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Racconti Erotici Etero

Intrusa

By 14 Luglio 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Sto aspettando Masha nella hall del lussuoso albergo dove mi ha detto di alloggiare e guardo fuori dalla grande vetrata; la luce del giorno si affievolisce sempre di più. Mi giro quando sento aprirsi le porte dell’ascensore e la vedo uscire. Non la ricordavo proprio così bella. Ma &egrave cambiata lei, non i miei ricordi. Sono passati molti anni da quando ci siamo conosciuti.

Masha &egrave danese ma ha origini russe, cosi aveva detto; e di sicuro aveva qualche altro avo di qualche altro paese europeo. Un melting pot genetico che aveva partorito la sua opera migliore. I capelli sono lunghi e neri, nerissimi, cosi come gli occhi. Mi viene incontro e ci abbracciamo come due fratelli che non si vedono da una vita. Al contrario di tutti gli stereotipi legati alle donne nordiche Masha &egrave di un calore unico. &egrave solare, dolce; ha sempre quel sorriso che le increspa le labbra coperte da un rossetto scarlatto e le guance un po’ meno accese.

Quando ci stacchiamo non posso fare a meno di squadrarla dall’alto in basso. Il suo corpo &egrave fasciato da un abito stretto e corto che le lascia scoperte quasi tutte le gambe velate da sottili calze scure. &egrave così sensuale. Non si vedono tutti i giorni bellezze cosi. Le dico che probabilmente le scarpe alte che indossa non sono molto adatte per camminare per le vie del centro, ma lei dice che &egrave abituata. Dice che &egrave venuta in vacanza col ragazzo e che lui era già uscito con suoi vecchi amici che aveva in città.

La prendo per mano e passeggiamo per le strade del centro che diventano sempre più buie e brulicanti di turisti. Era già stata a Roma, ma ogni volta che viene &egrave come la prima. Qualche giorno fa aveva detto di voler vedere il pantheon, così faccio in modo che se lo ritrovi davanti appena sbucati dalla stradina che stiamo percorrendo. Il suo viso &egrave raggiante quando se lo trova davanti. Mi abbraccia ancora. Per la prima volta mi sento in imbarazzo con una ragazza, non so più cosa dire, ho la gola secca. &egrave la sua bellezza che mi mette in agitazione.

Ci sediamo ad un tavolino li in piazza e prendiamo qualcosa da bere. Allora le racconto, con il mio scarso inglese, di come i romani abbiano costruito quella fantastica opera senza neanche avere le conoscenze ingegneristiche necessarie. Lei sorride e mi guarda affascinata. Lo noto e proseguo inventando anche sciocchezze legate alla mitologia latina chiedendomi se capiva veramente quello che le stavo dicendo. Sembra molto presa, mi chiede quanti altri posti spettacolari come questo ci siano qui. Molti, le rispondo. Dice che sono fortunato ad abitare qui, in una città cosi romantica. &egrave cosi, le dico; dovrei ringraziare i miei genitori che mi ci hanno portato.

Le racconto che sebbene abiti qui da molto tempo in realtà sono di tutt’altre zone. Le dico che sono innamorato di questa città come lei, ma forse il mio cuore &egrave altrove. Mentre parlo lei accavalla le lunghe gambe lasciate scoperte dal vestitino che si accorcia sempre di più. Con i tacchi mi accarezza le gambe. Non posso fare a meno di notare le insistenti occhiate che le mandrie di turisti le lanciano. Decido di portarla ad una famosa piazza li vicino.

Vederla camminare su quei tacchi &egrave uno spettacolo. Cerca di fare attenzione ma sempre camminando elegantemente.

Mentre facciamo il giro della piazza mi prende per il braccio e mi chiede se sto vedendo qualche ragazza. Le dico di sì, che ci siamo appena conosciuti. Ci sediamo dando le spalle al nettuno. Non resisto più, la bacio. La bacio con tutto il trasporto che avevo represso dal momento in cui l’avevo vista in albergo. Si stacca e dice che &egrave vero quello che si racconta all’estero degli italiani. Se ne dicono tante sugli italiani, le rispondo. Dice che &egrave vero che gli italiani ci sanno fare con le ragazze. Sorrido.

La prendo ancora per mano e la trascino per altre strade dove passa meno gente. Facciamo qualche altro metro fino a fermarci in una stradina più buia dove sembra non passi nessuno. Le faccio poggiare la schiena sulla pietra dura di un palazzo e con la mano risalgo sotto il suo vestitino. Le scopro le gambe fino a sentire il bordo delle autoreggenti e il culo solcato da un piccolo perizoma. Lo stringo con una mano mentre con l’altra le accarezzo il viso, spostandole una ciocca di capelli che le incornicia il volto dolce a sensuale. Mi bacia facendo roteare la sua lingua intorno alla mia. &egrave affamata. Con le dita sposto il perizoma e sento quanto sta salendo la sua eccitazione. &egrave bagnata, molto. Con un dito cerco il clitoride, ma prima lo faccio affondare nella sua fica. Poi ne aggiungo un altro. Ansima e gode, con una mano cerca il mio cazzo e lo sente premere contro la stoffa dei pantaloni. La giro, il vestitino aderente &egrave già alzato, e scosto di lato il perizoma. Masha inarca la schiena facendomi vedere il suo culo perfetto. Mi sbottono i pantaloni e faccio uscire il cazzo. Lo punto contro le sue labbra. Sebbene fosse già abbondantemente bagnata non lo &egrave abbastanza per me. Ad ogni affondo mi fa male, quindi mi muovo lentamente. Le tiro i capelli con una mano, con l’altra muovo le dita sul suo clitoride. Si incomincia a bagnare di più, ma io ho ancora bisogno di altri minuti per resistere all’orgasmo. Quando sento lo stimolo del piacere abbandonarmi mi lascio andare e la scopo forte, sbattendola contro la parete. Si lamenta, dice di andare più piano ma poi ad ogni affondo la sento gemere e venire. Mi devo trattenere però, lei non &egrave Sara.

Più mi sforzo di non pensarla e più mi entra nella testa. A Sara piaceva essere presa in quel modo, anzi, sarei stato fin troppo dolce scopandola così. Sara aveva la capacità di farmi diventare un animale. Era colpa sua. Mentre stava a pecora si girava e mi guardava con un viso trasformato dal piacere e mi incitava a scoparla sempre più forte. E lo facevo, fino a farle male, fino a sentire i crampi nelle gambe o negli addominali. E lei godeva, godeva di brutto. Io le mordevo le spalle e lei godeva dei brividi che ogni volta le percorrevano il corpo quando sentiva la mia barba sul suo sottile collo. Godeva quando scopandola da dietro la allargavo il culo e le sputavo sul buchino, poi passavo il pollice e lo sentivo schiudersi sotto il mio tocco, fino a quando le mettevo due dita dentro. Ogni volta perdevo il conto degli orgasmi che aveva e se glielo chiedevo dopo, non lo ricordava neanche lei. Mai conosciuta una cosi. Godeva allo stesso modo anche quando le scopavo il culo. Una volta mi ero spaventato seriamente. Ero andato avanti per parecchio senza rendermi conto del tempo che passava. Dopo un po’ avevo anche inserito i due pollici per allargarglielo ancora di più. Credevo di farle fatto molto male ma lei aveva avuto solo tanti orgasmi, a ripetizione e senza neanche toccarsi.

Le risate di un gruppo di turisti mi riportano alla realtà.

Sto ancora scopando Masha. Si accorge anche lei dei rumori in avvicinamento e ci rivestiamo.

Dove mi porti, dice. Vieni, rispondo, ti porto in un posto dove la vista ti può fare dimenticare qualsiasi cosa, &egrave qui vicino.

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