mi affoga in un mare caldo e vischioso, ghiotto nutrimento della mia femminilità….

Lui chiude gli occhi per un attimo.. e con gli ultimi tremori si scarica tutto… io inghiotto …

‘Collaudo effettuato!’ Esclama soddisfatto

‘La struttura è perfetta, le prove di carico hanno risposto egregiamente!’

Sorride e si ricompone mentre anch’io lo faccio.

‘Collaudo effettuato un corno!’ Penso io, mentre mi sento la micia ancora calda e carburata…

‘ avrei voluto sentirlo dentro di me, fottuto pirla…’

Ma lui se sta già andando a parlare con gli operai che stanno arrivando.

Stanno arrivando gli operai! Mi devo rimettere il caschetto e devo prepararmi ad uscire..

ma… forse.. da dietro un pilastro… uno degli operai… deve aver visto qualcosa…

mi lancia occhiate da lontano, come se avesse colto il mio disappunto…

‘chissenefrega,’ penso e mi avvio a scendere ,quando il ragazzo che avevo notato si avvicina.

Ha due enormi occhi di un blu mai visto , un profilo da dio greco e bicipiti che neanche un palestrato…

Mi si avvicina sorridendo e mi porge qualcosa.

‘Forse sei perduto questo!’ mi dice in un italiano un po’ zoppicante.

Il mio cellulare!

‘Trovato là per terra, proprio vicino al muro … dove stavi con signore…’

Lo ringrazio e gli porgo la mano.

‘Piacere Florian, sono albanese’

Il suo sguardo non mi lascia, anche quando accompagnata dal mio ‘collaudatore’ lascio l’edificio…

E quando sono in strada alzo lo sguardo, attratta da qualcosa che nemmeno io so. Florian mi sta guardando dall’alto…. lo saluto con un cenno della mano e mi avvio alla metro.

Meno male che non ho perso il cellulare!

Lo apro e guardo nell’agenda: c’è un nuovo numero registrato alla lettera F…

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