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Racconti Erotici Etero

Il tecnico

By 21 Maggio 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Sono un elettrotecnico (più comunemente chiamato ‘elettricista’). Non era questo il lavoro che desideravo fare. Quando, alle superiori, pensavo al futuro mi vedevo già artista, pittore. Ci pensò la vita a frustrare le mie aspirazioni e a condannarmi ad una vita incatenata a cavi di rame, relè ed interruttori differenziali. Ad ogni modo mi impegnai nel lavoro e, dopo pochi anni, ottenni la piena fiducia del capo. Ciò comportava alcuni vantaggi come, per esempio, una certa indipendenza nei movimenti. Ovviamente, lavorando in una piccola ‘azienda’, non potevo sottrarmi dal solito giro nelle varie case afflitte da piccoli problemi. Tuttavia, ogni tanto, arrivava qualche grande incarico, come quello che abbiamo concluso l’altro ieri. Una signora, evidentemente senza problemi di danaro, commissionò il rifacimento totale dell’impianto elettrico. Fu un lavoraccio, viste le dimensioni della casa, ma alla fine riuscimmo a concludere. Mancavano solo dei piccoli ritocchi. Mi assunsi l’incarico di portare a termine questi piccoli lavori ultimali e, dopo il solito giro, mi diressi verso la casa. Arrivato sul posto suonai il campanello. Non avevo mai visto la padrona di casa, sapevo solo che aveva quarantasei anni. Mentre aspettavo che i clienti aprissero le porte mi divertiva fantasticare sul loro aspetto, pensare che facce avessero, come camminassero e altro.
Dopo qualche istante la porta si aprì e mi trovai davanti una donna alta quasi come me. Aveva dei lunghi capelli neri, occhi anch’essi neri e penetranti, labbra sottili, ma attraenti. In complesso aveva un viso gradevole, anche se nello sguardo penetrante si poteva notare un velo di malinconia. Indossava un maglione largo che tentava di nascondere, con scarsi risultati, il seno prosperoso. Alle gambe aveva un paio di jeans attillati.
‘Però!’ pensai ‘hai vent’anni più di me, ma una bottarellina te la darei volentieri.’.
Altro pensiero ricorrente: farmi alcune clienti. Alla fine non succedeva mai. Non che mancassero le occasioni, ma ritenevo la cosa poco professionale. Se si fosse venuto a sapere o se qualcosa fosse andato storto avrei causato danni al mio datore di lavoro e avrei perso il posto.
‘Sono Lami, l’elettricista’ dissi ‘abbiamo chiamato stamattina, sono venuto a terminare gli ultimi ritocchi all’impianto’.
‘Sì, prego, si accomodi’ rispose lasciandomi entrare. Aveva una voce dolce, morbida.
Dopo qualche frase di circostanza mi diressi verso quella che, stando al progetto, doveva essere la stanza degli ospiti. Dovevo apportare le ultime modifiche all’impianto di illuminazione e montare le prese elettriche. Notai subito il letto disfatto.
‘Scusi’ disse la signora, che mi aveva accompagnato fino alla stanza ‘ho avuto ospiti.’.
‘Non c’è nessun problema’ risposi con un sorriso.
Appena la donna uscì iniziai a lavorare. Aprii la scala da lavoro e iniziai a dedicarmi all’impianto di illuminazione. Stavo montando il portalampade quando, all’improvviso, il cacciavite mi cadde, rotolando sotto al letto. Scesi dalla scala, mi accovacciai a terra e misi il braccio sotto al letto, cercando a tentoni l’attrezzo da lavoro. Alla fine afferrai quello che sembrava il manico del cacciavite.
‘Preso’ mormorai. Estrassi il braccio e notai, con stupore, che quello che avevo in mano non era un cacciavite, bensì un dildo di notevoli dimensioni.
‘Hai capito la signora’ pensai. Sentii dei passi avvicinarsi e subito rigettai il dildo sotto al letto, poi, appena la porta si aprì, mi chinai sulla cassa degli attrezzi.
‘Tutto a posto?’ domandò la padrona di casa
‘Sì’ risposi arrossendo leggermente ‘sto cercando il caz’ehm, il cercafase’. Ecco, una delle mie solite gaffe. La frittata era fatta. Per fortuna sembrò non accorgersi di nulla e mi lasciò lavorare.
Terminato il lavoro di illuminazione e fate le dovute prove mi dedicai alle prese elettriche. Erano in numero abbastanza elevato, cosa strana per una camera da letto. Dopo un po’ di lavoro sentii dei piccoli dolori alla schiena (provate voi a stare accovacciati tutto il giorno!) e mi alzai per stiracchiarmi.
Fu allora che mi sentii abbracciare da dietro. La signora era entrata senza fare rumore. Potevo sentire il suo corpo caldo, fremente, attaccato al mio. I suoi enormi seni strusciavano contro la mia schiena. Le sue mani accarezzavano il mio viso ed il mio petto. D’improvviso, con forza, mi costrinse a girarmi, a guardarla. Era completamente nuda. Si gettò sul letto aprendo bene le gambe.
‘S-signora’ balbettai ‘non credo che”.
‘Non fare il santarellino, ho visto come mi guardavi.’.
‘Beh, lei è molto bella, è vero, però non credo che’cerchi di capire’potrei perdere il posto, il capo è molto rigido” a dirla tutta l’unica cosa rigida in quel momento era un’altra. Ad ogni modo, per evitare tentazioni, mi chinai subito e continuai a lavorare. La donna, sconsolata, abbandonò la stanza. L’erezione, piano piano, si affievolì.
‘Dimmi te se doveva capitarmi una ninfomane’ mormorai tra me.
‘Dimmi tu se doveva capitarmi un santarellino’ mormorò tra sé la signora, allontanandosi dalla stanza.
Continuai a lavorare, ma periodicamente mi fermavo, rapito dai pensieri erotici. Ad ogni pausa sentivo il mio pene crescere all’interno dei pantaloni per poi ammosciarsi ogni volta che tornavo al lavoro.
La porta si riaprii all’improvviso. Non mi voltai per non incrociare lo sguardo della padrona di casa.
‘Ti ho portato un caffè’ disse con tono di scusa.
‘Grazie’ risposi senza voltarmi e continuai a lavorare.
Per tutta risposta la signora non se ne andò, anzi, si avvicino ancora a me, si accovacciò alle mie spalle ed iniziò a mordermi il lobo dell’orecchio, mentre con le mani mi massaggiava il petto, l’addome. Stavolta era troppo, non riuscii ad opporre resistenza. Sentivo i suoi seni premere sulla mia schiena, sentivo i capezzoli indurirsi. Sfido chiunque a resistere. Le sue mani avide si spostarono ben presto sull’inguine ed iniziarono a tastare il mio pene, peraltro già duro. Sollevò i pantaloni quel tanto che bastava per far entrare le mani ed iniziò a masturbarmi. Mentre con una mano lavorava sull’asta con l’altra mi massaggiava le palle. Potevo sentire le sue dita esperte, avide, toccare e massaggiare il mio pene ed i miei testicoli. Era fantastico. Senza muovermi provai a mettere la mani dietro la schiena e a cercare la sua vagina. La trovai. Era estremamente bagnata. Senza molti sforzi riuscii ad infilare prima un dito, poi due ed infine tre. I suoi umori bagnavano le mie dita, mentre io iniziavo a produrre una buona quantità di liquido pre-eiaculatorio. Le sue mani si muovevano sempre più veloci, mosse dalla grande eccitazione.
‘Sto venendo’ ansimai.
‘Anche io’ ribattè la signora.
Alla fine esplosi, inondando i pantaloni e le mani della signora di caldo sperma. Fu uno degli orgasmi più belli, più violenti e più forti mai avuti. Dopo pochi istanti vene anche lei, dopodiché tolse le mani dai miei pantaloni ed iniziò a leccarsi le dita piene di sperma, allontanandosi come niente fosse.

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