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Racconti Erotici Etero

Imprevisti di gioco

By 23 Dicembre 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Ma chi l’avrebbe mai detto che un pomeriggio di gioco con il mio nipotino avrebbe innescato una valanga di conseguenze.
Ma andiamo con ordine.
Un pomeriggio di tre mesi fa, per divertire mio nipote, mi misi a cercare qualche nuovo giochino on line e così mi imbattei in uno di ruolo. Appena lo vide volle subito registrarsi, ma nel giro di mezz’ora si era già annoiato: “ma zia, qui non si spara a nessuno'” fu il suo commento. E così, mentre lui se ne andava a giocare con la PS2 io, sempre incuriosita, continuai da sola. A dire la verità non avevo intenzione di farlo a lungo: non sono mai stata brava in queste cose. Ma, visto che mi richiedeva poco impegno, andai avanti e dopo un mese ero ancora li. Fu allora che successe l’imprevedibile.
A causa di un giocatore che mi aveva preso come bersaglio, ed esasperata dai continui saccheggi, decisi di accettare una delle tante richieste di reclutamento in un’alleanza. All’inizio mi sentivo un po’ fuori luogo: “chissà in mezzo a quanti ragazzini mi ritrovo ora” pensai, “ma visto che ci sono, giochiamo”. L’alleanza aveva diversi ruoli al suo interno, compreso un Istruttore, Marcus82. Mi sentivo veramente impedita, per cui iniziai uno scambio di messaggi con lui, chiedendogli un po’ di tutto: “come si fa questo, come si fa quello” e lui mi rispondeva sempre, cortese, simpatico ed ironico. In una decina di giorni eravamo diventati amici.
A dir la verità mi faceva sentire strana: sapevo che sicuramente era più giovane di me (è vero, non l’ho detto, ma io ho 39 anni), ma era come se fosse il contrario’ era così avvolgente con me, così cavaliere nel soccorrermi in ogni evenienza e nello stesso tempo virile, nel darmi ordini e dirigermi con sicurezza, che mi sconvolgeva: volevo conoscerlo meglio.
Una sera arrivò l’occasione: “hai facebook o msn?” mi chiese a bruciapelo. “Nessuno dei due! Ma se vuoi mi faccio subito un utente” risposi in fretta. Così iniziammo a chattare su msn.
Seppi subito che aveva 27 anni: 12 meno di me. Una follia!
Poi venni a sapere che era uno studente universitario e che era in procinto di laurearsi. Io gli parlai di me, del mio lavoro e del mio matrimonio. Lui della sua ragazza e dei suoi hobby. Insomma, normale conoscenza.
Ad ogni modo questa cosa mi iniziava a scavare dentro: lui era sempre più presente. Ogni decisione nel gioco la prendeva lui per me: “fai così!”, “voglio che fai in questo modo” e così via’ io lo lasciavo libero e mi facevo guidare, ma aspettavo i suoi messaggi con sempre più eccitazione. Ora posso ammetterlo, ma quando chattavo con lui più di una volta ho infilato le dita nelle mutandine per toccarmi. Non potevo resistere: era come averlo vicino e sentire il suo alito caldo sulla piega del collo e la sua voce nell’orecchio, mentre mi sussurrava di farlo.
Una sera mi trovò online e mi cercò su msn: era un po’ triste. Iniziammo a chiacchierare e forse per alleviare la sua tristezza, diede una spintarella alle mie esitazioni’ e finimmo a parlare di sesso. Dal quel momento le cose mi scivolarono del tutto di mano: passò un altro mese fra discorsi tenerissimi e intimi nello stesso tempo, finché una mattina mi ritrovai a prendere un treno per incontrarlo.
Venne a prendermi come promesso: “ho un cappottino rosso” gli avevo detto, ed ora mi sentivo così stupida’ 39 anni e giocare a cappuccetto rosso e il lupo.
Ci riconoscemmo subito. Lui con il suo sorriso tra il tenero e l’arrogante ed io così imbarazzata da voler scomparire nel mio cappottino rosso.
Venne verso di me, mi guardò dritto negli occhi : “ciao!” mi disse e sporgendosi un poco mi sfiorò le labbra con le sue. Io arrossi e gli farfugliai un “ciao”.
“Vieni! Qui è freddo!” aggiunse, passandomi il braccio attorno alle spalle e ci incamminammo verso il bar. Prendemmo un cappuccino insieme: ci raccontammo le solite cose’ come era stato il viaggio, come andava il mio lavoro, i suoi studi e dopo un po’ ci incamminammo verso l’auto, per andare da lui.
Il viaggio fino a casa fu come un dejà vu: non saprei descriverlo. Avevo la testa vuota e un desiderio che montava sempre più. Lui guidava ed ogni tanto mi guardava con l’angolo dell’occhio.
Arrivammo da lui e mi fece accomodare. Entrai nel classico appartamento da studenti: pochi mobili e tanto casino. Le tapparelle erano ancora abbassate e l’odore del fumo era forte.
Marcus chiuse la porta della sua stanza dietro di se e, mentre con lo sguardo vagavo nella semi oscurità, sentii le sue labbra sul mio collo e le sue mani sul seno, oltre il cappottino rosso. Non parlava. Lo sentivo solo respirare ed aspirare il mio odore. Le sue labbra si muovevano dal mio collo all’angolo del volto, all’orecchio ed ancora al collo. Il suo corpo si incollava al mio e fermamente mi spingeva contro il muro.
Ero prigioniera. Sentivo che era eccitato anche lui e questo mi fece quasi cedere le ginocchia: fu lui a tenermi. Lo sentivo respirare piano, mentre dalla bocca mi uscì un gemito. Lo desideravo.
Marcus capì e mi voltò. Mi guardò fisso negli occhi e poi spostò lo sguardo sulle labbra. Con le sue seguì ancora il contorno del mio viso, fino ad arrivare alla bocca. Non tentai nemmeno di fingere un rifiuto: quando incollò la bocca sulla mia, lo ricambiai con passione. Sapeva di tabacco.
Mentre mi baciava iniziò a togliermi il cappottino rosso ed io lo agevolai. Poi fui io ad aiutare lui a togliersi il giubbotto. Mi spinse in fondo alla stanza, e caddi sul suo letto. Lui si fermò davanti a me. Gli accarezzai il torace, infilai le mani sotto la sua maglia e sentii il calore della pelle. Si avvicinò ancora e mi trovai il viso all’altezza della sua cintura. La slacciai e gli aprìì i jeans. Avvicinai le labbra al suo addome e lo sfiorai, seguendo il leggero fremito dei muscoli. Con la punta della lingua lo accarezzai lungo il bordo dei boxer. Li abbassai un po’ e continuai a passare la lingua lungo l’inguine; sentii la sua eccitazione salire ed il suo membro irrigidirsi. Lui spinse il bacino verso di me ed io con la lingua mi insinuai sotto il bordo del boxer, mentre la mano accarezzava sopra di esso. Tirai piano in giù e finalmente lo liberai. Era davanti alle mie labbra. Lo annusai come un fiore, sfiorandolo con le labbra e poi con la punta della lingua. Con una mano l’afferrai alla base, mentre con l’altra gli accarezzavo l’inguine. Scoprii il glande, lo baciai leggermente e continuai a baciarlo lungo l’asta, alternando i baci a leggerissimi morsi. Risalii per tutta la lunghezza ed arrivata in cima passai la lingua sotto il frenulo, una volta, due’ facendolo entrare sempre un po’ di più in bocca. Infine lo accolsi e lo sentii gemere. Chiusi la bocca, stringendogli il membro tra le labbra ed iniziai un lento movimento, succhiando prima con tenerezza e poi con maggiore intensità. Lo sentii divenire sempre più rigido nella mia bocca. Con una mano accentuavo il movimento della bocca, mentre con l’altra accarezzavo i suoi testicoli. Lo sentii ansimare, capivo che iniziava a perdere il controllo. Spinsi con la lingua il glande contro il mio palato, in modo da tenerlo ancora più avvolto ed iniziai a succhiare con più foga, fino a quando il fremito dei suoi addominali mi fece capire che stava per godere. Mi afferrò per i capelli e mi spinse il volto contro il suo pube, venendo a fiotti nella mia bocca. Inghiottii il suo seme e lo ripulii con la lingua, mentre, inginocchiata, lo guardavo negli occhi.
Marcus mi tirò su quasi di peso e mi spinse sul letto. Si liberò dei vestiti che aveva ancora addosso e iniziò a spogliarmi dai miei. Non parlava e nemmeno io. Sapevamo dall’inizio quello che avremmo fatto quel giorno: non c’era bisogno di parole.
Mi slacciò il reggiseno e lo sfilò. Rimase a guardarmi un attimo ed io ebbi un gesto d’imbarazzo: feci per coprirmi con le braccia, ma lui mi afferrò i polsi, aprendomi le braccia e me le bloccò al letto, stendendosi su di me. “Cosa fai, sciocchina”, mi sussurrò sogghignando all’orecchio. “Non so'” risposi io, “non mi sento alla tua altezza, non sono più giovane come te”, aggiunsi, abbassando lo sguardo. “Scema”, sorrise lui, e di nuovo premette le labbra alle mie. Sentii la sua lingua cercare la mia e fu come avere le viscere di cera che in attimo si fondono e cadono giù, giù, fino alla vagina, facendole sentire un calore che la fa contrarre, in attesa di qualcosa. Poi di nuovo la sua bocca sul mio viso, e sul collo, mentre le mani, staccandosi dai polsi scivolavano lungo le braccia. Entrambe arrivarono ai seni, accarezzandoli, mentre la sua bocca le raggiunse e con la lingua lambì un capezzolo. Lo sfiorò, lo succhiò, lo mordicchiò. Con un ginocchio si fece spazio fra le mie gambe e una mano scese fino alle mutandine, lo scostò e sentii le dita accarezzarmi il pube ed insinuarsi fra le piccole labbra, a saggiare la mia eccitazione. Il respiro mi si fece più corto. I suoi denti proseguivano a torturarmi un capezzolo, mentre continuava a massaggiarmi l’altro seno e ad accarezzarmi sempre più in profondità. Io iniziai a gemere.
Marcus scivolò in basso, mi sfilò le mutandine e affondò la bocca tra le mie gambe. Una scossa elettrica mi schizzò al cervello, quando sentii la sua lingua penetrarmi. I miei gemiti diventarono più intensi, con le mani strinsi le lenzuola e chiusi le gambe attorno alla sua testa. Continuò ad affondare dentro di me e a giocare con la lingua, dentro e fuori, attorno al clitoride, facendo montare il mio piacere.
Quando sentì che stavo andando oltre si fermò, tornò a stendersi su di me, riafferrandomi per i polsi e mi disse: “non così’ non ora!” e prima che potessi dire qualcosa, mi entrò dentro, in un solo colpo, strappandomi quasi un urlo. Iniziò a scoparmi con forza, con colpi precisi, energici. Io continuavo a godere e ad ogni affondo i miei gemiti erano sempre più forti. Ad un certo punto mi voltò di forza, mentre con una mano mi teneva incollata al letto, sentivo che frugava qualcosa li vicino’ sentìì cadermi qualcosa tra i glutei e capii che era olio. “Ora potrai godere…” mi sussurrò all’orecchio in un sibilo. E un attimo dopo lo sentii appoggiarsi fra i miei glutei ed entrare di forza. Questa volta urlai davvero. Marcus per risposta spinse più forte, sempre tenendomi con forza sul letto, in modo da bloccarmi completamente. Mi morse dietro il collo e iniziò a spingere forte, più forte, animalesco, ed io che dal piacere quasi impazzivo, lo implorai di toccarmi ancora. Lui staccò una mano e l’infilò sotto la mia pancia, arrivando agevolmente al clitoride. Mentre continuava a spingere mi accarezzava: “più veloce… ancora di più’ scopami!!!” gli urlavo io. Lui affondò dentro di me con più forza, con le dita andava sempre più veloce, sino a quando lo sentii dire, quasi in un rantolo: “ora puoi godere!” e venne dentro di me, mentre anch’io esplosi.
Rimanemmo così. Io sotto di lui, senza la forza di muovermi e lui sopra di me, col respiro corto. Non uscì subito: lo sentii rimpicciolirsi dentro, mentre il suo seme mi scivolava tra le gambe.
Solo allora rotolò di fianco, attirandomi a se e, cingendomi con le braccia da dietro, mi disse: “tesoro, a che ora hai il treno?”.

Fine

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