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Racconti Erotici Etero

Il piacere di essere guardati

By 3 Ottobre 2005Dicembre 16th, 2019No Comments

Alle 17 di un pomeriggio di fine settembre squilla il cellulare. E’ la sua voce che non mi saluta neppure e m’investe senza lasciarmi neppure il tempo di parlare: “Mi sono svegliata con la voglia di te e la paura che stanotte lui mi avesse sentito chiamarti mentre sognavo noi due mentre facciamo l’amore. Ho voglia di farlo come nel mio sogno. Liberati, ci vediamo tra un’ora in collina al nostro posto. Ti prego: non ce la faccio più!”.
La conosco, è in uno stato particolare al quale nessun uomo, o donna, potrebbe resistere alla sua sessualità animalesca. Reagiscono mente e corpo all’unisono come frustati da una scarica elettrica e rispondo di “si” senza esitare.
Chiude la comunicazione senza un saluto e penso a quanto sia lunga un’ora. Credo di aver dipinta sul viso un’espressione attenta, quasi concentrata, che mal si accompagna all’evidente stato d’eccitazione fisica: se lei fosse qui sorriderebbe sorniona notandola.
Rimando un appuntamento di lavoro, bevo un caffè, leggo un po’ di giornale, ma la testa è già là e il corpo è già pronto.
Finalmente è l’ora, arriviamo quasi contemporaneamente, posteggio la mia auto, una sportiva troppo vistosa, e salgo sulla sua monovolume scura.
Il sorriso sornione mi attende, mi ha osservato nell’avvicinarmi, e le sue labbra si aprono in un bacio impaziente, umido: una promessa di ciò che il suo corpo mi riserva.
Parte senza una parola, è lei a condurre il gioco. Ci sto e la guardo mentre guida: i capelli biondi tirati indietro in una coda che, insieme agli occhiali senza montatura, la dipingono come una professionista seria, inarrivabile. Indossa, senza camicia, un vestito tendenzialmente classico, marrone, doppio petto con due file di bottoni che lasciano scoperta la splendida coscia attraverso uno spacco che si apre solo quand’è seduta. Intravedo la pelle serica oltre il pizzo delle calze scure. Rialzo lo sguardo e la scollatura a giacca che evidenzia il suo splendido decolleté si apre leggermente. Non indossa reggiseno e mi appare la linea morbida e perfetta, a coppa di champagne, del seno. Di sfuggita vedo il capezzolo di profilo: è eretto, turgido, sintomo evidente della sua eccitazione. Come se ancora ve ne fosse bisogno, anche la mia eccitazione sale. Finge di non accorgersi che la sto guardando e allunga la mano destra sulla mia gamba, risalendo fino all’evidente protuberanza del membro: l’accarezza fingendo stupore e mi guarda con gli occhi azzurri stretti in una fessura come un felino che punta la preda. E’ tutta una promessa che non vedo l’ora mi confermi
Entra in uno spiazzo, posto classico per coppie che si appartano, e ferma l’auto in un angolo sotto gli alberi, accanto ad una panchina. Sono perplesso, non è ancora buio, anzi, e non c’è protezione dalla vista di chiunque si voglia avvicinare e guardare. Non mi lascia il tempo di dire una parola che già si toglie gli occhiali, si gira, appoggia il ginocchio destro sul sedile di mezzo e mi guarda per un attimo sovrastandomi. Vedo il candore del suo seno attraverso lo scollo e ancora la pelle, al di sopra delle calze, della coscia lasciata scoperta dal vestito che si apre mentre si china per baciarmi: la lingua è sinuosa, bagnata come quando è al massimo dell’eccitazione, il bacio prolungato. Cerco di toccarle il seno in preda ad una voglia irrefrenabile di sentire finalmente la sua pelle, ma mi blocca le braccia con le mani per farmi capire che vuole condurre lei, lo esige. Continua a baciarmi, si stacca un attimo, mi guarda con gli occhi dilatati e un poco di saliva che unisce le nostre labbra, e ricomincia andando a slacciarmi la cintura con mani impazienti. Inginocchiata sul sedile accanto, mi sfila pantaloni e boxer solo a metà gamba lasciando in piena vista il membro eretto, quasi implorante. Lo rimira famelicamente e, guardandomi dritto negli occhi, lo afferra. La sensazione del contatto della sua mano tiepida mi fa sfuggire un gemito. Lo fissa e inizia un lento movimento su e giù che mi sembra duri un’eternità. Poi alza lo sguardo, mi fissa e, d’improvviso, lo stringe e abbassa la mano scoprendone la punta con violenza, quasi a volerne saggiare all’estremo la resistenza, forse, in un raptus di sadismo erotico, ad infliggere un dolore perverso. Lancio un gemito più forte, meravigliato di come il coinvolgimento riesca a trasformare in assoluto piacere qualsiasi stimolo fisico.
Continua a masturbarmi alternando movimenti lenti ad improvvisi raptus violenti finché non vede uscire le prime gocce dal glande teso come non mai. Allora sorride e, continuando ad impedirmi di toccarla, si abbassa a leccare il liquido uscito. Si alza a baciarmi e sento il mio sapore sulla sua lingua. Sono in un’estasi di sensazioni e la mente pensa che, in questo momento, qualsiasi cosa è ammessa. Si china di nuovo, sfiora il membro con le labbra impugnandolo con la mano sinistra che lo masturba e la destra, infilata sotto la camicia, a stimolarmi un capezzolo. Poi lo imbocca con la stessa violenza di prima, ma questa volta è più forte in me l’idea che voglia farsi scopare, violentare la bocca. Mi porta all’apice, poi stringe con la mano per fermare il mio orgasmo, mugola come se stesse per venire e ricomincia. Un’orgia di stimoli per occhi, orecchie, pelle e mente.
La vista periferica, per quanto annebbiata, percepisce un movimento esterno all’auto diventata alcova; vedo un giovane sui trent’anni, in polo nera e pantaloncini che si nasconde dietro un cespuglio a pochi metri dalla parte di lei; istintivamente m’irrigidisco e lei, cogliendo il cambiamento, si stacca guardandomi interrogativa ma rimanendo nella stessa inequivocabile posizione: inginocchiata sul suo sedile, la testa sul mio membro e il sedere in alto, in vista oltre il bordo dello sportello. Le dico che qualcuno ci sta guardando e succede l’imprevedibile. Senza muoversi, mi chiede “dov’è?”. Le rispondo che è dietro di lei a pochi metri. Lo sguardo le ridiventa ferino e, continuando a fissarmi negli occhi, imbocca nuovamente il membro ricominciando un pompino in piena regola. Sembra volermi sfidare a guardarla mentre la sua eccitazione le ha tolto qualsiasi freno inibitore, ma vuole anche vedermi mentre perdo il controllo di mente e corpo. Certa che non mi opporrò a nulla, incredibilmente e sempre guardandomi, con la mano sinistra si alza lentamente il vestito fino a scoprire completamente il sedere alla vista del giovane. Non capisco più nulla e provo un’ulteriore sconosciuta eccitazione nel pensare che lei si sta facendo guardare mentre mi ha in bocca. Si concentra sul membro, aumenta il ritmo e, iniziando a mugolare come vicina all’orgasmo, muove lubricamente il sedere incorniciato dal reggicalze. Il giovane , evidentemente voyeur smaliziato, capisce la situazione e si palesa: la mano destra accarezza l’evidente rigonfiamento della sua eccitazione. Il guardarlo, anziché infastidirmi come avrei pensato, mi eccita ulteriormente. Non capisco se mi attizza di più il pensiero che lei lo ecciti con la sola avvenenza e nudità o con il suo comportamento animalesco; oppure mi eccita essere invidiato o, ancora, il non sapere quale sarà il limite al quale arriveremo. Lei, intanto, continua portandomi all’esasperazione e, quando mi sente ormai prossimo all’orgasmo, mi chiede che cosa sta facendo il giovane. Le rispondo che la sta guardando toccandosi e mi meraviglio nel chiederle se vuole vederlo.
– “Si'” mi risponde con voce roca.
Poi si volta sedendosi di traverso, lo guarda e continua a masturbarmi palesemente, vuole essere certa che il giovane sappia esattamente, senza dubbi, che cosa lei sta facendo, che cosa ha in mano. Lei continua a masturbarmi e a mugolare finché, non so se per un cenno di lei o no, il giovane, lentamente, inizia prima a far uscire il membro, poi a calarsi i pantaloncini sempre toccandosi e, infine, non vedendo reazioni negative, a masturbarsi esplicitamente. Lei mi guarda sorridendo, vuole la mia complicità che è piena, continua a guardarlo e a masturbarmi; per il giovane sembra un invito e inizia prima a toccarsi le palle, poi a scoprirsi il petto e a stuzzicarsi i capezzoli. Ha un modo di masturbarsi coinvolgente, trasmette tutto il piacere possibile nel toccarsi sapendo dove e come farlo. Riesce ad essere eccitante anche per me, tutt’altro che omosessuale, fino al punto di mettere in dubbio proprio questa certezza.
La tensione erotica diventa quasi palpabile e lei mi chiede: “E tu cosa vuoi?”.
– “Voglio te, ora!” le rispondo.
Lei mi guarda, si gira di nuovo, si abbassa a prenderlo di nuovo in bocca, ma è un attimo: in realtà tira la leva che reclina il sedile e mi ritrovo sdraiato quasi completamente; riesco ancora a vedere il giovane che continua a masturbarsi guardandoci.
Poi lei mi viene sopra, strappa quasi i poussoir della mia camicia di jeans spalancandola, mi guarda e si slaccia i pochi bottoni del vestito: sotto è completamente nuda, fatta eccezione per le calze e il reggicalze scuro che contrasta in modo eccitante all’estremo con il candore della sua pelle e con i peli biondi e curati del monte di Venere.
– “Sono uscita così pensando a questo momento” mi dice.
Il seno, perfetto, è gonfio dall’eccitazione e i capezzoli sembrano sul punto di esplodere. Impugna il membro, lo porta all’entrata della sua vagina, mi fa sentire, sfiorandosene le labbra, quanto è bagnata (sa di farmi impazzire così) e mi dice: “Sono così da stanotte!”
Se lo introduce lasciandosi andare di colpo. Ad occhi chiusi, rovescia la testa all’indietro con un sospiro rumoroso e inizia a cavalcarmi con frenesia. Sembriamo tornati soli per qualche minuto: lei mugola roteando il bacino, io posso finalmente toccarle il seno, pizzicarle i capezzoli di sasso e lei mugola ancora più forte. Abbasso una mano verso il clitoride che inizio a stuzzicare con un dito e lei riapre gli occhi spalancandoli come fa quando ormai è oltre qualsiasi soglia. Credo stia per venire e invece mi stupisce ancora. Con un gesto secco si toglie completamente il vestito rimanendo nuda impalata su di me. Poi si volta e guarda il giovane che si è avvicinato un poco per vedere e farsi vedere meglio. Lei inizia a toccarsi da sola; prima il ventre, passandovi sopra le mani spalancate, poi risale verso il seno fino ad impugnarlo e stuzzicandosi i capezzoli. Non paga del mio massaggio al clitoride, scende con una mano e inizia a penetrarsi con una, due, tre, quattro dita. Le fa uscire fradice e se ne cosparge il seno, ricomincia e mi fa leccare il suo nettare che, ormai, sento colarmi giù dall’inguine tanto è abbondante. Di nuovo la sua mano dentro e, con un contorsionismo irripetibile, mi afferra il membro e lo masturba mentre mi cavalca: la sua mano e il mio membro sono dentro di lei, insieme! E’ parossistico, come un orgasmo unico e continuo. Lei è sudata e il sudore della sua pelle, già resa lucida dai suoi umori interni, è il tocco visivo che mi porta al punto di non ritorno. Se ne accorge, mi guarda e, cavalcandomi con più forza ancora inizia a ripetermi “Prendimi! Prendimi!”. Il giovane si accorge che siamo al culmine, si avvicina ancora un poco e lei gli dice “Anche tu!”. Lui aumenta il ritmo della sua mano e incomincia a mugolare dei “Siiiii” fino a quando non eiacula. Lei vedendo uscire lo sperma, inizia ad urlarmi “Ora! Ora! Oraaaaahh!” e raggiunge un orgasmo che sembra non finire mai. Sto per venire anch’io e lei, sentendolo, diventa frenetica nei movimenti fino a togliersi nel mio momento clou e imboccare il mio membro per bere tutto il mio orgasmo.
Vedo la sua mano che continua a muoversi lentamente sul suo clitoride e lei mi dice che continua ad avere dei piccoli orgasmi continui.
Ci voltiamo e il giovane è sparito. Lei mi sorride con le labbra socchiuse, evidentemente ancora un orgasmo, poi si avvicina e mi bacia con il sapore del mio sperma in bocca.
Incredibilmente mi eccito di nuovo e lei si penetra nuovamente sedendosi su di me. Lo facciamo lentamente, godendo di vista, tatto, olfatto e, mentre mi cavalca, si sparge sui seni un poco di sperma rimastole sulle mani: “Così ho te e me insieme sulla pelle”.
Mi chiede di venirle dentro perché – mi dice – “la realtà sia la riproduzione perfetta e totale del sogno di stanotte”.

Sarei felice di ricevere commenti sia alle capacità narrative sia al racconto vero e proprio tenendo conto che, come ho scritto nel presentarmi, riferisce di una mia esperienza reale.

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