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Racconti Erotici Etero

Il cugino sbagliato

By 14 Ottobre 2005Dicembre 16th, 2019No Comments

Non lo vedevo da un bel po’ di tempo. Lo pensai, quella sera, quando andai a prendere la macchina dal mio meccanico di fiducia, sua padre. Eravamo legatissimi ai tempi della scuola media. Poi con le superiori il legame non svanì, ma si diradò molto. Fino a scomparire praticamente del tutto quando io andai all’università e lui si mise a lavorare. Lo vedevo ogni tanto in giro’ma più di un ‘ciao, come va?’ non c’era altro’l’ultima volta l’avevo visto con una ragazza. Daniele era diventato un gran bel ragazzo. Alto, moro, viso dolce ma nello stesso tempo molto maschio. Tra noi non c’era mai stata nemmeno la classica cottarella adolescenziale. Niente di niente. Amici per la pelle insomma, ma niente di più. MAI.
Mi sorpresi a pensare alla storia di quella bella amicizia un po’ tramontata a causa delle diverse strade che troppo presto avevano preso le nostre vite. Mi misi a fantasticare su come sarebbero potute andare le cose se invece di dividersi le nostre strade fossero rimaste unite proprio nel momento in cui i nostri corpi si stavano trasformando, e i nostri pensieri iniziavano a staccarsi dai giochi fanciulleschi per diventare pensieri da adulti.
Scacciai ben presto questi futili pensieri e arrivai a casa. Era venerdì sera. Come ogni venerdì, cenai e mi preparai. Dopo cena doveva venire un mio amico a prendermi e saremmo usciti insieme, come facevamo da un mese. Matteo era un bell’uomo e aveva 34 anni, a dispetto dei miei 24. Non c’andavo a letto. Non c’eravamo nemmeno baciati. Io con lui mi trovavo bene ma non mi ispirava niente. Né una storia romantica, né una storia di sesso. Era semplicemente un’ottima compagnia. Gliel’avevo detto dopo un paio di volte in cui lui mi aveva fatto chiaramente capire che gli piacevo. E, dopo aver capito che non c’era niente da fare, s’era arreso anche lui, e avevamo installato questo rapporto d’amicizia che ci vedeva tutti i venerdì sera uscire insieme.
Andammo in un locale, un disco-pub, in cui il venerdì sera si ballava latino americano. Matteo, il mio amico, non ballava, si divertiva a guardare, per cui quando avevo voglia di ballare dovevo trovare un patner direttamente sulla pista. Stavo ballando con un ragazzo, quando sento le mani di un altro che da dietro mi prende le braccia come per ballare con me. Il mio compagno di danze capisce che il tipo in questione voleva fare cambio di patner e si avvicina alla ragazza che poco prima stava ballando col tipo. Io, stando al gioco, mi volto, e con mia grande sorpresa, chi trovo? Nicola, il cugino di Daniele. Nicola non lo conoscevo bene, solo qualche saluto di circostanza se ci incrociavamo, ma nulla più. Anzi, non credo nemmeno di aver mai scambiato più di due parole con lui. Era un ragazzo molto attraente. Alto più di un metro e novanta, occhi e capelli neri, fisico modellato in modo perfetto’ Comunque, continuando a ballare ai ritmi delle danze latino-americane gli dico: ‘Ciao’Nicola!’
‘Ciao’
‘Beh? Tutto qui?’
‘Che ti devo dire?’
‘Non so’come mai questo ballo con me?’
‘Niente, ti ho vista qui e ho pensato di farti un saluto’
‘Beh Nicola la cosa mi stupisce, non ci siamo mai detto più di tre parole di fila in tanti anni…e ora vieni a ballare con me lasciando sola la tua fidanzata?’
‘Non &egrave la mia fidanzata’
‘Vabbh&egrave, la tua compagna per questa serata’
‘Il tuo fidanzato ha fatto lo stesso’
‘Non &egrave il mio fidanzato.’
‘Beh, come vedi siamo pari’
Nel frattempo il ballo finì. Pensai di tornare da Matteo. Lui era molto bianco in viso, dava l’idea di non stare bene. E infatti era così. Mi chiese, dispiaciuto, di tornare a casa. Cercai di sollevarlo, dicendogli che non c’erano problemi, e che anche io sarei tornata a casa volentieri, perché ero piuttosto stanca. Eravamo quasi all’uscita, quando Nicola mi venne incontro, ma senza guardarmi, e mi urtò contro. Si voltò e mi chiese scusa, poi salutò tranquillamente.
Arrivati a casa, salutai Matteo. Era mezzanotte. Per me prestissimo. Avevo mentito a Matteo, ma non avrei permesso che lui rimanesse lì, mentre stava male, solo per il mio egoismo.
Mi diressi nella mia camera. Iniziai a spogliarmi, ed estrassi il cellulare dalla micro-borsettina che avevo quella sera.
Ne cadde un bigliettino, lo aprii e lessi:
‘Stai accompagnando a casa il nonnetto? Chiamami, se vuoi divertirti davvero con chi almeno sa ancora ballare’ e di seguito c’era un numero di cellulare.
Gli mandai un sms: ‘Sei un ragazzo un po’ insolente, Nicola. Ma questo mi piace. Vieni sotto casa mia tra mezz’ora’.
Questa intraprendenza mi piacque. Non ricevetti risposta, ma nonostante ciò mi cambiai, mi rifeci il trucco e lo aspettai. Dopo mezz’ora, puntuale, squillò il cellulare. Un solo squillo. Scesi di casa e lo trovai dentro una mini azzurra ad aspettarmi.
‘Posso salire, comandante?’
‘Certo madamigella.’
‘Dove mi porti, tu che sai vivere il mondo?’
‘In un locale di spogliarelli?’
‘E questo &egrave il divertimento?’
‘Vuoi farmi divertire tu?’
‘Sempre molto insolente”
‘Non hai risposto’
‘Dipende da cosa intendi tu per divertimento’
‘Divertimento, punto.’
E dopo aver detto così, riavviò la macchina e mi portò in un locale’una specie di disco-pub dove la musica non era assordante, si riusciva tranquillamente a parlare bevendo qualcosa seduti al tavolino. Parlammo per un bel po’. Non era il ragazzo superficiale che sembrava a prima vista. Aveva molti interessi (alcuni dei quali anche collimanti con i miei), era ironico, spiritoso, sapeva affrontare argomenti leggeri e seri. Mentre parlavamo, ad un certo punto mi disse:
‘Senti ma tu eri in classe con mio cugino Dani?’, mi chiese ad un certo punto.
‘Sì, alle medie. Ogni tanto lo becco in giro, sempre pieno di ragazze, ma ci siamo un po’ persi, e a dire il vero &egrave un bel pezzettino che non lo vedo.’
‘Siete mai stati insieme?’
‘Ecco che torna il ragazzo impertinente. No, non siamo mai stati insieme. Come ti ho appena detto, una volta finite le medie le nostre strade si sono lentamente ma inesorabilmente invisibile. Ma come mai tutte ‘ste domande su tuo cugino?’
‘Niente’ curiosità’
Sul momento non diedi molto peso alla cosa. La serata proseguì tranquilla. Iniziava a piacermi, dovevo ammetterlo. Ero attratta da lui, ma non volevo darlo a vedere. Mia piaceva questo gioco sottile che era iniziato nel momento in cui avevo iniziato a ballare con lui. Lui che mi cerca, io me ne vado, lui che mi chiama, io che mi faccio desiderare’
Mi invitò a ballare. Era un ballo molto sensuale’mi teneva molto stretta in vita, era come se non avessi possibilità di sfuggirgli, se mi avesse in pugno’teneva il suo sguardo fisso sul mio viso, i nostri volti erano a pochi centimetri di distanza. Sentivo il suo fiato caldo e sentivo che mi stavo emozionando. Credo di essere arrossita un po’, non lo so di preciso. D’improvviso mi baciò. Appoggiò le sue labbra contro le mie e mi diede un bacio appassionato. Io, senza nemmeno rendermene conto, stavo ricambiando il suo bacio con la stessa sua foga e passione. Si era accesa in me una voglia di lui a dir poco esagerata, tutta la serata era stata una escalation di passione fino ad arrivare a quel punto. Lo presi per mano (mi stupivo di me stessa) e uscimmo dal locale.
‘Andiamo a casa mia’ gli dissi.
In realtà, appena partiti la sua mano destra iniziò a toccarmi le gambe e a risalire lungo l’interno coscia. L’eccitazione saliva in me, e, come presa da un raptus, mi chinai sulle sue gambe. Con movimenti frenetici, ma evidentemente molto sensuali, gli slacciai i pantaloni e liberai il suo arnese. Era molto lungo (a dispetto della famosa regola della L) ed era di marmo. Lo leccai dapprima dolcemente, poi sempre con maggiore foga’la mia intenzione era quella di fargli uno dei miei proverbiali pompini, e farlo venire prima dell’arrivo a casa mia. La sua guida non era più molto tranquilla, man mano che leccavo e gustavo le prime gocce del suo orgasmo in arrivo, lui faticava a mantenere la calma. Emetteva dei rumori di piacere che mi eccitavano ancora di più. Lo sentivo vicino, sempre di più’finché il suo caldo miele mi invase completamente la bocca, proprio a cento metri da casa mia. Ingoiai tutto, e mi rimisi a sedere nel mio posto. Lui mi guardò con un’espressione a metà tra la meraviglia e la soddisfazione.
‘Stupenda, sei stata stupenda’.
Arrivammo sotto casa mia. Aprii la portiera e scesi. In un lampo fummo in casa mia. Nemmeno il tempo di un bacio ed eravamo totalmente nudi. La sua erezione era nuovamente imponente. Mi sedetti a gambe aperte sulla tavola. Il suo viso affondò in me e la sua lingua mi esplorò tutta, disegnando figure inimmaginabili. Il clitoride stava impazzendo sotto le mani sapienti di Nicola. Era un mago.
‘Aaaaahhhh’.aaaaaaahhhhhhh’ e venni. Un orgasmo clitorideo di un’energia pazzesca.
Lo spostai da me e scesi dal tavolo. Mi piegai a novanta gradi dandogli le spalle.
‘Prendimi, dai, ti voglio troppo’
Non se lo fece ripetere. Mi prese da dietro scopandomi con foga. Colpi sempre più profondi e più veloci.
‘Cambia buco, ogni tanto’
‘Brava, così ti voglio’
Iniziò ad alternare colpi dentro al mio culo a colpi dentro alla fica, con la stessa violenza e velocità. Sentivo anche un po’ di dolore, ma il piacere mi pervadeva e lo cancellava. Ero vicina ad un altro orgasmo, e anche lui lo era. Venimmo all’unisono
‘Sììììììììììììììì’
‘Aahhhhhhhh’
Stramazzammo, sfiniti, sul divano. Era sembrata una cosa veloce per la foga che avevamo avuta, ma in realtà era passata più di un’ora. Mi accoccolai sulle sue gambe. Stavo bene, era stata una scopata favolosa. Lui era altrettanto soddisfatto.

DRIIIIIIIIIIIIIIIN DRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIN

Lo squillo di un cellulare. Stranamente non era una polifonica.
‘Rispondi’, gli dissi.
‘Toh, &egrave mio cugino’.
‘Eddai, rispondi’.
‘Pronto”””..No, non sono in giro. No, scemo, non stavo scopando con Veronica. Senti ma che vuoi?……………… Domani? A che ora? Ok. Perché vuoi sapere dove sono?……..No, non fare la fatica di raggiungermi, sto tornando a casa. A domani, ciao’
Lo guardai sorridente.
‘Allora te la scopi la tipa che avevi con te stasera”
‘Non più, &egrave una lagna’
‘Perché non hai detto a Dani che si con me?’
‘Perché poi ti vuole anche lui’
Sorrisi dentro di me. La mia mente diabolica stava architettando piani altrettanto diabolici.
Ma non avevo voglia di parlarne adesso’volevo solo raggiungere in fretta camera mia per concludere una notte appena iniziata.
E, a giudicare dalla sua prominenza, anche Nicola era dello stesso parere’

Per pareri, domande o altro, scrivete pure: azzurrinababy@in-box.net

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