Skip to main content
Racconti Erotici Etero

IL TEMPIO DI DUE ANIME

By 12 Gennaio 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

Noioso e senza fine il convegno al quale ero costretta a partecipare.
“Come vedi il mondo fra 10 anni”, era il titolo. Ma che ne so di come sarà il mondo tra 10 anni…non so nemmeno se ci sarà ancora un mondo o se verremo spazzati via tutti quanti da qualche guerra chimica.
Meglio uscire a fumare una sigaretta. L’aria calda di quel pomeriggio di fine maggio era un vero toccasana per la mia mente stanca.
Ero lì fuori a quella villa dove si teneva il convegno e guardavo l’imponente giardino che si stendeva davanti a me.
Una strana sensazine…due occhi che mi fissavano. Facendo finta di nulla, mi voltai e vidi un ragazzo che mi guardava. Era alto, un bel fisico atletico dentro un elegantissimo completo grigio, cravatta e camicia celeste che esaltava il più profondo azzurro dei suoi occhi.
Molto carino, pensai, ma forse il mio sguardo si era soffermato un pò troppo su di lui perch&egrave lo vidi avvicinarsi.
-“Salve…un pò noioso il covegno non trova?”-
-“Salve…direi di si…ma ormai ci siamo.”-
-“Scusa l’invedenza ma possiamo darci del tu? Dovremmo essere coetanei. Io sono Filippo, ho 23 anni.”-
-“Io Alessia, anche io 23 anni.”-
Il ragazzo sorrise mentre continuava a fissarmi. Notavo nei suoi occhi qualcosa di pericoloso, ma nello stesso tempo attraente ed eccitante.Un lungo brivido mi percorse la schiena mentre gli porgevo la mano.
-“Ti va di fare una passegiata, che ne dici?-
Certo, non si poteva dire che perdeva tempo..
.”Alessia sei una persona razionale…non andare con lui, non sai chi sia”.
-“Volentieri, grazie.”-
Mi porse il braccio, sorridendo di felice ingenuità.
Forse mi stavo oltremodo preoccupando troppo…sembrava così tranquillo, un bravo ragazzo.
Camminammo per un pò nel giardino, fra alte siepi, alberi e imponenti statue, in silenzio, finche lui mi disse:-“Secondo me, dopo la costruzione, fu ritrovo di innamorati e di amanti, cosi discreto com’&egrave, non trovi?”-
-“Potrebbe essere. Forse nella villa vagano ancora le anime di due amanti…”-
-“No…scusami ma non credo alle storie di fantasmi.”-
-“Non parlavo di fantasmi…parlavo di anime.”- precisai fissandolo e meravigliandomi del mio comportamento forse un pò troppo sfrontato.
Lui ricambiava sempre le mie occhiate, senza abbassare mai lo sguardo, sfidandomi, senza sapere se continuare a fare il bravo ragazzo o scatenare l’animale latente in lui.
-“E se queste due anime decidessero di impossessarsi dei corpi di due comuni mortali e consumare la loro passione?”-
-“Bhe…forse sarebbe il caso di visitare le stanze della villa, nella speranza di sentire qualche rumore sospetto.”-
-“Magari invece sono qui nel giardino.”-
-“Dici che hanno deciso di prendere un pò di sole?”-dissi cercando di smorzare l’imbarazzo che si era impadronito di me.
-“Vista la bella giornata…Forse sono li, in quel tempietto neoclassico in cima a quella collinetta…andiamo?”-
Lo seguii senza proferir parola, senza ribellarmi anche se una parte di me, quella ancora razionale, avrebbe voluto fuggire via.
Mentre raggiungevamo il luogo, Filippo mi cingeva con il braccio la vita. Forse lo faceva per evitare di farmi cadere lungo il sentiero scosceso, ma poi mi fu tutto molto chiaro quando sentii la sua mano scivolare verso la mia anca.
Mi allontanai da lui, divincolandomi dalla sua presa, e continuai a camminare, sorpassandolo.
Ero davanti al tempio e lui, dietro di me, mi aveva raggiunto.
Le sue mani poggiavano ora sul mio sedere sodo e pieno. Lo stringevano, facendomi avanzare verso il muro.
Appoggiai le mani sul marmo freddo e sentì il suo corpo addosso, spingere contro il mio.
Altri brividi mi percorsero…avrei voluto fermarlo, avrei voluto andarmene, fuggire via da lui e da quel luogo esoterico, ma, in realtà, non lo volevo davvero.
Mi alzò la minigonna nera che indossavo, fin sopra le natiche, e accarezzò la mia pelle nuda, coperta solo da un perizoma nero.
Con una mano mi scostò i capelli e prese a baciarmi il collo lungo tutta la sua lunghezza.
Sentivo il suo alito, sentivo il suo sesso eccitato che spingeva verso me, e lo desideravo,trasportata da mille emozioni contrastanti.
-“Forse sto sbagliando”- mi disse-“Forse sto correndo troppo…ma lo voglio, ti voglio…e tu che cosa vuoi?”-
-“Voglio te.”- fu la mia semplice risposta.
Inutile continuare a lottare su qualcosa che volevo anche io, inutile resistere, mi voleva, lo volevo e ci saremmo appartenuti.
Mi baciò…un bacio lungo e intenso nel quale fece sciogliere la sua lingua nella mia bocca, mischiando la sua saliva con la mia.
Un bacio appassionato che si consumava mentre con la mano si slacciava i pantaloni, tirandoli giù con gli slip.
Lo sentii duro, eretto, appoggiato nel solco fra le mie natiche. Sentivo che spingeva e si faceva spazio. La capella lucida e turgida di umori, lubrificò il mio stretto orifizio e Filippo cominciò a spingere per possedermi.
Dolore fitto provavo in quel momento,mentre tentava di violarmi.
Spinse ancora di più, allargando il sedere con le mani.
Ancora schiacciata contro il marmo umido del tempio, sentivo la sua cappella farsi strada e allargare le pareti. Ancora un’altra spinta e la cappela entrò definitivamente, facendomi sobbalzare dal bruciore.
Senza smettere di baciarmi, lo infilò tutto dentro, spingendo più forte e, alla fine, entrò in me completamente.
Sentivo le pareti del mio ano in fiamme ma, ben presto, quel dolore massacrante si trasformò in folle piacere.
Le sue mani continuavano ad allargarmi,ma la carne si stava già ammorbidendo e rilassando.
Il suo membro sferrava colpi incessanti dentro me, e lo sentivo crescere ed eccitarsi ancora.
Si fermò di colpo, mi allargò di più le gambe e mi fece piegare ad angolo retto.
-“Vai giù che voglio scoparti per davvero adesso.”- mi disse.
Mi piegai a fatica col suo membro ancora dentro, ma quando finalmente gli donai la vista del mio sedere tondo, lo sentii scatenarsi come una furia sul mio corpo.Avrei voluto gridare di piacere ma Filippo, adagiandosi sopra di me, mi tappò la bocca con la mano. Nessuno doveva sentirci, nessuno doveva accorgersi che eravamo li.Cercai di soffocare il mio piacere ma era troppo difficile nn esternare tutta la voglia ardente che avevo dentro.
Rallentò i colpi…scivolava dentro e fuori lentamente, accorgendosi che adesso la mia carne era divenatata burro.
Ansimavo, gemevo e lui con me, mentre mi accarezzava.
Di nuovo la sua asta crudele mi trafiggeva, di nuovo accellerava il ritmo, di nuovo mi resi conto di essere in preda ad uno sconvolgimento totale.
Le gambe mi tremavano…mi aggrappavo con le unghie al marmo freddo, al muro del tempio.
Sentivo che l’orgasmo si avvicinava, un demone si stava impossessando di me e io, affamata, non vedevo l’ora di saziarlo.
Mentre Filippo accellerava i colpi, il mio corpo si irrigidì e venni, preda di mille scosse, preda di mille tumulti.
Si muoveva ancora e ancora e ancora, mentre, piegata al suo volere, grondavo di piacere. Sentii che anche il corpo di lui era diventato rigido e, dopo pochi istanti, inondò il mio sedere di sperma.
Sentivo la sua asta ancora terribilmente eccitata, pompare dentro i miei reni, il suo nettare arrivare fino alle mie viscere, per colare poi fuori, come un fiume straripante.
Con un urlo liberatorio, si accasciò su di me, sudato. Ero drogata da lui e da ciò che era successo. Mi inginocchiai ai suoi piedi e glielo presi in bocca, pulendolo, succhiandolo dalla base alla cappella, facendo scorrere la mia lingua su di lui, assaporando i suoi e i miei umori mescolati.
Lui mi accarezzava i capelli ancora ansimante e, quando mi rialzai, vidi la sua fronte sudata e piccole goccie imperlavano il viso.
Eravamo lì in silenzio a fissarci. Non esisteva più nulla intorno a noi…esistevamo solo noi e la nostra passione consumata velocemente come il battito d’ala di una farfalla.
Quello sguardo…quell’intenso sguardo,lo sapevamo entrambi, era un addio.
Come le anime dei due amanti che dimoravano in quel giardino, non potevamo possederci per sempre.
Dovevamo tornare alla realtà,renderci conto che eravamo solo due persone, due sconosciuti.
Come le anime forse ci saremmo cercati per l’eternità…
L’unica cosa certa era che avremmo portato per sempre il ricordo di quei fugaci momenti in cui lo spazio sembrava aver cessato di esistere e a cui avremmo ripensato quando i nostri cuori avrebbero cominciato a vagare, cercandosi.

Leave a Reply