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Racconti Erotici Etero

La Capa

By 15 Aprile 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

 

Lavoravo in quell’ufficio ormai da 5 anni ma non mi era mai capitato di lavorare con lei. Lei è Susan. Australiana trapiatanta in Italia, donna in carriera, folta e riccia chioma rossastra, porta i suoi 48 con classe e charme. Ma nonostante questo è una donna piuttosto dura con cui lavorare.

Comunque il tutto nasce quando il Direttore mi chiamò e disse che: ”.. c’è un nuovo incarico. Niente di impegnativo, 2 giorni di lavoro. Si tratta di visitare un cliente a Brescia e stipulare un contratto secondo una serie di clausole, bla bla…. il lavoro lo seguirai sotto la supervisione di Susan…blabla..” e continuò a riempirmi la testa di dettagli che ignorai. La mia mente si era focalizzata su “supervisione di Susan”

L’incazzatura era montata pesantemente, primo perchè pensavo di essere cresciuto abbastanza da avere la mia autonomia e non avere bisogno di un supervisore; secondo perchè correva voce nei corridoi che questa Susan fosse una gran rompicoglioni.

Sta di fatto che in quella situazione non avevo scelta e mi sarei dovuto adattare alla situazione.

Arrivai a Brescia il primo giorno di lavoro, mi presentai ai responsabile dell’azienda cliente. Mi consegnarono le carte che avrei dovuto visionare e mi mesi subito al lavoro.

Mi misero a disposizione una sala riunioni circondata da pareti di vetro.

Susan arrivò a metà mattinata e sembrava già di pessimo umore. Le offrii un caffè e lei mi raccontò di tutti i casini che ha avuto durante la mattinata, traffico, del fatto che era arrivata solo a metà matinata ecc… ecc..

Appena dopo il caffè inizia a rivedere il mio lavoro. “Nel complesso un buon lavoro, ma direi che come taglio non ci siamo”. Segnò una serie di correzioni al testo che stravolgono completamente il documento e stimo mi porteranno via tutta la giornata. Ma la cosa che mi fece uscire pazzo è quel atteggiamento paternalistico, che sottointende “adesso ti insegno io come si lavora”.

Insopportabile. Provai a dire la mia ma invano. Anzi ogni tentativo di discussione faceva sorgere nuove modifiche, nuove cose da fare, nuove frasi paternalistiche. Insomma nel giro di qualche minuto mi ero ritrovato coperto di una montagna di lavoro da fare.

Mi colpi il fatto che però durante quell’accesa discussione avesse ripetuto un paio di volte ”vedi non devi aver paura di cambiare, di accettare le novità”… li’ per li’ non detti peso alla frase.

Mi rassegnai e a testa bassa iniziai a lavorare.

Lei si attaccò al telefono e iniziò un fiume di telefonate.

Il primo segno che Susan non fosse come me l’ero aspettata lo ebbi a metà del pomeriggio.

I responsabili dell’azienda ci invitarono a prendere un caffè. Ci sedemmo nella sala relax dell’ufficio. Mentre sorseggiavo il caffè, realizzai che Susan parlava con una voce più suadente del normale.

Alzai gli occhi e mi resi conto che un bottone della sua camicetta si era magicamente slacciato.

Affondando i miei occhi nella sua scollatura capii non averla mai osservata sotto quel punto di vista e quello che lasciava intrevedere risultava estremamente interessante, nonostante l’èta non più giovanissima.

Mi resi conto anche che la gonna lasciava intravedere due gambe ancora di tutto rispetto.

“forse non è poi così male, è ancora una bella donna” pensai.

Finito il caffè tornammo nella sala riunioni. Il computer assobii la mia attenzione fino a quando vedi passare,dietro al vetro la segretaria dell’ufficio: una superba 25enne con un campionario di curve chiuso in un vestito di cattivo gusto, con un trucco eccessivo e uno sguardo che dava l’idea di totale idiozia… insomma l’archetipo della segretaria oca che i dirigenti prendono per abbellire l’ambiente.

Tuttavia le mie parti basse ebbero subito un sussulto.

Susan si accorse dei miei sguardi.

“Non dirmi che ti piace quella fica secca?” disse con una punta di gelosia.

“Ah!” feci io ridendo, “quella fa parte dell’arredamento, però non è brutta”

Susan alzò e chiuse le tendine della sala riunioni.Ora non potevo più vedere quello che succedeva fuori, né nessuno poteva vedere dentro.

“Adesso non ti distrarrai più” disse Sunan

“Ci sei sempre tu,qui” feci con fare un po’ malizioso. Appena finita la frase iniziai a temere di avere esagerato. Era pur sempre il mio capo.

Lei invece mi guardò intensamente e mi sorrise. Non disse nulla.

“che avrà pensato?” mi domandai dubbioso.

La tesione venne rotta dal suono del suo telefono.

Mentre parlava si sedette su una sedia dall’altro lato della scrivania, mantenendo una certa distanza dal tavolo. In quella posizione potevo avere una visione completa del suo corpo.

Da dietro il mio computer tiravo delle occhiate vogliose verso di lei.

Senza smettere di parlare al telefono iniziò a massaggiarsi una caviglia. Per farlo allargò oscenamente le cosce. Potevo intravedere l’elastico delle sue provecanti autoreggenti e l’interno coscia nudo sopra di esse.

Degluttii con difficoltà.

Lei si chinò per massaggiarsi meglio e mi lasciò vedere ancora meglio la meravigiosa scollatura.

La camicetta ancora sbottonata faceva intravedere un reggiseno di pizzo nero.

Ebbi un erezione mostruosa. Non sapevo cosa fare. Cercavo di concentrarmi senza riuscirci.

Lei ogni tanto mi buttava un’occhiata e sorrideva maliziosa sotto i baffi.

Finalmente finì la telefonata. Si ricompose, mi sorrise:” direi che si è fatta ora di andare a cena”.

Prendemmo la macchina e ci dirigemmo verso l’albergo. 15 minuti più tardi ci trovammo nell’atrio. Lei aveva una camicia di seta bianca ancora più sbottonata del pomeriggio e una gonna leggera tutta svolazzante, scarpe lucide con tacco altissimo e una collana di perle che le cadeva in mezzo ai seni.

“E’ stupenda così” pensai io. “Che eleganza” le dissi per sciogliere il ghiaccio. Mi passò l’indice sotto il mento con fare malizioso: “neanche tu sei niente male”

Ci sedemmo. Le ordinò una bottiglia di vino e da mangiare per tutti e due. “Non ti dispiace vero? A me piace prendere l’iniziativa”.

“No, affatto…sei tu il capo”.

“Dopo l’orario di lavoro non occorre mantenere le formalità da ufficio, puoi anche rilassarti e goderti la serata”

E mi versò da bere.

“Allora Zeppo, dimmi di te. Sei sposato, fidanzato”

“Fidanzato”

“Spero non sia una cosa seria, sei così giovane”

“Ho 30 anni”

“allora sei giovane, io ne ho 48 e sono ancora come quando ne avevo venti”

“in effetti li porti molto bene”

“Grazie sei un tesoro”

e mi versò nuovamente da bere

“Da quanto lavori per noi?”

“5 anni”

“E stai aspettando la promozione a quadro?”

“E si…”

“Beh vedi, quello che cerchiamo nelle nostre figure senior e la capacità di individuare le opportunità, di essere intraprendenti, di saper sfruttare le occasioni. Devi saper cambiare…”

“E’ la seconda volta che me lo dici, cosa intendi?”

Nel frattempo il cameriere ci aveva portato i piatti.

“Ne parliamo dopo, adesso coditi la cena” disse lei.

La cena prosegui tranquilla. Parlammo del più e del meno. Lei continuava a versarmi da bere e giocare con la collana.Quella collana di perle che si strusciava tra le sue tette mi faceva impazzire.

Avevo un erezione incredibile.

Finita la cena, lei mi disse:”adesso è il momento di finire quel discorso, vieni con me”

Imbarazzatissimo mi alzai, cercando di nascondere la mia erezione.

Le mi scopri subito. Lanciò un occhiata al cavallo dei pantaloni e mi sorrise.

Dopodichè si giro e si avvio verso le camere. Io la segui ammutolito.

“vieni dentro un secondo” disse aprendo la porta di camera sua.

Ero spaesato.

“accomodati” disse indicando il divano, “bevi ancora qualcosa?”

“no grazie, sono già bello ubriaco”

“ok” si chinò verso il frigo bar per prendere una bottiglietta di wodka. Mostrò con questo gesto il suo bel culo e la gonna leggera lasciò scoperte di nuovo le autoreggenti.

Poi prese una sedia e si sedette esattamente di fronte a me.

“dicevo che devi cambiare”

“in che senso?”

“nel senso che non devi essere così timido e distaccato, dare sfogo alle tue passioni”

“….” non riuscii a dire niente

“Se vuoi la promozione devi dimostrare di avere iniziativa e palle”

“..”

Si chino verso di me. A questo punto eravamo vicini in modo imbarazzante.

“per esempio se tu volessi qualcosa dovresti provare a prendertela, se per esempio volessi baciarmi dovresti farlo”

Ero allibito. Non sapevo cosa fare. In fondo ero fidanzato e non mi sarei mai aspettato di trovarmi in una situazione del genere.

Le mi afferrò la cravatta e mi tirò verso di se.

Mi baciò e mi infilò la lingua in bocca con forza.

Le nostre lingue si inseguono, si cencano, si incrociano. Poi le si staccò.

“perchè non ti metti più comodo? Togliti giacca e cravatta!”

Mi spogliai … leì si slaccio la camicetta scoprendo un seno favoloso avvolto in un reggiseno di pizzo nero.

La mia erezione era incredibile.

Le si sfilò una scarpa e la appoggio sul mio pene eretto contenuto appena dai pantaloni.

“mi sembra che la cosa non ti dispiaccia…ti piace quello che vedi?”

“molto!”

“Alzati e vieni qui”

mi misi davanti a lei. Con la maestria che solo l’esperienza porta, mi slacciò i pantaloni e mi abbassò le mutande.

“Ora vediamo se meriti la promozione”

“…” ancora ammutolito dalla situazione

“Volevo questo bel cazzo tra le mie mani dal primo momento che ti ho visto, vediamo se tanto lavoro per farti restare solo con me ne è valso la pena”

Afferrò il pene eretto con una mano

“Sei bello duro, vediamo il sapore”

inizio a baciarmi la punta, leccando con maestria, poi lo infilò tutto in bocca.

Io non capivo più niente.

Sentivo scorrere la sua lingua su mio pene, stavo impazzendo.

“Mmm buono…” ora tocca a te

si alzo e si tolse il reggiseno. Mi afferro i capelli e mi spinse la faccia tra i suoi seni.

“leccami mordimi….”

Presi tra le labbra un capezzolo. Era incredibilemente duro e lungo.

Sembravano due piccoli peni in erezione. Lei nel frattempo sospirava con forza.

Le mie mani correvano sulle sue tornite chiappe coperte solo da un piccolo filo.

“ho detto di mordermi” disse tirdomi ancora più a sè per i capelli.

Improvvisamente, come se avesse il fuoco addosso si sfilò gonna e mutandine.

“Adesso in basso”

Sempre tirandomi per i capelli mi accosto la faccia al basso ventre.

Una figa perfettamente depilata mi si presentava davanti alla faccia.

La mia lingua iniziò a esplorarla.

“mmm… di più”

Inizia a lappare più forte correndo lungo il suo solco e temporeggiando sul clitoride.

“ahhh così…di più”

Inizia a penetrarla con la lingua come se fosse un cazzo…

“vuole che prenda l’iniziativa? Allora guarda questa” pensai

mi spostai sempre più avanti per penetrarla sempre più a fondo.

“Ah…si così mi fai godere.ancora”

mi spostai ancora più indietro e mi girai.

Ora la mia testa era in mezzo alle sue cosce. La mia lingua percorse il solco dei glutei

“Ooh… cosa fai?..questa non me la aspettavo!”

Con le mani feci pressione sul retro delle ginocchia costringendola a piegare le gambe.

Mi ritrovai improvvisamente il suo sedere in faccia e l’ano a pochi centrimetri dalla bocca.

E a quel punto presi veramente l’iniziativa… inizia a sodomizzarla con la lingua. Leccavo il buchino e infilavo la lingua nell’ano con tutta la forza che avevo.

“ahhhh…questo si che mi fa impazzire…ora però voglio scopare!”

Raddrizzò le gambe e mi mise un piede sul petto.

Sprinse e prima che potessi capire cosa stava succedendo ero steso a terra e lei si stava comodamente infilando il mio pene dentro di se.

Si sedette su di me facendosi penetrare completamente.

“proprio un bel cazzo …ne è valsa la pena! Sei pronto ad essere montato?”

e prima che potessi rispondere aveva iniziato ad andare su e giù facendo sparire il mio pene nella sua figa.

Io ormai ero in preda agli eventi e non capivo più niente.

“Oh si…oh si…oh si..sto godendo”

“quanto sei bella, quanto mi piace”

“vengo…vengo…vengo” è urlando mi pianto le unghie nel petto.

Si accasciò su di me per un attimo.

“adesso voglio bere il tuo seme, alzati”

mi misi in piedi.

Iniziò a masturbarmi con la mano destra e contemporaneamente a ingoiare il mio pene nella sua bocca accogliente.

“sto per venire”dissi

“prendimi per i capelli e scopami la bocca”

Non potevo crederci. La avverrai e assestai un paio di colpi violenti.

Il mio cazzo esplose nella sua bocca…un interminabile fiume bianco la inondò colandole sulle labbra e sgocciolando sul seno.

“ah che goduta!” disse soddisfatta. Alzò e mi diede un bacio sulla bocca.

“Ottima prestazione …ti sei meritato la promozione”

si girò e si diresse verso il bagno dimenando quel culo ancora fantastico.

“quando esci chiudi la porta… ci vediamo domani” e si chiuse in bagno.

Mi rivestii in silenzio e tornai in camera mia.

La mattina seguente Susan si comportò come nulla fosse successo.

Solito atteggiamento scostante e distaccato.

Tornammo a casa e nelle settimane successive non ci parlammo quasi.

I soliti saluti formali quando ci si incrociava in corridoio e basta.

A fine anno ebbi la promozione desiderata.

Un giorno passando davanti all’ufficio del direttore sentii la voce di Susan.

Del discorso colsi solo una frase:

“Mi piacerrebbe fare un lavoro con Mario, sai deve essere promosso e vorrei capire se è pronto. Hai qualche cosa? Non so.. .a Brescia per esempio”

 

 

 

Era dicembre. La settimana prima di natale, come tutti gli anni da tradizione c’era la festa.

Per quell’anno il direttore aveva voluto esagerare. Aveva prenotato una discoteca e invitato tutti i dipendenti.

Sembrava prospettarsi una serata interessante. Arrivai alle 10.30 ancora in abbigliamento da lavoro.

La sala era piena come un uovo.

Tutte le ragazze erano tirate a lucido e guardandomi intorno vedevo uno sterminio di gonnelline svolazzanti, sederi ben torniti fasciati da pantaloni aderenti a vita bassa, scollature vertiginose e tacchi alti.

Quello era il paradiso.

La mia attenzione venne attirata da una procace scollatura. Alzai gli occhi e mi accorsi che i seni dentro i quali erano caduti i miei occhi appartenevano a Susan. “Ciao Zeppo, ti vedo in forma!” disse con il suo miglior sorriso pieno di malizia.

Arrossii. “Ciao Susan, come stai?” . “Io bene, grande serata. Adesso vado a bere, ma tu resta nei paraggi”

“Cosa diavolo avrà in mente?” pensai. Mi infilai nella festa. Mi presi da bere, ballai, poi predi di nuovo da bere. Per le 12.30 ero già arzillo.

Incrocia di nuovo Susan. Aveva sotto braccio il direttore. Metre camminava si chinò verso di me e mi sussurò all’orecchio. “Bella serata vero? Noi usciamo a fumare. Mi raccomando, non andare via senza salutarmi!” . Basito non sapevo che rispondere e rimasi in mezzo alla sala come un cretino.

Dopo mesi senza quasi rivolgermi la parola adesso improvvisamente diventava così amichevole.

Era ormai l’una passata ed era giunto il momento di levare le tende.

Mi stavo avviando verso l’uscita quando intravidi Susan. Stava terminando l’ennesimo bicchiere.

“Ciao Susan, volevo salutarti. Io vado”. “Sei in macchiana Zeppo?”

“Si”

“Mi daresti un passaggio? sono venuta senza macchina così posso bere a piacimento”.

In effetti sembrava alticcia. Come potevo rifiutare. Velevo andare a casa, ma del resto era sempre uno dei miei capi.

“Certo vieni”

Ci avviammo insieme verso l’uscita, passammo davanti alla porta del bagno. Susan mi mise in mano un tagliando del guardaroba e mi disse. “Mi aspetti un secondo? Vado in bagno”

Ritirai due cappotti e mi misi davanti all’uscita. Dopo un paio di minuti lei uscii dal bagno con qualcosa nascosta nella mano destra.Afferrò il cappotto con la mano sinistra e nascose la cosa nella tasca.

Arrivati davanti alla mia auto. Mentre stavo aprendo la portiera sentii dietro di me Susan dire”Sono proprio ubriaca! E quando mi succede…” .

Mi sento afferrare un spalla. Susan mi gira. Poggia una mano sul mio petto e mi spinge a forza contro l’auto. Mi afferra per i capelli e mi bacia con forza. Sento la sua lingua penetrarmi e muoversi nella mia bocca. Con un ginocchio scorre lungo l’interno della mia coscia fino ad arrivare a contatto con il mio pene.

In quel momento esplose il mio desiderio e il cazzo mi diventò duro come il marmo.

“…. prendo ciò che voglio” completò la frase, staccandosi dal bacio.

Poi come nulla fosse successo si andò ad accomodare nel sedile del passeggero.

Come feci ad accendere la macchina e partire con quell’erezione ancora oggi non mi è chiaro. Ma non sapevo proprio come comportarmi.

Mi avviai verso casa sua.

“Era tanto che volevo vederti Zeppo”

“Beh, io sono sempre qui, se tu che vai sempre in giro” dissi io con una punta di gelosia, ricordando le parole origliate nella stanza del direttore.

“Si è vero, hai ragione. Ultimamente ti ho un po’ trascurato.”

Eravamo fermi al semaforo. La sentii avvicinarsi improvvisamente al mio orecchio. Sentivo il suo respiro nel mio orecchio. E lei mi sussurò:”Per questo ti ho fatto un regalino.” e mi morse il lobo.

La sentii prendere una cosa dalla tasca e infilarla nella tasca della mia.

Il semaforo diventò verse. Mentre cercavo di tenere gli occhi sulla strada infilai una mano in tasca e ne estrassi il regalo. Nella mano avevo un paio di mutandine di raso e pizzo.

Sempre attaccata all’orecchio:”Zeppo, me le sono tolte prima in bagno. Annusale sanno di me”.

Effettivamente il profumo di quelle mutandine mi fece andare su di giri.

Il mio cazzo ormai premeva contro i pantaloni con forza, pronto ad uscire.

Susan inizio a farmi girare la lingua nell’orecchio. Il mio respiro diventò affannoso.

“Adesso accosta”.

Ubbidii.

“dimmi ti sei eccitato?”

“Molto”

“E cosa mi vorresti fare?”

“Di tutto”

“Ah si? E vorresti leccarmela?”

“Si”

Appoggio un piede sul cambio, si tirò su la gonna e divaricando le cosce in modo osceno.

“Qui? Davanti a tutti!”

Mi prese per i capelli e trascinò la mia testa ad un centimetro dalla sua fica

“Fammi godere come l’altra volta.”

Non me lo feci ripetere e inizia a passare la lingua sul clitoride.

“Ah si cosi!, che bello farsi leccare in mezzo alla strada… tutti ci possono vedere, mi eccita da morire”

La mia bocca era piena dei suoi umori.

“adesso scopami con quella lingua…dentro e fuori…ah così!”

Il mio cazzo stava esplodendo.

“adesso mi giro e completi il servizietto come hai fatto l’altra volta.”

Abbassò lo schienale del sedile e si mise a gattoni.

Mi ritrovai con la faccia appiccicata al suo culo.

“sculacciami” . Obbedii sfogando la mia frustrazione picchiandole quelle chiappe tornite.

“Ah si… adesso leccami…” non mi tirai indietro e la linqua percorse il solco delle sue chiappe.

“La voglio dentro… scopami il culo con la lingua! Si ancora… più in fondo…”

La mia lingua entrava dentro l’ano per quanto potessi….

Lei intanto con una mano si stava martoriando il clitoride.

“Sei un porco… vorresti il mio culo!”

“certo Susan è bellissimo”

“Tira fuori i tuo affare e predimi”.

Mi slacciai i pantaloni come ipnotizzato. Presi in mano il cazzo e lo puntai sul suo ano.

Spinsi delicatamente. La lingua aveva ben lubrificato l’entrata e non mi fu difficile entrare.

“Scopami stronzo. Fammi sintire tutto il cazzo dentro di me.”. A questo punto non ci vidi più e iniziai a scoparla con violenza senza pensare di poterle fare male.

“ah….ah… si prendimi. Lo voglio sentire dentro.”

“Ti sto facendo godere?”

“Stai zitto e spingi”

Che stronza …la cosa mi fece arrabbiare e inizia a pompare con tutta la forza.

“Oh mio Dio, Godo come non mai!”

Il mio cazzo era pronto all’esplosione e dopo poco le inondai il culo di sperma.

“Ah…questa si che è una scopata”

Ci risedemmo e cercai di ricompormi.

Lei si abbassò la gonna e si accese una sigaretta.

“Ora puoi portarmi a casa”

Ero ammutolito e mi sentivo usato.

Dopo pochi minuti arrivammo sotto il suo portone.

Lei buttò la sigaretta dal finestrino.

Si girò verso di me. Mi afferrò di nuovo per i capelli e mi baciò.

Poi staccandomi mi disse:

“Non riuscivo a togliermi dalla testa la serata con te. Mi hai fatto godere tanto e ti volevo di nuovo.

Sei proprio un bel bocconcino. Mi sa che prima o poi ci divertiremo ancora.”

“Mah veramente Susan io sono fidanzato, non posso…”

“Non mi sembra che il tuo amico lì sotto non si faccia molti problemi. E poi non voglio sposarti ma divertirmi.” Mi baciò di nuovo.

“Del resto non è facile trovare qualcuno che ci sappia fare! Hai sentito? Mario non ha avuto la promozione!”

Detto questo apri la portierà, usci e spari nel portone.

 

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