Stavo poggiato alla ringhiera sul pontile del porto. Era una tarda sera di un’estate calda e afosa, ero andato lì come quasi ogni sera per cercare un po’ di freschezza in quel leggero venticello che soffiava.
Dopo cena avevo chiesto a mia moglie e ai ragazzi se volevano scendere per un gelato:
“Fa caldo”, “Siamo stanchi”, furono le loro risposte, così indossai scarpe e maglietta e scesi da solo.
“Meglio così” pensai “almeno da solo starò tranquillo, potrò contemplare il mare, fumare una sigaretta e godermi un paio d’ore di beata solitudine”
Ed eccomi lì con le braccia poggiate alla ringhiera guardando il mare e svolgendo uno dei miei passatempi del momento: da anni scrivevo racconti erotici, fantasie disegnate su episodi realmente accaduti della mia vita.
Stavo facendo proprio ciò quando a pochi passi da me una donna si appoggiò alla ringhiera tenendo le spalle al mare; non potetti evitare di girarmi lievemente verso di lei accorgendomi che mi guardava.
Fece un lieve sospiro al quale risposi con uno altrettanto lieve per poi spostarmi di fronte con la scusa di una sigaretta e mettendomi in modo da poterla guardarla meglio di faccia.
Non perse tempo, si portò dalla mia parte, ora era lei che guardava il mare buio ed immenso, quindi per vederla meglio mi voltai, fumavo con lo sguardo fisso su di lei cercando di farlo in maniera provocante e aspettando una sua reazione per capire se tutto quello non fosse solo una mia impressione, una mia immaginazione dalla quale sarebbe potuto nascere un nuovo racconto.
In quel periodo mi ero dedicato a storie breve basate proprio su incontri fortuiti e quello, da come il destino me lo stava mettendo davanti, sarebbe potuto essere il successivo.
Ancora un paio di sospiri, di boccate di sigaretta e la sua voce mi riportò con i piedi per terra facendomi capire che non era una mia immaginazione, anzi quello che mi apprestavo a scrivere con i nostri corpi non sarebbe stato un racconto ma pura realtà che stava per rendermi quella serata davvero speciale.
“Fa caldo” disse per iniziare il discorso.
“Effettivamente”
“Almeno qui c’è un po’ di venticello”
“Infatti, sono sceso a posta per prendere un po’ d’aria”
Furono quelle le parole che usammo per rompere il ghiaccio, molto banali ma che ebbero il loro effetto. Pian piano mi avvicinavo a lei fino a toccarle leggermente il braccio col dorso della mano.
“Stai solo?” mi chiese
“Sì, anche tu?”
“Sì, sono da sola, mio marito lavora fuori e così ne approfitto per venire a fare quattro passi qui, magari incontro qualcuno, faccio quattro chiacchiere, passo un po’ di tempo”
Facendo un lieve movimento con la testa disse di nuovo, sottolineandolo:
“Qualche incontro con qualcuno che magari anche lui sta da solo”
A quel punto le presi la mano e cominciai ad accarezzargliela, lei apprezzava e sorrideva.
“Piacere Marta”
“Piacere Remo” e le feci un delicato baciamano portandole l’altro braccio intorno alle spalle.
Intanto avevo gettato la sigaretta, ma la tensione del momento era tanta che avrei voluto subito accendermene un’altra, ma non lo feci, tra le mie mani c’era lei, altro che fumata si cominciava a prospettare.
“Sei sposato?” mi chiese
“Sì” le risposi dubbioso se dirle la verità o meno.
“Anche io, da ben 35 anni. Tu da quanto tempo?”
“A me sono 15”
“Ah, pochini, io sono più collaudata. E dimmi, hai figli?”
“Sì, due ragazzini”
“Anche io ho due figli, anche se grandicelli. Ma adesso tua moglie e i bambini dove sono, non sono voluti scendere?”
“No, erano stanchi, faceva caldo. Avevo pure proposto loro un gelato, ma nulla”
“E quindi sei sceso solo. Ma è la prima volta che vieni qui? Non ti ho mai visto”
“No, vengo spesso, sempre verso quest’ora”
“Strano, pure io. Ma vieni sempre da solo o con tua moglie?”
“Dipende, quando vuole viene, altrimenti scendo solo”
“E ti piace venire qui?”
“Sì, vengo a prendere un po’ d’aria, a fumare una sigaretta, anche perché a casa non posso”
A questo punto la nostra conversazione si orientò verso il rapporto di coppia di entrambi.
“Troppe restrizioni in una coppia non vanno bene, si finisce poi per approfittare di certi incontri” Riferendosi al fatto che stavamo lì insieme.
Nel frattempo continuavo a tenerla abbracciata dandole piccoli baci.
“Fai pure, però non sulla bocca.”
E cominciai in maniera più sciolta quelle mie attenzioni.
“Pure io, lo stesso mio marito, mica so cosa fa lui quando sta fuori, non ci crederei mai se mi dicesse che non si fotte nessuna. Ed anche io se mi capita… da un incontro faccio spesso uscire qualcosa, ma sono cose che ci stanno in una coppia”
Mi chiese del rapporto con mia moglie e non le tenni di certo nascosto che eravamo molto distanti, anche e soprattutto dal punto di vista sessuale.
“Non è possibile, bisogna dare sfogo, se vuoi dopo mi faccio toccare un po’, però camminiamo un po’, arriviamo in fondo staremo più tranquilli” mi disse dopo aver saputo che erano mesi che non facevo sesso.
“Il sesso non è una cosa che preferisce” dissi io riferendomi a mia moglie
“E quindi non lo fate mai? Ma tu la cerchi? Che ne so, la notte nel letto, di giorno? E lei cosa fa, te la da?”
“Diciamo che raramente la cerco, non mi stimola, e quando succede il tutto è abbastanza limitato. Insomma il nostro rapporto non è mai stato fondato sul sesso”
Le raccontavo queste cose, non come scusa per giustificare ciò che stavo per fare, ma perché era la semplice verità.
Continuammo a camminare raccontandoci qualcos’altro di noi quando arrivammo alla fine del pontile; io mi sarei voluto mettere dietro una grande statua che capeggiava lì per stare più riservati, ma lei disse di no:
“C’è sempre un po’ di puzza, ma non preoccuparti, qui staremo bene, di solito in pochi si fermano se non per fare quello che vogliamo fare noi, camminano, arrivano, scattano qualche foto e vanno via”
Era abbastanza buio e lo stare stretti ci teneva abbastanza riparati dalla gente che passava.
“Dimmi un po’, ti piace Marta?”
“Sì tanto, sono sempre stato attratto dalle donne più grandi di me”
“Beh, più grandi. Io ne ho 57” disse lei.
“Ah, allora siamo quasi coetanei, io a fine mese ne faccio 50”
“Wow. Sei proprio nel fiore della giovinezza, all’apice della sfera sessuale per un uomo” esclamò prima di chiedermi cosa pensassi di quella situazione.
“E’ una cosa surreale per me.” Risposi “Non pensavo proprio che stasera…”
Mi fermai qualche istante poi ripresi:
“Devo dirti un segreto, io scrivo racconti per così dire… piccanti”
“Che bello, mi piacerebbe leggerli”
“Vedi sono storie di immaginazione che si basano su casi della vita che mi capitano, come quello di stasera.”
“Di certo scriverai di me allora”
“Puoi esserne certa.”
Incominciai ad abbozzare l’inizio di questo nuovo racconto, di questa storia vera che stava iniziando e la sua partecipazione mi diede ancora di più una carica erotica che già mi sentivo tutto eccitato.
Parlando andavo senza freni nell’accarezzarla, nel baciarle la faccia, il collo, dietro l’orecchio.
“Se scendi un po’ con la mano te la faccio toccare”
Avevo la mano sui suoi seni, erano tosti, e pian piano scesi lungo la pancia fino a portarla all’altezza della figa.
“Aspetta che se ne vanno questi ragazzi, così alzo un po’ il vestito e puoi infilarla dentro”
Ero di spalle al pontile, quindi non potevo vedere se ci fosse qualcuno, ma ero talmente preso che mi affidavo al suo sguardo attendendo i suoi segnali per poter proseguire.
“Ecco se ne sono andati. Mai come stasera c’è un sacco di gente, ma adesso è tutto libero”
Si alzò la gonna di lato e guidò la mia mano sotto.
“Fortuna che ho questo vestito largo e non si vede nulla di quello che mi fai”
Ero riuscito a portare la mano sulla sua mutandina cercando di infilarla dentro; lei per aiutarmi muoveva leggermente le gambe ed arrivai con il dito proprio davanti alla sua figa.
“Aspetta, allargo un altro po’ così puoi infilarlo dentro”
Cominciai a massaggiarla piano mentre continuava a parlare di alcune sue esperienze del genere che aveva avuto lì.
Una volta incontrò due ragazzi, proprio dietro la statua.
“Stavano scopando, lui se la stava inculando, si era pure accorto di me e guardandomi ci dava dentro forte. Si capiva che l’eccitazione che provava non stava tanto nello scoparsi la ragazza quanto nel vedere me che assistevo alla scena. Cominciai anche a toccarmi e lui non mollava la presa per farmi eccitare.”
Mi raccontò anche di una sua esperienza con un’altra donna.
“Lei era lesbica, veniva da una storia tartassata con la compagna e mi aveva detto che avrebbe voluto farla finita. Stava proprio qui, seduta sulla ringhiera. Parlammo e pian piano finimmo per toccarci a vicenda, la cosa ci piaceva e godemmo entrambe. Non l’ho più rivista, non ci scambiammo i numeri di telefono e qui credo non sia più venuta. Spero solo non abbia fatto qualche brutto gesto”
Questi suoi aneddoti rispecchiavano alcune di quelle storie che avevo scritto o almeno avrebbero potuto darne spunto per delle nuove, così come tutto ciò che stavo vivendo.
I suoi racconti erano interrotti da brevi frasi rivolte a me che continuavo a sditalinare la sua figa, del tipo:
“Ti piace”, “continua”, “lo senti come sono bagnata”.
Io le rispondevo a tono:
“Ti vorrei far sentire come ce l’ho duro, tanto che mi stai eccitando” e mi stringevo forte a lei per farglielo sentire all’altezza dei glutei.
“Se vuoi dopo te lo posso toccare, vorrei anche succhiartelo ma c’è troppa gente”
Arrivarono dei ragazzi così mi tirò via la mano da lì sotto e si riabbassò il vestito. Ne approfittai per portarmi il dito bagnato alla bocca e dopo avere annusato il suo odore lo succhiai.
Tornai ad abbracciarla con la mano sui seni e baciandola sul viso le dicevo “Non sai cosa mi stai provocando”
“Lo immagino, lo sento da come mi sfiori. Adesso che si allontanano mi tolgo la cintura così ti faccio vedere i seni”
Con fare molto naturale la tolse e come se stessimo solo noi allargò la scollatura del vestito mettendo i seni al vento. Erano due belle bocce, non molto grandi che entravano nella mia mano, dure e con due capezzoli che bloccarono il mio sguardo.
“A cosa pensi?”
“Vorrei baciarli”
“Vai, non viene nessuno, fai ciò che vuoi”
Chinai la testa e portai la bocca su uno dei suoi seni cominciando a succhiare e a leccare il capezzolo.
“Che bravo, che porco che sei, mi stai eccitando tutta”
Avrei voluto farle ogni cosa come i protagonisti delle mie storie.
“Vieni qui, te lo voglio toccare”
Mi avvicinai a lei che mi infilò la mano in tasca.
“Sei già venuto? Sento il pantalone bagnato”
“Qualche gocciolina che non sono riuscito a trattenere, mi hai colto impreparato, tutto così all’improvviso, inaspettato”
Toccandomi poi mi disse:
“Sai che sono proprio brava a fare i pompini”
“Mi piacerebbe tanto, mia moglie solo ultimamente ha preso quest’abitudine, ha scoperto che mi piace ma non li sa fare bene, anzi a volte mi fa pure male.”
“Tu non le dici nulla?”
“No, conoscendola si offenderebbe e non mi darebbe neppure quel poco di piacere che riesce a darmi”
“Ci vorrei io ad accontentarti.” Disse con aria di vanto.
“All’inizio anche io ero imbranata, ma adesso sono diventata tanto brava, soprattutto per come lo succhio, mi piace tanto quando lo sento venire in bocca, anche se non ingoio perché lo sperma mi fa un po’ senso, la sensazione di averlo in bocca no, quella mi piace tanto, ma il mandarlo giù… proprio no.”
Mi raccontò che aveva iniziato quando era una ragazzina di 17 anni con un cugino molto più grande che trovava ogni scusa per andare a trovarla quando i suoi non c’erano.
“Solo adesso capisco che veniva solamente per scoparmi. Oggi ha 70 anni ma è ancora un bell’uomo, non ti nego che se ne avessi l’occasione…”
Stavamo lì a parlare come una coppia aspettando di avere nuovamente campo libero e con lei che continuava a vantarsi delle sue voglie sessuali.
“Quanto mi piace quando me la leccano, è la cosa più bella che abbia mai provato, la tengo bella rasata, a volte vengo, altre no, ma provo lo stesso piacere”
Immaginandone l’odore aggiunsi:
“Sì, anche a me piace molto. Infilarci la lingua dentro, giocarci…”
“Sì, tutto intorno al clitoride” riprese subito lei.
“Sentire le pareti bagnate” le dissi portando la lingua all’orecchio e leccandole il lobo.
Nel frattempo mi ero portato dietro di lei abbracciandola e con la mano attraverso la scollatura del vestito le toccavo i seni.
“Sì, porco, fammi sentire cosa ti piace, vedi come sono grossi i capezzoli tanto che mi stai eccitando”
“Dimmi un po’” le chiesi “in culo l’hai mai preso?”
“Qualche volta” rispose lei
“Io non ho mai provato questa sensazione”
“Fa un po’ male, ma basta lavorarci un pochino con la lingua, con la saliva. Il primo attimo fa male, ma poi una volta dentro è una sensazione da provare sia per lei che per lui. Peccato però che non ne abbiamo la possibilità, non possiamo neppure andare a casa mia, mia figlia sarà già tornata.”
Riprese: “Me lo vuoi toccare?”
“Volentieri, anche subito” fu la mia risposta immediata.
“Vediamo se non c’è nessuno, così mi alzo il vestito e ci infili la mano dietro, tanto se mi copri col corpo non si vede nulla”
“Quei ragazzi lì sembra che se ne stiano andando, ma dietro c’è quella persona anziana…” le feci notare.
“Lascia perdere il vecchio, al massimo si farà una sega e godrà solo nel vederci, se non l’ha già fatto.”
Io le stavo sempre dietro, stretto sulla sua schiena che premevo con il cazzo duro sul suo sedere, lei che si alzava la gonna dicendo:
“Dai infila la mano e toccami il culo”
Iniziai a massaggiarle forte la pacca
“Si mi piace, ma aspetta che allargo un po’ le gambe”
Portai la mano più giù fino a toccarle il buco.
“Senti come è stretto, infilaci il dito”
Glielo misi dentro facendola godere, infatti sottovoce diceva “Sì, dai porco, continua così”
Massaggiai per qualche minuto baciandola dietro al collo poi lei disse:
“Mettimelo nella figa così, da dietro”
In quella posizione in cui si era messa mi fu facile trovare l’altro suo buco che penetrai con le due dita massaggiandola ad uncino: le pareti erano morbide e bagnate.
“Vorrei assaporare tutto ciò che hai lì dentro” le sussurravo
“Sì, porco, come mi fai godere non ti fermare”
Si avvicinarono delle persone e dovetti tirar fuori la mano ripulendomi le dita con la bocca assaporando nuovamente il suo sapore, questa volta più intenso, ma lei mi disse:
“Tienimi ancora stretta, vorrei toccartelo. Appena vanno via slacciati i pantaloni e tiralo fuori”
Si fermarono a scattare delle foto e nella mia mente speravo che non le stessero facendo a noi, anche se la cosa cominciava ad intrigarmi.
“Vieni, mettiti così affianco a me” mi guidava Marta coprendomi con il corpo per darmi la possibilità di tirarlo fuori senza che nessuno potesse vederlo.
“Abbracciami e baciami sul collo, fai l’indifferente che ora ci penso io”
Con il cazzo da fuori stretto nella sua mano cominciai a godere, anche se ormai già ero venuto nei pantaloni da un po’.
“Già sei venuto?” notò lei sentendomi tutto bagnato.
“Non ho potuto resistere mentre ti toccavo la figa, è stato più forte di me. Tutta questa situazione è anormale, inaspettata, piacevole ed eccitante, come te”
Continuava a masturbarmi con insistenza.
“Meglio, così almeno non mi schizzi addosso”
C’era un forte via vai di gente e decidemmo di fermarci. Le poggiai un braccio sulle spalle e con l’altra mano tornai a toccarle i seni da sopra. Lei mi lasciava fare mentre prese una salviettina dalla borsa per pulirsi le mani.
“Ti va ancora di toccarli?” mi chiese mostrandomeli dalla scollatura.
“Certo sono fantastici” le risposi infilando la mano nella veste.
Erano ben visibili con quei capezzoli rigidi che non smettevo di stuzzicare.
“Ti piacciono così dritti?”
“Fantastici”
“Mi stai eccitando, mi fai sentire una porca” continuava a dire Marta.
Tenevo la mano nello spazio tra i due seni per afferrarli meglio e lei continuava a sussurrarmi frasi sempre più eccitanti attendendo mie reazioni.
“A cosa pensi?”
“Vorrei infilarci il cazzo in mezzo, con la punta che esce da fuori e tu che la lecchi”
“Sì, porco, continua a parlarmi e a dirmi i tuoi desideri”
“Sto vivendo tutto ciò che ho scritto nei miei racconti, e questo grazie a te. Non avrei mai immaginato fosse accaduto”
“E’ invece lo è” mi interruppe lei “Grazie a Marta che ha capito subito cosa volevi. Quando ti ho visto prima ho pensato che volevi stare da solo a pensare, meditare, poi mi sono detta: è se volesse un po’ di compagnia?”
“Altro che compagnia mi stai dando.” le risposi ”Anche io me ne sono accorto, per questo mi sono spostato per vedere se tu ci stavi e me l’hai fatto capire più che bene”
“Che vuoi, se qualcuno ha qualcosa da dare che male c’è a darla? Anzi si trova piacere per entrambi e credo che tu stasera l’abbia trovato. Anche io con te”
Volevo baciarla sulla bocca, ma appena avvicinavo le mie labbra alle sue con la scusa di baciarle il viso, lei si scostava leggermente.
“Dimmi cosa vorresti fare?”
“Scoparti, ora, anche qui”
“Ti ho già detto che non è possibile, anche se lo vorrei tanto anche io. Dai, toccami un altro po’ il culo”
Infilai nuovamente la mano sotto al vestito dal lato in cui nessuno ci avrebbe potuto vedere e, coprendola da dietro con il mio corpo, afferrai la sua pacca stringendola, accarezzandola.
“Mi piace, dai infila di nuovo la mano lì in mezzo” esclamava lei con tono veramente eccitato.
Le massaggiai ancora un po’ il buco infilandoci leggermente il dito dentro.
“Sì, così mi piace” diceva “Baciami dietro al collo, mi eccita da morire”
Mi sentivo eccitare nuovamente, volevo farglielo capire, così tirai fuori la mano e la strinsi a me poggiando la mia mazza, che era rimasta dura per tutto il tempo, sulla sua coscia.
“Sei stato proprio un vero maiale, mi piacerebbe incontrarti di nuovo qualche sera, sempre qui, sempre alla stessa ora” mi disse scostandosi.
La guardai in faccia e le dissi ancora una “Stasera hai reso realtà i miei racconti”
“Mi raccomando scrivila questa storia, poi qualche volta portami un libricino, mi farà piacere leggerlo e, pensando a te, eccitarmi tutta”
“E’ un vero peccato non poter andare a letto con te stasera, ci sarei venuto volentieri” le dissi quando ormai si era capito che stavamo ai saluti.
“Davvero un vero peccato, secondo me mi avresti fatto godere come una maialina scopandomi tutta”
La bacia per l’ultima volta sulla guancia dicendole:
“Comunque stasera starai nel letto con me, anche se solo nei miei pensieri sarà come averti accanto dopo tutto quello che mi hai fatto provare”
“Certo ci sarò e mi raccomando, ti voglio pensare eccitato mentre immagini che mi fotti tutta” mi ricambiò il bacio e concluse:
“Vai, io resto ancora un po’ qui”
Mi allontanai da lei, a testa bassa per evitare che qualcuno vedendomi andare via così da solo, se già non l’avesse intuito, pensasse a ciò che era successo con Marta su quel pontile di notte, davanti al mare tra gli sguardi della gente.
Di tanto mi voltavo per cercare di vedere cosa facesse, mi accesi altre due sigarette per sbollire l’eccitazione che sentivo ancora dentro fermandomi a guardare la fine del pontile, lì dove si era realizzato un mio sogno.
Non ci fu più l’occasione per me di incontrare Marta, ma ogni volta che mi stendevo sul letto la sentivo accanto a me che la toccavo come quella sera sul pontile.
A mente fredda pensai che aveva organizzato tutto, quell’uomo che mi disse di non farci caso probabilmente era il marito ed io semplicemente lo strumento di qualche loro gioco perverso ed eccitante. Ma pure se la cosa così fosse stata non mi interessava, per la prima volta nella mia vita avevo goduto in un modo per me inverosimile, in un modo che solo la mia immaginazione nello scrivere aveva vissuto fino a quel giorno.
Non potrò mai smettere di dire “Grazie Marta”
grammaticalmente pessimo........
Ciao Ruben, sei un mito! Hai un modo di scrivere che mi fa eccitare! La penso esattamente come te. Se…
Ti ringrazio, sono felice che ti piacciano. Vedremo cosa penserai dei prossimi episodi, quando si chiuderà anche la sottotrama di…
Davvero molto bello. Piacevole come gli altri e decisamente pregno di sentimenti espressi senza risultare melensi o ripetitivi. D'impatto leggiadro,…
Come ti ho detto, in pochi e poche sanno sa scrivere in maniera così eccitante sia dare un senso ad…