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Racconti Erotici Etero

Il pappagallo dell’ospedale

By 27 Novembre 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Quando mi confermarono l’esito degli esami mi scese un magone assurdo: rottura del perone, del malleolo, interessamento dei legamenti…di tutto, tempo in ospedale? forse poco meno di un mese. riabilitazione completa? poco meno di un anno. tornare a gicoare a pallone? un anno pieno.

Sconforto totale.

Gli amici mi inondarono di messaggi e mi fecero compagnia, ma lo sconforto era troppo.

La mattinata passò tranquilla, dottori ed infermieri erano molto comprensivi nei miei confronti visto il danno che avevo. Il Caposala mi presentò la sua squadra. La mia camera era una singola, il televisore in alto, una finetra sulla mia destra e poi il vuoto.

Dopo pranzo mi portarono il pappagallo…(per chi non lo sapesse il pappagallo serve per poter urinare senza scendere dal letto, ha la forma di una piccola anfora dove ci infili l’arnese e poi, dopo aver urinato, lo passi all’infermiera che dopo averlo pulito te lo riporta).

 

Il problema però era un altro, il foro per me era troppo piccolo. Non appena vidi il pappagallo lo capì subito. Provai ad infilarlo ma era palesemente stretto per me, perché, madre natura mi aveva ben fornito.

Chiamai allora con l’interruttore l’infermiera.

“Dimmi Gio” (mi chiamo Giovanni)

“Clara…emh, è piccolo il pappagallo…”

“Come è piccolo? Non ce la fai ad infilarlo?”

“No no…è piccola l’entrata…”

 

Stralunò gli occhi.

“Scusami fammi capire, hai il pene più grosso del foro del pappagallo?”

“Si…”

“Ah ok, tranquillo, ne abbiamo un altro. (e mi fece l’occhiolino)”

 

Arrivò dopo un po’ con un nuovo pappagallo, me lo diede ed aspetto l’esito. Così da sotto le coperte cercai di utilizzarlo ma niente…sconsolato glielo ridiedi.

“Oddio! Non mi dire che anche questo è piccolo?”

“Guarda aderisce perfettamente alle pareti e strisciando mi fa un po’ male…”

“Ma certo, hai ragione…non deve far male, ma come facciamo ora? Questo era il più grande…fammi chiedere un attimo al Caposala”

Che figura pensai, ora diventerò il fenomeno da baraccone dell’ospedale.

Dopo una decina di minuti arrivò il Caposala che mi fece le sue scuse dicendomi che purtroppo di pappagalli così grandi non ce ne erano perché non ne avevano mai avuto bisogno. Quello grande era stato utilizzato altre volte, ma volte che si contavano sulle dita di una mano. Mi disse comunque che non era un problema e che quando avrei dovuto urinare avrei potuto utilizzare la padella, (quella che solitamente viene utilizzata per defecare) e che un infermiere sarebbe stato a mia completa disposizione vista la mancanza.

Ringraziai ma mi vergognai da morire. Sapevo che la voce sarebbe volata ovunque, ed infatti nel pomeriggio una marea di infermieri passarono a controllarmi, gli uomini ridacchiavano e facevano il giro della mia stanza, le donne invece rassettavano il letto cercando di carpirne la forma.

Ho sempre saputo che gli ospedali sono un “puttanaio” per cui, eccitato dalla situazione decisi di aspettare l’occasione opportuna per mettere in imbarazzo qualche infermiera.

La prima notte passò tranquilla, e la mattina successiva dovetti urinare e defecare, ma con mia grande sfortuna mi aiutò un infermiere che si congratulò comunque per le dimensioni del mio arnese.

“Accidenti, mai vista una bestia simile prima d’ora…”

“Eh…grazie”

“Le fai divertire tu le donne eh?! ahahah”

“Beh si…quelle porcelline si, altre si spaventano quando lo vedono”

“Ahahahahah…io penso che qui dentro ti divertirai…ahahhahah”

E se ne uscì ridendo.

Passai la giornata a guardare la tv ed a messaggiare e parlare con amici, utilizzai la padella ancora una volta ma con un altro infermiere e poi venne la sera. Mi addormentai.

Durante la notte, sentì lo stimolo di urinare e suonai il campanello.

Dopo alcuni minuti arrivò Sara.

“Dimmi Giovanni”

“Scusami Sara ma devo urinare e non ce la faccio più…”

“Non preoccuparti, siamo qui per questo…magari fossero tutti gentili come te…Dov’è il pappagallo?”

“Non ho il pappagallo perché…”

“Vado a prendertelo allora…”

“No Sara non posso utilizzarlo perché è troppo piccolo per me…”

“Cosa vuoi dire…”

“Che devo utilizzare la padella…”

 

Sara alzò le coperte, mi fece mettere di lato e mi tolse il pigiama e le mutande.

“Mamma mia! Oddio scusami! Mi è scappato! Non volevo…”

“Non ti preoccupare, pensavo fosse l’argomento del giorno…”

“Non mi avevano detto nulla, no…”

E rimase fissa per alcuni secondi ad osservarlo, sempre grazie a madre natura, ho un pene di circa 17 centimetri, ma molto grosso.

Sara così lo prese in mano e mentre io cercavo di mantenere l’equilibrio, già precario, e lo indirizzò verso la padella. I suoi occhi non la finivano di guardarlo, era ammaliata, avrei tanto voluto la sua bocca sul mio arnese ma per ora avevo solo i suoi occhi. Cominciai ad eccitarmi e le dissi di mantenermi perché lo avrei preso io in mano, passato l’imbarazzo, dopo un po’ finalmente riuscì a cominciare e dopo aver finito ebbe cura di ripulirmi per bene, le sue piccole mani pulirono per bene tutto il glande e poi lo sistemarono con cura nelle mutande, aiutandomi a rialzare il pigiama.

Senza batter ciglio prese la padella ed uscì dalla stanza nonostante il mio “Grazie…”.

Sicuramente era rimasta colpita dalle dimensioni del mio arnese tanto da non riuscire a dir nulla per quanto ne fosse rimasta ammaliata. 

 

La mattina successiva sentì la porta aprirsi ma feci finta di dormire.

Sottovoce sentì alcune voci.

 

“Hai saputo di Sara?”

“No…”

“Pare che stanotte l’ha aiutato a pisciare! ahahahah”

“ahahahahah oddio proprio Sara doveva capitare ahahahah”

“Immagino il suo imbarazzo ahahahah sicuramente sarà rimasta immobile ed in silenzio ahahahah”

“Beh però io la invidio, dice che c’ha na mazza assurda questo…”

“Ecco la solita…”

“Ecco la solita moralista invece!”

“Si lo so, però dai…cerchiamo di essere professionali…”

“Ma smettila, che sappiamo tutti quello che combini ai pazienti giovani ahahahahaha”

“ahahahahahaha”

 

Ed uscirono. Avrei voluto vedere Sara, ma questa volta mi aiutarono sempre degli infermieri maschi.

Cominciai a rompermi le palle, arrivò la sera e Claudia venne ad augurarmi la buonanotte rassettando il mio letto.

Claudia si vedeva che era la più porcona di tutte, spavalda come era, e con le sue poppe che scoppiavano sotto il camice, passava le sue mani sul mio lenzuolo cercando di tastare quanto più poteva.

 

“Se ti serve qualcosa chiamami ok?!”

“Ok grazie Cla…”

“Qualsiasi cosa, non vergognarti…”

 

E se ne andò facendomi l’occhiolino.

Pensai e ripensai, pensai e ripensai…dopo un po’ suonai il campanello.

 

“Cosa c’è Giovanni? hai bisogno di me?”

“Si…non riesco a dormire, ce l’ho duro, mi fa troppo male…”

“Cosa c’è Giovanni? hai bisogno di me?”

“Si…non riesco a dormire, ce l’ho duro, mi fa troppo male…”

 

Claudia, con un finto imbarazzo, entrò nella mia stanza e si avvicinò al mio letto.

“Come mai ti fa male?”

“Perchè sono giorni che sono fermo e poi non ho rapporti, forse è per questo…”

“Scusami, ma io come potrei aiutarti?”

Si fece seria, pensai di aver travisato ogni cosa e di essere di fronte ad una grande figura di merda, così cercai di aggrapparmi agli specchi.

“Non lo so Cla, mi hai detto che mi avresti dato una mano e pensavo potessi aiutarmi, magari se mi giri mi faciliti…scusami ma sono davvero imbarazzato, ma ho troppo dolore…”

Sperai fosse andata bene la recita.

“Mi dispiace non poterti aiutare…credimi. Vediamo dai…provo a girarti su di un lato.”

Mi girò e mi misi al riparo da eventuali sguardi indiscreti. Feci un po’ di scena nel frattempo.

“Vuoi che aspetto e poi pulisco?” mi chiese.

“Non lo so…saperti dietro non mi è molto d’aiuto, non riesco ad eccitarmi…”

 

Ovviamente era tutta una recita, mi ero girato ma non mi ero per nulla toccato. Claudia cominciò a guardarsi in giro, poi disse: “Aspettami torno subito.”

Rientrò dopo un paio di minuti e disse:” Sbrighiamoci dai!”

Venne dal lato in cui ero girato e posizionò sotto la padella:”Così se entra qualcuno possiamo sempre dire che ti sto facendo pisciare…”

“Ok” dissi io facendo finta di non aver capito cosa volesse fare.

Claudia si avvicinò al metto e dopo aver sistemato le lenzuola a dovere lo prese in mano. Il tocco fù celestiale, non avevo rapporti da un paio di settimane per cui non ci volle molto che il mio socio divenne di marmo.

“Porca miseria…le fai felici tu le donne eh?!”

“Eh…già…” sorrisi.

Con la sua bella manina cominciò ad andare su e giù e ad avvitarlo per bene, io la guardavo negli occhi e lei soddisfatta ricambiava i miei sguardi vogliosi.

Dopo un paio di minuti le dissi che stavo venendo così lo diresse verso la padelle ed aumentò il ritmo, venni copiosamente imbrattando quasi tutta la padella.

“Che bella venuta…ne butti fuori un sacco tu eh?!”

“Si si…”

Soddisfatto ormai mi feci pulire e dopo averla ringraziata se ne andò. Dormì davvero bene e l’indomani mattina mi svegliai davvero sereno.

La giornata tra visite dei familiari ed amici passò tranquillamente, in testa avevo sempre Claudia, volevo osare di più. Arrivata la sera venne un infermiere a spegnere la luce per cui pensai che questa sera non avrei concluso nulla.

Passarono altri due giorni e delle infermiere che conoscevo nessuna traccia. Che sfortuna pensai…

Entrò una mattina il caposala per vedere un po’ come me la passavo e gli chiesi:

“Ma le infermiere sono sparite qui?”

“Ahahahah…no no, sono i turni che permettono questi buchi anche di qualche giorno, poi se ne hanno bisogno in altri reparti più urgenti ovviamente non possiamo dire di no…non credi?”

“Beh si, hai ragione…”

“Però se ti trovi meglio con le donne possiamo fare qualcosa…” e mi fece l’occhiolino.

“Si si grazie” sorrisi.

 

Ed infatti la sera venne Sara, l’infermiera timida.

Anche lei mi disse di chiamarla nel caso ce ne fosse bisogno.

Aspettai che si facesse notte e la chiamai.

“Dimmi Gio…”

“Scusami Sara ma…mi fa male…”

Sara divenne rossissima in viso.

“Come ti fa male?”

“Si mi fa male…”

“Il caposala aveva detto di avere un occhio di riguardo nei tuoi confronti, ma non pensavo sino a questo punto…”

“Lo so (dissi io approfittando dell’equivoco) ma ho davvero dolore e non riesco a dormire…”

Sara si avvicinò con il suo bel visino pieno di macchie rosse al mio letto.

“Come posso aiutarti?”

Provai ad osare di più.

“Chiudi la porta, nel caso entrasse qualcuno, e poi mi dai una mano…”

Come un robot Sara chiuse la porta ed alzò le lenzuola, mi abbassò il pigiama e le mutande e rimase alcuni secondi a guardare la mia piccola bestia.

“Va bene…” disse e cominciò a masturbarmi con le sue piccole mani. Il mio socio divenne subito una bestia ed i suoi occhi ne erano la conferma. Ormai riuscivo a muovermi meglio per cui mi alzai leggermente e mi avvicinai a lei che si girò piano piano e la baciai. Rimase per alcuni secondi immobile e poi riprese il movimento così tornai a baciarla, ma questa volta il bacio fù molto più prolungato e sensuale. Ormai era nelle mie mani, mi staccai dalla sua bocca e mentre mi rimettevo comodo sul cuscino spinsi la sua testa verso la mia bestia. Senza alcun timore aprì la bocca e cominciò a spompinarmi come volevo; la sua piccola bocca a malapena riusciva a prendere in bocca il mio grosso glande, ma la sua lingua sapeva come si lavorava. Così mentre mi masturbava leccava la cappella e spingeva la pelle dell’asta su e giù, io le mantenevo la testa ferma sulla bestia e lei ormai in preda ad una guerra ormonale pompava con voglia e con gusto. 

“Sto venendo Sara…”

Si staccò come impaurita, prese la scodella e continuò a masturbarmi sino alla mia grande venuta.

Quando vide la quantità di sperma rimase sconvolta:” Oddio ma quanto ne butti fuori?”

Dopo avermi ripulito la ringraziai e con un sorriso mi salutò.

Ero davvero in paradiso.

La mattina mi svegliai con le lenzuola che parevano un tendone del circo e fortuna volle che entrò Claudia. 

 

“Giovanni buongiorno…hai qualcosa nascosto lì sotto o sei felice di vedermi?”

E’ fatta pensai.

“Sono felice di vederti, ma vorrei vederti stasera da soli.”

“Mi dispiace ma stasera non ci sono, ho il turno di notte tra tre giorni…aspettami se vuoi”

“Certo che ti aspetto…se ne vale la pena ti aspetto eccome…”

“Non preoccuparti tu…”

Rimasi per tutto il giorno con il socio in tiro, non vedevo l’ora che arrivasse la terza notte.

Passarono due giorni e la mattina del terzo venne proprio Sara a lavarmi.

“Buongiorno Gio”

“Buongiorno a te, da quando tempo non ti vedevo…”

“Sai i turni…non dipende da me…”

“Beh chiaro, altrimenti non si spiegherebbe la lontananza da me…”

“…” sorrise

Ahia pensai. Io l’ho buttata così ma questa vuoi vedere che è rimasta colpita…?!

Nel frattempo mi ero alzato ed accompagnato da lei mi dirigevo verso il lavello per lavare faccia e denti.

“Vorresti che fossi sempre la tua infermiera?”

“Beh non mi dispiacerebbe…”

“Per quello che t’ho fatto?”

“No…perchè sei la più gentile con me,rimani a parlare, sei la più carina…”

 

Mi riaccompagnò a letto ma le dissi io: “Posso rimanere un pochino in piedi?”

“Non saprei…non vorrei ti stancassi…”

“Ma tanto la gamba non l’appoggio mica, giusto per fare due passi…per guardarti meglio…”

“Anche dal letto puoi guardarmi…”

“Ma così ti sono più vicino…”

E la baciai di nuovo, lei ricambiò con passione il mio bacio. Appoggiato al muro limonavo con l’infermiera più carina, il mio socio era già sotto pressione ma volevo che rimanesse tutto fermo sino a stasera. Così dopo essermi staccato le dissi:”Che bel buongiorno…ora posso fare colazione felice…”

Come una piccola mogliettina mi presentò la colazione a letto e mi salutò. Venne altre volte a vedere come stavo e poi andò via per la fine del turno mandandomi un bacio volante.

Era cotta di me ormai.

Arrivò la sera ed entrò Claudia.

“Buonasera bel maschione, come stai?”

“Molto bene…non vedo l’ora che arrivi il tuo momento…”

“Mmm…”

“Quando potrai venire?”

“Quando sarò libera…appena rimarrò da sola verrò, non preoccuparti, lascio una mia collega di guardia e sono tutta tua…anzi, lui è tutto mio…”

 

Passarono due ore interminabili, il mio socio era in tiro da due giorni ormai, non ce la facevo più.

Suonai il campanello ed entrò lei.

 

“Non ce la fai più ad aspettare?”

“No Cla…”

 

Chiuse la porta alle sue spalle.

“Poverino…vieni qui dalla zia Claudia…”

Mi girò verso il lato del letto e dopo aver sistemato la gamba mi abbracciò a sè facendomi sentire tutte le sue poppe trattenute. La sua mano cominciò a scendere giù e dopo averlo afferrato cominciò a masturbarmi da sopra i pantaloni del pigiama.

 

“Mmm…che potenza che c’hai qua…”

 

Mi distesi leggermente sul letto e le feci capire che doveva andare giù, così dopo aver tolto con cura tutto si avventò con foga sul suo premio. Il pompino era troppo veloce, e mi faceva pure male. Cercai di dirle qualcosa ma ormai era partita. Il dolore ritardò la mia venuta ma dopo un po’ le dissi che volevo venire.

 

“Ma come…tutto qui?”

“Tu fammi venire intanto perchè sto scoppiando poi puoi cavalcarmi dopo…”

“Ok allora…”

 

Da brava troia cominciò a leccare e masturbare il solo glande, dopo pochi secondi le venni in bocca ed in faccia imbrattandola tutta. Scoppiò a ridere dicendo che aveva dimenticato che il mio flusso fosse così duraturo. Andò così in bagno a lavarsi e poi tornò più vogliosa di prima. Con un breve pompino lo rifece rialzare e dopo essersi spogliata liberò le sue belle poppe sul mio viso.

 

Le leccai per bene i suoi grossi capezzoloni marroni e lei nel frattempo prese a cavalcarmi. Era una furia, venne almeno un paio di volte, giradosi prima avanti e poi dietro, cercando di non toccarmi la gamba piena di fasciature. Io potevo fare ben poco, per cui mi dedicai alle sue poppe ed al suo culo che spingevo verso di me. Quando si staccò si distese sul mio fianco e prese a masturbarmi mentre mi baciava.

 

“Vieni bestia che non sei altra…vieni…forza…vieni nella mia mano…”

Dopo un paio di vai e vieni la inondai. Restammo un po’ sfiniti sul letto e poi con cura cambiò e lavò tutto. Mi salutò con un grosso bacio volante e se ne andò. Dormì sino a tarda mattinata.

 

Quando entrò il caposala disse che le analisi dei giorni precedenti avevano dato esiti positivissimi, potevo insomma uscire. Sconforto totale in me, ma poi pensai che ora potevo vedermi tranquillamente con Sara anche fuori dall’ospedale.

 

Chiesi di poter salutare Claudia e Sara.

 

“Claudia ha lavorato stanotte, starà sicuramente dormendo ora…poi magari le faccio avere i tuoi saluti. Sara invece aveva mattina oggi ma credo ci sia stato qualche problema perché avesse chiesto un cambio turno con una collega…ah Claudia tra l’altro, ma non si son capite e quindi è venuta anche lei stanotte…”

 

La scorsa notte Sara era in ospedale? Oddio…

 

“Più tardi passa l’infermiere che ti spiega meglio…io non ho ben capito sinceramente.”

“Ok”

 

Quando entrò l’infermiere, tra l’altro il primo che mi aiutò i primi giorni mi spiegò tutto.

“Giovanni ieri Sara aveva chiesto a Claudia di poter fare il turno di notte, all’insaputa del caposala, per poter stare con te da sola; purtroppo Claudia, che sappiamo come’è non ha accettato, facendo capire a Sara che avrebbe voluto far qualcosa con te. Ed infatti sappiamo tutti cos’è successo (disse ridendo), Sara però è voluta venire lo stesso ieri notte e vi ha sentito, si è messa a piangere, è tornata a casa e si è messa in malattia. Non so sinceramente quanti giorni mancherà…”

 

“Oddio…tutto per colpa mia…”

“Eh si Casanova, si era presa una cotta per te…”

“Potrei avere il suo numero?”

“Per dirle cosa? Dimmi…che ti dispiace? Che ti piace ma hai scopato lo stesso con Claudia?”

“Hai ragione…”

 

Quando i miei amici vennero a prendermi pensavano di trovare una persona felice all’uscita ma videro solo un ragazzo tristissimo che abbandonava l’ospedale.

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