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Racconti Erotici Etero

La crisalide

By 31 Luglio 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

LA CRISALIDE

By ARTURO

ERO UN BRUCO’.SONO STATA UNA CRISALIDE’..SONO UNA FARFALLA

IL BRUCO’
Nel giro di tre mesi Luca si è spento lentamente sotto i miei occhi. Dopo solo un anno di vita insieme mi sono ritrovata a 26 anni vedova e sola. Quei tre mesi li ho vissuti completamente stordita, senza rendermi conto di cosa effettivamente ci stesse succedendo. Li ho vissuti come se non fossimo noi a vivere quella tragedia e quindi mi è sembrato anche di non soffrire. Per fortuna, non avendo vicino i miei genitori, il gruppo di amici di Comunione e Liberazione e soprattutto Franco, l’ ingeniere titolare della ditta di Luca, mi hanno aiutato moltissimo, passando notti in ospedale con Luca, pensando alle cose più pratiche della vita di tutti i giorni, cose a cui non riuscivo a stare dietro; mi sembrava di non riuscire a concludere più nulla. Anche per il funerale era stato Franco a pensare a tutto. Nei giorni successivi incominciai lentamente a rendermi conto della mia situazione e il dolore prese il sopravvento. Ripresi il lavoro, i colleghi mi erano molto vicini, cosi come gli amici del gruppo però alla fine mi ritrovavo sola e depressa e i pensieri neri mi opprimevano. Una sera suonò il citofono, era l’ingeniere ‘Sara, buonasera, posso salire un’attimo?’
Lo feci accomodare. Mi diede la mano, mi baciò sulle guance ‘ come stà ?’ ‘riprendo a vivere’ ma un groppo mi prese alla gola e iniziai a piangere. Mi strinse a se e mi lasciò sfogare per qualche minuto. Mi ripresi, ‘ si sieda, le faccio un caffè’. Seduti sul divano iniziai a ringraziarlo: ‘ingeniere, non ho ancora avuto modo di ringraziarlo per tutto quello che ha fatto per noi’ ‘ Sara era il minimo, Luca per me era come un figlio, sono amico dei suoi, lo conoscevo da piccolo e conoscendolo bene ho voluto che lavorasse nel mio studio’. Chiacchierammo per un po’, poi, ricordandomi di chiamarlo per qualsiasi necessità, andò via. Passavano i giorni e il mio umore peggiorava e anche il mio aspetto fisico. Mi rifiutavo agli inviti degli amici, mi chiudevo in casa e mi piangevo addosso. Ogni tanto ricevevo una telefonata dell’ingeniere e lo liquidavo dicendo che andava tutto bene. Una sera suonò il citofono e nel video vidi che era lui. In un primo momento pensai di fare finta di non essere in casa poi risposi e lo feci salire. Vedendomi intuii subito la realtà e rimase in silenzio. Preparai un caffè e dopo averlo bevuto prese a guardarmi fisso senza parlare per un po’ poi prese a parlare: ‘ Sara, mi ascolti e non si offenda per ciò che le dico, potrò sembrare duro e cinico ma credo che sia ciò di cui ha bisogno ora. Luca è morto e non tornerà più’ presi a piangere sommessamente; ‘ e questa è l’unica cosa sicura. Capisco ciò che prova ed è naturale che lo provi ma ora deve scuotersi e riprendere a vivere, è il corso naturale delle cose, ciò che è il passato non lo può cambiare ma deve cambiare il suo futuro, non serve macerarsi nel dolore. Anch’io ho provato questo dolore, mia moglie è morta e mi sono ritrovato con un figlio piccolo da tirar su. Certo l’ho fatto per lui, ho reagito per lui ma con il tempo ho capito che l’ho fatto anche per me, anch’io avevo diritto ad una vita normale. Lei è una bella ragazza e non giova nè a lei ne a nessuno lasciarsi andare così, non cambia la realtà delle cose e non deve sentirsi inconsciamente colpevole, lei non è colpevole di nulla e non deve riscattare nulla’. Rimanemmo in silenzio per un po’ poi risposi che ciò che diceva non mi aveva offeso, che aveva ragione e che ero io che facevo fatica a reagire e mi disse che era pronto a darmi una mano. Passò poi, in maniera molto pragmatica che mi diede un po’ di fastidio, a parlarmi di cose pratiche, se avevo bisogno di danaro, se avevo problemi con il mutuo e così via. Si offrii di pensare lui a tutte le pratiche fiscali ecc. Alla fine questa sua offerta mi fece piacere perché mi liberava la testa almeno da questi pensieri. Dopo un po’ mi salutò e andò via. Quella notte ripensai al suo discorso, sapevo che aveva ragione ma come fare a reagire?
La settimana dopo Franco mi chiamò in ufficio ‘ Sara, passo a prenderla a casa, si metta carina che la porto a cena, e non accetto un NO’ La sua ultima frase mi impedii di rifiutare e anche se di malavoglia mi costrinsi a prepararmi. Mi portò in un posticino carino e tranquillo e se all’inizio ero un po’ tesa, il suo modo di fare rilassato, il suo chiacchierare di tante cose lentamente mi fecero distendere e riuscii anche a sorridere. Riaccompagnata sotto casa per gentilezza chiesi se voleva salire a bere l’ultimo caffè ma con sorriso rifiutò. Mentre mi preparavo per la notte ripensavo alla serata e ammettevo che era da tanto che non mi sentivo così serena ma nel contempo un leggero senso di colpa mi prese.
Nelle settimane successive divenne un’abitudine uscire a cena con Franco anche due volte nella settimana e mi rendevo conto che, man mano, mi piaceva aspettare il suo invito. Parlavamo di tutto, era un uomo molto colto con tantissimi interessi ed era piacevole ascoltarlo. Mi parlava di se e della sua vita ed io parlavo della mia. Le sue telefonate per un saluto diventavano giornaliere. Dopo circa tre mesi la nostra amicizia si era consolidata, lui era passato a darmi del tu e mi chiese di fare altrettanto e io lo trovai molto naturale. Una sera, al ritorno dalla cena, improvvisamente mi colpii un pensiero: sino a quel momento non lo avevo ‘visto’ come un ‘uomo’ ma come un qualche cosa mi stava aiutando ad uscire dalla mia angoscia, come un ‘angelo’ che stava al mio fianco; ma in realtà era un uomo, un amico in carne ed ossa, un uomo con il doppio della mia età, anche un bell’uomo, alto, fisico asciutto, colto ed interessante. Per me amico e confidente e niente altro ma io per lui? Cercai di ripensare a tutto il suo comportamento, c’era mai stato un attimo in cui i suoi modi o le sue parole fossero ambigue e tendessero a ‘mire’ diverse da quelle dell’amicizia? No, in effetti non era mai successo che atteggiamenti, parole o sguardi potessero sembrarmi strani, anche alla luce di questa mia nuova consapevolezza. E poi in fondo io avevo un’età che potevo essergli figlia, suo figlio infatti aveva un anno meno di me.
Le volte successive in cui uscii con lui ero un po’ tesa perché cercavo di cogliere qualche segno ma poi mi tranquillizzai: i suoi modi erano limpidi e amichevoli.
Uscire con lui mi aveva fatto uscire dal guscio, ripresi anche ad andare con il gruppo di amici di CL, ma pian pianino diradai perché uscire con loro non mi dava serenità anzi tendevo a ricordare dolorosamente il mio Luca.
Intanto era arrivata la primavera ed una sera Franco mi disse: ‘ Non prendere impegni perché sabato e domenica ti porto in montagna’ Sapeva che io e Luca amavamo andare in montagna e fare lunghe passeggiate. Accettai entusiasta e venerdì sera partimmo per la Valle d’Aosta. Eravamo quasi arrivati quando improvvisamente mi prese una sottile paura: ‘mio dio stai a vedere che ha prenotato una sola camera e vuole dormire con me’ evidentemente quel piccolo ‘tarlo’ non mi aveva mai abbandonato ed ora tornava in superficie. Divenni improvvisamente tesa e silenziosa e lui se ne accorse subito chiedendomi le ragioni. Raffazzonai una spiegazione e cercai di stare calma. Arrivati in albergo capii che era molto conosciuto perché lo salutarono cordialmente. Quando ci consegnarono due chiavi sospirai di sollievo, il mio ‘tarlo’ lo seppellii definitivamente e a cena ero euforica.
Passammo due giorni molto belli, passeggiando e oziando al sole. Al ritorno ringraziai Franco per le belle giornate passate e lui mi rispose che ‘cosi rilassata e sorridente ero bellissima’. Le sue parole mi fecero molto piacere. Passarono un paio di settimane e mi invitò di nuovo in montagna e sinceramente lo stavo aspettando. Oramai frequentavo praticamente solo lui, mi chiamava tutti i giorni, due o tre volte alla settimana cenavamo fuori e al weekend in montagna; la cosa non mi pesava assolutamente, anzi con lui si era sviluppata una forte complicità, mi sentivo serena e rilassata e anche protetta. Un giorno in montagna improvvisamente gli chiesi ‘ non ti sei ancora stancato di farmi da papà?’ restò a fissarmi in silenzio, e mi sorse il dubbio di aver fatto una gaffe, ma lui scoppiò a ridere e mi disse semplicemente ‘NO’.
Una sera in montagna, appena arrivati e dopo aver cenato, mi prese come un senso di ansia a cui non riuscivo a dare spiegazione. Dopo andammo nelle nostre stanze, mi spogliai, feci la doccia e mi infilai nel letto. Quello strano malessere psicologico non mi aveva abbandonato anzi si era accentuato e mi metteva a disagio. Mi misi a leggere un libro ma subito smisi, mi alzai alla finestra ma il senso di angoscia diventava più forte, non capivo e mi spaventai ancora di più. Senza pensarci uscii dalla stanza, bussai a quella di Franco, mi aprì guardandomi un po’ sbalordito, ‘ Ho paura a stare sola’, mi fece entrare. Solo in quel momento realizzai che mi ero precipitato in camera sua, in pigiama e di notte e mi prese un forte senso di vergogna ed imbarazzo e con la tensione che mi dominava presi a tremare e a piangere. Franco mi prese tra le braccia e mi strinse forte a se; presi a tremare ancora di più. Sentivo Franco che con voce tranquilla mi ripeteva’ Calmati, non è successo nulla, calmati’. Lentamente il tremore cessò, lasciandomi addosso un senso di grande spossatezza; Franco sciolse l’abbraccio e presa per mano mi portò verso il suo letto. Come una bambina ubbidiente mi infilai sotto le lenzuola, mi misi su un fianco e gli lasciai lo spazio. Spense la luce, si infilò nel letto, mi abbraccio e mi strinse contro di sé. Il calore del suo corpo e il suo braccio a stringermi e proteggermi ebbero l’effetto di un sonnifero; mi addormentai di colpo.
Al mattino, svegliandomi, per un attimo rimasi confusa, poi mi ricordai tutto, mi girai e nel letto ero sola; in quel momento uscii dal bagno Franco, mi vide sveglia e mi sorrise; ero molto imbarazzata ma il suo ‘forza pigrona vatti a preparare che è una bellissima giornata’ mi tolse ogni imbarazzo, mi alzai, lo abbracciai e gli dissi ‘ grazie, era molto che non dormivo così bene’.
Quella notte passata insieme a lui senza il minimo accenno di mancanza di rispetto verso di me, anche se mai avessi potuto supporre che accadesse, mi rese completamente e definitivamente fiduciosa verso di lui.
Comunque mi erano piaciuti tantissimo il suo abbraccio, il calore del suo corpo contro il mio, e ripensandoci durante la settimana, dei brividi mi prendevano per il corpo e dei leggeri crampi mi contraevano il basso ventre, ma io, allora, non capivo cosa fossero. In realtà, da un punto di vista sessuale, ero completamente una sprovveduta, un’educazione cattolica molto tradizionalista, la frequentazioni di Cl, Luca era stato il mio primo ed unico uomo, anche lui cattolico osservante e molto represso e in fondo sprovveduto come me; rapporti fisici molto imbarazzati e non molto piacevoli, anche se allora credevo che il sesso fosse solo quello; mi resi conto solo dopo che in vita mia non avevo ancora provato un orgasmo vero e che ignoravo completamente le sensazioni e le emozioni che il mio corpo poteva darmi. Da brava cattolica il sesso serviva solo a procreare.
Con Franco non mostrai i miei turbamenti e lui non accennò alla notte passata insieme.

LA CRISALIDE

Dopo un paio di settimane tornammo in montagna, la mia mente aveva accantonato il problema, tutto mi sembrava come il solito; una volta in camera da sola però, mi prese violenta la voglia di sentirmi le sue braccia addosso e il calore del suo corpo, senza consciamente dare a questo desiderio una connotazione sessuale; mi sembrava la voglia infantile di stare tra le forti braccia di papà. Feci una doccia veloce, mi misi il pigiama e andai a bussare alla sua porta. Apri la porta, lo guardai senza dire una parola; rimanemmo a guardarci silenziosi poi mi prese per mano e mi tirò in camera. Ci abbracciammo stringendoci fortissimo, poi lui si staccò leggermente, mi prese il mento tra le mani e prese a baciarmi leggero sulle labbra. Da quel momento in poi ho vissuto la realtà come se non fossi io, la mia unica paura era di non essere adeguata, di non sapere cosa fare, di come muovermi. Decisi di abbandonarmi a lui completamente. Solo nei giorni successivi riuscii a ricostruire la realtà.
Fu dolcissimo e paziente; quando sentii le sue mani accarezzarmi su tutto il corpo inconsciamente mi irrigidii ma i suoi baci e la sua lingua nella mia bocca lentamente di rilassarono.
Mi slacciò la giacca del pigiama e la tolse, mi sfilò i pantaloncini e mi lasciò nuda, in mezzo alla stanza. Ero imbambolata a guardarlo, non capivo nulla e a nulla pensavo. ‘ Sara, sei bellissima’ la sua voce mi arrivava da un altro mondo. Mi strinse a sé e le sue mani presero ad accarezzarmi lievi su tutto il corpo, sulle spalle, sulla schiena, sulle natiche. Attraverso il suo pigiama sentivo il calore del suo corpo; mi presero di nuovo i leggeri e piacevoli crampi al basso ventre. Mi baciava il viso, il collo; immobile,ad occhi chiusi, lasciavo che queste nuove sensazioni mi avvolgessero. Poi una mano calda e delicata a coprirmi e stringermi un seno e poi le sue labbra a racchiudere e succhiarmi un capezzolo. I crampi leggeri al basso ventre aumentarono e mi resi conto che mi stavo bagnando in mezzo alle gambe. Si staccò e mi portò sul letto. Di nuovo le sue mani leggere a sfiorarmi su tutto il corpo e quando le sue dita arrivarono al mio sesso e presero ad accarezzarlo, iniziai a provare sensazioni davvero mai provate. Il respiro si fece affannato e gemevo di piacere. Sentii le sue mani aprirmi le gambe, aprii gli occhi e vidi che si era spostato in fondo al letto e si era chinato con la testa in mezzo alle mie gambe; d’istinto, sapendo di essere bagnata, strinsi le cosce ma le sue mani bloccarono il movimento, mi aprì ancora di più e mi spinse le ginocchia contro il petto, spalancandomi completamente; poi solo la pressione delle sue labbra e della sua lingua contro il sesso; tutta la mia mente e il mio corpo era concentrato sul triangolo in mezzo alle gambe, mi sembrava che la sua bocca risucchiasse tutta me stessa attraverso il mio sesso. Poi una frustata di piacere partì dal basso e mi arrivò al cervello. Gli serrai le cosce intorno alla testa e urlai e per un po’ persi cognizione di me stessa. Mi ripresi, Franco era sdraiato sopra di me, mi accarezzava il volto e mi sorrideva; lo abbracciai; mosse il bacino e sentii il suo pene premere ed entrare in me. Mi sentivo piacevolmente riempita e dilatata, e, istintivamente, sollevai le gambe e le avvolsi intorno ai suoi fianchi e sollevai il bacino per farmi penetrare di più. Mi resi conto che stavo facendo movimenti che mai con Luca avevo fatto durante l’amore, con lui la penetrazione era sempre un po’ dolorosa e speravo che tutto finisse presto. Franco si muoveva avanti e indietro dentro di me e l’eccitazione che sembrava essersi assopita dopo il primo orgasmo mi prese di nuovo fortissima e venni nuovamente urlando. Non so per quanti minuti rimasi senza capire nulla; quando mi calmai, aprii gli occhi e Franco era sdraiato accanto a me, mi sorrise dolcissimo mi accarezzo il viso e mi disse ‘non ti muovere, arrivo subito’ si alzò e andò in bagno. Abbassi gli occhi e vidi il suo seme sparso sulla mia pancia. Tornò con una salvietta e mi pulì delicatamente, poi si sdraiò di nuovo di fianco a me. Lo abbracciai e nascosi il viso sul suo petto’ mi vergogno un po’ perché mi sento come una bambina ritardata riguardo al sesso, so solo che è stato bellissimo’ Quella sera gli raccontai della mia vita più intima, della mia educazione repressa, dei miei rapporti fisici con Luca sempre un po’ frettolosi, a volte dolorosi e poco piacevoli, dell’indottrinamento continuo del mio ambiente e delle mie amicizie, delle mie paure; era la prima volta che mi aprivo così con una persona e fu anche una profonda autoanalisi. Franco mi ascoltò paziente, senza dire quasi una parola.
Alla fine mi addormentai nuda e serena stretta tra le sue braccia. Mi risvegliai intontita dal sonno per i movimenti di Franco dietro di me, voltai la testa e sorrisi, mi prese i seni tra le mani e mi strinse i capezzoli con le dita baciandomi sul collo e sulla nuca. Poi una mano scese tra le gambe e le dita iniziarono ad accarezzarmi e penetrarmi; iniziai a gemere e velocemente mi bagnai; era incredibile, per me allora, pensare come riuscisse ad eccitarmi in pochi attimi. Sempre tenendomi di fianco, aiutandosi con la mano, da dietro Franco mi penetrò. Istintivamente sollevai una gamba per farmi penetrare meglio; mio dio era bellissimo, mi sembrava che riuscisse a fondersi completamente dentro di me. Dopo un po’ lo sentii sfilarsi e mi sembrò di essere abbandonata ‘ No ti prego continua’ lo implorai. Con le mani sulle spalle mi spinse a sdraiarmi sulla pancia, mi spalancò le gambe, si sdraiò sopra di me e mi penetrò di nuovo. Mi scappò un grido di piacere perché in quella posizione il suo pene pareva invadermi a dismisura. Dopo un breve attimo prese a muoversi avanti e indietro, con colpi sempre più profondi; un misto di leggero dolore e di piacere intenso mi prese; le sue mani sulle spalle mi spingevano contro il materasso e gli permettevano di penetrarmi sempre più forte, ad ogni colpo gridavo senza ritegno; il dolore era scomparso e solo un piacere intensissimo partì dalla mia figa sino al cervello; con un ultimo urlo venni e l’unica cosa di cui mi resi conto erano le contrazioni ritmiche della mia vagina intorno al suo pene. Quando mi ripresi Franco era abbandonato sopra di me, il suo respiro era un po’ affannato. Rimanemmo così, dolcemente abbandonati per un po’, poi lui si sollevò ‘ vado a prendere un asciugamano per pulirti ‘ ‘no aspetta’dissi. Mi toccai la schiena; mi bagnai con il suo seme; lo guardai con un sorriso malizioso ‘ massaggiamelo sulla schiena, sarà un’ottima crema’ Mi guardò stupito ma si mise a ridere di gusto e mi accontentò. Riprendemmo a dormire proprio ‘appiccicati’. A mattino inoltrato Franco mi svegliò tutto allegro, ‘ forza bimba, in doccia, che sei più appiccicosa di un francobollo bagnato’.
Entrammo insieme in doccia, c’insaponammo a vicenda ridendo come bambini; mentre mi sciacquava con la doccetta, con la mano insistette in mezzo alle mie gambe, stuzzicandomi con leggere penetrazioni; era piacevolissimo e lo lasciai fare ma poi mi resi conto che mi stavo di nuovo eccitando, lo abbracciai, gli strinsi la mano tra le gambe e gli sussurrai ‘ dai lasciami stare, mi sto eccitando di nuovo; mi vergogno, mi sembra di essere una cagnetta in calore’ ‘ l’unica cosa che importa è se ti piace e se ne hai voglia ‘ Lo bacia sulle labbra e aprii le gambe. Le sue dita ripresero a muoversi accarezzandomi dentro e fuori prima lentamente e dolcemente, stringendomi tra le dita la clitoride, poi sempre più velocemente man mano che la mia eccitazione cresceva sino a portarmi all’orgasmo. Strinsi le gambe e mi strinsi a lui per non cadere in ginocchio. Riscotendomi sentii contro la mia pancia il suo sesso eretto, duro e caldo; lo guardai pensando volesse fare l’amore, invece mi prese la mano e l’avvolse al suo pene, non sapevo cosa volesse e lo guardai. Evidentemente, dal mio imbarazzo, capii che non sapevo cosa fare; Luca mai e poi mai si sarebbe lasciato masturbare da me. Con la mano sulla mia m’insegnò a farlo godere. Ero contenta perché ero stata io la ‘protagonista’ e non mi ero limitata a ‘subire’ il piacere. La settimana successiva la vissi in maniera molto frastornata, Franco era in viaggio per lavoro e non potevamo vederci, i miei scrupoli morali e religiosi fecero spesso capolino, mi chiedevo se era giusto ciò che era successo e come mi stavo comportanto, lui aveva il doppio della mia età, potevo essere sua figlia, ma il piacere fisico che avevo provato era grandissimo’..e ne sentivo la mancanza e sentivo la mancanza di Franco. Il venerdì sera Franco mi chiamò, era rientrato; il solo sentirlo scacciò tutti i pensieri negativi, mi disse un sacco di cose carine e che aveva sentito la mia mancanza. Appuntamento al mattino presto per scappare in montagna. Mi infilai nel letto e subito il pensiero corse alla domenica precedente, a come avevamo fatto l’amore e al piacere provato; nella mia testa, come in un film, scorrevano le immagini. Mi eccitai e mi diedi della stupida, cercai di addormentarmi ma non ci riuscivo, avevo il cuore tra le gambe che mi pulsava all’impazzata; mi alzai, andai in bagno, mi sedetti sul bidè e pensai che una bella doccetta fredda avrebbe risolto il problema. Presi a bagnarmi con l’acqua, ma toccandomi con le mani la cosa peggiorò; istintivamente presi ad accarezzarmi e penetrarmi prima lentamente e superficialmente poi sempre più forte e a fondo; poi capii che toccarmi la pallina esterna tra le labbra dove Franco mi aveva leccato mi dava lo stesso molto piacere; velocemente arrivai all’orgasmo. Rimasi per un po’ spossata, seduta sul bidet con la testa appoggiata al muro. Poi mi alzai, mi infilai nel letto e senza nessun senso di colpa mi addormentai subito. Al mattino mi svegliai prestissimo e quando Franco suonò al citofono l’ansia di vederlo mi aveva già travolta; ‘vieni su a bere il caffè’. Lo aspettavo sulla porta, come lo vidi uscire dall’ascensore il cuore mi batteva a mille; appena chiusa la porta ci abbracciammo forte, mi sussurrò all’orecchio ‘ mi sei mancata tantissimo e io ?’ non risposi ma mi incollai alle sue labbra e fui io a succhiargli la sua lingua. Sentivo attraverso i vestiti la sua eccitazione che faceva aumentare la mia. Mi sollevò la gonna e infilò le dita negli slip frugandomi il sesso; ero già bagnata; si chinò sfilandomi le mutandine poi si abbassò i pantaloni e slip e li tolse; mi prese le natiche tra le mani e mi sollevò senza sforzo e mi penetrò ‘metti le gambe sui miei fianchi’. Mi appoggiò la schiena al muro e prese a scoparmi con foga. Ci misi pochi attimi a venire rimanendo avvinghiato a lui con le gambe e con le braccia. Lui si era fermato rimanendo dentro di me; quando iniziai a rilassarmi si sfilò. Ancora intontita mi misi in piedi e vidi la sua erezione. Poi le sue mani sulle spalle mi spinsero in ginocchio dinanzi a lui, pensai volesse essere masturbato, ma una sua mano mi prese il mento e tenendo il pene con l’altra me lo avvicinò alle labbra; ebbi un attimo d’incredulità ma tutto successe così rapidamente che non ebbi tempo di pensare: lo spinse tra le labbra e io istintivamente aprii la bocca, avevo paura di fargli male con i denti e l’aprii molto, sentii quella cosa calda e umida scivolarmi sulla lingua, ‘ stringilo con le labbra e accarezzalo con la lingua’ mi disse Franco. Feci come mi diceva; mi prese la testa con le mani e iniziò ad entrare ed uscire senza spingersi a fondo nella mia bocca; in bocca sentivo il suo pene che era diventato durissimo e molto caldo, era una sensazione che non mi dispiaceva. Il respiro di Franco si era fatto veloce, di colpo si fermò, mi strinse forte le mani sulla testa e percepii il suo cazzo pulsare e la bocca si riempii del suo seme; per istinto mi venne di staccarmi e sputare ed invece inghiottii. Sentivo che altro seme usciva e allora succhiai e inghiottii. Dal rumore che faceva Franco con la bocca capii che gli piaceva e allora continuai a succhiare. Franco si sfilò, mi tirò su, mi abbraccio forte’ scusami, scusami, è stato più forte di me’.’
‘ no, no, non dire così’.. e poi ‘. mi è piaciuto’..anche tu hai ‘..un buon sapore”Franco, qualsiasi cosa tu faccia mi piace, mi eccita..ieri sera’pensando a te..a noi’mi sono toccata e’.. ho goduto’. Mai e poi mai nella mia ‘vita precedente’ avrei confessato una cosa del genere, ero cambiata, Franco mi aveva cambiata. In quel periodo non mi ponevo la domanda se il mio fosse amore per Franco, l’unico mio pensiero era il piacere sessuale e le sensazioni fisiche che provavo. Mi prese anche la voglia sfrenata di sentirlo venire dentro di me; l’idea del preservativo mi disgustava e sentirlo uscire da me nel momento più bello e vedere il suo seme sparso sulla mia pancia o sui miei seni mi frustrava. Decisi di prendere la pillola ma scartai l’idea di andare dalla mia ginecologa che apparteneva al gruppo di CL; ne parlai con Franco e lui mi propose un suo vecchio amico ginecologo primario molto bravo; ero sempre stata visitata da donne e la cosa mi imbarazzò parecchio. Gli chiesi se il lavoro lo lasciava un po’ libero e se era disposto ad accompagnarmi; lui intuì il mio imbarazzo e ridendo mi disse ‘ per la mia bambina questo ed altro’: ne fui felice. Il giorno dell’appuntamento mi venne a prendere in ufficio e andammo nello studio del dottore; entrammo e loro si salutarono molto cordialmente, si notava la loro lunga amicizia e frequentazione. Cercai di capire se il dottore sapesse o meno della nostra relazione, la cosa mi imbarazzava, ma lui non mostrò mai di sapere o intuire. Preparò la cartella clinica facendomi le domande di rito poi di disse’ benissimo, passiamo alla visita, vada pure nello spogliatoio, tolga tutto e indossi il camice che trova nella busta sulla sedia’. Mi prese il panico, il pensiero di stare nuda dinanzi ad un altro uomo mi agitava. Mentre il dottore era girato mi voltai verso Franco e gli sussurrai stringendole la mano
‘ per favore entra anche tu’. ‘ Mario ti dispiace se assisto ?’ ‘ Franco figurati, se la signorina non ha nulla in contrario’.’ ‘ no, no, per me non c’è problema ‘ . Mi alzai e andai nello spogliatoio.
Mi spogliai e indossai il leggero camice usa e getta; entrai nello studio e vidi Franco e il dottore che parlavano, scherzavano e ridevano. Al mio ingresso il dottore si voltò ‘bene, visitiamo questa bella signorina, Franco ti dispiace aiutarmi a scrivere i dati sulla cartella ?’. Mi fece salire sulla bilancia ‘ Franco segna 1,79 e 58 Kg , peso rapportato all’ altezza perfetti’. Scesi dalla bilancia e rimasi in mezzo allo studio, di fronte a Franco. Il dottore mi slacciò la leggera cinturina che chiudeva il camice e rimasi nuda in mezzo ai due uomini. Mi sentii arrossire come un peperone e guardai Franco negli occhi, mi fece un sorriso d’incoraggiamento. Il dottore mi misurò la circonferenza al seno, ai fianchi e alla vita. Io, abituata ad una visita con la mia dottoressa in cui mi toglievo solo le mutandine, ero sconcertata. Mi fece stendere sul lettino, mi misurò la pressione poi prese ad osservarmi attentamente la pelle, seguendo con la mano il percorso degli occhi, mi guardò attentamente l’interno delle cosce dopo avermele aperte con le mani. Mi fece voltare sulla pancia e partendo dalle spalle riprese l’ispezione visiva. Con la testa di fianco guardai Franco, in piedi di fianco al tavolo, che osservava attentamente. Mi fece aprire nuovamente le gambe e sentii le sue mani aprirmi le natiche e poi un dito che rapidamente mi passava sulla rosetta anale.
‘Va bene si accomodi sull’altro lettino’. Ero più imbarazzata che mai, mi vergognavo anche a guardare Franco, che invece tranquillo osservava tutto. Mi sedetti e il dottore mi aiutò a sollevare le gambe e a posizionarle sulle staffe. Poi iniziò a visitarmi il seno, aveva mani calde e lisce e il contatto non era affatto spiacevole, mi prese i capezzoli tra le dita e li schiacciò, più che visitare mi pareva che accarezzasse. Nella posizione in cui era Franco poteva osservare tutto. Poi mi auscultò il cuore. Poi sempre leggerissime le mani passarono a visitarmi la pancia. Intanto chiacchierava tranquillo con Franco; quando pareva che avesse finito una mano scivolò sull’inguine e a coppa mi racchiuse tutto il sesso premendo per alcuni istanti. Sempre chiacchierando con Franco infilò i guanti e si mise in mezzo alle mie gambe spalancate. Franco, di lato, guardava rivolgendo alternativamente lo sguardo a me e al dottore che con le dita mi esaminava il sesso. Sentivo le dita aprirmi le labbra, toccarmi la clitoride, sfiorarmi tutto intorno, poi un dito deciso a penetrarmi a fondo; emisi un piccolo gemito, lo sguardo rivolto in alto per non guardare i due uomini. Con il dito dentro prese a premere con l’altra mano sulla pancia, il dito lo sentivo uscire un po’ poi rientrare, sembrava non finire mai, mio dio mi stavo bagnando ! Guardai di sfuggita il dottore e notai che mi guardava con aria strana, aveva capito che mi ero bagnata! Arrossii come un peperone; per fortuna sentii il dito sfilarsi. Pensai che fosse finita. Lo vidi prendere un tubetto e spargere sul dito un gel; si avvicinò e sentiì che con il dito mi spargeva il prodotto sull’ano massaggiando leggermente; di colpo il dito premette sullo sfintere e mi penetrò a fondo; lanciai un gridolino e cercai di ritrarmi quel tanto che mi permetteva la posizione; ‘ non si irrigidisca, rilasci i muscoli e non sentirà male’ cercai di fare come diceva e il fastidio diminuì; sentii un altro dito penetrarmi in vagina; con le dita dentro di me prese di nuovo a frugarmi; cercai di pensare ad altro ma quelle dita dentro piano piano presero ad eccitarmi di nuovo; morivo dalla vergogna per me e per Franco. Per fortuna sentii le dita ritrarsi. ‘Abbiamo quasi finito’ mi aiutò a scendere dal lettino. ‘ora salga sull’altro’ indicandomi il lettino normale. Salii sull’altro lettino e feci per sdraiarmi di schiena ‘ no, no si metta in ginocchio’ mi misi a gattoni sul lettino non capendo, aiutandomi Mario mi disse ‘ pieghi le braccia e la testa sulle braccia ‘ mi ritrovai con il sedere in aria e il busto abbassato. Da dietro le sue mani mi aprirono le ginocchia lasciandomi con le gambe spalancate. Solo in quel momento capii quale visita doveva ancora fare e avrei voluto alzarmi e scappare; sentii di nuovo il suo dito spargere il gel sul mio sfintere e massaggiarlo con movimenti circolari poi lentamente e delicatamente penetrarmi. Cercai di rilassarmi il più possibile ma il fastidio era forte, lentamente, con movimenti avanti e in dietro, il suo dito mi penetrava sempre di più. Lentamente il fastidio si trasformò in calore al basso ventre. Sentii il dito scivolare fuori; ‘abbiamo finito’ mi aiutò a scendere dal lettino e mi porse dei fazzolettini per pulirmi. Mentre mi rivestivo mi chiedevo cosa mi stesse succedendo; uno sconosciuto mi infila dita nel corpo e io mi eccito ? NO!’.. in realtà capii che mi eccitavo perché Franco mi stava guardando.
Usciti dal dottore Franco mi vide un po’ stralunata e mi chiese se andava tutto bene; risposi che ero un po’ frastornata dalla visita a cui non ero abituata.
Il nostro rapporto continuava benissimo, sessualmente mi sentivo sempre più appagata e nonostante questo la mia curiosità era sempre fortissima ma mi rendevo conto di essere sempre un po’ passiva, forse per paura di essere giudicata.
Una sera eravamo a casa mia, sul divano, accoccolata accanto a lui ‘ sono sempre la tua bambina ? ‘ ‘no’
Rimasi male ‘ perché no ‘ ‘ per essere la mia bambina occorre fare una cosa ‘ ‘cosa ?’ ‘portami un rasoio, del sapone e un asciugamano ‘ Portai tutto. ‘spogliati e sdraiati sul letto ‘ Mi spogliai e mi sdraiai. ‘ non lo sai che le bambine non hanno pelo ?’ In quel momento capii e rimasi un po’ imbarazzata’. Franco mi insaponò per bene e con delicatezza mi depilò completamente tutto il sesso lasciandomi solo un ciuffetto di peli in alto. Mi fece alzare e guardare allo specchio; ‘ ecco così sono le bambine ‘ s’inginocchiò e davanti allo specchio prese a leccarmi in mezzo alle gambe. Lo guardavo attraverso lo specchio e sentivo la sua lingua aprirmi. Mi sdraiò sul letto e sempre leccandomi mi portò a godere, non mi diede neanche il tempo di calmarmi un po’ che mi penetrò e in pochi colpi mi fece godere ancora e mi venne dentro. Fu quella sera che, dopo aver fatto l’amore, gli confessai che mi ero eccitata mentre il ginecologo mi visitava e lui mi guardava; fece un sorriso enigmatico e mi baciò sulla bocca.
L’essere riuscita a confessargli una cosa cosi intima mi sbloccò completamente, la nostra intimità e complicità era completa, riuscivo finalmente ad essere anch’io a prendere l’iniziativa,sessualmente parlando. Mi compravo completini intimi un po’ piccanti, civettavo, mi piaceva spogliarmi in maniera un po’ provocante senza però perdere la naturalezza. Una sera dovevamo cenare a casa sua, mi disse che suo figlio ci avrebbe fatto compagnia e che la sera sarebbe rimasto in casa; come altre volte mi era successo, ero presa da una eccitazione improvvisa quando ero con Franco; mi prendevano delle fitte al basso ventre e mi bagnavo, l’avrei fatto fermare in un angolo della strada. Arrivammo nel giardino della sua villa e Franco parcheggiò di fianco alla casa, fece per scendere quando lo fermai ‘ aspetta! ‘ Guardandolo negli occhi mi sollevai la gonna e mi sfilai gli slip poi gli slacciai i pantaloni. Restò per un attimo a guardarmi e poi si abbassò tutto. Mi chinai tra le sue gambe, gli presi il suo sesso molle con una mano e lo portai alla bocca. Presi a succhiarlo e leccarlo con voracità. Sentivo il suo cazzo indurirsi e ingrandirsi nella bocca. Franco allungò una mano e prese a masturbarmi con le dita. Lo sentii dire ‘quando hai quello sguardo liquido sei fantastica’. Le sue dita presero ad accarezzarmi anche lo sfintere e dopo averlo bagnato con il mio liquido sentii le sue dita penetrami nei miei due buchi. Ero eccitatissima e mugolavo con il suo cazzo in bocca. Franco eiaculò e sentendo la mia bocca riempirsi del suo sperma e le sue contrazioni contro il palato venni anch’io.

SONO UNA FARFALLA’.

Ci siamo sposati, sono andata a vivere con Franco e con suo figlio Andrea che ha due anni più di me, sono la ‘piccola’della famiglia. Abbiamo un ottimo rapporto, è simpatico e allegro; quando siamo arrivati dal viaggio di nozze e sono entrata in casa ufficialmente come moglie mi ha preso subito in giro dandomi il benvenuto e dicendomi ‘spero che non vorrai essere chiamata ‘mamma-‘.
Ho tagliato tutti i ponti con i vecchi amici di CL, sono una donna diversa, non so se migliore, ma diversa e in questa donna io mi riconosco. Franco mi domina e mi piace, mi ha liberato dalle ‘scorie’ che mi imprigionavano, con lui il sesso è ‘.incredibile, sono sempre pronta e spesso sono io a prendere l’iniziativa ; a volte devo frenare la mia voglia e a volte mi vergogno di essere diventata cosi, ne parlo con Franco, lui sorride e mi rispondere di non essere sciocca, ora sono una vera ‘donna.’
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Sono otto mesi che vivo in questa casa, otto mesi meravigliosi, felici e rilassati, ma ieri sera è successa una cosa che mi ha scioccato e ”eccitato: io e Franco stavamo facendo l’amore, ero carponi sul letto e Franco mi prendeva da dietro, stavo per venire, ho aperto per un attimo gli occhi e ho guardato dietro di me: inquadrato nel vano della porta ho visto Andrea che tranquillo ci osservava. Di colpo mi sono irrigidita, ho esclamato ‘ Franco ”Andrea’!!!’ e ho fatto per alzarmi. Un imperioso ‘ Sta ferma ‘..lascialo guardare’ e le mani di Franco ad artigliarmi i fianchi e le spalle per impedirmi di alzarmi e il suo penetrarmi più forte mi hanno bloccata. Ho continuato a guardare verso Andrea ma poi il pensiero che mi stesse osservando cosi,nuda, carponi sul letto, con suo padre che mi penetrava mi ha eccitato in una maniera spaventosa e quando ho sentito la mia vagina riempirsi di sperma sono venuta urlando e non ho capito più nulla. Quando mi sono ripresa, Franco era al mio fianco, con gli occhi chiusi, ho guardato verso la porta ma non c’era nessuno. Ho sognato? No, sono sicura di ciò che ho visto.
Il giorno dopo ho cercato nei loro sguardi una conferma ma erano normali come sempre e non ho avuto il coraggio di parlarne con Franco; però, pur sentendomi un po’ perversa, l’idea che Andrea mi avesse osservato mi eccitava.
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E’ successo, lo ho intuito, ieri sera a cena c’era anche Andrea, di solito il sabato cena fuori con la sua fidanzata ma ieri sera è rimasto a casa. Scherzando gli ho chiesto se avesse litigato e lui mi ha risposto in modo vago, guardando suo padre. Si è creata una certa tensione che certamente non avrei notato se nel mio inconscio non frullassero certi pensieri.
Mentre facevo la doccia mi sono sentita molto eccitata e appena a letto mi sono accoccolata contro Franco e ho cominciato a stuzzicarlo; era in mezzo alle mie gambe a leccarmela ed io ad occhi chiusi pronta al primo orgasmo quando ho sentito un fruscio vicino al letto; ho aperto gli occhi e ho visto Andrea accanto all’armadio che tranquillamente mi osservava; ho avuto una involontaria contrazione in tutto il corpo ed ho guardato Franco che continuava a muovere la lingua dentro di me come se nulla fosse e a quel punto ho accettato !!, Ho accettato che Andrea osservasse il mio orgasmo, ho accettato la mia e la loro perversione e ho accettato ciò che sarebbe successo in futuro. E il futuro si presentò dopo alcuni giorni; pur essendo quasi sicuri che avrei ‘accettato’ la loro fantasia, aspettarono il mio momento di debolezza: quando il piacere del sesso mi rendeva quasi istupidita; Franco era sopra e dentro di me, le mie facoltà erano appannate, Andrea è entrato in camera, si è spogliato, l’ho osservato come attraverso una nebbia, si è avvicinato al letto e ha iniziato ad accarezzarmi il volto; suo padre si è fermato e sollevato da me rimanendomi dentro; le mani di Andrea hanno preso ad accarezzarmi il seno, ha stringermi forte i capezzoli con le dita, ad accarezzare la pancia e a scendere a stuzzicarmi il clitoride mentre suo padre mi riempiva con il suo pene. Ho incominciato a gemere forte godendomi quello che mi stavano facendo, sino a che la mano di Andrea mi ha voltato il viso verso di lui e il suo pene rigido ha picchiato contro le mie labbra; le ho aperte e ho lasciato scivolare il suo membro dentro la mia bocca. Per un attimo è rimasto fermo come per assaporare il mio calore poi si è ritratto lentamente; ho stretto forte le labbra come ad impedirgli di uscire e lui di nuovo mi ha riempito. Ha iniziato a scoparmi in bocca lentamente e anche Franco ha ripreso il suo movimento. I gemiti di tutti e tre hanno riempito la stanza; poi il calore dello sperma ha riempito la mia vagina e subito dopo la mia bocca si è riempita del liquido caldo di Andrea; ho inghiottito e succhiato sino a che l’ho sentito sfilarsi e a quel punto mi sono lasciata sopraffare dal mio orgasmo e ho perso il senso della realtà. Quando mi sono ripresa Franco dormiva tranquillo al mio fianco, la stanza era vuota, avevo sognato ? ‘ solo un sapore strano in bocca mi ha convinto della realtà.
Il giorno dopo ci siamo comportati come se nulla fosse successo, tutti, anche se nulla era come prima.
Da quel giorno ho accettato tutto consapevolmente, con passione e con libidine e non me ne vergogno.

Ho accettato il rapporto anale, con la consapevolezza che ogni mio orifizio mi potesse dare piacere e godimento. Più di una volta Franco mi aveva stuzzicato con le dita e con la lingua e io lasciavo fare ma poi mi ritraevo e lasciavo capire di non andare più a fondo. Una sera, eccitata più del solito, l’ho lasciato continuare; mentre mi leccava ho sentito il suo dito accarezzarmi e forzarmi leggermente l’ano. Al momento dell’orgasmo sotto la sua bocca un suo dito mi è scivolato profondo nello sfintere, non ho sentito dolore o fastidio, anzi, ha reso più profondo e lungo il mio orgasmo. Ancora in preda all’orgasmo Franco mi ha girato a pancia in giù, si è insinuato tra le mie gambe e mi ha penetrato prolungando il mio orgasmo; ancora intontita ho sentito il suo sesso scivolare fuori da me ancora rigido e premere contro lo sfintere, lubrificato dai miei umori, facilmente mi ha dilatato ma ho iniziato a sentire male. Istintivamente mi sono irrigidita e ho contratto i muscoli ma la punta del suo pene era dentro di me e ho sentito più dolore. Ho capito che dovevo rilassarmi e smettere di contrarre i muscoli dell’ano; riuscivo solo a dire ‘fai piano, fai piano’ e a gemere. Tutta la mia mente e le mie sensazioni erano rivolte a percepire cosa avveniva tra le mie natiche, sentivo il suo sesso fermarsi e spingere penetrandomi un po’ di più, sino a che con un bruciore incredibile l’ho sentito entrare tutto. Ho continuato a pregarlo di fare piano, gemevo e tentavo di muovermi ma Franco mi teneva bloccata con le mani e con il corpo e nel contempo si muoveva sempre più velocemente dentro di me; più mi irrigidivo e più sentivo dolore fino a che spossata ho smesso di oppormi e anche il dolore è diminuito sino a trasformarsi in fastidio; con un gemito Franco mi è venuto dentro ed è crollato su di me; l’ho sentito mormorare ‘ scusami amore mio, ma se mi fossi fermato quando me lo chiedevi, non avresti più voluto farlo’. Ho capito che aveva ragione e ho accettato quella piccola violenza ed è diventato un modo di fare all’amore piacevole anche per me.
Ma ad Andrea non bastava certo avere solo la mia bocca e con la complicità di Franco e il mio tacito assenso si è ‘impossessato’ di me, creando il cerchio perfetto. Il loro piano era giunto al termine o meglio dire all’inizio; una notte, dopo aver aspettato il mio sonno profondo, mi sono risvegliata sentendomi accarezzare e baciare e nel piacevole dormiveglia ho capito che erano loro due; ho lasciato fare e mi sono abbandonata alle loro piacevoli carezze; mi sentivo leccare e succhiare i seni e il sesso, a mia volta mi riempivo la bocca dei loro cazzi. La mia eccitazione cresceva velocemente e il buio completo che ci avvolgeva intensificava il piacere; ad un tratto, come una bambola, sono stata messa a cavalcioni su uno di loro due, e mi sono sentita penetrare poi due mani mi hanno spinta verso il basso e ho sentito forzarmi lo sfintere e penetrare. Ero impalata sui loro cazzi; ho sentito dolore ma soprattutto una sensazione incredibile che non riesco a descrivere; hanno iniziato a muoversi e dolore e piacere si sono mischiati; non so quanto sia durato so solo che ad un tratto ho iniziato a godere e ho urlato all’orgasmo e poi non ricordo nulla.

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Franco è in viaggio per lavoro e tornerà tra due giorni, Andrea mi ha chiamata in ufficio e mi ha avvertito che a cena ci sarebbe stata Sara, la sua ragazza. Ha pensato lui alla cena e stiamo pasteggiando con la pizza. Sara è una bellissima ragazza e con Andrea formano una incredibile e bella coppia, è anche simpaticissima e alla mano. Dopo il caffè e chiacchiere Andrea e Sara sono saliti in camera. Io sono rimasta in salotto, riflettevo sull’atteggiamento di Andrea: fa sesso con me ma con Sara si comporta nella maniera più normale, anzi affettuoso e innamorato. Cerco di capire se mi sento in colpa ‘..ma non provo nessuna colpa. Mi alzo e decido di andare a letto a leggere. Salgo, passo davanti alla camera di Andrea, e socchiusa, sento dei gemiti, passo oltre ma poi mi fermo e torno indietro, esito e poi lentamente apro un po’ lo spiraglio della porta; Andrea e Sara sono nudi sul tetto, Sara è inginocchiata con la testa appoggiata al cuscino, gli occhi chiusi e il respiro affannoso e geme, Andrea è dietro di lei, la tiene per i fianchi e la penetra da dietro. Andrea si accorge di me, mi guarda, mi fa un leggero sogghigno e continua a penetrare la sua ragazza. La sta portando all’orgasmo e Sara viene con gridolini prolungati. Andrea si ritrae, vedo il suo sesso grosso e lucido, sempre tenendola per i fianchi, con una mano riposiziona il cazzo tra le natiche di Sara e dai suoi lamenti capisco che la sta penetrando nel retto. Riprende a muoversi e dai lamenti di Sara capisco che le fa male ma lei non si ritrae. Il movimento si fa più veloce e poi di colpo si ferma sprofondato dentro di lei, con le mani contratte sui suoi fianchi. Poi si ritrae e mi guarda serio. Sara non si è accorta di me. Chiudo la porta e vado nella mia stanza.
Dopo un po’ li sento uscire, mi addormento.
Il giorno dopo, a cena, siamo ancora soli; parliamo del più e del meno, normalmente, come sempre. Finito il caffè sto per alzarmi e sparecchiare, Andrea mi fissa serio’ho visto che spiavi..’ lo fisso e non rispondo. ‘ Guardando ti sei eccitata ? ‘ Lo fisso e non rispondo e poi di colpo ‘ SI ‘ ‘e adesso ? ‘ ‘.. ‘ SI ‘ . Continuando a guardarmi fisso si alza, si accosta a me, si slaccia la cintura, si abbassa i boxer, si prende il sesso rilassato con una mano e me lo avvicina al viso. Lo guardo negli fisso negli occhi ma non mi muovo. La sua mano mi afferra forte i capelli della nuca e mi spingono contro il suo inguine. Rimango inerte. Sempre tenendomi per i capelli mi allontana un po’ poi mi spinge contro il suo sesso. Apro la bocca e lo ingoio. Si muove dentro la mia bocca, sta diventando grosso, ha un sapore salato, si spinge sino in fondo e mi devo allontanare, guida lui il movimento tenendomi per i capelli, me lo fa ingoiare tutto, sento i suoi peli sulla punta del naso; questa sottile violenza mi eccita, mi sto bagnando. Si stacca, mi solleva dalla sedia e mi piega sul tavolo, cerco di reagire sollevandomi, una mano mi rischiaccia violentemente sul tavolo, mi solleva la gonna e mi straccia il perizoma. Mi apre le cosce e mi penetra con cattiveria, sento male, mi lamento ma non si ferma, entra ed esce dandomi colpi molto forti. I miei lamenti sembrano eccitarlo ancora di più. Questo scoparmi violento incomincia a piacermi, mi lubrifico molto e lui se ne accorge. Di colpo smette, esce e punta dietro. Cerco di alzarmi ma mi spinge di nuovo giù con cattiveria. Li sono asciutta e la penetrazione è difficile, si china, mi sputa saliva e riprova. Mi forza e riesce ad entrare con la punta, sento male e grido. Non gli interessa, vuole il suo piacere, esce e riprova, entra un po’ e poi con un colpo mi invade completamente. Urlo ma non si ferma, dentro e fuori con furia, il dolore e il bruciore incominciano a invadermi tutta, mi tiene schiacciata al tavolo con le due mani, il suo respiro si fa rauco e il dolore inizia a diventarmi piacevole, quando sento il suo sesso rovesciare dentro di me lo sperma, vengo anch’io.

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Oramai sono preda di entrambi, padre e figlio, ed essere ‘preda’ mi piace, mi hanno fatta diventare una ninfomane o meglio, in tutta sincerità, lo sono sempre stata e loro mi hanno costretto ad ammetterlo. Ho bisogno di sesso, ma la cosa pazzesca è che voglio il sesso solo con loro, o da soli o insieme, altri uomini non mi interessano. Li vorrei in continuo, i loro cazzi dentro di me, i miei orifizi riempiti solo da loro.

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Avevo detto a Franco che desideravo un figlio e lui è stato felicissimo; ho smesso la pillola ed ora sono incinta di tre mesi. Sono al massimo della felicità; non so se è di Franco o di Andrea e non mi importa, neanche a loro. Mi sono venuti dentro entrambi. La gravidanza mi ha reso ancora più eccitabile, ci sono giorni che in ufficio sono costretta ad andare in bagno a masturbarmi, a volte mi basta stringere e allargare le cosce da seduta per avere un orgasmo che mi rilassa e mi calma.

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Sono di sei mesi e la mia ‘pancetta’ è evidente. Ai miei due uomini piace vedermi nuda con il ventre prominente dicono che sono ancora più eccitante, fare sesso è diventato più delicato e mi trattano come se fossi di porcellana, evitano di penetrarmi contemporaneamente davanti e dietro.

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Il ginecologo mi ha consigliato di evitare i rapporti in questo ultimo mese, dice che i miei orgasmi sono troppo violenti e danno troppi ‘scossoni’ al mio utero. Io non sono d’accordo ma i miei due uomini rispettano i consigli del dottore e si rifiutano categoricamente di fare sesso. Abbiamo trovato un accordo, quando mi viene la frenesia mi chino sui loro inguini, li succhio sino a farli venire e il sapore del loro sperma mi procura un leggero orgasmo che mi soddisfa.

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Ho partorito il mio maschietto, ora sono davvero una farfalla.

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