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Racconti Erotici Etero

Il medico di Guardia

By 10 Maggio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Sola di sabato pomeriggio, nel mio lettone che mi appare troppo grande, la febbre non mi da tregua, mi sto annoiando da matti. Mi sono stancata delle televisione, delle riviste e del libro di Ludlum, trovato fra quelli di mio marito, non so più che cosa fare, ho cercato di dormire ma non ho sonno, misuro ancora la febbre’ 38′!
Cavolo, l’aspirina non ha fatto molto, mi ci vorrebbe il dottore, ma nel week end il mio medico &egrave assente, al telefono non mi risponde. Potrei chiamare la guardia medica, ma a cosa servirebbe? Tanto non ho nessuno che possa andare a prendermi le medicine in farmacia! Mio marito &egrave alle prese con il solito viaggio di lavoro fuori Europa, ci siamo sentiti poco fa, mi ha chiamato già cinque volte oggi, &egrave preoccupato per il mio stato di salute.
Che noia! Ci vorrebbe un omone prestante, qualcuno per farmi compagnia, che occupasse l’immenso spazio vuoto del lettone e che magari, non avesse paura di prendersi l’influenza e mi desse una sonora ripassata. Si! Un bel ragazzone ben dotato, magari un po’ energumeno, che mi sbatta fino a sfinirmi completamente, almeno poi, potrei addormentarmi.
Ad occhi chiusi fantastico un po’ sul fantomatico ragazzone dotato, sono già bagnata solo al pensiero, lo vorrei avere sopra adesso, mentre sono qui con le gambe ultra divaricate ed il dito medio, in compagnia dell’anulare, che cercano di imitare il superbo cazzo su cui sto fantasticando.
Vorrei annusare odore di maschio infoiato, mentre mi squassa il ventre a colpi di maglio bollente, le nostre pelli appiccicate dal sudore dello sforzo. La mia mano va veloce, ma non riesco a godere, apro il cassetto del comodino e prendo il mio dildo, 23 cm per 7 di puro godimento in lattice, gli faccio un pompino da favola, ma l’eccitazione non decolla, me lo infilo di colpo, riempiendomi in maniera quasi esagerata, mi faccio anche un po’ male per l’impeto, lo muovo con forza, ma non &egrave la stessa cosa. ‘Voglio un uomo vero!’, strillo. Possibile che una bella topina infoiata, seminuda dentro un lettone, non abbia nessuna possibilità? Ho deciso’ chiamo il medico di guardia e lo circuisco!
Telefono al numero per le emergenze, la signorina che mi risponde &egrave più annoiata di me, mi informa che inoltrerà la chiamata al medico di guardia, di stare tranquilla, ci vorrà un po’ di tempo. ‘Tranquilla?’. Ma se sono in uno stato pauroso’ sono letteralmente bollente, in tutti i sensi! Farei sesso anche con lei se fosse qui! Malgrado le proteste mentali, saluto cortesemente e riappendo il telefono, penso a come circuire il medico che fra poco arriverà. Non mi viene in mente nulla, a parte apparire palesemente troia e presentarmi come mamma mi ha fatta, forse &egrave perché non so nemmeno chi mi troverò davanti, se fosse un vecchio e non mi piacesse?
‘Beh’ in quel caso lascerai perdere!’, penso ad alta voce.
Vado in bagno per lavarmi le parti intime, ad operazione ultimata sono già di nuovo fradicia, penso che magari non &egrave un male, forse i feromoni faranno il lavoro ‘sporco’ per me.
Dopo una mezz’ora di spasmodica attesa, in cui credo di essermi alquanto disidratata, per i liquidi persi sotto forma di umori, finalmente il campanello suona. Vado in panico, il mio pudore, spesso praticamente inesistente, morsica la mia coscienza, indosso un cortissimo babydoll sulla pelle nuda, almeno fungerà da camicia da notte e mi avvolgo nella vestaglia da camera.
Mi precipito al citofono dopo il secondo squillo, vedo il dottore, giovane e carino, occhiali da vista e cappelli ricci arruffati, ha l’aspetto di un secchione. Apro il cancello e lo faccio entrare, dallo spioncino lo squadro mentre attraversa il vialetto, non &egrave male, anche se gli abiti informi che indossa non fanno trarre nessuna conclusione, &egrave molto giovane per essere un medico, avrà pochi anni più di me.
Lo faccio entrare velocemente in casa, non vorrei prendere altro freddo.
‘Buona sera”, mi saluta il dottorino impettito, ma un po’ ho già colpito, lo leggo nel suo sguardo, dietro gli occhialetti da secchione. Magari si aspettava una babbiona, mi diverte pensare che forse, io posso essere uno degli aspetti più piacevoli nel suo lavoro.
‘Buona sera”, pronuncio con una voce afona che ha bisogno di essere schiarita, sembro la strega di Hansel e Gretel.
‘Ha febbre? Sintomi particolari? Ha preso qualche farmaco?’, chiede il dottorino tutto d’un fiato.
‘Mezz’ora fa avevo 38’, da questa mattina ho preso tre aspirine, mi fanno male gola e polmoni”, vado di getto, imitando il suo modo di fare, lo faccio sorridere, mi sembra un bene.
‘Per abbassare la febbre ci vorrebbe la ‘Tachipirina’, per caso ne ha in casa?’. Cerco di pensare se la ho, non mi sembra affatto, gli chiedo scusa e vado a vedere in bagno, nell’armadietto dei medicinali, ma come immaginato non ne vedo.
Torno da lui in soggiorno scuotendo la testa, il medico appoggia la borsa sul tavolino da fumo e la apre, ne estrae una scatolina bianca, me la mostra quasi costernato.
‘Ho solo questa’ ma sono supposte”, sembra timido mentre lo dice, abbassa leggermente lo sguardo sul tappeto del soggiorno, lo fa apparire dolce. A me invece la sua frase ha dato subito una fantastica idea!
‘Scusi’ non vorrei sembrarle indiscreta’ ma’ non ho mai fatto uso di medicinali per via anale’ le dispiacerebbe’?’, accompagno la mia richiesta con un gesto della mano molto eloquente.
Il dottorino secchione strabuzza gli occhi, le gote gli si infiammano, si guarda i piedi come se stesse provando un paio di scarpe nuove, ma allora &egrave timido davvero, che carino!
‘C-Certo’ s-si’ nessun p-problema”, balbetta all’indirizzo delle mie ciabattine da camera, ‘P-Prima però’ v-vorrei’ v-visitarla”.
‘Va bene il divano? O preferisce farlo in camera da letto?’, chiedo, con l’espressione del gatto che gioca con il topo.
‘P-Può andare b-bene anche il divano”, esclama riportando finalmente lo sguardo all’altezza del mio.
‘Ok’ allora mi spoglio?’.
‘S-Si’ grazie’ per favore”, risponde tornando a studiare i disegni del mio tappeto. Mi sfilo la vestaglia e rimango con il babydoll che, non lascia nulla all’immaginazione, il medico deglutisce sonoramente, in visibile e palpabile imbarazzo.
‘Mi scusi’ ma quando ha suonato mi stavo lavando’ bh&egrave’ non sarà un problema per lei’ chissà quante donne nude vede?!?’, esclamo maliziosa.
‘S-Si’ non s-si preoccupi’ n-nessun p-problema”, &egrave timido, ma adesso il suo sguardo &egrave incollato ai miei capezzoli, irti come se volessero bucare il sottile strato di tessuto del babydoll.
Mi siedo sul divano ed il freddo dello stetoscopio, poco sopra il seno destro, mi fa accapponare la pelle.
‘Posso farle una domanda? Ma gli stetoscopi voi medici li tenete in frigorifero? Non so’ magari &egrave un segreto sulla conservazione dell’attrezzo, di cui noi pazienti siamo all’oscuro!’, cavoli se &egrave freddo il maledetto arnese, la mia domanda però, fa sorridere il medico.
‘C-Consideri che vengo da fuori’ ed oggi fa freddo.’, mi rimprovera, appoggiandosi l’indice della mano libera sul naso per farmi tacere, mentre con lo stetoscopio mi ausculta davanti e dietro, fino a quando non viene il momento del grosso bastoncino in legno, sembra quello di un noto sorbetto da passeggio.
Scarta il bastoncino e me lo ficca in bocca, raccomandandomi di tirare fuori la lingua ed emettere il classico suono gutturale della ‘A’. Adesso che siamo nel suo campo, sembra molto più sicuro di se, molto meno timido.
‘Non &egrave influenza’ ha solo preso un brutto raffreddore’ con la tachipirina adesso abbassiamo la temperatura, quindi dovrà stare al caldo ed a riposo, almeno per un paio di giorni’ se vuole può riprendere l’aspirina’ ma non ne abusi’ non più di tre volte al giorno’ e non ravvicinate!’, sentenzia il medico.
‘Già’ come se fosse facile abbassarmi la temperatura!’, penso fra me, visto che ormai &egrave arrivato il momento in cui dovrà deflorarmi analmente con la supposta.
Indico la scatolina bianca sul tavolo da fumo ed il medico sembra perdere di nuovo la sicurezza di poco prima, arrossisce e torna ad osservare il tappeto.
‘Lo fa lei allora?’, chiedo con un filo di voce, fingendo ingenuità.
‘C-certo”, mi risponde il dottorino, si piega a raccogliere la scatolina e, mentre la apre, vedo che gli tremano un pochino le mani, cerca di mantenere un espressione professionale e distaccata, ma ha le gote in fiamme.
‘Come devo mettermi?’, lo incalzo, continuando con il tono ingenuo.
‘S-Sarebbe m-meglio s-se si g-girasse”, bofonchia il medico. Adesso che si &egrave rimesso in piedi, si vede chiaramente il bozzo che ha sulla patta, il pantalone informe non riesce a celarlo.
Mi giro lentamente, cercando di tenere lo sguardo sul medico, con la coda dell’occhio vedo che, con la mano che non regge la supposta, si sistema il pacco, la mia fessura &egrave un lago, se lo tirasse fuori adesso, lo sbranerei. Appoggio le ginocchia sulla seduta del divano, sono di spalle, lentamente mi sollevo il babydoll sopra la vita, piego il busto in avanti, gli fornisco il gratuito spettacolo di una meravigliosa pecorina, voglio fargli scoppiare il cazzo.
‘B-Bene’ c-c-così’ d-dovrebbe allargare u-un po’ l-le g-gambe”, il dottorino &egrave sempre più impacciato, mi sa che ha la lingua felpata, non riesce quasi più a parlare. Eseguo il suo ordine, divarico leggermente le gambe, immagino lo spettacolo che si sta godendo, la mia schiena inarcata a porgergli le terga, le grandi labbra depilate in primo piano, dalle quali fa capolino il clitoride gonfio ed imperlato di umori, se non mi prende adesso, &egrave proprio un imbranato da competizione.
‘Così?’, chiedo cercando di dare un tono leggermente più basso e caldo alla voce, adesso &egrave palese che sono in calore e devo essere coperta da un maschio.
‘S-Si r-rilassi”, bofonchia con voce roca, mentre con la mano sinistra mi allarga leggermente le natiche. Sento la piccola punta della supposta appoggiarsi sul ano, contraggo lo sfintere, il dottore preme, la punta fa capolino a fatica all’interno del anello anale, forza un po’ di più, lo sento quasi ansimare, &egrave molto eccitato. Continuo a rendergli la vita difficile, stringendo più forte, il medico spinge con maggior forza, mi faccio quasi male, ma cerco di prolungare il più possibile il momento, la supposta percorre qualche altro millimetro.
‘Dovrebbe r-rilassarsi d-di p-più”, la sua voce &egrave ancora più roca, &egrave sempre più preda dell’eccitazione. Mi rilasso di colpo e la supposta mi risale il retto velocemente, assieme a quasi tutto il dito del dottore, mi scappa un gemito di piacere, sento tutto il dito fino alla nocca nell’intestino ed &egrave molto piacevole per lo stato di eccitazione in cui verso. Il dito indugia, sembra quasi non voler più uscire, si muove lentamente, quasi impercettibilmente, assieme al mio movimento di fianco involontario, dovuto al piacere della penetrazione, vorrei che me ne piantasse un altro e magari un altro paio nella vagina, sono quasi sicura che l’orgasmo sarebbe immediato. Mi sfugge un altro gemito di piacere, il dito &egrave sempre piantato in profondità, si ritrae qualche centimetro lentamente e poi affonda di nuovo, strappandomi un nuovo gemito di piacere.
Il dottorino ansima forte, con l’altra mano, abbandona le mie natiche che teneva aperte, non so a che cosa gli serve, sono girata, ma sento che la sta muovendo, mentre continua lento a sodomizzarmi con il dito. Muove le mani ed ansima sempre più forte, fino a quando ritrae completamente il dito dal mio intestino, con misurata calma, lo estrae come se ne dovesse uscire chissà cosa. Io non mi muovo, resto in posizione, ansimo di piacere e voglia, mi aspetto il suo pene dentro di me, in qualsiasi pertugio abbia voglia di riempire.
‘L-Le ho f-fatto m-male?’, la voce del medico &egrave un sibilo asmatico.
‘No’ non mi ha fatto male’ anzi”, butto la quel ‘anzi’ per non essere assolutamente fraintesa, sono ancora a pecorina e se non mi scopa adesso &egrave scemo.
‘M-Molto bene’ a-abbiamo f-finito”.
‘Abbiamo finito?’, il mio pensiero &egrave un grido dentro al cervello, ma come ‘abbiamo finito’, questo &egrave un prete non un medico!
Mi volto aspettandomi di trovarmi un cazzo duro davanti al viso, che non aspetta altro di forzarmi le labbra e scoparmi la bocca, ma il medico sta riponendo la tachipirina nella borsa di pelle marrone. Da seduta allargo le gambe, lascio che il mio fiorellino si schiuda leggermente, sento l’odore della mia eccitazione spandersi nel soggiorno, ma il medico sembra non cogliere, tiene lo sguardo fermo sulla borsa. Ne estrae un ricettario, sul quale tiene gli occhi fissi, una penna, con la quale scarabocchia qualcosa, mentre mi chiede il libretto sanitario ed io vado in cucina a prenderlo. Sono allibita!
‘Le ho prescritto la tachipirina’ in COMPRESSE’ se la febbre continua ne prenda ancora’ non ne abusi’ soltanto una se la temperatura sale oltre 38′!’, adesso sembra di nuovo molto sicuro, ha ancora un po’ di rossore sulle gote, quando fa il suo lavoro non sembra affatto timido. Torno dalla cucina e mi fermo a meno di mezzo metro da lui, gli porgo il libretto, lui alza lo sguardo e non può non soffermarsi qualche secondo a guardare ancora la mia patatina glabra, praticamente &egrave davanti al suo viso. ‘Santo cielo’ questo mi manda in bianco!’, penso, mentre ritorna con lo sguardo sulla ricetta.
Strappa il foglietto bianco e rosso e ripone il ricettario nella borsa, cerca di rimanere concentrato sui gesti consueti, io sono ancora li in piedi, lo guardo implorante, il mio cervello ha solo un pensiero ridondante ‘Scopami! Scopami! Scopami!’, sembra quasi che stia cercando di convincerlo telepaticamente. Il medico chiude la borsa e si alza in piedi, ha di nuovo le gote in fiamme, questa volta ha una strana luce negli occhi, mentre mi fissa serioso, gli occhiali da secchione non riescono a nasconderla. Io ricambio lo sguardo, ma quando lo abbasso per dimostrargli la mia sottomissione, vedo una cosa che mi fa ghiacciare il sangue, i pantaloni non gli fanno più il bozzo ed ha una macchia di bagnato sul lato sinistro della patta. ‘Cazzo no!’, penso disperata, quando capisco improvvisamente che lui ha già goduto, eiaculandosi nei pantaloni informi da secchione che indossa. La macchia resta visibile per pochi secondi, quindi scompare dietro la borsa in pelle da medico, la sua mano destra si protende verso di me ed io allungo la mia, la mia espressione &egrave di enorme delusione, mentre la sua &egrave di visibile imbarazzo, con le gote tutte rosse.
‘A-Arrivederci s-signora’ s-stia al c-caldo”, dice in fretta, abbandonando la stretta della mia mano di slancio e fiondandosi fuori, si richiude la porta alle spalle ed io resto allibita davanti all’uscio, non riesco a muovermi da li, sto pensando a chi fra noi due, ha fatto la figura peggiore’ io a far la troia? O lui ad eiacularsi nei pantaloni?

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