Skip to main content
Racconti Erotici Etero

Il sedere di Laura

By 7 Novembre 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

 

– Ehi, Giulio, senti un po’ che rumori vengon da sopra?…

In effetti il letto della camera ‘della ragazza’, che era occupato da Lucia, la ‘ragazza’, appunto e il di lei fidanzato, emetteva dei bei cigolii.

– Beh, sarà che se la sta a scopare, la mia bimba, deh, in fondo si sposeranno, a settembre!

– Oh non c’é ritegno, in questi giovani, sanno che ci sono i genitori di sotto.

– Sono le due di notte, e i vecchi dovrebbero dormire, poi… quando la voglia c’è…

Laura si rigirò nel letto, e Giulio si voltò dalla sua parte.

La mano di Giulio cominciò una lunga carezza sulla coscia della moglie, faceva caldo e un coro di grilli assordava dalla finestra aperta, la luna riempiva la stanza con la sua fredda luce; Laura dormiva con un paio di boxer slabbrati smessi dal marito, con l’elastico ormai ridotto ad un cordino; la mano di Giulio passò ben presto dalla coscia all’inguine.

– Giulio?… che fai? si dorme, no?

Per tutta risposta la mano passò ad accarezzare le labbra ed i morbidi pelini.

I cigolii si fecero più radi, come se i ragazzi non volessero farsi sentire.

– Che faranno, ora, Giù? 

– E che ne so… forse gliela lecca, ‘sto porcone.

– O forse lei…

– No, no la mia Lucia queste cose non le fa.

– See, sarà ben figlia di sua madre, no?

La mano di Giulio era passata direttamente dentro la vulva della moglie, e un dito si era già insinuato nel buco, già bello bagnato.

– Giulio, smetti, voglio dormire..

– E io no, m’hai svegliato e ora devi pagare pegno.

Laura passò una mano dietro di sé, trovando già il pisellone del marito duro e quasi pronto, cominciò a ondeggiare il bacino, accompagnando il movimento delle dita del marito, stringendogli l’uccello.

Giulio socchiuse gli occhi: ora Laura si sarebbe forse prodotta in uno di quei pompini da urlo che lo lasciavano senza forze, lui era stato il primo uomo per lei, ma aveva una innata dote di succhiatrice, forse era nei cromosomi, chissà…

Invece, il programma di sua moglie era un altro, quella sera. Si tolse le mutande, che erano già a mezz’asta per conto loro, e la T-shirt che fungeva da pigiama, si voltò e si inginocchiò con il sedere rivolto al marito, nella posa che le piaceva di più.

Laura aveva il più bel didietro del paese. Quando passava in piazza, da giovane, era bersaglio degli sguardi vogliosi di tutti gli tutti gli uomini, e invidiosi di tutte le donne.

– Eh! beato chi se la sposa! – dicevano gli sfaccendati del bar, vedendola passare con la sua gonna stretta, non sculettava, Laura era una ragazza seria, diceva sempre alle amiche che si sarebbe data solo al suo sposo.

E così fu. Il fortunato fu Giulio, contadino – ma ora padrone di un avviato agriturismo – alto, forte, con mani grosse e orecchie un poco a sventola.

– Mani grosse, orecchie a sventola… pisello grosso! – dicevano le sporcaccione amiche di Laura, non senza invidia.

– Beato chi se l’incula, la Lauretta! – dicevano gli sfaccendati del paese, con una risata grassa.

Ma quel culetto lì, tondo, alto, sodo anche ora a cinquant’anni suonati, quel culo che continuava a far invidia anche alle ventenni, e forse provocava ancora qualche bella sega ai non più giovanissimi, Giulio si era sempre dovuto accontentare di accarezzarlo, baciarlo e stringerne le chiappe nelle mani; qualche volta, quando Laura era molto eccitata, le infilava un dito dentro. Non gli era mai permesso di metterci altro.

Ora il bel culo di Laura era lì, davanti a lui, illuminato dalla luna, bianco come latte, con quel piccolo neo sulla chiappa sinistra, una piccolissima macchia all’interno delle natiche, un mucchietto di pelo si intravedeva all’interno delle cosce, il pube, grosso e tagliato in due,i due buchi, aperto ed accogliente quello di sotto, chiuso irrimediabilmente quello sopra. Aprì le candide e sode natiche, quasi gli dispiaceva rovinare quello spettacolo, accarezzando languidamente la fica, bagnandosi la mano di quel nettare sublime, le dita passavano piano dalla fica al culo, come se volessero anche lubrificare lì. Intanto, passava le labbra sul collo della moglie, lentamente, assaporando i suoi umori, ed il piacere che le arrecava; Laura sospirava facendo le fusa come una gatta.

Si lubrificò anche il cazzo, e lo infilò nella dolce e morbida fica della moglie, che iniziò a muovere il culetto in tondo, per prenderne di più, per goderne di più… Giulio pompava, Laura godeva, pizzicandosi un capezzolo, rigido, con la mano sinistra. D’un tratto, Giulio si fermò. Non era insolito che ritardasse così il godimento suo e della sua donna, cominciò a muoversi pianissimo, leccando l’interno della vagina con la cappella, e provocandone gemiti di piacere, che ora si tormentava sempre più il seno. Forse un movimento, forse lo fece apposta, ma Giulio estrasse il suo grosso uccello dalla moglie. Prese l’umore della vagina con la mano e lo spalmò sul buco del culo, poi vi infilò il pollice.

– Giulio, mi fai male…

Il pollice entrò quasi tutto dentro, allargando il buco. Allora Giulio estrasse il dito e appoggiò la cappella sull’ingresso del posteriore della moglie.

– Giulio, che fai? Sai che non mi va, eh!

– Stai calmina, Là, rilassati.

– No, Giulio, esci, dai, mi fa male!

Ma Giulio spingeva molto, molto lentamente, già tutta la cappella era dentro.

– Giulio, dai…smettila, non voglio…

Le rimostranze di Laura erano sempre più deboli, come se dovesse dir qualcosa per forma.

– Dai, Giulio, tiramelo fuori da li…

– Dai, Giulio…

– Dai…

Ormai tutta la cappella era entrata, ed anche una buona parte del resto; Giulio guardò giù, alla luce della luna vide il buco del sedere slargato con il suo cazzo che vi spariva dentro, faceva sforzi per non venire, accarezzava i fianchi della moglie, ne baciava le seriche spalle.

Laura non disse più nulla, quando lui, con un’ultima spinta, fu del tutto dentro, si limitò ad un -Oh!

Il dolore al cazzo era forte, il buco stringeva come una morsa, ma allo stesso tempo il godimento era sublime, tutto concentrato alla base della cappella, iniziò a pompare lentamente.

Laura si passò la mano destra tra le gambe, e iniziò un’azione di masturbazione lenta e profonda.

Giulio pompava pianissimo, per non farle molto male, e Laura si sgrillettava sempre più veloce.

Tutto l’essere di Giulio era ora concentrato sul cazzo: come se mille carezze gli passassero sopra, sotto e di fianco, non sentiva più dolore, nemmeno il canto dei grilli, tutto pareva essersi fermato.

Non poté più trattenersi, e venne. Sentì distintamente lo sperma che correva dalla base delle palle fino alla punta dell’uccello, come un fiume in piena – è il caso di dirlo – erompendo nell’intestino di sua moglie. Sussulti lo percuotevano e il ben noto senso di svuotamento alla base dello stomaco coronava la festa. Due, tre, forse cinque o sei potenti getti riempirono il bellissimo didietro, mentre lui sussultava emettendo sospiri che parevano più bramiti.

Laura si sgrillettava sempre più forte. Lei venne la prima volta. Fu come un urlo, rauco, primordiale, strinse le chiappe senza pensare a che cosa aveva nel sedere, si tormentò la clitoride persa in un mare di liquido e iniziò a ondeggiare emettendo sospiri.

– Ahf! Ahf! Ahf! – ad ogni sospiro una stretta di culo. Sentiva l’uccello del marito dentro, ne avrebbe, in quel momento, voluto di più, più duro… nonostante il dolore e il bruciore che la tormentava, ma ormai il cazzo che aveva violato la sua verginità anale stava battendo in ritirata. 

Giulio estrasse il suo dolorante arnese dalla moglie, che continuava, nonostante l’orgasmo, a sgrillettarsi come una forsennata.

Laura venne una seconda volta, era rannicchiata sul letto in posizione fetale, con le gambe strette si masturbava velocemente, e Giulio non poté fare a meno di notare il culo, quel bellissimo didietro che poco prima aveva violato, illuminato dalla luna in pieno. Con suo stupore, l’uccello tornò ad avere un po’ di tono, e cominciò una leggera sega.

Si svegliarono insieme che il sole era già alto, lui ricordava vagamente Laura che andava in bagno, che cercava le mutande, che gli si distendeva accanto.

Giulio guardò il suo cazzo: era arrossato sotto la cappella e bruciava ancora un poco.

 

Leave a Reply