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Racconti Erotici Etero

La danza della seduzione

By 11 Dicembre 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Si dice che non importi per quali circostanze, scelte, strani incroci del destino, due persone si trovino a condividere intimità inaudite. In quel momento non esiste spazio per nient’altro, per nessun altro. Un uomo e una donna insieme, il mondo inizia e finisce qui.

Giocare al gatto e al topo l’ho sempre trovato intrigante.
Con lei, io dovrei essere il gatto, almeno in linea teorica. In concreto, però, voglio nascondere questo ruolo, celare l’aria di chi prepara l’assalto alla sua preda. Il suo modo di vivere la sessualità m’impone di seguire percorsi ben diversi da quelli convenzionali.
Ed &egrave per questo che ho pensato di spiazzarla con un finto distacco.
E’ stato il suo atteggiamento nel preparare il nostro incontro ad ispirarmi in tal senso: l’idea di passare del tempo insieme senza che questo implicasse necessariamente dei doveri reciproci, senza l’obbligo morale di doversi concedere a me. E su questa linea mi sono mosso per tutto il giorno. Nessuna allusione, nessun approccio, nessuno slancio.
Almeno finché non ci siamo ritrovati insieme sotto le lenzuola.

In questo letto avvolto nella penombra, avverto la sua presenza senza bisogno di alcun contatto. La percettività dei miei sensi &egrave amplificata dal silenzio che ci circonda, sento il suo respiro regolare nel sonno. Pur senza vederlo, il mio cervello mi rimanda il fotogramma esatto di ogni movimento del suo corpo ed accresce in me il desiderio.
L’ elettricità che sento mi impedisce di dormire, inseguo un oblio pacificatore che non riesco a raggiungere, ogni parte di me &egrave in continua tensione.
Mi concentro sul mio respiro, svuoto la mente rimanendo inerte, non so se lui stia davvero dormendo ma non voglio disturbarlo.

Tra le mille distrazioni del mondo esterno, &egrave facile trattenere le proprie pulsioni, celare la propria indole e i propri desideri. Ma in una bolla oscura lontana da tutto e tutti, il proprio Io urla e scalpita per venire fuori. Ed &egrave ciò che attendo accada a lei.
Non faccio la parte del gatto. Non l’ho fatta per tutto il giorno. Avrei dovuto tentare di sedurla, per farla capitolare e passare una notte di sesso infuocato. Nulla di tutto ciò. Il gatto si &egrave immedesimato nel topo, stavolta. O per adesso, almeno.
Fingendo di dormire, percepisco la sua irrequietezza tramite le lievi vibrazioni del materasso. Cerco di penetrare nella sua mente. Nella testa di una donna che probabilmente si era preparata ad essere oggetto di attenzioni, di un’incessante opera di seduzione. Una donna che avrebbe mascherato il fuoco che arde dentro di lei dietro un velo di apparente indifferenza. Che avrebbe probabilmente dato libero sfogo ai suoi istinti solo a seguito di un mio impegno profondo, di una dimostrazione d’interesse che, invece, non &egrave arrivata. Una donna che ora si trova a pochi centimetri da me, pragmaticamente soddisfatta da una tranquilla giornata in compagnia di un amico, ma intimamente in conflitto con un corpo che brama contatto e calore.

Il mio corpo manda segnali che vorrei ignorare, ma più cerco di non muovermi più avverto la necessità di farlo.
Ed allora sposto una gamba leggermente, poi un braccio, misuro ogni gesto per non invadere il suo spazio, per rispettare quel confine invisibile che mi attrae verso di lui.
Percepisco i suoi gesti che sembrano far eco ai miei, un contatto leggerissimo, quasi impercettibile, il suo ginocchio raggiunge la mia gamba.
E’ uno sfiorarsi talmente minimo che resto nel buio ad interrogarmi se &egrave reale o se &egrave soltanto la coperta unita alla mia immaginazione.
La mia eccitazione sale e con essa la mia sensibilità.
Avverto ogni suo spostamento e con gli occhi della mente disegno il suo profilo in questo spazio nero; il suo ginocchio che sento vicino al mio, la sua mano posata distante pochi millimetri dal mio fondoschiena praticamente nudo. Tratteggio anche ciò che non sento e che non posso vedere: la posizione esatta del suo capo, della sua mano sulle lenzuola, il modo in cui il suo braccio si piega appena.
Il suo corpo abbandonato nella vulnerabilità del riposo mi attrae molto di più del possibile richiamo di una virilità esibita.
Quasi soffocata da questo concentrato di vibrazioni inizio a giocare con me stessa, sperando di trovare quella pace che possa poi lasciarmi scivolare nel sonno.
Con la mano destra accarezzo il mio seno, titillo il capezzolo da sotto la maglia mentre la sinistra s’insinua sotto lo slip trasparente per massaggiare il clitoride già gonfio.

Non devo aspettare che pochi minuti per capire quale parte di lei sia più forte. La sento muoversi lentamente verso di me. Avverto quasi impercettibile il contatto della sua gamba nuda col mio ginocchio altrettanto esposto. Di rimando, mi muovo anch’io di pochi millimetri verso di lei.
Maschera a stento un sussulto, mentre un leggero strattone alle coperte mi fa capire che si sta nuovamente muovendo. Avverto il suo respiro regolare ma più profondo del dovuto, come se si stesse sforzando di non farlo accelerare. Immaginando in cosa sia impegnata, attendo qualche minuto prima di fare la mia mossa. Quanto basta perché si scopra eccitata, perché le sue dita s’impregnino del suo odore, ma non abbastanza perché sia lei stessa a darsi piacere.

Infilo un dito tra le labbra, lo sento affondare nel caldo lago dei miei umori, continuo la mia dolce tortura ma un movimento improvviso dal corpo accanto al mio mi frena.
Lui alza il petto facendo forza sulle braccia e si lascia ricadere molto vicino a me.
La sua testa che sfiora la mia, il suo braccio vicinissimo alla mia schiena, sento una sua gamba che preme vicino al mio sedere. Non può essere casuale.

Quasi mi viene da sorridere immaginando la sua frustrazione. Seminuda a un passo dal mio corpo. Tanto vicina da non poter continuare a stimolare il suo sesso senza rendere palesi le sue azioni e, al contempo, eccitata da un corpo maschile a un soffio dal suo. L’eccitazione ha da tempo conquistato anche me. Avverto il mio membro acquisire consistenza sotto il tessuto dei boxer fino a raggiungere quasi la massima erezione. Con fatica resisto alla tentazione di massaggiarlo, in attesa della fine ormai prossima di questa danza.

Aspetto la sua prossima mossa, immagino di sentire la sua mano iniziare l’esplorazione della mia pelle ma stranamente non succede nulla. Sembra stia continuando a dormire. Non so quanto di tutto questo sia studiato ma la nuova posizione amplifica ulteriormente la mia eccitazione.
Trattengo un attimo il respiro ed interrompo le mie carezze, adesso che &egrave così vicino e probabilmente meno addormentato di quello che sembra il rischio di essere scoperta &egrave troppo elevato.
Per alcuni secondi o forse minuti, sentirlo così vicino mi trasmette serenità, quasi come se avessi bisogno del suo calore per poter abbandonare tutte le barriere che mi tengono attaccata al mondo reale.
Sento il buio che mi avvolge farsi finalmente più pesante ma prima di cadere nell’oblio la voglia di sentirlo ancora più vicino, di provocare quel contatto che desidero e temo insieme, aumenta nuovamente riportandomi alla realtà.
Muovo impercettibilmente la mia gamba fino a farla aderire alla sua, uno spostamento minimo, che passerebbe inosservato in qualunque momento ma non adesso.
Dopo qualche secondo di riassetto, avverto la sua gamba rispondere al mio tocco. I nostri movimenti si alternano in una coreografia muta, una danza di ricerca e negazione lenta e inesorabile.
Nel silenzio più assoluto, procediamo con lunghe pause, o almeno così mi appaiono, tanto da farmi credere che la posizione raggiunta sia quella definitiva fino a quando il desiderio non mi spinge a cercarlo ancora un po’ di più, ma non così tanto da porre fine al gioco.

Lei si muove ancora impercettibilmente verso di me. Come in un gioco di specchi, faccio lo stesso. Lentamente, i nostri corpi, l’uno voltato verso l’altro, entrano in contatto. Le nostre gambe quasi si avvinghiano.
E’ il momento di far cadere la maschera. Di prendere possesso del mio ruolo di gatto. E del suo corpo.

Ormai siamo sdraiati l’uno accanto all’ altra, faccia a faccia, il mio seno quasi a toccare il suo petto
le nostre gambe che s’incrociano in una simmetria perfetta.
Manca solo un ultimo tassello, l’ultimo passo della coreografia. Ne sono consapevole perché &egrave una danza antica quanto la vita stessa, dettata dal richiamo ancestrale della femmina e del maschio che si cercano e si completano.
I nostri respiri sono regolari e lenti, non posso vederlo in viso ma so che ha gli occhi chiusi, la mia mente &egrave interamente focalizzata ormai su quel fazzoletto di pelle del mio fianco nudo appena sopra l’elastico dello slip dove aspetto di sentire la sua mano.
Secondi che sembrano un’eternità e finalmente l’ultima mossa si compie. La sua mano si poggia esattamente lì dove sapevo sarebbe arrivata, un contatto ancora innocuo ma che &egrave la sua presa di possesso su di me.
So che inizierà ad accarezzarmi e provo ad immaginare il suo percorso, fino ad insinuarsi sotto il bordo dello slip o a risalire per raggiungere il mio seno celato dalla maglia.

Le poso una mano sul fianco. Con il palmo, percepisco il calore e la morbidezza della sua pelle. Per qualche secondo, impongo al suo corpo una carezza delicata, lenta, casta. Dopodiché, lascio che sia l’istinto a prevalere. In contrasto con i ritmi lenti della nostra infinita danza di seduzione, affido al predatore la mossa successiva. Una mossa azzardata, inequivocabile di un maschio che cerca la sua femmina per placare la voglia di entrambi. Muovo verso l’elastico della sue mutandine e, lento ma deciso, mi insinuo sotto di esse, esplorando la pelle calda e morbida del suo pube rasato. Arrivo a lambire la sua intimità, ma non posso proseguire oltre per via della posizione nella quale ci troviamo.

Le mie gambe, posizionate l’una sull’altra limitano il suo agire, impedendogli l’accesso alla parte di me che sta cercando. Vorrei facilitargli il compito, lasciarlo penetrare fino al centro della mia femminilità, ma una mossa così sfacciata adesso toglierebbe l’ultimo velo al mio gioco.
Non sto dormendo. Anzi, non ho mai dormito e probabilmente lo sa anche lui, ma stiamo ancora fingendo entrambi e voglio continuare così.

La prossima mossa spetta a lei, ed &egrave la consacrazione di quanto stesse attendendo quel momento, di quanto l’inevitabile conclusione di questa giornata fosse attesa se non dalla sua parte razionale, quantomeno dal suo inconscio, dal suo proverbiale lato oscuro.

Le sue dita sono ormai giunte nel punto esatto in cui le mie gambe si incrociano, riesce a sfiorare le piccole labbra ma non può proseguire. Esercita una lieve pressione per cercare di farsi strada, &egrave una muta richiesta, la ricerca del mio assenso, lo sappiamo entrambi.
Aspetto ancora qualche secondo lasciandolo in attesa, poi la voglia troppo a lungo repressa prende il sopravvento, mi giro sulla schiena permettendo alle mie gambe di svelare il segreto che proteggono, avvicino tutto il mio corpo al suo e mi abbandono completamente alle sue mani.
Il gioco &egrave finito ma la nostra lunga notte &egrave appena iniziata.

In una frazione di secondo, si volta supina, permettendomi di appropriarmi definitivamente del suo corpo. Il gioco del gatto e del topo può terminare. Una conclusione insolita per chiunque ma non per noi. Non &egrave il predatore che conquista la preda, ma quest’ultima che si offre al primo, che gli offre il suo corpo dopo avergli permesso di giocare a lungo con la sua mente.

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