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Racconti Erotici Etero

Julia

By 14 Gennaio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Julia

Capitolo 1

Un sole impietoso seccava l’aria e rendeva polverose le strade, le automobili
sfrecciavano lungo la strada e all’interno di esse furtivi sguardi si posavano sulle
piccole donne appostate sul ciglio in attesa che qualcuno venisse a comprare i loro
corpi per qualche minuto.
Si fermò un’auto di grossa cilindrata, di qualche piccolo imprenditore che voleva
ostentare una ricchezza che in realtà non aveva.
Si aprì uno sportello; un uomo si affacciò dall’interno.
Aveva all’incirca una quarantina d’anni, pochi capelli bianchi, un viso pulito e uno
sguardo sicuro; le fece cenno di salire.
Julia tirò su la piccola gonna come era solita fare, non solo per poter meglio salire ma
anche per mettere meglio in mostra la sua ‘mercanzia’.
La guardò, il fresco visetto, gli occhi lucenti, la piccola bocca, gli acerbi seni resi
lucidi dalle goccioline di sudore. Le snelle gambe, cotte dal impietoso sole, accavallate
l’una sull’altra che sfacciatamente gli si offrivano. terminavano fasciate in una in una
piccola gonna che a mala pena riusciva a coprirle il ventre.

‘Oggi &egrave il compleanno di mio padre’, le disse con voce sprezzante rimettendo in moto
la macchina, ‘compie 75 anni vorrei fargli un regalo speciale. Te’.
‘Ti lascerò sola con lui un’ora voglio che” s’interruppe, non aveva il coraggio di dirle
che avrebbe dovuto farlo con un vecchio.
”voglio che gli faccia un po’ di compagnia, &egrave vecchio e voglio dargli qualcosa che da
solo non sarebbe più capace di prendersi. Se accetterai ti darò 500mila lire, non
dovrai fare nulla di strano, dovrai solo stare un po’ con lui, fargli compagnia, farlo
eccitare magari, e se lui vorrà prenderglielo in mano.
Solo con le mani, però, &egrave vecchio, non voglio che si ecciti troppo e che ci rimanga’.

Aspettava un cenno prima di ripartire, un cenno di assenso che non tardò ad arrivare,
in fondo 500mila erano una bella somma, e poi per quello che avrebbe dovuto fare’ il
massimo sarebbe stato fare una sega, sempre ammesso che il vecchio ne avesse avuto
la forza.
L’auto ripartì, e dopo circa venti minuti arrivarono a destinazione; la condusse in un
antico palazzo del centro storico, lei pensò che il suo abbigliamento stonasse
nell’atmosfera così austera di quel palazzo.
Quando il vecchio aprì, il figlio lo abbracciò affettuosamente e con voce fiera e al
contempo ironica disse: ‘ti ho portato una sorpresa’, l’afferrò per un braccio e la tirò
dentro; il vecchio, immobile sulla soglia sembrava non capire.
‘Vi lascerò soli per un’ora’ e accennando un sorrisino compiacente al padre: ‘mi
raccomando non farmi fare brutte figure’; poi girandosi le strizzò l’occhio e prese la
porta, uscendo velocemente.
Rimasero soli.
Il vecchio, imbarazzato e impacciato non sapeva cosa fare; per sdrammatizzare quella
situazione le chiese se volesse qualcosa da bere: ‘intanto accomodati, lì, nel salotto’;
si eclissò entrando in un’altra stanza dalla quale uscì dopo qualche minuto con in mano
un vassoio con una caraffa di aranciata e due bicchieri.
Julia si diresse lì dove le aveva indicato il vecchio; appena varcò la soglia fu
abbagliata dal sole che riempiva tutta la stanza; filtrava attraverso due grandi
finestre celate da tende di un tessuto molto pesante che lasciavano trasparire la luce
tenendo lontani gli sguardi della gente.
Si sedette su una poltrona e quasi vi affondò dentro, doveva essere molto vecchia
infatti il vero tessuto, sicuramente liso, era coperto da centrini di candido cotone.
Alle pareti erano appesi quadri di paesaggi campestri molto luminosi che
contribuivano a rallegrare e a ravvivare la stanza.
Assorta in quei pensieri non si accorse dell’arrivo del vecchio, che dopo aver posato il
vassoio sul tavolino, perse posto su di un’altra poltrona di fronte a lei.
Il vecchio versò il succo d’arancia nei bicchieri e ne porse uno a Julia; era molto
imbarazzato non riusciva a dire nulla, sconvolto da quella strana situazione. Anche
Julia non disse una parola; non parlava mai con i sui ‘clienti’, non lo aveva mai fatto, e
pure volendo non avrebbe saputo cosa dire.
Erano seduti l’uno di fronte all’altro e si fissavano; Julia cercava di capire cosa quel
vecchio stesse pensando, se si stesse eccitando per quella strana situazione oppure
se ancora non avesse capito nulla e stesse aspettando che lei facesse la prima mossa.
Decise di mettere fine a quella situazione, bevve d’un fiato il contenuto del bicchiere
e si alzò.
Si avvicinò al vecchio sbottonandosi di più la camicetta, scoprendo il piccolo seno che
già prima il vecchio aveva potuto vedere strusciare contro il tessuto reso
trasparente dal sudore.
‘La vuoi vedere?’, disse, e senza aspettare una risposta si alzò la gonna e la
attorcigliò in modo che potesse rimanere ferma. Non portava le mutandine era
un’abitudine che ormai aveva perso da molto tempo, e così offrì agli occhi del vecchio
il piccolo cespuglietto corvino.
Il vecchio arrossì violentemente; Julia capì che certi spettacoli erano graditi a
qualsiasi età.
Gli prese la mano che rimaneva abbandonata su di un bracciolo della poltrona e
l’avvicinò alla passerina.
Nonostante il caldo la sua mano era gelida e il contatto la scosse, infatti il vecchio
riuscì a percepire piccoli brividi che dal profondo del ventre della ragazza si
ripercuotevano sulla sua mano.
Il vecchio era attonito, erano molti anni che non toccava più una donna, Julia se ne
accorse ma decise comunque di continuare.
La leggera stoffa dei pantaloni non riusciva più a trattenere l’eccitazione, ma, Julia,
almeno per il momento, era decisa a trascurare il pene del vecchio, prolungandogli di
più la sofferenza.
Pose la sua mano su quella del vecchio e iniziò a massaggiarsi la figa; il vecchio, ormai
complice, non sembrava voler prendere l’iniziativa ma, passivamente, lasciava che
fosse Julia a guidarlo.
All’apice dell’eccitamento Julia era completamente nuda; i suoi seni ora si offrivano in
tutta la loro giovane freschezza agli estasiati occhi del vecchio, il quale si irrigidiva
sempre di più nella sua poltrona nel tentativo di trattenere l’eccitamento che gli
procurava quello spettacolo. Non doveva esser certo facile trattenersi quando davanti
ai suoi occhi una giovane donna si dibatteva in preda all’eccitamento che si stava
procurando usando proprio le sue mani.
Ad un tratto, se la ritrovò tra le braccia mentre si strusciava contro di lui, sentiva i
piccoli capezzoli irrigidirsi al contatto con la sua ispida barba, sentiva tutto il peso di
quella giovane donna sul suo cazzo prigioniero di una così effimera gabbia che pur
tuttavia lui stesso non aveva il coraggio di aprire.
Le snelle gambe si avvinghiavano a lui, le sottili dita gli cingevano la nuca; sentì i
piccoli piedi della ragazzina massaggiargli il pene sopra la ruvida stoffa dei suoi
pantaloni. Quando Julia lo vide con gli occhi sgranati e i muscoli del viso tesi allo
spasmo capì che era pronto, le sue esili mani scivolarono lungo le sue gambe
insinuandosi nell’inguine, accarezzandogli i testicoli e il pene; con le agili dita abbassò
la lampo e liberò il pene del vecchio che balzò fuori, lo sfiorò delicatamente con la
punta delle dita e infine lo impugnò, stringendo talmente forte che riuscì a sentire le
pulsazioni delle vene.
Il colore così pallido e la durezza faceva assomigliare quel grosso cazzo ad un corno di
rinoceronte; bianco, duro, perfetto; era, pensava Julia, tra tutti, quello che meglio si
addiceva per rappresentare la virilità. Era ad esso, immaginando che un grosso
rinoceronte la penetrasse con il suo corno, che Julia ricorreva quando doveva
compiacere i clienti che non la facevano eccitare.
Tenendolo stretto con una mano con l’altra ne accarezzava la punta; l’indice si faceva
largo tra la delicata pelle che racchiudeva il glande; discostava delicatamente i lembi
insinuando sempre più profondamente il suo dito alla ricerca del rosso frutto.
Le sue mani ora scorrevano lungo il pene dall’alto verso il basso, accelerando sempre di
più il ritmo.
Sapeva di non dover usare la bocca ma volle comunque concedere qualcosa di più al
vecchio, avvicinò il petto e appoggiò il turgido muscolo tra i due seni continuando ad
carezzarlo. Questo eccitò ancora di più il vecchio al quale bastarono pochi attimi per
venire copiosamente sulle sue tette.
Fece appena in tempo a rialzarsi e a darsi una ripulita, quando bussarono alla porta,
l’uomo che prima l’aveva accompagnata era venuto a riprenderla.
Julia lo baciò affettuosamente sulla guancia il vecchio, che era rimasto immobile sulla
poltrona e si diresse verso la porta; il vecchio tentò alla meglio di rivestirsi e alzarsi
ma ricadde privo di forze nella poltrona riuscendo solo a dire: ‘Domani verrai di
nuovo!?!’.
Julia fece finta di non sentirlo, sapeva che non doveva affezionarsi ai clienti, e in più
il figlio non avrebbe sborsato altri soldi.

L’uomo la riaccompagnò nello stesso posto dove l’aveva presa le diede il denaro
pattuito e ripartì sgommando, sparendo nella fitta polvere che aveva sollevato.

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