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Racconti Erotici Etero

Il cugino Lorenzo

By 28 Luglio 2023No Comments

Mi chiamo Daniela, ero stata rimandata in disegno tecnico al primo anno di liceo ma la mia famiglia non voleva rinunciare al mare così ci traferimmo tutti nella casa delle vacanze.
Mio cugino Lorenzo era bravo e mi poteva dare ripetizione e far fare esercizio così lo invitammo al mare, sarebbe stato con noi tutto il tempo necessario.
Il primo pomeriggio mi faceva lezione, lui spiegava ed io disegnavo quello che mi diceva approfittando del fatto che tutti gli altri erano in spiaggia.
Dato il caldo io me ne stavo in canottiera e mutandine, ero molto magra e le mie tette, appena una prima non strabordavano di certo, e lui in mutande a torso nudo, non era un gran figo ma faceva la sua figura.
Lorenzo era un insegnate severo e mi appioppava le punizioni a seconda della gravità degli sbagli, quando erano gravi passava alle bacchettate sulle dita.
Quando sbagliai in pieno una proiezione ortogonale prese il righello e mi rifilò una bacchettata si piatto sul sedere così forte che sotto le mutande mi rimase il segno rettangolare rosso.
Le proiezioni ortogonali non le avevo proprio capite per cui il giorno dopo stavo per ricevere una nuova righellata ma lo fermai.
“No, mi hai fatto troppo male.” dissi scoprendomi un po’ le natiche in modo che vedesse il segno.
Non proferì parola, posò il righello e si mise dietro di me.
Mi stavo per tirare su le mutande, ma mi fermò: “Aspetta non ho ancora deciso.”
Mi abbassò le mutande che scesero da sole fino alle caviglie, poi mi fede piegare in avanti sul tavolo e con le mani cominciò ad esplorare le mie chiappe.
Avevo il sedere piccolo e le gambe lunghe, e una chiappa stava tutta in una sua mano. Ero imbarazzatissima da quella situazione.
Lo sentii abbassarsi le sue mutande poi appoggiare il membro sulle mie chiappe.
“Cosa vuoi fare?”
“Una punizione è una punizione. Dovrò infilarti qualcosa nel buchino.”
Mi prese il terrore, e allungai la mano sentendo il membro che si irrigidiva e mi sembrava enorme.
Mi girai per proteggere il culo contro il tavolo.
“Quel coso così grosso mi farà un male cane. Possiamo pensare a qualcosa di diverso?”
Mi cugino era di fronte a me con una fantastica erezione e io ero girata verso di lui con solo la canottiera, le lui scese con lo sguardo fino ad osservare il mio ciuffo di pelo tra le gambe.
“Se non lo posso infilare dietro, lo infileremo davanti” disse cominciando a sfregare la cappella sulle labbra della passera.
Che situazione, il cuore mi batteva dalla paura, per non dargli il culo gli stavo mostrando la figa che non avevo mai fatto vedere a nessun ragazzo, e ora mi cugino strofinandoci sopra il suo uccello me la stava facendo bagnare, e non si era bagnata così nemmeno durante il mio miglior ditalino.
Sapevo che davanti era fatta per ricevere anche qualcosa di grosso al contrario di dietro per cui gli dissi: “Va bene. Ma solo entrare.”
Mi face appoggiare per bene, mi vece spalancare le cosce sottili, si posizionò davanti alla fessura e poi lo spinse un poco fino ad essere sicuro di essere all’entrata.
Mi mise le mani sui fianchi e mi tirò a sé dando nel contempo un colpo di reni.
Arrivò fino in fondo picchiando sulla cervice e dal dolore lanciai un urlo. Fino allora non avevo realizzato che mi avrebbe sverginato, e ormai era fatta.
Restò fermo piantato dentro di me in attesa che si calmasse il dolore con l’erezione che non accennava a diminuire.
Mi scendevano le lacrime, per il dolore, per la vergogna di quanto ero stata stupida.
Mi passò le mani sul corpo, sotto la canottiera e raggiunse il seno accarezzando i capezzoli.
Quella sensazione mi diede sollievo, il piacere che provavo nel sentire le sue carezze sui capezzoli induriti mi fede scordare il dolore.
Quando si mosse per arretrare pensai che uscisse, invece lo rispinse dentro, con delicatezza senza più irruenza dicendomi: “La punizione è finita, ora solo piacere.”
Prese a scoparmi lentamente portandomi a uno stato di piacere che non ero neanche riuscita ad immaginare.
La paura fu sostituita dal piacere e dalla voglia che non uscisse più.
Lo abbracciai anche con le gambe stringendolo stretto e tirandolo a me anche quando cercò di divincolarsi per uscire, e solo quando sentii la sbora allagarmi la figa capii perché.
Ero fuori di testa, per l’eccitazione, per il piacere, per l’emozione, per la paura.
Da quel giorno la scopata divenne la punizione standard, ma con preservativo per non rischiare oltre.
Da quel giorno sbagliai molti disegni.

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