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Racconti Erotici Etero

La Collega (3° parte)

By 8 Ottobre 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

A quel primo incontro a casa della mia collega altri ne seguirono.
Oddio, veramente, poiché dividevamo lo stesso piano, di vederci ci si vedeva ogni giorno.
Ed anzi, mi ritrovato a trarre più piacere dagli incontri nei corridoi che dalle fugaci scopate nel suo bilocale in periferia. Questi incontri avvenivano grosso modo una volta la settimana, ma che acrobazie per vedersi ! Dovevo inventarmi di tutto, sia con mia moglie che in ufficio: una partita a poker a casa di un mio ex-collega (che prontamente mi copriva’..), una trasferta di lavoro che mi costringeva a tornare a casa dopo cena, un impegno improvviso con un cliente ecc’.
Per carità, ne ero ripagato; anzi, ne eravamo ripagati entrambi. Ogni nostro incontro a scopo sessuale, oltre che soddisfarci pienamente dal punto di vista fisico (quella maialona veniva sempre almeno due volte, vedete un po’ voi), aggiungeva un pizzico di malizia ed audacia in più, lentamente, ma sempre più costantemente.
Ma erano il ‘prima’ ed il ‘dopo’ i momenti che mi piacevano di più: erano quegli sguardi furtivi che reciprocamente ci scambiavamo, era il carpire dalle sue colleghe frasi tipo ‘certo che la ”. è veramente in forma, sembra un’altra rispetto a prima !’ oppure sentire dai miei colleghi frasi tipo ‘due botte a quella lì gliele darei volentieri, anzi anche più di due botte ”.’.
Ma il massimo capitò il giorno che, arrivando in ufficio, me la trovai di fronte vestita con una camicetta nera, con verosimilmente sotto un push-up triplo, perché sembrava avere le tette di una playmate, una gonna al ginocchio attillatissima con spacco laterale, calze a rete, scarpe a punta con tacco vertiginoso. Già lei non camminava come un’indossatrice, così sembrava persino goffa sopra quei trampoli !
Però non potei fare a meno di pensare a tutti i retroscena mentali, di tutti i risvolti psicologici nascosti nel gesto: era stato fatto per me, prima che per lei stessa. Aspettai che entrasse a prendere il caffè (praticamente ero stato sull’uscio del mio ufficio per un ora), per precipitarmi subito. Mi aspettava:
– ‘Ma che gnocca sei oggi !!!!’
Fece la finta imbarazzata, schernendosi:
– ‘Ma dai, è solo che oggi mi andava di vestirmi bene, tutto qui’.
– ‘Ci sei riuscito benissimo. Scommetto che queste calze nere sono autoreggenti”’.
– ‘Tu che dici ?’.
– ‘Dico che voglio vederle’.
– ‘Sei pazzo ! Se entrasse qualcuno ?’
– ‘Mettiti dietro la porta, vicino al boccione dell’acqua’.
– ‘No’..dai ‘.si, hai ragione, oggi ho messo le autoreggenti. Dai, te le faccio vedere quando vieni a casa mia’.
Non mi stava seguendo, e questo non andava bene. La spinsi con una certa irruenza contro una parete:
– ‘ Senti, se io ti chiedo una cosa, non te la chiedo per sentirmi dire di no. Adesso tiri su ‘sta cazzo di gonna alla vita e mi fai vedere queste calze di merda. O te le devo strappare io ?’.
A quelle parole, si alzò la gonna, mettendo in mostra le sue gambe tornite da autoreggenti dotate del classico fascione di pizzo spesso. Poco sopra portava un perizoma anch’esso nero. Pensavo meglio, a dire il vero, ma la cosa non impedì al mio cazzo di diventare duro.
– ‘Adesso ti devi togliere il perizoma e darmelo’.
– ‘No ! Non se ne parla proprio”ma come ti vengono in mente certe cose ?’.
– ‘Guarda che con la gonna che porti oggi avere o non avere lo slip è la stessa cosa, per cui fammi la cortesia di sfilarti il perizoma e di darmelo’.
Questa volta non fu necessario insistere; a velocità della luce la mia collega si sfilò il perizoma, si abbassò e riassestò alla bene e meglio la gonna e uscì dal bagno, mettendomelo in mano. Non potei fare a meno di annusarlo profondamente prima di infilarlo in tasca.

E finalmente arriva il momento che tutti i mariti aspettano: la moglie con il figlio al mare nel mese di giugno ! Mi costa, è vero, ma sarei disposto a pagare il doppio pur di togliermi dai coglioni l’entourage familiare, e non solo perché mi sto chiavando una collega.
E’ domenica sera, sto appunto tornando dal mare dopo avere accompagnato moglie e marmocchio. E’ ovvio che passo da casa della collega. Lei sa che sta per iniziare un ‘periodo magico’. Mi salta e mi abbraccia appassionatamente, mi chiede se ho fame, se voglio mangiare qualcosa (vuol fare la mogliettina supplente insomma ‘.). Figurarsi ! Ho il cazzo con un arretrato pazzesco, e poi mi sta balenando un’idea, visto che non manca il tempo, un ‘salto di qualità’ ”.
Siamo nudi in un battibaleno, anche perché, forse per la prima volta, siamo in tenuta casual e non in divisa da ufficio.
Inizio a leccarle la passera, anche lei ha voglia, è probabile che godrà quasi subito:
– ‘Siiii’..leccamela come fai sempre”siiiii”tirami il clitoride con i denti’.. daiiiiii”’.
Rallento, anzi scendo verso l’orifizio anale che, fino a quel momento, più che stuzzicare con un dito (al limite infilando il solo polpastrello) non avevo fatto. La sento irrigidirsi al contatto con la mia lingua. Gliela infilo bene dentro, incurante di una sua possibile reazione. Gliela infilo come posso, ma mi serve più per iniziare la ‘preparazione’ che per altro.
La metto a pecora, con la testa rivolta verso la testata del suo letto matrimoniale. Lei capisce e si prepara ad essere penetrata. Ormai ci conosciamo, punto la cappella verso la sua figa e in una frazione di secondo la monto fino alle palle.
– ‘Ahhhh’..siiiii”sei meraviglioso”.si, mio stallone’..fotti la tua porcona, daiiiiii’..spingi”.dai”..’.
– ‘Ti piace il cazzo, vero, brutta troia ?’.
– ‘Siiii”mi piace il tuo bastone nodoso”dai… scopami così”dai !!!’.
Ma stasera le mie intenzioni sono diverse, anche se lei non lo sa ancora. Mentre c’è l’ho piantato per bene nella figa, infilo l’indice, senza tanti complimenti, nel culo. Non dice niente, anche perché da maiala qual è sta per arrivare il suo primo orgasmo:
– ‘Vengo’.vengo’..vengo’..vengooooooooooo !!!!!!!’.
Mentre viene non posso non pensare ai suoi vicini di casa, che avranno sentito in queste ultime settimane le sue esibizioni canore. Come sempe, dopo il suo orgasmo, è lei a lasciarmi decidere il da farsi, ovvero se inondarle la figa, oppure uscire, girarla e chiavarle la bocca fino a riempirgliela del mio seme.
Non sto uscendo, quindi mi pensa orientato alla prima ipotesi.
Invece no, torno ad infilare un dito nel culo ed anzi ne aggiungo subito un secondo. Con la mano destra cerca di impedirmi l’operazione, ma riesco a fermarla. Non riesco ad impedire all’altra mano di graffiarmi. Non ci vedo più, le mollo un pugno sulla schiena poco sopra il culo. Mi rendo conto solo dopo di quello che ho fatto, ma non me ne frega niente, ormai sono troppo infoiato. Con una mano riesco ad immobilizzarle entrambi i polsi, con le dita dell’altra mano riprendo ‘l’ispezione anale’.
Quando credo di averle allargato il culo quanto basta, inizio a fotterglielo.
– ‘ no, ti prego, non farlo’.non l’ho mai’..è tanto tempo che”perché fai così ? Amore”ti prego’qualunque cosa’..dai, giuro che ti faccio venire con la bocca come mai ti ho fatto venire’amore’..no’.mi fai maleeeee”.’.
– ‘Ma non rompere i coglioni, hai appena detto che l’hai già fatto. E perché non dovrei sfondarti il culo, eh ? Spiegami il perché, dai !!!’.
Però ragazzi, è difficile (e non è piacevole tra l’altro) costringere una donna a fare una cosa che non vuole. La cappella è entrata, è vero, ma lei è troppo rigida, non mi sta aiutando a permettermi di violarle l’orifizio anale.
Decido il ‘coup de theatre’. Esco, inizio a rivestirmi e dico solo :
– ‘Guarda che per chiavare così mi tengo mia moglie. Decidi tu, cara. Io pensavo che questi quindici giorni ci sarebbero stati utili per conoscerci meglio. Io avevo intenzione di trasferirmi in pianta stabile, o quasi, qui da te. Ma se queste sono le premesse”forse è meglio che prendo la porta e vado via’..’.
Sto rischiando, sono di fronte ad un bivio: se esco dalla porta senza che lei mi fermi è probabile che dovrò rinunciare ad un ‘buco sicuro’, però io ho voglia di andare oltre. E d’altro canto più la conosco e più mi rendo conto che per me la mia collega non è altro che un buco.
Mi rivesto, e quando sono ormai prossimo alla porta, la sento correre, nuda e visibilmente sconvolta, e venire praticamente ad inginocchiarsi di fronte a me:
– ‘NO, amore, non andare via’..perdonami”perdonami”.non so cosa mi sia preso. Ho avuto paura di sentire male’.ma non voglio perderti, lo sai”’.
Mi prende per mano e mi trascina letteralmente in camera da letto. E’ una situazione bellissima, chiunque altro credo sarebbe invidioso di quello che sta succedendo”.si corica da sola sul letto, si mette a pecora con la testa reclinata di fianco sul cuscino e con il culo bello alto e’..fa una cosa pazzesca’.. piazza la sua mano destra sulla chiappa destra e lo stesso fa con la sinistra, auto-divaricandosi il buco del culo. E’ una scena bellissima.
– ‘Amore’.io vorrei’.ecco’..se tu lo vuoi’se tu lo desideri veramente’..inculami pure’.
Avete mai visto una donna pregarvi di incularla ? A me non è mai successo, anche se la situazione di soggezione che si è venuta a creare gioca tutta a mio favore.
– ‘Certo ……si’.certo che voglio incularti. Non ti preoccupare, non ti farò male, vedrai che ti piacerà !’.
Non me ne frega un cazzo se le farà male, se le piacerà. Mi rendo conto che ormai sono entrato in una spirale dove l’unica cosa che conta è il mio interesse, e null’altro.
Mi sputo sull’uccello, poi sputo ancora sul buco del culo e ci infilo un dito, questa volta il pollice, che entra senza sforzo. Nel mentre mi è tornato duro, sono eccitato all’inverosimile (visti i continui ‘dai e vai’), e spero di poter durare quanto basta per completare l’opera.
– ‘Brava così, fammi appoggiare la cappella’..bene, è entrata, adesso aiutami anche tu’.vai indietro con il culo’..sgrillettati la figa mentre che così faciliti il compito’..vieni qui mia bella puledra, fatti inchiappettare, muovi ‘sto culo baldraccona mia’, e ne approfitto per darle tre sonori ceffoni sulla natica sinistra, che gliela trasformano in un peperone !
– ‘Siiii amore, così’..mi sta piacendo”.come ho fatto a non capire quanto sarebbe stato bello concederti il culo”
– ‘Ti riempo l’intestino”ecco’..dai che te lo sto sfondando ‘..dai che si sta aprendo tutto, dai’.’.
Ora mai il culo sta cedendo. Con una spinta ulteriore entra mezzo uccello dentro di lei, e con la spinta successiva entro fino alle palle.
Lei lancia un grido disumano. Non so da quanto tempo non lo prendesse nel culo, né come lo avesse preso in vita sua. Ma l’inculata che stava subendo non aveva nulla da invidiare alle inculate che si vedono nei film porno. Uscivo, me lo prendevo in mano, e poi deciso puntavo al buco del culo, buco che ormai avrebbe permesso tranquillamente l’ingresso di qualunque cosa di diametro inferiore ai 5 centimetri. E soprattutto, grazie a questa tecnica, riuscivo a prolungare il mio orgasmo.
– ‘ Amore, sto avendo un altro orgasmo’..dai’..fottimi’.così’..dai, vengooooo”..siiiii’.. vengooooo”. ‘
Mi accorgo che il suo culo comincia a perdere sangue, ma non so se lei se ne sia accorta. Sento che però forse è meglio venire. Però, dopo che le ho battezzato il culo, voglio anche riempirglielo di sperma.
Accellero all’inverosimile, le mie spinte sono forti, violente, la sento dire.
– ‘Amore, ti prego’..vieni’..vienimi dentro’..fai in fretta”non c’è la faccio più’.
– ‘Allora ti è piaciuto il cazzo del culo, brutta puttana ? Dimmi se ti è piaciuto, su dimmelo porcellona mia ‘..’.
– ‘Si’.mi è piaciuto”si, Dio”sto avendo un altro orgasmo”’.
Finalmente la scintilla giusta, gli insulti non mi hanno aiutato. Vedere e sentire quanto gode questa ragazza, quello si.
– ‘Sto venendo”vengo’.ti riempo’.siiii’..siiiii”siiiii !!!!!!’.
– ‘ Anch’io amore’.vengo di nuovo’.ahhhhhh’..siiiii, siiiiii”..!!!!’.
Mi tremano le mani. Giuro, mi stavano tremando le mani. Mi sarà successo due o tre volte nella vita, e solo in occasione di cavalcate di natura eccezionale.
Esco da lei e mi accascio sul letto, esausto. La mia collega è costretta a mettersi una mano sul culo per impedire la fuoriuscita dei liquidi, paraltro non riuscendovi. Si accorge così di perdere sì sperma, ma anche sangue. Si gira verso di me, ma il mio sguardo le impedisce di potersi non dico arrabbiare, ma anche di manifestare una qualche preoccupazione. Si limita ad alzarsi, con molta calma e ponendo attenzione a non lasciare una scia lungo la casa, e ad indirizzarsi verso il bagno.
Sento la porta chiudersi”mi metto a pancia in su a guardare il soffitto. Mi domando quale sia il lato del letto in cui dorme la mia collega. Cerco di prendere le misure del materasso, del letto, del cuscino. In fin dei conti, è il letto dove dormirò nei prossimi quindici giorni. (continua).

FrankAn

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